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Autore: _Karis    07/09/2019    1 recensioni
« È successa una cosa tra Bokuto ed Akaashi, qualcosa di brutto ed è colpa mia e non so se riuscirò mai a perdonarmi ».
 
Si dimenticano sempre di loro o forse semplicemente a nessuno interessa davvero delle loro storie. Le parole per descrivere i sentimenti che provano sono trascurabili e facilmente dimenticabili. Sono comparse ai margini di grandi storie d’amore tra persone destinate ad essere unite per la vita. Sono ostacoli facilmente superabili. Sono spalle su cui piangere e a cui nessuno è veramente interessato. Sono persone che amano senza essere mai ricambiate. Sembra che ci sia una regola non scritta, ma che tutti conoscono. Una norma comunemente accettata: che quelli come lui, i beta, non siano mai personaggi principali.
|| BokuAka || KuroKen || Bokuro (più o meno) || Omegaverse ||
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
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Si cambia punto di vista, ma le pippe che i personaggi si fanno sono sempre le stesse. Volevo ci fossero dei parallelismi di fondo con alcune differenze importanti e spero di esserci riuscita nel modo giusto. Niente, concludo dicendo che spero che anche questo secondo capitolo possa piacervi e che, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate! I commenti fanno sempre molto piacere. E alla fine il mio buona lettura di rito!




II. Le parole che fanno male


 
Succede che Kuroo lo baci. La maggior parte delle volte Kenma riesce a scansarsi, ma ci sono momenti in cui si lascia cogliere di sorpresa e non riesce a respingerlo. Pochissime volte Kenma non ci prova nemmeno a ritrarsi e lascia che Kuroo lo baci come se non ci fosse un mare a tenerli separati. Non succede mai in pubblico perché Kenma gli ha chiesto di non farlo. Kenma può essere suo amico, un amico speciale con cui ogni tanto ti lasci andare, ma è importante che Kuroo non si illuda che possa esserci qualcosa di più di quello che ora hanno. E Kuroo spera sempre, per cui è Kenma che ogni volta deve riportarlo con i piedi per terra. Non vorrebbe. Vorrebbe davvero essere la persona giusta per lui, ma per quanto possa farli soffrire entrambi non lo è.

Kuroo vuole essere libero e Kenma non è sicuro di poterglielo garantire, per quanto impegno possa metterci. Farebbe di tutto per la felicità di Kuroo e questo significa fare un passo indietro, permettendogli di trovare qualcuno che gli apra la via dell’indipendenza. La società fa schifo ed è vero, le cose stanno cambiando, ma non abbastanza in fretta. Affermare che gli omega sono liberi di essere chi vogliono e altrettanto liberi di fare quello che vogliono non significa automaticamente che possano essere e fare qualunque cosa senza limitazioni. Le parole sono importanti e Kenma ne riconosce i buoni intenti, ma, se le apparenza sono facili da dissimulare, si fatica a cambiare le mentalità e le convinzioni che per secoli hanno dato forma alle relazioni e alle pratiche alla base della loro società. Cambiare è difficile e faticoso, richiede un impegno tanto grande da non essere accettato da tutti. Certe asserzioni sembrano pura blasfemia perché scuotono le tradizionali divisioni. I beta non ne vengono scossi, perché il loro ruolo rimane immutato, ma gli alpha vedono minacciato il loro potere e non sempre sono in grado di rinunciarvi. Ad alcuni il fine ultimo, l’uguaglianza e la lotta alla discriminazione, non appare abbastanza valido da cedere parte del proprio prestigio e della propria posizione.

Kenma non può permettere che Kuroo rinunci a quello cui ha sempre agognato solo perché crede nel cambiamento e nella possibilità che le persone lo accettino abbastanza velocemente da consentirgli di essere felice indipendentemente dalla presenza o meno di un alpha al suo fianco.

Il fatto che non riescano a vedersi spesso è allo stesso tempo uno strazio e un aiuto. Quando Kuroo è impegnato con l’università e non riesce ad incontrarsi con Kenma, quest’ultimo passa diversi stadi: il primo è il più difficile perché Kuroo gli manca tanto da fare male fisicamente. Kuroo è sempre stato il suo pass verso l’esterno e gli altri e trovarsi improvvisamente senza di lui lo lascia disorientato. È come se Kuroo fosse la sua guida: Kenma vive in una specie di bolla autoimposta e, quando Kuroo torna, inizia a forarsi fino a rompersi. Però poi Kuroo se ne va, portandosi via i punti di riferimento di Kenma ed ogni volta il ragazzo si trova a ricostuirli lentamente e con fatica, addentrandosi piano nella rigida monotonia della sua quotidianità. Non è che non interagisca o si chiuda completamente in se stesso, ma con Kuroo al suo fianco tutto appare più semplice: Kuroo rompe il ghiaccio, aiuta gli altri a capirlo, lo sostiene e gli dà sicurezza. Kuroo è sempre stato una figura fondamentale per Kenma e in un modo o nell’altro continuerà ad esserlo, solo non nel modo in cui vorrebbero entrambi. E dopo quello che è successo con Bokuto sembra mille volte più difficile.

