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Autore: ineedofthem    29/08/2019    4 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 61
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 61



Dopo il colloquio con la psicologa, non faccio che pensare che, questa volta, Irene possa aver ragione. Come potrebbe reagire Lucia al pensiero che una volta terminata la nostra giornata insieme la riportassimo in casa famiglia? Sicuramente la prenderebbe molto male. Ed è giusto che, arrivati a questo punto della situazione, io e Luca ne ragioniamo insieme, valutando quale sia la decisione più consona per lei. E soprattutto anche io ho bisogno di liberarmi di questo peso che mi opprime il petto: non possiamo più attendere ancora.
"Luca" lo richiamo, mentre insieme percorriamo il corridoio che conduce al padiglione dei nostri reparti. Nonostante avverta la mia voce tremolare lievemente, cerco di fingere fermezza. "Noi due dobbiamo parlare".
Lui si volta nella mia direzione, facendomi intuire tutta la sua sorpresa e confusione davanti alla mia proposta. "Certo, Anita, dimmi pure" annuisce però poco dopo.
Giocherello con le dita delle mani, abbassando lo sguardo. "Si tratta di Lucia" gli confesso.
Luca allora mi sprona a parlare, appoggiando una mano sulla schiena come a volermi dare il giusto conforto per continuare. "Hai cambiato idea? Non vuoi più vederla?" mi domanda, non nascondendo una certa preoccupazione all'evenienza.
"No!" ribatto con foga, incrociando i suoi occhi incerti,"non si tratta di questo."
"E qual è il problema, allora?" mi fa notare, scuotendo il capo senza ben capire.
Annuisco, rilasciando un respiro profondo. "È che penso l'assistente sociale potrebbe aver ragione" ammetto, contritamente.
"E vorrei ben vedere!"
Sia io che Luca ci voltiamo, spaventati ed esterrefatti dalla presenza della stessa Irene qui.
Lei cammina fiera e austera verso di noi, stretta nel suo tailleur firmato, lasciando ticchettare le scarpe con il tacco sul pavimento.
Sbatto gli occhi, ancora incredula davanti all'evidenza. Cosa ci fa lei qui?
"Sono felice di trovarvi insieme" proferisce, arrivandoci accanto, soddisfatta. "Ma non avevo dubbi a riguardo. Da quant'è che va avanti la vostra storia? Mesi, settimane, giorni?" aggiunge con saccenza.
Assottiglio lo sguardo, indurendo la mascella. "Le interessa davvero?"
Lei mette su un'espressione irrisoria, scrutandomi con una certa sufficienza, mentre incrocia le braccia al petto. "Non sono qui per questo e se proprio volete saperlo nemmeno di mia spontanea volontà, ma avrei una certa urgenza di parlarvi".
Io e Luca ci destiamo in allerta, preoccupati dalle sue parole.
"Certo" le replica il mio fidanzato, compostamente. "Andiamo nel mio studio".
Cammino al suo fianco, cercando la sua mano per attirare la sua attenzione nel frattempo che l'assistente sociale ci segue, muovendosi accanto a noi. Luca incrocia il mio sguardo, fugacemente, accennando un sorriso dedito a rassicurarmi ma, mentre i suoi occhi rimangano incatenati ai miei, comprendo che lui sia il primo ad aver bisogno del mio sostegno.
Non appena ci richiudiamo la porta alle nostre spalle, il mio fidanzato fa segno a Irene di accomodarsi e non nascondo di sentirmi profondamente tesa all'idea di starle così accanto.
Lei incrocia le dita delle mani, lunghe e smaltate di rosso, professando un'espressione rammaricata.
"Non c'è bisogno che io vi dica perché sono qui" esordisce, facendo alternare i suoi occhi prima su di me e poi su Luca.
"No, infatti" chiarisce proprio lui, per entrambi. "È successo qualcosa a Lucia?" le chiede subito dopo.
