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Autore: Manny_chan    28/07/2009    7 recensioni
La guerra è finita, da quasi due anni la comunità magica sembra finalmente sentirsi al sicuro.
Forse merito anche del nuovo Ministro della magia e delle sue leggi estremamente poco tolleranti verso le idee di Voldemort e i Mangiamorte ancora in vita.
E' proprio una di queste leggi a dividere Harry, da sempre convinto che le posizioni del nuovo Ministro siano troppo drastiche, e Ron.
Per il fulvo, che lavora a stretto contatto con le vittime di quegli anni di terrore, sono addirittura poco severe.
Ma qualcosa portebbe fargli cambiare presto idea...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Ron/Draco
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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7.
Harry si sforzò di ingoiare quel che stava masticando anche se il primo istinto era stato quello di sputacchiare tutto. “Malfoy?” Rantolò con un verso strozzato allungando la mano per recuperare un bicchiere d’acqua.
Ron si alzò da tavola per battergli una mano sulla schiena. “Si… lo so che è stato impulsivo, ma cercare di suicidarsi con l’arrosto mi sembra eccessivo”, commentò.
Harry gli rifilò un occhiataccia che parlava da sola. “E quando dovrebbe avvenire questa invasione di casa?” Il sarcasmo era talmente palpabile che si sarebbe potuto tagliare con un coltello.
“Qualche giorno, più o meno.”
“E da quanto lo sapevi?”
Ron tornò a sedersi. “Un paio di settimane”, sospirò.
“E me lo dici solo ora?” A Harry aveva bisogno come minimo di una settimana per metabolizzare la situazione, non di qualche giorno! Sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia. Avere Draco Malfy come co-inquilino, anche se temporaneo, non lo faceva certo sentire a suo agio.
“Su Harry, vedrai che non è poi così male. Anche io mi sono dovuto ricredere sul lavorare con lui è un’altra persona adesso.”
Il moro inarcò un sopracciglio appoggiando le mani al tavolo e sporgendosi verso di lui; un sorrisino malizioso gli apparve sulle labbra. “Non dirmelo…” Era quasi divertente. “Non dirmi che ti stai interessando a lui…”
Ron in un primo momento non colse, poi il suo viso assunse la stessa colorazione dei suoi capelli. “Ma… Non… Non dire baggianate”, brontolò incrociando le braccia mentre l’altro scoppiava a ridere.
“Oh, e invece mi sembra proprio che sia così! Oh, Merlino, cose dall’altro mondo…” Harry  si nascose il viso tra le mani continuando a sghignazzare senza ritegno.
Ron  si alzò da tavola recuperando il suo piatto e sparendo in cucina borbottando qualcosa di incomprensibile. Si mise a trafficare per dissimulare l’imbarazzo. Anche perché, doveva ammetterlo, Harry ci aveva preso. Era difficile non trovarlo attraente, nonostante il caratterino.
Dopo circa dieci minuti Harry fece capolino in cucina. “Ron, non ti sarai offeso, vero?”
“No, tranquillo. Imbarazzato a morte forse, ma offeso no.”
“E’ solo che a dirlo così rasenta l’assurdo”, si giustificò Harry, avvicinandosi. “Ho capito che è un’altra persona ora, ma non riesco comunque a immaginarmi la cosa. Tu e Malfoy…”
“Draco”, lo interruppe Ron. “Niente cognomi, abituati a chiamarlo Draco. Ricordati che lui non ricorda nulla e non deve insospettirsi”, lo avvertì.
Harry annuì; fece per aggiungere qualcosa quando Hermione si materializzò in cucina con un’aria decisamente corrucciata. “C’e n’è stato un altro”, annunciò, esibendo una copia della gazzetta del profeta. “E con questo fanno sei negli ultimi due mesi”, disse lanciando a Harry un’occhiata eloquente.
“Un altro omicidio?” Ron lasciò perdere i piatti e  le prese il giornale di mano.
Harry corrugò la fronte avvicinandosi. “Pancratius Crabble”, lesse. “Lo conosco di vista, era sempre al ministero. Era uno dei sostenitori di Voldemort mai incriminati. O meglio, un altro”, disse corrucciandosi. “Devo parlarne con il ministro, qui non si tratta più di una coincidenza…”
“Eh già”, gli fece eco Hermione. “Cinque presunti sostenitori di Voldemort e un mangiamorte latitante uccisi nel giro di due mesi non sono più una coincidenza.”
