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Autore: time_wings    17/09/2019    2 recensioni
Alla 1-A viene data l'opportunità di passare un'estate in un resort di lusso. Sembra forse esserci un modo migliore di combattere il caldo e i duri allenamenti al chiuso?
Purtroppo, però, sogni così inverosimili, si sa, finiscono sempre per schiantarsi al suolo ed i ragazzi scopriranno presto, a loro spese, che non è tutto oro quello che luccica e che, come ogni eroe che si rispetti, anche a loro toccherà guadagnarsi la fortuna che tanto desiderano.
Riusciranno i nostri futuri eroi a trovare il modo di godersi l'estate nonostante imprevisti ed incidenti di percorso?
Piccole avventure e brevi sconfitte riempiranno i capitoli con il fascino travolgente dei personaggi che abbiamo amato.
Una storia di amicizia e di paura, che mostra il percorso di adolescenti in cerca di loro stessi, alle prese con timori da superare e amori da conquistare.
[KiriBaku, KamiJirou, Tododeku]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Mina Ashido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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MASTIGOPHOBIA
paura di essere puniti

 


Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi delle paure degli altri.
Carl Gustav Jung

 


Todoroki non era certo di essere riuscito ad identificare il momento preciso in cui il terrazzino della sua stanza si era trasformato in una terrazza, né, successivamente, dell’altro momento preciso in cui quella terrazza si era trasformata in un attico. Restava il fatto che quella mattina, prima che gli allenamenti iniziassero, Uraraka, Momo e Ashido l’avevano raggiunto sulla spiaggia, dove stava trasportando assieme a Tsuyu degli ombrelloni, combattendo contro il caldo grazie al suo lato destro. Quella T-shirt azzurra con su scritto Lotus resort sul davanti e ‘STAFF’, in rosso, sul trapezio, era leggera, questo sì, ma non era invisibile.
“Ehi, ciao, cra!” Le salutò la ragazza, posando l’immenso ombrellone blu sulla sabbia e asciugandosi una goccia di sudore dalla fronte con il dorso della mano.
“Porto questi al 23 e al 24.” L’avvertì Todoroki, che non aveva assolutamente intenzione di immischiarsi in una conversazione tra ragazze. Tsuyu annuì e il ragazzo fece per proseguire, quando la voce flebile di Momo lo bloccò: “In realtà volevamo parlare con te.” Disse la ragazza. Suonava più come una richiesta che come un’affermazione, ma Todoroki aggrottò le sopracciglia, confuso: “Oh, sì.” Esalò, poggiando i due ombrelloni che stava trasportando sulla sabbia.
“Ci chiedevamo…” Iniziò Uraraka, tenendo lo sguardo basso: “noi e le altre…”
Ashido guardò le amiche esasperata. Ma cos’erano diventate? Sceme? Un paio di occhi eterocromatici facevano loro questo effetto? Che deboli.
“Possiamo venire tutte sul vostro attico, stasera?” Sputò fuori con la sua solita schiettezza.
“Sai, per passare un po’ di tempo insieme.” Aggiunse Momo, con un sorriso timido, per aggiustare il tiro.
“Oh, la vostra stanza ha un attico?” Domandò Tsuyu, ponendo un dito sotto al mento, genuinamente curiosa.
“Beh, a dire il vero non…” Todoroki scoccò un’occhiata in direzione delle ragazze, che lo guardavano ansiose, certamente non interessate all’entità dello spazio esterno della sua stanza. Scrollò le spalle: “Okay. Chiedo ad Aoyama, ma non penso rifiuterà.” Fece giusto in tempo a rispondere, prima che Kaminari piombasse letteralmente sulle spalle di Ashido, facendole quasi perdere l'equilibrio: “Che succede qui?” Domandò, seguito da Kirishima, che si avvicinava correndo, a petto nudo.
“Stasera ci troviamo sull’attico di Todoroki.”
