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Autore: StregattaLunatica    25/08/2019    1 recensioni
Mentre gli occhi del mondo sono puntati su Skyhold e l'Inquisitore, pochi si chiedono cosa facciano alcuni dei loro membri.
Gli Agenti dell'Inquisizione vengono inviati negli angoli più remoti del Thedas, a risolvere e prevenire qualsivoglia genere di problema venga indicato loro alla Sala di Guerra.
Tre di loro si incontreranno per la prima volta, partendo in viaggio per il regno di Nevarra dove dovranno fronteggiare i nemici dell'Inquisizione.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il colpo venne inflitto con violenza, ed il corpo della ragazzina avvertì all'istante il cieco dolore diramarsi lungo tutto  il suo corpo a partire dalla bocca dello stomaco.
Lasciò cadere a terra le armi d'allenamento, mentre si piegava in due cadendo in ginocchio. I gemiti di dolore venivano interrotti dai suoi forti colpi di tosse, e dal rumore secco e raspante del respiro che tentava di tornare nei suoi polmoni.
«Non sei abbastanza concentrata.» disse una voce profonda e perentoria, mentre l'ombra di un uomo andava a stagliarsi su di lei.
La piccola sollevò lo sguardo, mentre riprendeva a respirare sempre più regolarmente. L'uomo di fronte a lei aveva un fisico massiccio e scolpito. Nonostante fossero circondati dal freddo e dalla neve, lui indossava una casacca leggera, come se il freddo non riuscisse a toccarlo. Capelli corti castano scuro, una barba curata che però veniva tagliata in due alla guancia destra, per via di un ampia cicatrice che attraversava il suo volto. Gli occhi mandavano riflessi cremisi, sopratutto quando l'ira deformava i suoi tratti.
Si chinò, protendendo la mano destra per porgerla alla ragazzina. «Devi sempre, essere concentrata.» le disse mentre questa accettava l'aiuto per risollevarsi da terra. «Od i tuoi nemici approfitteranno della tua distrazione. E non saranno clementi con te.» la piccola annuì decisa, stringendo i piccoli pugni lungo i propri fianchi. «Si, padre.»
L'uomo sostituì il cipiglio severo con un sorriso bonario, mentre le scompigliava i capelli biondi della figlia, acconciati con due pratiche trecce. «Forza Lafka, torniamo a casa.» 
La famiglia di Lafka viveva ad Heaven, un piccola ed isolata cittadina montana nel regno del Ferelden. Quasi nessuno ne conosceva l'ubicazione, era solo uno dei tanti villaggi senza nome sulla mappa, nelle Montagne Gelide.
Ma Heaven, non era una cittadina qualsiasi.

Quando la sposa terrena del Creatore, Andraste, venne tradita e messa al rogo, uno dei suoi discepoli portò le sue sacre ceneri alle Montagne Gelide, mettendole al sicuro dall'Impero del Tevinter.
Con gli anni però, uno dei cittadini asserì che Andraste era rinata, al contrario di ciò che affermava la Chiesa. Quest'uomo accolse attorno a se molti discepoli che condividevano la sua opinione,  influenzando in fretta l'intero villaggio. Egli mostrò loro colei che riteneva la reincarnazione di Andraste, un imponente e magnifico Alto Drago.
Sicuri che gli altri non fossero degni di conoscere la verità, la cittadina negli anni si chiuse in se stessa, disprezzando i forestieri che cercavano di ficcanasare.
I Cultisti, questo era il nome che avevano scelto, si addestrarono nel combattimento non solo per proteggere il villaggio, ma anche per tentare di penetrare nel tempio delle Sacre Ceneri posto sulla Montagna. Un Guardiano immortale impediva loro l'accesso, sapendo che avevano intenzione di appropriarsi delle Sacre Ceneri per profanarle. Convinti che le ceneri impedissero alla reincarnazione di Andraste di riavere tutti i suoi poteri, volevano appropriarsene per versare al loro interno una fiala del suo sangue.
