Capitolo 61
Dopo
il colloquio con la psicologa, non faccio che pensare che, questa
volta, Irene possa aver ragione. Come potrebbe reagire Lucia al
pensiero che una volta terminata la nostra giornata insieme la
riportassimo in casa famiglia? Sicuramente la prenderebbe molto male.
Ed è giusto che, arrivati a questo punto della situazione, io e
Luca ne ragioniamo insieme, valutando quale sia la decisione più
consona per lei. E soprattutto anche io ho bisogno di liberarmi di
questo peso che mi opprime il petto: non possiamo più attendere
ancora.
"Luca" lo richiamo, mentre insieme percorriamo il corridoio che conduce
al padiglione dei nostri reparti. Nonostante avverta la mia voce
tremolare lievemente, cerco di fingere fermezza. "Noi due dobbiamo
parlare".
Lui si volta nella mia direzione, facendomi intuire tutta la sua
sorpresa e confusione davanti alla mia proposta. "Certo, Anita, dimmi
pure" annuisce però poco dopo.
Giocherello con le dita delle mani, abbassando lo sguardo. "Si tratta di Lucia" gli confesso.
Luca allora mi sprona a parlare, appoggiando una mano sulla schiena
come a volermi dare il giusto conforto per continuare. "Hai cambiato
idea? Non vuoi più vederla?" mi domanda, non nascondendo una
certa preoccupazione all'evenienza.
"No!" ribatto con foga, incrociando i suoi occhi incerti,"non si tratta di questo."
"E qual è il problema, allora?" mi fa notare, scuotendo il capo senza ben capire.
Annuisco, rilasciando un respiro profondo. "È che penso
l'assistente sociale potrebbe aver ragione" ammetto, contritamente.
"E vorrei ben vedere!"
Sia io che Luca ci voltiamo, spaventati ed esterrefatti dalla presenza della stessa Irene qui.
Lei cammina fiera e austera verso di noi, stretta nel suo tailleur
firmato, lasciando ticchettare le scarpe con il tacco sul pavimento.
Sbatto gli occhi, ancora incredula davanti all'evidenza. Cosa ci fa lei qui?
"Sono felice di trovarvi insieme" proferisce, arrivandoci accanto,
soddisfatta. "Ma non avevo dubbi a riguardo. Da quant'è che va
avanti la vostra storia? Mesi, settimane, giorni?" aggiunge con
saccenza.
Assottiglio lo sguardo, indurendo la mascella. "Le interessa davvero?"
Lei mette su un'espressione irrisoria, scrutandomi con una certa
sufficienza, mentre incrocia le braccia al petto. "Non sono qui per
questo e se proprio volete saperlo nemmeno di mia spontanea
volontà, ma avrei una certa urgenza di parlarvi".
Io e Luca ci destiamo in allerta, preoccupati dalle sue parole.
"Certo" le replica il mio fidanzato, compostamente. "Andiamo nel mio studio".
Cammino al suo fianco, cercando la sua mano per attirare la sua
attenzione nel frattempo che l'assistente sociale ci segue, muovendosi
accanto a noi. Luca incrocia il mio sguardo, fugacemente, accennando un
sorriso dedito a rassicurarmi ma, mentre i suoi occhi rimangano
incatenati ai miei, comprendo che lui sia il primo ad aver bisogno del
mio sostegno.
Non appena ci richiudiamo la porta alle nostre spalle, il mio fidanzato
fa segno a Irene di accomodarsi e non nascondo di sentirmi
profondamente tesa all'idea di starle così accanto.
Lei incrocia le dita delle mani, lunghe e smaltate di rosso, professando un'espressione rammaricata.
"Non c'è bisogno che io vi dica perché sono qui"
esordisce, facendo alternare i suoi occhi prima su di me e poi su Luca.
"No, infatti" chiarisce proprio lui, per entrambi. "È successo qualcosa a Lucia?" le chiede subito dopo.
Lei nega con il capo, rilassandosi contro lo schienale della sedia.
"Non esattamente, ma continuo a pensare che la vostra idea potrebbe
turbarla, enormemente" ci riferisce, stringendo le labbra in una linea
dura.
