Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: aeru_    16/09/2019    1 recensioni
[Eren✘Armin]
[Attack On Titan AU]
Armin ha rotto con Annie, e ora vorrebbe soltanto poter passare un po' di tempo per conto suo, a rimuginare su quella che è convinto essere la sua triste e inevitabile sorte: rimanere sempre da solo, e senza mai trovare una persona speciale con cui stare. Se non che la sua migliore amica Mikasa non sia per nulla intenzionata ad abbandonarlo! La sessione estiva è appena terminata, e le vacanze sono finalmente iniziate: il mare, gli amici e il divertimento lo attendono, e con loro anche dei nuovi incontri che non vedono l'ora di sconvolgere la sua vita!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Prologo -
 

Hopeless







     Perché sorprendersi o buttarsi giù a quel modo? Dopotutto, le cose con Annie non erano mai andate poi così bene, fin dal principio.

     All'università nessuna ragazza gli aveva mai fatto il filo, o dato alcun tipo di attenzione — eccezion fatta per quelle due simpatiche compagne di corso che di tanto in tanto venivano a chiedergli gli appunti di greco antico e linguistica, chiaramente.

     Si poteva dire davvero tutto sul riservato, gentile, timido, disponibile e intelligente Armin Arlert, meno che fosse un ragazzo in grado di attirare l'attenzione. Ed è sempre stato così, fin dalle elementari.

     Per tanto, si potrebbe dire più che giustificabile e comprensibile il fatto che sia letteralmente andato fuori di testa, dopo essersi sentito dare del tipo con le palle da una collega di lavoro per averla coraggiosamente difesa da un paio di pervertiti di cui era in balìa.

     Era un complimento come un altro, e oltretutto detto con una certa indifferenza. Ma per Armin si era trattato di tutt'altro che una banalità: per lui era stato il complimento, quello che aveva fatto scattare un meccanismo automatico e irreversibile nel suo cervello, dettato da un disperato desiderio di trovare finalmente una persona speciale con cui stare. 

     In altre parole, Armin era arrivato alla frutta: tutto solo come un cane per vent'anni! Del resto, alle elementari e alle medie aveva avuto ben altro a cui pensare — andiamo, con Dragon Ball, Dylan Dog e la Playstation che riempiono le giornate, chi è che aveva bisogno di una ragazza? Ma poi... Al liceo arrivarono prepotenti le prime cotte, e con loro anche le prime delusioni d'amore, accompagnate da una consistente serie di rifiuti che non fecero che scoraggiarlo sempre e sempre di più. E per quanto ci riflettesse su, non riusciva davvero a capirne la ragione!

     "Ma ti chiedi pure il perché, allocco? Guarda che i topi di biblioteca senza uno straccio di vita sociale non se li fila nessuno!". Questa era stata la franca e simpatica spiegazione del suo amico Connie.

     Giunto all'università, accecato dalla solitudine e dal desiderio di assaporare finalmente il dolce frutto di un amore giovanile, era arrivato al disperato punto in cui persino un semplice e banale battito di ciglia sarebbe stato in grado di fargli palpitare il cuore. 

     Per questo a dare il via a quella che è stata l'arida e piatta relazione di Armin ed Annie, furono proprio quelle tre semplici e fredde parole: hai le palle. E c'è da sottolineare che, prima di allora, i due non si erano mai accorti l'uno dell'esistenza dell'altra — pur lavorando come camerieri nello stesso ristorante!

     Nessuno aveva capito come fossero riusciti ad avvicinarsi, o addirittura a mettersi insieme: erano profondamente diversi, sotto ogni aspetto! Col senno di poi, nemmeno Armin è riuscito a spiegarsi come sia stato possibile per entrambi riuscire ad andare avanti per due mesi.

