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Autore: KH4    25/08/2019    0 recensioni
"Kurōbu", dal giapponese, significa "Spicchi".
Ciascuno con una sua storia, una sua personalità, bozzetti di paesaggi raccolti e messi insieme sulla TodoDeku in questa one shot.
Anime di riferimento: Boku no Hero Academia.
Paring: Shoto Todoroki x Female Izuku Midoriya.
Avvertimenti: Au - Gender Bender - Possibile OOC.
Buona lettura a tutti.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inko Midoriya, Shouto Todoroki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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Note di inizio capitolo:
Ed ecco qui un lavoretto scritto senza molte pretese, più per trasporre su carta elettronica pensieri che da tempo avevano deciso di assediare la mia totale concentrazione. 
Sono solita inserire le note a fine capitolo, ma questa volta ho deciso di anticiparle in merito a un paio di precisazioni che ci tengo sottolineare: il nome è Kurōbu, come vedete, ha una stanghetta sulla lettera "O" che non mi è stato possibile inserire nel titolo.
Questa opera è stata prima pubblicata sul mio profilo di Wattpad, quindi chi volesse vederne la copertina - ho dovuto crearne una seconda perchè quella che poi ho inserito all'interno della shot insieme all'immagine che troverete qui, non me la faceva stare - può trovarla nel link che lascio qui sotto: 

https://www.wattpad.com/story/198080656-kur%C5%8Dbu
E' possibilissimo che i personaggi siano un pò OOC poichè di Boku no Hero Academia non ho letto il manga e men che meno ho visto l'anime: ho giusto spulciato un pò qui e un pò là da entrambi le parti. Oltre a ciò è presente il Gender Bender - per chi mi conosce sa che ormai è una mia fissa -, quindi si tratta di una collezione di frammenti inerenti alla coppia Shoto Todoroki x Female Izuku Midoriya. Personalmente insieme li ritengo adorabili. 
Ripeto che non è nulla di troppo pretenzioso, giusto degli spicchi che mi sono venuti in mente a furia di immagini e altro materiale vario.
Detto ciò, buona lettura!
 


 

 Detto ciò, buona lettura! 

 

Sotto la pelle.
La sola idea di emulare la boria paterna aveva sempre sospinto Todoroki a ripudiarne l'esistenza dalla carne malgrado l'impeto delle emozioni faticasse a trovare una voce alternativa al corpo che sfruttava come filtro principale.
Ogni traccia serbata dietro lo scricchiolante scorrere dello shoji* comunicante con il dojo è una lacerazione allo spirito di quel bambino che ancora gli strepita addosso per come le avide falangi di quell'uomo disgustoso non abbiano conosciuto remore nello strappargli il diritto di crogiolarsi nella sola felicità conservata nei pochi frammenti.
I muscoli li assorbivano, scheggia dopo scheggia, restituendogli un'indicibile pesantezza che bruciava nell'indelebilità di tratti osceni. 
La tonalità sulfurea dei capelli.
Il lapislazzuli incastonato nell'occhio sinistro.
Il rancore. Violento, grezzo, estraneo alla misericordia.
Era soltanto il simulacro perfetto di un creatore corrotto dopo lo scarto di tante sembianze viziose.
Anche adesso, anche dopo che Midoriya lo ha spinto al punto da fargli gridare chi desiderasse essere, teme l'assemblarsi dei mordaci sprazzi in lui presenti.
Tuttavia, apprendere come l'altera supponenza di Bakugou non si fosse posta scrupolo alcuno nel sollecitare un'indole ossequiosa come quella della ragazza al suicidio, non gli impedì di pensare a come gli sarebbe piaciuto occuparsi di lui nella stessa maniera con ci si occupa di una cane malato di rabbia.


