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Autore: Sofifi    07/09/2019    4 recensioni
The New Generation’s Chronicles
Libro 1: Epiphany
Sono passati 21 anni dalla sconfitta del Signore Oscuro e Hogwarts è ora frequentata quelli che sono i figli della guerra, una generazione di maghi che non ha vissuto le battaglie e la morte sulla propria pelle ma solamente attraverso i racconti dei genitori, degli amici, dei parenti…
L’elezione di un nuovo Ministro della Magia e l’allontanamento dalla carica di Granger causano malcontento nelle famiglie più liberali del mondo magico, che temono un ritorno al passato. In questo clima di insicurezza ci sarà chi si lascerà prendere la mano, lottando nel peggior modo possibile per ideali che di per sé non sarebbero neanche sbagliati.
In un periodo in cui il confine tra bene e male è sempre più sottile, cresceranno quelli che saranno destinati a diventare nuovi eroi o nuovi carnefici.
Una storia di amori, tradimenti, e il preludio di una guerra.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 2

 

Hermione quella mattina era più allegra del solito. Era domenica dopotutto, e lei adorava la domenica, poiché poteva spupazzarsi i suoi nipotini in santa pace tutto il giorno. Anni addietro infatti aveva deciso di creare quella che poi sarebbe diventata una tradizione, cioè il movie-day. Dopo pranzo sarebbero arrivati James, Albus, Lily, Roxanne e Fred (i figli di Percy e Bill non sarebbero purtroppo stati presenti, i primi infatti trascorrevano sempre le vacanze in Romania e i secondi in Francia) e come ogni volta avrebbero guardato un film tutti insieme, poi avrebbero fatto merenda e giocato un po’.

Su MovieChan davano un film chiamato “Rainbow souls”, che già nelle prime scene riuscì a catturare l’attenzione degli spettatori.

Quando si avvicinò l’ora di merenda, Hermione abbandonò per qualche minuto il gruppo per andare a preparare il the.

-Si sono baciati! Ma sono due maschi! - dalla cucina Hermione udì con chiarezza il tono turbato di Albus.

-Certo che si sono baciati! È dall’inizio del film che non fanno altro che flirtare, Al!- lo rimbeccò Lily.

-Ma non è… normale.- ribattè ancora Albus.

Roxanne sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

Albus guardò i cugini, stizzito.

-Non fare l’idiota, Al.- lo rimproverò James.

E Albus si zittì. Dopo poco però abbandonò il salotto in cerca di aria fresca.

 

 

 

-Dov’è andato Albus?- chiese Hermione tornando in salotto con in mano la teiera.

-Ha visto due ragazzi baciarsi e se l’è presa.- riassunse Rose.

Hermione versò il the nelle tazze dei ragazzi e poi andò a cercare il figlio del suo migliore amico.

Albus sedeva in giardino, con la schiena appoggiata al muro della casa, e guardava davanti a sé con sguardo vacuo.

Sua zia quando lo raggiunse prese posto accanto a lui.

-Mi hanno detto cosa è successo. Ne vuoi parlare?-

Al, dopo un momento di indecisione, cominciò a parlare, visibilmente a disagio.

-Erano due maschi… Io pensavo… Ho pensato per tutto il tempo che fossero amici, finché non si sono baciati. A quanto pare sono stato l’unico a crederlo.-

-Le relazioni tra le persone sono una cosa complicata, tracciare una linea netta tra amicizia e amore è praticamente impossibile.- spiegò Hermione in modo pragmatico.

Albus si grattò la testa, come faceva sempre quando pensava, e come faceva sempre anche Harry.

-Io… Credo di aver rivisto me e Scorp nella loro amicizia e poi loro si sono baciati…- cominciò Albus. -Io… Stavo ripensando a quest’anno… Scorp è stato abbastanza strano a dire la verità… E, ripensando al film, io, ecco… credo che potrebbe essere che io gli piaccia. Solo che a me piace Kristin, mi piace davvero tanto.-

-Sai, tra me, Harry e Ron sono sempre sorti problemi quando ci sono stati non detti. Con le persone alle quali si vuole bene non bisognerebbe aver paura di parlare, discutere e affrontare le cose insieme. Se uno ha dei dubbi riguardanti i suoi amici, la cosa migliore che può fare è chieder loro spiegazioni.-

 

 

 

A partire da quella domenica, non ci fu giorno in cui Albus non rimuginò sullo strano comportamento di Scorpius.

