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Autore: satakyoya    25/08/2019    1 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La mattina dopo mi svegliai presto e mi trovai in su e con le braccia e le gambe distanti l’una dall’altra. Sentii qualcosa di pesante appoggiato al mio petto e qualcos’altro che mi soffiava in un orecchio. All’inzio mi spaventai perché non sapevo che cosa potesse essere, ma girai la testa e notai che era Aki. Era messo con il corpo girato verso di me. sul petto avevo il suo braccio sinistro che mi stringeva e mi spingeva verso di lui.
Lo guardai in viso e notai come lui stesse dormendo e come lui era così rilassato. Alzai leggermente la schiena, mi misi da un lato appoggiando il corpo sul gomito e lo guardai mentre dormiva.
‘Sembra così carino e rilassato quando dorme… Mi piacerebbe tanto sapere che cosa sta sognando in questo momento. Aspetta , e se stesse sognando di me?” pensai io finendo per diventare tutta rossa.
Guardai per la stanza e vidi soltanto Shinren che dormiva. Non mi preoccupava il fatto che potevo essere vista perché lei dormiva dandomi le spalle. Scossi la testa per un attimo e tornai a guardare Aki che aveva un viso così sereno.
‘Non è possibile che lui possa sognare di me. Però a guardarlo meglio sembra davvero carino…’ pensai io.
Mi avvicinai lentamente a lui per guardarlo meglio quando lui aprì gli occhi e mi vide.
“Volevi baciarmi?” chiese lui.
Io mi immobilizzai per un attimo, mi allontanai per una ventina di centimetri da dove mi trovavo diventando tutta rossa in faccia.
“N-n-n-no! Ma che ti è saltato in mente!” esclamai io.
“Peccato perché lo avrei accettato volentieri.” Disse lui sorridendo.
Io rimasi scioccata da ciò che aveva detto e diventai più rossa di prima.
“Tranquilla Iris, stavo scherzando.” Disse lui sorridendo e sedendosi.
Nella stanza entrò la madre di Shinren che vedendoci svegli ci disse  di andare a mangiare.
“Oh, buongiorno ragazzi. Prego, venite di qua che ho preparato la colazione e vorrei parlarvi.” Disse lei.
Io e Aki ci alzammo in piedi e, seguendola, andammo nella stanza a fianco. Al centro della stanza c’era il tavolino che avevamo usato ieri per mangiare con sopra una ciotola di riso, tre onigiri su un piatto più piccolo per ognuno di noi e delle bacchette di legno a destra.
Noi due ci sedemmo esattamente dove eravamo ieri sera mentre lei si era messa davanti a noi, ovvero dove Urushi si trovava ieri sera. Urushi entrò nella stanza e si sedette a fianco a me.
“Buongiorno Urushi.” Dissi io.
“Buongiorno.” Mi rispose lui.
“Allora, di cosa ci voleva parlare?” chiese Aki.
Lei inchinò la testa in avanti e disse: “vorrei scusarmi di nuovo con voi per ciò che ha detto ieri Shinren. Io l’avevo capito non appena vi ho visto ieri sera che non potevate essere la sua maestra anche se le assomigliate moltissimo.”
“Non si preoccupi, può capitare a tutti di sbagliare e scambiare una persona per qualcuno che si conosce. Vero Aki?” dissi io all’inizio un po’ imbarazzata.
“Sì si.” Rispose lui.
“Ma perché pensava fossi Yuuki? Le è successo qualcosa?” chiesi io incuriosita.
Volevo sapere di più di Yuuki, chi fosse lei. Soprattutto volevo tanto sapere se potevo fare qualcosa per lei, per Shinren e per gli altri bambini di questo villaggio.
“Yuuki era l’insegnante di Shinren e degli altri bambini della sua età di questo villaggio.” Disse lei.
“Era?” chiesi io.
