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Autore: Lunetta 12    01/09/2019    1 recensioni
Ace si rifugia nei suoi ricordi per scappare dalla sua esecuzione a Marineford, mentre sfoglia le sue memorie si sofferma su un ricordo in particolare, il momento più strano ed assurdo di tutti.
[...] Pensare a quanto fosse esasperante Luffy da bambino o a come avesse trovato una famiglia più che una ciurma, in un momento come quello lo distraevano, trasportando il suo "Io" in una dimensione ben più serena. Si concentrò su di essi consapevole che non avrebbe lasciato quel luogo vivo tanto facilmente, ma mentre scavava a fondo nella sua coscienza un'avvenimento lo colpì.
SBAM!
Era stato come ricevere un calcio nelle palle dalla vita stessa. [...]
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Marco, Portuguese D. Ace, Satch
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ESASPERAZIONE
 
- seconda parte -






Usciti finalmente sul ponte, la rossa si stiracchiò per bene respirando l'aria salmastra, finalmente era fuori da quel buco puzzolente ed aveva intenzione di sgranchirsi per bene. Lanciò uno sguardo furbo al moro e prima che potesse reagire gli afferrò il cappello, ed approfittando di una fune che pendeva dall'albero maestro, si diede uno slancio volando sopra le teste dei marinai che la guardavano stupiti: una donna! Ace si sporse dalla balaustra del soppalco che divideva la nave su due piani, imprecò mentalmente contro quella ragazzina che gli era stata affidata con tanto di minacce da parte di Marco, non poteva e non doveva perderla d'occhio. Lei atterrò dal lato opposto del ponte e sventolando la mano in aria attirò la sua attenzione. 
 
- Ehi pugno di fuoco! Ti fai derubare così da una ragazzina?! -
 
Lui ghignò, quella ragazzina voleva giocare col fuoco e allora lui non si sarebbe di certo tirato indietro, era risaputo quanto piacessero le sfide al comandante della seconda divisione.
 
- Appena ti prendo vedi cosa ti faccio! -
 
Con quelle parole si lanciò all'inseguimento della ragazza avvolto dalle fiamme, non era certo il tipo da sprecar occasioni per mettere in mostra la propria forza. La giovane constatò che il moro non era molto più maturo di lei, anche a lui piaceva giocare, si sarebbe di sicuro divertita con quel tizio tutto fuoco e lentiggini. Non voleva far finire subito il divertimento, anzi voleva prolungare il gioco il più possibile, così si mise a saltellare sulle facce dei marinai che stavano assistendo a quella specie di acchiaparello, il premio per il vincitore era il cappello del capitano. I bucanieri iniziarono a far il tifo per il loro comandante, che sembrava in difficoltà nell'acchiappare quella bambina troppo cresciuta a cui le energie non mancavano, riusciva perfettamente a schivare, talvolta in modo buffo, sia le sue fiammate che gli attacchi a sorpresa dei suoi uomini, i quali irritati per essere usati come trampolini cercavano di dargli una mano inutilmente, sembrava proprio una cavalletta. Dopo alcuni minuti passati tra risatine, imprecazioni e smorfie, il ragazzo decise che ne aveva avuto abbastanza di tutto quel saltellare a destra e a manca, così circondò la sua preda con una barriera di fuoco.
 
- I giochi sono finiti ragazzina, hai perso, avanti ridammi il cappello -
 
Il moro ghignò portando avanti una mano aspettandosi di riavere indietro ciò che gli apparteneva, era più che certo della sua vittoria.
 
Errore.
 
- Sei davvero così sicuro di avermi messo alle strette? -
 
Lei gli sorrise compiaciuta facendo girare il cappello sul suo indice.
 