"Pensavo la questione fosse risolta" le replica Luca, corrucciando la fronte.
Lei svia il discorso con un gesto della mano. "Assolutamente no, ho
sempre palesato quanto fossi contraria a riguardo ed è per
questo che sono qui" ribatte con più convinzione.
A questo punto, nonostante mi sembri di comprendere che Luca si stia
sforzando per mostrarsi gentile, lo avverto trarre un respiro profondo
e dedicarle un'espressione tirata.
"Quindi, cosa vuole fare, esattamente? Proibirci di vedere Lucia?" indaga, assottigliando lo sguardo.
Irene rotea gli occhi al cielo, ma senza scomporsi più di tanto
dalla sua posizione algida. "Voglio agire per il bene di Lucia"ammette,
portandosi una mano al petto con fare melodrammatico.
Ormai però Luca ha abbandonato ogni convenevole, rivolgendosi a
lei con un tono sfrontato. "Anche noi, se è per questo! Non
creda che evitarci di vederla possa farla stare meglio!" esclama
infatti con stizza.
L'assistente sociale appoggia una mano sulla fronte, scuotendo
lievemente il capo e scrutandoci come due ottusi, sordi davanti
all'evidenza.
"Luca, Anita" mormora, traendo un lungo respiro e trattenendosi per
dimostrarsi paziente nei nostri confronti. "Mi rendo conto che il
vostro legame con Lucia sia davvero forte e duraturo, ma proprio per
questo trovo che la piccola debba essere tutelata".
"E quindi?" ribatte lui, spalancando le braccia con scetticismo.
"Luca..." sussurro, avvertendo la mia voce palesarsi roca. "Irene potrebbe aver ragione, lasciamola parlare..."
I loro sguardi si posano su di me, che me ne ero rimasta in silenzio
per tutto questo tempo. La Berardi sembra scrutarmi con una sorpresa
mista a soddisfazione. Chissà, deve essere motivo di stupore per
lei sapermi dalla sua parte.
Luca, arrendevole, a quel punto lascia che lei ci esponga i suoi piani,
appoggiandosi allo schienale della sua sedia da ufficio e rilasciando
uno sbuffo. Mentre lo osservo non posso fare a meno di accorgermi che
sia la prima volta che lo vedo reagire in un modo così impulsivo
e diretto, rispetto alla compostezza che lo caratterizza.
"Non voglio vietarvi di visitare Lucia ma credo sia opportuno che lei
rimanga in casa famiglia. Domani sarà il suo compleanno e
organizzeremo una piccola festa, come tutti gli anni. Sono sicura che
sarà felice di avervi lì con lei" .
E mentre la Berardi ci mette a corrente della sua idea, i miei occhi
incrociano quelli di Luca ed entrambi ci destiamo curiosi davanti alle
sue parole.
Non posso fare a meno di spalancare le labbra in un'espressione di pura
sorpresa, ma, nonostante pare che io voglia replicare, sembra che mi
manchi anche solo il fiato.
Irene poco dopo si alza dal suo posto, ricomponendosi come se avesse
faticato enormemente e,sostenendo la borsa al petto, riprende la sua
andatura.
"Bene" annuncia risoluta, incamminandosi verso l'uscita, e facendoci
intendere che adesso la questione sia davvero chiusa. "A domani"
aggiunge, frettolosamente, già distante ormai da noi.
Poi si richiude la porta alle spalle, lasciandoci soli a fare i conti con la notizia.
Luca si alza dal suo posto, e si dirige a passo spedito verso la
finestra; le spalle curve, le mani inforcate nelle tasche dei jeans.
Riesco a leggere nei suoi occhi l'insoddisfazione che le parole della
Berardi hanno scaturito in lui.
Così mi avvicino, lo stringo a me, inglobando il suo busto tra
le mie braccia e rilasciando un sospiro liberatorio contro la sua
schiena. Lui, in risposta, appoggia le sue mani sulle mie, stringendo
le sue dita come se io adesso fossi il suo unico appiglio.
