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Autore: Eristhestrange    27/08/2019    1 recensioni
Sono passati trent'anni dal disastro di Londra, ma i guai non sembrano essere finiti.
Una nuova minaccia incombe sulla Gran Bretagna e il mondo intero ma grazie ad una nuova arma Integra Hellsing potrà finalmente liberarsi del male che incombe sulla Terra.
Forse.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Nuovo Personaggio, Seras Victoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUELLO CHE DICE LA GENTE

 

CAP.III

 

 

Comodamente seduto su di una poltrona foderata di velluto rosso, Daniel sporse la testa verso le grandi finestre: il Tamigi luccicava riflettendo le luci dei lampioni che si rispecchiavano sulle sue acque, attraversate dallo scorrere lento delle imbarcazioni.

Il sole era appena tramontato e la città cambiava lentamente aspetto, vestendo del suo scintillante mantello notturno.

La porta del salottino, lasciata socchiusa, lasciava entrare le rotonde note del jazz suonato nella sala poco distante, riempiendo l'atmosfera.

Riuniti attorno ad un tavolino da caffè posto di fronte ad un caminetto liberty, il gruppo di ragazzi aveva discusso fino a quel momento, aspettando l'arrivo di Isabel.

«Credete che saremmo dovuti passare a Villa Hellsing a prenderla?» esordì Penwood un po' preoccupato «Ma che dici! Non mi pare proprio il tipo da aver bisogno di un passaggio...e poi ce l'ha una scorta, arriverà.» «Se lo dici tu, Walter...».

Qualche minuto di silenzio serpeggiò fra i presenti prima che Gunther si alzasse bruscamente dalla sua poltrona «Se non vi dispiace, io vado a prendere la bere!».

Tutti la trovarono un'ottima idea e decisero di fare lo stesso «Tu non vieni Dan?» il classico sorriso sulle labbra di Walter sembrava non aver convinto del tutto l'amico «Vi aspetterò qui, tu vai pure! Ci rivediamo fra cinque minuti!» «Non mi dire - prima di terminare la frase si sincerò che tutti fossero usciti dalla stanza, per poi usare un tono di voce più basso e riservato - che sei già in fissa per quella ragazza!».

Improvvisamente Daniel sembrò come riscuotersi da un precedente stato di sonno «Ma che cavolo dici! Ho solo tante cose per la testa, tutto qui!» il ragazzo dai capelli castani alzò le braccia prima di dargli le spalle e avviarsi verso il resto del gruppo «Fa' come vuoi!».

Daniel, rimasto ormai solo nell'elegante salottino, sbuffò.

Non era di certo interessato alla ragazza nel modo che l'amico intendeva, ma aveva percepito in lei qualcosa di strano la prima volta in cui l'aveva vista. Sicuramente era stata brava a tenere testa ad Integra, ma poi? Che cos'era successo? Il suo malessere aveva qualcosa che non lo aveva del tutto convinto.

Non sapeva proprio cosa pensare.

Forse era malata e non voleva dirlo? Questo spiegava la presenza assidua del maggiordomo, anche se Gunther aveva detto loro che era rimasta orfana.

La madre era morta presto, il padre l'aveva lasciata durante una missione in Afghanistan. L'uomo era stato feldmaresciallo dell'esercito e si era guadagnato non poche medaglie per il suo coraggio, era famoso per la sua capacità di avventarsi in situazioni disperate e uscirne più o meno intero, bastava pensare che era sopravvissuto ai neonazisti.

Alla sua morte, Isabel aveva ereditato una fortuna piuttosto cospicua e si trovava a gestire il patrimonio familiare da qualche anno in solitaria.

Sempre secondo quello che Gunther diceva non aveva mai fatto il suo debutto in società, perché proprio a diciotto anni il padre era venuto a mancare e aveva deciso di non mostrarsi in pubblico per non attirare su di sé attenzioni, da allora aveva sempre vissuto in maniera solitaria tra i suoi possedimenti, gestendo gli affari di famiglia.

 

«Pensieroso stasera?» era così assorto nei suoi pensieri che trasalì nell'udire la voce di Isabel dietro le sue spalle «Scusami, non volevo spaventarti» disse con un sorriso, parandosi di fronte alla poltrona del ragazzo.

Aveva un gusto un po' retrò nel vestire, un abito azzurro lungo sotto al ginocchio che copriva spalle e braccia, cinto in vita da una sottile cintura avorio, calze bianche e scarpette marroni. Sicuramente molto diversa che nella sua tenuta da scherma.

Grazie alla pettinatura raccolta poté notare l'unico gioiello che portava: un paio di orecchini di perla bianca; aveva un aspetto elegante ma sicuramente non quello di una ricca ereditiera.