     Annie era sempre stata torva e solitaria: le piaceva avere i suoi spazi, e rinunciava volentieri alla compagnia altrui per starsene tranquilla per i fatti propri. Era fredda, distaccata, spesso insofferente e restia alla tenerezze: ma dietro la sua facciata severa e dura come il granito, che sembrava tradire insicurezza e una gelida indifferenza al mondo che la circondava, nascondeva una grande forza d'animo, enorme sicurezza e profondo spirito di osservazione. Frequentava il secondo anno di medicina, ma non aveva ancora ben chiaro il campo in cui specializzarsi. 

     Per quanto riguarda Armin, si poteva dire che fosse la sua controparte più solare e allegra: anche se un po' timido, gli piaceva circondarsi di amici e, soprattutto, di amiche. Alle volte, era fin troppo accondiscendente, per certi aspetti goffo e impacciato; spesso remissivo e terribilmente assoggettato alla forte personalità di Annie. Tuttavia, il suo carattere tremendamente gioviale e socievole, e la sua indomabile tendenza ad affezionarsi forse fin troppo facilmente alle persone che gli stavano attorno, non erano altro che uno schermo volto a celare una profonda sfiducia in se stesso e un terribile bisogno di fuggire la solitudine che tanto lo spaventava. Era iscritto alla facoltà di lettere antiche: era una matricola, ma aveva già le idee chiare, e la sua ambizione era quella di diventare professore.

     Non c'era una sola cosa che avessero in comune, dai gusti musicali al più banale degli interessi: come per Armin l'amore sfegatato per i fumetti che invece Annie si rifiutava anche solo di prendere in mano; o la passione per le arti marziali della ragazza che lui, al contrario, evitava come la peste, del resto come qualsiasi altra disciplina sportiva, in cui era sempre stato terribilmente negato.

     A causa degli impegni di entrambi, si vedevano solamente nei fine settimana.  Al ristorante non sempre avevano gli stessi turni, ma quand'anche fosse, non avevano certo il tempo e, per quanto riguarda Annie, più di tanto la voglia di stare vicini o di mettersi a parlare. 
Dati i gusti diversi di entrambi, difficilmente riuscivano a mettersi d'accordo per uscire insieme: Annie preferiva le passeggiate al centro commerciale o, al massimo, in città; dall'altra parte, Armin proponeva uscite fuori porta, passeggiate al parco o, magari, delle avanscoperte in fumetteria per vedere le nuove uscite del mese. Se non era Armin ad accontentare la ragazza, finivano per passare il tempo chiusi nell'appartamento dell'una o dell'altro. E no, le coccole non erano quasi mai un'attività che Annie — almeno con Armin — si prestava volentieri a fare: abbracci, baci, effusioni di ogni genere... Era già tanto se fossero riusciti a fare sesso un paio di volte! Le loro conversazioni erano tenute in piedi esclusivamente dalla vivace parlantina di Armin, disposto a tutto pur di riempire anche con il più ridicolo dei discorsi il rumoroso silenzio imbarazzante che spesso si faceva largo fra loro. 

     Insomma, formavano una coppia piuttosto inusuale. Anche se, chi lo sa, c'è da dire che con tutta probabilità, all'inizio deve essere stata proprio questa profonda diversità fra loro a fare incuriosire entrambi l'uno dell'altra.

     Se non che gli ingranaggi dell'orologio della loro relazione, a quanto pare, fossero già segnati da un triste destino: col passare del tempo presero a rallentare e ad arrugginirsi fino a bloccarsi del tutto, e non c'è stato olio o orologiaio alcuno in grado di farli smuovere.

     Chiunque li vedesse, non avrebbe mai detto che stessero assieme. La stessa Mikasa, migliore amica di infanzia di Armin, gli aveva fatto notare più e più volte quanto forzato fosse il loro rapporto.

     «Armin, quand'è che vorrai darmi retta? Devi chiudere questa storia, una volta per tutte!»

     «Ma n-no, Mika. Va tutto bene, davvero—»

     «No che non va bene! Ma non lo vedi? Non è una cosa seria, stai solo perdendo il tuo tempo con lei! È evidente che non potete più andare avanti in questo modo!»

