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Autore: ghostmaker    31/08/2019    2 recensioni
La leggenda narra di un uomo che portò la pace tra gli esseri viventi. Egli riuscì a instaurare un governo democratico nel quale ogni Re manteneva la propria predominanza nel suo regno, ma che con gli altri quattro formava un consiglio ristretto dal quale veniva nominato l'Imperatore dei Cinque Regni, un uomo o una donna la cui saggezza fosse riconosciuta da tutti. I secoli si susseguirono nella pace, ma l'Era dei Diamanti stava per concludersi.
[Storia partecipante alla challenge “Pagine di una storia infinita” indetta da molang sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Imperatore dei Cinque Regni'
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6° capitolo: Invasioni





– Strategie (seconda parte) –



Regno di Tera, Port Winkel
Le navi di Dwr sono giunte al porto e iniziano a sparare bordate di cannone verso le postazioni di difesa di Tera. Il comandante in capo di Tera impartisce l’ordine di rispondere al fuoco con contrattacchi di artiglieria, ma le trecento navi del generale Each sono troppe per poter essere fermate dai pochi cannoni della guardia costiera. Hebber è preparato a questa situazione, ha studiato i piani alla perfezione, ha fatto andare i civili tutti nel castello perché è conscio che sarà in quel punto che si decideranno le sorti di questa battaglia. Impartisce nuovi ordini ai suoi attendenti: «Preparatevi all’invasione, voglio che tutti siano pronti a indietreggiare subito alla prima chiamata. Mandate immediatamente al castello il messaggio dell’inizio della battaglia.»
Dalle navi si apprestano a sbarcare i soldati di Each che si preoccupa di lasciare ordini al capitano della marina Luchag. «Mantenete la posizione. Anche se sappiamo che c’è in corso una battaglia sul ponte noi dobbiamo conquistare il castello. Vedrete che Fharsa riuscirà a ricacciare indietro chiunque di Tera abbia tentato la sorte e ci raggiungerà qua. Quando avanzeremo, dovete preparare un punto di controllo sulla terra ferma in modo da prevenire degli attacchi provenienti dai fianchi. Qual è la situazione attuale della flotta? »
«Soltanto sei navi, ma che non ostruiscono il porto.»
«Perfetto. Ci vediamo presto al castello» conclude il generale mentre scende dal vascello di comando.

Regno di Tan, destinazione segreta
I tre incappucciati arrivati con una scialuppa sulla costa di Tan stanno spronando i cavalli recuperati sul campo di battaglia del Confine Nord. Meirge chiede a Copar: «Sicuro che questa sia la strada giusta? Non è che non mi fido di te, ma ti perdi pure in casa tua.»
«Tranquilla, questa è la strada più breve e chi dobbiamo incontrare, sicuramente, ci troverà per primo. Appena metteremo piede vicino alla loro zona di caccia, ci saranno addosso» risponde l’uomo tranquillo. «Mi raccomando, se fanno apprezzamenti su di te, accettali, non fare come al solito.»  
Il terzo dei tre non ha ancora proferito parola; Meirge e Copar non gli fanno domande, ogni tanto gli porgono la borraccia e nient’altro.



– Contromosse –



Mare del Nord, isola Otoke
Eas entra nel palazzo imperiale per fare rapporto a Oceanya. «Comandante, abbiamo perlustrato l’intera isola e non ci sono intrusi. Neppure i servitori del palazzo sono nelle loro capanne.»
Oceanya, senza esitazioni, decide immediatamente la prossima mossa, invita la ragazza a seguirla e insieme escono dal palazzo. Oceanya urla in modo che tutti sentano la sua voce.  «Soldati, all’orizzonte non ci sono imbarcazioni nemiche e sono certa che non verranno più. Le guarnigioni dell’Esercito rimarranno a proteggere l’isola con l’ausilio di sessanta navi mentre il resto andrà per mare alla ricerca di quei codardi che non hanno avuto il coraggio di attaccarci a Otoke. Io sarò con voi in questa caccia, andiamo e affondiamo i nostri denti nella loro carne!»
Eas saluta Oceanya ma la ragazza la ferma. «Caporale, tu verrai sul vascello di comando insieme a me. Ho bisogno di una persona sveglia con idee istantanee e che non abbia paura di aprire bocca anche se non interpellata. So che non sei della marina, ma questo non importa, neppure io ho dimestichezza con il mare.»

La decisione presa da Oceanya di lasciare Otoke è la stessa che ha fatto Haranche nel lasciare l’isola di Puna nel Mare dell’Est. L’ammiraglio punta verso sud, conosce i piani dell’invasione di Tera e il suo nuovo obiettivo è di posizionarsi in una zona di mare tra il regno nemico e il ponte Sud/Est.