Difatti, i Cultisti, utilizzavano un singolare potere e stile di combattimento che nel Ferelden era conosciuto solo tramite l'apprendimento di tomi storici e leggende. Loro, erano dei Distruttori.
I primi Distruttori nacquero a Nevarra, uno stato più o meno al centro del Thedas, posto ad est dei Confini Liberi, ed a Sud del Tevinter. Erano cacciatori di draghi, che bevvero il sangue delle loro prede per sfruttare un potere che l'uomo, non immaginava potesse esistere.
I semplici guerrieri potevano anche cercare di controllare l'energia che scorreva attraverso il loro corpo, l'adrenalina, ma non era un percorso semplice. Ed i Distruttori, controllavano una forza ancora più grande. 
Imparando a sfruttare il proprio dolore e le loro ferite, cercavano costantemente l'equilibrio in un sacrificio personale che non annientasse totalmente il loro corpo. Inizialmente sembrava che facessero parte del lavoro dei loro nemici, danneggiandosi in maniera raccapricciante. Ma erano in grado di tramutare la loro essenza vitale in una vera e propria arma, per poi rubare l'essenza stessa dei loro avversari. La loro forza era anche la loro debolezza, una scommessa pericolosa che contava sul fatto che riuscissero ad annientare i loro nemici prima che rischiassero di annientarsi da soli. L'armonia che coronava il loro combattimento era brutale, più erano vicini alla loro morte, più erano efficienti.

Lafka si stava allenando al combattimento, proprio per vedere se da grande sarebbe riuscita ad ottenere l'onore di unirsi ai ranghi dei Cultisti che usufruivano dei poteri del sangue di drago.
Anche se proveniva da una famiglia i cui membri facevano già attivamente parte dei Cultisti, non era scontata l'ammissione.
Una volta che i ragazzini raggiungevano l'età di sedici anni, venivano riuniti dinanzi i membri del loro culto ed i guerrieri affermati, per un brutale torneo. Coloro che venivano ritenuti degni, venivano accolti fra i loro ranghi.
Lafka iniziò ad allenarsi quando aveva appena sette anni assieme al padre, un Cultista affermato della loro setta.
A sedici anni partecipò al torneo assieme a molti altri, e si fece notare per il suo sangue freddo e per aver steso un ragazzo che era circo il doppio di lei. Rese fiera la sua famiglia, ed anche con i brutali sistemi dei Distruttori si fece notare fra i loro ranghi come una delle migliori guerriere a due mani che avessero mai visto.
Anni dopo però, la loro tranquilla cittadina venne disturbata dalle domande di uno studioso della Chiesa, Fratello Genitivi. Egli conduceva una ricerca sulle Sacre Ceneri, con l'intento di riportarla alla luce e condividere il suo sacro potere con i fedeli della Chiesa.
I Cultisti, ovviamente, non gradirono il suo ficcanasare.
Lo imprigionarono, con l'intento di far si che di lui si perdesse ogni traccia, prodigandosi anche nel porre un suo falso assistente nella sua casa per depistare chiunque lo cercasse. Ma la situazione, era destinata solamente a peggiorare.
Un nobile del Ferelden, Arle Eamon, venne avvelenato, e la moglie inviò i cavalieri del loro castello alla ricerca delle ceneri. La leggenda, assolutamente vera, affermava che solamente un pizzico d'esse, potessero guarire ogni malattia.
I Cultisti si prodigarono per eliminarli uno ad uno, ma stava per giungere qualcuno con i quali non sapevano di non poter competere.
Uno straniero che in seguito venne conosciuto come l'Eroe del Ferelde, un Custode Grigio, riuscì a seguire la pista di Fratello Genitivi, sino a giungere alla città di Heaven. Arrivò con un manipolo di compagni, che riuscirono a farsi strada fra i Cultisti, liberare Fratello Genitivi e prendere un pizzico delle Sacre Ceneri.
