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Autore: Saigo il SenzaVolto    19/08/2019    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Prequel de 'La Battaglia di Eldia'
Boruto Uzumaki, il figlio del Settimo Hokage di Konoha. Un prodigio, un genio. Un ragazzo unico nel suo genere.
Un ragazzo il cui sogno verrà infranto.
Una famiglia spezzata. Una situazione ingestibile. Un dolore indomabile. Una depressione profonda. Un cuore trafitto.
Ma, anche alla fine di un tunnel di oscurità, c'è sempre una luce che brilla nel buio.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. La sua crescita, la sua famiglia, il suo credo, i suoi valori.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. Un prodigio. Un ninja. Un traditore. Un Guerriero.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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L’ULTIMO CONTATTO



 
CARNIVAL OF RUST
(Poets of the Fall)

 
Do you breathe the name of your savior
In your hour of need?
And taste the blame
If the flavor should remind you of greed?
Of implication, insinuation and ill will?
Till you cannot lie still.
In all this turmoil, before red cave and foil,
Come closing in for a kill?
 
Come, feed the rain!
'Cause I'm thirsty for your love,
Dancing underneath the skies of lust!
Yeah, feed the rain!
'Cause without your love, my life
Ain't nothing but this Carnival of rust!
 
It's all a game,
Avoiding failure,
When true colors will bleed.
All in the name of misbehavior,
And the things we don't need.
 
I lust for after no disaster can touch,
Touch us anymore.
And more than ever, i hope to never fall
Where enough is not the same it was before.
 
Come, feed the rain!
'Cause I'm thirsty for your love,
Dancing underneath the skies of lust!
Yeah, feed the rain!
'Cause without your love, my life
Ain't nothing but this Carnival of rust!
Yeah, feed the rain!
'Cause I'm thirsty for your love,
Dancing underneath the skies of lust!
Yeah, feed the rain!
'Cause without your love, my life
Ain't nothing but this Carnival of rust!
 
Don't walk away, don't walk away,
Ooh, when the world is burning!
Don't walk away, don't walk away,
Ooh, when the heart is yearning!

Don't walk away, don't walk away,
Ooh, when the world is burning!
Don't walk away, don't walk away,
Ooh, when the heart is yearning!
Esaleresti il nome del tuo salvatore
Nel momento del bisogno?
E assaggeresti la colpa
Se il suo sapore ti ricordasse dell’avidità?
Dell’implicazione, dell’insinuazione, e della malevolenza?
Fino a quando non puoi giacere tranquillo.
In tutto questo trambusto, prima che un cavaliere armato,
Si avvicini per ucciderti?
 
Vieni, nutri la pioggia!
Perché ho sete del tuo amore,
Mentre danzo sotto i cieli della lussuria!
Sì, nutri la pioggia!
Perché senza il tuo amore, la mia vita
Non è nient’altro che questo Luna Park di ruggine!
 
È tutto un gioco,
Evitando il fallimento,
Quando i veri colori sanguinano via.
Tutto in nome di una condotta malvagia,
E delle cosa di cui non abbiamo bisogno.
 
Dopo questo desidero che nessun disastro possa toccarci,
Toccarci ancora una volta.
E più che mai, spero di non cadere mai
Nel luogo dove abbastanza non è lo stesso di prima.
 
Vieni, nutri la pioggia!
Perché ho sete del tuo amore,
Mentre danzo sotto i cieli della lussuria!
Sì, nutri la pioggia!
Perché senza il tuo amore, la mia vita
Non è nient’altro che questo Luna Park di ruggine!
Sì nutri la pioggia!
Perché ho sete del tuo amore,
Mentre danzo sotto i cieli della lussuria!
Sì, nutri la pioggia!
Perché senza il tuo amore, la mia vita
Non è nient’altro che questo Luna Park di ruggine!
 
Non andare via, non andare via,
Ooh, mentre il mondo sta bruciando!
Non andare via, non andare via,
Ooh, mentre il cuore ti sta desiderando!

Non andare via, non andare via,
Ooh, mentre il mondo sta bruciando!
Non andare via, non andare via,
Ooh, mentre il cuore ti sta desiderando!
 
 
 


Tempo Sconosciuto
Luogo Sconosciuto

Il ragazzo riaprì gli occhi di scatto, i denti serrati e il suo corpo dolorante, la sua mente che cercava disperatamente di ignorare una lancinante fitta di dolore alla gamba destra. Con un gemito, si rialzò a fatica da terra, affondando le mani in qualcosa di freddo, e soffice, e bagnato: neve. Poggiò tutto il peso sulla gamba sinistra, reggendosi pateticamente in piedi con arti tremanti. I suoi occhi guizzarono in tutte le direzioni, osservando freneticamente tutto ciò che lo circondava.

La montagna era innevata e devastata dal fumo, flagellata da un possente vento artico. Sulla sua cima, un’enorme figura umanoide giaceva fumante nel terreno, in mezzo ad un gigantesco cratere. Un Titano. Era privo di un braccio, il suo corpo sfigurato, pieno di tagli, lacerazioni e ferite di graffi. Vedendolo, il ragazzo sospirò di sollievo. Senza sapere perché, qualcosa dentro di lui gli fece capire che, nonostante tutto quello che aveva passato, il Titano era ancora vivo.

