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Autore: BabaYagaIsBack    27/08/2019    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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VII

In casa, l’odore asfissiante d’incenso colpì Katarina con talmente tanta forza che per un attimo si sentì mancare. Vacillò pericolosamente sui suoi stivaletti e, per evitarsi di ruzzolare a terra, si soffermò qualche istante sulla soglia d’entrata, boccheggiando. Seppur abituata agli aromi coinvolgenti di piante e fiori, quel tanfo fu troppo persino per lei.
Disorientata, cercò di capire se anche i colleghi fossero stati presi alla sprovvista, ma né Julius, né Suzu, parvero soffrire in egual misura quel sentore nauseabondo.

Come era possibile?

Il maestro delle polveri da sparo si rivolse nella sua direzione e, toccandosi la punta del naso con l’indice, sussurrò: «Serve a coprire l’odore di morte». 
Certo, peccato che “coprire” sarebbe diventato impossibile, se fossero deceduti anche loro per soffocamento!

Facendosi forza, Miss Bahun provò a procedere sempre più nell’androne, un angolo di casa rivestito in legno scuro su cui troneggiava qualche piccolo quadretto riportante i musi tristi di cani dalla dubbia razza. Vi erano anche, a intervalli regolari, alcune lampade a olio capaci d’illuminare in modo soffuso gli ambienti, facendo sembrare l’ingresso una sorta di camera mortuaria all’insegna degli amici a quattro zampe.

E a Katarina si accapponò la pelle.

Possibile che il proprietario di casa avesse una qualche sorta di feticismo? O quelle erano tutte vittime delle sue scorpacciate settimanali?

Lord Terry però la riportò presto con la mente alla realtà, schiarendosi la voce e provando a chiamare qualcuno: «Mister Gregory, siete in casa?» il suo vocione riecheggiò lungo le stanze, dando quasi l’impressione di trovarsi all’interno di un tamburo – di risposta, solo silenzio.
La donna, di fronte al quesito del collega alzò gli occhi al cielo, pregando il Signore di Luce di non farle perdere il controllo e seviziare Julius sul posto. Con un sole capace d’illuminare anche la via più buia di Londinium, dove credeva che potesse andare un vampiro? Perché a parte qualche eletto, come erano Vlad Tèpéş e le sue spose, nessuno poteva camminare sotto i raggi scottanti del giorno.
Nuovamente l’uomo si permise un passo in avanti, facendo scricchiolare le assi di legno sotto ai propri piedi: «Mister Gregory? Siamo i cacciatori dell’Ordine, avremmo bisogno di conferire con voi» ma ancora silenzio. La casa pareva sul serio essere vuota, peccato che Miss Bahun avesse la certezza che qualcuno, nascosto nell’ombra, vi fosse – e li stesse osservando.
Sospirando, il Lord si volse nella direzione dei collaboratori: «Credo non sia qui» decretò infine. 
La sua espressione fece ben capire che non si era per nulla reso conto della situazione in cui si trovavano, men che meno delle condizioni climatiche che stavano imperversando oltre la porta. 

Katarina scosse la testa, sempre più incredula: «Posso fare anche a voi una domanda?»

L’altro corrugò le sopracciglia, senza capire – reazione che non stupì affatto la donna.

«Per caso, vostro padre e vostra madre, hanno qualche sorta di legame di parentela?»
Julius piegò la testa da un lato, visibilmente più confuso di quanto non fosse prima e, alzando le spalle, valutò il quesito per alcuni secondi: «Cugini, Miss. Perché?»
Un sorriso rassegnato le si appollaiò sul viso.

Ora si spiegavano molte cose.

«Nulla che debba turbare il vostro spirito» sogghignò tenendosi per sé le meschine considerazioni e, nel mentre, un’altra risata spezzò il silenzio intorno a loro, facendoli irrigidire sul posto.
Un suono roco scese lungo le scale, arrivando sempre più nitido alle orecchie. Non ci volle molto prima che eleganti scarpe di vernice comparissero in cima alla rampa, attaccate a lunghissime gambe che proseguivano in un busto su cui, infine, s’inerpicava un volto provato dal tempo. Rughe spesse e peli bianchi erano testimoni del digiuno a cui il demone si stava sottoponendo, ma i suoi occhi guizzanti, di un rosso cupo, ne tradivano la natura.

Il vecchio si portò una mano al viso, cercando di nascondere l’ilarità: «Quanta cattiveria in un corpicino tanto grazioso, milady» si affrettò a dire passando da un gradino a quello seguente e aizzando i sensi di Katarina in modo pericoloso.