Lei nega con il capo, rilassandosi contro lo schienale della sedia. "Non esattamente, ma continuo a pensare che la vostra idea potrebbe turbarla, enormemente" ci riferisce, stringendo le labbra in una linea dura.
"Pensavo la questione fosse risolta" le replica Luca, corrucciando la fronte.
Lei svia il discorso con un gesto della mano. "Assolutamente no, ho sempre palesato quanto fossi contraria a riguardo ed è per questo che sono qui" ribatte con più convinzione.
A questo punto, nonostante mi sembri di comprendere che Luca si stia sforzando per mostrarsi gentile, lo avverto trarre un respiro profondo e dedicarle un'espressione tirata.
"Quindi, cosa vuole fare, esattamente? Proibirci di vedere Lucia?" indaga, assottigliando lo sguardo.
Irene rotea gli occhi al cielo, ma senza scomporsi più di tanto dalla sua posizione algida. "Voglio agire per il bene di Lucia"ammette, portandosi una mano al petto con fare melodrammatico.
Ormai però Luca ha abbandonato ogni convenevole, rivolgendosi a lei con un tono sfrontato. "Anche noi, se è per questo! Non creda che evitarci di vederla possa farla stare meglio!" esclama infatti con stizza.
L'assistente sociale appoggia una mano sulla fronte, scuotendo lievemente il capo e scrutandoci come due ottusi, sordi davanti all'evidenza.
"Luca, Anita" mormora, traendo un lungo respiro e trattenendosi per dimostrarsi paziente nei nostri confronti. "Mi rendo conto che il vostro legame con Lucia sia davvero forte e duraturo, ma proprio per questo trovo che la piccola debba essere tutelata".
"E quindi?" ribatte lui, spalancando le braccia con scetticismo.
"Luca..." sussurro, avvertendo la mia voce palesarsi roca. "Irene potrebbe aver ragione, lasciamola parlare..."
I loro sguardi si posano su di me, che me ne ero rimasta in silenzio per tutto questo tempo. La Berardi sembra scrutarmi con una sorpresa mista a soddisfazione. Chissà, deve essere motivo di stupore per lei sapermi dalla sua parte.
Luca, arrendevole, a quel punto lascia che lei ci esponga i suoi piani, appoggiandosi allo schienale della sua sedia da ufficio e rilasciando uno sbuffo. Mentre lo osservo non posso fare a meno di accorgermi che sia la prima volta che lo vedo reagire in un modo così impulsivo e diretto, rispetto alla compostezza che lo caratterizza.
"Non voglio vietarvi di visitare Lucia ma credo sia opportuno che lei rimanga in casa famiglia. Domani sarà il suo compleanno e organizzeremo una piccola festa, come tutti gli anni. Sono sicura che sarà felice di avervi lì con lei" .
E mentre la Berardi ci mette a corrente della sua idea, i miei occhi incrociano quelli di Luca ed entrambi ci destiamo curiosi davanti alle sue parole.
Non posso fare a meno di spalancare le labbra in un'espressione di pura sorpresa, ma, nonostante pare che io voglia replicare, sembra che mi manchi anche solo il fiato.
Irene poco dopo si alza dal suo posto, ricomponendosi come se avesse faticato enormemente e,sostenendo la borsa al petto, riprende la sua andatura.
"Bene" annuncia risoluta, incamminandosi verso l'uscita, e facendoci intendere che adesso la questione sia davvero chiusa. "A domani" aggiunge, frettolosamente, già distante ormai da noi.
Poi si richiude la porta alle spalle, lasciandoci soli a fare i conti con la notizia.
Luca si alza dal suo posto, e si dirige a passo spedito verso la finestra; le spalle curve, le mani inforcate nelle tasche dei jeans. Riesco a leggere nei suoi occhi l'insoddisfazione che le parole della Berardi hanno scaturito in lui.
Così mi avvicino, lo stringo a me, inglobando il suo busto tra le mie braccia e rilasciando un sospiro liberatorio contro la sua schiena. Lui, in risposta, appoggia le sue mani sulle mie, stringendo le sue dita come se io adesso fossi il suo unico appiglio.
