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Autore: Nephertiti    15/09/2019    1 recensioni
* Sequel di "Girl of light"
E' trascorso un mese da quando Mitsuko ha varcato la soglia d'ingresso di villa Sakamaki.
Il suo rapporto con i sei fratelli sembra aver raggiunto un equilibrio.
E mentre la ragazza si gode le vacanze estive, qualcuno la osserva nell'ombra.
L'arrivo di una nuova famiglia di vampiri porterà a galla nuove verità sul conto di Mitsuko.
Lei è molto più di una sposa sacrificale e lo scoprirà ben presto a sue spese.
***
Non è necessario aver visto entrambe le stagioni dell'anime, tuttavia sarebbe il caso di leggere la mia prima fanfiction.
La trama si intreccia appena con le vicende di "Diabolik lovers more blood"
Ma non tutto è come sembra.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 12 - Half truths -

 

 

 

 

 

Senza pensarci due volte, feci irruzione nella stanza, lanciandomi sul vampiro.
"Che le hai fatto brutto maniaco?"
Ayato rimase inerme a fissarmi, mentre lo colpivo in modo goffo e poco efficace.
"Se l'hai sfiorata anche solo con un dito-"

Una timida carezza sulla spalla mi fermò.
"Tranquilla Mitsuko, non mi ha fatto del male.", annunciò Yuki.
"Ah."
Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Mi allontanai da Ayato, ricomponendomi.
"Ohi tavoletta, sei impazzita?"
Non diedi retta al vampiro e, di riflesso, abbracciai la mia amica.
Lei ricambiò subito e quasi scoppiai di nuovo in lacrime.
"Ero così in pensiero...", confessò la ragazza commossa.

Sciogliemmo l'abbraccio e le dissi che mi era mancata.
Ma il suo sguardo ricadde sul collo, macchiato di sangue, e poi sul braccio.
"Sei fertita..."
Cercai velocemente una scusa da inventare, ma nessuna sembrava abbastanza plausibile per giustificare quel sangue.

"Chi ti ha morsa?"
Il cuore si fermò per un istante… Yuki sapeva.
"Tu... come?"
La giovane lanciò una rapida occhiata ad Ayato, che finse indifferenza.

"Come lo ha scoperto? Non l'avrai morsa?"
Nuovamente tentai di colpirlo, ma Yuki mi tranquillizzò.
"Va tutto bene, non mi ha fatto nulla. Quando me lo ha detto non gli ho creduto… poi mi ha mostrato i canini e così sono scappata via."
Cercai di non dare di matto.
"Ci ho pensato a lungo e mi son detta che se tu vivi con loro, non devono essere poi così cattivi."

Avrei voluto contraddirla, ma raccontarle i cruenti retroscena non mi sembrava la decisione migliore.
Non dovevo descriverle il modo brutale con cui mi avevano morsa, o come mi avevano maltrattata.
Non doveva conoscere il sadismo di Reiji o la perversione di Raito.

"So che altri vampiri cattivi ti hanno rapita."
Ripensai ai Mukami con un pizzico di nostalgia.
"Loro non sono cattivi."
Ayato mi guardò contrariato.
"Hanno preso qualcosa che non gli apparteneva."
"Anche voi.", rimbeccai duramente.
E il vampiro non potè smentire.

Cercai di raccontare a Yuki perchè mi trovassi dai Sakamaki.
Fui costretta a dirle la verità sul fatto di essere stata adottata e del patto che la Chiesa aveva stipulato con i vampiri.
"Quindi una ragazza viene offerta ogni anno come fidanzata sacrificale?", mi chiese sconcertata.
"Sposa sacrificale, sì."

La ragazza ne rimase profondamente scioccata.
Quell'informazione l'aveva turbata, più dello scoprire che nel mondo esistono dei vampiri.
"La Chiesa farebbe una cosa del genere?"
"Sfortunatamente si...", dichiarai sedendomi al suo fianco.
"E voi dovete per forza avere una ragazza da... mordere?"
Si rivolse ad Ayato e mi sorpresi nel vederlo in difficoltà.
Decisi di spezzare una lancia a loro favore, solo per rasserenare la mia amica.
"
È nella loro natura, altrimenti morirebbero."
A quel punto, Yuki annuì, ritenendo la cosa ragionevole, sebbene non condividesse appieno.