Exilati o meno, per lei, finché i vampiri possedevano le zanne erano una minaccia per l’umanità e, nonostante la mano a coprire parte delle labbra, riuscì a scorgere nella bocca dell’uomo punte tutt’altro che amichevoli – istintivamente la mente portò a galla il ricordo delle armi che aveva indosso, incluse quelle che teneva al sicuro nella valigia. Una decina, a onor del vero e tutte equamente letali.
Miss Bahun porse la mano: «È una forma di autodifesa, milord. Più la mia carne è acida, meno si potrebbe desiderare di morderla» disse con un sorriso beffardo a illuminarle il volto. Il commento rivoltole non le era affatto piaciuto, troppo ambiguo per passare come innocente alle sue orecchie; così aveva cercato di mettere subito in chiaro le cose, in modo da non dover ricorrere ad alcuna lama o alla sua amata pistola a ruota.
Mister Gregory afferrò con estrema gentilezza le sue dita e, compiendo un inchino preoccupante, le baciò il dorso guantato. Per un solo momento, Katarina pensò che la sua schiena potesse spezzarsi, troppo vecchia per sostenere i movimenti di un corpo digiuno, ma poi si ricordò di tutti i vampiri che, all’apparenza innocui, si erano rivelati ossi duri da eliminare e, a quel pensiero, un brivido le corse lungo la schiena, facendole desiderare con tutta sé stessa di ritrarre la mano.

«Ma dubito che quelli che un tempo ho chiamato fratelli abbiano resistito a tanta vita» lento, e senza staccarle gli occhi scarlatti di dosso, il padrone di casa si rimise dritto.
Fu un solo istante, ma a seguito di quel commento il cuore della donna smise di battere – lui sentiva lo scorrere del suo sangue. Lo percepiva con una chiarezza quasi annichilante e lei riusciva a leggerglielo in viso; era una bestia affamata, un predatore pronto alla caccia e Miss Bahun, sfortunatamente, la lepre che aveva attirato la sua attenzione.

Deglutendo a fatica, l’esorcista allontanò il proprio palmo da quello del lipitoare: «Per questo hanno incontrato il riposo eterno, quello vero» sibilò repentinamente, sottolineando il suo ruolo in quel momento, anche se in modo indiretto.
Da quella distanza, le rughe sul viso di Mister Gregory parvero una mappa dell’Inferno. Più si scendeva lungo le guance, più si infittivano, diventando vie minacciose verso il punto in cui si trovava il Male più puro: la bocca ricolma di denti fin troppo affilati, soprattutto i canini.
Katarina rimase rigida a fissarne gli intrecci, valutando quale arma fosse la più vicina alle sue dita per poter affrontare un demonio del genere – il pugnale si trovava nello stivale destro, mentre la pistola oltre la sottana, ma uno stiletto era ben fissato tra alla manica del cappotto e quella della camicia. Ci avrebbe impiegato ventisei secondi a estrarlo, lo sapeva bene, si era allenata per giorni prima di optare per quel nascondiglio.

Il vampiro sogghignò, volgendosi subito dopo verso Julius e Suzu, liberandola dall’ansia di doversi preparare alla difesa personale - non che in realtà le dispiacesse l’idea di avventarsi su un Figlio della Notte per percuoterlo in una qualsiasi maniera...

«Finalmente un cacciatore simpatico tra le file di Londinium!» ma il suo commento parve non generare lo stesso entusiasmo che stava mostrando lui in quel preciso momento. Lord Terry, in particolar modo, sembrò venirne offeso.
La sua espressione di circostanza mutò in una sorta di maschera di delusione e il disappunto trapelò anche dal commento che ne seguì: «Vogliate scusarci, Mister, ma non siamo qui per fare amicizia. La Santa Sede chiede la vostra collaborazione per un’indagine». Lapidario, l’uomo mise la parola fine ai convenevoli e il vecchio, rendendosi conto del tasto dolente che doveva aver toccato, indicò con la mano una delle porte sui lati dell’androne.

«Vogliate accomodarvi, dunque» con una mezza riverenza del capo invitò gli ospiti a precederlo e Katarina, purtroppo educata alle buone maniere e conscia di non poter certo mostrarsi per la diffidente che era, dovette anticipare tutti i presenti verso il luogo designato per quel colloquio.

Le donne dovevano sempre essere le prime - anche a venir uccise, aggiunse tra sé e sé muovendo il primo passo verso quello che, probabilmente, doveva essere il salotto.

Superò dapprima il demonio, avvertendo un lieve brivido correrle dalla nuca al centro delle scapole, poi i suoi colleghi e, ignorando i terribili quadri appesi, i cui occhi continuavano imperterriti a fissarla, varcò la soglia della stanza.
Come aveva notato già dall’esterno, spesse tende cercavano di filtrare al meglio la luce, anche se qualche impavido raggio riusciva comunque a trapassare le congiunzioni tra i lembi di stoffa, colpendo il tappeto persiano sul pavimento e illuminando un poco l’ambiente, anche se non abbastanza da diventare nocivo per il padrone di casa.