"Luca..." lo richiamo, cercando di attirare la sua attenzione, ma i suoi occhi sono rivolti oltre il vetro che ci divide dall'esterno. La sua espressione è imperturbabile e sento che vorrei capire, svelare tutte le sue tensioni e appianarle.
Allora mi paro davanti a lui, trovando il suo sguardo teso e tormentato.
"È la decisione migliore" mormoro, sporgendomi verso di lui per accarezzare il suo viso tra le mie dita. Lambisco le sue guance, lasciando che lui socchiuda gli occhi sotto il mio tocco.
"Lucia ne sarà felice..." sussurro, ormai a un passo dalle sue labbra, scontrando la mia fronte con la sua. Sento che ho bisogno anche io di rassicurazione, di sapere che andrà davvero tutto bene come gli dico.
Luca allora annuisce, arricciando le labbra in un piccolo e dolce sorriso, forse rendendosi conto che il suo mutismo possa farmi vacillare.
Avverto dal modo in cui le sue mani percorrano le mie braccia e da come i suoi occhi mi rimangano addosso che voglia dirmi qualcosa eppure sembra che anche a lui adesso manchino le parole.
Ora come ora questo non è il momento più adatto per affrontare un argomento così delicato, e quando lui si sporge verso di me, lambendo il mio labbro inferiore, attirandomi a sé per baciarmi, lo lascio fare.
Socchiudo gli occhi, abbracciandolo a me, stretto, rilassandomi sotto il tocco delle sue dita che si aggrappano al mio corpo.
Adesso abbiamo bisogno l'uno dell'altro, il resto lo affronteremo, poco per volta, insieme.

Il compleanno di Lucia è arrivato e io stento a pensare che di lì a poco la rivedrò. Non nascondo di sentirmi un po' spaventata all'idea di un suo rifiuto, ma è un qualcosa che va affrontato.
Stringo a me lo scatolone con tutti i regali che abbiamo portato per lei. Quando in ospedale si è sparsa la voce che andassimo a trovarla in casa famiglia, ognuno di loro ha pensato di farle un piccolo pensiero. Così, mentre spero che Lucia possa gradire tutti i peluche, i libri da leggere e colorare, le bambole che abbiamo per lei, incontro gli occhi di Luca.
"Dai a me" mi fa presente lui, togliendomi da un ingombro tanto grande e mi viene da pensare se la tranquillità che stia dimostrando sia veramente veritiera.
Accenno però un sorriso, cedendogli la scatola e, rilasciando un sospiro, poso il mio sguardo sulla comunità che si staglia alta e imponente davanti ai miei occhi.
Luca appoggia una mano sulla mia schiena, accompagnandomi verso l'entrata.
"Sei pronta?" mi sussurra accanto all'orecchio, scostando una ciocca dei miei capelli che è scivolata lungo il collo. Il mio corpo si scioglie sotto il tocco delle sue dita e, quando mi volto verso di lui, acconsento con il capo.

Ad accoglierci è Maurizio Accorsi, il responsabile della casa famiglia e, notandolo sull'uscio della porta, non posso fare a meno di tornare indietro di mesi, al momento in cui hanno portato Lucia via dall'ospedale.
Lui deve essersi reso conto che la sua presenza ci abbia reso rigidi e tesi, perché si premura di accennare un sorriso cordiale.
"Buongiorno" enuncia poi, gentile. "Vi stavamo aspettando. Entrate pure" aggiunge, facendosi di lato per permetterci di farci spazio nell'appartamento.
"Potete dare anche a me" ci fa presente, indicando lo scatolone che Luca porta con sé.
Lui però, quasi come se stesse scattando in difensiva, lo stringe più al petto, svincolando la mano che Maurizio ha porto verso di lui.
"Se permette, vorremmo consegnare questi regali a Lucia noi stessi".
Lui annuisce ancora un po' frastornato e confuso dalla nostra richiesta, poi prende a farci strada.