“Veramente…” Iniziò il ragazzo a metà, che non aveva certo acconsentito ad una festicciola, piuttosto a una visita veloce.
“E non ci avete detto niente?”
“Ehi, ehi, cos’è questo casino?” Domandò Kirishima, poggiando un braccio sulle spalle di Kaminari.
“Ma voi non dovreste controllare i bambini?” Domandò Momo, le sopracciglia aggrottate in uno sguardo preoccupato.
“Che bambini?” Domandarono i due interrogati in coro. Il resto dei ragazzi si scambiò un veloce sguardo terrorizzato, prima che Kirishima scoppiasse a ridere: “No, sono lì che fanno castelli di sabbia… Credo.” Aggiunse pensieroso.
Uraraka sospirò: “A te andrebbe bene se venisse tutta la classe?”
Ancora una volta Todoroki scrollò le spalle per evitare di mostrare il minimo nervosismo: “Okay.” Ripeté congedandosi, raccogliendo gli ombrelloni e allontanandosi per posizionarli, lasciando Tsuyu alle amiche.
Kirishima e Kaminari, dal canto loro, non avevano più nulla da contrattare e si allontanarono dalle ragazze velocemente, perché due dei bambini a cui dovevano badare avevano appena iniziato a fare a botte: “E se li lasciassimo decretare chi è il più forte?” Aveva proposto Kaminari, prima che Ashido spingesse entrambi, urlando loro contro qualcosa sulle responsabilità. Era incredibile che fosse proprio lei a fare certe ramanzine.
“Ma l’avete visto?” Domandò Mina, dopo un po’, fissando il mare. Le ragazze seguirono il suo sguardo, senza capire granché.
“C-cosa?” Domandò Uraraka, che sentiva, percepiva, captava nell’aria la stupidaggine che Ashido avrebbe esternato di lì a poco.
“Il suo sedere.” Disse ammiccando, in direzione di Todoroki, più precisamente del suo costume rosso. Le quattro ragazze si girarono nella direzione in cui Mina puntava adesso il dito, intimandole, però, di abbassare subito il braccio. Uraraka alzò gli occhi al cielo. Ecco, aveva detto una stupidaggine, per l’appunto. Sapeva che avrebbe dovuto fermarla prima.
“Mina!” la riprese Momo, arrossendo, ma seguendo comunque lo sguardo delle sue amiche.
Intanto Todoroki, dall’altra parte della spiaggia, si voltò, in cerca del motivo di quell’improvviso baccano. Le sue quattro compagne di classe lo stavano fissando... per qualche strana ragione. Si girò di scatto e tornò a issare l’ombrellone che aveva appena impalato, arrossendo. Ma che avevano?
 
“Ciao!” Una voce senza proprietario si affacciò alle orecchie di Midoriya, che scoccò una veloce occhiata interrogativa in direzione di Jiro, da qualche parte dietro di lui. La ragazza alzò le spalle.
“Si?” Domandò, un po’ confuso e sentendosi anche un po’ stupido. Certo, ormai era quasi l'ora del tramonto, ma era incredibile che la stanchezza gli stesse giocando allucinazioni tanto vivide.
“Sono qui.” Chiamò la voce. In effetti il bancone circolare del chiosco era piuttosto alto e, per un bambino come quello che lo stava chiamando, doveva essere davvero frustrante richiamare l’attenzione dei baristi.
“Oh, ehi.” Salutò Midoriya, sporgendosi sul legno scuro. Parlare con i bambini lo metteva sempre a disagio, soprattutto se il bambino in questione era così simile a Kota, una sua vecchia conoscenza: “D-dimmi.” Balbettò, come se anche lui avesse potuto rifilargli un calcio nei testicoli di lì a poco.