Lei guardò in basso, mise in bocca un po’ di riso e disse: “Yuuki aveva vent’anni e da alcuni anni si prendeva cura dei bambini insegnando loro a scrivere. Però alcuni giorni fa lei se ne andò via dicendo solo che partiva per cercare delle persone e che sarebbe tornata presto. Ma dal giorno della sua parenza lei non tornò mai. I bambini da allora hanno smesso di imparare, giocano tra di loro e aspettano con ansia il ritorno di Yuuki.”
“Perché hanno smesso di imparare a scrivere?” chiese Aki.
“Ho provato a chiederlo a Shinren e a dei suoi amici, ma loro mi hanno detto che non vogliono farlo se non è lei ad insegnare.” Disse lei.
Ci fu un minuto di silenzio tra di noi. In quel minuto pensai a ciò che lei aveva appena detto e a ciò che Yuuki aveva fatto. Come le era venuto in mente di andare via e lasciare questi bambini da soli? E perché lo ha fatto? Domande che io no sapevo rispondere e che mi sentivo un po’ in imbarazzo a chiedere.
Provai a mettermi nei suoi panni, se fossi stata io non me ne sarei andata lasciando da soli dei bambini. Poi mi venne in mente una cosa che mi aveva incuriosito sin da quando ero entrata in questa casa.
“Scusa se lo chiedo, ma dove si trova il papà di Shinren? Non l’ho mai visto…” dissi io.
Lei fece un’espressione triste e mise in bocca un po’ di riso. Guardandola capii che forse avevo fatto una domanda che non dovevo fare.
“Scusa se ho fatto una domanda che non dovevo dare.” Dissi io.
“Ah no, non è un problema. Lui è morto l’anno scorso. La sua scomparsa ha sconvolto e spaventato sia me che Shinren e quando Yuuki se n’è andata, pensai che era uno shock per lei perdere due persone  nel giro di un anno. Io impiegai un paio di mesi prima di riprendermi del tutto. Per Shinren invece non fu così perché, dopo qualche settimana e pur aspettando Yuuki, lei continua a pensare che ci siano tantissime cose che la aspettano in futuro.” Disse la signora.
Rimanemmo tutti in silenzio e non appena lei finì di parlare, una luce del sole entrò dalla finestra che c’era alle mie spalle. Notai che né io né Aki avevamo toccato il riso o gli onigiri che avevamo davanti.
“Oh, è già mattina. Aspetta, ma per quanto abbiamo parlato?” chiesi io.
“Un paio d’ore credo…” Disse Aki.
“Ehm… so che è una richiesta che forse non dovrei farvi, ma vi andrebbe di restare qui con noi a pranzo?” chiese lei.
“Beh, in realtà noi stavamo pensando di andare via. Non vorremmo disturbarvi più di quello che avete già fatto.” Dissi io.
In quel momento corse verso di me Shinren, mi abbracciò forte e disse: “non andare via! Non andare via!”
Io non sapevo cosa fare e come reagire a ciò che lei aveva detto. non sapevo nemmeno cosa risponderle dato che non mi aspettavo un suo abbraccio. Mi sentivo anche un po’ in imbarazzo.
“Shinren, per favore, calmati. non se ne vanno via, resteranno con noi ancora per un po’.” Disse la madre di Shinren.
Lei si staccò da me e si avvicinò alla porta.
“Non andare troppo lontano che a breve pranziamo.” Disse la madre.
La bimba non la ascoltò e aprì la porta per poi andarsene via. Il tutto senza dire nulla.
“Mi dispiace per come lei ha reagito. Le parlerò io più tardi e la cercherò di convincerla della situazione.” Disse la donna.
“Nessun problema. Piuttosto, c’è qualcosa che possiamo fare per farvi stare meglio?” chiesi io.
“Sfortunatamente nulla in particolare. Anche perché non credo che siate in grado di portare in vita mio marito o portare indietro Yuuki.” Disse lei.
“Quello non possiamo farlo, ma se possiamo fare qualcos’altro, qualsiasi altra cosa per aiutarvi, non esitate a chiederlo.” Dissi io.
“Beh, una cosa ci sarebbe.” Disse lei.
“Che cosa? Che cosa?” chiese Aki.