Villain.
Fra le convinzioni destinate a rimanere salde nella mente di Izuku Midoriya vi era il convincimento che Tomura Shigaraki non fosse un soggetto incline a compromessi.
Anche suffragando tesi discettate nella loro stessa esimia non c'era maniera alcuna di ostracizzare la libera scelta del Leader della League of Villains nel voler reclutare Katsuki Bakugou, al che ogni sua argomentazione in merito a quello e ad altri progetti rasentanti un'ambiziosità superata soltanto dal loro consequenziale fallimento era brutalmente stroncata dalla vivida angoscia che il Sensei potesse in qualche modo preferirla a lui.
Eppure doveva dargliene atto: se in un primo periodo aveva riconosciuto in quella magrezza scheletrica l'inadempienza a non prodigarsi nella sensata ricerca di una crescita interiore, dacchè l'appoggio del loro mentore aveva ridimensionato il proprio riverberare alla compianta impronta del suo beneplacido, Shigaraki si era evoluto.
La permanenza di una missione finalizzata a rimpinguare le loro file con i giusti quirk lo aveva sempre indotto a valutare la prestanza di individui simili a Kacchan perchè confacente al suo metro di giudizio, escludendo target molto più malleabili.
Come Shoto Todoroki. 
Uno stratega che si rispetti non l'avrebbe preso in considerazione per le molte questioni che concernevano in primo luogo il prestigio del suo cognome.
Dopotutto si parlava del prezioso erede di Endeavor, il più in vista della casata, potente e tenace oltre le consuete misure. 
Eppure era innegabile che lo scrutarne con perizia la rigidità dei lineamenti incastonati nella foto avesse prodotto molto più che una mera esamina dei suoi attributi; nel background da lei redatto le informazioni si allacciavano in una cornice sfumata, che a malapena raccontava di quella splendida alma imprigionata nella recrudescenza della propria autodistruzione.
Oh, sì: Todoroki le era apparso come una creatura vergata da una solitudine condizionata. 
Era nella densità di sicurezze marchiatesi sin dentro le vene, nell'accorato disprezzo con cui ripudiava il connubio di sangue, che Midoriya aveva ricavato gli spunti per renderlo un'inestimabile risorsa nei momenti di crisi che avevano da sempre allontanato in Shigaraki la realizzazione di simili scenari.
E forse era per quella tanto insperata resa di tutti gli insensati dissapori che il suddetto glielo aveva fatto recapitare legato e incosciente affinchè ne languisse l'integrità morale.


Lentiggini.
Todoroki non aveva mai espresso esclusive predilezioni su ciò che lo induceva a reputare Midoriya semplicemente adorabile, ma calcando con un maggiore pizzico di determinazione avrebbe optato per le lentiggini.
Una spruzzata di costellazioni a cui era sufficiente una leggera spolverata a opera dei suoi polpastrelli prima di baciarla per irradiarne l'incarnato di carmino imbarazzo.


Regalo.
- T-T-Todoroki-kun...Questa...Come...Perchè...! -
La sgargiante combinazione di colori proiettati da una stampa ripassata in grassetto, coronante una scatola dalla quadrata simmetria metabolizzata in un riconoscimento annoso da parte dei polpastrelli, spazzarono via inesistenti equivoci.
Si trattava di una action figure di All Might, una First Edition della linea New Sun, prodotta a pochissime settimane dall'ascesa del Simbolo della Pace. 
Midoriya avevano potuto contemplarne l'estrema rarità spulciando i siti dei più noti collezionisti, riciclando il fiero orgoglio del piccolo reliquiario da lei ottenuto grazie alla laboriosità di varie occupazioni part-time durante le medie. 
L'impiego nella fumetteria, in particolare, ne aveva realizzato il bisogno di ritagliarsi uno spazio dove potesse essere se stessa senza che al suo profilo si sovrapponesse lo stigma di quirkless disagiata priva di prospettive e futuro; almeno in un luogo che non fosse necessariamente la sua stanza voleva esonerarsi dal percepirsi in difetto nei confronti di una realtà dove vivere ai margini si presentava come sola aspettativa.
- E' in netto ritardo, me ne rendo conto. Ma sento che avrei mancato di rispetto alla premura che hai riservato nei riguardi del mio compleanno se non ti avessi regalato qualcosa per il tuo, così... -
Nell'innato sostegno di una blasonata imperscrutabilità, l'appello di Todoroki ai propri riflessi tardò di qualche frangente prima di ricambiare l'abbraccio in cui si ritrovò coinvolto. 
Anche nell'assenza visiva del brio circonfuso sul morbido volto di lei, l'aspirante ProHero potè ugualmente constatare nella ragazza a lui strettasi la totale mancanza di quella turbinosa verecondia che l'avrebbe inibita una volta subentrata la realizzazione della portata del suo gesto.
Farsi abbracciare: fatto.
Spuntate dalla lista il tenersi per mano e il primo bacio ed entro la fine dell'anno sarebbero convolati a nozze.



