Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: chemist    01/09/2019    2 recensioni
Tyrion Lannister è membro di una delle più potenti famiglie di Westeros, ma deve guardarsi le spalle persino da suo padre e da sua sorella.
Sansa Stark è una figlia del Nord finita nella fossa dei leoni proprio mentre la sua casata viene abbattuta.
La figlia disgraziata e la scimmia demoniaca, uniti per caso contro un mondo che li disprezza e li vuole morti.
Ma con un’anima complementare al proprio fianco.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9: Qualcuno di tuo
 
In una certa misura, fu sorprendente per Tyrion Lannister scoprire di star apprezzando ogni giorno di più la compagnia di Podrick Payne.
Per la stragrande maggioranza dei lord e dei cavalieri residenti nella capitale, gli scudieri erano poco più che coppieri o giullari, semplici ragazzi ancora troppo giovani e inesperti per far sentire la propria voce o per ambire ad un ruolo di rilievo nella corte del re; ma per lui non era così.
Si rese conto ben presto che l’opinione di Podrick gli importava eccome: d’altro canto, il ragazzo era eccessivamente timido, persino poco sveglio forse, ma era di buon cuore e soprattutto imparava in fretta. È il compromesso perfetto tra l’esagerata loquacità di Bronn e il tetro mutismo di suo cugino Ilyn, rilevò il Folletto.
 
Lo invitò dunque nel proprio ufficio da maestro del conio, ereditato da Petyr Baelish: un’ampia sala rettangolare con un tavolo circolare al centro, bellissime sedie di legno, un piccolo scranno ed una biblioteca rifornita di tomi sullo studio dell’economia. Lo fece accomodare proprio di fronte a sé e gli servì del vino. Allo scudiero, tuttavia, parve insolito il fatto che avesse preso una sola coppa.
“Tu non bevi, mio lord?”.
“No, Pod” rispose lui distrattamente, mentre rovistava tra l’immane pila di fogli posata sul tavolo. “Non fraintendermi, mi unirei volentieri a te, ma so per certo che se iniziassi a bere non sarebbe così semplice fermarmi, e trascurerei i miei doveri”.
Pod sorrise leggermente e annuì.
 
Il giovane Payne aveva già svuotato la prima coppa quando Tyrion parlò di nuovo, esordendo con una domanda a bruciapelo che certamente l’altro non si aspettava.
“Allora Pod, cosa ne pensi delle morti di Robb e Catelyn Stark?”.
Lo scudiero deglutì e sembrò che per poco non ritirasse su tutto il vino che aveva bevuto, tanto che fece fatica a schiarirsi la voce per rispondere: “come mai me lo chiedi, mio lord?”.
“Credevo che fosse tuo cugino a non avere più la lingua” affermò il nano, sollevando sarcasticamente le folte sopracciglia.
“V-volevo dire…perché lo chiedi proprio a me?”.
“Perché credo che tu sia più intelligente di quanto tu voglia far apparire, e sono assolutamente certo che tu sia onesto e leale”, gli spiegò, cercando di placare la tempesta che imperversava nell’animo del ragazzo. “E oltretutto, qui non c’è nessun altro con cui parlare a parte te”.
Podrick, rassicurato ma ancora troppo impacciato, si grattò la nuca: “dicono che le chiamino le ‘Nozze Rosse’, mio lord”.
“Cosa che ormai conoscono anche i Bruti al di là della Barriera”, commentò fintamente spazientito. “Non ti ho chiesto cosa sai delle Nozze Rosse, Pod. Ti ho chiesto cosa ne pensi”.
 
Sebbene l’ambiente non fosse particolarmente caldo, il povero Pod cominciò a sudare copiosamente.
“Beh, senz’altro…senz’altro una grande vittoria per tuo padre, mio lord, ma…”.
“Ma…?”, lo esortò il Folletto, incuriosito da quell’impercettibile ma significativa esitazione.
“Ma, insomma…” farfugliò lo scudiero, stringendo le spalle. “Massacrare degli ospiti durante un matrimonio…non mi è sembrata una soluzione molto…ortodossa, mio lord”.
Per qualche secondo ci fu silenzio, poi Tyrion sogghignò, e questo parve accrescere ulteriormente il già grande disagio del suo interlocutore.
“Io…io ti chiedo scusa, mio lord. N-non avrei dovuto intromettermi in discorsi politici e certamente non avrei dovuto contestare le scelte di lord Tywin. Dev’essere per via del vino…”.
“No Pod, non è colpa del vino. Anche perché hai bevuto una sola coppa”. Lo scrutò coi propri occhi asimmetrici, studiando le sensazioni che quell’atto di coraggio (di questo si trattava) portava sulla sua mimica facciale. Poi aggiunse: “hai semplicemente ragionato nel modo giusto”.
 
