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Autore: Tatystories    07/09/2019    1 recensioni
Maya è una ragazza come tante che però deve fare i conti con una sedia a rotelle, con un vicino fastidioso e con una realtà celata nella sua memoria che si ripete fin dai tempi più antichi e che prevede la lotta del bene contro del male, di Madre Natura contro Caos e di cinque Elementi contro forze oscure e diaboliche. Passione, magia e mistero...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sono svegliata prestissimo in un bagno di sudore, sono stata agitata tutta la notte, ho fatto sogni, incubi, non so nemmeno io cos’erano, ma parlavano di Predonum e non è un buon segno. Non sono esattamente quello che si può definire una veggente, ma il mio potere comprende la capacità di percepire o intuire o sognare avvenimenti che succederanno. Potere piuttosto utile, peccato che Madre Natura si sia dimenticata di inserire l’option tempo e luogo. Queste “visioni” non sono mai localizzate in uno spazio preciso e tanto meno sono dotate di timer. Questo provoca in me una notevole ansia soprattutto appena dopo il risveglio, quando ancora non ho il completo controllo del mio potere e rischio di perdermi in tutte queste apparizioni. Ho appuntamento con Nike per le undici, ho tutto il tempo per prepararmi e passare da Chicco a raccontargli le ultime novità, dopotutto potrà esporre i suoi lavori migliori ad una mostra del grande e illustro Nike. Salterà di gioia e mi sarà grato in eterno. Mia madre è già uscita per andare in studio e anche mio padre non è in casa, posso godermi un po’ di silenzio e di tranquillità. Decido di fare una doccia per sistemarmi i capelli, perché la scultura venga bene è necessario che i miei capelli oggi siano lisci e lucenti, quindi sebbene di natura siano fin troppo dritti, decido che passerò anche la piastra. Preparo il tutto e mi infilo sotto il getto di acqua calda. Da quando ho ripreso a camminare non ho più fatto il bagno, questo nonostante il fatto che ogni volta che mi trovo nel bagno verde sento lo sguardo di Lukas sul mio corpo. Non l’ho più visto dopo quella serata, sono consapevole che dovremo ritrovarci per la missione, so che presto Madre Natura ci dirà di cominciare le ricerche, ma per ora sono felice si sia allontanato.
Il getto bollente mi rinvigorisce e dimentico le fatiche della nottata turbolenta. Il campanello della porta d’ingresso mi avvisa che è arrivato qualcuno, mi infilo al volo la biancheria e un vestito comodo e scendo per aprire. Non aspetto nessuno, ma credo di sapere di chi si tratta. Quasi certamente è Chicco che vorrà sapere quali progetti ho per la prima giornata di libertà o magari per la prima estate di libertà dopo anni di duro studio.

- Ciao Maya.

No, decisamente non è Chicco, sarebbe stato proprio bello se fosse stato Chicco, ma non è Chicco, proprio no, non è decisamente Chicco.
- MI fai entrare, devo parlarti.

No ho voglia, posso rispondergli così? Posso mandarlo a quel paese? Posso cacciarlo di nuovo da dove è venuto? Posso fare tutto questo e smettere di pensare alle sue mani su di me? No, non credo che io possa, quindi lo faccio entrare palesemente scocciata.