Memoria.
- Perchè vuoi darlo a me? -

Non vi era modo che quelle parole si annichilissero per il troppo reiterarsi, tant'è che contro i suoi occhi lucidi si riverberavano ancora quelle dita affusolate, impegnate a intrecciare per lui una memoria confezionata nella spontaneità di risate acerbe, l'aria profumata di pulito e i tulipani essiccati dal sole, con la corolla afflosciata verso il terreno.
Le guance profumate di rugiada per aver rotolato sull'erba pizzicavano ancora un sorriso pregno di preminente spensieratezza mentre il nero opaco di bottoncini cuciti su un volto sdrucito gli restituiva una spropositata inflessione della bocca nell'esibire un sorriso inconfondibile.
Quel peluche di All Might portogli nell'irripetibile unicità di uno spicchio scisso dalle mura di casa gli era stato presentato nella lisa gloria di tinte alquanto slavate, eppure enunciava di aspirazioni condivise, cipigli sgraziati negli occhi pieni di gioia, di uno zelo che anch'egli si ripromise di conservare per rispetto delle ore trascorse insieme a quella bambina senza nome che da lì in avanti avrebbe potuto sfiorare soltanto nell'invisibile riservo di un sogno già divenuto rifugio perfetto.
- Perchè siamo amici, no? -


Double.
- Ti sarei grato se ci lasciassi passare. Come vedi, io e Midoriya stavamo andando a fare colazione. -
- Allora capito proprio nel momento giusto, sicchè anch'io avevo intenzione di scendere in mensa con Midoriya. -

Due voci fra loro sovrapposte, identiche nel timbro, corrispondevano alla limpida immagine che la coscienza allibita della ragazza non riusciva a processare come reale, in visibile balia di un evento esulante dalla sua comprensione.
Anche senza scomporre la lingua in accurate elucubrazioni non occorreva un'accurata verifica delle concause rimandanti a un'operato già noto nel suo raggiare di bislaccherie, giacchè neppure il sonno attecchito a palpebre riottose nel voler rimanere sollevate avrebbe omesso la presenza di due Shoto Todoroki d'innanzi a lei.
Il rosso e il bianco erano disgiunti dalla combinazione genuina e volitiva che rimandava a quello che ancora tentennava a credere essere diventato il suo ragazzo, le rispettive peculiarità spartite in due copie la cui diversità si rinserrava in un autorevole posizione su chi dovesse beneficiare della sua vicinanza piuttosto che rammentare la comune origine.
Se il Todoroki fregiato da cineree orbe, di inoppugnabile somiglianza con gli argentei astri che trapuntavano la volta notturna, appaiava all'algido profilo una qual certa sensibilità nei suoi riguardi, la copia tersa d'amaranto come il sangue che gocciola sul pavimento esercitava la sua massima attrattiva ostracizzando l'espressione corrucciata del primo con una altrettanto sprezzante nelle iridi oceaniche.
- Midoriya, cosa preferisci fare? - Entrambi calarono su di lei, nella piena percezione di quell'oscillazione annunciante la necessità di un accosto prudente ad entrambi. 
Il tempo di formulare richieste o del solo permettere a un qualsivoglia pensiero di affacciarsi alla mente è un lusso che la fanciulla deve obbligatoriamente negarsi.
Almeno fino a quando i responsabili del Dipartimento di Supporto non avranno apportato rimedio all'ennesimo pasticcio spaziato oltre il loro dominio.


