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Autore: Hikaritokage    31/08/2019    4 recensioni
Un vaso rotto non tornerà mai com’era prima.
Ma se quel vaso è tutto ciò che hai, tutto ciò che sei, devi almeno provarci a rimetterlo insieme.
Una breve raccolta di flashfics, per raccontare una storia forse difficile da leggere. Il rating è arancione perché non ci sono volutamente scene descrittive, ma la tematica resta comunque delicata, molto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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COCCI ROTTI

La prima volta non è stata la prima.
C'erano già state carezze insistenti e abbracci troppo stretti, era già capitato che il suo sguardo ti costringesse ad abbassare il tuo.
Era accaduto che ti toccasse, quasi per caso, in un modo che ti faceva balzare il cuore in gola e ti mozzava il respiro e ti lasciava lì a chiederti cosa fosse appena successo, e se fosse successo davvero.
Poi un giorno è arrivata, risalendo come lava da qualche oscuro anfratto della coscienza, la consapevolezza che ci fosse qualcosa di sbagliato. Qualcosa che mai avrebbe dovuto esserci, impossibile da ignorare ancora.
Insieme alla consapevolezza è arrivato l'istinto, il bisogno di spingerlo via, di divincolarti. Ma non l'hai fatto.
Hai detto di no, tante volte, nella tua testa.
L'hai gridato, è esploso tra le pareti del cranio e ci ha rimbalzato dentro fino a stordirti. E poi è diventato un mormorio incessante, nella tua testa, sommesso e vano come una preghiera.
Lui non poteva sentirti. E non si è fermato.
Il tuo primo bacio ha avuto il suono stridente di qualcosa che andava in pezzi, spargendo schegge tintinnanti di dolore in tutto il corpo.
Dolore, dalle labbra fino al fondo della gola chiusa, gonfia di angoscia, graffiata dall'aria satura di lui - dell’odore della sua pelle misto al profumo che portava sempre, del sapore di sigaretta che impregnava la sua bocca e pungeva la tua.
Dolore, dentro le ossa e nei muscoli tesi allo spasimo, lungo la spina dorsale e nelle viscere aggrovigliate.
Dolore al centro del petto, dove il cuore sbatteva contro le costole.
Dolore, cocci rotti conficcati ovunque.
Avresti voluto piangere, ma non ci sei riuscita.
Ha lasciato e ripreso la tua bocca un'infinità di volte, ansimandoci dentro, infilando le mani sotto i tuoi vestiti.
Avresti voluto morire. E non sentire più niente.
Non sentirti più così colpevole.
Colpevole per il tuo silenzio, per il tuo corpo paralizzato e arreso.
Colpevole, per quello che gli stavi permettendo di farti, per avergli fatto credere di poterlo fare.
Colpevole, per la tua mano inerte che si è lasciata prendere e posare dove lui la voleva, per ogni suo rantolo soffocato contro la tua pelle esposta e umiliata.
Colpevole, per ogni volta che insieme a lui ti eri sentita importante, lusingata dai suoi complimenti, viziata da tutte le sue attenzioni.
Colpevole, perché da qualche parte nel profondo tu l'avevi sempre saputo, perché ti eri costretta a non vedere il riflesso nascosto nei suoi sguardi, a non sentirti a disagio dentro i suoi abbracci, seduta sulle sue gambe come fossi ancora la bambina che scappava a piangere da lui quando veniva sgridata da mamma e papà.
Colpevole, perché il pericolo l'avevi sentito arrivare da lontano eppure eri rimasta immobile, come un animale che si blocca in mezzo alla strada a fissare i fari dell'auto che lo travolgerà.
Colpevole, perché la prima volta non è stata la prima.
Perché tu avresti potuto salvarti.
E non l'hai fatto.

   
 
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