Ci sono stati dei casi in cui a Kuroo sono state rivolte attenzioni indesiderate, ma il ragazzo ha sempre saputo gestirle. La sua stazza gli ha permesso di difendersi anche fisicamente senza essere veramente preparato a farlo, e finché difendeva se stesso, si preoccupava di prendersi cura anche di Kenma. La figura di Kenma attira gli sguardi, dopotutto è grazioso e silenzioso, appare fragile e desiderabile. Molti ad un primo sguardo l’hanno scambiato per un omega e hanno pensato di avvicinarsi a lui per il semplice motivo che appariva come l’omega perfetto. Fortunatamente Kenma non ha mai dovuto preoccuparsi di ricevere richieste sgradite o attenzioni indesiderate perché Kuroo le ha stroncate tutte sul nascere, e a Kenma andava bene così, perché non era interessato a nessun’altro se non a Kuroo. Anche quando è successo che qualcuno si prendesse  qualche libertà di troppo, allungando le mani più del dovuto, è stato Kuroo ad intervenire. Ha fatto a botte e si è preso pugni e calci tanti quanti ne ha dati per essere sicuro che nessuno osasse più fare qualcosa a Kenma senza che lui lo volesse.

Che nascessero delle voci era inevitabile, perché che un omega proteggesse qualcuno non era normale, anche di fronte all'imponente figura di Kuroo. Kuroo di per sé non era considerato normale, c'era necessariamente qualcosa di sbagliato in lui. Gli omega hanno comunemente un aspetto diverso: minuti, gentili e accomodanti, ed è così che tutti pensano che debbano essere. Gli omega normali non sono alti, rissosi e massicci quanto Kuroo. Proteggendo Kenma, Kuroo ha perso attrattiva agli occhi di molti e quello che lo avvicinavano erano più interessati a dimostrare qualcosa – di essere in grado di controllarlo, domarlo – che a Kuroo come persona. E contemporaneamente ha reso senza volerlo Kenma oggetto di scherno e riso degli altri beta. Non che gli sia mai importato troppo comunque, perché Kenma è sempre stato bravo a ignorare le maldicenze e a mettere da parte quello che gli altri pensano di lui. Più difficile è fare lo stesso per la reputazione di Kuroo.

Bokuto alla fine sarebbe la soluzione migliore per tutta una serie di motivi: non tarperebbe le ali a Kuroo, non lo costringerebbe a fare quello che non vuole o a rinunciare ai suoi sogni, non lo trasformerebbe in una specie di trofeo. Bokuto potrebbe finire per amarlo davvero nel modo più sincero possibile. Se Kuroo avesse un compagno per la vita, Kenma forse riuscirebbe a spegnere tutte le sue speranze di poter stare insieme a lui e allo stesso tempo l'incapricciamento di Kuroo per lui morirebbe più o meno velocemente, perché non riuscirebbe più ad avere con lui quel tipo di relazione in quanto Bokuto per lui diventerebbe l'unico. E a Kenma andrebbe bene, davvero, ne soffrirebbe, ma Kuroo potrebbe essere felice sul serio e questo sembra la ricompensa più grande a cui potrebbe aspirare. Bokuto poi non li separerebbe. Non si accorgerebbe di quei sentimenti fragili che li tengono uniti, non lo allontanerebbe mai da un amico prezioso qual è Kenma. Sono innamorati, lui e Kuroo, non lo può negare ed è proprio perché prova questo sentimento nei suoi confronti non può permettere che Kuroo si accontenti di lui quando può avere molto di più.