Premure.
- Come ti senti, Todoroki-kun? Preferisci sdraiarti sul cuscino? -
- No. Va bene così. -

Il timore che le risalì dal profondo per sporgere sussultante dalle sue labbra si tenne lontano dal prevaricare lo spessore del silenzio, che dell'immobilità incarnava la piena essenza.
Con gli occhi che tentennavano nel non fuggire da un luogo all'altro, il bianco intonso del soffitto le ricordava un riquadro di carta fresca di stampa, al che, immaginandola sciolta in un bolo di acqua, si ripetè che nessun'altro al dì fuori di chi presenziava al suo interno poteva rapire l'intima fragilità di cui si era fatta carico.
Accoccolato sulle sue gambe, la fronte appoggiata al ventre e le braccia a circumnavigarne la vita, un Todoroki verosimilmente identico a quel bambino esauturato che le era stato descritto da egli stesso, la pelle della cicatrice marezzata da striature nette nel disegno che gli lambiva l'occhio sinistro e le sembianze possedenti la diafana delicatezza della neve, era appena riuscito ad astrarsi dal solitario tintinnio della afflizione derivata da un tempo parcellizzato in parole rimaste impronunciate, oscurato da un'insipida ripetizione.
Rimorsi insoffocabili di promesse dissanguate nella follia che ultimamente cavalcavano l'onda del presente poichè il passato non concedeva che il suo strascico fosse riavvolto, mai addolcite nonostante il riverbero terso dello specchio non gli restituisse più una parvenza frammista.
Aveva appena cominciato a muovere i primi passi verso un'idea di Hero scissa da un'esistenza lacerata, addentata, ripudiata nell'errore che incarnava, ma appariva evidente che il terreno da lui rassodato non fosse solido abbastanza da sorreggere la pretesa che le sconnessure dell'anima fossero suturate, al che Midoriya l'aveva tratto a sè con l'impulsività di un abbraccio prima che potesse nuovamente inabissarsi. 
E mentre fuori la notte si aggrovigliava ai lampioni con nubi difformi a intorpidire l'imbiancamento pallido della Luna, le dita di lei erano scivolate oltre la scriminatura dei capelli del ragazzo, nell'inconsapevolezza di carezze ligie nel vegliarne il respiro quiescente.
- Midoriya... -
- S-Scusami tanto, Todoroki-kun! - Pigolò la ragazza - Ti stavi per addormentare, non è così? Non era mia intenzione! Io...! -
- Accarezzami ancora. -



Sorriso.
Per quanto si fosse sforzato nelle notti trascorse di proiettarlo nella sua mente, di conferirgli una sostanza che non affondasse nell'evanescenza, qualcosa tendeva a sfuggirgli nella naturale predisposizione di una mancanza incolmabile.
La sua era una forma di dipendenza alquanto strana dacchè gli era sufficiente un singolo sguardo per non provare a resistervi nemmeno per un istante, amando ricercarlo e al contempo impazzendo per il desiderare che non fosse di nessun altro.
Blandendo pulsazioni che non gli è più concesso negarsi, la verità assoluta ha il sapore pleonastico di un'essenza unica e invidiabile che gode a metà per il solo contemplarla da vicino.
Non la sfiora, ma la pretende nella sua vita.
Perchè aveva saputo smorzare per lui crucci di un riflesso distorto, definitivamente frantumato nell'illusione coltivata.
- Ohayōgozaimasu*, Todoroki-kun. -
E' un nuovo annidarsi nel suo cuore di ladro audace, nel fascino particolare che rinnova dentro di lui un'innata voglia di vivere.
La mescolanza simmetrica di un saluto, un saccheggio fugace che vale più di una manciata di attimi maldestri a gozzovigliare in una forma laconica, ed ecco che le ombre che ne hanno consumato i passi si dissipano. 
Sì, il paradiso ha le mortali fattezze di un dolce sorriso.
Quello di Midoriya.