Va dritto in cucina, avrei preferito il salotto, almeno lì non ho ricordi che possano distrarmi, come se non bastasse la mia immaginazione per quello. Rovista negli armadietti come si trovasse in casa sua, ma non ho voglia di fermarlo, facesse quello che vuole, basta che avvenga in fretta e senza troppe discussioni. Lo voglio fuori da qui prima possibile perché mi rendo conto che non riesco a non pensare ai suoi baci e ad ogni istante che passa la determinazione a cacciarlo vacilla sempre di più. Ha trovato quello che cerca, la caffettiera, la prepara e la mette sul fuoco. Poi prende due tazzine e le appoggia sulla tovaglia. L’ha messa pulita proprio questa mattina, è quella che ho regalato a mia madre per il suo compleanno, l’ho fatta fare apposta per lei con la stampa di alcune frasi tratte dal suo romanzo preferito, Emma di Jane Austen. Me lo ha letto quando avevo solo otto anni e né gli sbadigli, né le smorfie, né le domande assurde la distoglievano dal proseguire. Era a tal punto immersa nella lettura e così felice ed emozionata di condividerla con me che mi arresi smettendo di fare ostruzionismo. Lasciai che mi leggesse il suo libro preferito fino a scoprire che piaceva anche a me. Quando le regalai questa tovaglia ne rimase un po’ perplessa, non aveva notato le scritte o per lo meno non le aveva lette, ma non appena ci fece caso calde lacrime di gioia le rigarono il viso e io seppi di aver colpito e affondato la grande psicologa.

“Una metà del mondo non riesce a capire i piaceri dell'altra metà.”
“Se una donna ha dei dubbi sull’accettare o no un uomo, dovrebbe decisamente rifiutarlo. Se esita nel dire sì, dovrebbe dire no senza pensarci.”
“Una convinzione non è profonda, se non produce un’azione.”
“Ci sono persone che, quanto più si fa per loro, meno fanno per se stesse.”
“Tanti guai sono provocati dalla vanità applicata a una mente debole.”

E infine la mia preferita:

“Perché aspettiamo per qualsiasi cosa? Perché non afferiamo immediatamente il piacere?”

Un profumo invitante e aromatico invade la cucina e stuzzica le mie narici, mi chiedo se sapesse che non avevo ancora fatto colazione o se abbia solo tirato ad indovinare. Poi mi ricordo che lui è Fuoco e Fuoco non prende decisioni a caso, sa sempre quello che è giusto fare e lo fa al momento giusto. Versa il caffè fumante nelle tazze con le smorfie e mentre io lo lascio raffreddare, lui lo beve tutto d’un fiato, nero e senza zucchero e i ricordi mi assalgono senza lasciarmi scampo. La stessa voglia di assaporare il caffè direttamente dalle sue labbra, il desiderio di sentire le sue mani sui capelli, questa volta sono sciolti, non potrebbe strattonarmi la coda, cosa farebbe allora? Li accarezzerebbe o ci passerebbe le dita districando i nodi? Questa e mille altre domande su cosa potrebbe fare al mio corpo mi confondono e la mia tazzina di caffè cade a terra ancora piena dell’amaro liquido nero. Fisso i suoi occhi roventi, poi distolgo lo sguardo e mi abbasso per raccogliere i cocci. Ho paura di guardarlo di nuovo, sa certamente a cosa sto pensano, ma non sono altrettanto certa che anche lui pensi e desideri la stessa cosa. Si muove, sposta la sedia, si accuccia vicino a me. Forse vuole aiutarmi a rimediare al danno, forse no. Sento le sue dita sollevarmi il viso, mi sento coraggiosa, lo guardo e i suoi occhi non mentono, anche lui ricorda i nostri baci e anche lui non vuole dimenticarli. Mi sfiora la guancia, il collo e chiudo gli occhi per ricevere la giusta ricompensa, ma non succede nulla.
Poi la magia finisce.

Riapro gli occhi e Lukas non c’è più. Stupita guardo a destra e sinistra, ma lui non c’è. Sento dei rumori in salotto, li seguo e lo trovo davanti al camino, è acceso, ma siamo in estate e sono certa che non ci fosse legna.

- Lukas…

- Maya dobbiamo andare da Madre Natura, deve spiegarci quello che succede e fornirci le indicazioni per cominciare la ricerca della breccia nella gabbia di cristallo.

- Lukas dobbiamo parlare.

È di spalle e guarda il fuoco, non accenna a voltarsi.

- Non c’è niente di cui parlare, dobbiamo solo compiere la missione e tornare alle nostre vite. Tutto qui.