Molti perirono sotto i loro colpi, incluso uno dei loro leader, Kolgrim. Come se non bastasse loro lo spregio fatto al loro culto, riuscirono ad abbattere anche l'Alto Drago.
I Cultisti caddero in preda allo sconforto ed alla disperazione. Lafka assistette al declino morale della sua gente, mentre si prodigavano nel conservare il corpo dell'Alto Drago pregando al miracolo perchè la sua anima facesse ritorno.
Dopo che venne pubblicata la ricerca di Fratello Genitivi, la Chiesa mandò i Templari ad Heaven per ripulire il villaggio dalla blasfemia dei Cultisti. Lafka guardò con orrore l'invasione da parte dei guerrieri della Chiesa.
«Prendeteli! In nome del Creatore!» urlava il comandante dei Templari mentre i soldati mettevano a ferro e fuoco il villaggio, trascinando gli abitanti fuori dalle loro case con violenza.
Lafka, assieme al padre ed agli altri Cultisti, tentava una disperata difesa. Ma non facevano altro che perdere terreno in ogni momento che passava. «Dovete resistere! O ci ammazzeranno tutti come cani!» urlava il padre della guerriera, mentre menava la spada contro gli uomini parando i loro attacchi con lo scudo. Feriti ed esausti, cercavano in ogni modo di sfoltire le file nemiche. «Lafka! Prendi i tuoi uomini e vai al tempio! Prendete i sacerdoti e scappate!» urlò verso la figlia mentre decapitava con un sol fendente l'uomo che gli si opponeva. Lafka respinse uno dei nemici spingendolo con forza sino a farlo cadere sulla lama di uno degli altri Cultisti «Padre, non potete farcela da soli! Sono in troppi, anche per voi!» l'uomo la prese per il pettorale dell'armatura, strattonandola verso di se ed urlandole in faccia «Lafka! Non sono solo tuo padre, ma sono anche il tuo superiore! Ora fai quello che ti dico e vattene! Sono stato chiaro!?» la spinse via, verso il sentiero che risaliva la collina verso il tempio. Un lampo di confusione passò nello sguardo della donna, mentre il padre la guardava in silenzio. «Vado...padre.» si scambiarono uno sguardo significativo, poi lui le annuì, e tornò alla battaglia. «Uomini! Con me!» urlò Lafka sollevando la spada a due mani per attirare l'attenzione dei suoi uomini su di se.
Quand'erano quasi in cima alla collina, sentirono il clamore della battaglia infuriare sotto di loro, e la guerriera si azzardò a voltarsi.
Vide i Templari distruggere le difese dei Cultisti, come un fiume in piena travolge gli argini. Vide il comandante Templare calare la sua spada verso suo padre, affondandola nel suo torace sino all'elsa. «Padre! No!» urlò Lafka mentre veniva colta dalla disperazione e dalla furia. Vide il corpo del genitore cadere esanime a terra, in una pozza di sangue. Imbracciò lo spadone con un urlo furente, ma si trattenne dal lanciarsi all'attacco, sapendo che non sarebbe servito a nulla. «Non cedete terreno!» urlò invece, mentre lacrime cocenti scendevano dai suoi occhi ripercorrendo i tatuaggi sul suo volto. 
Trattenne una strenua e ben misera resistenza alle porte del tempio, mentre alcuni dei suoi uomini entrati nel tempio cercavano di far fuggire i sacerdoti ed alcuni dei loro tomi da un passaggio segreto nel tempio.

I Templari riuscirono a rompere anche le loro ultime difese, ed anziché ucciderli tutti sul posto, decisero di catturarne alcuni per portarli via. Mentre veniva portata via con gli altri, riuscì a liberarsi e fuggire, rendendosi conto che anche se fosse stata armata, non avrebbe potuto fare un gran che contro di loro.