Poi però, all’improvviso, la terra tremò ed i suoi occhi lo videro.

Il possente drago nero si sollevò da terra con un ringhio, frantumando pietra e roccia col suo peso e squassando l’aria col suo rombo gutturale. Il ragazzo dovette coprirsi le orecchie quando lo vide e sentì ruggire un portentoso grido ferale verso il cielo. Poi, i suoi occhi rossi come il sangue si posarono sul corpo privo di sensi del Titano, ringhiando ferocemente mentre le sue ali si dispiegavano al vento. Il suo intento fu immediatamente chiaro per lui.

Voleva ucciderlo.

E appena lo comprese, il giovane sgranò gli occhi con orrore e sgomento. Il suo corpo reagì da solo. Tentò di raggiungere il gigante abbattuto, ma la sua gamba destra pulsò improvvisamente di un dolore lancinante. Con un grido sommesso, crollò a terra pateticamente, incapace di resistere alla fitta che gli ottenebrò i sensi e la mente.

Il drago aveva raggiunto il corpo privo di sensi del Titano, la sua bocca aperta ed una sfera di energia che coagulava tra le sue fauci.

“NO!”

Si rimise in piedi tremando, i suoi occhi sgranati ed un’espressione di puro terrore e sconforto in faccia. Sentì la paura e la morsa gelida dello sconvolgimento infilzargli il cuore come una lancia. Sentì l’orrore attanagliarli le viscere con prepotenza.

L’energia nella bocca del drago si fece sempre più solida, sempre più potente.

“NO!”

Un passo. Un solo passo in avanti fu tutto ciò che riuscì a fare prima di crollare di nuovo in ginocchio a causa del dolore. Il ragazzo strinse i pugni talmente forte che sentì il sangue fuoriuscirgli dai palmi a causa delle unghie. Serrò i denti con così tanta forza che la sua mascella perse gradualmente sensibilità.

Il drago oscuro richiuse le fauci, avvicinando la testa al corpo inerme del Titano.

“NO!”

Il suo cuore gli salì in gola. Sentì le lacrime colargli sulle guance per la disperazione. Sentì la paura prendere il sopravvento dentro di lui. Tese una mano in avanti, come per raggiungere il Titano, piegando il corpo in avanti nel disperato tentativo di poterlo raggiungere per miracolo, impotente ed incapace di reagire. Il drago continuò ad ignorarlo, riaprendo le fauci, i suoi occhi rossi e ricolmi di odio e brama di morte.


Il tempo stesso si fermò. Il mondo smise di esistere per un’istante.

Boruto urlò con tutta la forza che aveva in corpo.

“EREN!”

E poi, inesorabile, l’attacco lo investì con prepotenza.

“NOOOOOOOO!”
 


.

.

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01 Giugno, 0019 AIT
Luna, Astro Celeste
Castello di Toneri
23:00

“EREEEEN!”

Mikasa si svegliò di scatto, urlando a squarciagola. Scalciò freneticamente le gambe, lanciando all’aria le lenzuola, il suo corpo che si agitava e fremeva per il terrore e l’angoscia che le avevano ottenebrato i sensi. Si mise a sedere di colpo, terrorizzata, i suoi occhi sgranati a dismisura e la sua faccia grondante di sudore, pallida come la morte. La sua mente era nebbiosa, confusa, come se una coltre di fumo l’avesse improvvisamente riempita. Si portò una mano tremante alla faccia, ansimando pesantemente, i ricordi dell’incubo che aveva appena avuto che le ronzavano ancora prepotentemente nella testa.

Un enorme drago nero che ruggiva nel cielo. Un gigantesco Titano corazzato che lo affrontava. Fuoco. Fiamme. Ruggiti. Esplosioni. Dolore.

Non poteva essere.

Il fiato le mancò. Cercò di stabilizzare la respirazione, prendendo profonde boccate d’aria ad ogni respiro. Cosa diavolo era quello che aveva appena visto? Era un sogno? Un incubo? Era tutto vero, o era solo il frutto del suo subconscio? Non lo sapeva. Non aveva modo di saperlo. Ma sembrava così vero. Così reale. Poteva ancora percepire sulla sua pelle il freddo della neve che pioveva. Poteva ancora sentire il ruggito fragoroso della bestia nelle sue orecchie.

Non poteva essere un semplice sogno.

Inconsciamente, i suoi occhi iniziarono a versare lacrime. La nera trasalì, trattenendo il fiato, e toccandosi il viso con incredulità. Perché stava piangendo? Perché provava una tele sensazione d’angoscia e dolore nel suo cuore? Era tutta opera del suo sogno? L’universo stava cercando di dirle qualcosa? Era… Era forse successo qualcosa a Boruto? No, non poteva essere. Si rifiutava di crederlo. Lui stava bene, doveva stare bene. Mikasa non avrebbe mai più potuto vivere serenamente con sé stessa se gli fosse successo qualcosa nella sua battaglia. Ma allora cosa-

Eren.

Quel nome le saettò improvvisamente nella testa, come un fulmine che squarcia l’oscurità della notte più tempestosa, facendole sgranare gli occhi. La sua mente venne pervasa ancora una volta dall’orrore e dallo sconvolgimento. Quel nome, quel nome… lei lo conosceva. Lo conosceva da sempre. Era il nome di una delle persone a cui aveva voluto più bene nella sua vita. Il nome di una persona che si era lasciata alle spalle tanti, tantissimi anni prima. Il nome di suo fratello.