Forse è perché ha queste idee in testa, che gli ronzano e lo infastidiscono senza interruzioni, che ha iniziato a credere che il calore di Kuroo quella sera con Bokuto non fosse del tutto casuale. Kuroo è sempre stato attento, quasi maniacale, nel prendere con regolarità e cura i suoi inibitori per fare in modo di avere sempre tutto sotto controllo. I calori di Kuroo sono regolari da anni ormai e quell’incidente stona rispetto all’attenzione che Kuroo ha sempre riservato ai suoi cicli riproduttivi. Kenma si sente stupido a pensarci, perché non è possibile che Kuroo l’abbia fatto con predeterminazione. Kuroo non parla del suo calore se non con sua madre e ogni tanto con alcuni amici omega, ma con gli altri, quelli che non possono capirlo appieno, come Kenma, non ne ha mai fatto parola, quasi non esistesse. Lo odia, Kenma lo sa, come sa che è un impedimento e un ostacolo, ma è già successo che alcuni l’abbiano trasformato in una specie di arma e non riesce a liberarsi dell’idea che potrebbe averlo fatto anche Kuroo. Ed è stupido perché Kuroo non sembra davvero interessato a Bokuto in quel senso e non sembra avere occhi che per Kenma, però le persone sono deboli, soprattutto quelle ferite e gelose, e Kenma non riesce a rendersi diverso da tutti gli altri.

Quando Kuroo sbadiglia rumorosamente e stende le braccia per stiracchiarsi la schiena indolenzita, Kenma alza lo sguardo su di lui, studiandone silenziosamente il profilo. Si sofferma sull’accenno di occhiaie dovute ad uno studio eccessivo, per passare al naso dritto e poi alle linee nette della mascella. Guarda la sua postura e le gambe lunghe e pensa che chiunque potrà averlo al proprio fianco per il resto della sua vita sarà fortunato, perché Kuroo è molto di più di un viso attraente o un compagno fedele. Kuroo è ostinato e determinato, quel tipo di persona che studia e lavora molto più del necessario per dimostrare agli altri, ma soprattutto a se stesso, che può farcela. Kuroo non si lascia abbattere e sostiene le persone che ama come un faro nella notte che guida i naviganti alla salvezza. Kuroo è talmente tante cose che a Kenma non basterebbe tutta la sua vita per elencarle.

Kuroo si alza dalla sedia e sistema i suoi libri in ordine sulla scrivania di Kenma. Durante i momenti di studio più intensi Kuroo, non volendo rinunciare alla possibilità di passare del tempo con Kenma, si porta dietro il materiale che deve affrontare e dedica parte della giornata allo studio e l’altra a Kenma. Ad entrambi basta stare insieme, non sentono la necessità di tante parole o di fare cose insieme. Kenma ha accettato senza alcuna obiezione questa proposta per il semplice fatto che sa quanto sia importante per Kuroo e perché non è in grado di rinunciare facilmente a quel tempo speso insieme, per quanto potrebbe essere utile a far capire a Kuroo che potrebbe benissimo farcela senza Kenma. Può fare tanti bei discorsi e ragionamenti su quanto Kuroo debba trovarsi un alpha e dimenticarsi di lui, ma alla fine il piano teorico risulta sempre più facile da affrontare rispetto a quello pratico.

Quando Kuroo si butta sgraziatamente sul letto con le braccia bene aperte in un invito all’altro ragazzo, Kenma si sistema obbedientemente vicino a lui. Subito viene stretto e Kuroo inizia a baciarlo lentamente, prima baci a stampo sulla fronte, sul mento e poi sugli angoli delle labbra, quasi in una richiesta. Posso?, sembra domandare e Kenma concede, spostandosi appena in modo tale che le loro bocche si scontrino e si aprano e le lingue si intreccino e giochino.

Si baciano a lungo fino a quando i muscoli non si indolenziscono per la posizione e allora Kuroo si scosta, sorridendo all’immagine di Kenma: i capelli disordinati per tutte le volte che ci ha passato le mani, gli occhi acquosi, le labbra rosse e gonfie e le gote accaldate, imporporate. Allora gli bacia la fronte e poi si lascia cadere con la schiena contro il materasso, lo sguardo puntato verso il soffitto e la testa di Kenma poggiata sul suo petto.

 « Aspetto con ansia il momento in cui sarai maggiorenne per chiederti di passare il mio calore con te » afferma distrattamente Kuroo senza distogliere lo sguardo dalla parete davanti a sé. Kenma è sorpreso dall’affermazione, anche se non lo dà a vedere. Prima di tutto perché è la prima volta che Kuroo parla esplicitamente del suo calore con lui e poi per l’implicazione che l’affermazione porta con sé: Kuroo gli sta dicendo chiaramente che lo vuole come compagno. “Passarlo insieme” suona bene nella testa di Kenma. Sa che lo intende in modo diverso rispetto a come è stato il giorno del fatto di Bokuto, quando i proprietari hanno sistemato Kuroo e Kenma in una delle stanze degli ospiti di casa loro. Sono stati fortunati ad incontrare persone tanto gentili.