Podrick sembrò meno sorpreso del previsto da quella dichiarazione, o forse sorpreso non lo era affatto.
“Neanche tu approvi la strategia di tuo padre, mio lord?” domandò, ma conosceva già la risposta.
“No” sospirò Tyrion, con lo sguardo basso, quasi mortificato. “Certo, è una vittoria fondamentale per la casa Lannister, come hai detto tu stesso…ma non posso fare a meno di pensare che il nostro sia un mondo davvero crudele. Non poteva esserci modo più vile di sterminare una famiglia fiera come quella degli Stark”.
Quell’ultima frase convinse Podrick ad osare di più con la propria sincerità: “inoltre, mio lord, sono anche dispiaciuto per lady Sansa”.
Il Folletto, che in quel momento stava facendo dei conti, immediatamente gli rivolse la propria attenzione: “che vuoi dire?”.
“Beh, la sua permanenza ad Approdo del Re non deve essere stata molto felice” spiegò lo scudiero. Ovviamente non si azzardò neanche a pensare di menzionare le continue prepotenze di re Joffrey nei confronti di Sansa; in compenso, elencò alla perfezione tutti gli altri drammi della ragazza. “Prima le hanno decapitato il padre proprio davanti al naso, poi le hanno detto che sua sorella è scomparsa e che i suoi due fratelli più piccoli sono stati uccisi a Grande Inverno. Infine, ora ha perduto anche la madre e l’altro fratello…”.
“E ha dovuto sposare me” completò Tyrion con un ghigno amareggiato.
Pod però scosse il capo: “non penso che quest’ultima sia stata una sfortuna per lei, mio lord. E credo che lady Sansa sia d’accordo con me”.
L’espressione del nano era ancora avvolta da un velo di tristezza, ma questo non gli impedì di guardare il ragazzo con profonda gratitudine.
 
Tyrion tuttavia non aveva alcuna intenzione di perdersi in discorsi dolorosi, così dopo un po' la conversazione si spostò su incombenze più urgenti.
“Domani arriverà la corte di Doran Martell” sbuffò, mentre metteva a posto i fogli con cui aveva armeggiato fino a quel momento per sostituirli con un polveroso libro preso dagli scaffali della biblioteca.
“La cosa ti preoccupa, mio lord?” chiese Podrick.
“Per il momento no” dichiarò il Folletto, aprendo il libro in una pagina a caso e cercando poi quella che gli interessava. “Ma tra i dorniani e la Corona non corre esattamente buon sangue, negli ultimi tempi. Soprattutto se tra quei dorniani c’è il principe Oberyn”.
Già, Oberyn Martell. La Vipera Rossa.
Quell’uomo era rinomatissimo nei Sette Regni per vari motivi: primo fra tutti la sua fierezza, ma non ci si poteva scordare della sua schiettezza, del suo carattere fumantino, della sua grande abilità in combattimento e delle sue tendenze vendicative…insomma, accoglierlo ad Approdo del Re era un compito da portare a termine con la massima cautela, proprio come quando si ha a che fare con una vipera.
“Pensi che abbia intenzioni ostili?”.
“È quello che intendo scoprire”, disse Tyrion. “E tu e Bronn verrete con me”.
 
Qualche momento dopo, qualcuno bussò alla porta. Fu lo stesso Tyrion ad andare ad aprire e si trovò davanti sua sorella, la regina Cersei, bellissima come sempre nel suo leggero abito verde smeraldo.
Non appena varcò l’uscio, la donna si avvicinò a rapidi passi e di certo non parve contenta di vedere Podrick starsene beato a sorseggiare vino.
“Payne, giusto?”, gli chiese con finto interesse.
Pod cadde nella trappola. “Si, vostra gra…” farfugliò, ma Cersei lo liquidò prima ancora che riuscisse a terminare la frase: “vattene”.
Lo scudiero era confuso e imbarazzato, ma ubbidì senza troppe cerimonie.
 
