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Autore: LaMusaCalliope    16/08/2019    1 recensioni
NINETEEN KLAINE KISSES:
1) A kiss on the cheek means "Friendship"
2) A hug means "I care"
3) A kiss on the forehead means "I comfort you"
4) Looking away means "Hiding your feelings"
5) Raising eyebrows and winking means "Flirting"
6) Smiling at each other means "I like you"
7) Looking your lips means "Waiting for a kiss"
8) A kiss on the lips means "I love you"
9) Holding hands means "You're a happy couple"
10) A kiss on the nose means "Laughter”
11) A kiss on the ear means "You are special"
12) A nibble on the ear means "Warming up"
13) A kiss on the side of your lips means "You are mine"
14) Playing with your hair means "I can't live without you"
15) A kiss anywhere else means "Be careful, you two!"
16) Arms around the waist means "You're mine and I need you"
17) A kiss on the neck means "I want you"
18) A kiss on the shoulder means "You are wonderful"
19) Something cute
Una raccolta di missing moments Klaine da un po' tutte le stagioni di Glee.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Mercedes/Sam, Nick/Jeff
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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«No, voglio andare a casa tua».
A Blaine sembrò che la voce di Kurt, anche se amplificata dall’Auditorium vuoto, non fosse stata altro che un sussurro, come un segreto rivelato all’orecchio, arrivando persino a dubitare di aver sentito bene, o di aver compreso il vero significato che si celava dietro quelle poche parole. Eppure, gli occhi azzurri del suo fidanzato sembravano dire esattamente quello che lui sperava di aver sentito: erano fermi, fissi nei suoi e lo guardavano con amore, sicurezza e totale fiducia. Il sorriso che era spuntato sulle sue labbra però, si ritrovò a pensare Blaine mentre le fissava, desideroso di tornare a baciarle, tradiva un tremore che, con tutto il tempo che avevano passato insieme, aveva imparato ad attribuire al nervosismo. Era lo stesso sorriso che Kurt gli aveva rivolto prima di cantare insieme alle Regionali dello scorso anno e lo stesso che gli aveva visto fare poco prima di baciarlo per la prima volta.
Quel nervosismo nel suo sorriso fu la conferma di cui Blaine aveva bisogno.
«Okay» rispose semplicemente e gli prese di nuovo la mano, intrecciando le loro dita. Mentre si dirigevano verso il parcheggio, in religioso silenzio, a Blaine tornò in mente un’altra sera, con un’altra macchina ed un altro parcheggio.
Allo Scandal si era comportato così male con Kurt che aveva temuto non avrebbe voluto rivolgergli più la parola. Quei giorni che avevano passato senza parlarsi erano stati un inferno per entrambi: Blaine ricordava cosa volesse dire sentire la mancanza di Kurt, non avere la possibilità di baciarlo, di sentire la sua voce o anche solo di guardarlo negli occhi, e di certo non voleva rivivere l’esperienza.
Salirono in auto, la mano di Blaine sulla chiave, pronta a mettere in moto e partire. Si girò a guardare Kurt e lo sorprese a fissarlo.
«Sei sicuro?» si sentì chiedere e all’improvviso si rese conto che il suo ragazzo non era l’unico ad essere nervoso. Il pensiero di ciò che stavano per fare faticava a concretizzarsi nella sua mente in un’immagine nitida. Dopo che ne avevano parlato come qualcosa che poteva aspettare, dopo che lo aveva – giustamente – rifiutato allo Scandal, stavano davvero per farlo?
Kurt annuì mentre continuava a guardarlo negli occhi con quella fiducia che gli fece venire le vertigini.
«Solo se lo vuoi anche tu» gli rispose e la sua voce era bassa, quasi roca; a Blaine tornò in mente quel ragazzino imbarazzato che non aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi dopo aver cantato Animal. In quel momento, in Kurt di lui non c’era più traccia.
«Okay» disse Blaine di nuovo, dandosi poi dell’idiota. Era come se la sua mente non fosse più in grado di articolare frasi più lunghe di due parole, troppo concentrata su quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco.
Girò le chiavi nel quadro, mise in moto e partì.

Blaine non ricordava che per andare a casa sua dal McKinley ci si mettesse tutto quel tempo. Da quando c’erano tutti quei semafori, e perché si ostinavano a diventare rossi proprio quando loro stavano per passare?