Mentre attraversiamo il corridoio, avverto il chiacchiericcio dei bambini palesarsi sempre più vicino e non appena arriviamo in sala comune mi rendo conto che i piccoli siano riuniti tutti lì. La stanza è stata addobbata con festoni e palloncini, donando all'ambiente un'aria che oserei dire famigliare. I bambini si dilettano in giochi, fischiando trombette e divertendosi a rincorrersi. Avverto il mio cuore scalpitare davanti alla spensieratezza che alberga nei loro occhi. Eppure mi rendo conto che nonostante sia la festeggiata, l'assenza di Lucia si percepisca in modo evidente.
Le educatrici che avevamo avuto modo di conoscere la scorsa volta ci salutano cordialmente e poco dopo anche la dottoressa Parracciani fa il suo ingresso nella stanza.
"Che bello rivedervi, Luca e Anita. Sono proprio contenta che voi siate qui" ammette, aprendosi in un grande sorriso.
Non riesco a ricambiare con la stessa enfasi, come invece vorrei, perché il mio sguardo scruta fugace qualsiasi cosa mi circondi, alla costante ricerca della mia piccola Lucia, quasi come se in ogni istante io potessi vederla arrivare.
"Sapevo che Irene in qualche modo si sarebbe convinta" aggiunge poi, incrociando le mani davanti a sé e guardando i piccoli, radiosa.
"Anita!"
Ma non sto già più ascoltando la psicologa. Mi volto lentamente nella direzione in cui ho avvertito la sua voce e mi sembra di rivivere la scena in modo rallentato. Lucia è a pochi passi da me, seguita da Irene. Nonostante lo spazio che ci divide sia pochissimo, mi sembra che passi un'eternità prima che io la osservi raggiungermi. Tutto il resto è offuscato e ovattato, i miei occhi non possono fare a meno di perderla di vista, scrutandola smaniarsi per avvicinarsi. Le sue labbra, piccole e rosee, si inarcano in un dolcissimo sorriso e nel momento in cui la sento abbracciarmi, mi rendo conto che la sua stretta al momento mi faccia un po' traballare sul posto, ma, subito dopo, mi premuro di ridere felice, abbassandomi alla sua altezza.
Lucia sembra incastrarsi perfettamente nell'incavo del mio collo e mi viene da pensare che in questo preciso istante, con lei stretta al petto, mi senta davvero bene, completa.
"Anita" sussurra lei, accarezzando il mio viso, dimostrandosi ancora incredula davanti alla mia vista. Avverto il suo tocco segnare un percorso immaginario sul mio volto, quasi come se volesse appurare che sia la realtà e io sia davvero qui, accanto a lei. "Sono tanto, tanto felice che sei qui" ammette, prendendo a lasciarmi tanti piccoli bacini sul naso e sul viso, facendomi sorridere di cuore.
"Ah-ah, ma cos'è? Non si saluta più?" Luca si abbassa alla nostra altezza, fingendosi imbronciato. Poi reclama l'attenzione della piccola, solleticandole, divertito, un braccio.
Lei ride, accocolandosi a me, dopo sorride timidamente, allungando le braccia per stringere anche lui. 
In quel momento incrocio lo sguardo di Irene che ci osserva dall'alto della sua posizione; le braccia portate al petto e nessuna emozione che trapela dalla sua espressione algida.
Al suo fianco, la dottoressa Parracciani appare invece intenerita e commossa dal legame che abbiamo instaurato con Lucia. Nonostante riesca a percepire il modo insistente con cui sembrano guardarci, mi rendo conto che al momento non esiste nient'altro che noi, racchiusi in una bolla di spensieratezza e complicità.
"Ti abbiamo portato tanti regali, sai? Vuoi vederli?" le fa presente Luca, indicandole con il capo lo scatolone alle nostre spalle.
Lei saltella, muovendosi tra le nostre braccia unite. "Sì, sì!" trilla, colma di eccitazione.