"Luca..." lo richiamo, cercando di attirare la sua attenzione, ma i
suoi occhi sono rivolti oltre il vetro che ci divide dall'esterno. La
sua espressione è imperturbabile e sento che vorrei capire,
svelare tutte le sue tensioni e appianarle.
Allora mi paro davanti a lui, trovando il suo sguardo teso e tormentato.
"È la decisione migliore" mormoro, sporgendomi verso di lui per
accarezzare il suo viso tra le mie dita. Lambisco le sue guance,
lasciando che lui socchiuda gli occhi sotto il mio tocco.
"Lucia ne sarà felice..." sussurro, ormai a un passo dalle sue
labbra, scontrando la mia fronte con la sua. Sento che ho bisogno anche
io di rassicurazione, di sapere che andrà davvero tutto bene
come gli dico.
Luca allora annuisce, arricciando le labbra in un piccolo e dolce
sorriso, forse rendendosi conto che il suo mutismo possa farmi
vacillare.
Avverto dal modo in cui le sue mani percorrano le mie braccia e da come
i suoi occhi mi rimangano addosso che voglia dirmi qualcosa eppure
sembra che anche a lui adesso manchino le parole.
Ora come ora questo non è il momento più adatto per
affrontare un argomento così delicato, e quando lui si sporge
verso di me, lambendo il mio labbro inferiore, attirandomi a sé
per baciarmi, lo lascio fare.
Socchiudo gli occhi, abbracciandolo a me, stretto, rilassandomi sotto il tocco delle sue dita che si aggrappano al mio corpo.
Adesso abbiamo bisogno l'uno dell'altro, il resto lo affronteremo, poco per volta, insieme.
Il
compleanno di Lucia è arrivato e io stento a pensare che di
lì a poco la rivedrò. Non nascondo di sentirmi un po'
spaventata all'idea di un suo rifiuto, ma è un qualcosa che va
affrontato.
Stringo a me lo scatolone con tutti i regali che abbiamo portato per
lei. Quando in ospedale si è sparsa la voce che andassimo a
trovarla in casa famiglia, ognuno di loro ha pensato di farle un
piccolo pensiero. Così, mentre spero che Lucia possa gradire
tutti i peluche, i libri da leggere e colorare, le bambole che abbiamo
per lei, incontro gli occhi di Luca.
"Dai a me" mi fa presente lui, togliendomi da un ingombro tanto grande
e mi viene da pensare se la tranquillità che stia dimostrando
sia veramente veritiera.
Accenno però un sorriso, cedendogli la scatola e, rilasciando un
sospiro, poso il mio sguardo sulla comunità che si staglia alta
e imponente davanti ai miei occhi.
Luca appoggia una mano sulla mia schiena, accompagnandomi verso l'entrata.
"Sei pronta?" mi sussurra accanto all'orecchio, scostando una ciocca
dei miei capelli che è scivolata lungo il collo. Il mio corpo si
scioglie sotto il tocco delle sue dita e, quando mi volto verso di lui,
acconsento con il capo.
Ad
accoglierci è Maurizio Accorsi, il responsabile della casa
famiglia e, notandolo sull'uscio della porta, non posso fare a meno di
tornare indietro di mesi, al momento in cui hanno portato Lucia via
dall'ospedale.
Lui deve essersi reso conto che la sua presenza ci abbia reso rigidi e
tesi, perché si premura di accennare un sorriso cordiale.
"Buongiorno" enuncia poi, gentile. "Vi stavamo aspettando. Entrate
pure" aggiunge, facendosi di lato per permetterci di farci spazio
nell'appartamento.
"Potete dare anche a me" ci fa presente, indicando lo scatolone che Luca porta con sé.
Lui però, quasi come se stesse scattando in difensiva, lo
stringe più al petto, svincolando la mano che Maurizio ha porto
verso di lui.
"Se permette, vorremmo consegnare questi regali a Lucia noi stessi".
Lui annuisce ancora un po' frastornato e confuso dalla nostra richiesta, poi prende a farci strada.
