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Autore: MaryFangirl    09/09/2019    6 recensioni
Dopo una notte di bagordi, al mattino Kaori si sveglia tra le braccia di non uno, ma due uomini, senza alcun ricordo: vive un sogno o un incubo?
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Mick Angel, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Erano passate due settimane da quando gli eventi avevano avuto luogo. Kaori non era avanzata su ciò che era realmente accaduto. Era riuscita a respingere le immagini in secondo piano in modo da non vederle di continuo tutto il giorno. Era stata corsetta: era troppo difficile vedere il suo partner mentre allo stesso tempo vedeva entrambi in pieno atto...voleva gettarsi tra le sue braccia, spogliarlo e...

Stop, si disse, le guance rosse. Lasciava riaffiorare quei pensieri solo la sera, cercando costantemente di trovare i dettagli che le avrebbero permesso di conoscere la verità, ma nulla.

Si sentiva frustrata e allo stesso tempo provava risentimento nei confronti degli altri due. Era colpa loro se aveva bevuto. Di quello almeno se ne ricordava. Avevano passato due o tre ore in quel bar. Ryo e Mick erano già in fase avanzata. L'avevano invitata ma, a dire il vero, avevano passato il tempo a rincorrere tutto ciò che indossava una gonna tranne lei. Non aveva tirato fuori il martello perché avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita così. Quindi aveva messo come un coperchio sulla propria rabbia.

Eppure si era sforzata, indossando un bel vestito che Mick aveva trovato parecchio di suo gusto, non evitando di dirglielo e facendole apertamente delle avances finché Ryo non gli aveva lanciato un'occhiataccia. Altri uomini non erano stati insensibili al suo fascino e le avevano offerto da bere, cosa che lei aveva rifiutato ogni volta. Non aveva visto gli sguardi dei due uomini verso gli altri e, dopo un po', era stata tranquilla, molto tranquilla, troppo tranquilla...aveva raccolto le sue cose e si era alzata per andarsene. Mick l'aveva supplicata di rimanere. Lei aveva detto loro che avevano già bevuto troppo e che avrebbero fatto bene a rientrare ugualmente. Allora Ryo l'aveva sfidata:

"Ok, signora Guastafeste, ti offro un bicchiere. Se lo bevi e riesci poi a infilare questa moneta nel bicchiere al primo colpo, allora rientriamo. Altrimenti rimaniamo tutti qui"

"Non bevo, Ryo. Lo sai"

"Un bicchiere, Kaori. Non ne reggi uno? Ok, lascia stare: ti ho sopravvalutata" aveva detto con un sogghigno. L'aveva offesa. Lei sapeva che accettando commetteva un grosso errore, lasciando che la sua impulsività prendesse il sopravvento...di nuovo.

"Ok, un drink" aveva risposto, sostenendo il suo sguardo.

Lui aveva ordinato un Manhattan che aveva sorseggiato lentamente per abituarsi, sentendo l'alcool montarle lentamente alla testa. Certo, aveva fallito. Non reggeva l'alcool e le sue idee erano già confuse. Ricordava vagamente di aver ballato con Mick, poi niente. Forse aveva bevuto ancora o no? Non sapeva nemmeno come fossero rientrati. Il seguito, lo conosceva: il risveglio tra i suoi due presunti amanti...represse ancora una volta il desiderio di urlare.

"Kao, dove sei?" sentì.

Si alzò dal letto dove stava riposando e uscì a incontrare il suo partner.

"Vieni, è ora del tuo allenamento"

"Arrivo"

Lo raggiunse per la sessione di lotta corpo a corpo. Da due settimane, sentiva il suo sguardo su di lei, soppesandola. Non ce la faceva più. Che lui si ricordasse di quella notte senza volergliene parlare? Non osava affrontare la questione per paura di essere respinta, derisa o quant'altro. Parò i primi colpi, poi Ryo la sfidò ad attaccarlo.

"È solo questo che hai in mente: sfidarmi? Sfidarmi a bere, ad attaccarti? Cosa ti inventerai ancora?" borbottò.

"Hai finito? Possiamo continuare a lavorare?" la canzonò severamente.

"Sì" mormorò lei piano, riprendendo compostezza.

Lo attaccò e lui la evitò velocemente. Lei ripeté il gesto e lui l'afferrò per il polso, girandole il braccio. Glielo strinse più forte del solito.

"Ryo, mi fai male"

"Concentrati, Kaori. Pensi che i criminali aspettino che tu abbia le idee chiare per attaccarti?" le urlò.

"Smettila di prendermi per idiota e incompetente! Faccio del mio meglio. Ma non è mai abbastanza per te!"