Frenesia che riporta in ogni più piccolo gesto, dal momento in cui, con il nostro aiuto,apre la scatola a quello in cui con gioia ed emozione sembra apprezzare ogni più piccolo dono. Ma, nonostante Lucia appaia contenta di ogni singolo oggetto, mi viene da pensare che sia palpabile il più regalo per lei sia stata la nostra presenza. E ci osservo così, mentre attorno a noi tutto scorre e i presenti si dimostrano dei silenziosi spettatori del nostro momento.
"Anche io ho qualcosa per voi" ammette, poco dopo, giocherellando distrattamente con le dita.
"Davvero?" le replico, accarezzandole il capo e spronandola a parlare.
Lei ci fa segno di alzarci per seguirla nella sua stanza.
"Venite, vi faccio vedere" aggiunge, furbamente, destando la nostra curiosità.
Mentre ci allontaniamo, mi accorgo che gli occhi di Irene ci osservino con una certa ostinazione e quando il mio sguardo, incontra il suo, lei lo distoglie prontamente, guardando in  un'altra direzione.
La mia attenzione ritorna presto a Lucia e la osservo muoversi leggiadra, sembra quasi che volteggi, e quando raggiungiamo la sua camera, lei corre spedita alla ricerca di qualcosa nel cassetto accanto a letto.
"Trovato!" enuncia vittoriosa, voltandosi di nuovo nella nostra direzione, che aspettiamo pazienti di sapere cosa abbia da darci.
"Cos'è?" le domanda Luca, incuriosito.
Lei saltella fino a noi, sorridendoci acutamente. "Un disegno!" ammette, soddisfatta di se stessa. "Guardate!" ci esorta.
Abbasso lo sguardo al foglio di carta che ci sta ponendo. Lucia ci ha rappresentati al centro, mentre ci scambiamo un tenero bacio e lei è accoccolata tra le nostre braccia.
Non posso fare a meno di concederle un sorriso dolce, mentre avverto il cuore scalpitarmi in petto.
"Luci, è, è bellissimo..."
"Lo so!" esclama lei, dondolandosi sul posto."Datevi un bacio, però!" aggiunge, portandosi le manine alle labbra per soffocare una risata che vuole farci pensare sia ingenua.
"C-cosa?" pronuncio in imbarazzo e stupita dalla sua richiesta.
"Un bacetto!" ripete lei, con più insistenza, arricciando le labbra e simulando lo schiocco di un bacio.
Scuoto il capo, abbassando il capo, ma senza nasconderle il mio divertimento. Luca allora mi si avvicina, abbassandosi su di me per respirarmi sul collo.
"Credo che dovremo accontentarla" mormora, accarezzandomi una spalla con le dita.
"Sì, sì" Lucia annuisce ripetutamente con il capo, mentre lascio che poi, finalmente le labbra di Luca si posino sulle mie, dolcemente.
La piccola esulta, battendo le mani e io e Luca, ancora così vicini, con le bocche che si sfiorano lentamente, assoporandosi, ci lasciamo andare a un sorriso.
"Vieni qui, Lucia" Luca poco dopo la richiama a sé, afferrandola tra le sue braccia e permettendole così di stringersi a noi, sospirando serenamente.
"Vi voglio così bene" proferisce, con gli occhi che le brillano. Avverto l'emozione impossessarsi di ogni fibra del mio corpo, e mentre faccio in modo che si accocoli al mio petto, godendo della stretta sicura e protetta di Luca, mi concedo di lasciare andare una lacrima silenziosa.
Saremmo davvero la famiglia perfetta per lei.

Irene arriva a rovinare l'idillio del momento, facendosi presto seria in volto. Non sono sicura che, nonostante ci abbia permesso lei stessa di venire, sia contenta di averci qui. Il suo sguardo porta il triste presagio di una antipatia che è difficile da estinguere.
"È il momento della torta. Vieni Lucia, dobbiamo spegnere le candeline" le fa presente, mettendo su un sorriso speranzoso mentre le porge la sua mano. Ma la piccola scuote il capo, protestando all'idea di seguirla se non con noi al suo fianco. Così, l'assistente sociale annuisce, traendo un respiro un po' abbattuto, e si fa di lato permettendoci di passare, ma non mi sfugge che i suoi occhi sembrano volermi fulminare.