Mare dell’Ovest, Isola Ngahuru
La madre di tutte le battaglie continua con l’identica ferocia con cui è iniziata. Explodon e i suoi uomini avanzano imperterriti, ma i colpi di cannone provenienti dalla flotta navale di Dwr causano grossi problemi alla retroguardia di Tan. Nell’esercito avversario Nasc indietreggia fino al campo di Cristalya.
«Mia Signora, la situazione volge a nostro favore. Le navi stanno vincendo il duello marittimo e continuano a bombardare le postazioni nemiche sull’isola; non hanno scampo in questo fuoco incrociato.»
«Nasc, non mi interessano le vostre supposizioni, io desidero ardentemente che quell’uomo sia ucciso davanti ai propri soldati e per questo vi ho affidato la mia fanteria, ma ancora non ho il risultato che voglio. Liberatemi di quella canaglia in fretta, mi sto sporcando di polvere le mie vesti pregiate » intima con crescente rabbia la regina mentre sorseggia un liquore.

Poco prima, non tanto lontano da Ngahuru, le navi di Apen guidate dal principe Oak si erano completamente fermate. Il principe si era rinchiuso nel suo alloggio lasciando al capitano Catur l’onere di segnalare al comandante di Tan che la sua flotta sarebbe rimasta a distanza di sicurezza dall’isola per ordine di Re Wit.
Oak è seduto e sta strappando il messaggio del padre mentre dice a bassa voce: «Nessuno saprà la verità. Hanno ragione i miei due amici, devo prendere io le decisioni e non stare qua facendo finta di essere un ostaggio. È oltraggioso che il principe ereditario di Apen faccia la parte del figurante.»

Sul campo di battaglia, improvvisamente, non piovono più i proiettili dell’artiglieria navale di Dwr. Turo, sempre accanto a Explodon, lo chiama: «Sire, è arrivata.»
Explodon gioisce. «Quella splendida donna si conferma come la persona più puntuale del mondo.»

Le navi di Dwr e Metel impegnate a colpire la flotta di Tan che era giunta sull’isola in precedenza si trovano impreparate all’arrivo del gruppo d’imbarcazioni comandate dal generale Brigada. L’urlo da battaglia della donna e dei suoi marinai rinvigorisce anche gli altri della marina di Tan che stavano subendo grandi perdite e, grazie al loro contrattacco, Brigada riesce a sbarcare tutti i soldati dell’esercito per poi riprendere a cannoneggiare l’avversario.

Mare del Nord, lungo le coste
Sipestro continua il suo contrattacco lasciando che le sue navi siano abbordate per poi colpire con i soldati che sono a bordo. Lyngesydd deve trovare una soluzione perché in entrambe le situazioni, cannoni o abbordaggio, sta avendo la peggio. La Saggia Ohlaka si offre volontaria. «Ammiraglio, posso intervenire io se volete, sono stata mandata qui proprio per essere di aiuto.»
«Ohlaka, io non le chiederò mai una cosa del genere. Lei è importantissima per tutta Metel e interverrà nel caso in cui dovrete salvare la vostra vita.»
La Saggia s’inchina ringraziando l’ammiraglio per le sue parole, non insiste, ma ha già iniziato la sua forma meditativa per scagliare una magia elementare.
Lyngesydd ordina al generale Moncai di aggredire la nave comando di Tan, unico modo plausibile per bloccare la strategia del nemico Sipestro.

Sul vascello di Tan ci sono grandi movimenti tra gli uomini. Sipestro sapeva già quale mossa avrebbe fatto il suo avversario e ha ordinato di preparare la seconda fila di cannoni, tenuta nascosta agli occhi del nemico. Ancora una mossa vincente di Sipestro; con due file di cannoni la nave dell’ammiraglio abbatte tutte le imbarcazioni che tentano di avvicinarsi. L’ammiraglio, con la sua consueta calma, osserva con il binocolo se riesce a vedere il viso del suo nemico dato che la nave comando di Metel è molto vicina alla sua.

Mare dell’Est, baia dei contrabbandieri
Eseguito con successo lo scarico di truppe e armi pesanti, la flotta del capitano Vaandrig molla gli ormeggi, esce dalla baia dei contrabbandieri e riprende il percorso momentaneamente interrotto. Nessuno nomina il posto in cui approderanno, ma tutti ormai hanno capito che è il momento di combattere.

Mare del Sud, lungo le coste
Re Wit ha deciso di rimanere sull’isola Raumati con un distaccamento militare, mentre le duecentottanta navi guidate dal comandante in capo Panglito partono per raggiungere la flotta che sta combattendo lungo le coste di Apen.
In quella zona lo scontro tra le due flotte sta dimostrando con i fatti la qualità della marineria di Apen e l’arrivo di un supporto da Raumati potrebbe definire le sorti di questo scontro. Le tattiche dell’ammiraglio Miral sono sempre precise e il capitano Menara deve solo portare a segno le sue sortite contro le navi più pesanti del generale di Tera.
In queste ore di conflitto sono affondate almeno trecento navi in totale, le perdite di vite umane sono molte aggiungendo i cadaveri dei marinai morti stesi sulle navi che non sono affondate e che vanno alla deriva guidate soltanto dai venti. Geit decide di giocare una nuova carta e spinge il suo vascello in avanscoperta per dare coraggio agli ufficiali dislocati sul resto delle navi; il rischio di finire accerchiati è sempre più alto e a quel punto non ci sarebbe possibilità neppure di fuggire.