- Devi sapere una cosa su di me, la mia miglior tecnica è quella della fuga! Dia Dia Melodia! -
 
Dal ponte sbucò quello che sembrava essere un enorme pentagramma il quale andò a infrangere la sua barriera di fiamme, sviluppandosi verso il cielo ed avvolgendo a spirale l'intera nave, proprio come uno scivolo. Siren gli fece la linguaccia e riprese a correre risalendo quella rampa che si era creata per la fuga. Ace rimase per un attimo interdetto, che razza di frutto del diavolo aveva mangiato quella ragazzina? Ripresosi dallo stupore, perchè vedere pentagrammi giganti apparire dal nulla non è certo cosa da tutti i giorni, tornò a inseguirla usando le sue fiamme per pattinare sopra le linee bianche e nere del pentagramma. La corsa finiva sopra l'albero maestro, infatti la vide fermarsi per poi voltarsi a guardarlo, questa volta l'aveva presa davvero, era nel punto più alto della nave ed a meno che non sapesse volare non aveva via di scampo. Lui era giusto a pochi centimetri da lei, riuscì a sfiorarle i capelli un attimo prima che la ragazza si buttasse di schiena nel vuoto. Al moro venne un colpo, non stentò neanche un minuto gettandosi al seguito di quella pazza, accompagnato da un vortice di fiamme. Durante la caduta riuscì ad afferrarla per un polso per poi tirarla verso di sè e prenderla in braccio come una principessa atterrando sul ponte di comando con il fiato corto. Siren scoppiò in una fragorosa risata abbracciandolo e battendogli una mano sulla schiena.
 
- E stato fantastico! Rifacciamolo! -
 
Ace la guardò con gli occhi fuori dalle orbite ed il fiato corto. 
 
- Ma sei fuori di testa?!! Che domande mi faccio certo che lo sei!!! Ti rendi conto che se non ti avessi afferrato ora saresti una gelatina?!! -
 
I battiti del suo cuore gli rimbombavano nelle orecchie ed era visibilmente arrabbiato, si notava sia dal rossore sul suo viso che dalla fiamma che ardeva sulla sua testa fondendosi con i capelli corvini. La rossa lo guardò un attimo sorpresa per la ramanzina, non capiva tutta quell' agitazione e per rassicurarlo ridacchiò.
 
- Suvvia fuocherello! Sono ancora viva! -
 
Ace andava a fuoco e stava seriamente considerando l'idea di incenerirla.
Detto questo scese a terra, gli diede una poderosa pacca sulla spalla e gli mise il cappello in testa. Il ragazzo era ancora scosso e stava cercando di riprendersi, quando dalla folla che si era formata attorno a loro sbucò Marco.
 
- Cos'è tutto questo trambusto, tornate a lavor- Ragazzina! -
- Ananas...-
 
Una vena pulsò sulla tempia del comandante della prima flotta, c'era un motivo per cui le donne non erano ammesse e questo perchè le femmine non sapevano far altro che combinare disastri, una vecchia diceria affermava che tener un membro del gentil sesso a bordo causava l'affondamento naturale della nave, per i marinai della vecchia scuola le donne erano ritenute simbolo di sventura, ed avevano ragione.
 
- Ti avevo detto che se ti avessi trovata ad intralciare il lavoro mio e dei miei uomini ti avrei gettata in mare! Ci devi tener proprio tanto alla tua vita per causare un bordello simile -
- Di certo non rinuncio a divertirmi se ricevo minacce da una stupida ananas -
 
L'aria, come il sangue del biondo, si gelò.
Marco si avvicinò lentamente ed in silenzio con un sguardo inespressivo. L'intera ciurma si zittì puntando gli occhi sui due. In pochi secondi l'atmosfera, ora riempita solo dal rumore delle onde che battevano placidamente sullo scafo e dai passi del comandante, si era fatta pesante. La figura dell'uomo si avvicinava pigramente a quella della ragazza per darle tutto il tempo di realizzare le differenze fra i loro corpi. Marco era molto più alto di lei, più forte ed anche più muscoloso, emanava un'aura matura di serietà ed esperienza, lei in confronto era solamente una bambina, una mocciosa a lui d'intralcio. Il biondo sovrastò la figura di Siren, la quale si strinse nelle spalle intimorita. 
L'uomo si chinò ad un soffio dal suo naso senza smettere di guardarla negli occhi.
 
- Ora ti getto in mare! -
- UHAAA!!! -
 
Con uno scatto afferrò Siren per la vita e se la mise su di una spalla andando verso la balaustra che circondava tutta la nave, lui era un uomo di parola, quindi ora avrebbe eliminato il problema "ragazzina" alla radice, ma ovviamente lei non era d'accordo ed iniziò a dimenarsi battendo con le mani serrate in un pugno contro la schiena del biondo.
 