«Ma no! Figurati! Tu piuttosto, non dovevi essere qui mezz'ora fa?» «Mi dispiace, sono in ritardo ma non ho potuto fare altrimenti. Integra mi ha trattenuta più del previsto, ci sono molte cose che devo fare...» Daniel alzò un sopracciglio, interessato «Per esempio? In effetti non ti ho nemmeno chiesto che cosa ci fai dagli Hellsing». Il suo sorriso vacillò per un istante, per poi tornare esattamente come era prima «Lavoro, ovviamente. Mi hanno chiesto dei finanziamenti per alcuni progetti ed io glieli ho forniti, a patto che potessi seguirli io stessa».

Il ragazzo annuì serioso «Ha a che fare coi vampiri?».

 

Quella domanda la colse alla sprovvista: aveva concordato con Integra una storia che potesse coprire in qualche modo la realtà dei fatti, ma non aveva chiesto fino a  quanto fossero coinvolti gli altri per poter parlare di certi argomenti.

Decise di rimanere sul vago «Sì, in un certo senso. Magari Integra ve ne accennerà durante la prossima riunione ma non siamo qui per parlare di lavoro immagino...a proposito, dove sono gli altri?».

Fece finta di non fare caso al comportamento evasivo della ragazza, se voleva scoprire qualcosa di più avrebbe dovuto agire in un'altra maniera.

«Sono andati al bar, torneranno a momenti, se hai voglia di raggiungerli...» «Oh no, non fa niente!» si affrettò a rispondere la ragazza «Nemmeno io ho voglia di bere a quest'ora» Isabel sorrise, accomodandosi su una delle poltrone.

«Eri già venuta qui?» «No, ma lo trovo molto carino, ne avevo sentito parlare...sai, non esco quasi mai dalla mia tenuta» «In effetti hai l'aria di una persona riservata» «D...davvero?» il leggero imbarazzo della ragazza lo fece divertire «Sì, ma non c'è niente di male te lo assicuro!».

«Ma guarda chi si rivede! Ehi, lo sai che sei seduta al mio posto?» Walter era tornato con in mano quello che sembrava un bicchiere di rum o di brandy, seguito dal resto della compagnia.

«Eddai! Talbot, ti sembra il modo di trattare la duchessa?» «Gunther, solo perché non hai ancora ricevuto il tuo titolo ti sembra il caso di sottolineare sempre quello degli altri?» leggermente in imbarazzo, Arthur si avvicinò a lei, sistemandosi gli occhiali sopra il naso «Benvenuta! Scusali ma fanno sempre così, non ci si può fare niente».

 

Stavolta era arrivata preparata all'evenienza. Richard le aveva spiegato la situazione, facendole presente che Gunther Irons era l'erede dell'attuale Duca di Cambridge, un ruolo ben più importante del suo, ma anche Walter, contro ogni aspettativa, possedeva un titolo nobiliare, era infatti Marchese di Winchester.

A conti fatti, tutti i presenti erano Pari d'Inghilterra eccetto Arthur Lancaster, probabilmente scelto da Integra per l'enorme ricchezza che derivava dai giacimenti minerari in Africa della sua famiglia.

Tutti ricoprivano quindi posizioni di prestigio e tutti erano estremamente ricchi, come, del resto, lei.

«Perché invece di dire sempre assurdità non vi mettete a sedere?» la proposta di Daniel trovò l'approvazione di tutti e in poco tempo i ragazzi erano tutti seduti a sorseggiare il proprio drink.

«Isabel, come mai sei arrivata tardi?» «Non essere scortese Penwood! Non si dicono certe cose ad una signorina» il ragazzo divenne viola dall'imbarazzo e Walter si fece una grossa risata «Non..non volevo essere scortese...» «Non preoccuparti - rispose lei, sorridendo - Walter esagera, non c'è nessun problema. Ad ogni modo, sono stata trattenuta da Lady Integra».

«Non è una novità, quella donna parla decisamente troppo» Gunther appoggiò il bicchiere sul tavolo di fronte, ridacchiando fra sé e sé.

«Non dovresti essere così crudele» puntualizzò timidamente Arthur «Lo sai anche tu che è vero! Parla troppo ed è decisamente acida, non sei d'accordo Northumberland?».

In quel momento gli sguardi di tutti erano fissi su di lei e già sapeva di non poter essere onesta, per il suo bene.

«Non la trovo poi così insopportabile, e poi Villa Hellsing è decisamente confortevole...mi dispiacerà lasciarla per un po'!» «Che significa? Ritorni a casa tua?» chiese Penwood con aria perplessa «Pensavo restassi per un lungo periodo!» intervenne Walter.