Confine Nord
La pausa della battaglia utilizzata dai comandanti per riorganizzarsi è finita. I due schieramenti sono di nuovo pronti per l’assalto, in prima linea Torcon sul suo cavallo e il capitano Capall appiedato. I due incrociano i loro sguardi, i soldati attendono trepidanti l’ordine di attacco, suonano i corni di guerra e in un batter d’occhio lo scontro tra le prime file è già nel vivo. Spade corte e scudi, queste le armi, la nuova tecnologia è nascosta da entrambe le parti e nessuno sta pensando di utilizzarla. Torcon e Capall hanno scelto di testare di nuovo la forza fisica degli eserciti, e ancora una volta sono i soldati di Tan a spingere indietro gli avversari. Torcon smonta da cavallo e affronta per la prima volta proprio Capall. Le spade scintillano mentre si colpiscono, Torcon è irruento ma molto abile, Capall è istintivo e usa piccoli accorgimenti facendo due passi all’indietro per poi lanciarsi con spada dritta verso il corpo del principe. Entrambi sono ottimi spadaccini, uomini di entrambe le parti s’inseriscono nel duello, ma sono i primi a cadere sotto i colpi dei due. Torcon scaglia il suo scudo lontano prendendosi grossi rischi perché gli arcieri stanno facendo piovere frecce senza guardare contro chi le lanciano, Capall non vuole essere inferiore all’avversario e anche lui getta lo scudo a terra. Attacco, parata e contrattacco in una sequenza interminabile, ma poi la fortuna sorride a Torcon e una delle frecce vaganti si conficca nella gamba di Capall che deve inginocchiarsi per l’improvviso dolore. Il principe è un uomo d’onore, non sferra il colpo fatale sull’avversario ferito, cambia direzione e si getta contro altri soldati nemici. Capall ammira quell’uomo, ma non lo lascerebbe andare; lui è un uomo preparato alla guerra e quindi ha allontanato ogni sentimento di pietà per non ritrovarsi morente dalla spada di un avversario che ha lasciato vivere. Capall protesta con i suoi uomini che vogliono aiutarlo, e infine deve accettare di farsi sorreggere, ma prima di allontanarsi estrae da solo la freccia dalla sua gamba digrignando i denti per il dolore lancinante causato da quella punta ricurva che gli strappa brandelli di carne.
Al campo di Metel il generale Ciffredynol ha osservato la scena; il suo capitano ha perso, anche se per colpa di un intervento esterno, e questa parziale sconfitta lo spinge a scegliere la tattica di aggressione armata.  Gli sbandieratori segnalano ai soldati di Metel che è il momento di usare le pistole e le loro prime raffiche mettono in agitazione le linee offensive di Tan che scappano all’indietro per evitare i colpi ravvicinati dei nemici Ciffredynol sorride per il successo della sua azione, ma non ha capito che Torcon stava aspettando solo quel momento. I soldati di Tan in fuga si allargano sui lati lasciando un varco centrale dove sono appostati i fanti armati di archibugi che sparano immediatamente la loro prima cartuccia. La carneficina sul confine non accenna a terminare.

Confine Sud
La battaglia tra gli eserciti di Apen e Tera è ripresa più feroce di prima. La stanchezza che si accumula più passa il tempo rallenta i riflessi e i soldati che prima subivano delle ferite gravi, ma riuscivano a tornare al campo base, ora cadono morenti senza riuscire a muovere un dito. Buffel in persona guida la carica dei miliziani di Tera e il capitano Jaran ha difficoltà a mantenere intatto lo schieramento di Apen perché l’urto degli avversari è poderoso. Il generale Macan ordina il contrattacco e Jaran dispiega le sue forze cercando di circondare le truppe nemiche con un battaglione proveniente dalle retrovie ma Buffel era preparato a questa evenienza e impartisce l’ordine alla falange di aprire varchi sui lati lasciando scoperta la parte centrale. In questo modo le truppe di Apen finiscono per ritrovarsi schiacciate come se fossero nel palmo di una mano. Ancora una volta Jaran ha la soluzione immediata: con un piccolo gruppetto di soldati speciali blocca i fianchi e l’ipotetica “mano” non può stringersi in un pugno. I soldati, stanchi, si affidano alla forza sprigionata dall’adrenalina per tenere botta all’avversario, ma improvvisamente dalla foresta proibita soggiunge uno strillo talmente forte che ogni essere umano presente nella pianura deve fermarsi per coprirsi le orecchie. Buffel e Macan, all’unisono, richiamano indietro i loro soldati, ma nessuno può sentire le loro voci: alcuni di loro perdono sangue dalle orecchie, altri dagli occhi, dal naso o dalla bocca, molti stramazzano a terra rantolando, altri camminano senza una direzione come manipolati da un burattinaio e lo stesso Jaran crolla a terra sputando sangue come se fosse stato pugnalato al cuore. Soltanto i due generali non hanno subito nessun tipo di danno, ma un’ombra scura fuoriesce dalla foresta proibita e li colpisce con tale forza da spingerli all’indietro di una ventina di metri. L’ombra urla con voce terrificante e che tutti riescono a sentire. «Esseri umani, portate via le armi e le vostre carcasse o marcirete nel vostro stesso lago di sangue» e dette queste parole l’ombra scompare tornando nella foresta proibita.