Si spostò in un mobile appoggiato a un angolo della stanza, aprì un cassetto molto lungo e si sentì il rumore di monete. Vidi il braccio muoversi da una parte all’altra per due o tre volte, poi si chiuse il cassetto e si girò verso di noi.
Io, Aki e Urushi ci alzammo in piedi e notammo che la sua mano destra era piena di monete. Le stesse monete che io e Aki le avevamo dato ieri sera. Prese le mie mani, le mise vicine e ci mise sopra tutto quello che aveva nella sua mano. Subito non mi fu molto chiaro il perché lo avesse fatto, ma quello che disse dopo mi aiutò a capire.
“Ecco, prendete questi. Quello che vi chiedo di fare è di andare a comprare del riso e della frutta nel negozio qui vicino.” Disse lei.
Ci disse la strada gesticolando con le mani: dovevo uscire di casa, girare a destra, andare dritto finché non mi trovavo sulla sinistra una stradina piccola tra due case e dovevo percorrerla finché non arrivavo davanti a una più grande. Lì dovevo girare di nuovo a destra e camminando per una decina di passi, mi sarei trovata a destra a destra una bancarella come quella che aveva Shinren ieri, solo che quella vendeva da mangiare.
“Okay, allora seguiremo ciò che hai detto. Torneremo presto.” dissi io.
“Grazie.” Ci disse lei tutta contenta.
“Iris, Urushi, voi andate pure. Io devo fare una cosa e poi vi raggiungo.” Disse Aki.
“Eh? che cosa devi fare?” chiesi io.
“A-al momento non posso dirtelo. Incamminatevi pure che io vi raggiungo tra poco.” Disse Aki.
“Oh… okay. Andiamo Urushi.” Dissi io.
Uscii dalla porta, girai a destra e feci solo qualche passo quando percepii una presenza dietro di me che mi seguiva. Feci finta di nulla e continuai a camminare. Eppure dopo alcuni passi la presenza dietro di me diventò più forte.
Mi fermai di scatto e mi girai per vedere chi mi stava seguendo, ma non notai nessuno a parte una strana figura nascosta dietro l’angolo di una casa. Era una sagoma nera, ma era troppo lontano per capire di chi si poteva trattare. Cercai di non dargli importanza e ripresi a camminare con un passo più veloce di prima. Percorsi alcuni metri, girai la testa per vedere la sagoma e la vidi spostarsi di casa in casa mantenendo però la stessa distanza. Continuai a camminare velocemente finché alla mia sinistra non vidi una piccola strada. Mi fermai, guardai per un attimo all’indietro, vidi la sagoma nera spostarsi da un casa e avvicinarsi a noi. Questo mi spaventò così presi il polso di Urushi e ci incamminammo per una stradina.
Percorsi tutta la strada camminando velocemente e senza mai guardare indietro finché non arrivai in una strada più grande. Mi guardai intorno e vidi una sagoma molto in lontananza. Feci un respiro profondo, mi rilassai e iniziai a camminare insieme ad Urushi. Dentro la mente contai dieci passi e vidi alla mia destra una bancarella con un uomo di mezza età dall’altra parte di un lungo tavolo in legno. Metà del tavolo era occupato da frutta di diverso tipo, mentre dall’altra parte c’erano sia frutta sia verdura. Distesi per terra invece c’erano diversi sacchi di riso molto grandi.
Ci avvicinammo al tavolo e parlammo con l’uomo.
“Signore, mi scusi, vorremmo un po’ di frutta e del riso.” Dissi io.
“Oh, delle facce nuove in questo villaggio. Ditemi, siete di qui? Dove abitate?” chiese il signore.
“No, non siamo di qui. veniamo da lontano, ma al momento siamo a casa di Shinren e di sua madre.” Dissi io.
“Ah, la piccola Shinren! Una bambina adorabile e sempre di buon umore.” Disse lui mettendo le mani nei fianchi e scuotendo la testa dall’alto al basso. Poi continuò: “Anche sua madre è fantastica, ma io preferisco la piccola Shinren. Allora, cosa vi serve?”