Phantom. / Il Fantasma dell'Opera Au.
Incantevole Mademoiselle Midoriya,
Non mi è difficile immaginare la gradazione che ha dipinto il vostro incarnato alla notizia che inaugurerete con la vostra voce le Danze di Primavera, pertanto non vi tedierò con congratulazioni che, come oramai vi è noto, dovrete accattivarvi una volta alzato il sipario. 
Vorrei poter affermare che la vostra ascesa si è sempre ridotta a una mera questione temporale, caldeggiata dall'indolenza altrui, ma in nome della sincerità che sempre esprimete nei miei confronti permettetemi di ricambiare la vostra fiducia con questa piccola confessione: colui che da tempo vi omaggia di riguardevoli attenzioni è l'artefice dell'indisposizione di Lady Yaoyorozu ad assumere il ruolo di principale solista nella rappresentazione sopra nominata. 
Qualora un giorno trovassi il coraggio di infrangere le barriere di questo mio anonimato non mi sottrarrò al rimprovero che infiammerà i vostri occhi, tuttavia desidero rassicurarvi sul fatto che la fanciulla non è in fin di vita o in condizioni che possano comprometterne la carriera: ho leso alla sua salute quanto basta per permettere a voi di soverchiare i pregiudizi di chi si ostina a fare della classe un metro di giudizio. Inoltre, come verrete messa al corrente da un membro del suo entourage l'indomani, Mademoiselle Yaoyorozu ha già colto questa occasione per concedersi una piccola vacanza nella città di Venezia.

Vostro per sempre,
Phantom.