Kuroo gemeva e gli chiedeva di abbracciarlo e stringerlo sempre più forte. Kenma l’ha fatto. L’ha stretto ed è rimasto con lui fino a quando non si è addormentato e poi anche la mattina successiva, quando l’inibitore iniziava a dare un effetto maggiore. Non hanno fatto niente di più che tenersi abbracciati stretti l’uno all’altro, ma Kenma non può non pensare che non sia stato più intimo e importante rispetto a tante altre cose che sarebbero potute succedere.

Kenma sbuffa e: « Sei così antico » lo prende in giro alludendo alla necessità di raggiungere la maggiore età per andare a letto con qualcuno, come se in realtà non accadesse continuamente il contrario. Non gli dice che è una possibilità inimmaginabile, che non possono, perché Kuroo si è aperto e non vuole ferirlo, non ora che sono in questo stato di affettuoso torpore. Per quanto possa desiderarlo, Kenma non ha intenzione di passare con Kuroo il suo calore né ora né poi al compimento dei suoi diciott’anni, ma lo tiene per sé perché non vuole rovinare il momento.

Kuroo lo colpisce affettuosamente in testa, piano, senza volergli fare davvero male e Kenma si lamenta più per scena che per un dolore reale. Discutono di sesso ed è buffo per Kenma osservare le reazioni di Kuroo: il candore virginale del ragazzo di fronte alla possibilità di mettere le mani sul corpo di Kenma ora. Se lo stuzzica nel modo giusto, le guance e le orecchie di Kuroo prendono fuoco, cozzando terribilmente con il suo solito atteggiamento spavaldo. A Kenma scappa una risata e di fronte al suo sorriso Kuroo non riesce a trattenersi dal baciarlo di nuovo.

E, davvero, Kenma non vuole rovinare il momento, ma la curiosità e quelle stupide idee che continuano a ronzargli in testa lo spingono a fare il passo sbagliato. Kenma generalmente riflette tanto da perdere il momento, studia e osserva, raccogliendo informazioni e formulando ipotesi prima di fare qualunque cosa, ma di fronte a Kuroo le cose cambiano e diventa impulsivo e stupidamente geloso. Così parla di Bokuto e di quello che è successo e insinua che il calore di Kuroo sarebbe potuto non essere così improvviso e casuale come vuole far credere a tutti, e capisce subito di aver detto qualcosa di estremamente stupido, ma non si ferma. Non ci riesce e l’accusa diventa diretta anche se non viene pronunciata esplicitamente, perché Kuroo è sveglio e coglie il non detto senza alcuna difficoltà.

Si alza, di scatto, e nel movimento Kenma finisce a terra. Kuroo è furente e lo è a ragione, Kenma non lo può negare e il peso del suo sguardo è tanto forte che quasi non riesce a sollevarsi per fronteggiarlo.

 « Stai scherzando » ringhia con voce bassa e dura. Non è una domanda, ma un’affermazione come se avesse bisogno di convincersene lui stesso. Kenma deglutisce a fatica e si morde l’interno della bocca, mortificato ed incapace di dare una qualsiasi risposta.  « Non posso credere che tu l’abbia detto sul serio » rincara, furioso, gesticolando come un pazzo. Kuroo stringe le labbra e i pugni, scuotendo la testa, mentre la delusione affianca la rabbia che sta provando.

 « Io avrei programmato il mio fottuto calore per costringere Bokuto a diventare il mio compagno, giusto? » grida senza preoccuparsi della possibilità che in casa ci possano essere i genitori di Kenma. Kuroo si indica mentre parla e sposta velocemente gli occhi da una parte all’altra della stanza, evitando di tenerli fissi per troppo tempo su Kenma, come a volergli nascondere qualcosa  « Lo sai cosa vuol dire, quello che stai dicendo? Lo sai quanto cazzo fa male? » urla con la voce rotta dalla rabbia.

Kenma si alza in fretta e cerca di calmarlo. « Mi dispiace » dice e lo ripete all’infinito, provando ad avvicinarsi a Kuroo. Il ragazzo ogni volta lo scosta aggressivamente senza mostrare interesse rispetto al male che potrebbe fargli perché Kenma in una sola affermazione è riuscito a ferirlo tanto profondamente che quasi gli viene da piangere.