Eren. Eren Jaeger.

La realizzazione più oscura si fece largo dentro al suo cuore.

Era successo qualcosa a sua fratello.

Mikasa trattenne il fiato, i suoi respiri che tornavano ad essere sempre più instabili. Non poteva essere. Non poteva crederci. Eppure, qualcosa dentro di lei glielo stava dicendo chiaramente. Era successo qualcosa ad Eren. Quello che aveva appena visto nel sonno non era stato un semplice incubo. No, era troppo reale, troppo tangibile. Era come se lei stessa avesse vissuto quelle esperienze. Non poteva essere un sogno. No… era un ricordo. Un ricordo terribile e doloroso. Un ricordo di un altro Portatore del Potere.

Suo fratello era un Discendente di Ymir, proprio come lei. Suo fratello era uno dei nove Titani, proprio come lei.

E ciò che aveva appena visto nel sogno erano i suoi ricordi.

Eren aveva combattuto contro il drago.

E aveva perso.

Un singhiozzo disperato le squassò la voce a quel solo pensiero.

“Mikasa!” La nera alzò la testa di scatto non appena la porta della sua camera da letto venne spalancata di colpo. Sora entrò nella stanza a perdifiato, visibilmente teso e preoccupato. “Ho sentito le tue urla! Cos’è successo? Stai bene? È accaduto qualcosa?”

La ragazza tirò su col naso, abbassando lo sguardo a terra mentre il suo amico si sedeva rapidamente sul letto e le afferrava le mani tra le sue. “Oh, Sora, mi dispiace di averti fatto preoccupare,” sussurrò, devastata. “Ho-Ho solo… fatto un brutto sogno. Tutto qui.”

Gli occhi azzurri del moro la fissarono con uno sguardo indecifrabile. Mikasa capì immediatamente che Sora aveva letto tra le righe. C’era qualcos‘altro che la turbava. “Che genere di sogno?” domandò lui.

Non era molto sicura di volerne parlare in quel momento. Mikasa distolse lo sguardo dai suoi occhi. “Non è niente, davvero. Mi sono solo spaventata.”

“Allora perché stai piangendo?” la incalzò seriamente Sora. Quella domanda la fece trasalire, mortificandola moltissimo. “Sai che non puoi mentirmi, Mikasa. Ti conosco troppo bene. Che genere di sogno hai avuto?”

La nera esitò, incerta sul da farsi. Sapeva che il suo amico era incredibilmente testardo. Non se ne sarebbe mai andato senza sapere quello che la stava facendo soffrire. Cercare di ignorarlo sarebbe stato inutile. Perciò, alla fine, sospirò pesantemente, asciugandosi con una mano le lacrime che le rigavano le guance. “Ho sognato mio fratello,” iniziò a dire, lentamente. “Il fratello adottivo che ho lasciato nel mio mondo da quando me ne sono andata con Urahara-sensei.”

Il moro rimase a bocca aperta. “N-Non sapevo che tu avessi un fratello,” esalò, sconvolto. “Non ce ne hai mai parlato.”

Mikasa annuì. “Immagino di essere sempre stata troppo dispiaciuta per parlarvene,” ammise. “Ogni volta che penso a lui, mi si stringe sempre il cuore. Non… Non è un argomento che mi piace affrontare, Sora.”

Sora esitò, incerto su cosa doverle dire, stringendole dolcemente le mani. “Come si chiama?” chiese infine.

“Si chiama Eren Jaeger,” rispose lei, sorridendo appena con le labbra. “Ed è più piccolo di me. Anche se non è veramente mio fratello di sangue, io e lui ci consideravamo tali. Possiede il Potere dei Titani, proprio come me.”

Il ragazzo annuì, insicuro su come porre la successiva domanda. “E… che cosa hai sognato su di lui?” domandò, cauto.

Lo sguardo di Mikasa appassì. “L’ho visto combattere contro un mostro. Contro un drago nero. Immagino… Immagino che sia lo stesso drago di cui l’Eremita ci ha parlato. Quello che sta tentando di distruggere il mio mondo,” spiegò lentamente. “E poi… l’ho visto morire. Per colpa di Vrangr.”

Sora trasalì, la sua espressione afflitta. “N-Non è detto che sia successo veramente,” tentò di rassicurarla. “Forse è stato solo un semplice incubo.”

Ma lei scosse la testa. “Ne dubito,” ribatté, cercando di suonare meno affranta di quello che si sentiva realmente. Fallì miseramente nel tentativo. “Io e lui condividiamo lo stesso Potere di Ymir. E tutti i Portatori del Potere sono collegati. Se uno di essi muore, a volte può succedere che un altro ne riceva i ricordi tramite il Potere dei Titani,” spiegò sommessamente.

“E tu pensi… pensi che quelle immagini che hai visto siano i suoi ricordi?” chiese il moro, lentamente.

Mikasa esitò. Poi annuì. “Qualcosa dentro di me mi sta dicendo questo,” disse, stringendo a sua volta le mani di Sora. “Anche se spero con tutto il cuore di sbagliarmi.”