Chiusasi la porta, fu Tyrion a parlare per primo: “suppongo che non sia il primo ragazzo a cui spezzi il cuore, sorella cara”.
Cersei ignorò la battuta, ma non si fece scrupoli a utilizzarla per i propri scopi. Versandosi del vino in una coppa pulita, replicò infatti: “di certo non è l’unico ad avere il cuore spezzato in questi giorni. Che mi dici di Sansa?”.
La menzione di sua moglie gli fece riaffiorare i nervi. Non hai più il diritto di godere delle sue sventure.
“Ha perso gli ultimi familiari che le erano rimasti nella maniera più turpe che si possa immaginare, almeno questo me lo concederai”.
“Robb Stark era un traditore, esattamente come Renly e Stannis. Doveva morire” giustificò la regina.
“Ma ad un matrimonio…”.
“Talvolta i matrimoni possono portare più guai di quanti ne immagini” lo fulminò, e lui credette di cogliere in quell’affermazione un riferimento al defunto Robert Baratheon.
“Questo non ci autorizza a tagliare la gola a chiunque si presenti come ospite ad un banchetto”.
“Ma certo che no!” esclamò Cersei, ma non credeva neanche lei a quello che aveva appena detto. “Nondimeno ora Sansa è l’unica Stark rimasta in vita, e se fossi in te mi sbrigherei a fare un figlio con lei”.
Tyrion strinse i denti per il nervosismo: “da quando sei diventata la portavoce di nostro padre?”.
“Io non sono la portavoce di nessuno” sibilò la regina, in tono sferzante. “Hai passato almeno metà della tua vita a giacere con delle puttane da quattro soldi. E adesso vuoi farmi credere di non volerti scopare una ragazza bella e nobile come Sansa?”.
“Quindi, cosa dovrei fare?” chiese lui di rimando, alzando inavvertitamente la voce. Non sapeva se Podrick fosse ancora dietro la porta, ma se così fosse stato lo avrebbe di certo sentito. “Pagarla per farle aprire le gambe come se fosse una di quelle puttane da quattro soldi che tu stessa hai citato? O meglio ancora stuprarla?”.
“Non ho detto questo” lo interruppe Cersei, svuotando la propria coppa. Poi si sporse in avanti, come se stesse per dirgli qualcosa di indicibile, e gli offrì uno dei suoi enigmatici sguardi: “dico solo che se ti ostinerai a non compiere il tuo dovere, senz’altro nostro padre o Joffrey prenderanno dei provvedimenti”.
 
Era una frase pesante, che suonava addirittura come una minaccia, ma Tyrion, forse per la rabbia, non vi prestò molta attenzione e preferì passare al contrattacco, riabbassando il tono ma continuando a muoversi nello stesso campo minato in cui sua sorella lo aveva condotto per prima.
“E del matrimonio di Joffrey con Margaery Tyrell, invece, cosa mi dici? Immagino che per sua maestà non sarà così difficile prendersi al primo colpo la verginità di sua moglie” disse, evidenziando vocalmente la parola ‘verginità’ per rimembrare a Cersei che quella di Margaery, secondo molti, fosse solo presunta. “Mi piacerebbe sapere anche in che modo lo farà, ma suppongo che questo non abbia importanza…”.
“Esatto. Non ha importanza”.
Quelle poche parole risuonarono nella stanza e nella sua mente come una sentenza: finalmente anche le mura della psiche di Cersei, incrollabili fino a qualche momento prima, erano cadute. Il Folletto infatti non trovò null’altro da dire, ma gli fu evidente fin da subito il cambiamento d’umore di sua sorella.
La regina posò la propria coppa sul tavolo e, stringendo con le unghie i braccioli della sedia, riprese a parlare, ma la sua voce schernitrice si era di colpo fatta incerta e tremolante.
“Non è sempre stato così” disse sottovoce, scuotendo il capo. “Prima che arrivasse Myrcella, Joff era tutto quello che avevo. Dal giorno del mio matrimonio non sono mai stata particolarmente felice, ma è stato lui ad impedirmi di togliermi la vita. Restavo ad ammirarlo per ore: era un bimbo così bello, con i folti capelli biondi, gli occhi chiari e le manine fragili. Ed era così allegro…dicono tutti che le persone malvagie erano cattive fin dall’infanzia, ma sono tutte sciocchezze. Lui non era così, era felice quando stava con me. Ed ero felice anch’io, perché non c’è sensazione più bella dell’avere qualcuno di tuo”. Poi risollevò gli occhi, facendo scontrare il suo sguardo lucido con quello colto alla sprovvista di Tyrion. “E ora me lo stanno portando via”.
 
