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Autore: DARKOS    03/09/2019    0 recensioni
Il ritorno della mia storia ambientata in un ipotetico futuro rispetto alla saga principale, dove i vecchi personaggi ormai cresciuti fanno da guida ai nuovi, mie creazioni. Decenni dopo la battaglia finale, un nuovo Ordine del Keyblade è sorto e starà alle nuove generazioni muoversi al suo interno, e sostenerlo contro le nuove minacce che incontreranno.
Già tentata in passato, spero adesso di renderle più giustizia e portarla a compimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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18) Conciliaboli

“Lanciafuoco!”
“Aeroga!”
“Zero Assoluto!”
“Doppio Vortice!”
I gemelli e i loro compagni d’addestramento scatenarono le loro mosse più potenti, ma senza effetto: Topolino sembrava fluttuare senza peso nell’aria usando il suo Keyblade per deflettere ogni minaccia, fosse un Limite, dei fendenti magici o Wanda che saettava per la stanza. Proprio all’inizio di quella lezione speciale il Maestro aveva chiesto agli allievi di utilizzare i loro attacchi migliori nel tentativo di colpirlo.
“Che siano sul serio i migliori, però: voglio che proviate con tutte le vostre forze fin da subito, come se doveste concludere lo scontro immediatamente.”
Lutum aveva invocato il suo Stile, Axius l’incantesimo più potente che conosceva, Wanda un Tiro imparato di recente e Mizumi e Kazeshi avevano sfoderato il Limite che nell’Esame aveva fruttato loro la vittoria, ma dovettero tutti constatare amaramente che nonostante i progressi fatti un Maestro poteva ancora rendere vani i loro sforzi se si concentrava esclusivamente sulla difesa. O almeno Mizumi voleva pensare che Topolino dovesse mettersi sulla difensiva per sfoggiare quei pezzi di bravura, e che non fossero ancora talmente deboli al suo confronto.
Erano ormai diverse settimane che i cinque venivano addestrati dai loro nuovi tutori, sebbene Topolino col suo ritmo incostante e mai preannunciato avesse potuto impartire giusto sei lezioni. Dopo aver effettuato un ennesimo Tuffo con Mizumi -senza alcun tipo di interferenza- l’ex-Monarca aveva iniziato le sue classi sul Keyblade. Laddove Paperino prediligeva un approccio più teorico soffermandosi sui concetti, e Pippo il vecchio metodo della pratica costante, Topolino sceglieva una via mediana e allo stesso tempo assai estrema. Le sue lezioni potevano essere incredibilmente descrittive, dove il Maestro parlava a loro anche per ore illustrando le caratteristiche del Keyblade o vecchie leggende che lo riguardavano, oppure molto intense come la prova dei Tuffi. Ogni nuovo appuntamento era un’assoluta incognita, con argomenti che potevano spaziare in ogni direzione: da Topolino appresero di più sui legami del cuore e sul funzionamento degli Stili e dei Limiti, e cosa comportava il potere del Keyblade per loro e per altri coinvolti. Vi furono anche altre parentesi personali nelle quali ognuno dei cinque sperimentava lezioni diverse, ma di comune accordo evitavano di parlarne troppo e scelsero di non condividere molte di quelle scoperte (come d’altronde le scelte effettuate in ciascun Tuffo) tra di loro. Per il resto, Mizumi stava ancora cercando di capire quale fosse stato lo scopo del far cavalcare loro delle ondate d’acqua sopra un libro aperto.
Topolino atterrò, dopo aver deviato Wanda per l’ennesima volta mandandola a gambe all’aria, e si spazzolò un po’ di polvere dalla tunica.
“Un assalto deciso, bene.”
“E adesso?” Kazeshi aveva ancora il fiatone: l’esecuzione di un Limite costituiva ancora uno sforzo considerevole.
“Adesso basta. Abbiamo concluso.”
“Cosa?” Mizumi, impegnata ad aiutare Wanda che aveva la testa incastrata in un vaso, la lasciò andare per la sorpresa e si voltò verso il mentore. “Ma abbiamo appena iniziato!”
“E tanto è sufficiente. Avevate bisogno di proseguire il vostro addestramento e siete stati addestrati. E anche se forse non lo avete ancora notato, i vostri corpi e le vostre menti stanno già manifestando gli effetti del vostro progresso.”
Mizumi dovette constatare che aveva ragione. Lutum aveva controllato le fiamme sprigionate dal suo Stile in maniera inappuntabile, evitando anche di farle collidere contro Wanda, e l’incantesimo di Axius aveva una potenza che sarebbe bastata ad impensierire il grosso Heartless affrontato alla Città del Natale. Anche lei e Kazeshi erano di certo meno spossati rispetto alla volta scorsa. In più percepiva che dopo la frequentazione delle classi di Topolino tutti loro sembravano maturare anche internamente, come se un nuovo tipo di energia stesse facendo il suo ingresso.
“Lo vedo, ma fatico a comprendere.” Come era possibile ottenere quei miglioramenti con un po’ di esercizio e molte sedute teoriche?
“E come probabilmente il mio amico Paperino già vi ha detto, questo è il motivo per il quale il vostro ruolo è ancora quello di apprendere e il nostro quello di insegnare. Ricordate, la forza di una persona si misura dalla forza del suo cuore… e questo può valere anche al di fuori del contesto del Keyblade… e ci sono molti modi per stimularne la crescita, non tutti facilmente intuibili.”
Topolino sembrava volesse aggiungere qualcosa, ma improvvisamente barcollò e perdette qualche centimetro di statura: i ragazzi dedussero si era accasciato su un ginocchio. Lutum accorse immediatamente al suo fianco e Wanda, che stava ricevendo il suo aiuto per rialzarsi e liberarsi del vaso, cadde per la seconda volta a terra.
