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Autore: apeirmon    04/09/2019    1 recensioni
Quattro giocatori che si spostano sul tabellone del mondo fino a raggiungere la stessa casella, affrontare le stesse penalità e seguire gli stessi indizi. Ambientata contemporaneamente prima e dopo il prologo di "Jumanji - Benvenuti nella giungla", ma con i personaggi del primo film, questa storia esprime la mia ammirazione per Chris Van Allsburg e spero di riuscire a metterci ogni briciola di genialità in me che conosco e che mi farà conoscere scriverla.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Parrish, Altri, Judy Shepherd, Peter Shepherd, Sarah Wittle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non mi ero ancora ripresa dall’orrenda visione che avevo avuto.
Sentivo il respiro leggermente affaticato e mi faceva male muovere braccia e gambe. Dovevano essere gli effetti potenziati della muffa a rendere tutto così rapido, proprio come aveva detto papà.
Dovevo sbrigarmi a continuare a giocare. Ma prima c’era qualcosa che volevo dire a Judy e a Peter.
“Grazie per aver chiesto a papà e mamma di farmi sapere tutto. E mi dispiace molto per vostra madre. Spero che tornando indietro il tempo vada diversamente.”
I due fratelli mi sorrisero, non sapendo come li avevo trattati negli ultimi anni.
“Grazie, Bernie. Per noi vale molto.” disse Piter.
“Sì. Sei molto gentile a dircelo.”
Non riuscii più a trattenere le lacrime.
“Io non sono gentile: sono stata perfida con voi! Vi consideravo dei parassiti perché papà vi ha aiutato negli studi e con la casa... Ma forse ero solo gelosa.”
Le espressioni dei due fratelli erano allibite. La cosa peggiore era che se ne sarebbero ricordati nel caso avessimo finito il gioco, mentre io sarei stata ancora nell’utero di mamma.
“Non fa niente, piccola.” disse infine Judy abbracciandomi.
“Sì: lo capiamo.” confermò Peter.
Non me l’aspettavo. Il mio era stato un comportamento egoista e pieno di pregiudizi e loro lo avevano scusato così facilmente.
“Siete davvero grandiosi!”
E dicendo questa frase, crollai.
“Berenice!” urlarono i miei genitori avvicinandosi a me.
“Il suo corpo si sta indebolendo. Bisogna fare in fretta!” ci raccomandò Nadine.
Papà mi distese sul divano accanto a Jumanji. Vidi gli altri prendere delle armi di fortuna.
Tirai i dadi e non feci il dieci sperato, ma un tre.
Riuscii a stento a leggere la frase di lato: «Se ti sembra il momento di dormire, cadrai certo nelle mie spire».
Udii un sibilo.
“Correte!” disse Peter. “È un Eunectes Murinus, un’anaconda verde.”
Sentii mio padre prendermi in braccio e gli scalpiccii degli altri. Poi, papà cadde.
“NO! ALAN!” gridò mamma.
Improvvisamente, un corpo forte e liscio sfregò sul mio braccio. Lo avvertii strisciare su mio padre e poi di nuovo sotto di me.
E lo sentii stringermi a papà più di quanto avrei mai voluto.
Ma riuscivo ancora a vedere Peter davanti a me con in mano una mazza da golf e Nadine con la sua arma da fuoco.
“Non sparargli: potresti colpire loro due! Judy, tu hai il soffietto. È più adatto di questa… No, non avvicinarti! L’anaconda è abbastanza lunga da prendere anche te. Ti guiderò io.”
Mi sentivo mancare il fiato, mentre Peter indicava vicino a noi e diceva frasi di cui non mi accorgevo. Sentivo i polmoni di mio padre resistere, ma io non ce la facevo più.
Poi l’aria.
“Ecco, così: ora infila il soffietto sotto la coda e fai di nuovo leva.” continuava il ragazzo.
Sembrava che Judy fosse riuscita a toglierci il serpente di dosso, perché aveva alzato il soffietto e fatto un gesto brusco, mentre papà mi aveva lasciato, facendomi rigirare.
“Tutto a posto?” ci chiese mamma cercando di tenermi su.
“Sì.” riuscì a malapena a dire mio padre.
“Ci sei riuscita! Ottimo lavoro, sorellina!” si complimentò Peter.
“Proprio come avevi detto tu: ho osservato l’anaconda e ho saputo come cacciarla.” sorrise lei.
Io stavo ancora riprendendo fiato.
“Non è sajo restare in questo piano; dobbiamo salire le scale.” ci consigliò Nadine.
“Solo che… non credo di poter portare Bernie su, dopo questa.” ammise papà.
Philippe, peux-tu prendre Bernie en haut?” chiese Nadine al fratello.
Lui annuì e mi prese con gentilezza in braccio.
Facemmo una rampa di scale, finché, sul ballatoio, non sentimmo la porta aprirsi.
“Cercate in tutte le stanze! L’aumento di temperatura è stato registrato qui: non c’è dubbio che sia questa la casa!” gridò una voce da anziano, probabilmente quel Mononobe di cui parlavano gli altri.