Mi sento umiliata, mortificata, arrabbiata e non dovrei perché già una volta mi ha ingannata usando la mia umanità e carnalità e il potere che ha su di me per risvegliarmi, ma ancora una volta mi sono fidata dei suoi occhi, ma in realtà vuole solo portare a termine la missione.

- Va bene Lukas, faremo quello che c’è da fare… e poi torneremo alle nostre vite.

- Bene, non perdiamo altro tempo.

Pensa di potermi dare ordini? Pensa di poter decidere? Pensa di essere il capo di questa missione? Non ricordo tutto del passato, ho dei vuoti che non riesco a colmare, ma di certo so che sono sempre stata la più potente e non ho nessuna intenzione di farmi mettere i piedi in testa da uno che non ha nemmeno il coraggio di guardarmi mentre mi parla.

- Adesso non posso, ho impegno. Ti aspetto questa sera. Se non è crollato il mondo fino a questa mattina non credo crollerà nel pomeriggio.

Mi sento forte mentre gli dico queste parole.

- E sentiamo, cosa dovresti fare di così importante da rimandare la missione.

- Devo posare nuda per uno scultore importante.

Non era necessario che lo dicessi, ovviamente l’ho fatto apposta. Voglio… voglio… Cosa voglia? Farlo ingelosire? Non gli importa di me o di noi, ma solo della missione.

- Non credo proprio che tu farai una cosa di questo genere!

- IO FACCIO QUELLO CHE VOGLIO!

Lo sto urlando e se lo merita.

- Tu sei Terra e non posi nuda per un perfetto nessuno.

- Che sia chiaro a te e a Madre Natura, io sono Maya e faccio quello che credo sia giusto per me!

- Sei la stessa di sempre!

- Cosa vuoi dire?

- Niente, non voglio dire niente. Passo questa sera a prenderti. Fatti trovare pronta.

E se ne va più veloce di un giaguaro e altrettanto cattivo e feroce. Sono certa che se fossi riuscita a guardare i suoi occhi sarebbero stati iniettati di fiamme infernali, ma se l’è proprio cercata.
Sistemo le tazzine nella lavastoviglie, infilo le scarpe e mi dirigo verso casa di Chicco. Gli scrivo un wapp per avvisarlo e mi risponde che anche lui sta venendo da me. Non ho ancora finito di leggere il messaggio quando lo vedo intento come me a guardare il cellulare me tre cammina nel senso opposto al mio sul marciapiede dall’altro lato della strada. Scoppiamo a ridere.

- Come sempre siamo in sintonia io e te. Stavo venendo a casa tua per raccontarti una cosa che ti renderà mio eterno debitore…

Chicco mi guarda stranito, non può sapere a cosa mi riferisco, ma non sto più nella pelle e gli dico tutto d’un fiato:

- Ieri ho conosciuto Nike.

- lo so, l’ho conosciuto anche io…ricordi… c’ero anche io all’esame… e non mi è piaciuto per nulla.
Mi sta prendendo in giro, ma io ho un asso nella manica.

- Scemooo! Io l’ho conosciuto prima di fare l’esame. L’ho incontrato da Arnold’s e poiché era seduto al nostro tavolo e non c’era altro posto, mi sono accomodata davanti a lui. Non che abbiamo parlato molto, però lo abbiamo fatto dopo.

- Dopo cosa?

- Dopo l’esame. L’ho incontrato di nuovo sempre da Arnold’s.

- Mi sembrano un po’ troppe coincidenze…

- Non dire sciocchezze, non è che ci siano tanti locali in quella zona. Comunque, quando ci siamo rivisti dopo l’esame mi ha fatto una proposta molto, molto interessante. Durante l’esame è rimasto colpito dalla copertina della tesina e dal piccolo modello plastico. Mi ha chiesto se può riprodurla in formato originale. In cambio mi ha proposto di esporre alcuni disegni quando farà la presentazione dell’opera.

- Wow! Poter esporre con lui è un’occasione più unica che rara per chi vuole avere un futuro nel suo campo! Anche se continua a non piacermi.