Mentre attraversiamo il corridoio, avverto il chiacchiericcio dei
bambini palesarsi sempre più vicino e non appena arriviamo in
sala comune mi rendo conto che i piccoli siano riuniti tutti lì.
La stanza è stata addobbata con festoni e palloncini, donando
all'ambiente un'aria che oserei dire famigliare. I bambini si dilettano
in giochi, fischiando trombette e divertendosi a rincorrersi. Avverto
il mio cuore scalpitare davanti alla spensieratezza che alberga nei
loro occhi. Eppure mi rendo conto che nonostante sia la festeggiata,
l'assenza di Lucia si percepisca in modo evidente.
Le educatrici che avevamo avuto modo di conoscere la scorsa volta ci
salutano cordialmente e poco dopo anche la dottoressa Parracciani fa il
suo ingresso nella stanza.
"Che bello rivedervi, Luca e Anita. Sono proprio contenta che voi siate qui" ammette, aprendosi in un grande sorriso.
Non riesco a ricambiare con la stessa enfasi, come invece vorrei,
perché il mio sguardo scruta fugace qualsiasi cosa mi circondi,
alla costante ricerca della mia piccola Lucia, quasi come se in ogni
istante io potessi vederla arrivare.
"Sapevo che Irene in qualche modo si sarebbe convinta" aggiunge poi,
incrociando le mani davanti a sé e guardando i piccoli, radiosa.
"Anita!"
Ma non sto già più ascoltando la psicologa. Mi volto
lentamente nella direzione in cui ho avvertito la sua voce e mi sembra
di rivivere la scena in modo rallentato. Lucia è a pochi passi
da me, seguita da Irene. Nonostante lo spazio che ci divide sia
pochissimo, mi sembra che passi un'eternità prima che io la
osservi raggiungermi. Tutto il resto è offuscato e ovattato, i
miei occhi non possono fare a meno di perderla di vista, scrutandola
smaniarsi per avvicinarsi. Le sue labbra, piccole e rosee, si inarcano
in un dolcissimo sorriso e nel momento in cui la sento abbracciarmi, mi
rendo conto che la sua stretta al momento mi faccia un po' traballare
sul posto, ma, subito dopo, mi premuro di ridere felice, abbassandomi
alla sua altezza.
Lucia sembra incastrarsi perfettamente nell'incavo del mio collo e mi
viene da pensare che in questo preciso istante, con lei stretta al
petto, mi senta davvero bene, completa.
"Anita" sussurra lei, accarezzando il mio viso, dimostrandosi ancora
incredula davanti alla mia vista. Avverto il suo tocco segnare un
percorso immaginario sul mio volto, quasi come se volesse appurare che
sia la realtà e io sia davvero qui, accanto a lei. "Sono tanto,
tanto felice che sei qui" ammette, prendendo a lasciarmi tanti piccoli
bacini sul naso e sul viso, facendomi sorridere di cuore.
"Ah-ah, ma cos'è? Non si saluta più?" Luca si abbassa
alla nostra altezza, fingendosi imbronciato. Poi reclama l'attenzione
della piccola, solleticandole, divertito, un braccio.
Lei ride, accocolandosi a me, dopo sorride timidamente, allungando le braccia per stringere anche lui.
In quel momento incrocio lo sguardo di Irene che ci osserva dall'alto
della sua posizione; le braccia portate al petto e nessuna emozione che
trapela dalla sua espressione algida.
Al suo fianco, la dottoressa Parracciani appare invece intenerita e
commossa dal legame che abbiamo instaurato con Lucia. Nonostante riesca
a percepire il modo insistente con cui sembrano guardarci, mi rendo
conto che al momento non esiste nient'altro che noi, racchiusi in una
bolla di spensieratezza e complicità.
"Ti abbiamo portato tanti regali, sai? Vuoi vederli?" le fa presente
Luca, indicandole con il capo lo scatolone alle nostre spalle.
Lei saltella, muovendosi tra le nostre braccia unite. "Sì, sì!" trilla, colma di eccitazione.
