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Autore: Nao Yoshikawa    17/08/2019    9 recensioni
Noya è testardo fino allo sfinimento e non si arrenderà quando dovrà trovare delle rose da regalare ad Asahi. Ma gli imprevisti sono tanti e lui non è di certo pronto.
Il giorno dopo faceva freddo. Aveva smesso di nevicare, ma le temperature erano talmente basse che una qualsiasi persona avrebbe preferito rimanersene a casa, piuttosto che stare al gelo. Ma non loro. Oh, no. Loro avevano una missione troppo importante. E così si erano armati di vestiti pesanti e tanta pazienza, mentre il loro capo (O almeno, Noya si era autoproclamato capo) iniziava a dare ordini a destra e a manca.
«Quanti fiorai ci saranno in città? Sei? Sette? Qualcuno venderà le rose in pieno gennaio! Hinata, sbrigati, guida più veloce!»
«Ma è rosso, non posso farlo!» rispose l’amico, piuttosto irritato dal fatto che l’altro continuasse a dare ginocchiate sul suo sedile.

Terza classificata al contest "Tre parole per una storia" indetto da Camilla19 e giudicata da Dark Sider sul forum di efp.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asahi Azumane, Yuu Nishinoya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pacchetto n.2 :Un mazzo di rose, una finestra, una chiave persa
Bonus: genere fluff
 Winter Rose
 
Winter Rose
 
Gli anniversari potevano essere qualcosa di bello, ma anche qualcosa di terribilmente scocciante. Indubbiamente lo erano per Nishinoya, che non aveva mai avuto un grande senso del romanticismo, ma da quando stava con Asahi – ormai tre anni– le cose erano un po’ cambiate. Certo, ci si poteva sempre migliorare.
«Voi non mi siete utili », borbottò il ragazzo, semi accasciato sul tavolo, mentre giocherellava con la cannuccia del suo milk-shake. Aveva chiesto aiuto alla cavalleria, ma dubitava che Hinata e Yamaguchi fossero le persone più adatte per consigliarlo.
«Beh, Noya, è il tuo ragazzo, mica il mio», rispose Hinata, piuttosto divertito - in realtà - nel vederlo così in difficoltà.
«E allora? Mi serve un consiglio! Quest’anniversario è speciale, visto che sono due mesi che non ci vediamo!»
Asahi allenava la squadra di basket di una scuola media, quindi molto spesso si ritrovava fuori città per delle trasferte. Poiché sarebbe tornato proprio il giorno dell’anniversario, Noya voleva renderlo particolarmente speciale. Ma aveva zero idee, come la maggior parte delle volte.
«Secondo me ti crei dei problemi inutili. Asahi è un tipo semplice, gli basta poco per essere felice», spiegò saggiamente Yamaguichi, ma a quel punto Hinata non poté che farsi scappare una battuta.
«Infatti è per questo che sta con Noya.»
«Siete molto spiritosi, tutti e due!» sbottò quest’ultimo, sarcastico. Poi sospirò. Effettivamente il suo ragazzo – il suo compagno – non aveva mai grandi pretese, era sempre gentile e paziente, al contrario suo, costantemente impaziente e su di giri.
«Tornerà dopodomani…» sospirò, accasciandosi nuovamente sul tavolo. «Devo pensare a qualcosa alla svelta, anche perché mi toccherà andare a prenderlo in aeroporto.»
Yamaguchi alzò gli occhi al cielo con fare pensieroso. Sembrava stare avendo un’idea.
«Ti sei mai presentato in aeroporto con un mazzo di fiori?»
«No, è imbarazzante.»
«Invece secondo me è un’idea adorabile», disse Hinata entusiasta. «Già me lo immagino Asahi rosso in viso per la contentezza e l’imbarazzo.»
Noya gonfiò le guance. Effettivamente quella non era una cattiva idea. Certo, il pensiero che una miriade di sconosciuti lo vedessero non lo faceva impazzire, ma aveva imparato che per amore si faceva questo e altro.
«So già che me ne pentirò, ma forse posso farlo. Ad Asahi piacciono le rose, so per certo che sono i suoi fiori preferiti.»
«Ma c’è da dire che siamo in pieno inverno», gli fece notare Hinata. «Quali sono i fiori invernali?»
«Le stelle di Natale?» domandò Yamaguchi alzando le spalle. Noya, però, estremamente concentrato, aveva lo sguardo perso nel vuoto. E questo non era un buon segno, perché quando si intestardiva su qualcosa, doveva essere sempre e solo come diceva lui.
«Le rose. Devono essere assolutamente le rose.»
 
