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Autore: Flaminia_Kennedy    29/07/2009    2 recensioni
Per la sesta volta in un giorno mi chiesi perché mi ero voluta trasferire a Forks, la zona più piovosa di tutto il continente americano.
Certo, non adoravo il sole di casa mia in Texas, ma nemmeno il perenne strato di nubi che nascondeva il cielo.
[...]
Ridacchiai, perché il volto di quel ragazzo dai capelli bruni e corti mi ispirava simpatia, un po’ come gli orsacchiotti che avevo nella mia vecchia camera a Dallas.
Quando l’auto, guidata da un ragazzo dai capelli ramati e sparati in aria, arrivò a pochi metri da me il ragazzone si infilò dentro la vettura, parlando concitatamente con il ragazzo vicino a lui.
Era un tipo dai capelli color miele e in quel momento il volto meraviglioso e pallido era contratto da una smorfia addolorata.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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11.

Abduction

 

Fu il pomeriggio più bello della mia vita.

Esme e Carlisle erano dei genitori e dei coniugi modello e quasi mi veniva da piangere completamente commossa.

Non erano certo come i miei, di genitori «Sarah vieni qui in attimo! » mi chiamò Jasper.

Non lo avevo visto così a suo agio nemmeno quand’eravamo da soli; forse per la presenza dei suoi familiari, a dargli supporto nel caso non fosse riuscito a resistere al mio sangue.

Avevo subito capito perché i Cullen giocavano solo quando si stava avvicinando a un temporale: ogni volta che Raven lanciava e uno dei suoi familiari batteva, il rumore era così potente e assordante da sembrare un tuono.

Mi domandai se non avessi sentito loro, durante la mia festa di benvenuto.

Erano soltanto passati un paio di mesi, ma mi sembrava fosse passata una vita; un’intensa e rocambolesca vita.

E io credevo che Forks fosse un posto noioso!

Mi diressi verso il vampiro biondo che mi faceva segno di avvicinarmi «ti va di lanciare? » mi chiese, guardando la montagnetta di terra in mezzo al campo. Io strabuzzai gli occhi e lo guardai incredula «ma dico sei pazzo? Come minimo la tirerei in testa a qualcuno! » esclamai, guardando come Rosalie lanciava in maniera perfetta e micidialmente veloce verso Raven: la ragazza corvina mosse la mazza così velocemente che non me ne accorsi nemmeno e il rombo dell’impatto mi arrivò alle orecchie solo quando vidi la ragazza sfrecciare verso la prima base.

E mentre Emmett cercava di eliminare la sorella, Carlisle si tuffava verso casa base…tutto in una manciata di secondi.

Jasper mi scompigliò i capelli corti e scuri «vuoi fare male a qualcuno come noi? » ridacchiò «non credo proprio. Dai, batto io così al massimo mi buchi il cranio» e andò a prendere la mazza rimasta a terra vicino casa base.

Io inghiotii a vuoto, ma arrivò Esme a darmi conforto «non ti preoccupare cara» mi disse, sorridente «andrà tutto bene, Jasper è abituato ai miei lanci storti» e rise.

Quel suono argentino simile al trillo di una campanella mi mise di buon umore così mi avvicinai a Rosalie e tesi la mano «potrei provare? » chiesi e lei, per la seconda volta, mi fulminò.

Sembrava odiarmi più di qualsiasi altra cosa «certo» disse con sufficienza, mettendomi pesantemente la palla in mano e dandomi le spalle.

Andò a sedersi sul tronco d’albero che Emmett aveva sradicato qualche minuto prima, in modo che facesse da panchina.

Esme non aveva preso parte ai giochi e accolse la figlia a braccia aperte.

Mi sembrò che si dicessero qualcosa, ma era troppo basso e troppo veloce perché le mie orecchie sentissero qualcosa.

Appena salii sul monte di lancio mi guardai intorno, notando che solo due basi erano occupate «su dai non abbiamo tutto il tempo» mi gridò Emmett, con un sorriso sulle labbra.

Io ridacchiai, poi guardai Jasper far roteare la mazza da baseball in un modo eccezionale.