- NO NO! NON VOGLIO! LASCIAMI BRUTTA TESTA D'ANANAS!!! -
 
Ace, che finalmente si era ripreso, posò una mano sulla spalla libera del fratello, fermando la sua camminata verso quel che doveva essere il patibolo per Siren.
 
- No intrometterti Ace, te lo avevo detto di tenerla d'occhio -
- Hai ragione, però ora lasciala andare, è solo una ragazzina -
 
Il maggiore sollevò un sopracciglio guardando il minore.
 
- Pensavo che volessi sbarazzartene anche tu, perchè ora la vuoi aiutare? -
- perchè... PERCHÈ?! Perchè mi son gettato dall'albero maestro per non farle commettere un suicidio!!! Non voglio averla salvata per nulla! -
 
Siren si era incantata ad osservare il moro, oltre che carino e gentile aveva anche il cuore tenero, che strano pirata, più tratti della sua persona scopriva e più voleva stargli accanto per conoscere tutte le sfaccettature di quella persona conosciuta solamente quella mattina, che sensazione intrigante. Marco lo fissò per alcuni secondi inespressivo come il solito, poi sospirò e si scollò la ragazza di dosso lasciandola cadere di faccia sul ponte. La sentì mugolare infastidita, quella caduta aveva interrotto le sue fantasie, ma il comandante della prima flotta la ignorò.
 
- Oggi deve essere proprio la tua giornata fortunata ragazzina, in quanto a te Ace... -
- Si si, ho capito, starò più attento -
 
La Fenice fece un lieve sorriso rivolto al fratello per poi voltare le spalle ai due e tornare alla sua postazione, anche il resto dei bucanieri erano tornati alle proprie mansioni ed ai loro chiacchericci. Il moro si appoggiò con la schiena alla balaustra della nave, il cappello scese ad oscurargli una parte del viso, mentre Siren ci si sedette sopra facendo oscillare le gambe. Fra i due ci furono alcuni istanti di silenzio, non sapevano con che argomento cominciare una conversazione, entrambi erano pieni di curiosità verso l'altro, così tante domande che risultava difficile scegliere con quale iniziare.
 
- Sei arrabbiato? -
 
Fu Siren a spezzare il silenzio, avanzando una domanda con tono neutro, mentre osservava le sue gambe dondolare.
 
- Forse un po', è stato divertente rincorrerti, ma mi hai fatto venire un infarto buttandoti in quel modo -
 
Lei sorrise stringendosi nelle spalle senza smettere di fissarsi le gambe.
 
- Non ero certa che ti saresti lanciato per salvarmi, un piano B lo avevo -
 
Lui sollevò la visiera del suo cappello per poi girare il viso verso di lei guardandola.
 
- Sarà, ma che strano frutto del mare hai mangiato? -
- Il frutto "Dia Dia", in sintesi mi permette di manipolare i suoni, posso anche crear pentagrammi e note musicali dai diversi scopi e.... mi sembra tutto -
- Che frutto bizzarro... -
- Il tuo invece è davvero fighissimo! -
 
Ace ridacchiò.
 
- Quindi ti chiami Siren a causa del tuo frutto? -
- No, non direi o meglio, non saprei, questo soprannome non me lo sono scelta io -
- Siren non vuol dire sirena? -
- Si, penso sia legato al fatto che amo cantare e quando lo faccio incanto chi mi sta accanto proprio come una sirena col suo marinaio -
- Un giorno allora mi piacerebbe ascoltarti -
 
Smise di guardarsi le gambe per girar il viso leggermente sorpresa verso quello del ragazzo, lui stava sorridendo. Quel sorriso sincero fecero saltare un battito al cuore della ragazza, le lentiggini erano degli ornamenti perfetti per quelle guance leggermente abbronzate ed i capelli corvini e mossi creavano una cornice a quel viso dalle sfumature ancora leggermente infantili. Non sapeva bene che cosa fosse quella sensazione che le scaldava il cuore ogni qualvolta si soffermava troppo su quel ragazzo, forse era il sentimento che in molti definivano amore o forse era solamente la scintilla di un affetto nato dalla semplice gentilezza altrui, gentilezze che raramente aveva avuto il privilegio di assaporare. Doveva assolutamente riuscire a vincere la sfida che si erano dati, o perlomeno rubargli un bacio.
 