“Maestà! Tutto bene?”
Il volto del monarca, che sulle prime era contratto in una smorfia di dolore, si distese e riuscì anche a produrre un sorriso tirato.
“Tutto bene, Lutum, grazie… purtroppo non sono più in forma come un tempo. No, non colpevolizzatevi: gli anni passano per tutti, e la natura deve fare il suo corso. Sto bene ora, e Mizumi sarà lieta di poter confermare che mi avete impegnato almeno un po’.”
La ragazza arrossì e abbassò lo sguardo. Topolino fece capire gentilmente a Lutum che poteva lasciarlo, raggiunse il pannello di teletrasporto e si voltò a guardarli un’ultima volta.
“Come stavo dicendo abbiamo concluso, almeno per il momento. Sarà scontato, ma fate tesoro di quanto appreso e mantenete un cuore saldo e risoluto, anche di fronte alle avversità. Se riuscirete a fare ciò scoprirete che io e i vostri futuri mentori non abbiamo poi tanto altro da insegnarvi. Alla prossima, allora!”
I Cavalieri si irrigidirono e lo salutarono non genuflettendosi di fronte ad una figura nobile, ma con l’inchino che si tributava agli insegnanti. Topolino annuì e produsse un vero sorriso prima di scomparire.
Lutum si stiracchiò sbuffando rumorosamente. “Fiuuu! Sarà durato poco, ma sono tutto dolorante. E quindi anche questa è finita? Chissà se vale anche come commiato dalle lezioni di Paperino e Pippo.”
“Se è così, avrei voluto aver potuto salutare anche loro come si deve,” commentò Mizumi.
“Forse l’interpretazione è che possiamo sempre tornare da loro se pensiamo di necessitare di più pratica, quindi non c’era bisogno di salutarci.”
Mizumi come al solito si trattenne dal roteare gli occhi di fronte alle speculazioni del fratello. “Mi sa stai leggendo un po’ troppo a fondo, Kaze.”
“Non credo, viste le precauzioni che hanno preso nell’imbottigliarci. I nostri maestri hanno tirato fuori tutto l’arsenale stavolta, metafore incluse.”
Kazeshi si voltò a guardarli con fare eloquente, ma vide solo sua sorella e Lutum che gli restituivano uno sguardo incerto, e fu il suo turno di voler alzare gli occhi al cielo.
“Davvero? Non vi siete accorti nemmeno della data? Ma avete guardato mai un calendario in questi giorni?”
“N-No. Non ne ho visto il motivo.” Mizumi sembrava risentita.
“Immagina, pensare che i nostri nemici potrebbero fregarti anche solo spostandoti le calamite dal frigorifero.”
“Kaze, parla chiaro e dimmi cosa intendi!”
“Ci proverò. Io me ne sono accorto prestando attenzione al cielo notturno, ma… qual è la data di oggi?”
“Dodici Novembre, anno trentatré del Sesto Periodo.”
“Giusto a metà. Nel senso, bisogna stabilire dove è quella data. Perché qui è certamente il dodici, ma scoprirai che in camera tua e altrove sul pianeta potrebbe essere molto prima. Addirittura ancora Ottobre.”
Mizumi rimase in silenzio per un po’, sulle prime non capendo il discorso del fratello, poi pian piano la comprensione si fece spazio nella sua mente.
“Hanno usato i Sogni?”
“O quelli, o qualcosa di simile. Ho sentito voci all’Accademia dire che Merlino è molto ferrato con la magia temporale… comunque di certo hanno accelerato le cose, facendoci addestrare per settimane in nemmeno qualche giorno. Non ci hanno allenato per nulla o come ricompensa: qualcosa bolle in pentola, e ci vogliono pronti.”
Lutum era rimasto altrettanto sgomento da quella rivelazione, ma aveva iniziato presto a riflettere. “Inutile dire che c’è di mezzo il simpaticone che abbiamo incontrato in missione, e qualunque informazione siano riusciti a spremergli.”
I tre rimasero in silenzio, meditabondi. Poi Axius parlò.
“Wanda dice che se avete finito di sballottarla in giro, gradirebbe moltissimo essere liberata e potersi unire alla confabulazione generale.”

Topolino emerse dalla luce del teletrasporto e studiò l’ambiente circostante: non era vicino ai suoi alloggi, come pianificato, ma nei pressi della Sala delle Udienze. Se l’avevano portato lì, poteva voler dire solo una cosa. A conferma dei suoi sospetti, Riku era accanto ad una colonna e sembrava attendere proprio lui.
“Topolino. Concluso l’addestramento?”
“Direi di sì, anche se non ho più l’età per tutti questi spostamenti temporali. Una volta che sai che il tempo scorre più velocemente, ti senti sempre più stanco. Piuttosto, se siamo qui immagino che sia iniziata.”
“Non ancora, ma manca poco. Vieni: gli altri sono già dentro.”
Le dimensioni ridotte della sala del Consiglio non permettevano di accomodare la moltitudine di Maestri e Cavalieri veterani che componevano l’Ordine; era necessario qualora si verificassero eventi importanti che richiedevano un gran numero di spettatori recarsi nella Sala delle Udienze, dove al cospetto della Prima Pietra della Luce e dei tre troni i Custodi provenienti dagli angoli più remoti prendevano posto nelle innumerevoli panche a loro adibite. Con l’arrivo di Topolino e Riku ad occupare i Troni di Mezzo e d’Oscurità ai lati di Sora, l’Ordine fu ritenuto al completo e l’assemblea poté incominciare.