Frenesia che riporta in ogni più piccolo gesto, dal momento in
cui, con il nostro aiuto,apre la scatola a quello in cui con gioia ed
emozione sembra apprezzare ogni più piccolo dono. Ma, nonostante
Lucia appaia contenta di ogni singolo oggetto, mi viene da pensare che
sia palpabile il più regalo per lei sia stata la nostra
presenza. E ci osservo così, mentre attorno a noi tutto scorre e
i presenti si dimostrano dei silenziosi spettatori del nostro momento.
"Anche io ho qualcosa per voi" ammette, poco dopo, giocherellando distrattamente con le dita.
"Davvero?" le replico, accarezzandole il capo e spronandola a parlare.
Lei ci fa segno di alzarci per seguirla nella sua stanza.
"Venite, vi faccio vedere" aggiunge, furbamente, destando la nostra curiosità.
Mentre ci allontaniamo, mi accorgo che gli occhi di Irene ci osservino
con una certa ostinazione e quando il mio sguardo, incontra il suo, lei
lo distoglie prontamente, guardando in un'altra direzione.
La mia attenzione ritorna presto a Lucia e la osservo muoversi
leggiadra, sembra quasi che volteggi, e quando raggiungiamo la sua
camera, lei corre spedita alla ricerca di qualcosa nel cassetto accanto
a letto.
"Trovato!" enuncia vittoriosa, voltandosi di nuovo nella nostra
direzione, che aspettiamo pazienti di sapere cosa abbia da darci.
"Cos'è?" le domanda Luca, incuriosito.
Lei saltella fino a noi, sorridendoci acutamente. "Un disegno!" ammette, soddisfatta di se stessa. "Guardate!" ci esorta.
Abbasso lo sguardo al foglio di carta che ci sta ponendo. Lucia ci ha
rappresentati al centro, mentre ci scambiamo un tenero bacio e lei
è accoccolata tra le nostre braccia.
Non posso fare a meno di concederle un sorriso dolce, mentre avverto il cuore scalpitarmi in petto.
"Luci, è, è bellissimo..."
"Lo so!" esclama lei, dondolandosi sul posto."Datevi un bacio,
però!" aggiunge, portandosi le manine alle labbra per soffocare
una risata che vuole farci pensare sia ingenua.
"C-cosa?" pronuncio in imbarazzo e stupita dalla sua richiesta.
"Un bacetto!" ripete lei, con più insistenza, arricciando le labbra e simulando lo schiocco di un bacio.
Scuoto il capo, abbassando il capo, ma senza nasconderle il mio
divertimento. Luca allora mi si avvicina, abbassandosi su di me per
respirarmi sul collo.
"Credo che dovremo accontentarla" mormora, accarezzandomi una spalla con le dita.
"Sì, sì" Lucia annuisce ripetutamente con il capo, mentre
lascio che poi, finalmente le labbra di Luca si posino sulle mie,
dolcemente.
La piccola esulta, battendo le mani e io e Luca, ancora così
vicini, con le bocche che si sfiorano lentamente, assoporandosi, ci
lasciamo andare a un sorriso.
"Vieni qui, Lucia" Luca poco dopo la richiama a sé, afferrandola
tra le sue braccia e permettendole così di stringersi a noi,
sospirando serenamente.
"Vi voglio così bene" proferisce, con gli occhi che le brillano.
Avverto l'emozione impossessarsi di ogni fibra del mio corpo, e mentre
faccio in modo che si accocoli al mio petto, godendo della stretta
sicura e protetta di Luca, mi concedo di lasciare andare una lacrima
silenziosa.
Saremmo davvero la famiglia perfetta per lei.
Irene
arriva a rovinare l'idillio del momento, facendosi presto seria in
volto. Non sono sicura che, nonostante ci abbia permesso lei stessa di
venire, sia contenta di averci qui. Il suo sguardo porta il triste
presagio di una antipatia che è difficile da estinguere.
"È il momento della torta. Vieni Lucia, dobbiamo spegnere le
candeline" le fa presente, mettendo su un sorriso speranzoso mentre le
porge la sua mano. Ma la piccola scuote il capo, protestando all'idea
di seguirla se non con noi al suo fianco. Così, l'assistente
sociale annuisce, traendo un respiro un po' abbattuto, e si fa di lato
permettendoci di passare, ma non mi sfugge che i suoi occhi sembrano
volermi fulminare.