Sora rimase in silenzio, senza più proferire parola. Mikasa fece lo stesso, abbassando lo sguardo e cercando disperatamente di non dare voce ai pensieri oscuri e velenosi che stavano ottenebrando la sua mente. Rimasero in silenzio per diverso tempo, l’uno accanto all’altra, le mani unite assieme mentre cercavano di darsi conforto e sostegno reciproco con la loro vicinanza. Dopotutto, erano una famiglia, si conoscevano da sempre. Le parole non erano necessarie.

“Comunque sia, non abbiamo modo di saperlo con certezza,” riprese a dire lentamente Sora, cercando di non farle perdere la speranza. “L’unica cosa che possiamo fare è aspettare che Boruto ritorni a casa. Solo allora sapremo cosa è successo.”

Mikasa annuì, senza dire nulla.

Il moro la guardò con esitazione. “Coraggio,” le disse. “Riprova a dormi-”

Non ebbe modo di finire la frase. La porta della stanza si spalancò improvvisamente ancora una volta, facendoli trasalire per la sorpresa. Mikasa e Sora balzarono giù dal letto all’istante, sconvolti nel vedere la figura di Urahara con un’espressione contemporaneamente nervosa ed eccitata in volto. “Sensei! Ma che diavolo succede questa sera?” esclamò Sora.

Il loro maestro li guardò con due occhi sgranati e frenetici. “Il Connettore!” rispose, senza fiato. “Sta emettendo una pulsione d’energia!”

Mikasa e Sora sgranarono gli occhi.

“Boruto sta provando a contattarci!”
 


01 Giugno, 0019 AIT
Luna, Astro Celeste
Castello di Toneri
23:25

“Ragazzi! Che sta succedendo?” gridò a gran voce Mikasa, entrando di corsa nella sala principale del castello assieme a Sora e Urahara. Una volta dentro, la visione di Gray, Juvia, Shirou e Kairi li accolse, tutti posizionati attorno ad un tavolo rettangolare, al cui centro si trovava una sfera rossa di piccole dimensioni. Era il Connettore, e stava emettendo una specie di bagliore luminoso ogni secondo che passava, come un segnale ad intermittenza. Toneri lo stava osservando da vicino con uno sguardo imperscrutabile.

Shirou si voltò verso di loro. “L’artefatto ha iniziato ad emettere energia,” spiegò freneticamente. “Pochi minuti fa.”

“Dev’essere Boruto! Sta cercando di chiamarci!” esclamò Kairi.

Mikasa raggiunse immediatamente il tavolo, portandosi accanto a Toneri con un’espressione frenetica. “Allora? Ci sono novità?” chiese, la sua voce ricolma di una speranza indescrivibile. Era la prima volta che i suoi amici la sentivano parlare di nuovo con una tale animosità. Da quando il suo biondino era scomparso, in effetti.

Toneri scosse la testa. “Abbiamo provato ad attivare la comunicazione, ma il Connettore non ha dato nessun segnale di risposta,” disse. “L’energia che sta emettendo è estremamente debole.”

La nera serrò i denti per la preoccupazione. Questa cosa non le piaceva. “Dove sono Mitsuki e Kumo?” domandò.

Gray scosse la testa. “Sono andati sulla Terra per controllare la situazione di Shizuma e Lucy. Non torneranno prima di domattina,” riferì, ansioso.

Male, molto male. Mikasa lo comprese subito. Loro due erano gli unici che avrebbero potuto aiutarli a comprendere come attivare quell’artefatto. Con le loro conoscenze nell’ambito delle Tecniche Ninja e delle dimensioni spazio-temporali, avrebbero potuto dare una mano non indifferente. “Cavolo!” imprecò Sora. “Che cosa facciamo?”

“Dobbiamo provare a rispondere lo stesso,” disse Juvia. “Toneri ha già provato, ma la connessione è saltata.”

Mikasa sentì il cuore batterle all’impazzata nel petto, come se stesse tentando di uscirle fuori dal corpo. Questa era l’unica occasione che avevano per riuscire a parlare col suo Boruto, e stavano rischiando di perderla. Non poteva permetterlo. Aveva passato due lunghissimi mesi ad attendere, con i suoi dubbi e la sua preoccupazione come unici e fedeli compagni, e non avrebbe atteso neanche un minuto di più. Avrebbe parlato col suo biondino, ora o mai più.

Con uno scatto repentino delle braccia, strappò immediatamente l’artefatto dalle mani dell’Otsutsuki. “Boruto?” esclamò freneticamente, avvicinandosi la sfera al volto. “Boruto, riesci a sentirmi? Boruto?”

L’artefatto luccicò di energia ancora una volta, senza fare altro. Passarono due secondi di silenzio assoluto. “Boruto?” ritentò ancora la ragazza, sempre più presa dalla disperazione. “Boruto?”

Ancora niente. La sfera continuava a pulsare di luce, senza emettere un singolo suono. La giovane sentì la morsa del terrore e della disperazione azzannarle il cuore. Attorno a lei, anche gli altri iniziarono ad abbassare lo sguardo per la delusione, facendo calare in tutta la stanza un’aura di pesantezza e rammarico indescrivibile. I suoi occhi iniziarono ad ammiccare lacrime.

Fino a quando, inaspettatamente, accadde qualcosa.

“M-Mikasa?”