Quando aveva affermato ciò, con sguardo assorto e concentrato, Hinata e Yamaguchi non avevano potuto fare a meno di guardarsi preoccupati. Sicuramente il loro amico li avrebbe portati a fare qualcosa di folle. O qualcosa di stupido. O magari entrambe le cose.
Per tutta la giornata non aveva più ripreso il discorso. Ma arrivato alla sera, Noya aveva mandato un messaggio ad entrambi:
«Domani mi accompagnerete a prendere quelle rose. E non accetterò un no come risposta.»
Indubbiamente, nessuno dei due avrebbe mai trovato il coraggio di dirgli di no.
Il giorno dopo faceva freddo. Aveva smesso di nevicare, ma le temperature erano talmente basse che una qualsiasi persona avrebbe preferito rimanersene a casa, piuttosto che stare al gelo. Ma non loro. Oh, no. Loro avevano una missione troppo importante. E così si erano armati di vestiti pesanti e tanta pazienza, mentre il loro capo (O almeno, Noya si era autoproclamato capo) iniziava a dare ordini a destra e a manca.
«Quanti fiorai ci saranno in città? Sei? Sette? Qualcuno venderà le rose in pieno gennaio! Hinata, sbrigati, guida più veloce!»
«Ma è rosso, non posso farlo!» rispose l’amico, piuttosto irritato dal fatto che l’altro continuasse a dare ginocchiate sul suo sedile.
La prima meta la raggiunsero in tempi brevi, si trattava di una fioreria all’esterno, una bancarella più che altro. E già di per sé questo non era un buon segno.
«Salve! Ha delle rose?!» esclamò Noya con brio, ricevendo in cambio un’occhiata confusa da parte della giovane commessa.
«Mi spiace, ma le poche rose che mi erano rimaste sono finite. Poiché non è stagione, quando ci sono vanno a ruba e…»
«Ma che significa?! Questa è una fioreria, no? Bene, non potete non avere le rose, sono i fiori più belli e più amati, dannazione!»
Hinata e Yamaguichi avevano già immaginato una reazione del genere da parte di Noya. Motivo per cui lo afferrarono per un braccio ciascuno.
«Lo scusi, è disperato perché vuole fare una sorpresa al suo ragazzo», affermò Hinata, sorridendo con imbarazzo.
«Io non sono disperato!»
«Emh… magari potresti comprare dei fiori diversi?» suggerì Yamaguchi.
Ma Noya non ci pensava neanche. Non sarebbe stata la stessa cosa e di ciò ne era sicuro. Non doveva arrendersi, dopotutto quella era solo la prima tappa.
«Non importa, cercherò altrove. Grazie comunque», sospirò, adesso più tranquillo, al che i suoi amici si lanciarono un’occhiata esaustiva. Noya sarebbe stato capace di farli girare per tutta la città, alla ricerca di qualche fioreria che vendesse delle rose. C’era forse modo per impedirlo?
 