Non c’è sensazione più bella dell’avere qualcuno di tuo.
Avrebbe potuto dirle tante cose. Che nonostante tutti i colpi bassi che si erano scambiati in tanti anni, lui non la odiava; che doveva continuare ad essere forte per i suoi figli; che magari Margaery si sarebbe rivelata la moglie giusta per Joffrey; che forse lo stesso Joffrey poteva ancora diventare un buon re.
Ne avrebbe avute, di cose da dire, ma non disse nulla. Per dirle, era necessario avere più sicurezza di quanta ne aveva Cersei, ma lui di sicurezza, in quel momento, non ne aveva un briciolo. Anzi, avrebbe volentieri dato la propria vita per avere in cambio delle risposte.
Così rimase a fissare lei, l’austera e inscalfibile regina, tramutatasi all’improvviso in una semplice donna, in una madre esasperata che non riusciva più a tenersi stretto suo figlio.
Mia sorella…
 
Cersei era seduta proprio di fronte a lui, eppure gli sembrava così distante. Gli era sempre sembrata troppo distante.
“Quanto manca al matrimonio?”.
“Si sposeranno dopo che avremo sconfitto i nostri nemici”.
“Ogni volta che sconfiggiamo un nemico, ne creiamo altri due”.
La regina si alzò e sul suo bianchissimo viso apparve la smorfia che sempre assumeva quando restava, per l’ennesima volta, delusa da quel mondo infame.
“Allora immagino che ne avremo ancora per molto”.

 

 
La leggera brezza pomeridiana che trapelava nella piccola stanza non rese meno pesante la domanda che stava per fare.
“Allora? Hai visto qualcuno di sospetto avvicinarsi a Sansa?”.
Shae scosse il capo, ma sembrava avere la mente altrove, così Tyrion decise che era meglio non fidarsi troppo del primo responso e di riprovare con più insistenza.
“Ne sei sicura? Proprio nessuno?”.
“Ne sono sicura” confermò lei, fintamente seccata. In realtà, un attimo dopo le sue labbra si incresparono in un malizioso sorriso che disorientò il Folletto.
“Che c’è?”.
“Niente” rispose Shae, che poi fece un paio di piccoli ma decisi passi in sua direzione. Quando se la ritrovò davanti, a lui parve che lo avesse fatto per rimarcare la loro differenza d’altezza, eppure il gesto non sembrava per nulla irrisorio. D’altro canto, aveva sempre avuto difficoltà a comprendere fino in fondo cosa passasse nella testa di quella donna. “Solo che è passato molto tempo dall’ultima volta in cui ci siamo visti”.
Tyrion scrollò le spalle: “hai ragione, sono stato piuttosto assente ultimamente…purtroppo ho dei doveri che continuano a tenermi impegn…”.
“So quali doveri tengono impegnato il mio leone di Lannister” lo interruppe lei, ad alta voce. “Doveri di lord, di maestro…di marito”. Socchiuse le palpebre, come per scrutare meglio nell’animo del nano e per far breccia nella sua mente con le parole. “Ma non temere: ci pensa Shae a tirare su il morale al suo leone”.
 
Prima che Tyrion riuscisse a metabolizzare la frase, la donna si era già inginocchiata per terra e, mentre con la mano gli cingeva la guancia ruvida, squarciata dalle cicatrici di battaglia, lo baciò.
Il primo impulso del Folletto fu quello di ritrarsi immediatamente ad un atto che avrebbe evitato volentieri, ma non ci riuscì: quel contatto gli restituì sensazioni provate già mille ed altre mille volte, eppure ancora sconosciute, da scoprire fino in fondo. Era come se la stesse baciando per la prima volta.
Solo dopo qualche secondo trovò la forza, nonché il coraggio, di stringere le spalle di Shae e scostarla lentamente.
Aveva fatto tutto con la massima cautela, ma questo non impedì a lei di sentirsi rifiutata e messa da parte.
“Perché continui a respingermi?!”.
“Shae, io…”.
“Se non vuoi più fare sesso con me, dimmelo! Così evitiamo questi incontri segreti in cui ti servo solo come informatrice”.
Tyrion non era pronto per quel tipo di reazione. Non aveva molta esperienza sul come si tratta una donna arrabbiata e ingelosita: in vita sua, era sempre stato con donne a cui bastava poco per essere felici. Giusto qualche moneta.
“Ma cosa dici? Io non…”.
“Tu non mi vuoi più, Tyrion. È evidente”. Strinse i pugni talmente forte da lasciare sulla morbida pelle dei palmi i segni delle unghie. “Dovevo capirlo molto prima, dal giorno in cui hai accettato di sposarti. Invece mi sono illusa che fra di noi non fosse cambiato nulla. Sono stata stupida e lo sono stata perché ti amo ancora, anche Sansa lo ha capito”.
 