“Posso avere una Sprite?” Domandò semplicemente il non-Kota. La domanda bastò comunque a metterlo in crisi: “U-una… Una Sprite, dici?” Midoriya ridacchiò, passandosi una mano sulla nuca, incasinandosi i capelli, come se non fossero già abbastanza disordinati: “Certo!” Sorrise smagliante: “Jiro.” Sussurrò, cercando di attirare la sua attenzione: “Jiro!” Dio, possibile non sentisse? Proprio lei?
“Mh?”
“Cos’è una Sprite?” La ragazza lo guardò come se le avesse appena chiesto di materializzare un elefante.
“Sei serio?” Domandò, guardandosi attorno. C’erano sicuramente delle telecamere e quello doveva essere uno scherzo. Il ragazzo, però, annuì terrorizzato, spostando continuamente gli occhi verso il bambino. Jiro sospirò e si abbassò nel mini-frigo, a prendere una bottiglia verde.
“Ecco.” Esalò poggiandola sul bancone. Il bambino la guardò male per un attimo, prima che lei si sporgesse per mettergliela in mano con una risata. Midoriya la guardò come se avesse appena preso in giro il diavolo in persona.
“Devi davvero darti una calmata. Sei teso come una corda di violino.” Lo prese in giro la ragazza, che di violini ne capiva. Midoriya si allentò il nodo alla cravatta nera della divisa, come se fosse appena riuscito a scappare da morte certa. Jiro non poté fare a meno di chiedersi come facesse ad essere tanto coraggioso e determinato in battaglia e sembrare al contempo così indifeso e spaventato.
“Scusa.” Sussurrò il ragazzo, come se avesse davvero fatto qualcosa di male. Jiro gli regalò un sorriso ironico, scuotendo la testa e tornando a lavare delle tazzine.
“Sono morta!” Ashido fece il suo ingresso all'improvviso, stravaccandosi a metà tra il seggiolone del bar ed il bancone e richiamando l’attenzione dell’improvvisata coppia di baristi.
“A chi lo dici…” Sospirò Hagakure, che, dal rumore del legno, doveva aver poggiato i gomiti sul bancone, reggendosi la testa. Midoriya capì che doveva aver appena finito l’allenamento pomeridiano, perché indossava ancora i pantaloni della divisa: “Oggi Mineta, alla reception, non ha fatto altro che chiedermi di spogliarmi.” Sospirò abbattuta. Mina aggrottò le sopracciglia: “Ma… ma sei invisibile!” Considerò.
“Dice che l’effetto vedo non vedo è eccitante. Se non ci fosse stato Ojiro sarei qui vittima di un completo esaurimento.” Confessò la ragazza, con voce stranamente trasognata. Midoriya, a disagio, prese ad asciugare dei bicchieri. Un silenzio stanco calò sulla comitiva e tutti ne approfittarono per prendere fiato dai ritmi martellanti della loro vacanza.
“È la golden hour.” Sussurrò Jiro, spezzando il silenzio e guardando il sole tramontare sul mare.
“Che cosa?” Domandò Midoriya, smettendo di lucidare nervosamente un bicchiere decisamente già lucido da un po’.
“La golden hour.” Ripetè Ashido, sollevando la testa dal braccio, per la prima volta senza un sorriso furbo dipinto in volto, solo sognante: “È il momento del tramonto in cui il cielo si tinge di un colore dorato. Alcuni la chiamano anche ‘ora magica’.” Spiegò la ragazza, godendosi lo spettacolo.
Midoriya non riuscì a dire altro che un semplice ‘oh’ quando si voltò per guardare. I raggi dorati si riflettevano come saette sulla superficie del mare, facendola brillare a tal punto che guardarla per troppo tempo faceva quasi male agli occhi. Alcuni raggi rossi che sfuggivano alla superficie attraversavano il chiosco di legno scuro del bar per tuffarsi tra le foglie del boschetto che delimitava la spiaggia. Era scesa un’atmosfera magica, che aveva il potere di ricaricare i corpi stanchi dei ragazzi, come una doccia rigenerante a fine allentamento, o una lunga dormita dopo ore di veglia. Midoriya la trovò bellissima, ma non riuscì a fare a meno di pensare che mancasse qualcosa che non riusciva del tutto ad identificare. Questa emozione ignota sembrò sgualcire il momento, come una nota stonata in una sinfonia melodiosa.