Nel momento stesso in cui Asahi era arrivato in Giappone, aveva respirato un’aria familiare. Non l’aria di casa, perché quella avrebbe potuto trovarla soltanto con il suo adorato – piccolo – Yuu. Sarebbe stato felice di vederlo. Si ritrovò a pensare questo mentre si trascinava dietro il trolley. Da lontano, Kageyama aveva alzato una mano, facendogli segno di raggiungerlo. Sorrise e allora gli si avvicinò.
«Perdonami per averti scomodato tanto.»
«Non fa niente. E bentornato, piuttosto», Tobio aprì il bagagliaio per sistemare la sua valigia. «Sicuramente a Noya verrà un bel colpo appena ti vedrà, crede che arriverai domani.»
«Lo so. Ho preferito non dirgli niente e fargli una sorpresa. Tu sei sicuro di non averlo detto a nessuno, vero?»
Kageyama corrugò la fronte.
«Di nuovo? Ti ho già detto di no. Non lo sa neanche Shoyo, e non è esattamente facile tenergli nascosto qualcosa. Noya non sospetta nulla. Voi e le vostre stranezze…» borbottò, sedendosi al volante.
«Suvvia, un po’ di romanticismo non fa mai male», rispose Asahi, gentile e cordiale come sempre. Appariva tranquillo, ma in verità non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Gli era mancato così tanto, ma Noya lo aveva sempre zittito dicendo: “Non farti abbattere, non sarà certo un po’ di distanza a farci crollare”. E così aveva imparato a trattenersi. Ne era certo, anche lui aveva sentito la sua mancanza. Dì lì a poco, però, ogni distanza sarebbe stata annullata.
 
Tre ore. Erano passate tre dannatissime ore e le temperature non avevano accennato ad alzarsi. Al contrario, adesso che era calata la sera, aveva addirittura preso a nevicare, seppur lievemente. Yamaguchi tirò su col naso, stringendosi nel suo cappotto e affondando il viso nella sciarpa.
«Ma insomma! È tutto il pomeriggio che giriamo, non mi sento più il corpo. Andiamo, non puoi trovare un compromesso?»
«Sono d’accordo con lui!» aggiunse Hinata. «Dopotutto l’importante è il pensiero, no?»
Noya non rispose, mentre dava loro le spalle. Si sentiva stanco e spossato a causa del freddo, oltre che parecchio giù di corda. Non era da lui arrendersi così facilmente, anzi, aveva una testardaggine esasperante, ma forse per la neve infilata ovunque e la stanchezza, era di un umore decisamente pessimo.
«Va bene, d’accordo, avete ragione», sospirò. «È rimasta un’ultima fioreria. Giuro che se non trovo le rose, prenderò qualsiasi altra cosa.»
E Hinata e Yamaguchi si augurarono che fosse effettivamente così. Almeno, si dissero, quel calvario stava per giungere al termine.
L’ultima fioreria che visitarono era ben illuminata e – a giudicare dall’esterno – anche ben fornita. Tutti e tre si ritrovarono a sospirare nell’avvertire finalmente un po’ di calore. Dato il silenzio, dovevano essere gli unici clienti.
«D’accordo, dividiamoci, così almeno faremo prima», sussurrò Hinata. Noya asserì, piuttosto pensieroso. Era senza dubbio diventato uno sciocco sentimentale. Tutta colpa di Asahi! Era lui che lo rendeva così. Quello stupido, irritante ragazzo con i suoi modi amorevoli e dolci! Sì, era senza ombra di dubbio colpa sua se ora si ritrovava a girovagare in pieno inverno a cercare delle rose da regalargli. Una volta riscaldatosi e aver fatto un giro, si avvicinò al bancone, dietro quest’ultimo una donna stava piegata sulla cassa.
Beh, tentare non costa nulla.
«Salve. So che è una richiesta insolita visto il periodo. Ma avete delle rose?» domandò, già pronto a sentirsi rispondere no. Ma la commessa alzò lo sguardo nella sua direzione, sorridendogli.
«Quante gliene servono?»
Noya sgranò gli occhi. Un miracolo, quello era un miracolo!
«Tutte! Mi dia tutte quelle che ha! Ragazzi, le ho trovate!»
Dopo aver chiamato a raccolta i suoi amici, la donna della fioreria mostrò loro le rose, di un bel rosso scuro e anche piuttosto rigogliose.
«Non posso crederci, ma sono vere?» chiese Noya come se le vedesse per la prima volta. «Non le abbiamo trovate da nessuna parte!»
«Non mi sorprende. Far crescere delle rose in serra è costoso e hanno bisogno di molte attenzioni. Piuttosto, è sicuro di volerle tutte? Saranno almeno cinquanta.»
«Assolutamente sì! Faccia un mazzo bellissimo, d’accordo?»
All’improvviso la stanchezza era passata. Noya si sentiva semplicemente felice di aver trovato quello che aveva cercato per tutto il pomeriggio. Adesso poteva sfoggiare con orgoglio un mazzo di rose quasi più grande di lui. Ringraziò circa dieci volte la commessa, fin quando i suoi amici, stanchi e affamati, lo trascinarono fuori a forza.
«Oh, grazie ragazzi! La vostra compagnia mi è stato utile!» esclamò mentre rientrava in auto, attento a non rovinare le rose.
«Sono contento di saperlo», sospirò Yamaguchi, accasciato sul sedile. «Asahi non crederebbe mai che hai fatto tutto questo solo per lui.»
«Non ci credo nemmeno io, in verità», ammise sottovoce Hinata. Yuu non lo aveva neanche sentito, troppo preso dalla sua felicità.
 
