11.
Abduction
Fu
il pomeriggio più bello della
mia vita.
Esme
e Carlisle erano dei
genitori e dei coniugi modello e quasi mi veniva da piangere
completamente
commossa.
Non
erano certo come i miei, di
genitori «Sarah
vieni qui in attimo! »
mi chiamò Jasper.
Non
lo avevo visto così a suo
agio nemmeno quand’eravamo da soli; forse per la presenza dei
suoi familiari, a
dargli supporto nel caso non fosse riuscito a resistere al mio sangue.
Avevo
subito capito perché i
Cullen giocavano solo quando si stava avvicinando a un temporale: ogni
volta
che Raven lanciava e uno dei suoi familiari batteva, il rumore era
così potente
e assordante da sembrare un tuono.
Mi
domandai se non avessi sentito
loro, durante la mia festa di benvenuto.
Erano
soltanto passati un paio di
mesi, ma mi sembrava fosse passata una vita; un’intensa e
rocambolesca vita.
E
io credevo che Forks fosse un
posto noioso!
Mi
diressi verso il vampiro
biondo che mi faceva segno di avvicinarmi «ti
va di lanciare? »
mi chiese, guardando la montagnetta di terra in mezzo
al campo. Io strabuzzai gli occhi e lo guardai incredula «ma
dico sei pazzo? Come minimo la
tirerei in testa a qualcuno! »
esclamai, guardando come Rosalie lanciava in maniera
perfetta e micidialmente veloce verso Raven: la ragazza corvina mosse
la mazza
così velocemente che non me ne accorsi nemmeno e il rombo
dell’impatto mi
arrivò alle orecchie solo quando vidi la ragazza sfrecciare
verso la prima
base.
E
mentre Emmett cercava di
eliminare la sorella, Carlisle si tuffava verso casa
base…tutto in una manciata
di secondi.
Jasper
mi scompigliò i capelli
corti e scuri «vuoi
fare male a qualcuno come noi? »
ridacchiò «non
credo proprio. Dai, batto io
così al massimo mi buchi il cranio»
e andò a prendere la mazza rimasta a terra vicino
casa base.
Io
inghiotii a vuoto, ma arrivò
Esme a darmi conforto «non
ti preoccupare cara»
mi disse, sorridente «andrà
tutto bene, Jasper è abituato ai miei lanci
storti»
e rise.
Quel
suono argentino simile al
trillo di una campanella mi mise di buon umore così mi
avvicinai a Rosalie e
tesi la mano «potrei
provare? »
chiesi e lei, per la seconda volta, mi fulminò.
Sembrava
odiarmi più di qualsiasi
altra cosa «certo»
disse con sufficienza, mettendomi pesantemente la
palla in mano e dandomi le spalle.
Andò
a sedersi sul tronco d’albero
che Emmett aveva sradicato qualche minuto prima, in modo che facesse da
panchina.
Esme
non aveva preso parte ai
giochi e accolse la figlia a braccia aperte.
Mi
sembrò che si dicessero
qualcosa, ma era troppo basso e troppo veloce perché le mie
orecchie sentissero
qualcosa.
Appena
salii sul monte di lancio
mi guardai intorno, notando che solo due basi erano occupate «su
dai non abbiamo tutto il tempo»
mi gridò Emmett, con un sorriso
sulle labbra.
Io
ridacchiai, poi guardai Jasper
far roteare la mazza da baseball in un modo eccezionale.
Mi
annotai mentalmente che avrei
dovuto chiedergli d’insegnarmi assolutamente, solo per il
gusto di saperlo
fare.
Afferrai
la pallina come sapevo
si dovesse fare, poi portai indietro le spalle, alzai il ginocchio
sinistro e
lanciai con tutta la forza che avevo la palla verso il vampiro, sapendo
che era
sulla destra perché lui la prendesse.
Invece
Jasper la colpì e con un
altro botto, un po’ più debole degli altri,
spedì la pallina così in alto che
sparì dalla mia vista.
Emmett
ululò «Woo!