Proseguii il racconto, spiegandole che il padre dei Sakamai mi aveva "sequestrata" da bambina e ucciso la mia vera madre.
Mentre l'identità del mio vero padre rimaneva un mistero.

Gli occhi di Yuki divennero lucidi.
"Dev'essere stato terribile."
"Lo ricordo a stenti."

Solo nei miei incubi, pensai.
Conclusi dicendo che, sempre Karl Heinz, aveva ingaggiato i Mukami per rapirmi, ma loro non avevano potuto soddisfare la sua richiesta, qualunque essa fosse.

A fine racconto, attesi che la mia amica potesse metabolizzare le informazioni.
Temevo di averla traumatizzata, non avrei voluto coinvolgerla in questa storia.
Ma quando lei prese a parlare, dimostrò una grande risolutezza.
"Ignoravo che avessi affrontato tutto questo, Mitsuko, mi rammarica che tu abbia portato questo peso da sola."
Non mi aspettavo questo suo lato maturo e determinato.
Avevo conosciuto solo la sua parte dolce e gentile.
"Avrei voluto ti fossi confidata, ma probabilmente avrei fatto fatica a crederti."

Ayato rimaneva in silenzio ad assistere alla nostra conversazione, il che era veramente insolito da parte sua.
"Mi dispiace che tu lo abbia scoperto - replicai - è una situazione macabra e complicata."

"Certo sono un po' di informazioni da elaborare... Ma almeno non sei più da sola ad affrontare tutto questo."
Yuki mi prese le mani e io strinsi le sue.
Ci sorridemmo e, in qualche modo, mi sentii alleggerita.
Avere qualcuno con cui condividere i miei segreti, mi fece sentire meglio.

Di colpo mi rivolsi ad Ayato.
"Cosa vuole da me Karl Heinz?"
Il rosso tentò di ignorarmi.
Come al solito, volevano tagliarmi fuori dalle questioni importanti, come se fossimo ancora predatori e preda.
Ma io ero parte della loro famiglia, fin da quando ero una bambina, che lo accettassero oppure no.
"Io devo sapere, magari potrei aiutarvi."

In realtà, non avevo alcuna intenzione di assecondare le volontà di quell'assassino.
Tuttavia avevo bisogno di far chiarezza su quella questione e, inoltre, volevo che imparassero ad essere sinceri con me.
Ayato si fece serio e si voltò a guardarmi.
"Karl Heinz crede in una leggenda, secondo la quale Adamo ed Eva, originariamente, erano dei vampiri. Eva, dopo aver mangiato la mela, divenne un'umana."

Yuki ed io ci scambiammo un'occhiata perplessa: questa versione era ben diversa da quella che ci avevano insegnato durante le ore di religione.
"Secondo lui, tua madre era una discendente di Eva, quindi tu lo sei di conseguenza.
E vorrebbe che tu scelga uno di noi, affinchè diventi il tuo Adamo."
"In pratica dovrei scegliere uno di voi come... compagno? - domandai ancor più incredula - perchè architettare il rapimento con i Mukami, allora?"

Ayato aspettò un istante, prima di continuare, il suo viso parve rabbuiarsi, decisamente insolito per il grande oree-sama.
"Ci conosce e sa quanto sappiamo essere-"
"Siete cambiati."
Non gli permisi di terminare la frase, Yuki era già abbastanza frastornata.
Se avesse scoperto il loro lato crudele e sadico, ne sarebbe rimasta sconcertata.
E di certo immensamente delusa.
Aveva idealizzato fin troppo Ayato, non volevo darle altri dispiaceri.

"Ad ogni modo, i Mukami erano umani, una volta. Pensava che avresti preferito loro. Probabilmente, essendo solo per metà vampiri, non ha funzionato."