Il suo flusso di pensieri, però, fu interrotto da un nuovo arrivato turbolento.
“Vi è presa una paresi?” Domandò Kirishima, snudando i denti appuntiti in un sorriso ironico.
“Sei spoetizzante.” Lo prese in giro Mina, alzando lo sguardo verso il rosso, ma scoppiando comunque a ridere.
“Ma sei sempre nudo?” Gli domandò Jiro, squadrandolo, riferendosi alla solita assenza di una maglietta a coprirlo.
“La domanda è…” Kirishima si prese una pausa ad effetto: “Perché non lo siete anche voi?”
Midoriya era sicuro che se Hagakure non fosse stata invisibile, in quel momento si sarebbe tinta dello stesso colore dei capelli di Kirishima: “Ne ho abbastanza, per oggi!” Quasi gridò la ragazza, frustrata per le sevizie di Mineta.
“Intendevo che abbiamo il mare a disposizione e voi ve ne state qui come delle femminucce a guardare il tramonto!” Si spiegò Kirishima, che indossava già un costume rosso che gli arrivava sopra le ginocchia.
Gli occhi di Mina brillarono: “Che stupidi. Ha ragione!” Sentenziò, liberandosi della camicia bianca che indossava per fare da cameriera ai tavoli e restando in reggiseno e pantaloncini di tuta. Jiro alzò gli occhi al cielo: “Io passo.”
“Ma il vostro turno è finito, state solo riordinando!” Cercò di convincerla Ashido.
“In realtà non ci è permesso farlo, dopo la chiusura della spiaggia.” Iniziò Midoriya.
“E poi se Iida ci vede…” Continuò Hagakure.
“Iida non è qui e non ci vedrà… soprattutto te.” Taglio corto Kirishima.
“E va bene.” Sentenziò Jiro, cogliendo tutti di sorpresa: “Dai, non succederà nulla.” Aggiunse, lanciando un’occhiata in direzione di Hagakure. La ragazza invisibile sospirò e poi prese a spogliarsi. Kirishima si lasciò scappare un sorriso vittorioso: “Avanti, manchi solo tu.” Disse infatti, guardando Midoriya speranzoso.
“Non lo so, non dovremmo…”
“Lasciati un po’ andare, qualche volta.” Kirishima si fece strada all’interno del chiosco, tirando letteralmente Midoriya per la manica della camicia e trascinandolo fuori dal bar: “Okay… Okay.” Balbettò Deku, un po’ sopraffatto dalla rapidità degli eventi: “Solo cinque minuti.” Concesse, liberandosi della camicia con un sospiro sconfitto.
“Sì!” Esultò Kirishima, battendo il cinque ad Ashido per il bel lavoro e porgendole, poi, la mano con un sorriso furbo, che non lasciava intendere nulla di buono. Mina, dal canto suo, ricambiò con la stessa moneta, un sorriso obliquo, afferrando la mano del rosso. I due corsero verso il mare gridando come dei pazzi e tuffandosi nel frastuono dorato della risacca. Gli altri tre li seguirono con molto più contegno, ma non meno emozione.
“Ma è freddissima!” Si lamentò Hagakure dopo essersi finalmente abbandonata all’abbraccio marino. Midoriya, dal canto suo, tremò in assenso. Erano rimasti sulla riva, dove le onde si frantumavano sul bagnasciuga, risolvendosi in una distesa di candida schiuma bianca.