- E’ proprio vero… ed è proprio per questo motivo che gli ho chiesto una piccola modifica nell’accordo…

- Quale modifica?

Mi domanda Chicco sospettoso.

- Sai perfettamente che non mi interessa il settore dell’arte intesa come pittura e scultura, ma che sono orientata verso tutt’altro campo. Mi sembra quindi inutile sprecare un’occasione come questa esponendo mie opere tutt’al più mediocri. Gli ho quindi chiesto se ad esporre potevi essere tu spiegandogli che sei molto più bravo di me e hai molto più talento e lui ha accettato perché avendo visto i tuoi lavori durante l’esame sapeva a cosa mi riferissi.

Chicco è sbiancato, le sue mani si sono sollevate fino al volto e lo stanno comprimendo riproducendo con successo L’Urlo di Munch.

- Non ci credo! Tu hai fatto questo per me? E lui ha accettato?

- Ovvio!

E sollevo la chioma con le mani lasciando ricadere i capelli sulle spalle come una vera diva di Holliwood. Sono così felice di renderlo felice, amo Chicco con tutta me stessa, è quanto di più vicino ad un fratello io abbia mai avuto e voglio solo che non mi lasci mai e rimanga al mio fianco per sempre. Da quando ho scoperto di essere Terra sto riflettendo sulla possibilità di svelargli il mio segreto, sono certa di non averlo mai fatto nelle mie vite passate, ma sono altrettanto certa di non aver mai avuto accanto una persona così importante per me, tranne Fuoco. Un flash back… veloce come un fulmine… io e Fuoco davanti ad una città in fiamme… davanti ad un campo di battaglie… davanti… davanti… non capisco queste visioni, ma siamo sempre io e Fuoco e non ci guardiamo in faccia, tutt’altro! Sono ricordi veri? Io e Fuoco eravamo amanti? O qualcosa di simile? Perché allora non ricordo nulla… forse ho solo le traveggole e sono troppo in ansia per la sua ricomparsa e per quello che dovremo fare questa sera.

- Oh Maya…

Chicco si lancia letteralmente su di me e mi travolge abbracciandomi e baciandomi sulle guance, sulla fronte, sul collo…

- Fermati Chicco …

E sulla bocca! Capisce subito di aver fatto una sciocchezza e si scosta velocemente, è mortificato.
- Scusa Maya, mi sono fatto prendere dalla felicità e ho perso il controllo.

- Tranquillo Chicco, niente che non abbia già visto!

E rido di gusto, ma lui non sembra così divertito.

- Eh già!

Sussurra ancora un po’ afflitto.

- Senti Chicco, ora devo proprio andare. Nike vuole finire la scultura entro la settimana perché poi deve ripartire. Non abbiamo tempo da perdere.

Lo sguardo di Chicco diventa sospettoso, ma non capisco il suo problema fino a quando non mi spiego con lui.

- Cosa vai a fare da Nike? Devi portargli la foto e il modello per la scultura?

Cerco di essere più disinibita possibile, anche io sono preoccupata per il fatto di dover fare da modella per Nike, ma non ho certo bisogno di un’altra persona, oltre Lukas, che mi fa la predica.

- Chicco svegliati! Tu come hai fatto a fare la foto e il modello? Te la sei immaginata la figura?

- Maya cosa vuoi dirmi? Che poserai tu per la scultura?

- Certo, sono io quella della foto, lui vuole riprodurre esattamente quella foto, non c’è alternativa. Sarà una buona pubblicità anche per me, non è da tutti i giorni fare da modella a Nike!

E rido perché non so che altro fare, rido perché so che tra pochi istanti mi farà un predicozzo, rido perché un po’ mi sento in colpa, ma non vogli che lo capisca.

- Non mi sembra ci sia da ridere! Ti ricordi o no che eri nuda mentre facevamo quella foto!

È proprio arrabbiato.

- Dai avevo lo slip e poi sarò di schiena, non vedrà nulla, esattamente come non hai visto nulla tu. Ho nella borsa una maglietta di mio papà che terrò a portata di mano per gli spostamenti.
Non mi pare che la mia spiegazione lo abbia convinto.