"Non voglio vederti morire, lo capisci? Ho promesso a tuo fratello di vegliare su di te ma tu non mi aiuti"

"Lascia stare mio fratello! Se sono un tale peso, perché mi tieni con te da sei anni?"

"Me lo chiedo anch'io!" disse lui senza riflettere. Lei si allontanò, ferita, poi, dopo pochi secondi, fuggì dalla stanza.

Ryo la lasciò andare. Perché l'aveva spinta al limite? Perché le aveva detto tutte quelle idiozie? Ultimamente era preoccupato: lei non era più la solita, la sentiva sulla difensiva anche con lui e non gli piaceva. Erano soci. Se lei non si fidava più di lui, come avrebbero potuto continuare a lavorare insieme così bene come sempre? Decise di andare da lei, dovevano chiarire le cose. Non la trovò nella sua stanza, né in cucina né da nessun'altra parte della casa. Era certamente uscita per rimettersi le idee a posto. Avrebbero parlato al suo ritorno.

Kaori era uscita di casa come una furia. Non sapeva nemmeno perché fosse arrabbiata con lui. Se l'era presa per niente, mentre lui si preoccupava per lei. Ma in quel momento, non sapeva che pesci prendere: era così sballottata dalle sue emozioni che provava come poteva a proteggersi da tutto ciò che potesse scuoterla.

Fu improvvisamente tirata fuori dalle sue fantasticherie da urla oltraggiate di donne. Avanzando in quella direzione, si sentì ribollire in faccia. Stava ancora facendo l'imbecille. Non aveva perso tempo a ricominciare con le sue scemenze. Vedeva già l'espressione libidinosa, le labbra sbavanti...vide rosso. I pugni chiusi, si avvicinò e vide lo zoticone. Beh, non era quello a cui pensava...

"Mick, cosa ci fai qui?" fece severamente.

"Mia amata Kaori!" gridò, saltandole addosso mezzo nudo. Lei lo sistemò con un martello, incastrandogli la testa nel marciapiede. I passanti li guardarono allibiti.

"Sono anch'io contento di vederti..." si lamentò lui sotto il martello.

"Pensi un po' a Kazue? Al male che le fai?"

"Ma no" disse lui, togliendosi la polvere di dosso. "È pazza di me e del mio corpo da atleta...allora, mia bella, che ne dici di te e me in un grande letto a baldacchino..." sussurrò, prendendola per la vita e premendola contro di sé.

"E il mio martello, che ne dici del mio martello!" rispose lei, facendo oscillare altre 100 tonnellate sulla sua testa. "Mai più, hai sentito Mick, mai più!" gli disse mentre se ne andava.

Mick la guardò stranito. Rifletté ma non capì: il martello se l'era meritato, questo era certo. D'altra parte, cosa non ci sarebbe stato mai più? I suoi tentativi grotteschi di seduzione? Kaori sapeva che era solo un gioco. Teneva davvero a lei, ne era anche stato innamorato, ma la cosa si fermava lì. Amava la sua natura impulsiva e prendere un martello in testa era certamente doloroso ma una bella prova di amicizia per quanto lo riguardava. Sbatté la testa contro un palo di fronte agli occhi attoniti dei passanti: era un masochista...

Riprese la caccia.

Kaori stava piangendo quando arrivò al cimitero. Vedere Mick l'aveva sconvolta. Non poteva più sopportare quella situazione. Si inginocchiò davanti alla tomba di suo fratello e vi appoggiò la testa come se lui fosse lì davanti a lei. Avrebbe voluto così tanto che la circondasse con le sue braccia e le desse conforto. Riusciva ancora a vedere i suoi occhi pieni d'amore su di lei, il suo modo di arruffarle i capelli dopo una discussione seria, tutte le piccole attenzioni che avevano reso il suo ambiente un bozzolo sicuro, sereno e caldo. Ne avrebbe avuto bisogno ora.

"Cosa ho fatto, Hide? Ho rovinato tutto. Doveva essere una delle esperienze più belle della mia vita ed è diventata un incubo. Cerco di non far vedere niente ma mi sta divorando da dentro"

Le sue lacrime si fecero più forti. Soffocava sotto il peso di quel dolore.

"Io...non so cosa fare. Dimmi che passerà, dimmi che mi riprenderò, dimmi qualcosa. Merda, Hide, perché te ne sei andato così in fretta! Non avevi il diritto di lasciarmi!" cominciò a urlare mentre picchiava la pietra. "Non avevi il diritto! Ho bisogno di te e tu non ci sei! Sono sola! Completamente sola, mi senti!"

Crollò sulla tomba senza forze. Non sentì i passi avvicinarsi a lei e saltò quando due mani si posarono sulle sue spalle.