“Mi dite dov’è il problema?” Ron posò il giornale sul tavolo. “Qualcuno sta facendo piazza pulita di quel che resta dei sostenitori di Voi-Sapete-Chi. E allora? Non è forse quel che meritano?”
“Non stiamo parlando di assassini, a parte il primo della serie, ma di gente che si è unita alle sue file per codardia o paura di ritorsioni verso i propri cari. Ecco dov’è il problema. Tu stesso hai a che fare con uno di loro, pensavo che avessi cambiato idea al riguardo.”
Ron socchiuse gli occhi. “E’ diverso…”
“Diverso? Ron, Draco ha molte più colpe di quante ne avessero le ultime cinque vittime messe assieme, non è affatto diverso”, tagliò corto Harry. “Il ministro è irraggiungibile in questi giorni, dovrò organizzare gli Auror da solo”, sospirò poi.
“Si be, fammi sapere, io vado al lavoro”, brontolò Ron, ingoiando a fatica il fatto di essere stato messo a tacere prima, si smaterializzò borbottando un saluto. Si materializzò poco dopo in uno dei corridoi del San Mungo; non fece però in tempo a fare un passo che venne raggiunto dalla voce della capo sala.
“Meno male che è arrivato”, disse la donna raggiungendolo. “Sembra essere l’unico capace di far ragionare quella testaccia dura del suo paziente.” Gli mise in mano una cartellina con delle annotazioni. “Con un bambino mi sembra di avere a che fare”, aggiunse allontanandosi.
Ron sorrise, scuotendo la testa ed entrando nella stanza. “Stai ancora facendo impazzire le infermiere?”
Draco, che stava guardando fuori dalla finestra, si voltò. “Io non faccio impazzire nessuno… Sono loro che sono nevrotiche”, esclamò, avvicinandosi . “Non ce la faccio più. Sul serio”, aggiunse poi stancamente.
Ron aggrottò la fronte. “Hai avuto ancora capogiri?” Si informò. Non aveva una bella cera in effetti, erano giorni ormai che soffriva di svenimenti, sensazioni di soffocamento e capogiri senza motivi apparenti.
“Stamattina, una volta”, riferì Draco scrollando le spalle. “E’ questo posto, mi soffoca. Sembra una prigione…” Era tutto così bianco e monotono lì dentro…
“In effetti quando usciamo mi sembri stare meglio”, convenne Ron. Riprendeva colore, respirava meglio ed era visibilmente più rilassato. Probabilmente il soggiorno ad Azkaban gli aveva lasciato, sebbene non avesse ricordo, una leggera claustrofobia. “Be, gioisci, tra due o tre giorni al massimo potrai uscire, ho già avvisato il mio coinquilino.”
Draco rilassò percettibilmente le spalle a quella notizia. “Era ora, pensavo che avessi cambiato idea”, mormorò sollevato.
“A grazie, bella fiducia”, ribatté Ron lanciandogli un’occhiataccia. Si vece però preoccupato quando lo vide impallidire di colpo. “Stai male?”
 “Mi gira la testa”, mormorò il biondino in risposta, aggrappandosi al suo camice, la voce era sofferente e spezzata.
Ron aveva già assistito ad uno di quegli episodi e sapeva di quanto fossero violenti. Strinse le braccia attorno alla vita di Draco proprio nel momento in cui le sue gambe cedevano ed il biondino si accasciava contro di lui. Fortunatamente, al contrario di Draco che era rimasto esile e non si era alzato troppo, lui era cresciuto di diversi centimetri, facendosi più robusto. Non fu quindi un problema sollevarlo da terra ed appoggiarlo sul letto.
Draco socchiuse gli occhi per guardarlo. “Grazie”, soffiò piano, prima di richiuderli. Era un’ulteriore sofferenza il tenerli aperti.
A Ron sembrò immensamente fragile in quel momento. Andò ad aprire la finestra prima di tornare accanto al letto; allungò un braccio per scostargli alcune ciocche di capelli dal viso. Nel farlo gli sfiorò la fronte; indugiò sulla pelle fredda e imperlata di sudore per qualche secondo prima di ritrarre la mano. “Meglio?” Si informò, notando che iniziava a riprendere colore.