Mi annotai mentalmente che avrei dovuto chiedergli d’insegnarmi assolutamente, solo per il gusto di saperlo fare.

Afferrai la pallina come sapevo si dovesse fare, poi portai indietro le spalle, alzai il ginocchio sinistro e lanciai con tutta la forza che avevo la palla verso il vampiro, sapendo che era sulla destra perché lui la prendesse.

Invece Jasper la colpì e con un altro botto, un po’ più debole degli altri, spedì la pallina così in alto che sparì dalla mia vista.

Emmett ululò «Woo! Homerun Jazz! » disse e mentre Jasper prendeva a correre verso la prima base, vidi Edward e Raven recuperare punti correndo verso la casa base.

Io stavo ancora pensando alla pallina: doveva averla spedita così lontano che se non si perdeva nello spazio poteva almeno colpire e abbattere un aereo di linea.

Qualche secondo dopo sentii Edward ridere e lo vidi arrivare a fare punto piegato quasi piegato in due dalle risate. Jasper lo spinse da dietro, borbottandogli contro di essere una lumaca «sei uno spasso» mi disse il vampiro dai capelli color bronzo «ma non ci avevo mai pensato, in effetti hai ragione» e se ne andò così com’era venuto, ridacchiante e lasciandosi dietro il mio volto confuso.

 

Giunse la sera e la squadra di Carlisle aveva vinto solo per un punto contro quella di Edward.

Io avevo la testa leggera per il tanto ridere che mi ero fatta e ogni piccola, minuscola sensazione dolorosa del giorno prima era completamente scomparsa.

Jasper era rilassato, alla guida del mio pick-up, e non pareva avere fretta di riportarmi a casa.

E anche io non avevo fretta di ritornare alla realtà: volevo vivere quel sogno ancora per un po’ «eccoci qua» mi disse, fermando la Toyota nel vialetto di casa e spegnendo il motore.

Non se ne andò come faceva le altre volte.

Quella sera rimase seduto al posto del guidatore, con le mani sul volante e gli occhi fissi sul cruscotto «c’è qualcosa che non va? » chiesi, preoccupata.

Spesso mi veniva da pensare che avrei dovuto avere anche io il suo potere, per capirlo totalmente; lui alzò il viso e mi guardò con un sorriso «stavo soltanto a una cosa…che vorrei provare» disse e lasciò andare il volante.

Tolse la cintura di sicurezza e si voltò verso di me, facendomi segno di avvicinarmi; io obbedii, accostandomi leggermente al suo viso.

Jasper poggiò delicatamente una mano contro la mia guancia –l’altra si era dolcemente allacciata alla mia– e unì le sue labbra alle mie, con un unico e veloce movimento.

Io mi irrigidii un attimo per la sorpresa, sentendo quella bocca fredda accarezzare teneramente la mia, poi rilassai le spalle e risposi al bacio il più delicatamente che potevo.

Sapevo che il mio sangue era dannatamente irresistibile per lui –notai infatti che stava trattenendo il respiro– e quel pensiero mi fece completamente sciogliere.

Avrebbe potuto uccidermi in un istante, ma era troppo innamorato di me per cadere in quella morbosa tentazione.

Il bacio si protrasse a lungo e io ne approfittai per godere il più possibile del suo profumo.

Ci separammo qualche interminabile secondo dopo e mi accorsi di essere arrossita: le mie guance erano in fiamme e sapevo che i miei occhi erano lucidi «è meglio che ritorni a casa» mi disse.

Le sue iridi si erano scurite talmente che quasi non potevo distinguere la pupilla «e forse è meglio se sto via una settimana a caccia» aggiunse, aprendo la portiera.

Io non capii del tutto le sue parole; ero in paradiso, il suo sapore così indescrivibile era ancora sulle mie labbra e io chiusi gli occhi per un istante, il tempo necessario per marchiare nella mia memoria quel sapore e quella consistenza soffice ma sicura delle sue labbra.

Scesi anche io dalla macchina, guardandolo andare via a piedi lungo il marciapiede.

