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Autore: Shimba97    11/09/2019    8 recensioni
La vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l’Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo.
Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali che avevano quasi causato lo sterminio dell’intero genere umano, a parte una manciata di persone che si contavano sulle dita delle mani…
- Ehi angelo, senti. Se questa libreria è frutto di un miracolo, puoi spiegarmi questo libro?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dei segreti di Crowley e dei pensieri di Aziraphale
Di arti antiche
 
 
Aziraphale guardò quel libro per diverse ore, indeciso. Se Crowley gli aveva regalato quel libro allora c’era qualcosa di oscuro lì dentro.
Aveva passato l’ultima mezz’ora a fissarlo. Si avvicinava, poi ci ripensava e tornava indietro, per poi dopo una decina di minuti sfiorare la copertina e ritirarsi titubante, scrollando le spalle. E se fosse stato un semplice libro di narrativa? Un romanzo per farlo sognare ad occhi aperti? Forse stava giudicando il suo amico proprio come quel libro, dalla copertina. Sospirando si riavvicinò, afferrandolo e sedendosi sulla poltrona. Se non gli fosse piaciuto si sarebbe fermato.
 
L’angelo passò la maggior parte della serata a leggere quel libro.
All’inizio era una lettura abbastanza piacevole e scorrevole, fin quando sgranando gli occhi non arrivò a quella parte. Arrossì fino alle orecchie, chiudendo con un tonfo sordo il romanzo, respirando più affannato. Sapeva che il demone lo aveva fatto cadere nella trappola: era tutto così blasfemo! Quelle… attività ricreative erano impudiche e scandalose, per Dio! Distolse lo sguardo, imbarazzato. Eppure quella coppia sembrava provare qualcosa di più che la lussuria. Andiamo Aziraphale, il sesso è l’arte più antica del mondo! Scosse la testa, cercando di ignorare quella vocina che assomigliava tanto al suo demone preferito. Doveva ricordarsi di Sodoma e Gomorra? Tutta quella perversione aveva portato alla morte di migliaia di persone. Ma non puoi negare di non averci mai pensato. Alzò gli occhi al cielo, scocciato. Era capitato. Rarissime volte. Forse qualche volta in più. Ma non erano cose da angeli; lui profanava già il suo corpo con il cibo mortale, come gli aveva detto tempo addietro Gabriel, non si sarebbe abbassato a tanto. Tornò il sé, prendendo un profondo respiro e riaprendo il libro. Magari i personaggi si sarebbero dichiarati amore eterno, si sarebbero sposati… e lui amava l’amore, era portatore di buone notizie e riusciva a percepire quel sentimento d’ovunque.
 
Da quel momento in poi passò tutta la notte chino su quelle pagine dalla fresca stampa e moderna, mordendosi il labbro di tanto in tanto, quando le cose si facevano più maliziose, fino ad intristirsi per la piega che stava prendendo la trama. Si fermò solo quando, guardando l'orario, scoprì con sua grande sorpresa e sgomento che erano le 4 del mattino; era rimasto seduto nella sua poltrona per intere ore.
Si passò una mano tra i capelli biondi, decidendo di farsi un thè per rilassarsi, dato che aveva un tumulto interiore non indifferente. Il suo pensiero andò senza pensarci a Crowley. Si chiese se fosse sveglio a quell'ora, se stesse innaffiando le sue piante o se fosse in giro per Londra a sfrecciare ad una velocità non umana con la sua auto d'epoca. In quel secondo un pensiero folle lo sfiorò: magari se fosse stato qui, con lui, avrebbero potuto discutere di quel libro insieme, davanti ad una tazza di thè e di caffè nero per lui, bisticciando come una vecchia coppietta per le parole dirette e maliziose del demone, indirizzate solo a lui per imbarazzarlo più di quanto già non fosse.
Sgranò gli occhi, trovandosi ad arrossire: non erano consoni quelle riflessioni, non a quell'ora della notte, non dopo avere letto metà di quel libro. Non era consono e basta. Era un angelo e come tale doveva comportarsi secondo i canoni angelici, ovvero purezza, bontà e spirito di sacrificio. Lasciò perdere il thè, spense la lampada da tavolo che lo aveva accompagnato fino all'istante prima e salì verso i suoi alloggi. Aveva qualche ora per riposare e darsi una sistemata. Si mise il pigiama color carta da zucchero e chiuse gli occhi.
Non si accorse che pochi metri più in là, appoggiato alla sua Bentley, un demone con in mano un blocchetto ed una matita era rimasto per ore ad osservarlo.
 