«Credevo lo sapeste...partirò per Glasgow dopodomani, sono in missione con Seras e Alucard» ammise candidamente, provocando una reazione del tutto inaspettata sul suo pubblico.

«IN MISSIONE? Ma...Isabel, tu?» «Non preoccuparti Arthur, se c'è Alucard non le succederà niente» rispose Daniel al ragazzino impallidito.

Quelle parole non servirono tuttavia a rassicurare Isabel, ma, anzi, ad alimentare il suo sdegno  «Non ho certo bisogno di Alucard per cavarmela da sola» «Non è affatto quello che intendevo - dal volto di Daniel si poteva evincere che fosse piuttosto imbarazzo per ciò che aveva appena detto - è solo che non si può prendere sottogamba questo genere di cose...».

Gregory si alzò per sincerarsi che la porta fosse chiusa, in effetti i loro discorsi non erano per niente alla portata del pubblico.

 «Più di una persona ci ha lasciato le penne - intervenne Walter, per la prima volta estremamente serio - e parliamo di soldati addestrati che avevano già combattuto» «Avanti, non mettetele ansia, altrimenti perderà del tutto la voglia di andarci!» Gunther sembrava fra tutti il meno sconvolto dalla notizia, forse ne era già al corrente?

«Ad ogni modo puoi stare tranquilla, Alucard e Seras sono infallibili, e non lo dico per sminuire le tue capacità. Puoi essere il miglior soldato della terra, ma avrai sempre difficoltà a vedertela con dei vampiri» l'argomento parve attirare l'attenzione di Isabel «Voi siete già andati in missione?» lo chiese guardando Gunther, ma la domanda era rivolta a tutti i presenti.

«Non hai visto le loro facce? Ovviamente no, è per questo che sono tutti su di giri, ma, ti dirò, non c'è nulla di strano in questo. Noi facciamo parte dei Nuovi Dodici, non abbiamo nessun motivo per rischiare la vita e non serviremo di certo più di quanto non servirebbe uno dei soldati addestrati di Integra. Per questo motivo mi chiedo cosa tu ci faccia veramente a Villa Hellsing...» lo sguardo serio e indagatore del ragazzo creò una sorta di suspance nella stanza.

Isabel si affrettò a rispondere «Ha a che fare coi vampiri, un progetto a cui stiamo lavorando io e Integra. Non posso dire di più se lei non ve l'ha detto...» «Hai...hai per caso ricevuto un  addestramento speciale? Come quelli della Iscariota? Ho sentito dire che riuscivano ad estrarre il cuore di un vampiro a mani nude!» Gregory sembrava particolarmente euforico riguardo alla sua congettura e, come se non fosse sufficiente, al coro si unì anche Arthur «Integra sta creando un reparto speciale? Non posso crederci! Sai, non ho mai visto Alucard combattere, ma ci sono delle voci in giro...sulla guerra...» «Già, deve essere formidabile!».

«Alucard ha partecipato alla guerra?» quel particolare aveva attirato l'attenzione di Isabel. Non sapeva effettivamente niente sul vampiro, non le era mai interessato fino a quel momento.

«Ma come? Non lo sai? E' stato praticamente grazie a lui che abbiamo vinto. Dicono che sia morto e risorto qualche anno fa!» «Non essere ridicolo Arthur, non si può risorgere - Gunther interruppe Walter - E' meglio dire che non è mai morto! Nessuno sa quanti vampiri abbia fatto fuori durante la guerra!».

 

«Vampiri? Durante la guerra?» «Non te l'hanno ancora detto eh?»                 

La sensazione di disagio che aveva cominciato a provare all'inizio della conversazione cominciava a salire sempre più annodandosi a livello dello stomaco come un peso indesiderato. Cosa significava quello stava dicendo?

Il suo disagio venne percepito da Daniel, che si affrettò ad intervenire «Gunther adesso basta, non credo che siamo noi le persone giuste per dirglielo...» «La storia del Millennium - proseguì il ragazzo, incurante della supplica dell'amico - dell'organizzazione da quasi un milione di persone con armi di ultima generazione: è una montatura. Quello era un esercito di poche migliaia di vampiri!»

«Che stai dicendo...è impossibile...» Isabel si alzò dalla sedia, con gli occhi sgranati; il suo volto era diventato livido. Tutti si accorsero del suo disagio, ma Gunther sembrava non darci nessun peso «Eppure è la verità. Solo Integra ha avuto la brillante idea di combattere il nemico con le sue stesse armi.» concluse senza batter ciglio.