Le dita di Kurt erano intrecciate alle sue sul cambio e il pollice accarezzava il dorso della sua mano in movimenti circolari che gli provocavano i brividi per tutto il corpo. Controllando che il semaforo fosse ancora rosso, Blaine si girò verso di lui, gli posò una mano alla base della nuca e lo attirò verso di sé per un bacio che divenne qualcosa di totalmente diverso da quanto erano abituati. I denti di Kurt imprigionarono il labbro inferiore di Blaine in un morso che non aveva nulla dell’innocenza che da sempre associava al suo fidanzato, e si ritrovò a mugolare quando sentì i clacson suonare dietro di loro, obbligandoli a separarsi e a rimandare quel bacio di ancora qualche istante.
Quando finalmente parcheggiarono nel vialetto degli Anderson, Kurt e Blaine quasi corsero fino al portone, le chiavi che non volevano saperne di entrare nella toppa, e poi fino alla porta della stanza.
Entrarono in camera.
Blaine accese la luce e ringraziò mentalmente i suoi genitori per essere sempre così assenti.
Kurt era sulla porta e lo guardava, aveva le guance rosse e gli occhi lucidi e Blaine pensò che fosse la cosa più bella della sua vita. Gli si avvicinò, gli mise le mani sui fianchi, stringendo leggermente il gilet, con il timore di sgualcirlo, e strofinò il naso contro quello di Kurt. Sentì il suo respiro affannato mozzarsi quando finalmente lo baciò di nuovo. Le mani di Kurt si unirono dietro il suo collo a sfiorargli i capelli e a tirarlo ancora più vicino.
Se i baci precedenti erano stati calma, dolcezza e amore, questo aveva qualcosa in più: c’era urgenza e qualcosa che, non appena Blaine realizzò cosa fosse, gli fece girare la testa. Perché il modo in cui Kurt aveva iniziato a baciargli il collo, in un punto proprio sotto l’orecchio, e il modo in cui gli mancò il respiro non appena sentì i denti del suo ragazzo sfiorare leggermente il lobo, non poteva che essere sinonimo di una parola che mai avrebbe pensato di attribuire ad una persona come Kurt Hummel: passione.
Si diressero verso il letto di Blaine, si tolsero velocemente scarpe, gilet e maglioncino, e si sdraiarono. Kurt si accoccolò accanto a lui e iniziò ad accarezzare distrattamente la spalla di Blaine, facendogli un leggero solletico quando passava sulla clavicola. Si guardarono negli occhi, in silenzio, per un tempo che parve insieme lunghissimo ed effimero, finché la mano di Blaine, che prima si trovava sul polso di Kurt, non si spostò sulla sua guancia. Passò il pollice sullo zigomo e, quando il suo ragazzo chiuse gli occhi a quella carezza, non resistette oltre e tornò a baciarlo.
E non si resero conto come o quando i vestiti finirono ai piedi del letto, sostituiti da mani inesperte e labbra che si cercavano con necessità.
Alla luce dell'abat-jour, la pelle pallida di Kurt creava un contrasto quasi ipnotizzante con quella olivastra di Blaine, e voleva accarezzarne ogni centimetro. E così fece, lasciando sul petto e sul collo di Kurt decine di macchioline violacee che fecero mugolare il ragazzo sotto di lui - un suono, scoprì Blaine, che lo faceva impazzire e di cui non si sarebbe mai stancato. 
I baci divennero più frenetici e caotici, le mani più affamate e desiderose di toccare, e Blaine, per un momento, ebbe paura: di non essere abbastanza per Kurt, di non essere quello giusto, per la smorfia di dolore che il ragazzo sotto di lui stava tentando di nascondere in un sorriso. Ebbe paura, ma durò solo un istante, finché Kurt, puntellato sui gomiti, con le lacrime che gli rigavano il volto - se per il dolore o per l'intensità delle emozioni che stava provando, nemmeno lui seppe dirglielo -, si protese verso di lui e lo guardò negli occhi. 
«Mi fido di te, rilassati» e lo baciò delicatamente sulle labbra, come lo aveva baciato la prima volta, come lo aveva baciato in Auditorium, e a Blaine bastò. La paura scomparve, lasciando il posto al desiderio di compiere quel passo con il ragazzo che amava. 
E accadde e fu magico, totalmente diverso da come Blaine lo avevo immaginato, in un modo sorprendentemente migliore: fu dolcezza, imbarazzo, ma soprattutto fu amore. 