I bambini accolgono con entusiasmo Lucia e mentre le luci si abbassano, e le candeline creano strane e magiche ombre sulle pareti, mi accorgo dalla sua stretta quasi spasmodica che la nostra piccola non abbia intenzione di lasciarci. Osservo le sue piccole dita attirgliarsi ai nostri abiti, mentre lei socchiude gli occhi, soffiando per spegnere le candeline.
"Auguri tesoro" le sussurro, allora, stringendola ancora di più a me.
La sala esplode in un tripudio di applausi ed esaltazione ma il suo sguardo è tutto e solo per noi e il sorriso che poco dopo ci riserva dimostra tutta la sua gratitudine nei nostri confronti.
Non ti lascio più, Lucia...

Passare questa giornata con lei è stata la cosa migliore che potessimo fare. Nonostante ci sia stato concesso troppo poco tempo; stare con lei non è mai davvero abbastanza, sono soddisfatta di aver trascorso qui il giorno del suo compleanno.
Non appena arriva il momento di andare via, però, mi accorgo che sia davvero la parte più difficile. Al solo pensiero di lasciarla andare sento aprirsi uno squarcio dentro di me, quasi come se qualcuno avesse appena strappato un pezzo del mio cuore.
Lucia protesta all'idea di vederci andare via e anche io non nascondo di sentirmi profondamente dispiaciuta nel guardarla smaniarsi per trattenerci ancora a sé. Forse è proprio questo quello di cui Irene parlava. E nel momento in cui incrocio i suoi occhi, mi viene da pensare che adesso lei non nasconda più la sua ostilità nei nostri confronti. La sua espressione sembra quasi dirci ve lo avevo detto.
Così, mentre io e Luca cerchiamo di rassicurarla, lei interviene stringendo la mano di Lucia tra la sua e strattonandola accanto a sé.
"È ora che Luca e Anita vadano via, Lucia. Fa la brava su, verranno a trovarti presto" le fa presente senza celare un tono puramente indispettito.
"Tornate presto, vero?" ci domanda la piccola, speranzosa, arricciando le labbra in una smorfia.
Io e Luca ci lanciamo uno sguardo, concordi su quale sia la nostra intenzione, poi annuiamo.
"Certo che torniamo presto".
Lei allora acconsente con il capo, come se la nostra replica l'abbia in parte rassicurata e si sporge verso di noi, porgendoci il suo mignolo affinché lo stringiamo.
"Promesso?"
"Promesso" proferiamo, lasciandoci andare a un sorriso.
Mi allontano allora al fianco di Luca, senza perderla di vista e mi rendo conto che saperla tranquilla mi aiuti ad andare via con più facilità. 
Torno presto, Luci.

Un po' prima che possiamo andare via, con un peso a gravitare sui nostri cuori, è la voce dolce e gentile di Amelia a richiamarci a sé.
Io e Luca ci voltiamo nella sua direzione, vedendola percorrere il vialetto di ghiaia, frettolosa e affannata per la corsa.
"Menomale che siete ancora qui" ammette, arrivandoci di fianco, e cercando di regolarizzare il respiro.
Ci destiamo curiosi alle sue parole, spronandola a parlare con lo sguardo.
Così lei trae un sospiro profondo, portando una ciocca di capelli, che le è sfuggita, dietro le orecchie.
"Vi ho osservato a lungo durante questa giornata e ho avuto modo di constatare con i miei occhi quanto sia forte e complice il legame che vi unisce alla piccola Lucia..." proferisce, dedicandoci un sorriso colma di quella che definirei ammirazione. "Non vedevo Lucia così felice da tempo ed è merito vostro".
Poi il suo tono assume un'inclinazione più seria e accorata. "E non è qualcosa che io non posso considerare, a maggior ragione quando il benessere della piccola mi sta tanto a cuore..."