- Quando vuoi, Ace -
 
Ad Interromperli questa volta fu Satch che si era perso l'acchiapparella di qualche minuto prima.
 
- Ehi! Tu devi essere la ragazza che questa mattina ha creato tanto trambusto nelle mutande dell'intera ciurma -
- Peccato non averlo creato in quelle di Ace -
 
Il cuoco scoppiò in una fragorosa risata.
 
- Non mi avevi detto che era simpatica! -
 
Il moro aveva portato una mano sopra gli occhi sospirando per lo squallore di quei due, però quella poteva essere un'ottima occasione per scaricare Siren al cuoco mentre si abbuffava per recuperare le energie spese nell'inseguimento di poco prima. Vide i due darsi il cinque e sorrise, il castano era molto socievole e non faceva fatica a far amicizia inoltre aveva sempre espresso il suo disappunto per il divieto di accogliere donne a bordo, avrebbe tanto desiderato una sorellina a cui insegnare a cucinare, aiutarla con i ragazzi e a cui rimboccare le coperte la sera, forse quella era la sua occasione.
 
- Piacere signorina, sono Satch, il cuoco di bordo, al suo servizio -
- Io sono Siren, una piratessa perennemente nei guai -
 
Si sorrisero sghignazzando, Ace non aveva alcun dubbio che sarebbero andati d'amore e d'accordo.
 
Il resto della giornata lo passarono in cucina a spettegolare, fare battute pessime, cucinare e mangiare, ad abbuffarsi era soprattutto Ace che aveva seguito la ragazza solamente per controllare non finisse di nuovo nei guai con Marco o qualsiasi altro membro od oggetto presente sulla nave. Il moro aveva scoperto che la rossa aveva una specie di strana ossessione per le arance e Satch ne aveva caramellate alcune per poi decidere di farci una grande torta con l'aiuto della ragazza, alla fine non era una persona malvagia, soltanto qualcuno che aveva tanto bisogno di attenzioni e di sfogare la propria iperattività. Prima della cena Siren aveva afferrato Ace per un dito chiedendogli di accompagnarla in bagno, aveva cucinato tutto il pomeriggio ed ora, nonostante avesse indossato un grembiule, era tutta sporca di glassa appiccicosa, ma profumava di agrumi, zucchero e rum... non vedeva l'ora di assaggiare quella torta. Il ragazzo ci pensò bene dall'usare il bagno in comune così la portò nella sua stanza, ogni comandante aveva una cabina privata con tanto di bagno, questo era uno dei lussi che fu felice di avere quando lo promossero, certo fare il bagno con i compagni era divertente, si creavano sempre sfide e piccole risse, però avere un bagno per sè gli permetteva di far con calma la doccia ed inoltre non doveva percorrere l'intera nave per arrivarvici. Siren fu entusiasta di vedere la sua stanza, appena entrata infatti iniziò a guardarsi attorno incuriosita. Quella del comandante della seconda divisione era una stanza mediamente disordinata anche se spoglia di decorazioni, alle pareti erano appese delle vecchie carte nautiche, probabilmente rotte che ormai il giovane sapeva a memoria, all'armadio mancava un'anta e dentro si intravvedevano alcune camice, un paio di cappelli ed altre paia di pantaloni. Il moro le indicò la porta del bagno per poi andarsi a sedere sul letto.
 
- È tutto tuo -
- Mh... e come faccio a sapere che mentre mi sto lavando tu non mi sbircerai? -
- Ti sembro forse così infame? -
 
La guardò sollevando un sopracciglio sorridendole lievemente e con una mano si portò i capelli all'indietro. Era dannatamente provocante, ma non abbastanza da sembrar qualcuno con cattive intenzioni e le lentiggini lo rendevano comunque adorabile e buffo.
 