Le otto erano già passate da un po’ quando Noya scese dall’auto di Hinata. Quest’ultimo lo salutò, facendogli una raccomandazione:
«Fa sì che a quelle rose non capiti niente! Dopo tutta la fatica, sarebbe il colmo!»
«Sta tranquillo, adesso le porto subito dentro. E grazie ancora», lo rassicurò, infine. Sarebbe bastato rientrare in fretta per impedire che i fiori risentissero del freddo. Quando l’auto dei suoi amici si fu allontanata, si avvicinò alla porta, cercando, non con poca difficoltà, di frugare nella propria tasca. Ma non trovò nulla e così optò per l’altra. Anche lì, niente.
«Oh, no. Non è possibile, non me lo dire! La mia chiave, la mia dannatissima chiave, l’ho persa?!» imprecò.
Subito fece per cercare quella di riserva sotto il tappetino, ma ben presto si ricordò che quella era solito a portarsela dietro Asahi, perché “non si sa mai succeda qualcosa e io debba tornare subito a casa”. Certo, come no!
Il destino sembrava star facendo di tutto per metterlo in difficoltà. Non poteva rimanere lì al freddo e al gelo, il mazzo di rose che teneva in mano avrebbe finito col rovinarsi. E non ci pensava neanche, considerata tutta la fatica che aveva fatto.
«Va bene, Yuu. Pensa, pensa. Ci deve essere un modo per entrare!»
Sicuramente non poteva usare la porta. Così pensò alle finestre. Le aveva chiuse tutte prima di uscire, quindi l’unica cosa da fare era far affidamento sul suo essere distratto e sperare di averne una lasciata una aperta per sbaglio.
Si diede una mossa, sentendo di star perdendo sensibilità alle mani. Si avviò per fare il giro della sua abitazione, fortunatamente di modeste dimensioni. Con il cuore in gola, arrivò lì dove doveva esserci la cucina e immediatamente tirò fuori un profondo sospiro di sollievo. La finestra era quasi del tutto aperta, sarebbe stato facile spingere un altro po’ le ante e infilarsi dentro. Era alta – o probabilmente era lui ad essere troppo basso – ma sarebbe bastato arrampicarsi. Con un braccio solo, perché con l’altra doveva reggere il suo tesoro.
«D’accordo, non sarà di certo questo a fermarmi», borbottò.
 