I bambini accolgono con entusiasmo Lucia e mentre le luci si abbassano,
e le candeline creano strane e magiche ombre sulle pareti, mi accorgo
dalla sua stretta quasi spasmodica che la nostra piccola non abbia
intenzione di lasciarci. Osservo le sue piccole dita attirgliarsi ai
nostri abiti, mentre lei socchiude gli occhi, soffiando per spegnere le
candeline.
"Auguri tesoro" le sussurro, allora, stringendola ancora di più a me.
La sala esplode in un tripudio di applausi ed esaltazione ma il suo
sguardo è tutto e solo per noi e il sorriso che poco dopo ci
riserva dimostra tutta la sua gratitudine nei nostri confronti.
Non ti lascio più, Lucia...
Passare
questa giornata con lei è stata la cosa migliore che potessimo
fare. Nonostante ci sia stato concesso troppo poco tempo; stare con lei
non è mai davvero abbastanza, sono soddisfatta di aver trascorso
qui il giorno del suo compleanno.
Non appena arriva il momento di andare via, però, mi accorgo che
sia davvero la parte più difficile. Al solo pensiero di
lasciarla andare sento aprirsi uno squarcio dentro di me, quasi come se
qualcuno avesse appena strappato un pezzo del mio cuore.
Lucia protesta all'idea di vederci andare via e anche io non nascondo
di sentirmi profondamente dispiaciuta nel guardarla smaniarsi per
trattenerci ancora a sé. Forse è proprio questo quello di
cui Irene parlava. E nel momento in cui incrocio i suoi occhi, mi viene
da pensare che adesso lei non nasconda più la sua
ostilità nei nostri confronti. La sua espressione sembra quasi
dirci ve lo avevo detto.
Così, mentre io e Luca cerchiamo di rassicurarla, lei interviene
stringendo la mano di Lucia tra la sua e strattonandola accanto a
sé.
"È ora che Luca e Anita vadano via, Lucia. Fa la brava su,
verranno a trovarti presto" le fa presente senza celare un tono
puramente indispettito.
"Tornate presto, vero?" ci domanda la piccola, speranzosa, arricciando le labbra in una smorfia.
Io e Luca ci lanciamo uno sguardo, concordi su quale sia la nostra intenzione, poi annuiamo.
"Certo che torniamo presto".
Lei allora acconsente con il capo, come se la nostra replica l'abbia in
parte rassicurata e si sporge verso di noi, porgendoci il suo mignolo
affinché lo stringiamo.
"Promesso?"
"Promesso" proferiamo, lasciandoci andare a un sorriso.
Mi allontano allora al fianco di Luca, senza perderla di vista e mi
rendo conto che saperla tranquilla mi aiuti ad andare via con
più facilità.
Torno presto, Luci.
Un
po' prima che possiamo andare via, con un peso a gravitare sui nostri
cuori, è la voce dolce e gentile di Amelia a richiamarci a
sé.
Io e Luca ci voltiamo nella sua direzione, vedendola percorrere il vialetto di ghiaia, frettolosa e affannata per la corsa.
"Menomale che siete ancora qui" ammette, arrivandoci di fianco, e cercando di regolarizzare il respiro.
Ci destiamo curiosi alle sue parole, spronandola a parlare con lo sguardo.
Così lei trae un sospiro profondo, portando una ciocca di capelli, che le è sfuggita, dietro le orecchie.
"Vi ho osservato a lungo durante questa giornata e ho avuto modo di
constatare con i miei occhi quanto sia forte e complice il legame che
vi unisce alla piccola Lucia..." proferisce, dedicandoci un sorriso
colma di quella che definirei ammirazione. "Non vedevo Lucia
così felice da tempo ed è merito vostro".
Poi il suo tono assume un'inclinazione più seria e accorata. "E
non è qualcosa che io non posso considerare, a maggior ragione
quando il benessere della piccola mi sta tanto a cuore..."