La sua fu una disperata fuga fra le montagne, ma riuscì a liberarsi dei suoi inseguitori solamente grazie alla conoscenza che aveva del territorio. Sapeva dove nascondersi, di che radici nutrirsi per sopravvivere, quali sentieri nascosti prendere e quali evitare.
I suoi inseguitori erano sempre ad un passo da lei, ma Lafka riusciva sempre a scappargli sotto il naso. Con fatica e pazienza riuscì ad organizzarsi, a recuperare equipaggiamento, continuando a vivere nel remoto territorio che la circondava. Trovò un vecchio capanno di caccia, che negli anni a seguire divenne la sua nuova casa.
Spesso i membri della chiesa andavano a bussare alla sua porta, costringendola a battersi per la sua sopravvivenza senza mai avere un attimo di pace.
Il sangue degli sconfitti portò i membri della chiesa a farsi più previdenti, muovendo un attacco decisivo contro di lei per metterla finalmente ai ceppi. Morirono quattro templari per catturarla, e solo quando si reggeva a malapena in piedi altrettanti poterono catturarla.
Mentre la riportavano a Heaven, a malapena riconosceva il villaggio nel quale era cresciuta. Dopo l'epurazione da parte dei Templari, il villaggio era stato bruciato e raso al suolo. Sulle sue ceneri, avevano poi ricostruito. Sulla cenere non solo delle case, ma anche dei morti. Sulle ceneri della sua famiglia. Mentre quelle della Divina Andraste venivano lasciate intatte nel suo Tempio.
L'alto drago non era risorto. Le loro preghiere non erano servite a nulla.
Venne imprigionata nei sotterranei della chiesa di Heaven, dove rimase reclusa per tanto tempo da smettere di tener conto dei giorni, ignara di cosa accadeva all'esterno.
Quando lo scoppio del Tempio delle Sacre Ceneri diede inizio alla nuova guerra, Lafka non potè assistervi. Il boato fu tale che perfino le fondamenta della chiesa tremarono, ma chiusa nei sotterranei non aveva modo di vedere cosa stesse accadendo.
Nella confusione per qualche giorno non scese nessuno nei sotterranei. Non ricevette cibo ne acqua, ma la mancanza non fece soffrire più di tanto il suo fisico temprato da anni di combattimento e disciplina. 
Quando finalmente giunse qualcuno, la guardarono come un animale esotico, stupiti ed ignari della sua presenza. Gli uomini che arrivarono alla sua cella erano volti sconosciuti, così come le divise che portavano. Al centro del pettorale vi era un occhio nel quale era impiantata una spada.
Passi pesanti preannunciavano l'arrivo di un uomo in armatura completa. La guerriera si alzò dalla branda cenciosa, accostandosi alle sbarre.
L'uomo aveva tutta l'aria di essere un generale od un capitano. Dal modo in cui si muoveva, tenendo una mano sull'elsa della spada al fodero, dava l'impressione di essere avvezzo al comando. L'armatura era adornata da pelliccia rossa sulle spalle, i capelli biondi ordinatamente tirati indietro, un ombra di barba incolta sulle guance e gli occhi color nocciola.
«E così lei è la Cultista che è scappata alla giustizia della Chiesa per tanti anni?» domandò verso uno degli esploratori al suo seguito, il quale teneva un rotolo di pergamena in mano che svolse, leggendo velocemente. «Si Capitano Cullen. Lei è...»
«Sono in grado di parlare per me stessa.» Lafka interruppe bruscamente l'uomo con voce rauca ed un mezzo sorriso per nulla amichevole. Questo si zittì, mentre Cullen si avvicinava alle sbarre per osservarla più da vicino.
«Abbiamo sentito parlare di voi Cultisti e dei vostri metodi di combattimento. Distruttori, come i Nevarriani. Avete dato parecchio filo da torcere persino ai Templari, e non è cosa da poco.» Lafka alzò appena le spalle fingendo indifferenza «Un Templare che mi fa i complimenti per come ho ammazzato i suoi compagni è una novità. Si, lo vedo chi sei, si capisce da come ti muovi. Tutto impettito con una scopa su per il culo.» commentò senza velare l'oscenità, alla fine della frase. Cullen non reagì mentre uno degli uomini alle sue spalle trattenne a stento una risata.
