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Autore: Cossiopea    10/09/2019    1 recensioni
Strinsi le chiavi nella mano e l'emozione che provai fu più che soddisfacente.
Alzai gli occhi su Tony, che mi squadrava attraverso gli occhiali da sole con il tipico fare sospettoso e per niente convinto.
-Ti sto affidando una grossa responsabilità, Parker- mi fece, gli occhi che sembravano volermi scavare nell'animo per farne emergere i segreti più cupi della mia vita -Non mi deludere.
Deglutii.
-Tenterò di non farlo, signore- gli dissi mentre le chiavi che stringevo nel pugno sembravano diventare incredibilmente roventi.
Il signor Stark alzò un dito.
-È qui che sbagli, ragazzo- mi disse, serio -Non devi TENTARE di non farlo, tu devi proprio NON FARLO.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morgan Stark, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9. Perché?


Il paesaggio correva fuori dal finestrino senza che io neanche lo guardassi.

I miei occhi esaminarono per un istante il riflesso del mio viso sul vetro e io sospirai, non riuscendo lontanamente a collegare il volto tirato e sfinito del ragazzo che vedevo con l'immagine che ricordavo di me stesso.

Sospirai di nuovo e mi feci passare stancamente una mano sulla faccia.

Voltai lo sguardo verso Morgan, che fissava il vuoto, immersa nelle proprie riflessioni. Immaginai uno scenario apocalittico nel quale, in cima alla più alta delle vette, quel minuscolo esserino emerso dagli antri più oscuri della Terra si ergeva come un sovrano ricco e spietato...

Un brivido mi corse su per la schiena mentre scacciavo rapidamente quel pensiero agghiacciante.

Il silenzio che regnava nella vettura era totale da almeno un quarto d'ora, rotto soltanto dal tenue ronzio del riscaldamento che si diffondeva piacevolmente nel lussuoso abitacolo.

Immersi la mano nello zaino che separava me e Morgan e ne feci emergere un paio di occhiali famigliari.

Li inforcai con un gesto istantaneo e controllai la distanza che ancora ci mancava per arrivare alla destinazione.

I riquadri che mi si aprirono erano gli stessi che avevo imparato ad accettare. Gli stessi che nel paio di volte in cui, durante il viaggio, avevo deciso di dare una sbirciata alle lenti mi erano puntualmente apparsi davanti al naso.

-Distanza percorsa: 488 chilometri. Distanza mancante: 82 chilometri- annunciò allegramente la solita voce robotica.

Avevo impostato lì il navigatore che ci avrebbe condotto alla Mark.95, decidendo che era probabile che quel piccolo giocattolo di Tony Stark fosse molto più affidabile del Google Maps nel mio cellulare.

Ma oltre a questa semplicissima azione avevo scelto di non armeggiare ulteriormente con quell'oggetto terribilmente potente. Ogni minima azione fatta con quell'affare avrebbe potuto portare ad una catastrofe ancora peggiore del perdere un'armatura da milioni di dollari, e anche solo l'idea di poter essere il responsabile di simili tragedie mi aveva spinto a seguire il mio carissimo istinto, il quale mi suggeriva caldamente di essere prudente.

Eppure in quel momento di immobilità e guadagnato relax, nel quale la quiete regnava sulla macchina e nessuno di noi si azzardava a emettere un singolo suono, decisi che fare un giro nella memoria che quegli occhiali racchiudevano senza toccare niente non avrebbe fatto male a nessuno...

Capii che l'interfaccia delle lenti si controllava tramite impercettibili movimenti della pupilla e delle palpebre, che aiutavano a viaggiare rapidamente da una cartella all'altra senza comando vocale. Non ci misi molto ad imparare a gestire gli scatti dei miei occhi e dopo pochi minuti ero capace di girare liberamente tra i diversi tipi di file e documenti.

Solo adesso credevo di aver compreso cosa ci trovasse Morgan in quel marchingegno fantascientifico, nella sensazione prorompente di poter fare qualsiasi cosa.

La piccola Stark mi lanciò un'occhiata perplessa dal suo sedile, ma la ignorai, continuando a navigare dentro a quell'universo digitale racchiuso in un paio di piccole lenti.