Presto si avvicinò la fine delle vacanze estive e come al solito il giovane Malfoy venne invitato alla villa dei Potter per passare qualche giorno con l’amico.

Albus si ritrovò ad osservare Scorpius con più attenzione, e se a volte riusciva a convincersi di essersi sbagliato riguardo ai sentimenti dell’amico, altre volte erano così palesi che Al doveva davvero sforzarsi per far finta di non aver notato nulla.

Scorpius cercava di tenersi a distanza di sicurezza. Quell’anno, appena uscito dal camino, non era corso ad abbracciare Albus come suo solito, ma si era limitato a fargli un cenno con la mano. Non era sgattaiolato fuori dalla stanza degli ospiti (l’ex camera dei giochi di Al, James e Lily dove si trovava ancora una libreria piena di fumetti babbani tanto amati dal maggiore dei fratelli Potter) nemmeno una notte per passare più tempo possibile con l’amico, e soprattutto era arrossito, maledettamente e palesemente, ogni qualvolta Albus gli aveva anche solo sfiorato il braccio.

 

 

 

Al sapeva che sua zia aveva ragione. Avrebbe dovuto parlare con Scorpius, chiedergli il perché del suo strano comportamento, e aiutarlo a risolvere il problema, qualunque esso fosse stato. Ma non ci riusciva, perché sapeva esattamente quale fosse il problema, ormai ne era più che certo, e non aveva la minima idea di come si affrontassero cose del genere.

Più volte era quasi riuscito a trovare il coraggio e parlare, sia a casa sua che una volta tornati ad Hogwarts, ma dopotutto c’era un motivo se il cappello non l’aveva messo a grifondoro, infatti quella debole fiammella si era sempre spenta ancor prima che riuscisse ad aprire la bocca.

Al decise allora di aspettare, attendere che quel sentimento si affievolisse da solo, senza far nulla, ma nemmeno quella strategia sembrò portar frutti.

L’unica cosa che riuscì a sbloccarlo da quel limbo fatto di silenzi fu vedere che Scorpius stava inesorabilmente cambiando, appassiva sotto ai suoi occhi ogni giorno di più, e il suo sguardo una volta pieno di vita diventava sempre più vuoto.

Apparentemente il suo amico era sempre lì accanto a lui, ma quella scintilla di viva vivacità e di speranza che lo aveva sempre caratterizzato, era sparita. Albus era sicuro di essere l’unico ad essersene accorto, Scorpius aveva imparato dal padre a nascondere bene quello che non voleva fosse visto, ma lui lo conosceva troppo, e più che vederlo il cambiamento lo sentiva, lo percepiva nei gesti piccolissimi e all’apparenza insignificanti, come una risposta che ci metteva quel poco di più ad arrivare o un sorriso un po’ sbilenco in presenza di Kri.

Era una sera di novembre quando Al finalmente si decise a parlare con l’amico, una sera diversa dalle precedenti ma il giovane Potter, troppo preso dai suoi pensieri, non si era accorto dello strano brusio che riecheggiava in una Sala Grande più silenziosa del solito.

-Scorp?-

 

 

 

Scorpius spostò gli occhi dalla figura della preside che si stava alzando con aria altera dalla poltrona a quella dell’amico con fare interrogativo.

-La preside.- sussurrò il biondo notando che Albus era uno dei pochi a non aver ancora alzato la testa verso il tavolo dei professori.

-Sonorus!- pensò la preside mentre si portava la bacchetta alla gola.

-Buonasera a tutti. Oggi pomeriggio questa scuola è stata teatro di un increscioso atto. Rebecca Wildsmith, corvonero, è stata attaccata alle spalle nei corridoi mentre tornava dalla biblioteca e si trova adesso in infermeria. Abbiamo modo di credere che l’attacco alla signorina Wildsmith sia stato organizzato dalle stesse persone che hanno messo in pratica quello dell’anno passato al signor Andersen, per cui raccomando a tutti gli alunni di prestare la massima prudenza e a chiunque sappia qualcosa su questi attacchi di rivolgersi a me o ad uno dei professori.-

Appena la preside terminò il discorso, il vociare nella Sala Grande tornò a farsi sentire. Ovunque si potevano udire voci preoccupate, curiose o stranite. Albus lanciò un’occhiata a Kristin e vide che stava parlando in maniera concitata con le sue compagne di casa, poi spostò gli occhi su Lily che, seduta accanto a Hugo, aveva lo sguardo fisso sul tavolo dei professori. Infine Al cercò il fratello, era seduto accanto a Roxanne e le stringeva forte la mano.