Volto lo sguardo verso Luca, scoprendolo ad ascoltare le parole di Amelia interessato, ma non mi sfugge che ben presto la sua fronte si corrughi, perplessamente.
Lei si assicura di avere tutta la nostra attenzione prima di riprendere, lasciando alternare lo sguardo prima su di me e poi su di lui. "Non c'è bisogno che io vi dica cosa sia più giusto per lei, e mi rendo conto che non sia una decisione da poter prendere su due piedi, ma vi invito a rifletterci. Ora più che mai, Lucia ha bisogno di una famiglia e potreste essere proprio voi ad offrirgliela" aggiunge, portandosi una mano al petto, animata da una certa enfasi.
Schiudo le labbra con sorpresa, non riuscendo a capacitarmi di cosa le mie orecchie abbiano ascoltato e mentre lei ci scruta con uno sguardo convincente, cerco di intravedere una reazione in Luca. Ma, improvvisamente, mi sento armata di una forza d'animo, consapevole di aver trovato una valida sostenitrice nella figura della psicologa. Lei posa il suo sguardo su di me e insieme ci lasciamo andare a un'occhiata colma di complicità-
"Ci penseremo, la ringraziamo per il suo consiglio" ammette Luca poco dopo eppure mi rendo conto che il suo tono non sia modulato da nessuna inclinazione.
Così lei, accennando un piccolo sorriso cordiale si congeda, allontanandosi per tornare alle proprie mansioni.

Cerco lo sguardo di Luca, riscoprendolo turbato, pensieroso come ieri nel suo studio e mi premuro di afferrare la sua mano, ma, nonostante speravo di sortire una qualche reazione in lui, mi rendo conto che tra di noi sia calato un silenzio quasi ingombrante e il solo pensiero che sia stato l'argomento Lucia a renderlo impenetrabile mi turba.

Quando ritorno a casa, ne approfitto per fare una doccia ristoratrice, sperando che possa lavare via tutte le mie ansie e preoccupazioni. Ho deciso di esporre a Luca il mio pensiero, non posso davvero aspettare ancora.
Lo farò a breve.
Avvolgo il mio corpo in un accappatoio di spugna, frizionando poi i capelli con un asciugamano. Sbrino lo specchio appannato dal vapore e incontro la mia immagine riflessa. Mi appoggio al lavandino, traendo un respiro profondo e socchiudo gli occhi.
Ora o mai più.
Poi esco dal bagno.
Luca si è appropriato del letto, stendendosi a pancia sotto, il busto nudo, e una mano sotto al mento a sorreggere il capo. Lo scruto portarsi il pollice alle labbra con un fare pensieroso, gli occhi che si socchiudono leggermente. Mi ritrovo a constatare che la sua espressione corrucciata sia maledettamente affascinante.
Così mi avvicino, muovendomi lentamente verso il letto, ma lui non si accorge subito di me. Appoggio un ginocchio sul materasso, abbassandomi su di lui per attirare la sua attenzione.
La mia azione sortisce l'effetto perché l'attimo dopo Luca si volta nella mia direzione accennando un sorriso e insinuando una mano tra i miei capelli per avvicinarmi più a sé.
"A cosa stavi pensando?" gli chiedo, lasciando scontrare le nostre fronti.
Luca arriccia le labbra in una smorfia divertita, scuotendo il capo.
"Stavo pensando a Lucia" sussurra a un passo dalla mia bocca.
Sfioro le sue labbra con le dita, lentamente, avvertendolo sospirare sotto il mio tocco. "Davvero? Anche io pensavo a lei e alla bellissima giornata trascorsa" ammetto, lasciando trapelare sorpresa dalle mie parole.
Luca annuisce cheto, tirandomi accanto a sé sul letto. Lascia che io appoggi la mia testa sul suo torace, dandomi modo di accocolarmi a lui e godere della sua vicinanza. A contatto con il suo petto, sento il suo cuore battere furiosamente sotto le mie dita.
"A proposito di questo..." proferisce in un mormorio.