Gli occhi della cacciatrice, in quel contesto nettamente più accessibile per le sue pupille stanche, trovarono con molta più facilità i dettagli salienti dell’arredo: poltrone di pelle imbottite, una vetrinetta piena di bottiglie dalle diverse fatture, scaffali ricolmi di libri di poesie, teste di animali impagliati, qualche ritratto di amici o parenti probabilmente defunti, polvere e ragnatele sottili agli angoli dei soffitti. Nessun’arma, men che meno specchi.
Tutto in quel luogo era stato studiato per colui che lo abitava e, storcendo la smorfia, Katarina si ritrovò a pensare che a Londinium sia l’Ordine, sia il Governo, riservassero troppo riguardo nei confronti delle creature che fino a qualche anno prima avevano sterminato senza remore i loro cari. Possibile che perdonare fosse tanto semplice? Possibile che la loro memoria fosse così labile da dimenticare

Contraendo la mandibola e stringendo la presa sul manico della propria valigia, Miss Bahun provò a non concentrarsi troppo su quei dettagli, anche se le veniva difficile. In lei il desiderio di aizzarsi contro quella negligenza si fece forte, sempre più. Dove era la justiție in tutto ciò?

Mister Gregory le passò nuovamente accanto, evitando con una certa facilità la striscia di luce sul tessuto del tappeto. Parve quasi che conoscesse a memoria i punti esatti in cui il sole, in precisi momenti della giornata, si trovasse.
Le sue scarpe in vernice piroettarono fino alle sedute e lì, con un sorriso mefistofelico a increspargli il viso, li pregò di mettersi comodi: «Gradireste un tè? Purtroppo non dispongo di alcun maggiordomo al momento, quindi se aveste la premura di aspettare qualche minuto sarò lieto di trattarvi con il riguardo adeguato per degli ospiti del vostro calibro» aggiunse mentre gli esorcisti prendevano posto.

Julius fece per rispondere, ma subito Katarina gli parlò sopra: «Non curatevi di simili sciocchezze. Un bicchiere di un qualunque alcolico ancora bevibile sarà più che sufficiente» e i suoi occhi calarono severi sulla vetrinetta posta accanto alla testa di un cervo. Ad occhio e croce, constatò che l’unica bottiglia a doversi essere conservata a dovere fosse quella della grappa - sempre se di grappa si trattava.
Una risatina provò a levarsi dalle labbra del vampiro: «Non vorrete dirmi che già alla vostra età vi dilettate nella degustazione di distillati e liquori, Miss...?»

Il termine degustazione, alle orecchie della donna, parve una sorta di eufemismo e in parte la cosa la fece vergognare di sé stessa. La sua si poteva definire come una vera e propria dipendenza ormai.

Il primo sorso di vodka lo aveva fatto all’età di diciassette anni, festeggiando la fine dei propri studi a Bistria e cercando di assopire i fantasmi di un dolore che non aveva ancora ben capito come affrontare. Al compimento dei diciannove, aveva dovuto fare i conti con la prima sbornia - un susseguirsi di ricordi confusi, corpi sconosciuti in cui si era persa e conati di vomito che alla fine erano diventati parte della sua routine. Con il raggiungimento dei ventiquattro, Katarina si era ufficialmente guadagnata la reputazione di "bevitrice incallita" in buona parte delle bettole di Roma e altre capitali d'Europa.

La vânător poggiò la valigia a terra, facendo tintinnare una parte del contenuto al suo interno, poi prese a levarsi i guanti: «Katarina Arànka Bahun, Mister Gregory» disse più impassibile che mai - sapeva bene che un cognome come il suo, soprattutto tra i Figli del Male di un certo rango, era tanto conosciuto quanto temuto, ma purtroppo non per volontà sua.

«Oh, come i Bahun di Transilvania?» l’espressione della creatura si fece meno gioconda. Nella sua curiosità non si poteva ignorare una certa preoccupazione.

La fama di Emil superava di gran lunga quella della maggior parte dei cacciatori al servizio della Curia. Aveva ucciso più demoni lui, con quella sottospecie di setta che chiamava squadra, che il più vecchio vânător presente al Vaticano - non era quindi cosa insolita che si parlasse di lui sia con ammirazione, sia con timore.

Katarina tornò a fissare la vetrinetta: «Direi che per vostra fortuna esistono solo i Bahun della Transilvania» anche perché nessuna delle scappatelle di suo padre aveva mai prodotto pargoli da condannare al suo stesso destino, grazie al cielo.