“Ordine.” Ad un cenno di Sora, il brusio concitato cessò quasi all’istante. “Le voci corrono, anche quando controllate, quindi sono certo almeno una parte di voi sa perché siamo qui oggi. Ma per buona misura: negli ultimi tempi l’Oscurità aumenta e sono stati registrati numerosi elementi di disturbo nel resto del cosmo. Gli Heartless si stanno moltiplicando ad un ritmo spropositato, gli Spiriti sono irrequieti, Agrabah è solo uno dei tanti Mondi bersagliati e prima il Maestro Riku e poi il Maestro Rader” a quelle parole l’uomo brizzolato si alzò brevemente e chinò di nuovo il capo, “sono stati ai Campi di Battaglia e possono confermare come lì la situazione abbia preso una brutta piega. Un quadretto piuttosto cupo, e purtroppo non è finita qui.” Sora inspirò a fondo, preparandosi a sganciare la vera bomba.
“Ecco la parte che probabilmente non sapete ancora. Ci sono ombre in agguato nel buio. Il Regno dell’Oscurità è in crescente attività, popolato da individui volti ad attaccarci. E l’hanno già fatto.”
Il Gran Maestro non ricordava un’esclamazione di sorpresa tale da quando aveva battuto il suo precedente record di acrobazie con la palla a Crepuscopoli. Maestri e Cavalieri iniziarono a parlottare nervosamente l’uno con l’altro, dimentichi dell’assemblea e apparentemente interessati solo all’opinione del vicino.
Pochi individui erano rimasti tranquilli e composti, e quasi tutti erano i membri del Consiglio.
“Penseresti Sora abbia già finito di parlare, con tutto questo marasma.” Commentò sarcastico Lea.
Kairi incrociò le braccia, guardando il marito mentre si faceva consigliare da Riku su come procedere. “Dovremmo capirli. Per la maggior parte di loro il Regno dell’Oscurità è un qualcosa solamente accennato in teoria e mai sperimentato di persona. Solo i Maestri già formati nell’Emisfero Orientale hanno avuto contatti più profondi dell’affrontare qualche Heartless.”
Fu proprio un giovane guerriero delle terre di Wanda e Hokori ad ergersi sul suo sedile e parlare con voce chiara e forte, sovrastando il mormorio generale.
“Che elementi abbiamo per meglio identificare la minaccia?”
“Oh, un ragazzo sveglio.” Malgrado la situazione, Riku ghignò compiaciuto. “Impossibile sbagliare, quello è Lon Shen, nuova promessa dell’Emisfero dopo Hokori… ad ogni modo ti ha fornito l’apertura giusta, Sora.”
Per tutta risposta Sora puntò ad un punto differente negli spalti, facendo cenno di lasciar avvicinare chi chiamava. “Greta, prego.”
Greta aveva chiaramente avuto il tempo di tirare le somme dopo ciò che era avvenuto alla Città di Halloween, ma era impossibile stabilire se fosse rimasta sorpresa dalla menzione del Regno dell’Oscurità o meno: come ordinato prese posto di fronte al Trono della Luce e dando le spalle a Sora espose alla folla in modo secco e militaresco quanto avvenuto con gli Heartless e con il misterioso individuo.
“…ed impugnava quello che è stato accertato essere un Geoflagello nero, senza ombra di dubbio.” Accanto ad Aqua, Terra fece un gesto stizzito come quando gli era stato riferito per la prima volta di quell’imitazione.
“Grazie, Greta. Puoi tornare al tuo posto.” La Cavaliera fece un breve inchino e si allontanò. “L’uomo è stato preso in custodia e interrogato a fondo per scoprire quanto più possibile sul suo movente e sulle origini del Keyblade replica che impugnava.”
“Heh, ‘interrogato’… più che altro scomposto e riassemblato a piacimento.” Mormorò Vanitas. L’elmo era stato riparato dai Moguri a tempo di record, e sia il braccio che il resto del corpo erano di nuovo integri.
“Shh!” Xion si portò un indice alle labbra nella sua direzione.
“Le sue risposte coincidono con quanto scoperto da Vanitas, che chiamo quindi ora a testimoniare.”
“Beh, è il mio turno tesoro: augurami buona fortuna.”
“Buona fortuna, Vanitas!”
“Non sei divertente, Venty.”

Quando il guerriero si alzò per andare a parlare si levò l’ormai familiare concerto di mormorii e sguardi apertamente ostili provenienti da molteplici figure nella sala, un classico tristemente noto a Vanitas quanto ai suoi più cari amici. Nessuno diceva niente di chiaramente udibile -nessuno ne avrebbe avuto il coraggio- ma lui poteva percepire cosa pensassero anche senza la facoltà di leggere i loro cuori.
“Non c’è da fidarsi di esseri dal cuore completamente oscuro.”
“Combattiamo creature come lui da sempre, accettarne una nelle nostre fila è assurdo.”
“Il Maestro Riku è un conto: lui domina l’Oscurità, non la lascia imperversare senza ritegno.”
“Come sappiamo che costui non sia in combutta con questi nuovi nemici? È l’unico ad aver scoperto qualcosa, non sarà sospetto?”
Simili voci circolavano su di lui da anni, assieme alla sfiducia generata dal suo ruolo nella Guerra tanto tempo addietro. Non ci badava, come aveva sempre fatto. Aqua, Ven e gli altri avevano provato a mettere a tacere le rimostranze, ma erano riusciti solo a contenerle e ad evitare che fossero palesi. Il suo unico cruccio era vedere quanto mortificata era Xion: quello solamente a volte lo spingeva a voler sfidare a duello tutti i maldicenti.