- Senti Maya, permettimi di parlarti chiaramente e scusa il linguaggio poco elegante, ma credo sia l’unica maniera per farti capire bene il mio concetto.

- Non mi pare ti sia mai fatto scrupoli di questo genere con me…

- Me li sono fatti, ti garantisco che me li sono fatti! Quel giorno ho fatto molta fatica a scattare quelle foto. Sebbene come dici tu non ho visto nulla di più di una schiena, l’immaginazione navigava e tutto questo sebbene io ti avessi già vista nuda.

- Chicco smettila, abbiamo già stabilito che io e te possiamo solo essere amici.

- Appunto! Se io che sono “solo” tuo amico ho pensato a porcherie di vario genere, sai cosa può pensare e pensare di farti quel tipo? Non lo conosci, non sai chi sia, non sai con che genere di modelle è abituato a lavorare, non sai nulla di lui…

Ora sono io quella arrabbiata, nessuno può dirmi quello che devo o non devo fare, nemmeno Chicco, senza contare che ho accettato solo per fare un favore a lui. O forse no? Forse volevo rivedere Nike? Forse volevo che mi vedesse nuda? Percepisco di nuovo quella strana sensazione che ho provato ieri, come se delle mani invisibili mi percorressero il corpo, come se io e Nike ci conoscessimo già da tempo.

- Maya mi hai sentito?

- No, cioè sì, insomma! Credo di essere abbastanza grande per decidere da sola quello che posso o non posso fare. Non vado a fare da modella ad un pervertito sessuale, ma ad uno tra i più grandi scultori contemporanei che probabilmente ha visto più corpi nudi di quanti tU non ne vedrai mai e che certamente sa tenere a bada i suoi istinti durante una seduta di lavoro.

Giro i tacchi e me ne vado e non mi importa se Chicco si è offeso o se non mi parlerà per una settimana, un mese o un anno, sono stufa marcia degli uomini che pensano di potermi dire cosa devo fare, forse si dimenticano che io sono Terra.
Lo studio si trova in Piazza Fontana Grande, io vivo dietro la Basilica di San Francesco alla Rocca, a piedi sono poco più di dieci minuti. Da quando ho ripreso a camminare cerco di allenarmi ogni giorno per riprendere completamente il tono muscolare, ma in realtà lo faccio soprattutto per farlo credere ai miei genitori perché fin dal primo momento, cioè fin da quando ho letto la mia storia negli occhi di Lukas e con essa il suo raggiro, ero tornata in piena forma, addirittura più forte di prima, più veloce, più resistenze, insomma più potente. Merito dei miei poteri, ma non potevo certo dirlo ai miei genitori che non ne sanno nulla di Elements, Caos, Predonum e tutto il resto. Al momento anche io ho pochi ricordi e confusi, so qual’ è da sempre la nostra missione e quali sono le minacce, ma tutto il resto è avvolto nella nebbia, pochi sprazzi di luce in mezzo ad una fosca e densa nebbia. Raggiungo velocemente la piazza, ho sempre trovato la sua fontana molto suggestiva, è la più antica fontana di Viterbo e fu costruita all’inizio del XXIII secolo grazie ai maestri scalpellini Bertoldo e Pietro Di Giovanni. L’acqua che alimenta la fonte proviene ancora oggi da un acquedotto romano che risale al IX secolo.
Cerco il civico giusto e mi trovo davanti ad una vetrina anonima con una tenda bianca abbassata, è impossibile sbirciare all’interno, si tratta di una di quelle tende dalle quali puoi vedere da un lato mentre dall’altro è completamente oscurato. Mi soffermo qualche minuto davanti alla porta d’ingresso, ho un po’ di ansia. Forse è il senso di colpa, nonostante le parole che ho rivolto a Lukas e Chicco e nonostante l’apparente scioltezza, sono rigida come uno stoccafisso e impacciata come un elefante in una cristalleria. Mi faccio coraggio e busso, nessuna risposta. Forse è un segno, devo tornare a casa. Sto per voltarmi quando sento il rumore di un campanello. È un suono dolce, un trillo leggero. Mi giro e Nike è sulla porta.