-Come mai pensate che sia opera delle stesse persone?- un urlo distinto raggiunse la preside dal tavolo dei corvonero. Scorpius e Albus si voltarono in direzione della McGranitt insieme ai tre quarti della sala grande. Probabilmente tutti si stavano chiedendo la stessa cosa.

-In entrambi gli attacchi, hanno lasciato la loro firma.- rispose enigmatica la preside.

-Credo intenda la bacchetta.- sbottò Kjeld, il ragazzo che aveva subito il primo attacco, attirando l’attenzione dei serpeverde.

-Dopo avermi messo fuori gioco mi hanno spezzato la bacchetta.-

Aleksia, seduta accanto a Scorpius, annuì con la testa.

 

 

 

James uscì dalla Sala Grande assieme a Roxanne, poi si fermò ad aspettare la sua ragazza.

-Non hai paura che...- comiciò Rox guardandolo negli occhi.

-Tu hai paura?-

Annemarie arrivò accompagnata da suo fratello Henry e James, dopo aver salutato la sua bella con un bacio a fior di labbra, si voltò in direzione di Rox che aveva cominciato ad allontanarsi.

-Non me la darà mai, eh.- commentò Henry, anche lui con lo sguardo rivolto verso la Weasley, mentre sua sorella gli lanciava un’occhiataccia.

-Non credo.- rispose sincero James.

 

 

 

-Ho perso di nuovo l’occasione per chiederglielo.- pensò Albus mentre tornava alla Sala Comune assieme a Scorpius, Aleksia e Maxime, tutti intenti a discutere della novità.

-Chissà cosa vogliono...- sospirò Aleksia.

-Cos’hanno in comune Rebecca Wildsmith e tuo fratello?- chiese Scorp con sincera curiosità.

-Niente. Non si conoscono nemmeno.-

Aleksia sbuffò e Maxime le circondò la vita con un braccio.

 

 

 

Albus ci mise più di una settimana prima di provare nuovamente a parlare con Scorpius del “problema”.

Aspettò che la sorpresa e l’angoscia provocate dall’attacco alla loro coetanea corvonero svanissero e che Aleksia e Maxime, che da quell’anno avevano cominciato a passare molto tempo con loro, non fossero nei paraggi.

Aspettò e il momento propizio, purtroppo per lui, arrivò.

Era un sabato mattina e Albus si era svegliato in ritardo.

Subito il ragazzo aveva notato l’assenza di Maxime dalla stanza e si era voltato verso il letto di Scorpius, che era lì, seduto, e leggeva un libro.

Accortosi dello sguardo confuso e frastornato del giovane Potter, il biondo aveva spiegato:

-Maxime non voleva far aspettare Aleksia per la colazione.-

Quindi il loro compagno di stanza non era davvero lì, constatò mentre si tirava su dal letto.

-Potevate svegliarmi.-

-Non era mai capitato che dormissi per così tanto, a quanto pare ne avevi bisogno.- rispose Scorpius facendo spallucce.

-Che ore sono?-

-Le nove e mezza. Se ti muovi riusciamo ad acciuffare un muffin prima che sparisca la colazione.- replicò posando il libro sul comodino e facendo per infilarsi le scarpe.

-No. Aspetta.- Albus parlò senza pensare. Aveva tutte le condizioni che stava cercando e dopotutto non poteva aspettare ancora.

-Che hai?-

-Dobbiamoparlare.- tuonò Albus.

Scorpius strabuzzò un attimo gli occhi, prima di ritornare alla sua espressione abituale. Dopotutto, non sapeva di cosa Al volesse parlargli.

-Di cosa?- domandò infatti.