     «Mikasa, non preoccuparti: è solo un periodo un po' così... V-vedrai che si sistemerà tutto...»

     Benché gli amici e la realtà stessa gli sbattessero in pieno viso come effettivamente stessero le cose, era fin troppo difficile per lui accettare che tutto stesse andando a rotoli. Sperando di illudere la razionalità, nascondeva ingenuamente i problemi sotto il tappeto, ignorandoli e facendo finta di niente: non importava se non ci fosse compatibilità, o se ad ogni giorno che passava lui ed Annie si stessero allontanando sempre di più: lui non voleva tornare da solo! 

     Ma era ovvio che una situazione del genere non potesse che avere vita breve. E infatti, due settimane prima dell'esame di Storia Medievale, e solo pochi giorni dopo quella conversazione avuta con Mikasa, una foto compromettente girata da @kirschtain.horse01 su Instagram, finì sotto gli occhi di Armin: si trattava di Annie, che si scambiava un bacio alquanto appassionato con un nerboruto spilungone di forse due metri. Qualche giorno dopo, avrebbe scoperto che si trattava di un compagno di corso di lei, un certo Berthold Hoover. 

     L'immagine era accompagnata con tanto di commento da parte del mittente: "Armin, ma questa non è Annie??! Dove cazzo sei?! Ti stai facendo fottere la ragazza!" La delicatezza e la finezza sono sempre state due imprescindibili virtù di Jean Kirschtein.

     Qualche istante dopo, aveva preso ad intasare il centro notifiche del cellulare di Armin una serie di messaggi di Mikasa, traboccanti di preoccupazione e, naturalmente, accompagnati da una consistente quantità di iraconde minacce rivolte ad Annie: "Armin, tutto bene?", "Jean mi ha detto tutto!", "Mi spiace così tanto... Mi spiace tantissimo...", "Giuro che quando beccherò quella là, la ridurrò in poltiglia!", "Sta' a vedere, prendo la mia katana e la faccio a pezzetti: parola mia!", "Armin, guarda che ti sto chiamando! Rispondimi!", "Armin, mi stai ignorando!?".

     Lì per lì, lo sconcerto e l'attonimento erano stati tali da sconvolgere e successivamente arrestare ogni attività cerebrale del ragazzo. 

     Fissata la fotografia per cinque minuti abbondanti, con occhi vuoti e svuotato da ogni emozione, un'improvviso scatto di furia cieca lo aveva spinto a gettare violentemente il telefono a terra. Le mani strette in due solidi pugni, il viso contratto in una smorfia macchiata di cupa indignazione e rossa rabbia: aveva preso a scaraventare a terra i tomi di storia cosparsi sulla sua scrivania e sui quali era stato immerso fino a quel momento, mentre lacrime amare avevano iniziato a solcare il suo viso una dopo l'altra.

     «Va... Vaffanculo!» aveva urlato poi, le mani prima portate a stringere e tirare il suo caschetto corto color granturco e subito dopo a strizzare il suo viso tutto umido. «Vaffanculo! Vaffanculo Annie, e vaffanculo anche me! V-Vaffanculo!» 

    Armin detestava imprecare: in tutta la sua vita, forse gli era scappato qualche "cacchio", e si era sentito terribilmente in colpa la prima volta che dalla sua bocca era uscito un lieve e, quasi impercettibile, "Oh, cazzo!". In quell'occasione, aveva davvero perso il controllo: era fuori di sé, gli occhi completamente annebbiati dall'ira, a stento riusciva a riconoscersi! Dopo essersi sfogato si era buttato sul letto, e lì vi era rimasto per le successive ore, soffocando sul cuscino il pianto accorato e afflitto che non aveva potuto fare a meno di contenere.