- Ciao Maya, entra pure.

Wow, in questa versione oltre a dimostrare la sua età e non dieci anni in più – ho quindi stabilito che il completo elegante non gli dona – è molto più bello di quanto non ricordassi. Forse però un po’ meno affascinante, ma solo poco. Lo seguo e ci ritroviamo in un open space illuminato da un numero esagerato di luci oltre che dalla luce naturale che proviene dalla vetrina e da tre lucernai che si trovano sul soffitto di legno. I muri sono bianchi, il pavimento è in vetroresina bianca all’interno del quale corrono cavi elettrici luminosi che creano giochi di luce sempre rigorosamente bianca. L’unico tocco di colore, se così si può dire, è Nike: completamente nero. Indossa un pantalone sportivo morbido che gli cade leggermente sui fianchi e una maglietta nera anch’essa piuttosto slabbrata e consumata. Lascia intravede un fisico asciutto e atletico, ricordo di aver letto in un’intervista che Nike ama lo yoga e lo pratica quotidianamente, non immaginavo che una disciplina così spirituale modellasse muscoli così perfetti. Devo rivedere il mio punto di vista sullo yoga. Cerco di non apparire intimorita, ma tutto questo bianco non aiuta. L’idea di dovermi spogliare in questa stanza dove nulla può passare inosservato mi spaventa sempre i più. Decido di essere sincera.

- Nike, ascolta…

Non mi lascia terminare la frase.

- Maya, non ti preoccupare, capisco che ti senti a disagio adesso, ma vedrai che dopo che avremo cominciato ti sembrerà tutto molto naturale e pulito.

Le sue parole mi tranquillizzano, scrocchio il collo, stiro le spalle e distendo la muscolatura delle gambe. Sono pronta. Mi fa vedere dove lavoreremo, mi troverò proprio frontale alla vetrina. Ha scelto un angolo dal quale è possibile vedere la strada esterna, ma sono certa che da fuori non possano vedere all’interno perché l’ho appena verificato personalmente. In questo modo sarò illuminata sia dalla luce naturale del sole che brilla alto quest’oggi, sia da tre faretti posizionati appena sopra la mia testa che proiettano una luce calda giallognola. Nike sarà a circa un paio di metri da me con un enorme pezzo di splendido marmo di Carrara da modellare sotto i miei occhi. Sono emozionata, vedrò un mostro della scultura al lavoro e questo pensiero allontana quel senso di pudore che mi aveva assalito appena entrata. Mi spiega che per il momento si concentrerà sul mio busto, solo in seguito si occuperà della base dove i miei capelli si trasformeranno in radici che si immergono nella terra. Userà tre quarti del pezzo di marmo che ha la forma di un parallelepipedo verticale, e lascerà il pezzo inferiore per ultimo. Mi mostra un separé in stile orientale dietro il quale posso spogliarmi e lasciare i miei abiti, è molto professionale e concentrato. Mi preparo, rimango con gli slip di microfibra color carne, gli stessi che ho usato per fare la fotografia. Infilo la maglietta di mio padre, mi copre appena oltre il sedere allora la tiro con le mani ed esco. Nike non mi degna nemmeno di uno sguardo, sta toccando il marmo, lo accarezza soffermandosi su alcuni punti. Provo quasi il desiderio di essere il marmo per poter sentire le sue mani, lo desidero fin da quando le ho viste. Scaccio quel pensiero impudico e mi siedo sul lenzuolo bianco che ha posizionato a terra voltandogli la schiena, poi tolgo la maglietta e rimango nuda. Non ho freddo, ha acceso una piccola stufa nell’angolo opposto per tenermi al caldo e per creare quella piacevole sensazione di confort. Arrotolo la maglietta e me la metto tra le gambe che devono stare dritte davanti a me per non vedersi. Protendo le braccia indietro e appoggio le mani a terra, poi inarco la schiena e sporgo la testa lasciandola cadere seguendo la forza di gravità. I miei capelli raggiungono il pavimento e lo sfiorano.