Mi tornò alla mente il volto frustrato di Ruki.
Abbiamo fallito, aveva detto.
E sembrava che quella sconfitta gravasse sulla sua anima.
Doveva essere molto riconoscente a Karl Heinz, se ci teneva tanto a soddisfare la sua richiesta.
Se l'avessi saputo, forse...
Ma no, non avrei potuto scegliere di stare con qualcuno senza amore, non avrebbe funzionato ugualmente.
Il volto di Raito si palesò come una secchiata d'acqua gelida.
Se solo fosse stato capace di amare, avrei scelto da tempo.

"Cosa succederà una volta scelto un Adamo?"
Ayato esitò.
"Nessuno di noi lo sa con certezza. Il tuo sangue è speciale, credo che dovremmo sentire noi stessi un cambiamento, mentre lo beviamo."
Yuki storse il naso.
Ed io, ancora una volta, ripensai ai Mukami.
Anche Kou attendeva che succedesse qualcosa, dopo avermi morsa dentro il camerino.
Ecco spiegata la sua espressione delusa.

La mia amica parlò.
"Questo Karl Heinz è proprio spregevole. - annunciò, prima di rivolgersi ad Ayato - senza offesa."
"A nessuno piace quell'uomo, neppure a noi, che siamo suoi figli. Ma dobbiamo rispettarlo."

Lo disse con un tono incolore, nello stesso modo in cui, tempo fa, mi aveva rivelato di aver ucciso la madre.
Yuki ne rimase lievemente impressionata.
Se avesse scoperto la vera natura di Ayato, l'avrebbe turbata.

"Ora che so la verità, voglio una riunione di famiglia."
Cambiai discorso, incentrando l'attenzione sulla priorità del momento.
Io e i Sakamaki dovevamo fare un bel discorsetto.
"Riunione di famiglia?" ripetè Ayato, visibilmente confuso.
"Si, famiglia. Avrete madri diverse, ma restate pur sempre fratelli."
Il vampiro mi osservò come se parlassi un'altra lingua, una lingua che non si avvicinava minimamente alla nostra.
Un po' com'era la matematica per me.

"Sarà meglio che vada.", esordì quindi Yuki, mettendosi in piedi.
"Puoi restare, se vuoi."
Mi rivolse un largo sorriso.
"Devo tornare a casa, è tardi. Ho detto ai miei genitori qualche piccola bugia per uscire a cercarti, se non torno si insospettirebbero."
"Ti chiedo scusa se ti ho creato dei problemi.", dissi ed ero veramente dispiaciuta.
Ma una piccola parte, gioiva nel sapere che qualcuno ci tenesse davvero a me.

Yuki scosse il capo e mi carezzò una spalla.
"Sei mia amica, era il minimo che potessi fare."
Ci salutammo con un abbraccio.
Ayato si offrì per accompagnarla fuori e ovviamente la ragazza, davanti una tale proposta, accettò con entusiasmo.
Gli lanciai un'occhiata minacciosa, un muto avvertimento nel non provare a morderla o a molestarla.
E gli ricordai l'incarico che gli avevo affidato.
Mi sarei ripulita dal sangue e poi sarei scesa ad affrontare tutti e sei i vampiri.

Così, anzichè dirigermi nella stanza del pianoforte, tornai nella mia.
Gettai per terra il vestito floreale, che avevo preso dalla casa dei Mukami, e ricordai di aver dimenticato il regalo di Kou nella limousine.
Tuttavia l'avrei recuperato in un secondo momento.

M'infilai nella vasca e mi lavai rapidamente.
Mi aspettavo che uno Shu mezzo assopito si materializzasse da un momento all'altro, tuttavia ciò non accadde.
Sembrava che tutti i Sakamaki avessero concordato una sorta di sciopero nei miei confronti.
Indossai una semplice gonna a pieghe e una t-shirt avvitata.
Raccolsi i capelli in una coda e, per ultime, un paio di ballerine.
Ero pronta.

   
 
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