Ponte Nord/Ovest
A poche miglia dal porto doganale sulla nave del capitano Goj arriva un corvo e l’uomo lo riconosce subito perché mentre si appoggia al timone, il volatile gli urla: «Impiccati al pennone… impiccati al pennone!»
Goj acchiappa il corvo e gli risponde corrucciato: «Prima o poi finisci in padella corvaccio!» poi, rivela alla truppa cosa c’è sul bigliettino. «Signori, l’ammiraglio Sipestro ci fa sapere che tutto sta procedendo come programma!»
Tutti urlano dalla felicità ma Goj calma subito gli animi. «Adesso signori e signore, tutti ai posti di combattimento, vediamo cosa ci riservano le truppe del ponte.»

Dalla parte del ponte che poggia sul regno di Tan, Cindroj avvista le navi e lo segnala a Cevalo. «Capitano, se il primo segnale sia l’arrivo di alcune navi di Tan che non dovrebbero essere qui, allora è il momento.»
«Ragazzi passate parola. Nessuno si muova senza ordini. Adesso dobbiamo aspettare la reazione che avranno dall’altra parte. Per fermare Goj devono abbassare la barriera e appena gli argani si metteranno in azione sarà il nostro segnale per dare inizio alla battaglia con le bombarde.»
Fajro è eccitato all’idea di iniziare la battaglia ma Cevalo lo calma. «Fa attenzione principe; se lasciano andare le navi o le colpiscono dall’alto con i balestrieri, noi siamo tagliati fuori.»
«In questo caso cosa faremo?» chiede Fajro perplesso.
«Niente, dovremo attendere il terzo segnale.»
«E qual è?»
«Pazienta e vedrai.»

Le navi di Goj sono a tiro dell’esercito di Dwr e il capitano Ohoma sceglie di non sbloccare le barriere. I soldati, già saliti sulle torrette della casermetta, iniziano a bersagliare i marinai nemici con balestre e archi; gli uomini di Tan sono costretti a governare le navi sotto il tiro degli avversari e le perdite di vite umane sono immediate. I marinai addetti alle vele sono i primi a finire sotto i colpi degli arcieri, ma nessuno teme la morte e anche chi non è addetto a quel tipo di lavoro, sostituisce il compagno caduto dagli alberi delle vele senza la minima esitazione; compreso il capitano dell’esercito Goj che prende in mano il timone del proprio vascello sostituendo il timoniere morente.

Cevalo osserva il coraggio di quei marinai, è pronto a scattare se il comandante avversario cambia idea; tutti stanno fremendo per iniziare la battaglia, non solo Fajro ma Ohoma non cambia impostazione e continua imperterrito a far bersagliare le navi dai tiratori d’arco.

Il vascello di Goj è passato oltre la barriera e improvvisamente ruota su se stesso puntando i cannoni contro le torrette della casermetta, e come lui fanno i comandanti delle altre navi che hanno oltrepassato la barriera. Il fuoco dei cannoni di dritta si concentra in due punti precisi: le torrette di guardia e la torre degli argani. Il cannoneggiamento è preciso ed efficace, la torre crolla su se stessa, il rumore, simile a quello di uno scoppio, è causato dallo spezzarsi delle grosse corde che trattengono gli argani, le barriere non hanno più blocco e crollano sul ponte doganale aprendo la strada per Dwr.

«Fuoco!» urla Cevalo e l’artiglieria di Tan spara colpi direttamente all’interno della casermetta mietendo vittime tra i soldati di Dwr intontiti dal crollo dei muri. Le navi di Goj hanno colpito ed era il segnale che Cevalo attendeva per l’invasione: «Soldati di Tan, carica!»

Ponte Sud/Est
Gli scontri continuano sul ponte, ma l’armata di Tera non riesce a sfondare le difese di Dwr. Fharsa confabula con un soldato nelle retrovie. «Geodha, scoprite chi è stato a distruggere gli argani; se è morto, portatemi il cadavere, se è vivo, stanatelo perché dopo i primi danni potrebbe causarne di nuovi e non voglio ritrovarmi con una possibile ritirata che si ferma per altri sabotaggi.»

