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Autore: Apollonia Storie    30/08/2019    1 recensioni
Lily. Harry. Ania. Draco. Voldemort.
Gli scacchi principali di questo gioco mortale.
Ania aspettava da anni di conoscere finalmente il grande Harry Potter, eppure, da quel momento in poi una serie di eventi agitano acque pericolose.
Draco non sa cosa ci vede in quella lí, sa solo che lo scava dentro, che é fragile e pericolosa allo stesso tempo, e che a lui i giochi pericolosi sono sempre piaciuti.
E il Signore Oscuro pensa davvero di conoscere bene il suo servitore Severus? E se il piú grande segreto dell'uomo fosse una figlioccia maledetta, per cui darebbe la vita?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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IV
 
- ANIA! –
Spalancò gli occhi di colpo come colpita da una secchiata d’acqua fredda. Afferrò la sveglia sul comodino e constatò amaramente che erano le otto di mattina. Di DOMENICA mattina.
 
- Millicent…. DIO! mi ero appena addormentata… -
- Uhm, magari ricorrere alla valeriana come ti suggerisco da anni di fare no eh? –
- Uhm, magari ignorarmi e lasciarmi dormire no eh? –
- Simpatica, Ania, davvero, il tuo sarcasmo provoca orgasmi multipli a chi ti sente. Ti ho svegliata per un motivo importante –
- Ovvero? –
- Innanzitutto parlavi di nuovo nel sonno e non ti sopporto quando lo fai… -
- Oh Dio, lo sapevo che era una cosa stupida… - mugugnò sbattendosi una mano sugli occhi assonnati
- No, c’è un altro motivo. Mille volte più serio. –
 
Millicent afferrò un giornaletto rosa che puzzava di profumo economico e lo lanciò sulla ragazza.
 
- Pagina 4, prego – ordinò incrociando le braccia robuste
 
Ania sbuffò afferrandolo di malavoglia e tentando di non vomitare a quell’odore.
Lesse qualche riga e dopo due secondi lanciò il giornaletto in un lato della stanza, il più lontano possibile.
 
- Hai letto quello che ho letto io? – chiese Millicent irritata mentre Ania si inforcava di nuovo sotto le coperte
- Probabilmente no, io ho letto solo il titolo e non mi interessa nemmeno quello. –
- Non ti interessa? Non ti interessa? Hai presente che tutta la scuola ricamerà su questa cosa per mesi? Non potrai nemmeno camminare per i corridoi senza essere additata –
- Che novità... –
- …e come se non bastasse Harry Potter adesso sa che hai una cotta per lui! –
-Io non ho una cotta per Harry Potter! –
- Oh, ma ti prego! Non fai altro che guardalo ogni istante della sua vita. Quando mangia, quando gioca a Quidditch, quando i professori lo interrogano… -
- Millicent, te lo ripeto per l’ultima volta, non ho una cotta per Harry Potter. E’ chiaro? Non mi importa cosa pensa la scuola, questo è uno di quei pettegolezzi che sta in giro un paio di settimane e poi finisce nel dimenticatoio. Come quando dicevano che lavoravo in cucina con gli elfi domestici … -
- Beh quello lo dicono ancora. –
- Il punto è che non mi interessa. - concluse risoluta, voltandosi di nuovo di spalle, decisa a mettersi a dormire.
 
- Sei egoista. Guarda che è anche un mio problema. Quello che dicono di te ricade anche su di me. Sono l’unica tua amica! –
- Beh, allora non esserlo. –
 
Millicent sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
 
- Sei una stupida Ania Wool – sbottò prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle.
 
Ania picchiò sul cuscino, maledicendo il giorno che… che era arrivata ad Hogwarts?  Che era finita in Serpeverde? Che era nata?
C’erano un sacco di giorni di maledire.
E quella giornata si univa alle altre. Sbuffò pesantemente, consapevole che non avrebbe più ripreso sonno e si alzò dal letto, pronta da iniziare l’ennesima noiosa, interminabile giornata nel castello.
E quella giornata fu proprio così, esattamente come le altre.
 
Misera colazione, biblioteca (nell’angolo più buio che potesse esistere), passeggiata intorno al lago per prendere un po' d’aria, pranzo, poi torre dell’orologio a guardare gli altri studenti da lontano, cena veloce e su in dormitorio.
In sette anni che era ad Hogwarts non era mai stata per più di dieci secondi nella Sala Comune della sua casa. Nemmeno quando Serpeverde aveva vinto il campionato l’anno precedente. Nemmeno quando William Hudson aveva dato bocca e occhi al divano e si era divertito a farlo andare in giro. Nemmeno ai party di fine anno. Niente.
Odiava il rumore, le risate vuote, gli occhi addosso, il parlare di niente…
 
Si Millicent aveva ragione.
Lei era decisamente una stupida.
Una stupida asociale.
Ma col tempo aveva imparato ad accettarsi… ognuno ha i suoi difetti, si diceva.
 