Sora non era cieco o sordo all’agitazione generale, ma rimase impassibile e non emise nemmeno un richiamo all’ordine. Vanitas lo apprezzava molto: sicuramente la situazione gli dispiaceva come agli altri, ma Sora sapeva di avere una responsabilità nel non cedere alla tentazione di imporre il suo volere sul prossimo, indipendentemente dalle motivazioni, tenendo fede così alle parole che aveva pronunciato durante quello scontro così importante.
“Un vero leader sa che non può modificare gli eventi e lo accetta, no?”
Non era per l’Ordine che Vanitas combatteva, né per tutti quei damerini tronfi presenti sugli spalti. Era nato due volte, ed in entrambi i casi costretto alla volontà di un perfido padrone che non nascondeva il suo vederlo come nient’altro che uno strumento. Veniva trattato come una pedina, e come tale si era convinto di dover vivere, finché qualcuno non gli aveva mostrato di stimarlo in modo incondizionato, e di voler estendere quella stima a chiunque la meritasse, non importa quanto difficile fosse. Xion aveva donato a Vanitas conforto nella loro condizione, tutti gli altri amicizia e rispetto, ma era per Sora che Vanitas combatteva: a volte la sua natura pacata poteva frustrarlo ed essere causa di diverbi, ma era l’unico leader che valesse la pena seguire. Un bel miglioramento rispetto a Xehanort.
Il guerriero oscuro arrivò al centro della stanza e senza rivolgersi a nessuno in particolare cominciò: “Nel Regno dell’Oscurità, che nel caso non fosse noto a tutti è quel luogo molto buio e umidiccio dove i sassi sono blu, vi è un’intera organizzazione impegnata a trafficare con chissà quali diavolerie per… beh, di norma azioni simili non sono esattamente per il bene della comunità, anche quando chi le compie ne è convinto. Francamente tipi come quello che si è mostrato alla Città del Natale non dovrebbero impensierire la maggior parte di voi, ma vi assicuro che tra i nemici vi sono guerrieri abili, nonché utilizzatori del Keyblade genuini. E uno di loro aveva questo cucito nella veste, e credo che l’averlo perduto bruci più della maggior parte delle ferite che gli ho inflitto.”
Vanitas produsse quello che sembrava un piccolo foglio di pergamena ingiallito dal tempo e lo lasciò a levitare magicamente a mezz’aria. Mentre gli occhi della folla erano concentrati sull’oggetto svolazzante, Riku prese parola.
“Abbiamo già analizzato il contenuto ovviamente, e risulta scritto in un idioma molto antico, risalente persino all’epoca delle fiabe.” Nuovo brusio generale, stavolta dovuto alla menzione di un’era assai remota. Se le avventure dei Maestri del Consiglio erano già leggende, i lacunosi eventi dell’epoca delle fiabe costituivano materiale studiato solo dai più dotti eruditi.
“Un riscontro con antichi testi presenti nelle biblioteche dell’Ordine esistente prima del nostro ci ha permesso di capire grossomodo il senso del messaggio. Non si tratta di qualcosa di piacevole: si parla di carichi di persone introdotti di contrabbando nell’Oscurità, probabilmente per forgiare nuovi adepti, e di un piano atto a rovesciare il nostro sistema. Non illudetevi! Chiunque sia dietro tutto questo, ha noi come principale obiettivo.”
Riku mescolò abilmente le parole sparse sulla missiva con quanto scoperto da Sora al Mondo Finale in un unico resoconto. Ormai le esclamazioni dei presenti non si potevano più contenere.
“Che vengano! Sconfiggeremo qualsiasi minaccia!”
“Noi siamo i protettori del cosmo!”
“I nostri predecessori hanno scacciato l’Oscurità in passato. Lo faremo di nuovo.”
Appena la figura del Gran Maestro si erse dal trono però, il frastuono si interruppe e per la seconda volta il silenzio scese nella Sala delle Udienze. Sora si guardò attorno con espressione serena e affabile, instillando fiducia.
“Mi fa piacere vedere il vostro spirito e la vostra passione per la causa: senza dubbio saranno necessari per gli scontri futuri. Mi piacerebbe evitare di arrivare a tanto smascherando le operazioni prima del tempo, ma non sono più sicuro sia possibile. Un conflitto tra Custodi, per quanto terribile come prospettiva, appare probabile.”
Vanitas si voltò a guardarlo, con un’espressione come a dire “Se sei arrivato a dire questo, tanto vale andare avanti.” Sora si ricordò delle sue minacce qualche giorno prima, e con un sospiro decise che era sicuramente meglio introducesse lui l’argomento rispetto a Vanitas.
“A proposito di questo. I Keyblade neri erano già apparsi in altre occasioni, e sono poco più che imitazioni oscure degli originali, che pur rimanendo armi fuori dal comune non conservano molte tracce dei vari poteri comuni al Keyblade: sono sicuro servano più ad armare coloro che non sono degni per fare numero, ma come avrete sentito da Vanitas il nemico fa uso anche di chiavi autentiche. È opportuno considerare che i Keyblade non vengono da soli, e sicuramente non assieme alla vasta gamma di conoscenze che questa organizzazione sembra possedere. Non voglio e mi rifiuterò ancora per parecchio ad anche solo considerare l’idea di un traditore o di una spia, ma vorrei ricordare a tutti l’ultima volta che ci siamo riuniti qui in gran numero e abbiamo dovuto prendere le armi. Alcuni di voi sono troppo giovani, specie chi è vissuto a lungo nei Sogni emergendone da poco… ma tutti gli altri ricorderanno senza dubbio l’anno quattordici del Sesto Periodo, e la Rivolta.”