La regina Wasa, seppur dentro la battaglia, rimane nelle retrovie, mentre il generale Draak è in prima linea affiancato da un ufficiale addestrato personalmente da lui. Insieme si avventano sui nemici, colpiscono di spade con precisione assoluta e non hanno ancora sparato con la pistola. Il generale era stato chiaro durante le esercitazioni con tutti gli ufficiali che avevano ricevuto in dotazione delle pistole. «Questo marchingegno ha un solo colpo poi è da buttare perché nessuno ha il tempo di ricaricare durante lo scontro diretto. Ebbene signori v’invito a usare la pistola nel modo migliore che esiste ovvero come “parata” del colpo di spada. È più leggera di uno scudo, potete sbracciarvi e anche contrattaccare colpendo con il calcio della pistola il brutto muso di uno di Dwr.» Draak e Geel sono maestri di questo tipo di scontro e i nemici cadono a terra colpiti dal calcio della pistola per poi essere finiti a fil di spada.

L’esercito di Dwr resiste, in qualche modo spinge indietro i soldati di Tera, ma all’improvviso, da entrambe le parti del ponte, giungono dei colpi di cannone che abbattono la loro avanguardia. Wasa esulta abbracciando il Saggio Wijs. «Ce l’hanno fatta, sono arrivati!»
Le cannonate provengono dalle navi di Tera: dalla parte est c’è la flotta comandata dall’ammiraglio Raal che ha finto di raggiungere Puna, dalla parte sud è il contingente  guidato dal capitano Mijin che ha simulato il viaggio verso Raumati.

Il generale Fharsa non ha altra soluzione che gridare: «Ritirata!»

Regno di Dwr, Port Iar
Ormai per il capitano Foeil non ci sono più dubbi. Tan non farà un’invasione e le navi che dovevano raggiungere Dwr sono andate sicuramente a Ngahuru. Senza ricevere un ordine preciso Foeil decide di partire con la sua flotta di cento navi.

Regno di Tera, verso il Castello Reale.
Il primo scontro a Port Winkel è stato vinto dalle truppe di Dwr, ma adesso la battaglia si è spostata sulla terra ferma e la situazione cambia drasticamente.
La cittadina di Winkel, già sgomberata, diventa teatro di scontri ravvicinati truculenti; in ogni via lo scontro frontale inizia a lasciare cadaveri sul campo, feriti che cercano riparo nelle case, ma che sono inseguiti e trucidati senza pietà. Hebber ed Each non si conoscono e quindi non fanno pretattica, guidano i loro soldati direttamente dalle prime linee partecipando agli scontri senza temere nulla. Nella parte a nord della cittadina Each si trova di fronte a un battaglione enorme di Tera.
«Uomini e donna di Dwr, non abbiate paura!» urla ai soldati. «Questo è il secondo passo per raggiungere il castello e in poco tempo saremo dentro le loro mura! Avanti!» La voce squillante e decisa del loro generale spinge i soldati all’assalto.
Il tintinnio di spade è quasi assordante, i colpi inferti sugli scudi di legno rimbombano come tuoni, i soldati di Dwr non sono tanti, ma utilizzano armi più moderne tra le quali il piccolo cannoncino a mano chiamato “bombarda” e da posizioni arretrate spazzano via le prime linee avversarie ancor prima dello scontro diretto, invece, quando sono le sciabole a recitare la loro parte si assiste al contrattacco di Tera. Di fatto, la barricata centrale posta da Hebber tiene testa all’invasore, ma il generale è consapevole che gli uomini al suo comando in questo frangente non sono l’elite dell’esercito perché lui stesso ha disposto gli uomini migliori a difesa del castello. Per Hebber riuscire a tenere testa a Each per qualche ora è un successo, poi, raggiunte le mura, il corso della battaglia può cambiare, almeno lo spera.