Nel frattempo, Ryo era uscito: aveva bisogno di sfogarsi. Così si avviò verso il parco. Dopotutto, la giornata era bella e soleggiata, le ragazze avevano indossato i loro abiti primaverili, avrebbe visto belle gambe scoperte, si disse sfregandosi le mani. Vedendo la sua prima preda, assunse il suo aspetto seducente e cominciò a farle una corte molto assidua anche se seria. La giovane donna arrossiva ai complimenti di lui. L'aveva in tasca. Quando le offrì di andare a bere qualcosa, lei accettò, ma quando si girò e lui le vide il sedere, non poter fare a meno di allungare le mani, palpeggiandola esageratamente, la bava alle labbra. Quel corpo meritava l'attenzione dello Stallone di Shinjuku, già pronto all'azione altrove...

Purtroppo, la ragazza non la pensava allo stesso modo e urlò. Poi si voltò e gli assestò la borsa in faccia più volte. Allertate, le persone si avvicinarono e due uomini vollero aiutare la ragazza. Ryo, sebbene fosse in grado di difendersi da loro, fuggì: non aveva l'abitudine di lottare con persone innocenti.

Non arrendendosi, riprese le sue peripezie e incontrò Mick, la cui aria da belloccio aveva un po' sofferto a causa del massiccio incontro con Kaori. Vedendo Ryo che guardava con ansia in tutte le direzioni alla ricerca della sua partner, lo rassicurò dicendogli che era già lontana. Ripresero la loro attività preferita con sempre lo stesso esito, poi, con la sera che avanzava, fecero il giro dei cabaret, divertendosi con le conigliette e ubriacandosi. Alla fine, crollarono in un vicolo a due passi da casa e vennero svegliati di mattina presto da Kazue e Saeko. Il risveglio fu gelido e bagnato, le ragazze avevano gettato un secchio d'acqua sulle loro teste.

"Saeko! Perché sei così crudele con me? Persino Kaori non è così cattiva..." si lamentò Ryo. Lei si inginocchiò davanti a lui e lo guardò severamente.

"Ho recuperato la tua partner con il cucchiaio ieri pomeriggio. Sei fortunato che sia stata sedata, altrimenti avrebbe passato la notte a rodersi il fegato per colpa tua" disse indicandolo. Le sue parole lo svegliarono d'un tratto e il suo cuore si strinse dolorosamente.

"Dov'è?"

"In camera sua. Dorme ancora. Il Doc passerà per le 10 per visitarla di nuovo. Rimarrò per altri venti minuti, il tempo che tu ti faccia la doccia e ti cambi. Puzzi di alcool, Ryo"

Si alzò e se ne andò. Lui ignorò lo sguardo accusatore di Kazue e aiutò Mick a rialzarsi. Era preoccupato per la sua partner e allo stesso tempo arrabbiato con se stesso: se Saeko aveva potuto vedere Kaori disperata, era perché quest'ultima aveva perso il controllo e lui non l'aveva previsto. E Kaori, che faceva sempre paragoni tra sé e l'ispettrice, odiava quell'ammissione di debolezza. Ma si disse che erano sfuggiti a una situazione più grave: Kaori avrebbe potuto essere rapita ancora una volta...

Prima che Saeko partisse, le chiese cos'avesse visto e sentito. Lei gli spiegò come Kaori stesse colpendo la lapide di suo fratello urlandogli di averla lasciata sola per poi crollare in lacrime. Ecco tutto. Lui non chiese cosa ci facesse lì. Conosceva i legami che avevano unito Saeko e Maki e quanto la sua morte l'avesse toccata anche se sembrava indifferente a molte cose. Quando lei se ne andò, Ryo si sedette accanto a Kaori in attesa che si svegliasse.

Quando uscì dal suo sonno senza sogni, Kaori sentì una presenza al suo fianco: era lui. Anche tra mille, sarebbe sempre stata in grado di identificarlo. Inconsciamente, tirò il lenzuolo per proteggersi dal suo sguardo. Lui si sedette accanto a lei sul bordo del letto.

"Buongiorno, Sugar"

Lei lo guardò con le lacrime agli occhi. Da quando i loro rapporti si erano evoluti in quel modo? Col nodo in gola, cercava di trovare le parole.

"Parlami, Kao. So che non stai bene. Parlami, per favore" sussurrò.