Non vi fu nessuna sorta di reazione quella volta, un mutismo che Sora non seppe interpretare. Sapevano già? Erano arrivati a quella deduzione anche senza il suo intervento? O forse… il condottiero decise di fermarsi lì col pensiero, e non procedere oltre. La Rivolta rappresentava amicizie perdute, giuramenti infranti, tragedie consumate. La fine del sogno, letteralmente.
“Magari  sanno che non è il momento di parlare, che qualunque cosa venga detta apparirebbe ovvia e scontata. Oppure nessuno vuole toccare troppo da vicino i fantasmi del passato.”
Fu nuovamente il turno di Riku di parlare. “La situazione è senza subbio snervante, ma non priva di qualche buona notizia. Dal resto del frammento abbiamo capito che sono in cerca di una Chiave, una diversa da quelle che sappiamo tutti noi materializzare, senza la quale i loro progetti non possono realizzarsi. Non dev’essere un Keyblade artificiale dei loro, e l’unica altra chiave davvero speciale,” gli occhi di Riku guizzarono per un istante verso Sora. “…è al sicuro. Se volessero venire a prenderla potrebbero tentare solo un attacco frontale, e la loro inazione è la conferma principale che non possono farlo. Malgrado tutto, non siamo certo deboli o disorganizzati quanto vogliono farci sembrare.” Mormorii di approvazione seguirono queste parole. Il coraggio dei presenti pareva ristabilito. “Inoltre è possibile che i punti meno chiari di questa situazione possano esserlo per noi come per loro. Il testo sembrava abbastanza incerto su parecchie questioni, quindi possiamo azzardare l’ipotesi che parte dell’operazione nemica sia ancora da definire e non in corso d’opera. Stando al frammento, le stesse alte sfere non sanno cosa sia la Chiave esattamente, e questo è certamente un gran vantaggio.
“Vi abbiamo comunicato una quantità impressionante di notizie, e non c’è dubbio che ci voglia del tempo per digerire il tutto. Si avvicinano tempi incerti, e se da una parte possiamo sperare per il meglio e non c’è ragione di disperarsi, dall’altra non conviene nemmeno dormire sugli allori: il successo va sempre guadagnato. Se non c’è altro da discutere, col permesso del Gran Maestro inviterei chi è a guardia dei presidi principali di tornarvi ed organizzare al meglio le postazioni, e a tutti gli altri di attendere e ricevere istruzioni per operazioni future.”
Sora attese per qualche istante in caso vi fossero altre questioni, ma visto che nessuno parlava alzò un braccio. “Niente da obiettare. L’assemblea è sciolta!”

Parecchie ore più tardi, quando anche l’ultimo dei Cavalieri ebbe ricevuto i propri incarichi, il Gran Maestro e il suo Consiglio si ritrovarono nella sala del Consiglio. Lo sforzo di mobilitare e direzionare centinaia di guerrieri si era fatto sentire: tutti erano nervosi e stanchi, perfino Riku lasciava intravedere una momentanea debolezza massaggiandosi le tempie con due dita. Quanto ad Aqua, aveva direttamente appoggiato la testa sul tavolo senza dire una parola. Consapevole di quanto i suoi amici fossero importanti in quelle situazioni, Sora pensò bene di prendere delle bevande per tutti.
“Sapete, forse essere odiati ha i suoi vantaggi. Nessuno ha chiesto niente a me.” Vanitas si era abbarbicato sullo schienale della sua sedia, come di consueto.
“Già, e nessuno ti chiederà niente cercando di pugnalarti alla schiena, convinto tu sia in realtà in procinto di divorare i loro bambini o qualcosa del genere.” Terra fletté le braccia sbuffando. “Ho ricevuto innumerevoli richieste di conferma che l’Accademia sia sicura e i ragazzi non corrano rischi… forse era meglio coinvolgere più persone nella difesa del perimetro, in effetti.”
Naminé cercava di rilassarsi disegnando. “Hm. Ma se c’è una cosa che sappiamo è che l’organizzazione… scusate, possiamo trovare un altro modo di chiamarli? Dicevo, non hanno problemi a reperire delle cavie, quindi non vedo perché rischiare assaltando l’Accademia.”
Lea aveva girato il suo trono e sedeva all’incontrario, il mento sulle mani intrecciate. “Forse quando avremo conferma di un imminente attacco potremmo voler difendere meglio il posto. L’Accademia potrebbe essere un notevole punto d’accesso, se venisse presa. Riguardo al nome, perché non i Falsari? Sapete, per via delle chiavi.”
“E quelli con armi autentiche, sono i Genuini?” Scherzò Kairi. Sora era tornato con il rinfresco, e chiaramente la prima tazza di tè spettava a lei. “Se serve dar loro un titolo, dovremmo evitare scherzi o battute. D’altro canto anche un nome troppo altisonante o minaccioso ci si rivolterebbe contro.”
Riku inspirò a fondo gli effluvi del suo caffè nero bollente per ridarsi la carica. “Riguardo ai presidi e agli incarichi assegnati, credo abbiamo agito al meglio. Inutile tormentarci al riguardo, specialmente ora.”
Aqua interruppe le lunghe sorsate alla sua camomilla solo per mormorare uno stanco “Concordo”. In quanto amministratrice generale quasi ogni decisione doveva passare da lei o comunque esserle notificata, il che incrementava il suo lavoro di quasi il triplo rispetto ai colleghi.
Vanitas, che non aveva preso niente, approfittò del silenzio e schioccò le dita. “Il nome per loro è semplice. Gli Oscuri!”