Regno di Tan, Oasi Oazo
Come aveva previsto Copar i tre incappucciati non hanno fatto in tempo a mettere piede a Oazo che un gruppo di loschi figuri, armati fino ai denti, li ha bloccati. Senza fare resistenza seguono questa masnada di manigoldi verso l’unico posto di ristoro di questa zona afosa, vicina al terribile deserto di Koraha.
Entrano nella stamberga e uno dei malfattori urla: «Capo, abbiamo pescato i tre pesciolini; sono stati gentili a regalarci subito le spade e i loro cavalli. È tutto in ordine.»
Da una scalinata scende un uomo robusto, ha un solo occhio e diverse cicatrici sul volto tra cui spiccano i segni della lettera emme ben visibile sulla guancia. L’uomo si side a uno dei tavoli mentre un altro invita i tre incappucciati a sedersi vicino a lui e, con modi per nulla cortesi, abbassa i loro cappucci.
«Per il corpo della strega del mare» dice l’uomo vedendo chi ha di fronte. «Sapevo che avrebbe mandato qualcuno d’importante, ma non proprio il suo sgorbietto.»
Gli uomini nella sala ridono tutti, Meirge si alza in piedi per colpire il cafone, ma l’uomo che fino a quel momento non aveva detto niente le fa segno con la mano di stare seduta.
«Mio padre mi ha detto che siete una persona molto scortese signor Kokiaka, mentre mi raccontava di come vi ha portato lui stesso in catene a Metel e vi ha marchiato il viso a fuoco» risponde Metalo.
«Bada ragazzino a come parli. Un mio schiocco delle dita e la tua testa finisce rotolando nella polvere fino a qui fuori!»
«Bene, ora che abbiamo risolto i convenevoli, che ne dite di passare ai fatti? Il tempo è prezioso e mio padre vuole essere sicuro che sta spendendo bene i suoi denari» risponde Metalo per nulla turbato da quella minaccia.
Kokiaka ride sguaiatamente. «Il ragazzo è mingherlino e senza un filo di muscolo, però mi piace. Portate da bere a tutti e tre, anche a questa bella donna che ho il piacere di guardare.»
Kokiaka allunga una mano per toccare il viso di Meirge, ma lei estrae con agilità un coltello dal corpetto e con altrettanta rapidità lo punta alla gola dell’uomo.
«Sono Meirge, capitano dell’Esercito del Re, e ringrazia che oggi devo immaginarti come un amico di Metel» dice la donna pronta a lasciare una cicatrice profonda sul collo di Kokiaka.
«Dunque» dice Metalo interrompendo questo incontro ravvicinato per nulla piacevole. «Mio padre vi offre non solo denaro per il lavoretto che vi è stato richiesto, ma anche un contratto scritto, non solo sulla parola, inerente a quelle strane armi che qualche contrabbandiere sta smerciando ai piccoli teppisti di ogni regno.»
«Chi vi racconta queste favole?» dice Kokiaka mentre guarda dritto negli occhi uno dei suoi uomini.
«Questo non è importante, comprenderete che non divulgherò il nome del nostro informatore.
«Dove sono i denari promessi?» chiede Kokiaka comprendendo che non riceverà risposta alla sua prima domanda.
Copar si toglie la cintura e la mette sul tavolo. «Qui dentro ci sono pietre preziose come anticipo. Il resto vi sarà consegnato in questo stesso posto a lavoro ultimato.»
«Dandoci ovviamente qualche giorno per venirvi a trovare dopo che sarà finito tutto» aggiunge Metalo sorridendo.
Kokiaka non è per niente contento di quest’accordo ma lo accetta, però dice qualcosa che neppure a Metalo fa piacere. «Per problemi contingenti avrete a disposizione soltanto tre miei ufficiali con cento uomini ciascuno.»
«Questo non è ciò che mi stavo aspettando» dice Metalo contrariato ma Kokiaka solleva la cintura piena di gioielli e risponde: «Neppure io ho ciò che mi aspettavo.»
Metalo non può discutere oltre, suo padre è stato chiaro mentre gli spiegava di non istigare Kokiaka più del dovuto. «Direi che siamo d’accordo, ma dobbiamo ripartire il prima possibile perché non so cosa stia succedendo in quel posto e se manchiamo il bersaglio, sarà un danno per tutti, anche per voi» dice Metalo riportando la calma in tutte le persone presenti a quell’incontro.
«Decidete voi quando muovere, i miei uomini sono pronti» dice Kokiaka facendo segno a un suo sottoposto di dirigersi verso l’uscita della stamberga.
«Molto bene, allora partiamo subito» risponde Metalo alzandosi dalla sedia.

Nella stamberga sono rimasti Kokiaka e un altro uomo che gli chiede: «Possiamo davvero fidarci di quel principino?»
«Loro hanno tutto da perdere se dovessimo cambiare gli accordi e l’Inquisitore li colpirebbe in qualsiasi momento, anche in casa loro.»
«So che non sono affari miei, ma perché abbiamo accettato questo contratto? La maggior parte dei nostri uomini sono su quell’isola. È rischioso.»
«Oggi mi sento in buona salute e ti risposto Fiskabur. L’Inquisitore stesso ha mostrato interesse per quest’accordo ritenendo la nostra azione utile ai suoi scopi. E di certo io non gli dirò mai che non voglio fare qualcosa che chiede.»
I due uomini, camminando, passano davanti a una cella e Fiskabur si domanda ad alta voce: «Devo ancora capire cosa vuole farsene di questo Saggio; non riesce neanche a fare una magia per liberarsi. Ma sarà davvero un Saggio o è un impostore? Bah, a me non dice mai niente nessuno!»
Kokiaka gli risponde anche se non interpellato: «Quando sarà qui di nuovo, potrai chiedere tu stesso all’Inquisitore perché tratteniamo in una nostra cella l’ex Saggio di corte di Dwr.»
«Capo, sono un mercenario, non uno stupido» risponde Fiskabur con tono serioso, conscio che l’Inquisitore non è persona da trattare senza rispetto.