Non era strano che Noya non fosse in casa. Molto spesso usciva con i suoi amici, era più che altro strano il fatto che non rispondesse ai suoi messaggi. Asahi si aggirava per casa con il cellulare in mano, mentre in cucina qualcosa sfrigolava sulla padella. Aveva pensato di preparare una cenetta romantica per fare una sorpresa a Yuu, peccato che quest’ultimo sembrasse disperso. Forse doveva chiamare Hinata?
Si interrogò sul cosa fare, quando sentì dei rumori molesti provenire dall’esterno. Sembrava che qualcuno stesse calciando con forza il muro. In realtà non era proprio questo, quanto più il fatto che arrampicarsi con un braccio solo e con le mani gelate non era una passeggiata. Noya si tirò su con un grande sforzo, ritrovandosi in ginocchio sul bordo.
«Dannazione. Dovranno darmi il premio come miglior fidanzato del mondo, dopo questa!» imprecò ancora. Poi sollevò lo sguardo: la luce della cucina era accesa. In realtà non aveva neanche fatto caso ai vari fornelli occupati da pentole e padelle, perché il suo primo pensiero era stato un altro.
«Oh, no! Ho lasciato la finestra aperta e sono entrati i ladri! Ci sono i ladri in casa mia!»
Doveva assolutamente fare qualcosa, ma la sua agitazione fu tanta da portarlo a cadere – fortunatamente – sul pavimento, con un profondo tonfo.
Asahi ebbe un sussulto, e precipitandosi in cucina si ritrovò la scena tragicomica del suo fidanzato con la faccia sul pavimento e il braccio sollevato per cercare di salvare le rose.
«Yuu?» sussurrò con un filo di voce.
Noya alzò lo sguardo, dolorante e confuso.
«Asahi? Hai lasciato tu la finestra aperta?»
«Beh, sì. Stavo cucinando, quindi ho pensato di far entrare un po’ d’aria. Ma che fai qui?»
«Io stavo… no, aspetta un momento!» esclamò indispettito, mettendosi in piedi. «Questo dovrei chiedertelo io. Tu cosa ci fai qui? Non eri fuori città? Non tornavi domani?»
Asahi sorrise, imbarazzato.
«Amh… sorpresa?» poi guardò l’enorme mazzo di fiori. «Ma per chi sono quelli?»
Noya fece roteare gli occhi. Ecco che tutti i suoi sforzi erano stati rovinati, perché mai la sfortuna gli si era accanita contro? E che ne era di tutto il suo duro lavoro?
«Ah, sei uno stupido Asahi! Avresti dovuto avvertirmi, non si fa così! Io mi sono fatto in quattro per trovare delle rose da regalarti, volevo farti una sorpresa, farmi trovare in aeroporto. Io! Lo sai quanto ho dovuto faticare per trovarle? È perché sono i tuoi fiori preferiti, ecco cosa ci si guadagna ad essere romantici!»
Asahi osservò la sfuriata di Yuu. Più che a preoccuparsi di ciò, si preoccupò dell’eccessivo rossore sul viso del suo fidanzato e del fatto che quest’ultimo avesse preso a barcollare.
«Yuu… forse non dovresti…»
Non riuscì mai a concludere la frase, perché Noya gli si accasciò addosso, poggiando il viso sul suo petto. Aveva la fronte che scottava, quel testardo.
Sospirò, stringendolo lentamente.
«Ma cos’hai combinato, eh?»
                                                                              