“Vanitas, piantala.” Xion poggiò la sua coppa di tè verde e gli lanciò un’occhiata seria.
“Era solo per-“
“Lo so. Ma può bastare. Non chiameremo Oscuri un gruppo di persone che vuole fare del male al prossimo.”
Il guerriero si chiuse nel silenzio del suo elmetto. Sora finì la sua cioccolata e si rilassò distendendosi verso il tavolo. “Sì, meglio evitare gli Oscuri, per ovvie ragioni. Ma concordo che non deve essere un nome troppo complicato: basta qualcosa che faccia capire subito che parliamo di loro, senza dare troppo nell’occhio. Sono individui che disturbano la quiete… i Disturbatori.”
Più di una persona strizzò gli occhi a quel nome, specie perché consci che Sora era serio. Kairi gli batté gentilmente una mano sull’avambraccio e Riku tornò al suo boccale. Ventus sorseggiava il suo liquore dolce e ad un tratto esclamò: “Ma certo!”
“Ven, dimmi che non sei davvero d’accordo nel chiamarli Disturbatori.” Terra aveva appena finito di passare ad Aqua parte della sua birra, che lei adocchiava da un po’.
“No, ma la linea di pensiero è giusta. Sono individui che vogliono spezzare la pace e riportare tutto nel caos… non era scritto anche nel frammento? Il Keyblade apre la strada alla rovina? Persone che vagano nell’Oscurità, senza trovare quiete nell’ordine: sono i Perduti. O Custodi Perduti, se volete.”
Solo la pausa priva di osservazioni salaci dimostrava che non era una proposta da buttare. Hokori, che dal suo rientro aveva raramente aperto bocca, ripose la sua tisana personale nella borraccia e sbatté le palpebre lentamente.
“Perduti. Un po’ apocalittico, ma può andare.”
“Di sicuro suona meglio di tante altre proposte, non che io possa parlare” sentenziò Lea.
“Perduti non è male,” concordò Sora. Il Gran Maestro notò che Paperino e Pippo sedevano in un angolo in silenzio senza partecipare davvero alla conversazione, e si incuriosì. “Ragazzi, che avete? Strano aver potuto scherzare così a lungo senza che Paperino ci richiamasse all’ordine.”
Fu Pippo a voltarsi e a guardare Sora, l’espressione abbastanza impensierita. “Oh, forse non è niente, ma è da un pezzo che né a me né a Paperino quadra un passaggio nel frammento, e ci stavamo arrovellando sopra. C’è questa parola che nessuno è riuscito a tradurre…”
Il piccolo papero lo interruppe sbottando: “Perché non è una parola, ma un nome! Un nome in un’altra lingua, e scritto con l’alfabeto runico antico. Ecco perché i conti non tornavano.”
Paperino fece scivolare il frammento lungo il tavolo, ed il piccolo foglio attirò lo sguardo dei presenti come aveva fatto ore prima nella sala gremita.
“Leggete la frase in fondo, ma non tentate di tradurre normalmente. La versione che avevamo concordato, per quanto strana, era: la Chiave cercare contattare per la riuscita del piano. Il Keyblade apre la strada alla rovina. Ma se uno dei due verbi non fosse tale?”
Aqua sentì riaffiorare il mal di testa. “Non avevamo decretato che probabilmente mancava una parte, qualcosa come 'cercare E contattare'? Devono individuare la Chiave e stabilire un contatto.” Tentò debolmente.
“Sarebbe molto semplice e comodo, ma è il mio lavoro essere pessimista. Un verbo è strano e non dovrebbe esserci. Se prendiamo le rune che lo compongono e ignoriamo il contesto, ecco cosa viene fuori.”
Il mago agitò il dito, evocando lettere dell’alfabeto comune nell’aria che ruotarono vorticosamente fino a delineare la parola scelta, in caratteri splendenti. Appena la soluzione fu visibile un alone di nervosismo calò su tutti i Maestri eccetto Hokori, che difatti lesse ad alta voce senza farsi troppi problemi.
“Shika. Non vuole forse dire ‘Cercatore’?”
Sora si grattò il capo, cercando di ignorare i brutti presagi contenuti nella parola ‘Cercatore’ e con una nuova idea che gli ronzava in testa. “Contattare Shika per- no, sarebbe più Shika contatterà la Chiave per la riuscita del piano. Accidenti, quindi sarebbe questo Shika che deve interagire con la Chiave?”
“Temo che il peggio non sia quello, amico mio.” Fece Lea, l’espressione grave in volto. “Significa che la nostra supposizione che i Perduti navigassero in alto mare non è probabile e che la Chiave non deve essere cercata. Sanno cos’è, e possibilmente anche dov’è.”

C’era potere nel silenzio. Il Regno dell’Oscurità aveva le sue fonti sonore, da fenomeni di aree in decomposizione ai rumori molesti delle creature più grosse, ma a quelle profondità persino quei suoni sparivano e rimaneva solo il buio, ed ogni tanto il bagliore di un paio di occhi rossi in attesa. Se anche quegli occhi si fossero mossi per colpire, sarebbe stato silenzioso e indolore.
Un tale silenzio poteva soverchiare anche il più forte degli uomini, ma a Ren piaceva. E anche per quel motivo la sua irritazione nel dover sentire le rimostranze assordanti di quell’incapace cresceva esponenzialmente.
“In questo siamo pari, eguali, quindi non hai alcun diritto-“
“Il diritto di criticarti, Gashur, l’ho ottenuto quando hai volontariamente portato il tuo grugno fuori dalla base per dare battaglia, battaglia che -ti ricordo- non hai vinto. Quindi evita di comportarti come una vittima.”