-Tu sei innamorato di me.-

Non era una domanda, ma una semplice, pura, constatazione, e Scorpius l’aveva capito benissimo. Albus seppe che l’amico aveva recepito il messaggio perfettamente quando lo vide impallidire improvvisamente e se lo ritrovò davanti con la faccia di un colore più simile a quella del Barone Sanguinario che a quella di qualunque essere umano avesse mai conosciuto.

-C… Cosa?- Scorpius sperò intensamente di aver appena avuto un’allucinazione uditiva.

-Io ti piaccio. È vero?- anche la voce di Albus suonò un po’ tremolante.

-...-

-Scorpius, guardami.-

-...-

-Scorpius.-

-No, non mi...- soffiò il biondo flebilmente senza smettere di guardare il pavimento.

-Perchè lo neghi?-

-Perchè lo pensi?-

-L’ho capito quest’estate. Tu non hai mai avuto una ragazza, non ti è mai interessata nessuna, e dall’anno scorso hai cominciato a comportarti in modo strano e sembra… Sembra che tu sia innamorato di me.-

Scorpius sentì gli occhi pizzicare, e pensò che non sarebbe mai più riuscito ad alzarli dal pavimento, checché chiedesse Albus.

-Scorpius?-

La prima calda lacrima cadde sui pantaloni di saglia del biondo.

-Non sono… di te.-

Albus ancora in pigiama si alzò definitivamente dal suo letto e si sedette affianco all’amico che rabbrividì con l’affondare del materasso.

-Perchè me lo… chiedi adesso?- chiese ormai singhiozzando.

-Aspettavo che ti passasse, magari ti passava...-

-Mi passa. Mi sta passando.- sussurrò Scorpius mentre si asciugava le lacrime coi palmi delle mani.

Albus era arrivato a quel punto, quello che tanto temeva, dove Scorp ammetteva la sua cotta e lui non sapeva come portare avanti la conversazione. Nella camera calò per qualche minuto il silenzio, ma Albus nemmeno se ne accorse, talmente era concentrato sullo stridere degli ingranaggi del suo cervello.

-Okay.- disse solo.

-O… Okay cosa?-

-Ti sta passando e quindi è tutto okay, immagino. Ti passerà e tornerà tutto come prima, mh?-

-Mh-mh.-

 

 

 

Il discorso tra i due amici non finì lì.

Scorpius aveva mentito quando aveva detto che gli stava passando e Albus ci mise poco ad accorgersene.

Egoisticamente aveva accettato quella affermazione senza starci a pensare troppo, ma altruisticamente sentiva di star facendo del male a Scorpius, obbligandolo a farlo comportare come se andasse tutto bene -cosa che tra l’altro gli riusciva malissimo-.

Scorpius era ogni giorno più nervoso, e le sue occhiaie ogni mattino più scure.

Albus sapeva che era colpa sua.

Se solo ci fosse stata zia Hermione a consigliargli cosa fare…

La zia Hermione però non c’era, e lui non voleva parlare di quelle cose in una lettera, sapendo che zio Ron avrebbe potuto leggerla. Avrebbe potuto aspettare Natale, ma allora in che stato sarebbe stata la faccia del suo amico? E per non parlare della sua stabilità mentale.

-… insomma, il pudding a me sembra più un dolce serale. Al proposito, Scorpius, puoi seguirmi un secondo?- Albus se ne uscì un mattino in Sala Grande, nel bel mezzo di una conversazione con gli altri compagni serpeverde del suo anno.

-Che segreti dovrete mai dirvi al proposito del pudding?- chiese infatti Maxime, sottolineando l’incoerenza della frase.

Scorpius fece finta di ridacchiare alla battuta di Zabini, poi però si alzò e seguì Albus, con una faccia molto meno spensierata e decisamente consapevole di quello a cui stava andando incontro:

-Non avresti dovuto fare tutta quella scena, potrebbero insospettirsi.- ammonì infatti l’amico una volta fuori dalla sala.

-Ma se Aleksia è da giorni che ti guarda stranita. Hai visto che occhi che hai?-

-I miei occhi sono normalissimi.- rispose irritato.

-Scorp, non ti sta passando, vero? E questa volta sii sincero. Come facciamo ad aggiustare le cose se non riusciamo nemmeno a parlarci in modo schietto?-

-Cosa vuoi che ti dica, Al?- sbottò, mentre il suo autocontrollo cominciava a vacillare forse per via della stanchezza.