Draco sospirò lievemente. “Si, la cosa buona è che durano poco” constatò aprendo gli occhi e guardandolo. Tremendamente vicino; tremendamente preoccupato. Fu quasi istintivo l’allungare la mano e stringere tra le dita la stoffa del suo camice per tirarlo verso di sé. Socchiuse gli occhi appoggiando le labbra screpolate a quelle morbide del fulvo, sospirando lievemente.
Ron strinse  le lenzuola a cui era appoggiato tra le dita, preso alla sprovvista. C’era una parte di lui che si era abbandonata completamente a quel bacio, una che si chiedeva che cosa stesse combinando ed un’altra ancora che trovava la cosa divertente. Lui. Con Draco. Draco Malfoy che prendeva l’iniziativa per baciare lui. Un Wesley. Ah! La cosa rasentava l’assurdo. Ora riusciva a capire cosa ci trovasse Harry da ridere tanto quella mattina. Non riuscì a nascondere un sorriso divertito.
Draco percepì quell’incurvarsi di labbra contro le sue e si staccò bruscamente, allontanandolo. “Lo trovi divertente?” La sua voce era diventata fredda, aspra, lo stesso tono che usava a Hogwarts.
Ma quella volta aveva un nota ferita in sottofondo. Si sentiva umiliato ad un livello insopportabile; sarebbe volentieri scappato via se solo fosse stato in grado di reggersi in piedi. Non potendo fare altro voltò la testa di lato, sfuggendo al suo sguardo.
Ron scosse la testa, sospirando. “Adesso non fare l’offeso”, disse, sedendosi sul bordo del letto ed allungando una mano per prendere un bicchiere d’acqua che stava appoggiato sul comodino.
“Non fare l’offeso? Ti stavi trattenendo per non scoppiarmi a ridere in faccia e non dovrei offendermi?”
“Mi hai preso alla sprovvista, tutto qui… Se riesci a metterti seduto ti aiuto a bere.”
Draco tornò a guardarlo, fulminandolo con un’occhiataccia. “Come cambi argomento tu…” Sospirò mettendosi a sedere, non senza fatica, poi si appoggiò ai cuscini che Ron gli aveva sistemato dietro la schiena e chiuse gli occhi, colto da una leggera vertigine. “Spiegami almeno che cosa ci hai trovato di così divertente”, sospirò.
Ron gli avvicinò il bicchiere alle labbra. “Nulla, davvero”, mentì. Certe cose non poteva certo rivelargliele. “Mi sfugge il motivo, quello sì. Non mi sembra che possiamo vantare una conoscenza così approfondita da giustificare un gesto simile.” Stava prendendo le distanze.
Draco gli prese il bicchiere dalle mani, per bere da solo. “Lo so. E non ricordo se fosse abituale per me essere così impulsivo… Ecco, è quello il punto, non ricordo. Ora come ora tu sei l’unico punto fermo nella mia vita; il resto è vuoto. Non ho amici, non ho parenti per quel che ricordo…” La sua voce si incrinò lievemente; abbassò le mani in grembo, stringendo il bicchiere.
Fu quell’immagine a far svanire completamente il ricordo che Ron aveva di lui prima di ritrovarselo nel suo studio. Allungò una mano per appoggiarla sulle sue. “Draco…” Esitò solo un attimo, solo il tempo necessario per il biondino di sollevare lo sguardo per rivelare quanto fossero colmi di angoscia quei meravigliosi occhi grigio-azzurri, prima di riprendere da dove si erano interrotti.
Draco ansimò lievemente, colto alla sprovvista; allungò poi le braccia per appoggiare le mani sulle spalle del fulvo. Ci mise ben poco a ritrovare la grinta.
Ron sorrise nel sentirlo cercare di imporsi in quel bacio che si era fatto meno casto. Gli appoggiò una mano alla schiena, tirandolo verso di sé, mentre andava ad intrecciare le dita dell’altra tra i capelli biondi.
Alla fine Draco si dovette allontanare per riprendere fiato. Sogghignò, un sogghigno che a Ron ricordò tanto il Draco pre-amnesia, “Spero solo che il tuo co-inquilino non sia tipo da scandalizzarsi”, soffiò, prima di riprendere a baciarlo…

   
 
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