Un fulmine a ciel sereno. Un rimbombo improvviso che mise a tacere quel caos di parole ridondanti.
“Che vuoi dire?”.
“Si, lo ha capito anche Sansa. Ci ha messo del tempo, ma se ne è accorta” disse Shae, incrociando le braccia sul petto in una posa spazientita.
A Tyrion iniziò a girare la testa: “come è successo?”.
“Le stavo lavando i capelli quando me lo ha detto. ‘Shae, Tyrion ti piace, non è così?’, ha detto”. Ricordava perfettamente la domanda che la Stark le rivolse quel giorno. “Sono la sua ancella, capisci cosa significa questo? Come farò d’ora in poi a stare tutto il giorno intorno alla moglie dell’uomo che amo, sapendo che lei ha scoperto la nostra relazione?”.
Il Folletto ignorò la domanda e cercò di capire quanto alto fosse il rischio: “e tu cosa le hai risposto?”.
La rabbia fece spazio al dolore sul viso di Shae: si morse il labbro, aveva un colorito pallido ed il respiro affannato.
Le ci volle un po' prima di riuscire a raccontargli il resto: “le ho detto che è vero, che per un po' sono stata attratta da te e di averti desiderato, non come marito ma come uomo. Le ho detto la verità, Tyrion”.
 
Il Folletto ebbe l’impressione che il tempo si fosse fermato. Forse era finito vittima di qualche incantesimo, perché non riusciva più nemmeno a controllare il proprio corpo, e d’altra parte, anche se ci fosse riuscito, non avrebbe saputo cosa fare.
Una parte di lui avrebbe voluto spaccare l’intera stanza, l’intera Fortezza Rossa e l’intera Approdo del Re, liberandosi dalla sempre ingombrante presenza di Shae; un’altra parte avrebbe voluto abbandonarsi tra le braccia della donna, ringraziandola per il coraggio che aveva dimostrato nel fare una cosa che a lui non riusciva mai: affrontare la verità a viso aperto.
Prima che riuscisse a decidere a quale parte di sé dar retta, Shae lo ridestò dalla voragine immaginaria in cui era precipitato.
“Poi, subito dopo, le ho detto che, per quanto cercassi di attirare la tua attenzione, tu mi avevi sempre respinta…perché ami soltanto lei”.
Il cuore del nano, che da qualche istante aveva iniziato ad accelerare senza sosta, tornò a battere in maniera più regolare.
Indietreggiò di qualche passo finché la sua schiena incontrò uno scranno, al quale si appoggiò con entrambe le mani: gli sembrava di non riuscire più a reggersi in piedi. Poi, con gli occhi chiusi, respirò profondamente, come se avesse appena evitato una tragedia.
Siano ringraziati gli Dei…
“…perché?”, chiese infine a Shae.
“Te l’ho detto. Le ho raccontato tutta la verità”, fu la risposta della donna.
 