Facendosi coraggio nel rinunciare alla fissità delle piccole produzioni provinciali per aspirare a calcare il palcoscenico del prestigioso teatro dell'opera a Parigi, Izuku Midoriya aveva risposto all'eventualità di inevitabili demansionamenti con la propria sfera etica a imporle nuova risolutezza.
Pur di poter far parte di quel creato anche in minima percentuale non si era posta problema alcuno nel comprendere come la discrepanza del suo lignaggio di media borghesia fosse stato l'unico requisito vagliato per deciderne la collocazione nella compagnia attua a riesumare dalla sua fatiscenza uno dei più storici templi della musica lirica. 
D'altro canto non c'era possibilità per quelli come lei - che doveva barcamenarsi anche come addetta al guardaroba oltre che a corista di contorno - di strappare l'esclusività dei primi ruoli a chi già vantava un'invidiabile nomea, figurarsi quello da solista confezionato appositamente per la nobile grazia di Lady Yaoyorozu.
Se il talento della signorile cantante soprano - esponente di una delle famiglie più danarose in tutta Europa - era frutto di lezioni di dizione, canto, danza, recitazione e portamento, quello di Izuku Midoriya era germogliato fra le strutture sceniche di variabile raffinatezza dove la madre lavorava in qualità di stilista, recependo di nascosto quei sacri precetti dell'arte canora troppo costosi da essere sostenuti privatamente.
Per questo, dacchè trasferitasi, aveva attinto a ogni grammo di libertà consentita per affinarsi in un bugigattolo situato nella parte vecchia della struttura; pur non vantando pareti insonorizzate non c'era pericolo che il suo canto disturbasse gli altri membri della compagnia o gli operai addetti alla ristrutturazione, poichè la scelta era ricaduta su quella stanza sia per la lontananza dalle zone adibite allo spettacolo, sia perchè lei stessa si premurava di farne uso soltanto a notte tarda.
Neanche era stato concesso alle foglie di imbrunire, che la prima Gerbera Bianca - il suo fiore preferito, fra l'altro - aveva fatto capolino sulla sua scrivania con tanto di nastro candido ad abbellirne il gambo; la lettera annessa le suggeriva di spostarsi nell'aula del piano terra sgomberata appositamente per lei, insonorizzata e priva di spifferi che avrebbero potuto minarne la salute.
Nessun nome oltre quel nomignolo. 
Nessun indirizzo a cui risalire o spedire le missive che ella puntualmente gli faceva trovare nella vecchia cassetta per la posta situata sul retro dell'edificio, nel pieno rispetto della privacy da egli richiesta e che lei si era impegnata a rispettare.
Così era stato per più di sei mesi, in una corrispondenza prodiga di suggerimenti in merito alle sue competenze, al lavorio su certe imperfezioni, pareri su quotidiane generalità e modiche gentilezze che la fanciulla aveva potuto ricambiare soltanto con una completa abnegazione nei ruoli affidatile, nella consapevolezza che egli la osservasse in qualità di suo sostenitore più accanito e impietoso giudice.
Fino a quella notizia annunciatagli da Monsieur Aizawa in persona. 
- E' innamorato di te, non può essere altrimenti! - Uraraka tornò alla carica con lo squittire di un ritornello infinito - Che si nasconda dietro uno pseudonimo tanto scontato non cancella il fatto che abbia così a cuore il tuo avvenire da veicolare il fato. -
- A discapito dell'incolumità di altre persone? - Midoriya irrigidì i palmi affondati nella camicia da notte, i capelli arruffati a solleticale le lunghe ciglia smeraldine - Uraraka, io...Sono profondamente grata per l'onore concessomi, ma mi ferisce pensare che egli possa aver abbandonato la sua integrità per favorirmi in tal modo. - 
- Io so solo che tu non hai spremuto ogni grammo del tuo immenso talento per compiacere un branco di finanziatori pregiudicanti -, asserì la castana - Certo, concordo su come il suo agire non abbia rasentato la massima correttezza, ma quanti di noi possono affermare di essersi aggiudicati un provino grazie alle proprie attitudini naturali? Inoltre puoi vantare l'appoggio di Monsieur Aizawa, che non è cosa da poco: sai quanto abbia ribadito sul fatto che per rinnovellare la curiosità della platea siano necessari volti nuovi, soprattutto nei ruoli principali! -
Uraraka avrebbe potuto proseguire su quella linea sino a consumare la distanza che le separavano dal dover abbandonare l'appartamento per dedicarsi alle prove se non fosse stato per lo stesso monito di Midoriya a colliquare le chiacchiere prima che il fruscìo della candela si affossasse completamente nella cera. 
Mettendola al corrente sulle recenti vicissitudini, Monsieur Aizawa Sensei l'aveva scrutata dal nero baratro dei suoi occhi consunti impedendole di strapparsi di dosso la sensazione che le stesse entrando dentro: la voleva consapevole dell'importanza che rivestiva quella Prima all'interno della stagione lirica e sebbene quanto le era stato descritto non divergesse molto dal quotidiano incasellamento di laconici automatismi che, una volta terminati, ripartivano in virtù del circolo che dettava la loro funzione, mai avrebbe commesso l'increscioso errore di trattare la responsabilità affidatale con cuore leggero. 
Rimboccate le coperte con la nastriforme scia della fiammella ad avvoltolarsi di fronte alla finestra, la fanciulla dai verdi capelli rilesse un'ultima volta la lettera speditale, nella speranza che almeno al suo grande debutto il misterioso sostenitore le si mostrasse una volta per tutte.


Note di fine capitolo:
1*: Shoji: pannello scorrevole che separa l'esterno di un'abitazione dall'interno.
2*: Buongiorno (Giapponese). 

  
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