Volto lo sguardo verso Luca, scoprendolo ad ascoltare le parole di
Amelia interessato, ma non mi sfugge che ben presto la sua fronte si
corrughi, perplessamente.
Lei si assicura di avere tutta la nostra attenzione prima di
riprendere, lasciando alternare lo sguardo prima su di me e poi su di
lui. "Non c'è bisogno che io vi dica cosa sia più giusto
per lei, e mi rendo conto che non sia una decisione da poter prendere
su due piedi, ma vi invito a rifletterci. Ora più che mai, Lucia
ha bisogno di una famiglia e potreste essere proprio voi ad
offrirgliela" aggiunge, portandosi una mano al petto, animata da una
certa enfasi.
Schiudo le labbra con sorpresa, non riuscendo a capacitarmi di cosa le
mie orecchie abbiano ascoltato e mentre lei ci scruta con uno sguardo
convincente, cerco di intravedere una reazione in Luca. Ma,
improvvisamente, mi sento armata di una forza d'animo, consapevole di
aver trovato una valida sostenitrice nella figura della psicologa. Lei
posa il suo sguardo su di me e insieme ci lasciamo andare a un'occhiata
colma di complicità-
"Ci penseremo, la ringraziamo per il suo consiglio" ammette Luca poco
dopo eppure mi rendo conto che il suo tono non sia modulato da nessuna
inclinazione.
Così lei, accennando un piccolo sorriso cordiale si congeda, allontanandosi per tornare alle proprie mansioni.
Cerco lo sguardo di Luca, riscoprendolo turbato, pensieroso come ieri nel suo studio e mi premuro di afferrare la sua mano, ma, nonostante speravo di sortire una qualche reazione in lui, mi rendo conto che tra di noi sia calato un silenzio quasi ingombrante e il solo pensiero che sia stato l'argomento Lucia a renderlo impenetrabile mi turba.
Quando
ritorno a casa, ne approfitto per fare una doccia ristoratrice,
sperando che possa lavare via tutte le mie ansie e preoccupazioni. Ho
deciso di esporre a Luca il mio pensiero, non posso davvero aspettare
ancora.
Lo farò a breve.
Avvolgo il mio corpo in un accappatoio di spugna, frizionando poi i
capelli con un asciugamano. Sbrino lo specchio appannato dal vapore e
incontro la mia immagine riflessa. Mi appoggio al lavandino, traendo un
respiro profondo e socchiudo gli occhi.
Ora o mai più.
Poi esco dal bagno.
Luca si è appropriato del letto, stendendosi a pancia sotto, il
busto nudo, e una mano sotto al mento a sorreggere il capo. Lo scruto
portarsi il pollice alle labbra con un fare pensieroso, gli occhi che
si socchiudono leggermente. Mi ritrovo a constatare che la sua
espressione corrucciata sia maledettamente affascinante.
Così mi avvicino, muovendomi lentamente verso il letto, ma lui
non si accorge subito di me. Appoggio un ginocchio sul materasso,
abbassandomi su di lui per attirare la sua attenzione.
La mia azione sortisce l'effetto perché l'attimo dopo Luca si
volta nella mia direzione accennando un sorriso e insinuando una mano
tra i miei capelli per avvicinarmi più a sé.
"A cosa stavi pensando?" gli chiedo, lasciando scontrare le nostre fronti.
Luca arriccia le labbra in una smorfia divertita, scuotendo il capo.
"Stavo pensando a Lucia" sussurra a un passo dalla mia bocca.
Sfioro le sue labbra con le dita, lentamente, avvertendolo sospirare
sotto il mio tocco. "Davvero? Anche io pensavo a lei e alla bellissima
giornata trascorsa" ammetto, lasciando trapelare sorpresa dalle mie
parole.
Luca annuisce cheto, tirandomi accanto a sé sul letto. Lascia
che io appoggi la mia testa sul suo torace, dandomi modo di accocolarmi
a lui e godere della sua vicinanza. A contatto con il suo petto, sento
il suo cuore battere furiosamente sotto le mie dita.