“Sono gli uomini della Trappola!” sussurrò Nadine.
“Ne sono sopravvissuti?” chiese Judy a bassa voce.
“Quelli sono addestrati a tutto.” rispose lei.
“Mi fa piacere che tu non abbia detto ‘noi’.” scherzò Peter.
“Sembrano pochi. Voi andate a nascondervi e finite il joco. Io provo a fermarli.” ci dice Nadine.
Philippe mi portò per un’altra rampa di scale nella nostra soffitta e mi poggiò delicatamente a terra.
 
Aprirò il tabellone e prenderò i dadi: “Force, Philippe.
Il tiro darà un quattro e un uno, a una casella dalla fine.
Fichu!” imprecherà Philippe, ricordando sorprendentemente bene la sua lingua.
«C’est la fin désormais pour toi, qui deviendras du tout en bois.»
Le mani di Philippe cominceranno a irrigidirsi e diventare marroni.
“NO! Non può essere!” esclamai.
Tu es belle avec les écailles aussi.” sarà l’ultima sua frase prima di immobilizzarsi del tutto.
Ormai quello stupendo e gentile ragazzo sarà diventato di legno.
Anche nella disperazione, sentirò i colpi di fucile al piano di sotto.
“Dobbiamo aiutare Nadine! Non può farcela da sola!” dirà Peter, portandosi Jumanji appresso.
“Pete, aspetta!” cercherò di fermarlo.
“Va’ con lui. Pensiamo noi a Berenice.” mi assicurerà Sarah.
Io annuirò e correrò giù per le scale dietro mio fratello, sapendo che vorrà sperare di usare il gioco contro i soldati.
Appena arrivata nel corridoio, vedrò Nadine a terra, sanguinante dallo stomaco, con il fucile a pochi passi da lei. Dall’altra parte ci sarà Peter, intento a tirare i dadi come previsto.
Correrò appena in tempo per vedere uscire un quattro e un uno, che lo faranno ancora una volta tornare indietro.
«Se in casa hai troppe persone, dei fulmini saranno un’occasione»
Alzerò lo sguardo oltre la ringhiera, solo per vedere due uomini di Mononobe salire le scale.
Ma all’improvviso si formerà una nube densa e grigia sul soffitto e, prima che mi potrò accorgere di cosa starà succedendo, vedrò due fulmini partirne verso le armi di metallo dei due uomini: il piano di Peter avrà funzionato, lasciandoli stecchiti.
“Sono fulmini perenni del Catatumbo! Non possiamo restare in casa, oppure...”
Prima che mio fratello potrà finire la frase, un fulmine colpirà il corridoio da cui sarò appena passata, appiccando un incendio.
“NO! GLI ALTRI SONO RIMASTI SU!” strillerò.
“Non possiamo passare da lì. Dobbiamo sperare che tu faccia una serie di doppi.” mi dirà. “So che è folle, ma dobbiamo tentare. Presto, andiamo in giardino!”
Scenderemo la rampa di scale, finché non incontreremo Van Pelt e Mononobe sull’ingresso.
“Non penserete di poter nascondere la ragazzina?” ci provocherà la piratessa alzando la spada.
Ma Peter sarà più veloce: mollato il gioco, le afferrerà il braccio e condurrà la spada dritta al petto di Mononobe.
Ma quello non sanguinerà.
“Pensavate che potessi essere ucciso da uno degli effetti del gioco come voi? No: io mi sono protetto anche da questo, e ora mi prenderò il gioco per iniziare un’altra partita!”
Il vecchio si avvicinerà al gioco, ma io gli mollerò un calcio che lo farà cadere disteso in soggiorno.
Improvvisamente griderà e si alzerà.
Guardando per terra, vedrò uno scorpione giallo sfuggito a Nadine.
Mononobe comincerà a lacrimare e vomitare, cadendo in ginocchio.
“JUDY, PORTA IL GIOCO FUORI!” mi ordinerà Peter ancora lottando con Van Pelt.
Io gli darò retta e poggerò il tabellone sul sentiero in pietra.
“Andiamo… Fai che sia un dodici!”
Invece sarà un dieci, scomposto in tre e sette.
Sarà la fine.
«Ora, per prendermi le vostre vite, farò cadere un meteorite»
Sarà decisamente la fine, e di tutta Brantford.
Se non avrei convinto Peter, non saremo arrivati a questo punto. Sarà tutta colpa mia.
Ma sarebbe giusto sacrificare una vita innocente per risparmiare una città?
No, dovrà esserci qualcosa di giusto che potrò fare per risolvere tutto: prenderò una pietra dal prato e la lancerò alla finestra della soffitta dei Parrish.
Sarah la aprirà del tutto e io afferrerò altri due oggetti.
“Sarah, dai i dadi a Berenice!”
Il mio sarà finalmente il lancio di dadi che volevo: finiranno nella stanza.
Poco dopo, vedrò Alan far sporgere Bernie dalla finestra.
I dadi finiranno dritti sul tabellone che avrò posizionato apposta, formando un due e un cinque.
   
 
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