“Come ho detto prima, vorremmo un po’ di frutta e del riso.” Dissi io.
“Che tipo di frutta volete? Io ne ho di diversi tipi.” Chiese lui.
Io guardai per un po’ Urushi dato che né io né lui avevamo idea che frutta volesse la madre di Shinren.
“Dalle vostre facce capisco che non ne avete idea. Beh, conoscendo Shinren e sua madre vi darò ciò che di solito loro pretendono e preferiscono.” Disse il signore.
L’uomo prese un pezzo di tessuto quadrato e iniziò a riempirlo con diversi tipi di frutta di diversa dimensione. Alcuni di quelli sul tavolo li avevo già visti quando lavoravo nel castello di padron Hiroshi, ma non ne conoscevo i nomi. Ci impiegò pochissimo a riempire il tessuto, lo chiuse tenendo gli angoli e formando una borsa e ce lo allungò.
“Ecco a voi, ci ho messo solo quello che piace a loro.” disse lui.
“Grazie. Ma cosa c’è dentro?” chiesi io prendendo in mano la borsa che aveva fatto.
“Ci sono pesche, prugne, mele e fragole bianche. E qu c’è il sacco di riso.” Disse lui.
“Oh grazie.” Dissi io.
Mentre io tenevo in mano ciò che il signore aveva dato, Urushi prese uno dei sacchi che erano per terra e lo mise su una spalla. Mi girai e mi guardai intorno per vedere se c’era quella sagoma che prima ci seguiva. Infatti c’era, ma era molto lontana e non si era avvicinata a noi.
“Andiamo Urushi.” Dissi io iniziando a camminare alla mia sinistra.
Lui non disse nulla e mi seguì. Percorremmo gli stessi dieci passi di prima, girammo a sinistra e andammo sempre dritto. Tornammo così sulla stessa strada da cui eravamo partiti e proprio in quel momento ci fermammo. Davanti a noi c’era Aki che ci stava aspettando.
“Oh, ecco dov’eravate. Finalmente vi ho trovati. Iris, che cos’hai in mano?” disse Aki.
“Questa è una borsa con dentro…” dissi io.
“Una borsa eh? Sembra pesante… lascia che la porti io.” disse Aki allungando le braccia e prendendo ciò che tenevo tra le mani.
“Ah… attento a come li metti.” Dissi io.
“Tranquilla ci starò molto attento.” Disse Aki.
Camminai fino ad arrivare a casa di Shinren insieme agli altri e guardai Aki che aveva un sorriso stampato in faccia. Sembrava molto felice.
Mi guardai intorno una volta mentre camminavo e una volta quando ero davanti alla porta con la paura di vedere quella figura nera che mi seguiva. Non vidi nessuno né a destra né a sinistra e questo mi tranquillizzò.
“Iris, che cosa c’è? Perché ti guardi intorno?” chiese Aki.
“No… non è nulla.” Dissi io.
Entrammo in casa e subito ci corse incontro Shinren che subito si attaccò a me abbracciandomi forte.
“Maestra Yuuki! Maestra Yuuki!” disse Shinren tutta contenta.
Aki si inchinò e le disse: “Senti piccolina, fatti entrare in quella testolina che lei non è la tua maestra. Lei si chiama Iris, non Yuuki.”
Lei come risposta gli fece la linguaccia e lui ne rimase scioccato. Io invece mi misi a ridere della situazione finché non arrivò la madre con indosso un grembiule dai fianchi fino alle ginocchia.
“Siete arrivati al momento giusto. Sto finendo di preparare gli onigiri per tutti, ma se volete potete intanto sedervi. Mi ci vorrà un attimo.” Disse lei.
Aki mi diede la borsa che teneva tra le mani, poi io e Urushi portammo ciò che tenevamo in cucina. Appoggiammo tutto su un tavolo e ci spostammo nella stanza a fianco dove Aki era già seduto, pronto a mangiare. Facemmo giusto in tempo a sederci che la madre di Shinren portò prima le ciotole di riso per tutti, poi i piattini con sopra gli onigiri. C’erano le stesse quantità di cibo che lei ci aveva dato stamattina.