"A proposito di questo..." proferisce in un mormorio.
Mi volto verso di lui, invitandolo a continuare.
"Ho riflettuto su quello che la psicologa ci ha detto e sono arrivato a
una conclusione. Lucia ha bisogno di noi, il suo posto è qui,
con me e te" confessa, incrociando il mio sguardo. Nonostante sembri
sicuro di sé, riesco a comprendere dal suo tono che cerchi la
mia approvazione. Come se ce ne fosse il bisogno.
Sbarro gli occhi non appena ne prendo consapevolezza. Mi rimetto retta,
scrutandolo dall'alto della mia posizione, ancora incredula e
scioccata.
L'ha detto davvero?
Non posso fare a meno di arcuare le mie labbra in un sorriso, con le
lacrime che premono per uscire dai miei occhi. Sento il cuore battere
tumultuoso nel mio petto e mi rendo conto che vorrei replicare alla sue
confessioni. Lo vorrei davvero se non fosse per il mio cellulare che,
improvvisamente, prende a squillare con insistenza. Cerco di ignorarlo,
ma è lo stesso Luca a spingermi a rispondere.
Metto su un'espressione di scuse, afferrando l'aggeggio posto sul
comodino e non posso nascondere che alla vista del nome di mia madre a
lampeggiare sullo schermo un po' mi assalga la preoccupazione.
Rispondo subito, mantenendo il telefono saldamente, accanto all'orecchio, con le dita, sotto lo sguardo attento di Luca.
"Mamma?" pronuncio dubbiosa.
"Oh, Anita!" trilla lei, colma di eccitazione. "Ci siamo, tesoro, ci siamo! Agnese sta nascendo!"
Lascio ricadere il cellulare, sopraffatta dalle emozioni, e prendo a
gironzolare per la testa alla rinfusa ricerca dei miei vestiti.
Luca mi scruta con un ghigno divertito.
"Mia nipote sta nascendo..."lo rendo partecipe della notizia, portandomi una mano alla bocca e soffocando un gridolino di gioia.
Lui si alza per raggiungermi, al centro della stanza, mentre per la
fretta rischio di inciampare nei pantaloni e mi sostiene per le spalle,
accarezzando le mie braccia con dolcezza.
"Ne riparleremo più tardi, ok?" mormora, poi, baciandomi a fior
di labbra. Annuisco, senza smettere di sorridere. Mia nipote adesso ha
la priorità e io non vedo l'ora di conoscerla.
ANGOLO AUTRICE:
Buon
pomeriggio a tutti! :) Come state? Come sono andate queste vacanze?
Spero bene. Questi mesi sono stati per me molto pieni e frenetici, tra
gli ultimi esami da dare e la scuola guida è stato difficile
coinciliare tutto. Poi, quando finalmente pensavo che l'estate fosse
incominciata anche per me, ecco che una brutta influenza mi ha messo
ko; sembrava non volesse andare più via :(
Adesso sto bene, però, mi sono goduta gli ultimi giorni di mare
e sto cercando di rilassarmi in attesa di tornare alla vita
quotidiana.
Ma tornando a noi: questo capitolo era in cantiere da un bel po', lo
ammetto, e sono felice di essere riuscita a portarlo a termine
perché da questo momento in poi cominciamo davvero ad
avvicinarci alla fine. Vi è piaciuta la giornata che Luca e
Anita hanno trascorso con Lucia? Io ho adorato scrivere quel pezzo, ma
è ormai risaputo che io ami parlare di loro e...rivelazione
delle rivelazioni, quando finalmente Anita vuole parlare con Luca, vi
aspettavate mai sarebbe stato lui a proporle l'adozione? Spero di
avervi stupito e perché no, strappato anche un sorriso.
Dopo di ciò, non mi resta che ringraziarvi per tutto il sostegno
che mi dimostrate, grazie a chi legge, a chi l'ha inserita nelle sue
liste e chi recensisce, davvero grazie di vero cuore!!
Spero di riuscire a regalarvi quanto prima un nuovo capitolo ma non prometto nulla. Intanto vi abbraccio forte.
Alla prossima! <3