Ma la collera di Gashur non fece che aumentare. “Come osi? Quello che faccio lo faccio per la causa! Vanitas era tornato perché il vostro pedone sacrificale l’ha insospettito, quindi casomai siete voi nel torto!”
Sanguinis rise la sua risata viscida. “E quindi, Gashur? Vuoi attaccare noi ora? Perlomeno aspetta che ti si ricuciano le ferite al fianco e alla gamba. A differenza del tuo macellaio, tu non puoi rigenerarti versandoci un po’ di Oscurità sopra.”
Le provocazioni non a vuoto smorzarono un po’ lo spirito di Gashur, ma non del tutto. “Dico solo che mentre è vero che non avrei dovuto farmi sottrarre il rapporto, se hanno catturato e torturato quell’incompetente per informazioni e sono poi tornati nel punto dove iniziano i nostri incantesimi di occultamento, non erano troppo lontani dalla verità. Hanno già fatto due più due.”
Il fatto che le sue osservazioni non fossero completamente prive di senso irritava Ren ancora di più: non era abituato al fallimento. Era passato parecchio tempo da quando qualcuno aveva osato rinfacciargli qualcosa, e anche in quei casi erano spesso gli altri nel torto. Si convinse che doveva essere così anche quella volta, ma comunque non spiegava come fosse stato possibile per Sora interrogare quel guscio vuoto. Aveva provveduto Ren in persona a privarlo di ogni ricordo.
“Visto? Tace perché sa! Ah, ti sei sempre creduto migliore di noi Ren, ma questo dimostra che puoi sbagliarti anche tu come chiunque altro! Che ti serva da lezione!”
La mano scattò in avanti, e in un momento il Keyblade apparve. L’unico Keyblade della Luce in quel regno oscuro, la sua improvvisa comparsa gettò Gashur in confusione, ma un momento dopo anche le dita della sua mano sana iniziarono a flettersi per evocare…
“Basta.” La voce proveniva da un altro individuo presente nella camera, seduto su quello che sembrava un gigantesco osso primordiale. Era l’unico che non vestiva i loro abiti neri contornati di viola, ma un soprabito nero consunto con cappuccio. L’unica persona che poteva, qualche volta, contraddire effettivamente Ren senza conseguenze.
Parlò di nuovo. “Gashur, solo un guerriero mediocre incolpa gli altri dei propri fallimenti. Ci sarà sempre una causa esterna sfavorevole, ma tutto ciò che puoi fare da parte tua è impegnarti e cercare comunque la vittoria. Vanitas vivo e con parte delle nostre informazioni NON è una vittoria.”
Gashur si morse il labbro inferiore, ma non osò replicare. L’unica persona per la quale Ren provava rispetto si rivolse quindi a lui, e come a leggergli nel pensiero disse: “Ren, hai imparato bene, ma non hai imparato tutto. L’Ordine si serve di numerosi trucchi e inganni, tecniche abominevoli per spremere il cuore altrui senza curarsi dei diritti o del raziocinio di quella persona. È ancora possibile per loro accedere a dei ricordi, anche se bloccati o rimossi.”
Ren si limitò ad annuire, e ad apprendere. Era una di quelle giornate in cui aveva ragione l’altro. Con gli occhi che si erano ormai abituati all’Oscurità, perfino attraverso il cappuccio intravedeva il sorriso del suo ammonitore, nonché la famosa cicatrice che gli adornava il volto.
“Per quel che mi riguarda nessuno è nella posizione di criticare l’altro, resta il fatto che due errori di valutazione sono stati commessi. Shika non può rimanerne all’oscuro, quindi è opportuno fargli rapporto: vieni tu, Ren.”

Camminavano lungo lo stretto corridoio nel vasto mare di tenebre. Sotto di loro, un abisso senza fondo: persino dopo aver scavato così tanto, il Regno dell’Oscurità rimaneva ancora ampiamente inesplorato.
“Ren. Che te ne pare di Vanitas?”
“Tu dovresti dirmelo. Hai servito in ben due gruppi con lui, e lo conosci molto meglio.”
“Ah, penseresti così, eppure ci ho sempre scambiato solo poche parole. Il Vanitas che conosco io stava sulle sue, non rivolgeva quasi parola a nessuno se non per insultarlo e serviva il diretto intervento di Xehanort per spingerlo ad obbedire.” Qualche altro passo in silenzio, poi una nota divertita nella voce. “Detto questo, il Vanitas che conosco io non sarebbe accorso in difesa di qualche ragazzino al primo accenno di pericolo, e non avrebbe mostrato clemenza contro un avversario inferiore.”
“Quindi perfino la sua Oscurità può deperire.” Ren avanzava in retrovia, ma già intravedeva le porte degli scavi. “Un peccato, pensavo fosse l’unico che potesse ancora redimersi. Oltre naturalmente a te, Isa.”
Isa si voltò a guardarlo, un altro ghigno beffardo sulle labbra. “Ha un cuore anche lui, dopotutto. Il cuore troverà sempre il proprio veleno, a volte desiderandolo ardentemente per via della natura umana. E ti prego di ricordarti che ormai è Saix.”
“Scusami, abitudine.”
“Visto? Anche tu devi esercitare controllo sul tuo cuore, di tanto in tanto.”
Continuarono a camminare, i contorni della struttura ormai visibili anche in quell’Oscurità. Era in quello che sembrava un gigantesco anfiteatro che avevano dato il via agli Scavi, che non servivano a perforare l’ennesimo strato di roccia sotto i loro piedi ma i segreti celati tutto attorno a loro dalle ombre. Davanti alle porte semidiroccate, due sentinelle che vestivano gli indumenti neri e viola.