Dopo quasi cinque minuti di esplorazione incappai quasi per caso in una pagina delle impostazioni principali che indicava i protocolli attivati. Dal meno recente all'ultimo, in ordine cronologico.

Mi accorsi di quante cose si potessero fare e di come Tony utilizzava pienamente le abilità di quell'affare incredibile...

Poi arrivai all'ultimo protocollo...

Per un attimo il mondo si fermò. Il tempo smise di scorrere e io rimasi congelato nell'attimo, fissando come ipnotizzato quella scritta fluttuante, quasi volessi convincermi essere solo un incubo.

L'unica cosa che riuscii a pensare in quel momento fu una sola e solitaria domanda, quasi un sussurro lanciato dalla dalla mia mente incapace di ragionare.

Perché?

Poi fu come una scossa e il mio intero corpo vibrò mentre la mia testa scattava in direzione di Morgan, gli occhi che mandavano scintille furiose.

-"Toccata e fuga"?- le urlai, indicando le lenti con vigore -"Toccata e fuga"?! Cosa accidenti significa "Toccata e fuga"?!

Happy emise un grugnito, infastidito dalla mia reazione; ma lo ignorai, concentrandomi unicamente sulla bambina che mi sedeva accanto.

Lei fece un sorrisino lesto.

-Non posso prenderti sul serio con quegli occhiali- disse, e per un attimo vidi in fondo ai suoi occhi l'esatta copia in miniatura di Tony Stark.

Con un urlo frustrato mi levai l'accessorio tecnologico.

-Mi avevi detto che il protocollo attivato era "Fuga con stile"!- esclamai, questa volta con la voce appena incrinata, come sull'orlo del pianto.

-Che succede lì dietro?- domandò a quel punto Happy, lanciandoci un'occhiata severa dallo specchietto.

-Cosa hai attivato in realtà?- feci guardando Morgan, evitando la domanda di Hogan.

La piccola sbuffò.

-Quel protocollo serve per confondere il nemico- sputò la bimba, di malavoglia, alzando mestamente gli occhi al cielo -Spedisce l'armatura verso un punto a caso e poi la fa tornare alla base dopo un paio d'ore- mi guardò -Devi imparare a non fidarti mai di me.

-Cosa?!- urlai mentre l'intero corpo si irrigidiva e una rabbia cieca traboccava -Morgan, hai idea di quello che hai fatto?- la voce mi tremava -Sai cosa ho passato per arrivare fino a qui?

Batté le palpebre e fece una smorfia.

-Ero con te: certo che lo so.

Mi morsi un labbro e la voglia di sgozzare quel piccolo mostro mi invase l'anima.

-Ma perché l'hai fatto?!- strillai, senza ormai nessun autocontrollo.

Quella mise il broncio e incrociò le braccia.

-Perché sto sempre chiusa in casa- rispose borbottando -Volevo fare qualcosa di forte questa volta.

Ma che...?!

-E per questo mi hai fatto attraversare tutto il Vermont? Per questo sto rischiando la mia reputazione e la fiducia che tuo padre ha in me?

Morgan voltò lo sguardo nella mia direzione e, come fosse la cosa più normale del mondo, rispose con una minima parola. Una singola sillaba detta con leggerezza:

-Sì.

Non è servito a niente strillava il mio cervello Non è servito a niente!

-Ma che diamine state combinando?- intervenne nuovamente il nostro autista.

Mi voltai di botto verso di lui.

-Happy, inverti la direzione- gli dissi, con tutta l'autorità di cui ero capace -Devo tornare a New York, adesso!

-New York?- quello mi fissò attraverso il riflesso nello specchietto -Peter, siamo quasi arrivati: manca meno di mezz'ora a Newport...

-E quanto dista da qui la casa di Tony?

L'uomo parve pensarci un attimo.

-Circa sei ore di macchina.

Un brivido congelato mi attraversò il corpo.

E mentre ancora la mia mente lavorava, nella vana ricerca di una soluzione per questo casino, mentre tentavo di aggrapparmi alla speranza ormai scomparsa... la mia anima si arrese. Il mio Senso di Ragno smise di urlare e io mi ritrovai perso, a brancolare nel buio senza più un punto di appiglio, mentre ancora un eco lontano sembrava rimbombarmi nel cranio.

Perché...?

Ore: 14:26.

   
 
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