     C'erano voluti dei giorni prima che riuscisse a riprendersi. Non del tutto, chiaramente, ma quanto bastava per rimettersi sui libri e riprendere la preparazione per l'esame di storia imminente: non aveva intenzione di farsi abbattere, sperava che lo studio gli avrebbe permesso di accantonare almeno in quel frangente il tema Annie Leonhard. Non ne valeva la pena, si diceva. Piangersi addosso e perdere tempo a quel modo per una relazione che, tutto sommato, non era davvero stata altro che un gioco, e la cui fine era stata sancita fin dall'inizio, non aveva alcun senso.

    «Senti, Armin. Facciamola finita.»

     Alla fine, per quanto avesse cercato di eludere quella situazione con l'ansia per la sessione, dopo una settimana di assoluto silenzio e totale assenza, e solo tre giorni prima dell'esame, Annie si era fatta avanti, pronta per mettere un punto definitivo a quella storia tanto ridicola. 

     «Inutile continuare a prenderci in giro o fare finta di niente.»

     «Annie, io—»

     «Mi sto vedendo con un'altra persona, Armin. E mi piace. Mi piace davvero molto.»

     «...»

     «Mi dispiace, ma tra noi non può funzionare. In nessun modo. Perciò, chiudiamola qui. Da oggi in poi, ognuno per la sua strada.»

     Limpida, diretta e imperturbabile: Annie non si smentiva mai. Per quanto le sue parole fossero state dei potenti e letali pugni alla fragile sicurezza di Armin, non poteva assolutamente darle torto: quella che era stata loro storia, sempre se così si potesse definire, era una vera e propria barzelletta. Tant'è che, lì per lì, non era riuscito a spiccicare una sola parola: si era limitato ad annuire a testa bassa, borbottando versi e parole incomprensibili persino a lui stesso.

     Eppure, per quanto si trovasse pienamente d'accordo con lei, per quanto da una parte non poteva che sentirsi sollevato di aver chiuso una relazione che, di fatto, sapeva bene non avrebbe giovato in alcun modo a nessuno dei due, ma che anzi, avrebbe finito per tramutarsi in una vera e propria tortura, dall'altra non riusciva a contenere un'incredibile tristezza che, a poco a poco, stava rosicchiandogli il cuore.

     Come biasimarlo? Era tornato solo, amareggiato e privo di ogni sicurezza. Annie era stata la sua prima esperienza, la sua prima ragazza... Insomma, la sua prima volta. Quella prima volta. E ciò che più temeva, era che sarebbe stata anche l'ultima! Se lei aveva accettato di stare con lui, doveva essere senz'altro stato per pena: così aveva sempre pensato. E se lui aveva cercato in tutti i modi di far ingranare una relazione che era destinata a morire sin dal principio, e in cui lui stesso, in fondo in fondo, non aveva poi creduto più di tanto, è perché non voleva tornare nuovamente da solo: quando avrebbe incontrato un'altra ragazza che lo avrebbe degnato di qualche attenzione? Mai, così si diceva.

     Armin era il tipo in grado di circondarsi di centinaia e centinaia di dolci e affezionate amiche, come Mikasa, Sasha o Mina... Ma certo non di spasimanti o ammiratrici. Era sempre stato accantonato e rifiutato da tutte le sue cotte, e oltretutto con la solita, noiosa e dolorosa scusa del "sei solo un carissimo amico". In Annie aveva visto l'opportunità di riscattarsi finalmente da quella fastidiosa posizione, ma alla fin fine non si era trattato che di una mera illusione.

     Come se non bastasse, a quanto aveva sentito dire dai pettegolezzi che gli erano giunti alle orecchie, era stato rimpiazzato subito da quel fantomatico Berthold...

     Terminata definitivamente la sessione estiva — per altro, conclusasi con dei risultati oltremodo deludenti e che minacciavano seriamente la media del trenta che per un anno intero aveva tanto faticato a raggiungere — Armin si era segregato nel suo ristretto e modesto appartamento, con l'intenzione di consumare lì rinchiuso il resto dell'estate. 

     Non voleva vedere nessuno, solo crogiolarsi nella sua solitudine e rassegnarsi all'idea che, volente o nolente, sarebbe rimasto scapolo a vita...

   
 
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