Una volta che tutti eravamo seduti, unimmo le mani e in coro dicemmo: “Buon appetito.”
Poi iniziammo a mangiare. Mangiai con calma il mio riso e quando io finii vidi Aki a fianco a me che aveva già finito tutto. Mi era rimasto un po’ di riso nella ciotola, avvicinai le bacchette e iniziai a raccoglierle, ma vidi delle altre bacchette passarmi davanti. Guardai da dove provenivano: era Aki a fianco a me che, avendo finito tutto, cercava di prendere e mangiare i miei onigiri. Aveva gli occhi fissi sul piatto, la mano con le bacchette stesa in avanti e la punta della lingua fuori dalla bocca. Sembrava affamato.
Non feci in tempo ad intervenire che lui si era già preso un onigiri e se lo era avvicinato alla bocca lo mangiò con un’espressione molto soddisfatta.
“Aki, me ne hai preso uno! Non è giusto!” dissi io.
“Tu non lo stai mangiando.” Disse lui a bocca piena.
“Lo avrei fatto tra poco…” dissi io. poi sbuffai e dissi: “Vabbè dato che lo hai già mangiato te lo concedo. Ma solo quello!”
Lui come risposta annuì muovendo la testa dall’alto al basso e tenendo chiusi gli occhi.
Mentre io mangiai gli altro due onigiri rimasti, Urushi finì di mangiare che aveva senza dire una parola. Non appena finito vidi Shinren alzarsi in piedi e spostarsi nella stanza accanto.
Pensai di cogliere l’occasione per andare via senza che lei se ne accorgesse e per questo guardai Aki cercando di trasmettergli la mia intenzione. Lui capì subito e mi fece cenno di sì con la testa.
“Mi dispiace doverlo fare ma è il momento per noi di andare via.” Dissi io alzandomi in piedi.
“Capisco. È un vero peccato che non possiate restare con noi, ma vi auguro buona fortuna e buon viaggio, ovunque voi state andando. Lasciate che vi accompagno alla porta.” disse la signora.
“Certo.” Disse Aki.
Aki si mise sulle spalle arco e frecce e su un fianco la spada e in pochi passi ci ritrovammo davanti alla porta. La aprì e uscimmo restando ancora per un po’ a parlare la signora.
“La ringrazio per tutto ciò che lei ha fatto e… beh, mi dispiace non essere la maestra che Shinren aspettava. ” Dissi io.
“Tranquilla, ci vorrà un po’ di tempo ma lo capirà. Ah, per uscire da questo villaggio dovete andare sempre dritto.” Disse lei.
“Grazie.” Disse Aki.
Tutti e tre ci inchinammo in avanti per un paio di secondi, rialzammo la schiena e girandoci a sinistra iniziammo a camminare. Dopo circa 5 minuti uscimmo dal villaggio e ci addentrammo tra gli alberi che c’erano davanti a noi. Camminammo senza dire una parola per diverso tempo, anche se la mia mente stava pensando ad altro.
Da quando eravamo partiti in certi momenti mi girai indietro per vedere se eravamo seguiti da qualcuno, ma più ci allontanammo dal villaggio e più riuscii a rilassarmi perché non c’era nessuno. Pensai anche a Shinren e al suo stato d’animo. A come lei si sentiva nell’aver perso sia il suo papà sia la sua maestra in poco tempo. anche se lei era sempre di buon umore, l’assenza nel suo cuoricino e l’importanza che avevano quelle persone per lei rimarrà sempre.
“Ehi Iris.” Disse Aki.
Io, assorta nei miei pensieri, non gli risposi. Lui mi toccò con una mano la spalla destra per due o tre volte.
“Eh? Cos’è stato?” Chiesi io guardandomi intorno.
“Tranquilla, sono stato io.” disse lui.
“Cosa c’è?” chiesi io.
“A cosa stai pensando?” chiese lui.
“Nulla, perché?” chiesi io.