«Ad ogni modo, siamo qui per ben altri motivi» tagliò corto, rinunciando persino a bere un qualsivoglia liquore capace di placare i suoi nervi - affrontare il giorno da sobria era quasi peggio del dover sopportare la notte.

Suzu si sedette sulla poltrona accanto a lei, abbozzò una sorta di sorriso e prese parola, accodandosi così al suo discorso: «Perdonate la nostra scortesia, Gregory, vi assicuro che è dovuta solo alla circostanza» con una mano poi, invitò la collega ad accomodarsi a sua volta e, appena lei fu con il fondoschiena ben infossato nella seduta, anche gli ultimi uomini rimasti in piedi presero posto, improvvisamente seri e pronti a far fronte alla conversazione.

«Vedete, la Santa Sede sta affrontando alcuni… disguidi, ecco, con il Mundi Obumbratio».

Il vampiro corrugò la fronte, ma non si permise d’interrompere. Accavallò con pigrizia le lunghe gambe, dando quasi l’impressione che si dovessero spezzare da un momento all’altro, poi avvicinò un indice alla tempia, in segno d’ascolto.

Gli occhi scuri di Suzu non si spostarono mai dall’interlocutore, dettaglio che Katarina notò con un certo piacere. Quel tizio doveva nascondere più cose di quanto le avesse fatto intendere fino a quel momento e, più di lui scopriva, più la curiosità di vederlo all’opera si faceva intensa.
«Immagino abbiate sentito parlare degli omicidi che da qualche mese a questa parte infestano Londinium...»

Mister Gregory alzò un angolo della bocca, abbozzando un sorriso: «Di grazia, come potrei? Sono un Exilati, Whiteman. Le uniche visite che mi sono concesse sono quelle di un prete tanto magro da non stimolarmi l’appetito e le vostre. L’unica cosa insolita che temo di aver udito, mio caro, sono gli ululati di quei fetidi licantropi» affermò senza alcuna esitazione, socchiudendo appena le palpebre violacee.

A Miss Bahun quel gesto non piacque, lo trovò terribilmente teatrale, forzato persino. Qualcosa, nei movimenti e nelle parole del vampiro, non la convinse affatto, eppure non fu lei a mettere in luce quel particolare. Suzu riprese, più serio che mai: «Gregory, vi ricordo che mentire va contro gli accordi con la Santa Sede...» fece presente.

L'altro sbuffò: «Miei cari cacciatori, esattamente cosa cercate da me?» il busto del vampiro si protese in avanti, abbandonando la posa tenuta fino a quel momento. Con i suoi occhi carmini, dalle pupille vacue, osservò ognuno dei presenti picchiettando l'indice sul lato della fronte. Per un attimo parve studiarli, capire quanto e cosa dire: «Ho sentito di alcune morti, certo. Questa città pullula di cadaveri, ma nessuno più preoccupante di altri. Perché mai dovrebbero interessarmi, quindi?» dal tono con cui si rivolse loro fu chiaro che avesse intuito qualcosa.

Con la coda dell’occhio, la donna vide Lord Terry torturarsi le mani, ma non seppe dire se fosse per la paura di doversi scontrare verbalmente con il vecchio o per l'eccessiva vicinanza a un vampiro. Qualsiasi fosse il motivo comunque, non fece altro che generare in lei un ulteriore ribrezzo nei confronti dell'uomo. Come poteva temere quel lipitoare? Era stanco e fragile, in netto svantaggio su di loro e, soprattutto, costretto a mantenere fede agli accordi con Roma.

«Perché i vampiri sono gli unici ad avere un certo feticismo per il sangue, milord» sbottò d’un tratto Miss Bahun, distraendosi dal collega che, era certa, sarebbe finita con il far picchiare. Un uomo come lui non le ricordava altro che i peggiori allievi del monastero di Bistria, vânător che, a essere sinceri, non avevano poi fatto molta strada prima di venir uccisi. 

«Ed è proprio di sangue che vogliamo parlare» Katarina si passò la lingua sulle labbra, mimando un gesto che le si era impresso nella memoria moltissimo tempo prima e che, involontariamente, avrebbe alluso alla natura della creatura di fronte a lei.

Mister Gregory allargò il sorriso, per qualche secondo provò a trattenersi, ma alla fine si lasciò sfuggire una risata: «Milady, non siatene certa… c’è così tanta sete di vita altrui a questo mondo! Però, se persino la figlia di Emil Bahun è qui, vuol dire che a farvi paura non sono solo due fori nella carne, giusto?» la sua espressione si fece curiosa, tanto che la vacuità dello sguardo parve farsi meno densa.

Qualsiasi cosa quel vecchio sapeva, si disse lei, gliel'avrebbe fatta dire.


lipitoare (succiasangue)
 
justiție (giustizia)
Mundi Obumbratio (Mondo delle Ombre)


 

   
 
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