La nera trasalì, sconvolta e scioccata. I suoi occhi si sgranarono a dismisura mentre fissavano il Connettore. Proprio ora… se l’era immaginato? Quel suono, quella voce… li conosceva. Era la voce di Boruto. Non ci credeva. Era davvero… Se l’era solo… No! Anche Sora, e anche Urahara, e persino tutti gli altri avevano alzato la testa, i loro volti visibilmente sconvolti. L’avevano sentito anche loro. Boruto aveva riposto. Aveva risposto davvero!

“Boruto!” esclamò ancora una volta Mikasa, osservando l’artefatto nelle sue mani con uno sguardo ricolmo di felicità. “Sei tu! SEI DAVVERO TU!” Stava palesemente piangendo ormai.

Il Connettore pulsò debolmente. Una voce debole, quasi impercettibile, venne emessa da esso. “Mika…sa… Sei tu?”

La ragazza non riuscì a trattenere il sorriso che le spuntò sulle labbra. “Siamo noi!” disse con emozione, il suo cuore che grondava di emozioni contrastanti. Sollievo, felicità, trepidazione, speranza, e altro ancora. “Siamo tutti qui! Ti stiamo sentendo tutti attraverso il Connettore!”

Sora si portò immediatamente accanto a lei, iniziando ad urlare a squarciagola verso l’artefatto. “BORUTO! BORUTO! RIESCI A SENTIRMI?”

“S-Sora… fratello mio…” sussurrò la voce del biondo attraverso la sfera rossa. Era fioca e debole, come se ci fosse interferenza.

Ma Mikasa non riuscì a trattenersi. Il sollievo che provava nell’essere finalmente riuscita a sentire la sua voce era troppo grande per poter essere trattenuto. “Sei tu! Sei davvero tu, Boruto!” esclamò di nuovo, pericolosamente vicina al pianto. Le sue lacrime stavano scorrendo come fiumi, ma lei non se ne curò minimamente.

“Sono io…” la rassicurò la voce di Boruto, sempre più debole. “Sono… davvero io… Mikasa…”

La ragazza non ebbe modo di aggiungere altro. Tutti gli altri ragazzi si accavallarono dietro di lei, sporgendosi verso l’artefatto. “Ohi boss? Mi senti? Riesci a sentirmi?” gridò immediatamente dopo Gray.

La sfera pulsò di energia. “G-Gray?”

“In persona, boss!” sghignazzò quello, sorridendo come un bambino. “E ci sono anche tutti gli altri qui, Kairi, Juvia e Shirou, assieme a Urahara e Toneri!”

Kairi si sporse immediatamente in avanti. “Boruto!” esclamò con sollievo. “Finalmente possiamo sentirti!”

“Ne è passato di tempo, eh biondino? Era da più di due mesi che non ti facevi sentire!” aggiunse anche Juvia, la sua espressione un misto d’irritazione e sollievo tutt’assieme.

Infine, Shirou si avvicinò al Connettore e posò una mano sul petto, come se il suo maestro potesse vederlo. “Boruto! Che bello sentire la tua voce dopo tutto questo tempo!” esalò.

Passarono due secondi di silenzio assoluto in cui tutti i giovani sentirono i loro cuori battere fragorosamente nei loro petti per l’emozione. “Ragazzi…” la voce di Boruto parlò di nuovo, commossa e fioca. “Sono… davvero felice di… sentirvi…”

Sora aggrottò le sopracciglia. Il suo tono di voce era più basso del normale. “Cosa ti succede?” esclamò con apprensione. “La tua voce è debole! Cosa sta succedendo? Stai bene?”

Dalla sfera rossa del Connettore, una risatina bassa e debole risuonò nell’aria. “Non posso dire… di stare bene… purtroppo…” disse Boruto.

Toneri fece un passo in avanti, i suoi occhi assottigliati. “Cosa vuoi dire? Cosa ti succede, amico mio?”

Il Connettore pulsò d’energia. “T-Toneri!” esclamò la voce del Nukenin, palesemente sconvolta.

“CI SONO ANCH’IO BORU-KUUUN!” gridò a squarciagola Urahara, buttandosi letteralmente addosso al tavolo per avvicinarsi il più possibile all’artefatto. Mikasa sentì la sua irritazione cominciare a sopraffare il sollievo in mezzo a tutto quel trambusto che si era formato. Senza battere ciglio, sbatté prepotentemente un pugno sopra la testa del suo maestro, facendolo gridare di dolore con un urlo poco mascolino che echeggiò nella stanza per tre secondi.

“Sensei… ragazzi… che bello… poter risentire le vostre voci… dopo così tanto tempo…” esalò la voce del biondo ancora una volta.

Mikasa si portò il Connettore vicino al cuore. “Ci sei mancato moltissimo!” disse con emozione, le sue lacrime che non accennavano minimamente a diminuire. “Ci manchi ancora moltissimo! Ci siamo preoccupati a morte quando sei sparito nel nulla! Ti abbiamo cercato per settimane!”

“M-Mi dispiace,” si scusò la voce di lui. “Non ho avuto modo… di salutarvi…”

“Non è stata colpa tua!” s’intromise con foga e decisione Sora, avvicinando il viso all’artefatto. “Abbiamo parlato con l’Eremita delle Sei Vie, e ci ha spiegato tutto nei dettagli. Sappiamo quello che è successo, e anche dove ti trovi adesso. Non sentirti in colpa per essere sparito senza avvertirci.”