-Mi hai detto una bugia l’altra volta!-

-E cosa avrei dovuto dirti? Che ogni volta che mi guardi perdo un battito e che quando hai cominciato a uscire con Kristin mi sono sentito una merda ma ti voglio talmente bene che l’ho accettata nonostante io… sia innamorato di te? Che non riesco a dimenticarti perché mi basta guardarti per scordare ogni promessa fatta a me stesso? Che sono fottuto, fottutissimamente fottuto, e non so come uscirne perché ci sono dentro con entrambi i piedi, e ci sto affogando in questa palude? Non sarei sembrato un pazzo sclerato?- chiese Scorpius guardando finalmente l’amico dritto negli occhi prima di scoppiare in una risata isterica che presto si trasformò in un verso strozzato simile a un lamento e lasciando Albus sgomento a inghiottire la sua stessa saliva.

-Sì, qualcosa del genere sarebbe stato meglio.- abbozzò Albus dopo essersi almeno in parte ripreso.

-Cazzo, Morgana impalata, porco Merlino e tutti i suoi avi. Sono un coglione, un deficiente, ovviamente hai ragione, non dormo da cinque benedettissimi giorni, non riesco a concentrarmi per più di due minuti a lezione e non solo perché tu sei vicino a me, oh cazzo, ecco, e straparlo. Fai finta che non abbia mai detto niente, ora me ne vado a dormire e tra tre giorni ne riparliamo quando ho preso di nuovo possesso del mio cor-

-Aspetta, fermati diamine!-

-Fermarmi? Sì, in effetti dovrei farlo dato che ho già rovinato tutta la mia reputazione e oh, alla fine sarà contento chi mi ha sempre additato sin dal primo an-

-Scorpius, cazz-

-E poi se mi fermo parli tu, e forse è meglio continuare a parlare allo-

-Languelingua.-

-Mhhhjhhssdjsj-

-...-

-Shhjjjki-

-Piantala di fare versi! Ti devo pietrificare?-

Albus incrociò le braccia, aspettando che Scorpius si calmasse e smettesse di provare a parlare, poi lo liberò dall’incantesimo.

-Oddio, non voglio scoprire come tu sia da ubriaco.-

Scorpius si morse il labbro e Albus, dopo aver valutato che scoppiare a ridere sarebbe stato inopportuno, si limitò a spiegare l’angolo sinistro della bocca verso l’alto prima di tornare a riflettere su tutte le parole uscite dalla bocca dell’amico.

-Scorpius. Io ti voglio bene e voglio che tu sappia che se mai dovessi aver bisogno di me, anche prima che ti passi definitivamente, io sarò qui. Però… Mi è sembrato di capire che la mia vicinanza non ti aiuti nel superare la cosa, o anche soltanto nello stare bene, quindi credo che sia meglio... prenderci una pausa. Però torna da me, quando ti passerà, io ti aspetto.-

Scorpius ci mise un attimo prima di recepire il significato di quelle parole… e andare nel panico.

-Al, era un esempio, io non...-

Non penso veramente tutto quello che ho appena detto, voleva affermare. Ma sarebbe stata una bugia. E forse, nel profondo, Scorpius sapeva che Albus aveva ragione. E anche che l’amico non voleva più sentirsi dire bugie al riguardo, non ora che aveva capito tutto.

-Ce la farai, Scorp.-

Scorpius restò fermo con gli occhi puntati dritti in quelli dell’amico, incapace di muoversi, incapace di rispondere, incapace di fare qualunque altra cosa.

Fu Albus, come al solito, a sbloccare la situazione.

-Sei stanco, hai bisogno di dormire.- disse soltanto.

Era lunedì ma a nessuno dei due sembrò importare. Scorpius annuì con la testa prima di cominciare a camminare in modo automatico verso i sotterranei, accelerando quando sentì gli occhi cominciare a pizzicare.

 

 

 

Albus tornò in Sala Grande da solo e venne subito accolto dagli sguardi interrogativi di Aleksia e Maxime.

-Dov’è Scorpius?- chiese la ragazza.

Albus si sedette al suo posto con lentezza mentre pensava a cosa rispondere.