- No, comunque non mi darebbe fastidio, sono sicura che tu sappia già come è fatta una donna, vedermi non ti cambierebbe la vita -
- È una questione di educazione, non sono un morto di figa -
- Si, questo lo avevo capito... -
 
La ragazza si chiuse in bagno, mentre Ace si mise a guardare le onde fuori dall'oblò, sentì la doccia aprirsi e poco dopo qualcuno che cantava, quel pomeriggio la rossa gli aveva confidato che amava cantare, probabilmente era di sua abitudine farlo anche sotto la doccia. Tese l'orecchio ascoltando la voce melodiosa della ragazza, il suono era leggermente ovattato dalla parete e distorto dal rumore dell'acqua che usciva, però gli aveva detto il vero, la sua voce era dolce e melodiosa, così ascoltandola senza accorgersene si mise a sua volta a intonare il ritmo di quella canzone ritrovandosi a pensare a sua madre, era certo che lei gli cantasse spesso delle canzoni per farlo calmare quando era ancora nel suo grembo. Ace non aveva ricordi di Rouge poichè lei era morta dandolo alla luce, ma la immaginava bella, dolce, gentile, amorevole e soprattutto forte, doveva essere senz'altro una donna di tutto rispetto per aver portato in grembo il figlio di quel criminale di suo padre e soprattutto per aver sostenuto una gravidanza tanto lunga e faticosa. Sorrise pensando a lei, gli piaceva immaginare di assomigliare di più a lei e di aver ereditato le sue lentiggini.
 
- Ehi posso uscire in asciugamano? -
 
Immerso nei suoi pensieri non si era minimamente accorto che la piratessa aveva finito di lavarsi interrompendo anche la sua dolce melodia.
 
- Immagino ti servano dei vestiti puliti -
- Oh... si -
 
Siren si affacciò dalla porta del bagno ed Ace con la testa volta dall'altra parte le porse una delle sue camice che la ragazza prese per poi barricarsi di nuovo in bagno. Quel pirata era proprio gentile, al suo posto nessun uomo si sarebbe girato, anzi, chiunque altro avrebbe fatto di tutto pur di sbirciare il corpo nudo della ragazza. Non le era mai capitato di incontrare un bucaniere così educato, forse il mondo della pirateria stava seriamente cambiando. 
 
La cena fu un disastro, Siren con la sua presenza aveva creato un bordello ed i marinai di rango più basso cercavano in ogni modo di toccarla o guardare oltre la camicia che aveva lasciato aperta sul seno, che a causa delle dimensioni di quest'ultimo, l'indumento non si chiudeva, lei comunque non ci faceva caso ridendo, scherzando e prendendo in giro Marco che puntualmente le lanciava occhiatacce gelide, fino a quando non si stancò iniziando a rincorrerla per la stanza così scatenando una lotta di cibo, da cui il moro preferì sfuggire lasciando la sala portandosi dietro un piatto pieno di cosciotti di carne. Il giovane si rifugiò sedendosi sopra una delle aste su cui era ammainata una vela gustandosi la pace che gli dava il mare, pace che durò poco perchè la rossa fece presto capolino.
 
- Non pensi di esserti dimenticato qualcosa? -
 
Ghignò lei sedendosi al suo fianco e facendo oscillare del rum dentro la propria bottiglia. Come risposta lui le sorrise lievemente, le mise il suo cappello in testa e le afferrò la bottiglia.
 
- Ehi! Non vale! Ne voglio un po'anche io! -
- Non sei un po' troppo piccola, ragazzina? -
 
La canzonò.
 
- Mi chiamo Siren e poi guarda che ho diciott'anni! -
- Oh davvero? Ti facevo più giovane, direi sui 10 anni -
- Ehi! -
 
Lui ghignò.
 
- Sentiamo te allora, quanti anni avresti? -
- Venti -
 
Rispose per poi bere un sorso dell'alcolico che gli aveva portato per poi porgerle la bottiglia che lei afferrò bevendo a sua volta.
 