Toneri afferrò il moro dalla spalla, spingendolo di lato per poter parlare di nuovo con l’Uzumaki. “Non cambiare discorso,” riprese a dire, serio come sempre. “Cosa ti succede? Perché non ti senti bene?”

“Sei ferito?” domandò a sua volta Shirou, teso come non mai.

Boruto non sembrò rispondere subito alla domanda. Passarono diversi secondi prima che la sua voce tornasse a parlare. “S-Sto morendo, ragazzi…” disse improvvisamente. Quelle parole suonarono come un sussurro fioco ed affannato. “Sono giunto alla fine…”

Passarono due secondi di silenzio totale nella sala.

Poi, come previsto, scoppiò il putiferio.

“COSA?!” urlarono praticamente tutti quanti, sconvolti e terrorizzati oltre ogni misura. I ragazzi e gli adulti si scambiarono delle occhiate frenetiche, osservando il Connettore con occhi sgranati e ricolmi di panico.

Juvia sbatté furiosamente le mani sul tavolo. “Ohi biondino!” sibilò, minacciosa e preoccupata. “Cosa diavolo stai dicendo? Non fare scherzi di questo genere!”

“Non sto scherzando…” ribatté subito la voce, debole e affannosa. “Il drago… è troppo forte… mi ha colpito… e adesso non riesco… più a muovermi…”

Il silenzio più totale riprese a piombare tra tutti i presenti.

“Cazzo!” esplose fragorosamente Gray, ruotando col corpo e scalciando una sedia lontano dal tavolo. Imprecava come un forsennato. “Dannazione! Dannazione! Una cosa del genere non doveva accadere!” ruggì ferocemente.

Il viso di Sora era diventato pallido come la morte, visibilmente pieno di panico. “COSA SIGNIFICA CHE NON RIESCI A MUOVERTI?” gridò con terrore.

“Hai delle ferite? Riesci a vedere? Riesci a muoverti? Dove ti trovi? Gli altri dove sono?” esclamò a sua volta Mikasa, osservando l’artefatto con orrore mentre iniziava a tempestare Boruto con una marea di domande. Accanto a loro, tutti gli altri erano sbiancati per lo shock, incapaci di reagire.

La voce di Boruto tardò leggermente ad arrivare. “Non posso muovermi…” spiegò debolmente. “E la mia mente… si sta annebbiando sempre più… gli altri non sono qui… e presto… il buio mi coglierà… senza che io possa… resistere…” sussurrò, sempre più debole con ogni parola che emetteva.

Mikasa, Sora e tutti gli altri ragazzi si osservarono a vicenda con orrore all’udire ciò, i loro occhi sgranati e ricolmi di terrore viscerale. Il loro Boruto stava per morire, e diventava sempre più debole con ogni secondo che passava. Sentirono la disperazione più totale cominciare a riversarsi nei loro cuori.

Gray cominciò ad imprecare con più forza di prima, preso dal panico. “Dannazione! Lo sapevo che dovevamo convincere quel dannato Eremita a portarci da lui! LO SAPEVO!”

“Datti una calmata!” esclamò seriamente Urahara, la sua espressione ed il suo tono glaciali e solenni come non mai. Con quelle parole non si rivolse solamente a lui, ma anche a tutti gli altri. “Non serve a nulla cadere nel panico.”

“Come cazzo dovremmo fare per restare calmi, Urahara?!” ruggì ancora una volta il Signore del Gelo, imbestialito.

“B-Boruto sta per m-m-morire!” piagnucolò a sua volta Kairi, versando lacrime come una bambina.

“Cosa facciamo?” ansimò disperatamente Shirou.

A loro volta, anche tutti gli altri presenti presero ad urlare e a disperarsi a gran voce in quello stesso momento, gettando all’aria urla, grida ed imprecazioni di ogni genere. La tensione, il panico e la disperazione investirono tutti quanti come un fiume in piena, assaltandoli e devastandoli come una tempesta feroce ed implacabile. Nessuno riuscì a restarsene zitto a quel punto. Nessuno… tranne Mikasa. La ragazza dai capelli neri rimase sempre in silenzio, i suoi occhi sgranati e acquosi puntati sempre e solo sull’artefatto nelle sue mani, la sua espressione vacua e il suo viso privo di sangue e di qualsiasi emozione. Rimase in quella posizione per tutto il tempo, senza muoversi, senza reagire, completamente in trance.

Fino a quando, ancora una volta, la voce di Boruto riprese a parlare.

“M-Mikasa… Mi senti?” esalò affannosamente.

La nera trasalì e si riscosse immediatamente dalle trance. Le urla e gli schiamazzi cessarono all’istante. “Ti sento, Boruto!” esalò, la sua voce spezzata. “Sono qui, tesoro! Dimmi tutto!”

Un rantolo soffocato venne emesso dal Connettore. “Ho… incontrato tuo fratello…. E-Eren Jaeger…” fece la voce fioca del Nukenin. Sembrava sempre più colma di dolore e fatica.