“Chi sono questi?” Chiese Ren, innervosito. Per la prima volta, non conosceva qualcuno delle cerchie più alte.
“I risultati della Crescita, e ti farà piacere sapere che non sono affatto male con la lama e la velocità di ragionamento. I nostri numeri aumentano, non solo in quantità ma anche in qualità… e potresti voler tornare all’arena a mettere alla prova le tue capacità, Ren.”
“Con questi qui? Inutile. Mi serve un compagno perfettamente senziente, ma ormai riesco a battere persino te.”
“Che la tua forza possa solo aumentare Ren, solo io e te sappiamo quanto ne avremo bisogno. Vedrò di trovare un avversario alla tua altezza.”
Isa e Ren entrarono nell’enorme spiazzo, e a seconda dei casi avrebbero trovato o il silenzio dei rari momenti in cui Shika si riposava, o una cerimonia in corso. Ren constatò che era la seconda.
Un pilastro oscuro di dimensioni immani che sembrava emergere direttamente dal sottosuolo ardeva furente di energia, mentre un vecchio dall’aspetto quasi scheletrico, che portava solo un paio di pantaloni logori e una borraccia a tracolla, danzava attorno ad esso cantando una nenia deprimente. Ren non aveva mai nemmeno provato a comprendere i meccanismi di quel processo, ma solo dopo pochi istanti Isa fu capace di affermare: “Manca poco ad una pausa, meglio così. Attendiamo.”
Passò poco più di una mezz’ora prima che Shika smise di danzare, e nel momento in cui si allontanò il pilastro di Oscurità cessò di divampare, riportando i segreti che custodiva alla terra. Il vecchio si mosse verso gli scalini dove i due uomini si erano seduti e vi crollò accanto, apparentemente sfinito a morte.
Isa non accennò minimamente ad aiutarlo e chiese invece: “Cosa hai appreso oggi, Shika?”
Nonostante la dimostrazione di spossatezza, la voce che fuoriuscì da quella gola esile e rugosa risuonò forte e calda. “Insetti, locomozione, parole d’ordine. I cento modi di impiegare la magia Blizzard. Qualcosa sui tradimenti in una torre di granito.”
“Insetti e granito? Non c’è veramente modo di direzionare il flusso di coscienza verso qualcosa di più utile?” Ren aveva letto e memorizzato il volume sui modi di impiegare Blizzard secoli fa, nelle biblioteche del castello.
Nuovamente Isa non si scompose. “Non affrettarti a giudicare cosa è utile e cosa no, Ren. Ad esempio, molti insetti hanno qualità insolite che si potrebbero assimilare, e non credo sia un caso se alcuni Heartless già li imitino. O forse è avvenuto il contrario… comunque l’utilità può manifestarsi in molti modi.”
“Quindi creare una grossa mantide religiosa sotto forma di Heartless ci aiuterà a fare man bassa del Consiglio e non verrà liquidata in pochi attimi?”
“…Mh, va bene, messa così hai ragione. Passiamo allora alle cose davvero utili, come comunicare a Shika il tuo recente operato.”
Shika ascoltò il resoconto senza tradire la minima emozione, come per qualsiasi cosa gli si riferisse che non riguardasse il Regno dell’Oscurità o la Chiave. Una volta che Isa ebbe terminato tracannò lo strano liquido che teneva nella borraccia e si sedette normalmente.
“Il Mondo Finale… il Sovrano è andato lì.”
“Il luogo tra sogno e morte? Ha valicato i confini della vita per portarci quel pezzente?” Ren era senza parole. Lui avrebbe dato la mano destra per visitare quel posto anche solo per pochi istanti, ma ogni sua richiesta ai tempi gli era stata negata.
“Ho sentito i tentacoli del patto oscuro cercare il nostro accolito, ma lui li ha annientati… il Sovrano ha speso una quantità di tempo lì superiore a qualsiasi entità mortale.”
Ren sibilò sprezzante.
“Shika, l’Ordine si è sicuramente iniziato a mobilitare contro di noi, e saranno all’erta. Questo ti preoccupa?” Chiese Isa.
Shika rise, e la sua bocca nell’Oscurità non scintillava come le altre avendo perso molti dei suoi denti. “Il flusso mi ha detto che arriveremo dove serve. Non subito, ma ci arriveremo. E incontreremo la Chiave. Niente altro importa.”
Quello che ripeteva sempre, pensò Ren. Decise di interpretarlo come un fatto che Shika non riteneva i suoi errori di valutazione un problema.
“Ma dovete ispessire le difese. Quel camminatore oscuro è troppo vicino… ah, è fatto tutto di Oscurità, e a volte il flusso vorrebbe parlare più con lui che con me. Non deve avvicinarsi più.”
“Non penso lo rifarà, ma prenderemo provvedimenti giusto in caso.” Isa si alzò, e Ren fece altrettanto, ma prima di avviarsi continuò: “Ah, e mi chiedevo se non fosse possibile mostrare a Ren i progressi della Crescita. Sai, si è dimostrato un po’ scettico.”
Shika stava già tornando verso il centro dello spiazzo e senza rallentare o voltarsi batté le mani un paio di volte. Da due gorghi neri emersero un paio di figuri, avvolti non nelle comuni vesti ma in delle corazze nere. Brandivano due Keyblade a testa.
Isa si era rimesso seduto. “Visto che nessuno può davvero impensierirti, non penso ci saranno problemi se evitiamo le scaramucce e partiamo subito con una sfida seria.”
Ren sospirò, evitando di raccogliere la provocazione. Si batté un colpo sulla spalla, ed indossando la sua armatura impugnò il Keyblade e partì all’attacco.
   
 
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