Non poteva di certo dire la verità, Scorpius si sarebbe arrabbiato… Per non parlare del fatto che si sarebbe vergognato a morte, e in quel momento non aveva di certo bisogno di altri motivi per stare male.

-Abbiamo… litigato.- rispose accasciandosi finalmente sulla panca.

-Litigato? Per il pudding?- domandò Maxime, alzando un sopracciglio.

-No.- rispose semplicemente Albus, mogio, prima di riprendere a mangiare.

-E per cosa?- continuò Zabini.

-Per colpa mia.- rispose Albus, prima di deglutire.

Maxime continuò a guardare Al con aria scettica, ma per fortuna Aleksia parlò prima che il suo amico potesse aprire di nuovo la bocca.

-È ovvio che non abbia voglia di parlarne adesso.- proferì voltandosi verso il ragazzo dalla carnagione scura e facendo sì che il discorso finisse lì.

 

 

 

Scorpius arrivò nel dormitorio soltanto grazie ai suoi piedi, che conoscevano la strada a memoria. La sua vista infatti ci aveva messo davvero pochissimo ad appannarsi dopo che aveva cominciato a camminare.

Chiuse la porta con una mano tremante, prima di lasciarsi cadere sul suo letto.

Rimase così, fermo in quella posizione, per tempo interminabile -ore, decisamente-, mentre le lacrime gli scorrevano libere sulle guance e mentre dalla sua bocca uscivano versi che esprimevano tutta la sua frustrazione.

Poi pian piano riuscì a calmarsi un po’, e mentre tirava su col naso si liberò i piedi dalle scarpe, prima di scivolare con ancora l’uniforme addosso sotto le coperte, il cui calore era la cosa più simile ad un abbraccio su cui poteva contare in quel momento.

Quando sentì dei rumori provenire dal corridoio, chiuse le tende del letto a baldacchino con un gesto repentino. Il chiasso però si affievolì quasi subito, segno che le persone che erano appena passate lì fuori non erano i suoi compagni di stanza.

Dopo una buona mezz’ora la porta del dormitorio si aprì, e Scorpius trattenne il fiato.

Subito riconobbe la voce di Al. Parlava con Maxime in un tono così normale che Scorpius sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.

Forse per Albus stargli lontano non sarebbe stato nemmeno lontanamente difficile quanto lo sarebbe stato per lui.

-Vado a farmi una doccia, dopo ved… dopo vado a fare i compiti in biblioteca.- annunciò infine il giovane Potter a Maxime, evitando accuratamente la parte in cui avrebbe detto con Kristin.

A Maxime non sfuggì l’occhiata preoccupata che lanciò Albus in direzione delle tende del baldacchino di Scorpius prima di entrare in bagno e quando l’amico si chiuse finalmente le porte alle spalle, il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro angosciato. Poi si alzò. E si diresse verso quelle tende, aprendole e trovandoci uno Scorpius sfatto, sudato, e con gli occhi rossi ancora umidi.

Non gli chiese come stesse, perché la risposta l’aveva a portata di sguardo, si sedette semplicemente accanto al corpo dell’amico steso sul materasso.

-Al ci ha detto che avete litigato, per colpa sua.- cominciò e Scorpius non riuscì a contenersi, scoppiando di nuovo a piangere.

Albus continuava a dimostrargli di volergli bene, non aveva rivelato il suo segreto, e si era anche preso la colpa per la sua assenza.

-N… Non per colpa sua. Mia.- riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.

-Possiamo fare qualcosa per aiutarvi a risolvere?- chiese, includendo Aleksia nella proposta.

-No... È una cosa che… Devo risolvere io. Da solo.-

 

 

 

Martedì mattina Scorpius si alzò, con le occhiaie ancora più scure e infossate del giorno prima.

Assieme ai compagni di stanza e ad Aleksia raggiunse la Sala Grande per la colazione, senza alzare mai gli occhi dal pavimento né aprir bocca.

Appena entrò nella stanza, sentì le budella contorcersi. Si sforzò di mangiare comunque, dopotutto erano praticamente 24 ore che non toccava cibo ma si fermò presto, subito dopo essersi portato la mano davanti alla bocca per la nausea dopo aver addentato un muffin. Aleksia, seduta accanto a lui, gli portò un braccio attorno al busto, senza dire una parola, e Scorpius si sentì un po’meglio.