- Bene Maya. Sei perfetta. Ora non ti muovere.

La sua voce non è più sicura e decisa come prima, piuttosto mi giunge all’orecchio roca e vellutata. Non so se dipenda da me o dal piacere di lavorare il marmo, ma certamente è turbato. Comincia a creare, sento il crepitio del marmo e il ritmo incessante dello scalpello. I primi minuti passano tranquillamente, Nike non parla mentre lavora quindi io faccio lo stesso. Ad un certo punto avverto un fremito percorrermi, si tratta di un brivido di piacere, più che di freddo. Ad ogni colpo degli attrezzi sulla pietra sento il battito del cuore accelerare, è come se scolpisse il mio stesso corpo, trasformandolo a suo piacimento. Sono in una realtà parallela, dove tutto è ovattato, surreale, pigro e voluttuoso. Mi sento languida, sensuale, licenziosa e sono tentata di perdere la posizione per toccarmi il seno e scivolare verso il basso ventre. Ho urgenza di toccarmi e di essere toccata, anelo un contatto fisico immediato e passionale. Sono sul punto di perdere completamente la concentrazione, ma qualcosa mi turba e spalanco gli occhi. Sono certa di essere osservata, ma Nike è al suo posto, assorto in una specie di meditazione lavorativa mistica e scalpella, leviga e colpisce il candido marmo senza quasi guardarmi. Oso spostami leggermente in avanti e lo vedo, un tuffo al cuore. È Lukas, anzi è Fuoco con tutta la sua rabbia e ferocia, quella primordiale, quella che solo con il passare dei secoli ha imparato a gestire e contenere. Mi fissa dalla vetrina e i suoi occhi sono in fiamme. Ma non è possibile che mi veda, giusto? Certo che no, quelle tende sono fatte apposta per evitare che dall’esterno si veda l’interno, ma il mio corpo dice altro, dice che lui mi vede. Di scatto sposto le braccia e con le mani mi copro il seno e nello stesso istante vedo Lukas che si sposta e si piazza davanti alla porta d’ingresso. Comincia a colpirla con tanta violenza che tra poco la vedrò crollare. Intanto Nike riprende contatto con la realtà, prima guarda me, poi la porta e poi di nuovo me. Sembra confuso e leggermente stordito.

- Cosa succede Maya?

Non voglio dirgli la verità cioè che penso che Lukas mi spiasse dalla vetrina, ma non posso far finta di non conoscerlo, soprattutto perché sono certa che non smetterà di picchiare quella porta fintanto non l’apriremo o l’avrà abbattuta.

- Ho sentito bussare e mi sono spaventata. È un mio amico. Doveva venire a prendermi, ma forse ha sbagliato orario.

Sembra un po’ scocciato, ha irrigidito la mascella e ho la sensazione che voglia dirmi qualcosa di pungente, poi per fortuna si rilassa e mi risponde:

- Va bene, comunque credo che per oggi possa bastare.

Guardo il pezzo di marmo, sembra identico a quando sono entrata, il pavimento però dice il contrario perché è ricoperto da scarti. Mi infilo la maglietta e corro dietro il separé per rimettermi il mio abito. Intano Nike va ad aprire la porta e si ritrova davanti Lukas. La scena è quasi apocalittica, sembrano due titani che si sfidano a colpi di sguardi, nessuno dei due ha la minima intenzione di arrendersi per primo. Vedo un’unica soluzione. Volo verso l’uscita, prendo Lukas per un braccio e mentre lo trascino via, mi scuso con Nike. L’artista in questo momento è tale e quale alle sue sculture: marmoreo e indistruttibile. Con tono tra il divertito e il provocatorio.

- Domani, stesso posto, stessa ora e stesso abbigliamento!

Questa poteva risparmiarsela.
   
 
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