“Ma che cazzo state facendo?” Una voce aggressiva piombò improvvisamente sulla loro tranquillità fatta di freddo ed emozione, superando prepotente il baccano della risacca: “La spiaggia è chiusa e io devo staccare, coglioni.” Bakugo piantò i piedi nella sabbia e portò le mani ai fianchi, tipicamente arrabbiato con i suoi compagni e col mondo, ma, in quel momento, nonostante stesse facendo la ramanzina a tutti, gli unici occhi su cui stava sfogando la sua frustrazione erano quelli divertiti di Kirishima: “Ehi, rilassati, non affoghiamo mica in due centimetri d’acqua.” Lo provocò il rosso.
“Ah, no? Ti ricordo che ieri era proprio in questi due centimetri d’acqua che stava annegando un moccioso idiota che, per giunta, avresti dovuto controllare tu.” Sputò fuori Bakugo, tagliente. Kirishima si passò, colpevole, una mano sulla nuca. I capelli rossi, di solito alzati, adesso gli ricadevano sulla fronte in lunghe ciocche scure: “Ops, colpa mia.”
Ashido guardava la scena da un po’ e, a dire il vero, notò che c’era uno strano luccichio di sfida negli occhi cremisi dei due, molto diverso da quello che si accendeva nel biondo, quando lottava contro Midoriya. Era quasi… d’intesa. Aggrottò le sopracciglia, confusa. Doveva essere stata la luce del tramonto a giocarle brutti scherzi.
“Adesso uscite di qui.” Era incredibile quanto una frase semplice come quella, se detta da Bakugo, potesse far venire i brividi: “Altrimenti?” Lo provocò ancora Kirishima, che non sembrava lasciarsi influenzare dalle minacce.
“Ehm, forse faremmo meglio a uscire.” Suggerì Midoriya, che voleva evitare una catena di esplosioni in mare.
“Altrimenti…” Iniziò Bakugo, ignorando il commento per di più del tutto appropriato di Deku. Purtroppo, però, il biondo non concluse mai la frase, perché Kirishima si fece scivolare sulle dita un po’ d’acqua e la indirizzò verso il naso di Bakugo che, prevedibilmente, si bagnò. Seguì un momento di gelo, in cui i quattro spettatori sgranarono gli occhi ed il sorriso di Kirishima si spense lentamente, mentre quello di Bakugo cresceva in un ghigno che non lasciava presagire nulla di buono.
“Io ti ammazzo, capelli di merda!” Accadde tutto in una frazione di secondo. La magia si ruppe e Bakugo piombò nell’acqua, affondando Kirishima, che tentava invano di proteggersi, indurendo il suo corpo, mentre volavano schizzi e schiamazzi.
“Non vanno molto d’accordo, vero?” Domandò preoccupata Hagakure, avvicinandosi a Mina. La ragazza scambiò un’occhiata veloce con Jiro, poi scrollò le spalle: “Io, invece, penso proprio che vadano molto d’accordo.” Sentenziò, prima che Kirishima riemergesse tossicchiando e ridendo insieme, mentre Bakugo cercava in tutti i modi di sfogare la sua rabbia nel tentativo di farlo annegare: “Ehi, calmo…” Tentò il rosso, senza successo.
“Ehi, voi!” Iida entrò improvvisamente nel campo visivo dei bagnanti, mentre correva disperato verso il mare: “Uscite subito dall’acqua. Non vi è permesso!”
“Adesso ci parli tu.” Sussurrò in un ringhio Bakugo, emergendo nervoso e strizzando la base del costume arancione, per liberarsi dall’acqua in eccesso.
“Io…” Iida sembrava dispiaciuto, ma sapeva di dover svolgere i suoi doveri egregiamente, se voleva diventare un buon eroe, sapeva di non poter fare favoritismi solo perché si trattava dei suoi amici: “Io…” Ripetè con più fermezza, accompagnando la voce con uno sguardo austero. Midoriya lo guardò con determinazione: “Va bene, Iida, scusaci, non accadrà più… Fai ciò che devi.” Jiro per poco non scoppiò a ridere. Al massimo li avrebbero fatti restare un po’ di più al bar a riordinare, non c’era bisogno di farla così nera: “Io dovrò punirvi.”