Aleksia si sedette accanto al biondo a tutte le lezioni. Scorpius gliene fu grato, perché Maxime era decisamente più chiacchierone, e lui non era in vena di parlare.

Filò tutto liscio, più o meno, almeno fino alla terza ora: l’ora di pozioni.

Anzi che essere seduto dall’altra parte dell’aula, Albus era seduto assieme a Maxime davanti a lui. Non era colpa loro, tutti gli altri banchi erano già occupati quando erano entrati. Ma così Scorpius era troppo vicino ad Albus. Sentiva la sua voce mentre parlottava incessantemente con Maxime, nello stesso modo in cui era solito fare con lui. Sentiva la sua risata, e ad ogni nuova risata il suo stomaco sembrava fare il giro della morte nella pancia.

Per fortuna era un’ora di semplice teoria, altrimenti era sicuro che il suo calderone sarebbe già esploso da un pezzo.

Aveva già posato la piuma e rinunciato a prendere appunti, quando il riso trattenuto di Al gli giunse nuovamente all’orecchio, e istintivamente Scorpius si portò le braccia attorno allo stomaco, prima di poggiare la testa sul banco.

-Scorpius, tutto okay?- il bisbiglio di Aleksia gli giunse ovattato alle orecchie.

Il ragazzo ci mise più tempo del necessario ad alzare la testa e annuire.

-Sei pallido.- gli fece sapere la ragazza guardandolo con aria preoccupata.

-Non è niente.- la rassicurò, senza però spostare le braccia da attorno allo stomaco.

-Signorina Andersen, signor Malfoy. Vi dispiace prestare attenzione alla lezione?- chiese il professore, squadrando quelli che erano due dei suoi migliori alunni con aria perplessa e vagamente scocciata.

Tutti si voltarono nella loro direzione. Tutti compresi Maxime e Albus, naturalmente.

Gli occhi verdi del ragazzo si scontrarono per qualche secondo con quelli grigi di Scorpius, prima che il biondo strizzasse gli occhi per trovare la forza di spostare lo sguardo.

-Mi scusi professore.- squittì Aleksia arrossendo, senza però smettere di lanciare occhiate inquiete in direzione di Scorpius.

-Signor Malfoy?-

Scorpius sentiva che il labbro gli stava tremando, lo stomaco in subbuglio e gli occhi di tutti puntati su di lui. Le ore di sonno perse, oltre ad averlo reso un fascio di nervi e debole fisicamente, lo avevano anche portato ad avere un tempo di reazione agli stimoli più lungo del normale.

Solo quando il professore fu sul punto di perdere la pazienza, riuscì a parlare:

-N… non mi sento bene.- esalò, -Ho bisogno... posso andare in bagno?- continuò con quello che suonava come poco più di un sussurro implorante.

Il professore annuì, nonostante non fosse il genere di persona che lascia spesso gli alunni uscire dall’aula. Probabilmente nemmeno a lui erano sfuggite le occhiaie nere del ragazzo e le sue braccia strette attorno allo stomaco.

 

 

 

Lily aveva paura.

E fu la paura che quel pomeriggio di gennaio la portò a bussare alla porta dell’aula di difesa contro le arti oscure.

Mikhail Egorov, il professore, aprì la porta sorridendole in modo cordiale come al solito.

-Lily Luna.- le diede il benvenuto con tono per nulla sorpreso.

-Quale domanda porta te qui questa volta?- chiese col suo inglese sgrammaticato dopo averla fatta entrare.

Lily si sedette su un banco senza spostare per neanche un secondo gli occhi dal viso del professore.

-Non state facendo niente.- accusò l’insegnante, parlando con rabbia.

-Qualche idiota continua ad attaccare gli studenti e voi non fate niente.-

Mikhail si sedette anche lui, sul banco immediatamente di fronte a Lily.

-Due! Due ragazzi in una settimana!- sbottò ancora, rossa in viso per la rabbia.

-Lily Luna, calma nervi o strega vale niente.-

Lily soffiò stizzita prima di stringere la coda alta che cominciava ad allentarsi, senza però spostare lo sguardo irritato da quello indecifrabile del professore.