«A cosa devo questa visita in pompa magna? La Chiesa vi ha mandato qui come plotone di esecuzione?» Cullen scosse il capo «Non comanda più la chiesa qui.» allo sguardo interdetto della guerriera, lui le riassunse velocemente gli ultimi eventi. Lafka ascoltò in silenzio, sbiancando nel rendersi conto di quanto fosse grave la situazione.
«Cosa ha a che fare tutto questo come me?»
«Hai una scelta.» le rispose facendo un vago gesto all'angusto spazio che li circondava. «Puoi rimanere qui dentro, a marcire fra quattro mura. Oppure, puoi combattere.» la Distruttrice assottigliò lo sguardo «Combattere per l'Inquisizione?» domandò. Un tono di voce distratto, una domanda quasi rivolta più a se stessa che a lui.
«So riconoscere un bravo guerriero quando lo vedo. E noi ne abbiamo bisogno ora. Abbiamo bisogno che l'Inquisizione cresca per riportare l'ordine. Giura fedeltà all'Inquisizione, lavora per noi e ti restituiremo la tua vita.» Lafka si passò una mano fra i sporchi capelli biondi. «Puoi giurarmi che non avete niente a che fare con la Chiesa?»
«Hai la mia parola.» le rispose chinando appena il busto ponendosi la mano sul cuore. «Allora accetto.»

Lafka riprese fiato dopo il racconto, sebbene avesse risparmiato loro molti dettagli sulla sua vita. D'altronde, la domanda principale era come fosse entrata nell'Inquisizione. «Soddisfatto?» chiese ad Hall, per poi far scivolare lo sguardo sulla maga, che durante la storia aveva deciso di darle la sua attenzione. «Si lo sono!» disse energicamente l'uomo, dandosi una pacca sulla coscia destra enfatizzando la sua esclamazione. «Ed ora, mie care signore. Immagino che vorrete sapere come io, sono finito nell'Inquisizione...»
«Veramente no.» replicò la maga inarcando un sopracciglio, suscitando così l'ilarità della guerriera. 
L'arciere assunse un espressione ferita, arricciando all'esterno il labbro inferiore mimando la faccia di un infante piangente. «Mia cara, così mi ferisci.» Veeta fece un mezzo sorriso, un bagliore di vita passò nei suoi occhi vitrei. «Potrei farlo davvero.» replicò con tono talmente fermo, che Hall per un momento non capì se scherzasse o fosse seria. «Ma c'è una cosa che mi incuriosisce.» disse dopo una pausa di qualche secondo. «Visto che sei così attratto dal suono della tua voce da non riuscire a stare più di qualche minuto in silenzio...» per lo più parlava sempre lui «...potresti parlarci di cosa ti è capitato fra i Dalish. Hai accennato al fatto di esser stato allevato fra loro, no? Una cosa insolita.» 
Sul volto dell'uomo si dipinse un sorriso amaro, mentre annuiva alla donna. Lo sguardo di Veeta non potè fare a meno di sfiorare le orecchie mutilate dell'uomo, probabilmente una delle sue principali curiosità in merito.
Hall sospirò teatralmente, facendo poi un ampio gesto con la mano sinistra, come a voler accompagnare le sue prime parole. «Dobbiamo andare molti anni addietro quindi. Quand'ero solamente un bambino.»

Note d'autore:
Grazie per aver letto il secondo capitolo! Come anticipato, molte cose non sono accurate
(sebbene abbia apportato un paio di modifiche per delle inesattezze troppo grandi che mi infastidivano rileggendolo).
Spero vi sia piaciuto, se avete critiche, consigli o semplicemente volete dire la vostra non siate timidi! Qualsiasi tipo di recensione è sempre bene accetta!
  
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