Ormai viola in volta, non sapendo cosa pensare, dire, rispondere, disse soltanto «I vampiri non porteranno mai niente di buono al mondo, mai!» poi corse verso la porta senza aggiungere nulla.

«Perché hai voluto farlo a tutti i costi?» chiese Daniel, alterato, che, senza aspettare una risposta, corse subito in direzione della ragazza.

 

«Il soprabito, Richard.» poco più avanti, il maggiordomo la stava aspettando vicino all'ascensore.

Non fece in tempo a tenderle la mantella che Isabel l'aveva già afferrata, riversandosi verso l'uscita a passo di marcia. Non proferì parola e lui, da bravo maggiordomo, non domandò nulla, si limitò solamente a guardarla di sottecchi ogni tanto.

Chiunque avrebbe potuto capire il suo profondo turbamento.

Una volta raggiunta la strada, Isabel si avvicinò alla vettura che la stava aspettando per riportarla a Villa Hellsing.

«Isabel, aspetta!» Daniel la raggiunse correndo prima che potesse salire in auto, sotto lo sguardo attento di Richard «Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in quel modo. Non avevo idea che...» «Non importa - lo interruppe bruscamente - adesso è meglio che vada».

Prima che potesse replicare, la ragazza salì in auto, chiudendosi la portiera alle spalle.

Il ragazzo guardò la macchina allontanarsi, mentre dall'hotel cominciavano ad uscire anche il resto dei ragazzi, che non poterono fare altro che guardare i fari dell'auto sparire in lontananza.

«Stavolta Gunther ha proprio esagerato...» sentenziò Walter, mentre Arthur, con il suo tipico fare impacciato, soggiunse «Non avrei mai creduto che li odiasse così tanto, i vampiri».

 

...........

 

"Questa è tua" le aveva detto, mettendole in mano una Glock 17 come se fosse una mela candita o un bastoncino di zucchero.

"Non ti servirà sparare, entreranno per primi Seras e Alucard e libereranno la zona. Puoi sempre buttarti in mezzo se vuoi un po' di azione, ma se preferisci tenerti tutti i tuoi arti al loro posto te lo sconsiglio caldamente. Ti chiederai allora a che cosa servi tu? Beh, per ora a niente, stai a guardare come si comportano gli altri e familiarizza con la visione del nemico che odi. Seras è dotata di telecamera per controllare che la situazione sia in ordine, quindi avrai una visuale privilegiata di quello che succede lì dentro e non ti piacerà, ma fidati se ti dico che prima o poi ci attaccheranno e se sarà la tua prima volta in fatto di rapporto con la morte, stai certa che ti dovremo seppellire prima del tempo. Stai andando in una base nemica, un vecchio edificio abbandonato nella periferia di Glasgow. Loro non sanno che state arrivando quindi sarà un'imboscata: non entrare per nessun motivo prima che Alucard e Seras abbiamo ripulito il passaggio, non girare mai disarmata e mai e poi mai da sola. Non sai di cosa siano capaci i vampiri e non hai bisogno di impararlo sulla tua pelle. Tieni a mente che potresti essere la salvezza definitiva di questo paese e la tua vita vale più di quella dei soldati che ti circondano, quindi non cercare di fare l'eroina della situazione, anche se penso sarai più impegnata a vomitare davanti a pezzi di carne e sangue. Intesi?".

"Sì" le aveva risposto, solamente sì.

E adesso era lì, in quel furgone, circondata da militari armati fino ai denti e con quell'orrenda sensazione di avere i vampiri vicino.

I vampiri.

L'enorme devastazione che avevano causato radendo al suolo Londra, la crisi economica, un paese sull'orlo del disastro, e tutto ciò era a causa dei vampiri.

I vampiri.

Senza vampiri non si sarebbero potuti combattere i vampiri stessi, in un ironico circolo vizioso che risuonava nella sua testa come una maledizione senza fine.

I vampiri.

Le sarebbe piaciuto vederne la morte? Era un sentimento giusto? Bisognava godere della disfatta dei nemici di Dio oppure disprezzare la morte violenta, l'omicidio?

"Nessuno può dirmi cosa è giusto e cosa è sbagliato?"

Richard, che le aveva mentito sulle sue origini e sulla guerra? Cosa le avrebbe detto? La verità o un'altra bugia solo per il suo bene?

Integra, una bugia per il bene della nazione?

"Papà, forse tu mi avresti detto la verità".

 

«Quali ti spaventano di più? I morti o i vivi?»

Da sotto gli occhialini, Alucard sembrava quasi convinto di ricevere una risposta a quella domanda.

   
 
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