“Non ci credo. Sembravi così tanto concentrata nei tuoi pensieri che mi chiedo che cosa stavi pensando.” Disse Aki.
“Beh sì, in realtà stavo pensando a qualcosa. Pensavo a come si era sentita Shinren quando aveva perso suo padre. Anche se è passato del tempo, lei doveva essersi sentita molto triste e sola.” Dissi io.
“Sola? Non è possibile perché ha sua madre vicino a lei.”
“È vero, ma io non intendevo in quel senso. Volevo dire che aveva provato una sensazione di vuoto o di mancanza di una persona importante.” Dissi io fermandomi di scatto.
“Uao, che parole profonde.” Disse Aki.
“Guarda che sono seria.” Dissi io.
Lui mise una mano sopra la mia testa, la mosse per un po’ e, sorridendo, mi disse: “Tranquilla lo avevo capito.”
Poi tolse la sua mano dalla mia testa e riprendemmo a camminare.
“Aki, ciò che ho detto prima su Shinren, beh… vale lo stesso per sua madre. Sai, stamattina mi sembrava triste. Forse era per ciò che abbiamo parlato prima di partire o forse a causa di ciò che lei ci ha detto…” disse io.
“Ti stai preoccupando troppo. Ho visto anche io che lei era triste, ma non può essere per quello che lei ci ha detto. Voglio dire, l’idea di parlarcene è stata sua.” Disse Aki.
“È a causa della solitudine che ha provato.” Disse Urushi.
Io non risposi e continuai a camminare pensando ancora per qualche minuto a Shinren e sua madre, poi mi venne da pensare alla strana sagoma nera che avevo visto stamattina. Quella cosa mi aveva seguito e non ne capivo il motivo. Per diverse volte, da quando eravamo partiti, guardai indietro per vedere se ancora mi seguiva, ma per fortuna non vidi mai nessuno.
“Iris che cos’hai? Perché guardi indietro? Hai perso qualcosa?” disse Aki fermando tutti.
“Fa così da quando siamo andati a prendere il cibo per la signora.” Disse Urushi.
“EH? Ma cosa pensate entrambi! Guardate che non è nulla di cui preoccuparsi.” Dissi io cercando di non parlarne.
“Non è vero.” disse Urushi.
Io mi spaventai un attimo temendo che Urushi lo dicesse, mentre Aki si avvicinò alla mia faccia con espressione molto curiosa e sospetta. Mentre lui si avvicinava, io diventai tutta rossa e feci molta fatica a resistere nel non dirlo.
Ma dopo una decina di secondi mi arresi e, dopo un respiro molto profondo, glielo dissi.
“E va bene, te lo dico. Mentre stamattina siamo andati a comprare delle cose per la madre di Shinren, ho sentito una strana sensazione dietro di me. mi sono girata e ho visto una strana figura nera. Non ho idea di chi sia, ma di sicuro mi sono spaventata molto e ho fatto tutto più veloce che potevo.” Dissi io.
“Nera?” chiese Aki.
“Sì.” Risposi io.
“Non è che per caso è qualcuno dell’Organizzazione Hana?” chiese Aki.
Quelle parole stupirono tutti e tre. Io e Aki sentimmo dentro di noi che era scattato qualcosa. Un qualcosa che non era mai successo prima e che era difficile da spiegare. Non avevo però idea di cosa poteva essere.
“Ma che cosa ci faceva una persona dell’Organizzazione Hana qui? E come poteva sapere dove ci trovavamo?” chiesi io.
“Non ne ho idea… è veramente strano…” disse Aki.
Era la prima volta che vedevo uno dell’Organizzazione così da vicino. Questo mi sconvolse e mi fece pensare molto. Passai il resto del pomeriggio a pensarci su, ma sfortunatamente non riuscivo a rispondere a diverse domande. Non capivo a capire che cosa potessero volere da noi quelli dell’Organizzazione. D’altra parte, siamo tre persone semplici e povere che non avevano mai fatto del male a nessuno. Avevamo sempre aiutato gli altri e non fatto del male. per questo non riuscivo a capire.
