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Autore: Fabio Brusa    17/09/2019    1 recensioni
"Fenrir Greyback è un mostro. Un assassino. Un selvaggio licantropo. Approcciare con cautela."
Quello che il mondo vede è solo il prodotto di ciò che mi è stato fatto.
La paura li ha portati a ritenerci delle bestie, dei pericolosi predatori da abbattere. E la vergogna per non averci aiutati li spinge a tentare di cancellare la mia stessa esistenza.
Forse finirò ad Azkaban. Più probabilmente, qualcuno riuscirà a uccidermi, prima o poi.
Non mi importa.
Non mi importa, fintanto che sopravvivrà la verità su come tutto è iniziato e sulla nostra gente.
Sui crimini del Ministero e sull'omertà di uomini come Albus Silente.
Su come il piccolo H. sia morto e, dalle sue ceneri, sia venuto al mondo Fenrir Greyback.
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GREYBACK segue la storia del famoso mago-licantropo. Attraverso vari stili narrativi, dai ricordi di bambino ad articoli di giornale, dagli avvenimenti post ritorno di Voldemort a memorie del mannaro a Hogwarts, in 50 capitoli le vicende dietro il mistero verranno finalmente portate alla luce.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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15/50

***

15 Novembre 2009

Il Wampus d'Argento - Liverpool

   Lo stava facendo così lentamente che, nella calma irreale della stanza, i giornalisti della Gazzetta del Profeta riuscivano a sentire il suono delle fibre muscolari lacerarsi. Il sangue colava sugoso, rivelando la carne rossa, come fosse ancora viva. Greyback assaporava ogni gesto: portò la forchetta alla bocca e lasciò che il pezzo di manzo rilasciasse tutti i suoi aromi, prima di iniziare a masticare.
   Cornelius riusciva solo a ingollare un bicchiere di vino dopo l'altro. Greyback gli ribaltava le budella, con quel suo modo osceno di mangiare bistecche, masticando nervi e grasso con gusto.
   - Pensavi che mangiassi strappando la carne da una bestia ancora viva? - gli chiese Greyback, accennando un ghigno divertito.
   - No, certo... -
   - Ogni tanto lo faccio. La caccia mi diverte, mi fa sentire ancora giovane. Questo non significa che non sappia comportarmi in modo civile. - Si tagliò un altra striscia spessa nel piatto e la intinse nelle uova. - Siete stati voi a dipingerci come animali. -
   Megan non riusciva a pensare senza prima aver riempito lo stomaco. Non se lo fece ripetere due volte, data la reclusione forzata di quei giorni: si fece servire uova fritte, bacon, asparagi, pomodori e formaggio. Per lei, una sorta di seconda colazione.
   - Sono davvero sorpresa di scoprire che apparteniamo alla stessa Casa - commentò, fra una forchettata e l'altra.
   Greyback abbassò le mani, fissandola intensamente. - E questo cosa vorrebbe dire? -
   Megan sentì un groppo alla gola. - Oh, nulla, cioè... intendevo dire che anche io a Hogwarts sono stata smistata fra i Tassorosso. -
   - La stupisce che io ne abbia fatto parte, signorina Jones? -
   - In un certo senso... -
   - Perché sono un assassino? Perché tra i Tassorosso e le altre nobili Case circola il disprezzo per Serpeverde e, naturalmente, ogni criminale deve essere passato da lì? O forse perché non mi giudica capace di sentimenti di lealtà, dedizione, pazienza, tolleranza? -
   Il boccone, nella gola di Megan, non voleva scendere né salire. Improvvisamente cominciò a tossire, prima tentando di contenersi, finendo poi con lo sputare sul tavolo il bolo e tutto il proprio contegno. Avvampata, si attaccò al bicchiere dell'acqua.