Un quesito continuava però a rimbalzare nella mente di Tyrion, come se mancassero ancora dei pezzi.
“Tieni così tanto a Sansa?”.
“Certo, ma tengo di più a te” rispose Shae, che ormai singhiozzava. “Ho fatto e continuo a fare di tutto per proteggerla…ma ho anche provato ad allontanarla”, rivelò.
“In che senso?” chiese Tyrion, perplesso.
“Ho provato a convincerla a lasciare la città, ricordandole di sua madre e suo fratello. Ed ho anche sperato che lo facesse, lo ammetto. Perché volevo che tu tornassi ad essere mio, e solo mio”.
Improvvisamente, gli tornò in mente la frase che aveva udito quella mattina da sua sorella Cersei: Non c’è sensazione più bella dell’avere qualcuno di tuo.
Questo lo fece sentire prima spaesato, poi arrabbiato, infine triste. “Sua madre e suo fratello sono morti”.
“Lo so. Ma non se ne sarebbe andata in nessun caso, perché lei tiene molto a te”.
Questo lo lasciò piuttosto sorpreso: la stessa Sansa gli aveva detto di voler restare nella capitale per adempiere i propri doveri di moglie, ma sentire la stessa cosa da un’altra persona, per di più da Shae…era un’altra cosa. Ma era la verità?
Se Sansa tenesse a me solo una parte di quanto io tengo a lei…
Si alzò dallo scranno e si voltò di spalle, standosene per qualche momento a fissare il vuoto. C’erano ancora troppe cose della quotidianità di sua moglie di cui era all’oscuro…
Dopo un istante interminabile si voltò a guardare un’ultima volta Shae, anche lei incapace di compiere un qualsiasi movimento. Poi, resosi conto che lei non avrebbe più tentato di fermarlo, si incamminò lentamente verso la porta, sperando invano di lasciare in quella stanza tutte le incertezze che lo attanagliavano.

 

 
Né il monologo di Cersei sull’importanza di avere dei figli né le inaspettate rivelazioni di Shae furono paragonabili a quello che dovette affrontare quando rientrò nelle sue stanze.
Trovò Sansa seduta di spalle sul letto, ingobbita su se stessa, rannicchiata nell’angolino più distante…e stava piangendo.
Il cuore di Tyrion gli balzò in gola: non erano mai stati due coniugi normali, avevano costruito gran parte della loro ancor breve vita insieme sui timori e sull’incomunicabilità portati da un matrimonio non voluto ma ordinato…ma nonostante tutto non ce la faceva a vederla così.
 
Si ricordò di quando la raggiunse il giorno in cui vennero a conoscenza delle Nozze Rosse: in quel mattino piovoso Sansa era imprigionata in una calma folle, chiusa in una corazza che nessuno avrebbe potuto scalfire, tanto da non sembrare neanche reale…ora invece l’impossibilità di accettare l’accaduto si era trasformata in un vuoto straziante, che necessitava di una valvola di sfogo.
Tyrion non osò neppure chiamarla, quasi come se questo avesse potuto arrecarle un ulteriore dispiacere; semplicemente le si avvicinò, camminando in punta di piedi, finché non le fu di fronte.
“Sansa, io…non ti dirò di non piangere, perché i pianti spesso possono aiutare se si vuole star meglio…ma ti prego, cerca di essere forte…”.
Sansa parve non udire, e se aveva udito non rispose in alcun modo. Continuava a fissare il pavimento mentre dai suoi occhi di cristallo, fragili come la sua anima, sgorgavano lacrime amare, intervallate da lamenti che ricordavano quelli di una bambina, e perciò indicibilmente tristi.
“Sansa…?” ripeté Tyrion, per accertarsi che lei lo avesse sentito.
“Come faccio ad essere forte in questo momento? Io non…non ho più una famiglia” disse la ragazza, con una voce dolce ma anche tremendamente raschiante, che fece sentire Tyrion ancora peggio.
“Beh…intanto potresti parlare con me, sono pur sempre tuo marito…”.
Il Folletto le tese un braccio per poi stringerle una mano nella sua. Era fredda come il ghiaccio.
Lei immediatamente sciolse la presa e ritirò la mano, lasciandola poi penzoloni come se fosse stata morsa da un leone.
Tyrion incassò il colpo e, senza insistere, riprese a parlare: “Sansa, ascoltami. Io…non credo di sapere come ti senti davvero...posso solo immaginare quanto tu amassi tuo fratello Robb, perché anche io amo mio fratello e non riuscirei mai a sopportare di perderlo. Quanto a tua madre…beh, avrei tanto voluto conoscere mia madre, ma non ho fatto in tempo…”.
Nel nominare la defunta Joanna Lannister, la sua voce si incrinò.
“…tuttavia, ho fatto in tempo a conoscere Catelyn Stark. Lei mi odiava, ma era un odio dettato dal profondo senso di protezione che aveva per i propri figli, e la ammiravo per questo. Sai, dicono che non esista sensazione più bella dell’avere qualcuno di tuo…”.
Il nano si arrampicò sul letto e le si sedette accanto.
“Tua madre era una donna onorevole e coraggiosa, una vera lady del Nord. E tu le somigli molto, Sansa”.
Ci riprovò: percorse la parte finale del braccio di sua moglie con la sua piccola ma sapiente mano, per poi poggiarla nuovamente nel palmo della sua.
Lei si irrigidì nuovamente, ma stavolta non fuggì da quel contatto.
“Sono sicuro che tua madre avrebbe voluto vederti a testa alta mentre trovi dentro di te la forza di andare avanti. E questo lo sai anche tu”.
Sansa batté le palpebre per schiacciare le ultime lacrime che vi si erano ammassate, e con l’altra mano, ormai arrossata, asciugò quelle che erano già scese lungo il suo viso. Infine annuì, consapevole che quanto le aveva detto suo marito, sebbene fosse difficile da accettare, era la verità.
 