– Guerra totale –



Mare dell’Ovest, destinazione sconosciuta
La flotta del comandante Goj ha superato quasi indenne il ponte Nord/Ovest e ora sta navigando verso una nuova meta. L’uomo fa partire il corvo di Sipestro verso ovest con un messaggio chiaro per Explodon: «Sto arrivando mio Re, il resto corre sul ponte.»

Mare dell’Ovest, isola Ngahuru
Le azioni di Explodon si sono fatte più ardite dall’arrivo della flotta del generale Brigada. I soldati stanno spingendo gli avversari verso il loro campo e Cristalya sta valutando seriamente la possibilità che l’esercito di Tan possa arrivare fino a lei. La regina, però, non si scompone e mantiene la sua posizione continuando a divertirsi con dei giocolieri che si è portata appresso per il viaggio.
Finito il momento di smarrimento, le navi di Dwr e Metel stanno reagendo all’arrivo di una nuova flotta grazie all’arretramento del generale Tarley che ha lasciato il campo di battaglia per mandare indicazioni agli ufficiali a bordo delle imbarcazioni. La sua assenza però ha dato modo a Explodon e Turo di spingere ancora più avanti la prima linea nonostante i cannoni delle navi di Dwr hanno ripreso a sparare contro di lui. Ma ancora una volta la strategia di Explodon si rivela perfetta: sull’isola è giunta anche la flotta del generale Stendardo che Cristalya dava come sicura partente per invadere il suo regno.
«Adesso ne manca solo uno» dice Turo a Explodon.
«Dobbiamo resistere, loro sono quelli più lontani da qui» risponde Explodon mantenendo la calma nonostante la gioia per l’arrivo di rinforzi.

Mare del Nord, lungo le coste.
L’enorme disparità tra le due flotte si è dissipata grazie alle strategie dell’ammiraglio Sipestro. All’inizio la flotta di Metel era almeno quattro volte maggiore a quella di Tan, ora è di poco superiore alla parità. Lyngesydd è dovuto arretrare di alcune miglia tanto che la flotta di Sipestro ha varcato la linea di confine marittimo. L’ammiraglio di Tan non solo ha strappando una vittoria incredibile alla marina di Metel, ma ha messo in fuga la nave ammiraglia del nemico seguita dal resto della flotta, però, anche un genio militare del suo calibro non può fare nulla quando riceve una sgradita visita proveniente dalle sue spalle.

Oceanya è nel suo alloggio quando bussano alla porta. «Entra pure Eas»
«Comandante, avevate ragione, abbiamo avvistato delle navi che si stanno dando battaglia.»
«Tan e Metel?»
«Sì Signora.»
«Andiamo, quando abborderemo un’imbarcazione di Tan, stammi vicina, voglio vedere cosa sai fare in una battaglia su un campo ridotto come il ponte di una nave.»

Mare del Sud, lungo le coste.
La situazione per Geit non è cambiata in meglio. La strenua difesa che oppone a Miral è ammirevole però, sotto un certo punto di vista, è anche da sconsiderati proseguire su questa strada. Nella battaglia stanno avendo un peso specifico tutte le azioni del gruppo guidato dal capitano Menara che affonda i grossi e lenti galeoni, cannoneggia fino a spezzarli in due i veloci brigantini e tiene testa alle fregate più potenti a livello di fuoco. Sulla scena del combattimento è arrivata la flotta da Raumati e Geit comprende che può fare pochissimo per vincere questo scontro impari, ma non si arrende.

Confine Nord
La contromossa di Torcon è efficace quanto spietata, gli scudi di legno non possono nulla contro le pallottole degli archibugi e i soldati di Metel cadono uno dopo l’altro, i molti feriti non hanno tempo per scappare che sono trafitti a morte dalla spada di altri avversari. Ciffredynol è sconvolto da questi strani oggetti che utilizzano la polvere nera per sparare proiettili e si domanda come sia possibile che un regno rozzo come Tan abbia fabbricato un arnese più potente delle pistole di Metel. Capall, ferito, è riportato al campo, ma forse è il posto peggiore per ripararsi perché Torcon ha ordinato la carica e i soldati di Tan si dirigono proprio in quel punto. Salito su un carro, Capall ripiega verso il villaggio.