Homerun Jazz! »
disse e mentre Jasper prendeva a
correre verso la prima base, vidi Edward e Raven recuperare punti
correndo
verso la casa base.
Io
stavo ancora pensando alla
pallina: doveva averla spedita così lontano che se non si
perdeva nello spazio
poteva almeno colpire e abbattere un aereo di linea.
Qualche
secondo dopo sentii
Edward ridere e lo vidi arrivare a fare punto piegato quasi piegato in
due
dalle risate. Jasper lo spinse da dietro, borbottandogli contro di
essere una
lumaca «sei
uno spasso»
mi disse il vampiro dai capelli color bronzo «ma
non ci avevo mai pensato, in
effetti hai ragione»
e se ne andò così com’era venuto,
ridacchiante e
lasciandosi dietro il mio volto confuso.
Giunse
la sera e la squadra di
Carlisle aveva vinto solo per un punto contro quella di Edward.
Io
avevo la testa leggera per il
tanto ridere che mi ero fatta e ogni piccola, minuscola sensazione
dolorosa del
giorno prima era completamente scomparsa.
Jasper
era rilassato, alla guida
del mio pick-up, e non pareva avere fretta di riportarmi a casa.
E
anche io non avevo fretta di
ritornare alla realtà: volevo vivere quel sogno ancora per
un po’ «eccoci
qua»
mi disse, fermando la Toyota nel
vialetto di casa e spegnendo il motore.
Non
se ne andò come faceva le
altre volte.
Quella
sera rimase seduto al
posto del guidatore, con le mani sul volante e gli occhi fissi sul
cruscotto «c’è
qualcosa che non va? »
chiesi, preoccupata.
Spesso
mi veniva da pensare che
avrei dovuto avere anche io il suo potere, per capirlo totalmente; lui
alzò il
viso e mi guardò con un sorriso «stavo
soltanto a una cosa…che vorrei provare»
disse e lasciò andare il
volante.
Tolse
la cintura di sicurezza e
si voltò verso di me, facendomi segno di avvicinarmi; io
obbedii, accostandomi
leggermente al suo viso.
Jasper
poggiò delicatamente una
mano contro la mia guancia –l’altra si era
dolcemente allacciata alla mia– e
unì le sue labbra alle mie, con un unico e veloce movimento.
Io
mi irrigidii un attimo per la
sorpresa, sentendo quella bocca fredda accarezzare teneramente la mia,
poi
rilassai le spalle e risposi al bacio il più delicatamente
che potevo.
Sapevo
che il mio sangue era
dannatamente irresistibile per lui –notai infatti che stava
trattenendo il
respiro– e quel pensiero mi fece completamente sciogliere.
Avrebbe
potuto uccidermi in un
istante, ma era troppo innamorato di me per cadere in quella morbosa
tentazione.
Il
bacio si protrasse a lungo e
io ne approfittai per godere il più possibile del suo
profumo.
Ci
separammo qualche
interminabile secondo dopo e mi accorsi di essere arrossita: le mie
guance
erano in fiamme e sapevo che i miei occhi erano lucidi «è
meglio che ritorni a casa»
mi disse.
Le
sue iridi si erano scurite
talmente che quasi non potevo distinguere la pupilla «e
forse è meglio se sto via una
settimana a caccia»
aggiunse, aprendo la portiera.
Io
non capii del tutto le sue
parole; ero in paradiso, il suo sapore così indescrivibile
era ancora sulle mie
labbra e io chiusi gli occhi per un istante, il tempo necessario per
marchiare
nella mia memoria quel sapore e quella consistenza soffice ma sicura
delle sue
labbra.
Scesi
anche io dalla macchina,
guardandolo andare via a piedi lungo il marciapiede.
Improvvisamente
mi venne in mente
una cosa e mi ritrovai a gridare il suo nome senza nemmeno sapere
perché «potresti
darmi il tuo numero di
cellulare? »
gli chiesi, una volta che lo raggiunsi dopo una
piccola corsetta.
Lui
mi guardò interrogativo «certo,
perchè? »«sento
che ne avrò bisogno…non lo
so»
dissi confusa.