Prima di addormentarsi, con Kurt stretto tra le braccia, accostò le labbra al suo orecchio e lasciò una scia di baci lungo tutto il collo, fino alla pallida cicatrice che quella sera era stata già bersaglio delle sue attenzioni.
«Ti amo così tanto» gli disse in un sussurro, stringendolo ancora un po' a sé. 
Sentì Kurt girarsi nel suo abbraccio e il suo respiro caldo che gli solleticava la clavicola. Lo vide alzare il volto per strofinare il naso contro il suo e, con un sorriso che gli scaldò il cuore già colmo di gioia, gli disse:
«Ti amo tanto anche io, Blaine Devon Anderson» e chiuse gli occhi, abbandonandosi contro il suo petto.

Quando Blaine si svegliò la mattina dopo, la prima cosa che percepì fu un qualcosa di pesante all'altezza del petto, di una pesantezza piacevole, come un cuscino caldo. Poi sentì le carezze sulla spalla, delicate come piume al punto che pensò fossero frutto della sua immaginazione. Non voleva aprire gli occhi, voleva godere ancora un po' delle sensazioni che stava provando: le gambe di Kurt intrecciate comodamente alle sue, i capelli di lui che gli solleticavano il mento, il suo respiro sul collo.
Quante volte aveva immaginato e sognato di potersi svegliare un giorno, in quella posizione, con Kurt accoccolato stretto a lui, le pelli nude finalmente libere di toccarsi, con un braccio che gli cingeva la vita e la sua testa poggiata sul petto? Infinite, probabilmente, ma la realtà era tutta un'altra storia. Nel momento in cui i ricordi di ciò che era accaduto la notte precedente sfiorarono la mente di Blaine, si sentì sopraffare da un misto di emozioni: c'era la tenerezza, l'amore, la dolcezza e, ovviamente, l'eccitazione. Perché quello che avevano fatto quella notte era stata la cosa più eccitante della sua vita e una non troppo piccola parte di Blaine desiderava tanto che si ripetesse quanto prima. 
Quando Kurt si rannicchiò ancora di più contro di lui, Blaine si costrinse ad aprire gli occhi. Per un primo istante rimase quasi accecato dal tiepido sole invernale che entrava dalle finestre ma, dopo aver sbattuto le palpebre ed aver messo a fuoco, fu grato di essersi svegliato anche solo per l'immagine che gli si presentò: Kurt lo stava guardando, gli occhi all'altezza del mento, e aveva un sorriso intenerito stampato in faccia. Le sue guance, già leggermente arrossate, si colorarono ulteriormente quando notò che lo stava osservando, e fece per allontanarsi da lui, ma Blaine fu più rapido e lo abbracciò più forte, stringendoglisi contro. Non appena sentì Kurt rilassarsi tra le sue braccia, sorrise, poggiando delicatamente il mento sulla sua testa, beandosi della morbidezza dei suoi capelli castani al mattino, quando non erano ancora stati trattati con chili e chili di lacca.
«Buongiorno» sussurrò, chiudendo gli occhi. 
«Buongiorno» gli rispose Kurt, sistemandosi in modo che l'orecchio fosse a stretto contatto con il cuore di Blaine, che in quel momento batteva forte per la felicità. 
«Da quanto sei sveglio?» gli chiese e Kurt si allungò un po' oltre la spalla del suo fidanzato per leggere l'ora; così facendo, i loro corpi entrarono ancora più in contatto e, ora che sapeva cosa si provava, Blaine non era così sicuro di essere in grado di separarsi da lui, né tantomeno di volersi allontanare. 
«Da un po', ma è ancora presto» gli rispose Kurt, riprendendo la posizione precedente, «torniamo a dormire». Le parole però arrivarono poco nitide alle orecchie di Blaine, in parte perché soffocate dal suo petto e in parte perché Kurt, su quella pelle, aveva iniziato a lasciare una serie di baci umidi fino alla mascella, facendo capire che le sue intenzioni erano tutt'altre che rimettersi a dormire fino al suono della sveglia. E mentre lui si sdraiava sul letto e Kurt si spostava sopra di lui, in una posizione più comoda, mentre lo baciava finalmente sulle labbra, Blaine capì che del suo fidanzato non ne avrebbe mai avuto abbastanza, non quando il suo corpo stava sviluppando una dipendenza dalle sue mani morbide e dalle sue labbra piene. 
Quella mattina, quando la sveglia suonò, nessuno di due si prese la briga di metterla a tacere: la lasciarono suonare e loro continuarono ad amarsi ancora un po'.
   
 
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