C’è chi è solitario, c’è chi è troppo rumoroso… chi presuntuoso come Draco Malfoy, pensò non appena ebbe varcato la porta della Sala Grande quel martedi mattina.
 
I quattro tavoli avevano per il 70 %  gli occhi incollati su un solo soggetto in particolare… Malfoy appunto.
Il biondino se ne stava in piedi ad un angolo della Sala , con la camicia fuori dai pantaloni e leggermente sbottonata, a muovere la bacchetta come se stesse dirigendo un orchestra.
L’orchestra in questione era una sorta di coccodrillo composto da tutte le pietanze del tavolo dei Serpeverde, con il muso composto da pancake e ciambelle, che si ingrossava ad ogni piatto ingerito.
 
- Draco! Fallo volare sui Tassorosso – urlò Goyle grugnendo e tenendosi la pancia dalle risate.
Malfoy sorrise compiaciuto e frustò l’aria con la bacchetta, costringendo il Colazione-coccodrillo a prendere quota.
Era quasi arrivato al tavolo dei Tassorosso quando “l’animale” si smantellò a mezz’aria sotto la bacchetta e lo sguardo severo della professoressa McGranitt.
 
Ania dal canto suo era così infastidita da quel baccano da non aver nemmeno raggiunto il tavolo dei Serpeverde. Rimase così, a fissare lo sguardo amareggiato e pieno di disappunto di Draco Malfoy, pensando a quanto si sarebbe lamentato della sua creazione distrutta, a quanto avrebbe insultato a gran voce la McGranitt nelle ore successive.
Che persona inutile, Draco Malfoy. Nato e cresciuto con tutto e capace di niente.
Eppure a volte…
 
- Ehm ehm –
 
Ania si riscosse dai suoi pensieri, ritrovandosi a pochi centimetri dalla persona odiata N.1, quella a cui avrebbe dato fuoco nel sonno, che l’avrebbe perseguitato un giorno anche da fantasma: Pansy Parkinson.
 
- Ciao Ania. – la salutò con un sorrisino per nulla promettente.
- Pansy… -
- Mi spieghi cosa fai ferma immobile a fissare il nulla nel bel mezzo della Sala? – continuò.
Poi senza aspettare risposta spalancò fintamente la bocca, e Ania seppe che grave errore fosse stato il presentarsi a colazione quella mattina.
 
- Oh mio Dio, non starai mica fissando il nostro Draco, vero? Ah… HEY RAGAZZI- urlò verso il tavolo dei Serpeverde – ANIA HA UNA COTTA ANCHE PER DRACO.-
 
Il risultato fu quello più prevedibile.  Grosse grasse risate da ogni angolo della sala. Lo sguardo concentrato di  Malfoy su di lei che probabilmente la inquadrava per la prima volta in sette anni. Le occhiatacce dei Grifondoro che si erano abituate all’idea di una sua cotta per Potter, e che ora la vedevano innamorata del nemico.
Troppe voci.
Troppi occhi su di lei.
Troppo.
 
E di nuovo, come prevedibile, Ania scosse appena la testa, afflitta, e scappò dalla Sala Grande, sentendosi schiacciata da quel mondo.
 
 
 V
 
I giorni passarono furiosi, tra una risatina nei corridoi e un insulto gratuito in Biblioteca. Ogni volta Ania  chiudeva gli occhi e faceva un grosso respiro, consapevole di non poter perdere le staffe per le angherie di qualche adolescente e speranzosa nelle vacanze di Natale ormai vicine.
Nel frattempo tutti i corsi erano iniziati, compreso quello più odiato da Ania: Cura delle Creature Magiche.
Non fraintendetela, niente contro il professor Hagrid, appena reintegrato nel ruolo. Il suo problema erano proprio gli animali in sé, almeno i più…come dire… deboli?
Se si trattava di Ippogrifi o Unicorni o volpi a nove code, ok, ci poteva anche stare. Ma con animali miseri come gli Snasi o le puzzole rampicanti perdeva la testa.
C’era qualcosa di sbagliato in lei che le colpiva le tempie e le faceva tremare le mani, che le faceva venire voglia di afferrare la bacchetta e…
Scosse la testa, rimandando quel pensiero nero nei meandri della sua testa.
 