Fu la sveglia a imporgli di alzarsi. Aziraphale si sfregò di occhi, mettendo a fuoco la sua camera da letto. Il sole non era ancora del tutto sorto, ma doveva sistemare la libreria per renderla il più presentabile possibile.
Indossò uno dei suoi soliti completi chiari, guardandosi allo specchio: era impeccabile, come sempre, come i suoi lineamenti eterni, che da 6 millenni non erano mutati. Per un attimo si immaginò umano, magari con qualche ruga o capello bianco, mentre si godeva la sua pensione chissà in quale zona dell'Inghilterra campagnola, magari in Scozia. Scacciò via quel pensiero, trovandolo non consono, ancora.
Scese al piano di sotto, in cucina e si preparò del buon thè, riordinando gli scaffali e rimanendo soddisfatto del lavoro. Una cosa era certa: il suo amore per tutta quella cultura non sarebbe mai cambiato. Posò con cura l’atlante Cedid1, pezzo raro della sua antica collezione, riponendolo come se fosse l'A.cqua Santa per gli abitanti del mondo di sotto.
Alle 8 in punto aprì la libreria, mettendosi dietro il bancone ed aspettando qualche cliente. Sentì il campanello tintinnare ed alzò lo sguardo, sorridendo istintivamente.
- Buongiorno caro – iniziò lui.
- Ciao angelo – lo salutò il demone, poggiandosi sul bancone con la sua camminata ormai distintiva.
- Sei mattiniero oggi – replicò il biondo – hai dormito poco? -
- Non ho dormito – fece spallucce – non sono tornato a casa -
- Ah – disse. Era rimasto male nell'apprendere quello che sospettava la notte prima, non capendo nemmeno il perché di quella reazione – e d-dove sei stato? - chiese con interesse.
- In giro – rispose vago – ho bevuto qualche bottiglia e poi sono andato in giro la mia piccola -
Se l'angelo non avesse saputo a chi, anzi, a che cosa si stesse riferendo, probabilmente si sarebbe stizzito ed offeso. Perché 6000 anni insieme, a salvarsi la vita, non potevano essere messi da parte da qualcuno, di un umano.
- Capisco – fece una pausa – ad ogni modo, ho letto il libro che mi hai regalato -
Il demone alzò lo sguardo, interessato – Come lo hai trovato? -
- Interessante – si permise – non l'ho ancora finito, però è... gradevole, eliminando dei capitoli -
 Crowley sorrise divertito – però li hai letti– si compiacque ancora di più quando notò un rossore piuttosto evidente fare capolinea nelle guance dell'angelo.
- Faceva parte della trama, solo per quello – si giustificò, distogliendo lo sguardo – vorrei che finisse con un matrimonio – alla risata del demone si voltò – che c'è? -
Gli occhiali del rosso si abbassarono pericolosamente verso il naso – Oh nulla, mi sto immaginando come ti sentirai quando lo finirai – quello non era un bel presagio, nemmeno un po'.
Aziraphale ingoiò a vuoto, osservandolo – quindi lo hai letto -
- Certo, dal primo al terzo -
- Terzo? Ce ne sono altri due? - sgranò gli occhi.
- Puoi anche leggere il primo e fermarti – sorrise divertito – dato che è una lettura, come dici tu... blasfema – bastardo.
Il biondo socchiuse gli occhi – mh… va bene – disse poco convinto. Avrebbe deciso più in là.
Dopo qualche minuto di silenzio da parte di entrambi il demone prese la parola – ti ricordo che noi due abbiamo un pranzo al Ritz da onorare -
Aziraphale sorrise, grato che non avesse dimenticato il loro appuntamento – che ne dici di oggi, caro? -
- Infatti intendevo proprio oggi, angelo -
- Oh... molto bene, non vedo perché rimandare ancora – guardò l'orologio – abbiamo ancora diverse ore prima del pranzo, perché... non rimani? - disse in attesa.
Vide il demone tirarsi indietro i capelli rossi, tirandosi su gli occhiali – vorrei, ma ho delle cose da fare -
- Cose? Cioè? - domandò un po' troppo velocemente.
- Cose da demoni, non puoi capire angelo – allargò le braccia – ma prometto di essere qui per... vediamo – riguardò l'orologio a pendolo attaccato alla parete – le 12 in punto -
A quel punto, dopo un ultimo saluto, i due amici si divisero, ognuno per la propria strada.
Se per Aziraphale quelle ore passarono troppo lentamente, nonostante avesse ripreso la lettura del libro, per Crowley non si poteva dire lo stesso.
Il demone aveva passato l'intera mattinata nel suo appartamento, più precisamente nel suo studio. Non è dato sapere quale misfatto demoniaco stava mettendo in atto; si intravide solo un taccuino di pelle ed una matita.