 
Quando riaprì gli occhi, Noya avvertì calore. Non solo perché il suo viso adesso scottava, ma perché era anche avvolto da una coperta pesante. Sicuramente doveva essersi beccato una febbre, non c’era da sorprendersi, considerato che era stato tutto il giorno fuori, al gelo. Crucciato, sollevò lo sguardo quando vide Asahi entrare e guardarlo con fare apprensivo.
«Allora, come mai hai deciso di entrare dalla finestra?»
«Ho perso la chiave», rispose subito, con lo sguardo chino. «E questo non sarebbe successo se non ti fossi portato via quella di riserva. E poi diamine, potevi anche dirmi che saresti tornato prima, ho creduto che fosse entrato un ladro in casa!»
Nel formulare quella frase si sentì stupido. E forse un po’ stupido lo era davvero. Asahi gli sorrise e gli si avvicinò, poggiandogli con premura una mano sulla fronte.
«Ti sei beccato una bella febbre. Proprio il giorno prima del nostro anniversario.»
«Non guardarmi come se fosse colpa mia! Anche in questo caso la colpa è tua. Come ti ho già detto, sono stato tutto il giorno fuori a cercare… le rose!» esclamò, mettendosi seduto. «Dove sono le rose?»
«Adesso calmati, Yuu. Le ho messe in un vaso, non ti agitare. Ma davvero… davvero hai fatto tutto ciò per me?»
Ecco lì l’espressione imbarazzata ma palesemente felice che Noya aveva sperato di vedere, anche se in circostanze diverse. Adesso che era più lucido, si rendeva conto di quanto fosse stato sciocco e sentimentale.
«Le rose sono i tuoi fiori preferiti», cominciò a dire, lentamente. «E volevo assolutamente comprartele, ma siamo in pieno inverno e non è stato facile. Io queste cose non le faccio mai per nessuno, solo per te!»
Di colpo il suo viso si arrossò ancora. Si sentiva emotivamente instabile, oltre che indifeso. Asahi, senza rispondere, non poté fare a meno di guardarlo. Tra i due era lui quello più romantico, ma da Yuu non aveva mai preteso nulla. Per questo, il sapere che si fosse tanto impegnato solo per fargli piacere, gli riempì il cuore di felicità e tenerezza.
«Non avresti dovuto sforzarti tanto, la tua salute è più importante.»
Noya corrugò la fronte.
«Accidenti a te, Asahi! Il minimo che potresti fare è ringraziarmi e…!»
Fece per insultarlo, ma si zittì nello scorgere l’espressione del suo fidanzato. Ignorando che avrebbe potuto contrarre la febbre, Asahi gli si avvicinò, baciandolo sulle labbra con delicatezza. Noya ebbe l’impressione che in quel momento la sua temperatura corporea avesse sfiorato i cinquanta gradi. Lo vide poi staccarsi, rimanendogli comunque vicino.
«Grazie, Yuu.»
Forse essersi beccato la febbre, aver quasi fatto impazzire i suoi amici ed essersi arrampicato ad una finestra con una mano sola, ne era valsa la pena.
«P-prego, non c’è di che! E comunque sia, ridammi la chiave di riserva, non intendo più arrampicarmi da nessuna parte!»
Aveva preso a balbettare e per questo si maledisse. Forse non sarebbe stato l’anniversario più divertente del mondo, visto che l’avrebbero passato in casa a causa della febbre, ma a Noya non importava più. Era speciale, in verità con Asahi ogni giorno era speciale. E se era riuscito con quel piccolo gesto a dimostrarlo, ne era felice.
«Sarà fatto. Intanto vado a prenderti qualcosa di caldo, devi essere affamato.»
Noya non si oppose, sistemandosi contro la testiera del letto. Puntando lo sguardo in fondo alla stanza, poté vedere chiaramente il suo bellissimo mazzo di rose dentro un vaso. Forse era un po’ ingombrante, forse aveva esagerato. Sorrise. Per Asahi avrebbe fatto questo ed altro.
 
Nota dell’autrice
È raro che io sia completamente soddisfatta di una storia, ma in questo caso devo dire che mi piace abbastanza. È la primissima volta che scrivo qualcosa su “Haikyuu”, infatti spero di non aver cannato troppo l’IC dei personaggi. Noya e Asahi sono i miei personaggi preferiti, oltre che la mia OTP, perché onestamente, non sono troppo belli?
Ho pensato subito a loro con i prompt delle rose, della chiave e della finestra, praticamente la storia è nata tutt’assieme e mi sono molto divertita  a far sclerare Noya ed anche Hinata e Yamaguchi. Spero di scrivere ancora in questo fandom, con tutte le ship che ho non è poi così difficile. Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui.
   
 
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