Mi volto verso di lui, invitandolo a continuare.
"Ho riflettuto su quello che la psicologa ci ha detto e sono arrivato a una conclusione. Lucia ha bisogno di noi, il suo posto è qui, con me e te" confessa, incrociando il mio sguardo. Nonostante sembri sicuro di sé, riesco a comprendere dal suo tono che cerchi la mia approvazione. Come se ce ne fosse il bisogno.
Sbarro gli occhi non appena ne prendo consapevolezza. Mi rimetto retta, scrutandolo dall'alto della mia posizione, ancora incredula e scioccata.
L'ha detto davvero?
Non posso fare a meno di arcuare le mie labbra in un sorriso, con le lacrime che premono per uscire dai miei occhi. Sento il cuore battere tumultuoso nel mio petto e mi rendo conto che vorrei replicare alla sue confessioni. Lo vorrei davvero se non fosse per il mio cellulare che, improvvisamente, prende a squillare con insistenza. Cerco di ignorarlo, ma è lo stesso Luca a spingermi a rispondere.
Metto su un'espressione di scuse, afferrando l'aggeggio posto sul comodino e non posso nascondere che alla vista del nome di mia madre a lampeggiare sullo schermo un po' mi assalga la preoccupazione.
Rispondo subito, mantenendo il telefono saldamente, accanto all'orecchio, con le dita, sotto lo sguardo attento di Luca.
"Mamma?" pronuncio dubbiosa.
"Oh, Anita!" trilla lei, colma di eccitazione. "Ci siamo, tesoro, ci siamo! Agnese sta nascendo!"
Lascio ricadere il cellulare, sopraffatta dalle emozioni, e prendo a gironzolare per la testa alla rinfusa ricerca dei miei vestiti.
Luca mi scruta con un ghigno divertito.
"Mia nipote sta nascendo..."lo rendo partecipe della notizia, portandomi una mano alla bocca e soffocando un gridolino di gioia.
Lui si alza per raggiungermi, al centro della stanza, mentre per la fretta rischio di inciampare nei pantaloni e mi sostiene per le spalle, accarezzando le mie braccia con dolcezza.
"Ne riparleremo più tardi, ok?" mormora, poi, baciandomi a fior di labbra. Annuisco, senza smettere di sorridere. Mia nipote adesso ha la priorità e io non vedo l'ora di conoscerla.

ANGOLO AUTRICE:

Buon pomeriggio a tutti! :) Come state? Come sono andate queste vacanze? Spero bene. Questi mesi sono stati per me molto pieni e frenetici, tra gli ultimi esami da dare e la scuola guida è stato difficile coinciliare tutto. Poi, quando finalmente pensavo che l'estate fosse incominciata anche per me, ecco che una brutta influenza mi ha messo ko; sembrava non volesse andare più via :( 
Adesso sto bene, però, mi sono goduta gli ultimi giorni di mare e sto cercando di rilassarmi in attesa di tornare alla vita quotidiana. 
Ma tornando a noi: questo capitolo era in cantiere da un bel po', lo ammetto, e sono felice di essere riuscita a portarlo a termine perché da questo momento in poi cominciamo davvero ad avvicinarci alla fine. Vi è piaciuta la giornata che Luca e Anita hanno trascorso con Lucia? Io ho adorato scrivere quel pezzo, ma è ormai risaputo che io ami parlare di loro e...rivelazione delle rivelazioni, quando finalmente Anita vuole parlare con Luca, vi aspettavate mai sarebbe stato lui a proporle l'adozione? Spero di avervi stupito e perché no, strappato anche un sorriso.
Dopo di ciò, non mi resta che ringraziarvi per tutto il sostegno che mi dimostrate, grazie a chi legge, a chi l'ha inserita nelle sue liste e chi recensisce, davvero grazie di vero cuore!!
Spero di riuscire a regalarvi quanto prima un nuovo capitolo ma non prometto nulla. Intanto vi abbraccio forte.
Alla prossima! <3

  
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