Quando chiuse la porta dietro di sé sospirò: aveva un pranzo a cui partecipare.
Alle 12 ed un minuto l'angelo ed il demone si trovavano all'interno della Bentley, sfrecciando tra le vie strette della città britannica; in 5 minuti scarsi arrivarono a destinazione. Il primo ad uscire fu Aziraphale, con gli occhi sgranati - oh cielo Crowley! Non salirò più su questa auto!
- Lo dici ogni volta angelo - rispose annoiato il rosso, chiudendo la macchina ed attraversando la strada, vedendo con la coda dell'occhio che l'amico non si era ancora mosso - allora, vuoi venire o no? Non posso bloccare il tavolo per tutto il giorno! - esclamò, beccandosi un grosso sbuffo e delle parole sussurrate da parte dell'angelo, difficili da comprendere, se non per quell'idiota che captò per puro caso. Sorrise, incuriosito da quel suo modo di fare umano e poco angelico.
Ad ogni modo, una volta entrati ed accomodati al solito tavolo, con le loro ordinazioni in mano al cameriere, i due amici-nemici tornarono ad essere i soliti di sempre.
Quel pranzo passò piacevolmente tra squisiti piatti di portata ed il solito vino invecchiato, apprezzato da entrambi, specialmente da Crowley.
- Questo ristorante eccelle secolo dopo secolo!- esclamò Aziraphale, pulendosi la bocca col tovagliolo – è una certezza a cui non potrei mai rifiutare –
- Qui si mangia bene – ammise il rosso – però non è l’unico posto di Londra – bevve un altro sorso di vino bianco, in linea col menu di pesce – se vuoi poi.. potrei farteli conoscere –
L’angelo si zittì, guardandolo ed arrossendo – come un appuntamento? – lo vide distogliere lo sguardo.
- Un… cosa? No angelo, solo… una cena tra amici, per farti conoscere altri gusti culinari –
- Ah capisco – rispose sempre col suo sorriso gentile. Chissà perchè gli era venuto in mente, ma soprattutto, perchè l’aveva detto ad alta voce.
- Ma saremo solo noi due, quindi se vuoi pensarla così... allora si, lo è – lo stupì, guardando il piatto vuoto – a me non da fastidio –
- Oh, nemmeno a me – si portò il bicchiere di vino alla bocca per smorzare l’imbarazzo – cioè.. siamo amici, mangiare insieme è normale dopo 6 millenni che ci conosciamo.. –
- Ehm.. Angelo – lo chiamò Crowley.
- U-un’Apocalisse sventata e....-
- Angelo? –
- Le punizioni mortali che abbiamo evitato escogitando quel piano folle.. –
- ANGELO! – esclamò il demone, passandogli una mano davanti il viso – ti sei inceppato? –
Aziraphale di colpo arrossì, accorgendosi di avere detto un insieme di parole a raffica, dettate dal suo imbarazzo – N-no, sto bene – gli sorrise teso – volevi dirmi qualcosa? –
- Il gelato –
- Il gelato? – domandò confuso.
- Si angelo, il gelato – glielo indicò sul tavolo – appena è arrivato ti si è spento il cervello; si sta sciogliendo – disse semplicemente.
- Oh… grazie – prese il cucchiaino, pensando in quale luogo poteva andarsi a nascondere dopo la figura da babbeo che aveva fatto davanti a lui.
Finirono di gustarsi il loro dessert, pagando (ovviamente ci pensò l’angelo) ed uscendo fuori, rabbrividendo appena per il vento fresco che nel frattempo si era abbattuto su Londra.
Salirono in auto e Crowley lo riaccompagnò in libreria, scendendo con lui.
- Ho dell’ottimo Blanquette de Limoux del 1597, vuoi assaggiarlo? – chiese il biondo una volta entrati, poggiando i cappotti su una delle poltrone presenti.
- Come fai ad averne? È parecchio antico – lo sentì dire.
- Ho riscosso qualche miracolo fatto qua e là – si giustificò, ritornando con due bicchieri e la bottiglia che poggiò sulla scrivania – Ecco, tieni – versò il contenuto chiaro nel bicchiere e glielo porse.
- Un angelo che riscuote favori, fa così tanto da demone – sorrise.
- Non ho fatto nulla di malevolo, a differenza vostra – alzò gli occhi al cielo – e poi quel frate ne produceva centinaia nel suo monastero... –
- Oh – Crowley accavallò le gambe, facendo vorticare il calice, come un intenditore di vino – un angelo che si fa pagare un miracolo fatto ad un frate in un monastero. Questo si che è sorprendente –
L’angelo sbuffò, leggermente indispettito da quella analisi veloce e superficiale – sei sempre il solito –
- Lo so – proferì sornione.
 