“Che cosa?” Sbottò Bakugo, voltandosi di scatto verso il capoclasse, guardandolo come se volesse farlo esplodere da un momento all’altro… previsione che, in fin dei conti, non era mai troppo azzardata, quando si trattava di Bakugo.
“Sì, esatto, avete capito bene.”
Midoriya sentì Kirishima, alla sua destra, prendere un bel respiro: “In realtà è stata tutta colpa mia.” Esalò il rosso, pensando al suo grande idolo, che non avrebbe mai permesso che i suoi amici finissero nei guai per colpa sua. Non che l’idea che gli si era formata in testa lo allettasse più di tanto, ma era una questione di onore, di determinazione, di coraggio e soprattutto di virilità: “Punisci me soltanto.”
“Cosa? Assolutamente no.” Si oppose Ashido, che non voleva certo che il suo amico pagasse il quadruplo del prezzo, ma Kirishima fermò l’avanzata della ragazza con un braccio, impedendole di farsi avanti. Sorrise, triste e sicuro insieme: “Posso farlo, davvero.”
“Ma… Kirishima…” Tentò Midoriya.
“No.” L’interruppe ancora il rosso, facendosi avanti, fino a trovarsi di fronte a Iida. Lo guardò fisso negli occhi, in attesa del verdetto.
“Ma la finite con questa tragedia greca?” Domandò incredulo Bakugo, come se in ballo ci fossero la vita ed i sogni di Kirishima e del mondo: “Col cazzo che prendi la mia punizione, poi.” Aggiunse, dopo aver ragionato sulle conseguenze.
“Guarda, che non è colpa tua, è…”
“Non ti lascerò essere più coraggioso e più eroico di me.” L’interruppe ancora il biondo, che non voleva assolutamente essere trattato dal suo amico come una principessa da salvare, no, aveva raccolto il guanto di sfida e intendeva farlo esplodere. Letteralmente: “Iida, dammi una punizione più dura della sua.”
“Aspetta… Cos…”
“No, sono pronto a tutto.” Insorse Kirishima al quale non importava tanto il fatto di poter essere superato, quanto più quello di non riuscire a dimostrare il suo valore e la sua virilità.
“Ti dico che…”
“E va bene.” Li fermò Iida: “Per la prossima settimana riordinerete, ogni sera, dopo i turni, la cucina in cui lavorano Sato e Shoji.”
I ragazzi guardarono Iida terrorizzati. Ne era valsa la pena? Era molto peggio di ciò che si aspettavano: “Ci sto.” Sentenziò Bakugo, guardando Kirishima come a sfidarlo a tirarsi indietro.
“Ci sto.” Replicò quindi il rosso, ridendo di gusto.


Note di El: Ueeeeeeeelà signori e benvenuti alla fine del quarto capitolo!
So bene che sono abbastanza introduttivi, ma questa storia deve ancora spiccare il volo (ammesso che lo faccia) e ci sono delle cose che vanno ancora messe in chiaro. A poco a poco capirete cosa è toccato fare ad ogni personaggio.
Questo capitolo si svolge interamente sulle spiagge dorate del Lotus Resort, solo che l'inizio accade di mattina ed il resto al tramonto!
Povero Todoroki disadattato!
Citazione, citazione, citazione! "Non vanno molto d'accordo, vero?" "Io penso vadano proprio d'accordo" è ispirato ad una serie (A "LA" SERIE) anime Steins;gate, di cui sono ossessionata da ormai sei mesi. Ran ve lo potrà confermare.
Che altro? Boh, niente, chissà cosa combineranno Bakugo e Kirishima da ora in poi tralala.
Va bene, addio, alla prossima settimana, ci vediamo, cià!
Adieu,

El.

 
   
 
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