I suoi compagni erano già quasi tutti arrivati. Fece per poggiare la borsa coi libri sul terreno quando con un guizzo veloce qualcuno le passò di fianco per afferrarla.
- Buongiorno Linguamozza. Deciso a chi consegnare il tuo cuore ? –
- Lasciami in pace Pansy. –
 
Fece per riacciuffarla, ma Pansy si spostò di un passo e di colpo capovolse la borsa facendo scivolare tutto il contenuto per terra.
Tra le risatine delle sue amiche, lanciò la borsa lontano, che volò per non meno di due metri oltre la collina.
 
- Ci vediamo a lezione, Ninna Nanna. Bye Bye –
 
 
Ania strinse i pugni e chiuse gli occhi per qualche secondo, ferma nel suo rituale per ritrovare la calma.
 
Nonammazzarla.nonammazzarla.nonammazzarla.
 
Dopo qualche secondo di concentrazione si decise a far planare a mezz’aria gli oggetti caduti a terra e scendere la collinetta alla ricerca della sua borsa.
Fortunatamente portava di rado la gonna della divisa, optando per un più comodo pantalone che anche quella volta le salvò le gambe dai rami e dalla sterpaglia della Foresta Proibita.
 
Dopo qualche minuto di ricerca individuò la sua borsa, ammucchiata in cima ad un dosso di terra, e zuppa in quello che doveva essere fango.
 
- Oh, fantastico. –
 
Allungò la bacchetta, cercando di acciuffare il manico della borsa. C’e l’aveva quasi fatta quando un sibilo strusciante la fece ritrarre.
Dal dosso di terra sbucò un grosso serpente sibilante. Probabilmente un biacco giovane, a giudicare dalle strisce gialle e nere sul petto e sulla testa.
Con lentezza ammaliante strusciò il dorso sul terreno, smuovendo la terra e avvicinandosi sempre di più ai piedi di Ania, che dal canto suo non fece un passo. Fin quando…
 
Boom
 
Qualcuno dietro di lei batté forte il piede a terra e il serpente, spaventato fuggì via in un baleno.
 
- Tutto ok? …Non ti ha morso vero? –
Ania si voltò di scatto e per poco non inciampò nei suoi stessi piedi.
 
- Oh  no. Sono sana e salva. –
 
Il ragazzo sorrise e si allungò oltre la pozza di fango per afferrare la borsa bagnata.
 
- Era bello grosso quello. Capisco che inquieti un po'. –
- In realtà era innocuo. E’ un tipo di serpente che non attacca gli umani, siamo troppo grossi e comunque non ha una presa così forte da… scusa. – si bloccò con un sorriso, rendendosi conto di straparlare.
- …e grazie, comunque. – fece afferrando la borsa che il ragazzo le porgeva.
- Figurati… Io comunque, sono Harry, Harry Potter. – disse lui allungando la mano.
 
Ania fissò quel gesto per qualche secondo, e poi inclinò il capo con un sorrisetto.
 
- Lo so chi sei, Harry Potter. A dire di tutta Hogwarts, sono innamorata pazzamente di te. –
- Oh, mi stai dicendo che non è vero? Mi hai spezzato il cuore. –
- Oh sono sicura che te ne farai una ragione. – sorrise di nuovo, buttando l’ultimo libro nella borsa infangata.
 
- Io sono Ania. Ania Wool. E ti ringrazio per questo gesto eroico ma sarà meglio che non ti fai vedere con me se non vuoi essere in copertina sul prossimo numero di Luvgwarts. –
- Mi hai scoperto, era proprio quello il mio intento. E’ troppo tempo che non esco su nessun giornale. –
- La fame di fama t’ammala, direbbe qualcuno. – rise lei, sorpresa da se stessa di riuscire a comporre frasi logiche con lui.
- E’ un qualcuno saggio quel qualcuno.. beh, ehm credo che Hagrid sia arrivato. Ci si vede in giro Ania Wood. –
- Wool, in realtà…comunque già, ci si vede in giro. –
 
Ania gli lasciò un ultimo sorriso sincero, chiedendosi cosa cazzo fosse appena successo, e senza aggiungere altro si arrampicò su per la collinetta a cuore un po' più leggero.
 