La vide rannicchiarsi su se stessa e appoggiare la testa sulle ginocchia. Lei non poteva sopportare di vederlo torturarsi così per colpa sua ma non riusciva a trovare le parole per spiegarsi. Come spiegargli che stava soffrendo per qualcosa che ricordava vagamente e lui per niente? Che aveva paura delle conseguenze sulla loro partnership, che lui la respingesse? Lui la prese tra le braccia, sapendo che era l'unica cosa da fare per il momento, darle un po' di conforto. Lei non lo spinse via, lasciandosi cullare finché non si sentì abbastanza forte da uscire dalla sua bolla.

Ryo non le fece altre domande. Si concentrò su cose pragmatiche come lavarsi, vestirsi, mangiare, dicendosi che ripristinare un po' di normalità le avrebbe fatto bene. Lei lasciò che lui la guidasse e gli fu grata che fosse lì, proprio lì, come avrebbe fatto suo fratello.

Quando arrivò Doc, osservò la sua paziente e la portò in camera sua per visitarla. A Ryo fu chiesto di starne fuori, cosa che fece con riluttanza dopo aver avvertito il vecchio di rimanere professionale. Dopo un primo esame, Doc si sedette di fronte a Kaori.

"La pressione è un po' bassa ma il resto sembra a posto. D'altra parte, ciò che mi preoccupa è lo stato di ansia in cui ti trovi. Cosa c'è che non va, Kaori?"

"Non voglio parlarne" rispose la giovane donna, distogliendo lo sguardo.

"Kaori, ascoltami bene. Se continui così, cadrai a pezzi. È la missione che ti turba ancora?"

Lei scosse negativamente la testa. Lui posò una mano sulla sua, ma lei la tirò via rapidamente come se il contatto la bruciasse. Improvvisamente lui ebbe dei sospetti.

"Kaori, andrò dritto al punto. Il tuo comportamento, la tua crisi di ieri...sei stata violentata?"

"No!" gridò la giovane donna, inorridita.

Ryo entrò nella stanza dopo aver sentito l'urlo della sua partner. Doc gli fece segno che andava tutto bene e gli chiese di uscire di nuovo. Lui li guardò e obbedì.

"Molto bene. Allora parlami"

"Io...non posso. Lui non deve saperlo. Ryo..." sussurrò, girando la testa verso la porta.

"Kaor, tutto quello che mi dici rimarrà tra noi. Se non vuoi che gliene parli, non lo farò" le disse, guardandola dritto negli occhi. Lei lo guardò e annuì.

"Nemmeno Kazue deve saperlo"

Doc la guardò, sorpreso: cosa c'entrava Kazue in tutto ciò? Kaori sospirò e gli disse tutto. Doc non fece commenti inappropriati, nessuna battuta. La lasciò aprire poi, quando ebbe finito, le prese entrambi le mani in un gesto confortante e disse:

"Vorrei che tu fossi venuta da me subito dopo. Avremmo potuto prendere dei campioni e forse sollevato alcuni dei tuoi dubbi. Ciò che è fatto è fatto, non ci soffermeremo sull'argomento"

"Ok" mormorò lei.

"Per il momento, vorrei visitarti per accertarmi delle conseguenze e fare degli esami del sangue per verificare alcune cose"

"Verificare cosa?" chiese, improvvisamente nel panico.

"È routine Kaori: conteggio dei globuli, il tuo tasso di ferro, e se non sei incinta..."

"Ma prendo la pillola: non c'è rischio"

Il dottore le lanciò uno strano sguardo e proseguì.

"Il trattamento che ti ho dato conteneva iperico, che annulla l'effetto della pillola"

Vide lo stupore sul suo viso, poi il dolore.

"Io...no...non ne vale la pena. Non posso..."

"Non sei pronta a considerarlo, posso capire. Ascolta, come medico, ho bisogno di sapere per adattare il trattamento. Ma se lo desideri, posso aspettare prima di comunicarti i risultati. Mi dirai quando sarai pronta. Va bene?"

Lei annuì.

"Nel frattempo, per non trascurare nulla, ti darò integratori alimentari. Non ti faranno male"

Lei lo lasciò praticare i suoi esami. Confermò che aveva perso la verginità ma tutto era a posto. Riempì alcune fialette del suo sangue e la lasciò. Lei rimase come anestetizzata per un momento, poi si addormentò di nuovo, svuotata dalla nuova eventualità.

Doc rifiutò di dire qualsiasi cosa a Ryo, tranne che lei aveva bisogno di riposo e che doveva prendere quanto le aveva prescritto per prendere il toro per le corna. Poi se ne andò. Poco dopo, quando Ryo andò a vederla, si era addormentata. Chiuse la porta, preoccupato e frustrato per essere stato così escluso dalla vita della sua compagna di squadra. Sperava che avesse solo bisogno di un po' di tempo e che dopo avrebbe parlato con lui.

  
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