Improvvisamente mi venne in mente una cosa e mi ritrovai a gridare il suo nome senza nemmeno sapere perché «potresti darmi il tuo numero di cellulare? » gli chiesi, una volta che lo raggiunsi dopo una piccola corsetta.

Lui mi guardò interrogativo «certo, perchè? »«sento che ne avrò bisogno…non lo so» dissi confusa.

Jasper non mi fece altre domande e sorridente mi dettò il suo numero, dopodiché asserì che era veramente meglio se andava a casa «ti amo» mi disse, prima di scomparire nel buio della notte che era calata.

 

Rimisi il cellulare nella tasca anteriore dei pantaloni quando aprii la porta.

E quasi mi misi a urlare quando vidi davanti a me le persone che più odiavo al mondo: i miei genitori.

Entrambi erano ai piedi delle scale che la zia Lind stava scendendo, tenendo in mano il borsone con cui ero arrivata «e questo cosa…? » sussurrai, passando gli occhi da una faccia all’altra dei miei parenti.

La zia Lindsay era rassegnata, sconfitta.

Mia madre e mio padre invece sembravano avere il coltello dalla parte del manico «ti abbiamo ritrovata finalmente» disse mia madre, guardandomi con astio «io e tuo padre abbiamo girato quasi tutti gli Stati Uniti per trovarti, per fortuna tua zia ci ha avvertito che eri qui».

Guardai la zia, urlandogli mentalmente che era una traditrice «ora tornerai a casa, volente o nolente. Sei ancora sotto la nostra custodia, dopo i guai che hai combinato» asserì mio padre, prendendomi di mano le chiavi del pick-up e posandole sul tavolino.

Feci per girarmi e fuggire dalla porta, ma mio padre mi prese per un polso e mi tirò indietro; la sua stretta era ferrea.

Non volevo tornare, non volevo che tutto ricominciasse.

Non volevo lasciare Jasper; potevo già vedere il suo volto preoccupato e angosciato mentre guardava attraverso la finestra di camera mia e non mi vedeva stesa nel letto la notte seguente.

Gridai, sperando che il mio vampiro fosse abbastanza vicino da sentirmi, ma fu inutile.

I miei genitori mi trascinarono fuori da casa, probabilmente diretti verso la loro macchina.

Fu quando arrivammo in una zona d’ombra che mio padre mi caricò sulla sua spalla con una forza incredibile «stupida idiota» disse mia madre, con una voce che non le apparteneva.

Le loro figure tremolarono come fumo e potei vedere altri personaggi dietro quella che capii fosse un’illusione.

L’energumeno che mi stava trattenendo sulla spalla era pallido come i Cullen e i suoi occhi erano rossi come il sangue, mentre l’altra era una donna un po’ in carne ma con un fisico perfetto.

Aveva la pelle olivastra, ma doveva essere anche lei sicuramente una vampira.

I capelli neri erano mossi e lunghi fino alle spalle. Sembrava messicana.

Il vampiro ringhiò contro i miei tentativi –vani– di fuga, mentre la donna rideva «sei proprio una stupida e debole umana» disse «anche se avverto qualcosa di speciale in te, trasformarti sarebbe una perdita di tempo. Mi servi solo come esca, cara» e mi diede un pizzicotto alla guancia colorita dalla rabbia e dallo spavento «andiamo Landon» «si Maria».

Il suo nome mi parve familiare, anche se ero sicura che nessuno mi avesse parlato di una Maria in particolare.

 

 

Risposte ai commenti:

 

Sa chan: Ma figurati! ^^ Come mai sei senza parole? O.o

Norine: in effetti Rose è sempre un po’ ostica, ma più che altro credo che comunque uno scriva la storia Rosalie sarebbe comunque gelosa dello status umano di qualsiasi fidanzata dei suoi fratelli xD

Garakame: La mia idea era di fare Twilight ma versione Jasper con una umana –che alla fine sarei io hihi–. L’idea di fondo sarebbe la stessa ma i vari accadimenti cambiano essendo Jazz differente caratterialmente da Eddie. Mi ha fatto piacere il tuo commento, grassie grassie :3

   
 
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