Verso sera, quando il sole stava calando ed io ero ancora intenta a pensare, andai improvvisamente a sbattere contro la schiena di Aki. alzai lo sguardo per capire perché sci eravamo fermati e vidi lo sguardo di Aki e Urushi fisso davanti a loro. ciò che fissavano era un grande campo a pochi passi da noi.
“Che cos’è? E dove ci troviamo?” chiesi io.
“Non lo so… ma di sicuro questo posto mi piace!” disse Aki sorridendo.
Non avevo idea di cosa ci stessero coltivando, ma era un campo molto, molto grande. Ci camminammo in mezzo e tutto intorno a me c’era una enorme distesa di giallo che da terra arrivava a metà delle cosce.
Per me, che non avevo mai visto nella mia vita un luogo del genere, trovai tutto bellissimo e mi sentii molto felice. Talmente felice che mi misi a correre per alcuni metri davanti a me per poi girare intorno e sorridere.
“Ehi, guarda che stai lasciando il segno dove passi!” disse Aki. Ma ero troppo lontana per riuscire a sentirlo bene.
“Eh? Che cosa hai detto?” Chiesi io.
Aki e Urushi camminarono verso di me, uno dietro l’altro, mentre io mi trovavo esattamente al centro del campo.
“Iris, che ne dici se dormiamo qui stanotte?” disse Aki.
“Tu dici che si può?” chiesi io.
“Non lo so, ma visto che qui ci siamo solo noi, credo che possiamo. E poi è sera e a me sta venendo un po’ sonno.” Disse Aki.
“È vero, ci siamo solo noi, ma rovinare un posto così bello…” dissi io.
“Se non vuoi puoi dormire vicino ad un albero.” Disse Aki.
Mi immaginai la scena. Urushi che avrebbe dormito su un ramo di un albero, Aki che avrebbe dormito in mezzo al campo ed io che mi sarei ritrovata a dormire a fianco ad un albero da sola e lontana da tutti. Questa idea non mi piaceva affatto e scossi forte la testa cercando di tirarmi via questa idea.
“No, non voglio dormire sotto un albero! Dormirò qui.” dissi io. Aki sorrise.
Nessuno di noi tre tirò furi i sacchi a pelo che avevamo. Ci andava benissimo dormire per terra e senza nulla. Urushi non disse nulla, tirò fuori le sue ali nere dalla schiena e le aprì. Iniziò a muoverle fino a volare un paio di metri sopra di noi e si spostò vero un albero. A quel punto lui appoggiò i piedi su un tronco rivolto verso di noi, si sedette e incrociò le braccia. Ci guardò per un attimo, chiuse gli occhi e si addormentò in quella posizione.
Io e Aki invece ci sedemmo per terra, appoggiammo arco, frecce e spada vicino ai nostri piedi e, con le gambe incrociate restammo fermi. Entrambi eravamo imbarazzati e guardavamo in due direzioni diverse. Nessuno dei due sapeva cosa dire o cosa fare in quel momento. Restammo così per qualche minuto poi lui, che si trovava alla mia sinistra, si coricò per terra e avvicinò le gambe al corpo.
“Ehm… buonanotte.” Disse lui.
Anche io mi stesi per terra girata nella direzione opposta a lui e, con la faccia un po’ rossa, dissi: “Buonanotte.”
Chiusi gli occhi e cercai di dormire. Per due o tre ore ci riuscii e riposai benissimo, ma poi udii un rumore.



Angolo autrice:
Ehilà, ecco il mio dodicesimo capitolo! che tristi cose sono successe alla piccola Shinren, non me lo sarei mai immaginata. Per fortuna tutto si è risolto nell'aver aiutato la madre di Shinren e nell'aver pranzato con loro. Aspettate, ma chi era quella figura nera di cui si parla? Era davvero dell''Organizzazione Hana? e quel rumore che Iris ha sentito quella notte? Da chi o cosa proveniva?
Capirete qualcosa nel prossimo capitolo. A presto e, se vi va, commentate!
   
 
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