-Debolezza non sapere quando attaccano. Uno anno scorso, uno novembre, due dopo vacanze Natale.- ricordò Mikhail.

-Esatto!- gli diede stranamente ragione Lily, -Eppure continuate a sostenere che sia opera delle stesse persone. Quindi ci state nascondendo qualcosa, qualcosa di grosso.-

Mikhail si lasciò scappare un sorriso e Lily capì che aveva fatto centro.

-Voglio sapere cos’è. Cos’è quella che la preside ha chiamato la loro firma.- affermò con sicurezza.

-È una qualche maledizione?- ipotizzò, -Devo saperlo se voglio difendermi.-

-Tu al sicuro se tu non indagare.- rivelò il professore con apprensione.

Lily si prese un momento per assimilare quell’informazione e cercare di capire il suo intrinseco significato, poi riprese a parlare mentre un sorrisetto vittorioso le nasceva mordace sulle labbra.

-Oh beh, per quanto mi riguarda, io indagherò. Lei può soltanto decidere se aiutarmi ad essere il più preparata possibile per un eventuale incontro o no.-

Mikhail piegò leggermente la testa verso destra mentre osservava lo sguardo determinato della sua allieva e poi si alzò dal banco facendo scrocchiare la schiena. Gli occhi di Lily seguirono il profilo scolpito dell’insegnante per un istante, prima di risalire verso il suo viso proprio mentre Mikhail stava iniziando a parlare.

-Tu brava con incantesimi, non sarà problema. Problema è che loro attaccano spalle. Tu devi acuire sensi.- cominciò portandosi sul fondo dell’aula.

-Tu giri schiena, io attacco quando non sai. Tu devi proteggerti.-

A quel punto Lily seppe che l’aveva convinto e saltando giù dal banco, si mise in posizione per cominciare l’esercizio.

 

 

 

Aleksia si voltò in direzione di Scorpius, che stava decorando la sua pergamena con disegni geometrici mentre il professor Rüf spiegava a macchinetta il capitolo 12 del libro, quello sulla nascita dello Statuto Internazionale di Segretezza della Magia.

Avrebbe voluto richiamare l’attenzione del biondo, chiedergli un parere su quello che stava succedendo, ma da quando aveva litigato con Albus, e non aveva ancora capito esattamente per cosa, Scorpius era cambiato. Era diventato più taciturno e sfuggente e i suoi occhi erano sempre tristi. Il ragazzo sembrava essere sprofondato in un dolore tutto suo e il mondo là fuori lo sfiorava appena, non si sarebbe nemmeno stupita di scoprire che il ragazzo non aveva ascoltato neanche una parola del discorso della sera precedente della preside.

Aleksia si volse allora alla sua sinistra, e intercettò un’occhiata di Maxime. Avrebbe così tanto voluto essere accanto a lui in quel momento, lui che si elettrizzava e infervorava sempre per i misteri.

Ripensò a quello che era successo: prima era stato attaccato suo fratello, poi la loro compagna corvonero Rebecca, poi Adrian Daunger, un serpeverde del settimo anno, e infine Isabelle Battenberg, che era in classe con suo fratello ed era la migliore amica di Angie McPhail.

Tranne Rebecca, erano tutti serpeverde.

Magari l’attacco a Rebecca non era voluto, magari si trovava soltanto nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Oppure…

Rebecca Wildsmith.

Era sicura di aver già sentito quel cognome da qualche parte.

Ma dove?

Aleksia si spremette le meningi per il quarto d’ora successivo e poi quando la lezione finalmente finì raggiunse il suo amico dalla pelle scura, lasciandosi un attimo Scorpius indietro.

-Wildsmith, l’hai già sentito? Oltre a qui a scuola, intendo.-

-Ci hai pensato anche tu tutta la lezione.- constatò Zabini.

-Sì, è l’unica non serpeverde.-

Maxime sorrise all’amica guardandola trionfante.

-Tu hai capito!- esclamò lei, interpretando l’espressione dell’amico.

-Tutti purosangue.- rispose infatti il ragazzo, lasciandola sbigottita.

 

L’attacco a Petra Rowle, avvenuto qualche settimana prima delle vacanze estive, sembrò confermare la versione Zabini-Andersen.

  
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