«Ruga» urla Torcon al suo attendente. «Passiamo al carro!» e in seguito a quel segnale partono alla carica dei carri da guerra con a bordo due persone come al solito, ma questa volta una delle due imbraccia un archibugio e non porta un arco. L’avanzata di Tan è devastante, i soldati di Metel,forse per la prima volta, scappano all’indietro, non ascoltano i loro ufficiali e si danno alla fuga anche attraverso le spiagge che non sono molto lontane dal campo di battaglia. Torcon è implacabile, si è posto in prima linea con i carri, fa correre i cavalli velocemente proprio verso la carrozza del comandante avversario, supera gli ostacoli sferrando colpi di spada a destra e a manca, arriva vicino al convoglio di Ciffredynol e si lancia dal carro proprio addosso al nemico che è rimasto fermo perché nessuno ha scelto di stare con lui per guidare la carrozza verso posti più sicuri. Il generale è solo e davanti a lui c’è il comandante nemico in persona.
«Principe, non vorrete colpire un uomo indifeso» dice il generale mostrando la cintura che non è accompagnata da una spada.
Torcon ripone la propria arma nel fodero. «Generale, dichiarate la resa. È inutile proseguire questa battaglia, vi stiamo massacrando mentre fuggite a gambe levate. Vi prometto che tutti i prigionieri saranno trattati nel modo giusto.» Il principe non ha smesso di parlare, attende qualche secondo per testare l’uomo che ha davanti, che però non risponde, e allora aggiunge: «Naturalmente senza distinzione di rango.»
«Quale generale siede in una cella accanto a un soldato semplice?» chiede stizzito Ciffredynol.
Torcon è vigile, sa che questo scambio di chiacchiere è inutile ed è evidente che l’avversario sta prendendo tempo per essere aiutato da qualche soldato rimasto nella zona o per qualche azione armata diretta, così cerca di stuzzicare l’orgoglio del generale.
«Lei vale come tutti gli altri, non è un prigioniero da cui ottenere qualcosa in cambio, a meno che…» Torcon fa apposta un’altra pausa, e sorride. Ciffredynol cade nella trappola, ferito nell’orgoglio compie l’unico gesto possibile per tentare di ribaltare la situazione estraendo con velocità una pistola da sotto una coperta ma Torcon è rapidissimo a fargliela saltare via, insieme alla mano destra, con un colpo di spada.
«Pietà» urla Ciffredynol ma Torcon, con estrema precisione, infila la sua spada nella gola del generale.
«Avete visto il mio comportamento con il vostro capitano, ma solo chi combatte con onore può reclamare pietà al suo vincitore.»
Estratta la spada dal corpo dell’avversario, Torcon si accorge di essere rimasto solo vicino alla carrozza del generale; tutto il suo esercito sta rincorrendo quello avversario verso il villaggio guidato dagli altri ufficiali. Il principe si guarda intorno e vede arrivare uno dei carri da guerra di Tan.
«Mio Signore, avete perso tempo» dice Ruga sorridendo dopo aver visto il cadavere di Ciffredynol.
«Dove eri andato?» chiede Torcon un poco accigliato.
«Vicino alla spiaggia a vedere che stanno facendo laggiù in mare e purtroppo reco brutte notizie dato che ho visto navi con bandiere di Dwr.»
«Sipestro conosceva il rischio. Grande uomo, spero che riesca a tornare a casa perché sarebbe una terribile perdita per la nostra marina» risponde Torcon  preoccupato per la situazione dell’ammiraglio. «Forza Ruga, andiamo anche noi al villaggio, l’invasione di Metel deve continuare senza sosta.»










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
L’Inquisitore [personaggio soltanto nominato]
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen
Pine – consorte del Re di Apen
Willa – principessa di Apen
Oak – principe ereditario di Apen
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Miral – ammiraglio della marina
Prau – generale della marina
Altri: Ijo (ufficiale della marina), Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [prigioniero dei mercenari]
Glic – Saggio reale di Dwr
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Ohama e Foeil – capitani dell’esercito
Haranche – Ammiraglio della marina
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (caporale dell’esercito), Dubh, Geodha (soldato dell’esercito), Loch
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Meyelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Ciffredynol – generale dell’esercito [deceduto nella battaglia del Confine Nord]
Capall, Tyred e Meirge – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Nasc (ufficiale della marina), Gwyn, Juwelo, Copar (soldato dell’esercito)
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan
Bruligida – Regina di Tan
Torcon – principe ereditario e comandante in capo dell’esercito
Fajro – principe di Tan
Saga – Saggio reale di Tan
Brigada e Standarto – generali dell’esercito
Goj, Serpe e Cevalo – capitani dell’esercito
Sipestro – ammiraglio della marina
Turo – generale della marina
Altri: Ruga e Cindroj (soldati dell’esercito), Lumo
- Regno di Tera
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Wijs – Saggio reale di Tera
Hebber – comandante in capo dell’esercito
Buffel e Draak – generali dell’esercito
Paard – capitano dell’esercito
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Zeug, Haag, Geel (ufficiali dell’esercito)

- Mercenari
Kokiaka – Capo dei mercenari
Spia/mercenario – identità sconosciuta
Fiscabur – comandante dei mercenari

Kwakhala – Regina dei mostri marini





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