 
 
 
 VI
 
 
Harry Potter.
Finalmente aveva parlato con Harry Potter. Cioè, lui le aveva parlato e lei aveva risposto senza troppi problemi.
C’era qualcosa di assurdo e magnifico in tutto ciò.
Oh no, non pensate che quello che tutta la scuola diceva fosse vero. Lei non aveva minimamente una cotta per Harry. No… la faccenda era molto più complessa di così. E la cosa buffa è che non poteva dirlo a nessuno… ad Harry meno di tutti.
 
Stava camminando a passo di marcia verso le segrete con la testa fra le nuvole quando sbattè contro qualcuno.
 
- Oh, scusa. – biascicò voltandosi appena senza soffermarsi troppo.
- Scusa un corno. Guarda dove metti i … aspetta un po'. –
 
Oh no.
Nota per il futuro Ania, non pensare quando cammini, guarda e basta.
 
- … ma guarda guarda. Quindi sei tu. –
 
Draco Malfoy, si proprio lui, smise di massaggiarsi il braccio fintamente dolorante e la fissò come si guarda un pacco di Natale ancora da scartare.
 
- Ts, quindi sei tu la fidanzatina di Potter, dico bene^ Una vergogna che tu abbia questo stemma appeso al petto. –
- Non mi toccare. – si scostò Ania quando lui fece per strattonarle lo stemma dei Serpeverde dal petto.
- Perché altrimenti? Ti emozioni? Non farai mica un laghetto qui a terra Ninna Nanna. –
 
Di nuovo Ania si scostò , prima che le dita del ragazzo le sfiorassero il mento, in un gesto di totale arroganza.
EH si, davvero arrogante.
Maledettamente arrogante.
Cosi arrogante che il self control di Ania vacillò pericolosamente per qualche secondo.
 
- Malfoy! –
 
I due si voltarono di scatto, e Ania ringraziò la sorte per quell’interruzione.
 
- Oh, Potter, ovviamente, ecco il principe azzurro che corre in soccorso della sua fidanzatina. –
- NON sono la sua fidanzatina! –
- Scommetto che la Weasley non lo sa, eh Potty… perché non andiamo a dirglielo. –
- Perché invece non ti fai gli affari tuoi prima che…-
- Prima che… cosa? Cosa fai? Ti metti a piangere e fai la vittima come tuo solito? Oh, perché non corri da Silente e ti fai asciugare il moccio ?  –
- Potete piantarla? –  cercò di mediare Ania, ma fu come se  non avesse fatto un fiato, i due si erano probabilmente dimenticati del tutto di lei in un furente scontro di testosterone e stupidità.
 
- Sai, è una buona idea andare da Silente. Volevo suggerirgli una gita, magari ad Azkban cosi magari vedi tuo padre ogni tanto, approposito, come sta?   –
- Sempre meglio di quel mucchietto di ossa e cenere dei tuoi genitori, orfanello. – sibilò Malfoy strusciando la bacchetta fuori dalla veste, con il sangue agli occhi e l’odio in gola.
Harry fece lo stesso, ma prima che uno dei due potesse anche solo pronunciare una sillaba, una figura dal mantello scuro si palesò di colpo nel corridoio.
 
- Ehm ehm. – si sgranchì la gola
- Mi chiedevo chi può essere così stupido da provare a duellare illegalmente davanti l’ufficio di un professore. Davanti il mio ufficio, per l’esattezza. –
 
Severus Piton (eh si, i tre idioti non si erano mica resi conto di che punto delle segrete stessero occupando) passò lo sguardo su ognuno dei loro volti, per poi fermarsi, ovviamente, su quello di Harry.
 
- Ah – esclamò con finta sorpresa – Ma ovviamente, chi se non tu, Potter! –
- Ha iniziato lui, professore, Potter stava per aggredirmi… –
- Non è vero, è stato Malfoy, ha insultato la mia… –
 
Esclamarono i due ragazzi all’unisono, ma Piton li bloccò con un gesto della mano.
 
- Nel mio ufficio. Adesso. – sibilò.
 
Harry sbuffò irritato e rimise la bacchetta nella tasca, pronto all’ennesima punizione immotivata da parte di Piton.
 
- Non tu. – lo bloccò di nuovo Piton.
- Tu! –
 
Il suo dito biancastro e bitorzoluto indicò l’unica persona che ancora non aveva aperto bocca, e che se ne stava leggermente più indietro sperando di scomparire nell’ombra.
 
Sotto lo sguardo sorpreso di Harry e crucciato di Draco, Ania abbassò gli occhi, e senza dire una parola seguì Piton in quel buco ombroso che era il suo minuscolo ufficio.
 
   
 
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