Era calata la sera, e Crowley ed Aziraphale si erano salutati da una mezz’ora. L’angelo aveva sistemato quel poco disordine che si era venuto a creare con la visita del demone, pensando che pur non essendoci clienti (o essendoci, ma senza comprare nulla perchè lui non vendeva i suoi adorati libri) la sua attività continuava ad andare avanti. Bontà divina, pensò.
Quando tutto fu al suo posto riaccese la lampada nella scrivania, accomodandosi; voleva finire quel libro, così da poterne parlare con Crowley e forse, forse, sbirciare gli altri due volumi.
Aprì il libro e sospirò: un’altra nottata era alle porte.
 
L’orologio a pendolo della stanza rintoccò le 5 del mattino, facendo sobbalzare il povero angelo immerso nella lettura. Mancavano le ultime pagine, e nello stato in cui si trovava – sorpresa, dispiacere e accaloramento – non si era accorto dell’alba ormai vicina. Quando anche l’ultima pagina fu conclusa si alzò dalla poltrona, strofinandosi gli occhi; non era finito come si immaginava, nemmeno lontanamente. Ma c’erano sempre gli altri due volumi.
Sbadigliò, stiracchiandosi e girandosi distrattamente verso la strada, voltandosi subito dopo per spegnere la lampada. In un lampo di secondo sgranò gli occhi, girandosi di scatto verso il vetro della libreria: aveva giurato di avere visto Crowley, lì, sul marciapiede, a fissarlo, ma adesso quel punto era vuoto. Pensò di essersi immaginato tutto. Sospirando, si avviò verso i suoi alloggi, spogliandosi ed indossando il pigiama. La notte era ancora giovane, ma lui ahimè aveva dei compiti da svolgere.
 
Il demone si nascose subito dopo avere visto Aziraphale guardarlo: non poteva permettersi di farsi vedere, come lo avrebbe giustificato? “Sai, la notte mi annoio, quindi ti spio come un maniaco”, non era una buona idea. Tornò a casa, osservando l’alba spuntare; a quell’ora non servivano gli occhiali, quindi li chiuse e li mise in tasca. Gli piaceva quell’oggetto, ma molte volte si sentiva quasi fuori posto, perchè chi poteva accettare quegli occhi da rettile?
Saliti gli scalini ed aperta la porta di casa si fiondò a riempire un bicchiere di bourbon, guardandosi attorno: le piante erano splendenti ed in buona salute e la bozza della Gioconda era intatta e lucida come al solito. Bevve il suo drink in un sorso, voltando lo sguardo verso il suo studio: aveva un lavoro da continuare.



1: rara Atlante ottomana raffigurante il mondo nel 1803, scoperta nel 2016


Angolo autrice:
Salve, rieccoci!
Ho avuto qualche difficoltà a fare approcciare Aziraphale al romanzo, ma spero che ne sia uscito qualcosa di decente.
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate ed a coloro che hanno lasciato un loro parere, grazie mille!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e se volete (come sempre) fatemi sapere la vostra opinione!
Al prossimo mercoledì,
R.
   
 
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