Mikasa sgranò gli occhi e trattenne con forza il fiato appena registrò quella frase, completamente sommersa dall’emozione e dallo stupore. Accanto a lei, Sora fece lo stesso e puntò gli occhi nei suoi. Nessuno dei presenti osò muovere un muscolo, troppo sconvolti e terrorizzati per riuscire a proferire parola.

“Ho lottato… assieme a lui…” continuò a dire affannosamente Boruto. “E sono… diventato suo amico… Io e lui… abbiamo combattuto… poco fa… contro il drago…”

Mikasa non si mosse. Il silenzio attorno a lei divenne ironicamente assordante.

“Mi ha parlato… molto di te…” la voce di Boruto non si fermava, sempre più debole. “Ha detto… che ti ha sempre… voluto bene… come una vera sorella… e che non si è mai arreso… come tu gli dicevi sempre… di fare… Quando gli dissi che… tu eri ancora viva… è scoppiato a piangere… davanti ai miei occhi…”

Non riuscì a trattenersi. Un singhiozzo soffocato sfuggi dalle labbra della ragazza. Udendo ciò, Sora le poggiò delicatamente una mano sulla spalla. Passarono quattro secondi. Quattro secondi di silenzio totale.

“Però…” riprese a dire di nuovo la voce del biondo. “Proprio oggi… lui è stato ucciso… dal drago… Eren è morto… tra le mie braccia… senza che io potessi… fare nulla…” esalò, pesante e pieno di dolore e rammarico.

Stavolta, Mikasa non reagì, continuando a puntare gli occhi sgranati sull’artefatto che pulsava di luce.

“Non sono riuscito… a proteggerlo…” confessò Boruto con rammarico. “Gli avevo promesso che ti avrebbe rivisto… che lo avrei portato nel mio mondo… per farvi rincontrare di nuovo… Ma ho fallito, Mikasa… Non sono riuscito… a mantenere fede… alle mie parole…”

La nera serrò con prepotenza i pugni e i denti. Il suo corpo tremolò pericolosamente.

La voce di Boruto era completamente spezzata a quel punto. “Perdonami…” esalò disperatamente.

Mikasa scattò improvvisamente. “Non è colpa tua!” urlò ferocemente, senza preavviso. Attorno a lei, tutti quanti la guardavano come se fosse uscita di testa. “Non osare mai più dire una cosa del genere!”

Il Connettore nelle sue mani sembrò pulsare ancora di più.

“Mio fratello non è morto a causa tua!” disse ancora una volta la giovane ragazza. “Lui è morto perché non si è arreso davanti al drago! Conoscendolo, Eren avrà voluto lottare al tuo fianco fino alla fine, incurante del pericolo e rifiutando di fuggire e di mettersi in salvo, vero?”

Non ci fu nessuna risposta.

L’espressione di Mikasa era feroce e determinata. “Mio fratello è morto per proteggere il suo mondo ed il nostro dal drago!” continuò a dire con certezza. “Ho ricevuto alcune delle sue memorie grazie al Potere dei Titani, e ho visto come sono andate le cose attraverso i suoi ricordi. Non è stata colpa tua, Boruto! Lui voleva difendere ciò che aveva a cuore, e ha scelto di lottare fino alla fine per riuscirci! Non ti permettere mai più ad assumerti colpe che non hai, chiaro?”

Per tutta risposta, un singhiozzo sommesso si udì uscire fuori dall’artefatto.

Ma Mikasa non aveva ancora finito. “Ma oltre a questo, non azzardarti neppure a pensare che tu possa morire! Mi hai capito bene?” dichiarò gelidamente la giovane, la sua voce seria e concisa e la sua espressione colma di feroce fermezza. “Non puoi mollare tutto così! Non puoi arrenderti in questo modo! Tu sei il nostro leader, il nostro amico, la nostra guida! Non puoi abbandonarci così all’improvviso! Non puoi lasciarci da soli!”

Boruto non rispose alle sue parole.

Mikasa sentì una nuova ondata di lacrime cominciare a formarsi nei suoi occhi. “Ti prego, Boruto!” lo implorò disperatamente. “Non andartene anche tu! Torna a casa! Torna qui da me! Ti prego! Non lasciarmi da sola anche tu!”

“Mikasa ha ragione!” urlò a sua volta Sora, riscuotendosi dallo stupore. Il suo viso si stava caricando di determinazione e certezza. “Boruto, tu puoi farcela! Sei il più forte di tutti, ricordi? Tu conquisterai il mondo! Non puoi permettere ad un drago di eliminarti in questo modo! Ce la puoi fare! NOI CREDIAMO IN TE!”

Attraverso il Connettore, i due giovani sentirono il Nukenin trattenere il fiato.

Gray sentì la sua determinazione cominciare a crescere a sua volta. “Coraggio boss!” urlò con forza. “Che fine ha fatto il tuo spirito combattivo?”

“Non perdere la speranza, Boruto! Sono certa che tu possa farcela! Sei il più forte di tutti!” gridò subito dopo Kairi, trattenendo le lacrime e serrando i pugni con forza.

Juvia annuì, anche se lui non poteva vederla. “Coraggio, testa quadra!” sibilò dopo di lei.  “Non vorrai farmi credere che hai davvero intenzione di morire così? Se solo provi a lasciarci le penne, giuro che appena ti trovo sarò io ad ucciderti!”