Jasper
non mi fece altre domande
e sorridente mi dettò il suo numero, dopodiché
asserì che era veramente meglio
se andava a casa «ti
amo»
mi disse, prima di scomparire nel buio della notte
che era calata.
Rimisi
il cellulare nella tasca
anteriore dei pantaloni quando aprii la porta.
E
quasi mi misi a urlare quando
vidi davanti a me le persone che più odiavo al mondo: i miei
genitori.
Entrambi
erano ai piedi delle
scale che la zia Lind stava scendendo, tenendo in mano il borsone con
cui ero
arrivata «e
questo cosa…? »
sussurrai, passando gli occhi da una faccia all’altra
dei miei parenti.
La
zia Lindsay era rassegnata,
sconfitta.
Mia
madre e mio padre invece
sembravano avere il coltello dalla parte del manico «ti
abbiamo ritrovata finalmente»
disse mia madre, guardandomi con
astio «io
e tuo padre abbiamo girato quasi tutti gli Stati
Uniti per trovarti, per fortuna tua zia ci ha avvertito che eri qui».
Guardai
la zia, urlandogli
mentalmente che era una traditrice «ora
tornerai a casa, volente o nolente. Sei ancora
sotto la nostra custodia, dopo i guai che hai combinato»
asserì mio padre, prendendomi di
mano le chiavi del pick-up e posandole sul tavolino.
Feci
per girarmi e fuggire dalla
porta, ma mio padre mi prese per un polso e mi tirò
indietro; la sua stretta
era ferrea.
Non
volevo tornare, non volevo
che tutto ricominciasse.
Non
volevo lasciare Jasper;
potevo già vedere il suo volto preoccupato e angosciato
mentre guardava
attraverso la finestra di camera mia e non mi vedeva stesa nel letto la
notte
seguente.
Gridai,
sperando che il mio
vampiro fosse abbastanza vicino da sentirmi, ma fu inutile.
I
miei genitori mi trascinarono
fuori da casa, probabilmente diretti verso la loro macchina.
Fu
quando arrivammo in una zona d’ombra
che mio padre mi caricò sulla sua spalla con una forza
incredibile «stupida
idiota»
disse mia madre, con una voce
che non le apparteneva.
Le
loro figure tremolarono come
fumo e potei vedere altri personaggi dietro quella che capii fosse
un’illusione.
L’energumeno
che mi stava
trattenendo sulla spalla era pallido come i Cullen e i suoi occhi erano
rossi
come il sangue, mentre l’altra era una donna un po’
in carne ma con un fisico
perfetto.
Aveva
la pelle olivastra, ma
doveva essere anche lei sicuramente una vampira.
I
capelli neri erano mossi e
lunghi fino alle spalle. Sembrava messicana.
Il
vampiro ringhiò contro i miei
tentativi –vani– di fuga, mentre la donna rideva «sei
proprio una stupida e debole umana»
disse «anche
se avverto qualcosa di
speciale in te, trasformarti sarebbe una perdita di tempo. Mi servi
solo come
esca, cara»
e mi diede un pizzicotto alla guancia colorita dalla
rabbia e dallo spavento «andiamo
Landon»
«si
Maria».
Il
suo nome mi parve familiare,
anche se ero sicura che nessuno mi avesse parlato di una Maria in
particolare.
Risposte
ai commenti:
Sa chan: Ma
figurati! ^^ Come mai
sei senza parole? O.o
Norine: in
effetti Rose è sempre
un po’ ostica, ma più che altro credo che comunque
uno scriva la storia Rosalie
sarebbe comunque gelosa dello status umano di qualsiasi fidanzata dei
suoi
fratelli xD
Garakame: La
mia idea era di fare
Twilight ma versione Jasper con una umana –che alla fine
sarei io hihi–. L’idea
di fondo sarebbe la stessa ma i vari accadimenti cambiano essendo Jazz
differente caratterialmente da Eddie. Mi ha fatto piacere il tuo
commento,
grassie grassie :3