 « Sarebbe una violenza nei confronti di Bokuto, lo sai? Lui è mio amico, è importante per me, come potrei usarlo in questo modo? Io non provo quel tipo di amore per lui e lui non lo prova per me. Cazzo, Kenma, pensavo di avertelo fatto capire che per me ci sei solo tu e voglio che ci sia solo tu. Ma forse non te ne frega un cazzo e pensi di me quello che pensano tutti gli altri, che io sia pronto a fare di tutto per quello che voglio soltanto perché sono un fottuto omega » rimarca, il tono che diventa sempre più alto. Kuroo rimane in silenzio per alcuni secondi, lo sguardo fisso davanti a sé mentre guarda oltre. Oltre Kenma e oltre alla parete dietro di lui, mentre rivede quello che significa essere come lui  « Credevo che avessi più stima di me, Kenma » dice, piano.

Kenma non sa cosa fare. Boccheggia disperatamente alla ricerca di qualcosa da dire, ma le parole sono bloccate in gola, perché cosa potrebbe dire per porre rimedio alle sue stesse affermazioni?

 « Io- » comincia a dire, ma Kuroo lo blocca prima che possa formulare una frase di senso compiuto.

 « La mia squadra aveva una partita importante » spiega e Kenma spalanca gli occhi perché bastano quelle parole per capire. Al liceo avevano un allenatore a cui importava il talento, non il genere secondario, e che era interessato al benessere dei propri studenti. La Nekoma è stata una squadra che ha cullato Kuroo nella speranza che tutte potessero essere così, una squadre che lo ha rispettato e ha rispettao gli altri omega, che ha tenuto conto delle loro esigenze ed era preparata ad affrontare partite senza alcuni dei suoi giocatori migliori. Una squadra che non ha mai fatto sentire Kuroo in difetto.

Ma il liceo non è l’università e lì Kuroo si è trovato di fronte ad una realtà diversa. Si è guadagnato il posto in squadra, ma ha dovuto e tutt’ora deve faticare il quadruplo rispetto a tutti gli altri. Ogni piccolo errore è una scusa dietro cui nascondere il desiderio dei suoi compagni di buttarlo fuori, perché è ridicolo che un omega prenda parte alle partite ufficiali quando su di lui non si può fare davvero affidamento. Yaku è stato costretto a lasciare la pallavolo, Kuroo non vuole concedere loro questa soddisfazione.

Non si è mai lamentato di tutta la fatica che deve affrontare, ma dalle sue parole Kenma ha potuto comprendere il peso di quelle esperienze. Kuroo resiste perché ama la pallavolo e vuole dimostrare che può arrivare molto più in alto di tutti i suoi compagni messi insieme.

« Ho fatto un casino con gli inibitori e ne ho presi più di quanti avrei dovuto per essere sicuro di giocare » continua, senza guardare Kenma, come spiegazione di quel suo calore improvviso e inaspettato  « È successa una cosa tra Bokuto ed Akaashi, qualcosa di brutto ed è colpa mia e non so se riuscirò mai a perdonarmi » Kenma lo guarda, confuso e ferito. Non si è preoccupato di Bokuto, perché sapeva che c’era Akaashi a prendersi cura di lui. Che potesse succedere qualcosa tra di loro non gli ha sfiorato la mente nemmeno per un secondo, ma ora può immaginare quello che è accaduto e al solo pensiero gli si mozza il respiro  « E per te l’ho voluto » lo accusa Kuroo, il tono tagliente di chi vuole ferire perché è stato ferito, prima di uscire dalla stanza di Kenma, sbattendosi la porta alle spalle.

Kenma rimane immobile, incapace di seguirlo. Forse è quello, il momento in cui Kuroo riuscirà a lasciarlo indietro. Le gambe gli tremano e il cuore sprofonda, mentre cerca il telefono con mani tremanti. Il suo corpo si muove di propria iniziativa e il suo comportamento sembra quello di una persona incapace di decidersi, perché Kenma finge di avere fatto una scelta, ma la realtà non è questa. Dice di essere in grado di lasciare Kuroo e sa che è la cosa giusta da fare, ma non ci riesce.

Fa troppo male e gli mancano le forze, ma cerca il telefono muovendosi come un automa per la stanza. Quando lo trova, scorre la rubrica più per prendere tempo che per reale necessità, perché il suo numero lo sa a memoria. Fissa il nome per alcuni secondi prima di trovare il coraggio necessario per premere il tasto di chiamata.

Nessuno risponde e Kenma riprova e riprova e riprova, ma il risultato è sempre lo stesso, perché le nessuna delle sue chiamate riceve risposta.




 
   
 
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