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Autore: lmpaoli94    29/08/2019    0 recensioni
Due fratelli, Akito e Sana, fanno un viaggio in Inghilterra per visitare un castello.
Quando vagano lontano dal loro gruppo nella camera di tortura, vengono inseguiti per tutto il castello da un carnefice.
Riusciti a fuggire, ben presto cominciano a perdere i ricordi della loro famiglia e di se stessi.
Dopodiché s’imbatteranno in un uomo e verranno trasportati nel Medio Evo dove i fratelli scopriranno chi sono veramente.
Akito e Sana dovranno guardarsi bene le spalle e proteggersi da un uomo di nome Charles Lons che li trasporterà nel Medioevo e gli rivelerà che loro sono il principe e la principessa mancanti di un re malvagio che li voleva morti.
P.S.: Questa è una trasposizione del racconto di L. R. Stine di Piccoli Brividi con i personaggi di Rossana
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Rei Sagami/Robby, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Furono in molti, del nostro gruppo, a sussultare violentemente.
Akito si lasciò sfuggire un grido strozzato.
Mr Rei Sagami cominciò a ridacchiare sommessamente, poi un sorriso si allargò sulla sua faccia rubizza. 
- Piaciuto lo scherzetto? Funziona sempre! - disse con allegria. - Devo divertirmi un po’ anch’io, no? 
Ci mettemmo tutti a ridere. Tutti, eccetto Akito.
Lui sembrava ancora scosso. 
- Quel tizio dev’essere matto! - mi sibilò all’orecchio.
Io invece trovavo che Mr Rei Sagami fosse un’ottima guida. Era simpatico, disponibile e sembrava sapere proprio tutto su Londra.
 L’unico problema era che a volte avevo difficoltà a capirlo, con il suo forte accento inglese. 
- Come potete vedere, il castello è composto da diverse costruzioni - riprese a dire Mr Rei Sagami, tornando serio. - Quell’edificio lungo e basso laggiù era la caserma dei soldati. 
Guardai attraverso il prato nella direzione in cui ci stava indicando.
Fotografai la caserma, poi mi girai per fare una foto anche alla guardia in uniforme grigia ferma sull’attenti davanti alla guardiola.
Sentii delle esclamazioni soffocate alle mie spalle.
Voltandomi, vidi un omone incappucciato sbucare dall’entrata e arrivare di soppiatto dietro a Mr Rei Sagami.
Indossava una tunica verde di foggia antica… e brandiva un’ascia da guerra.
Un boia! Lo vidi levare la sua arma mortale sopra la testa di Mr Rei Sagami, pronto a vibrare il colpo. 
- C’è qualcuno che ha bisogno di un rapido taglio di capelli? - domandò con disinvoltura Mr Rei Sagami, senza voltarsi. - Il barbiere del castello è a vostra disposizione! 
Ci mettemmo tutti a ridere.
L’uomo in costume da carnefice fece un breve inchino, poi scomparve di nuovo all’interno del castello. 
- Divertente - commentò Akito, ma notai che mi stava appiccicato. 
- Per prima cosa visiteremo la camera della tortura - annunciò Mr Rei Sagami. - Vi prego di restare uniti.  Prese una bandierina rossa appesa a una lunga asta e la sollevò sopra la testa. 
- Terrò questa bene in alto, in modo che sia ben visibile. È facile perdersi, là dentro: ci sono centinaia di stanze e passaggi segreti. 
- Uau! Che bello! - esclamai. 
Akito mi guardò con aria dubbiosa. 
- Sei sicuro di sentirtela di entrare nella stanza della tortura? - mi preoccupai. - Non avrai troppa paura? 
- Chi? Io? - Akito tentò di fare lo spavaldo, ma gli tremava la voce.  
- Potrete vedere strumenti di tortura alquanto inusuali - continuò Rei Sagami. - I carcerieri avevano una gran varietà di sistemi per infliggere dolore ai loro poveri prigionieri. Spero che a nessuno di voi venga la tentazione di sperimentarli una volta tornato a casa. 
Qualcuno rise.
Io non stavo più nella pelle per la voglia di entrare. 
- Ripeto, restate uniti - ci raccomandò ancora Mr Rei Sagami mentre il gruppo cominciava a entrare nel castello, varcando uno alla volta l’angusto ingresso. - L’ultimo gruppo di turisti che ho accompagnato qui si è perso e non se n’è saputo più nulla. Molti di loro staranno ancora vagando per quelle stanze buie. Il mio capo mi ha fatto una sfuriata tremenda, quando sono tornato in ufficio. 
Feci una risatina e scrollai la testa.
Un altro dei suoi scherzetti di repertorio.
Doveva averla raccontata un migliaio di volte, quella storiella. 
Mentre gli altri entravano, mi soffermai a guardare la torre.
Era di pietra massiccia, senza finestre, eccetto una, minuscola e quadrata, vicino alla sommità.
Pensare che secoli fa delle gente, gente vera, era stata imprigionata là dentro! 
All’improvviso mi ritrovai a domandarmi se per caso il castello non fosse infestato da fantasmi.
Scrutai la faccia di mio fratello.
Aveva un’espressione seria.
Mi chiesi se anche a lui stessero passando per la testa i miei stessi inquietanti pensieri. 
Ci avviammo verso l’entrata buia. 
- Voltati, Akito - gli dissi.
Feci un passo indietro e tirai fuori la macchina fotografica dalla tasca del mio giubbetto. 
- Entriamo, dài - mi fece fretta Akito. - Gli altri stanno andando avanti. 
- Un attimo solo - insistei. - Prima voglio farti una foto all’ingresso del castello. 
Sollevai la macchina fotografica e guardai attraverso il mirino.
Akito fece una faccia un po’ da idiota.
Premetti il tasto dell’otturatore. Click. 
Non potevo immaginare che quella era l’ultima foto che avrei mai fatto a Eddie.
   
 
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