“Puoi farcela, Boruto! Ricordati chi sei e cosa hai fatto! Puoi ancora vincere! Tutti noi crediamo in te! Non mollare!” esclamò ad alta voce anche Shirou, cercando in tutti i modi di incitare il suo maestro e amico.

Non ci fu risposta alle loro incitazioni. Solo il rumore di singhiozzi sommessi e carichi di emozione.

All’udire ciò, Toneri scoppiò a ridere inspiegabilmente. “Li hai sentiti, Boruto!” disse a sua volta con fermezza. “Non arrenderti! Puoi ancora farcela! Non è finita! Fino a quando continuerai a lottare, allora la battaglia non sarà ancora persa!”

Urahara si fece largo in mezzo alla loro calca, sempre più deciso e determinato. “Coraggio, ragazzo!” esclamò a gran voce con fermezza, fissando l’artefatto coi suoi occhi ardenti di determinazione. “Rialzati e torna a casa! C’è ancora molto lavoro da fare! Non puoi mollare tutto adesso! Tutti noi saremo qui ad aspettarti, quindi datti una mossa ed uccidi quel drago! Non arrenderti! Ricordati tutto quello che hai passato fino ad oggi! Ricordati tutto quello che hai ottenuto, tutto quello che hai conquistato, tutto quello che sei riuscito a creare assieme a noi! Vuoi davvero abbandonare per sempre tutto questo? Vuoi davvero arrenderti così?”

Il Connettore nelle mani di Mikasa tremolò visibilmente. “No!” sussurrò la voce del loro leader.

La nera si portò l’artefatto vicino alle labbra con un sorriso pieno di emozione. “Tutti noi abbiamo fiducia in te!” riprese a dire lentamente, senza esitazione. “Sappiamo che puoi ancora farcela! Saremo sempre qui ad aspettarti, quindi devi assolutamente tornare a casa, Boruto! Devi vincere ad ogni costo!”

Subito dopo, improvvisamente, la piccola sfera rossa pulsò intensamente di energia, generando una luce improvvisa e scattante. Tutti e otto i presenti si scambiarono un’occhiata ricolma di determinazione, posando lo sguardo sul Connettore e inclinandosi verso di esso senza la minima esitazione. Questa era la loro ultima incitazione. Il loro tempo stava per finire.

E allora, tutti e otto i giovani gridarono a gran voce le loro ultime parole per Boruto. “NOI CREDIAMO IN TE!” urlarono tutti assieme.

E poi, senza preavviso, il Connettore si frantumò improvvisamente in mille pezzi, distruggendosi da solo ed arrestando la connessione una volta per tutte.

Era finita.

Mikasa, Sora e tutti gli altri osservarono i pezzi in frantumi con uno sguardo determinato.

Ed il silenzio più totale fu l’unico suono che si percepì nel castello per tutta quella notte.
 


02 Giugno, 0019 AIT
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco
Torre dell’Hokage
12:00

“ … e continuano ogni giorno sempre di più le rappresaglie tra la Rivoluzione e gli Shinobi. La Terra del Suono è piombata nel caos, e anche quella dei Fiumi. I Ribelli stanno iniziando a compiere stragi e razzie in ogni confine a partire da … ”

Naruto spense il televisore e si voltò per affrontare lo sguardo del suo amico. I suoi occhi guizzarono su ciascuno dei presenti – Sakura, Hinata, Kakashi, Konohamaru, Shikamaru, e persino Sumire, Himawari e Shikadai – prima di cadere di nuovo sul viso di Sasuke. Ora… Ora non poteva più mentire a sé stesso. Non sapeva più cosa fare. La Rivoluzione istigata da suo figlio stava diventando ingestibile. Di questo passo, l’intero pianeta sarebbe sprofondato nel caos della guerra. E tuttavia, Naruto non poteva più restarsene seduto pigramente in disparte, sia come Hokage che come padre. Doveva fare qualcosa. Qualcosa di drastico.

“Sei certo che funzionerà?” chiese il Settimo.

Sasuke sorrise. “Questo dipende interamente da te,” rispose, serio e conciso.

Naruto si accigliò, tornando alla trasmissione, dove ora veniva mostrata una serie di campi di battaglia oscuri e macabri pieni di cadaveri. I Ribelli avevano dato inizio alle razzie e agli assalti. Il numero delle vittime stava aumentando vertiginosamente, le perdite umane ed economiche incalcolabili.

Doveva fare qualcosa.

Il Settimo Hokage serrò i pugni. “Fallo,” ordinò.
 
 







 

Note dell’autore!!!

Ecco a voi, gente. Penultimo capitolo!!! Spero vi sia piaciuto, anche se è molto semplice. Abbiamo finalmente visto l’ultimo contatto che Boruto ha avuto con la sua famiglia, anche se dalla prospettiva opposta rispetto a quella della storia precedente. Che dire… sappiamo tutti come andrà a finire, quindi è inutile perdere tempo in chiacchiere. L’esito della Battaglia di Eldia è già stato narrato.

Il prossimo capitolo sarà l’ultimo di questa seconda parte della serie. Uscirà a breve, ve lo assicuro. Spero che possiate apprezzare la conclusione. Ci sono voluti 90 lunghissimi capitoli, ma alla fine ci siamo quasi.

Vi invito, come sempre, a leggere e commentare. Grazie mille in anticipo a tutti. A presto!
   
 
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