Vedendo Sansa cercare di riprendersi dal rossore irritato che il lungo pianto le aveva provocato, Tyrion si ricordò di quanto gli aveva detto Shae: la giovane Stark aveva intuito qualcosa sul rapporto tra lui e la sua ancella, e certamente questo doveva aver aggravato ulteriormente la precarietà del suo morale.
Quindi, schiarendosi la voce, decise di mettere in chiaro le cose: “so che il nostro è stato un matrimonio travagliato, Sansa. E so anche che probabilmente abbiamo iniziato col piede sbagliato. Però voglio…voglio che tu sappia che sono tuo marito, che sono dalla tua parte e che ho a cuore la tua salute, sia fisica che mentale. E pertanto, sarò sempre al tuo fianco”.
Sansa era ancora un po' scossa e Tyrion non riuscì a capire se credesse o meno alle sue parole, ma la ragazza annuì di nuovo e questo gli bastò.
Come faccio a farti capire quello che provo?
Poi ebbe un’idea. Un’idea rivedibile, ma comunque un’idea.
“Sansa…domattina arriverà ad Approdo del Re il principe Oberyn di Dorne con la sua corte. Vorresti accompagnarmi ad accoglierlo? Potrebbe essere un buon modo per distrarsi…”.
Lei tacque per qualche momento, poi accettò.
“Bene” esclamò Tyrion, risollevato nel vederla più partecipe. “Allora meglio mettersi a dormire: domani il principe arriverà molto presto”.

Guess who’s back?😎
Ebbene si, con l’arrivo di settembre, dopo quasi un mese dalla mia ultima apparizione, dopo qualche settimana di meritate vacanze, dopo aver smaltito qualche bevuta in amicizia e (più a fatica…) qualche tipica cotta estiva, sono tornato!😁
Devo ammetterlo: mi è mancato scrivere in questo piccolo (ma neanche tanto) angolino che ormai fa parte della mia quotidianità…durante le vacanze ho avuto modo soltanto di leggere (e recensire) qualche bella FF che mi è capitata a tiro e di iniziare a porre le fondamenta di una storia originale che ho in progetto di realizzare già da diverso tempo e che, se e quando vedrà la luce, potrebbe darmi notevoli soddisfazioni, credo.
Appena tornato a casa, però, mi sono subito dedicato a ‘Perfect for each other’. Mentre scrivevo, mi sono reso conto di dovermi rimettere in carreggiata: sono un tipo abbastanza autocritico e mi sono accorto di non saper più come impostare un capitolo, tant’è che questo nono “appuntamento” non mi convince fino in fondo (ad esempio, non sono molto soddisfatto di come ho risolto l’espediente di Sansa che intuisce l’attrazione di Shae per Tyrion). Proprio per questo motivo, vi invito adesso più che mai a lasciarmi delle recensioni che possano aiutarmi a capire se il capitolo è stato comunque di un buon livello oppure no.
A parte ciò, ho ancora due precisazioni da fare sui prossimi capitoli:
1 ) Qui ho assunto esclusivamente il punto di vista di Tyrion, e credo che sarà in gran parte così anche nei prossimi aggiornamenti, ma non mi sono scordato di Sansa e anzi già dal prossimo capitolo tornerò a scrivere anche dal suo punto di vista;
2 ) Ultimamente la FF è diventata un po' statica, molto dialogata, ma vi assicuro che non sarà sempre così e anzi molto presto tornerà ad esserci un po' di…”azione”😉
Detto ciò, vi saluto e vi aspetto nello spazio recensioni. A presto!
   
 
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