- Sai ragazzina, oggi penso di aver capito alcune cose sul tuo conto, sei infantile rumorosa e dispettosa, ti piace fare scherzi e sei anche iperattiva -
 
Lui ridacchiò
 
- Mi ricordi tanto il mio fratellino -
- Oh hai un fratellino... -
- Si, è un vero combina guai e da bambini mi faceva sempre stare in pensiero, però ora è riuscito a formare una bella ciurma e si sta facendo un nome, il suo sogno è diventare il re dei pirati ed io non ho alcun dubbio che riuscirà nel suo intento -
- Devi essere molto fiero di lui, da come ne parli, nonostante si metta nei guai, devi avere una grande fiducia nei suoi confronti -
- Si, so che è un ragazzo in gamba... e tu, hai fratelli o sorelle? -
 
Siren sospirò concedendosi un sorso di rum.
 
- Mah, chi lo sa, il mare è vasto... io sono una figlia di nessuno -
 
Passarono alcuni istanti a guardare la luna che faceva brillare le onde.
 
- Che mi dici dei tuoi? -
- Mio padre è Barbabianca -
- Capisco... -
 
Era chiaro ad entrambi che la conversazione non doveva e non sarebbe andata oltre o almeno per quella giornata ormai volta a termine. Si passarono di nuovo il rum a vicenda, rimanendo in silenzio per gustarsi meglio quel momento di calma. Dalla sala da pranzo uscivano ancora urli, rumori di piatti rotti e di tavoli che si rovesciavano, la ciurma era ancora impegnata in una rissa insensata dalla quale i due erano scampati, meglio dire che Ace era uscito per non farsi coinvolgere, Siren era scappata da Marco e nel cercare un buon nascondiglio aveva visto il moro ed aveva deciso di raggiungerlo, era sempre stata brava a sfuggite ai propri inseguitori, ma questa volta il suo cacciatore era la Fenice e non si sarebbe arreso facilmente.
 
- Ragazzina... -
 
Lo vide appollaiato sulla punta del pennone e sbiancò, non lo aveva sentito arrivare e tanto meno visto, strano dato che era un uccello di fuoco blu ed era notte fonda.
 
- Em... io credo... di dover andare... -
 
La piratessa spiccò un balzo afferrando una fune che pendeva da una delle vele per poi atterrare sul ponte della nave. Il biondo la guardò, bevve un sorso di rum che Ace gli aveva offerto e si gettò all'inseguimento della sua piccola preda. Poco dopo anche il moro si aggiunse al loro inseguimento, la rossa era sotto la sua responsabilità e per quanto infantile e combina guai fosse iniziava anche a stargli simpatica. Quando uscì Satch dalla cucina vide i suoi due fratelli discutere animatamente su cosa farne di quella ragazza, mentre quest'ultima si era addormentata contro un barile, a quanto sembrava aveva finalmente esaurito le energie. 
 
 
 
 
Note dell'autrice
 
La vera incognita qui non è se Siren riuscirà a conquistare il cuore di Ace, ma se riuscirà a sopravvivere a Marco.
 
Ora vorrei chiarire alcune cose sul titolo e sulla mia OC: le sirene sono creature mitologiche rappresentate come donne uccello (Odissea) o donne pesce (folclore nordico) che hanno caratteristiche comuni come incantare i marinai con le loro voci, a seconda delle leggende possono avvertirli di eventuali pericoli o far affondare le loro navi. Siren, sebbene non abbia una coda o delle ali, è capace di incantare le persone con la sua voce, questa caratteristica non è dovuta al suo frutto del mare, bensì alla sua passione e talento per il canto. Tradotto in italiano il suo nome sarebbe "sirena" inteso non come la creatura mitologica (che in inglese è mermaid), ma l'allarme, questo particolare sta a significare sia il fatto che sia una ragazza chiassosa, sia che sappia cantare ed incantare le folle. Se ci ricolleghiamo alle legende invece il suo nome e simbolo di sventura, perchè si caccia sempre nei guai e causa disordini e sfortuna a chi la circonda. 
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se notate errori (orrori) non abbiate timore di segnalarmeli, non rileggo mai abbastanza i miei lavori, e niente, se avete piacere di farmi sapere se la storia vi piace o meno, lasciate una recensione, non mangio nessuno
 
Al prossimo capitolo
 
Lu
  
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