   Greyback rise di gusto, snudando i denti affilati. - Siete così pieni di boria da potervici strozzare. Per voi il mondo è in bianco e nero, giusto e sbagliato. I Serpeverde sono cattivi, i Grifondoro sono buoni e dimenticate che Godric Grifondoro era un guerriero feroce. Il suo lascito è costituito da una spada e alcuni dei più violenti maghi che il mondo abbia mai conosciuto. - Spinse a lato del tavolo il piatto e afferrò il calice. Uno dei due uomini che l'accompagnavano, in piedi vicino alla porta, si avvicinò per ripulire. - Voldemort era un Serpeverde, ma dopo gli esponenti della sua stessa Casa, è stata Grifondoro a rimpolpare con il maggior numero di maghi e streghe le fila dei Mangiamorte. Non sia ingenua, Signorina Jones. -
   Megan respirò a fondo, schiarendo la gola. - Magnus Lovegood, però, entrò fra i Serpeverde. E mi pare di capire che fu fra i più sanguinari, fra i suoi seguaci. -
   Il piatto sbatté sul tavolo. Un uomo in sovrappeso, con un logoro spolverino nero e in mano ancora le posate del suo leader, si piegò su di lei con ferocia. - Magnus era un grande uomo, piccola stupida. Ha fatto quello che andava fatto, quindi non azzardarti a scrivere falsità su di lui, hai capito bene? - I capelli tagliati corti erano sporchi come la barba, dalla quale sgocciolavano di tanto in tanto rivoli di saliva. L'uomo non riusciva a serrare la bocca, con parte del labbro e della guancia sinistra deturpate da quello che sembrava il morso di un grosso cane.
   Greyback alzò la mano. - Burke. Vai pure. -
   Aggrappata allo schienale per la paura, Megan lo guardò allontanarsi, con i resti del loro pranzo, terminato o meno che fosse. Tornò a voltarsi, posando gli occhi sulla maestosa figura del vecchio licantropo. Alla luce del pallido sole del Merseyside, Fenrir Greyback appariva davvero come un mostro. Le ombre notturne non nascondevano i canini, che spuntavano dalle labbra insecchite, né gli artigli al termine di dita spesse come una bacchetta. Notò solo allora una ferita estesa sul collo, rimarginata da tempo, dove scendevano i folti favoriti. La cicatrice frastagliata passava da parte a parte, come se Greyback fosse stato messo al giogo.
   Additando il vuoto alle proprie spalle, Megan cercò la forza di scrollarsi di dosso la sensazione di essere un agnello sacrificale. - Quello è... quel Burke? -
   Greyback annuì, leccandosi una goccia di vino caduta sul palmo irsuto. - Non gli piace che si parli male di Magnus. O che si insinui qualcosa. A pensarci bene, non gli piace che si parli in nessun modo del suo compagno. -
   Cornelius, tenendo le mani bene riparate sulle ginocchia, aggrottò la fronte. - Compagno di branco? -
   - Compagno di letto. -
   La piuma appuntò e Cornelius, che non vide Megan battere ciglio, si domandò quale vita avessero potuto condurre due uomini del genere alla fine degli anni '50. Quando erano solo ragazzini, in una società che bramava tornare all'ordine.
   - Continuiamo - disse Greyback.
   - Un istante, un istante. - Megan, che mai aveva sostenuto un'intervista tanto lunga, cercava un modo per strutturare i propri appunti. - Lei ci sta raccontando di Hogwarts, ma devo essermi persa cosa ci fosse andato a fare. -
   - Megan, - la riprese Cornelius con un tono preoccupato - è il senso della storia del signor Greyback. Non fare domande stupide. -
   - No, scusatemi, non intendevo quello. Volevo dire: Ignavus Lovegood le ha fornito l'occasione. Però aveva anche avanzato delle richieste, giusto? -
   Greyback, irritato da quanto stava per raccontare, le rispose: - Mi aveva parlato di molte cose, per poter sopravvivere a scuola e fare sia i miei interessi che i suoi. Grazie a lui, era come se già conoscessi Hagrid. Stupido gigante buono. Fu la prima persona a scoprire che fossi un lupo mannaro. -
   - Come? - domandò Megan.
   - Glielo dissi io. Dopo Pozioni con Lumacorno lo incontrai per la prima volta. Mi prese in simpatia e fu così anche per me. Era gentile, questo lo sanno tutti, ma avevo davvero poca esperienza con persone di quel tipo. In pochi mi avevano allungato la mano, persino dopo essere finalmente entrato nella società magica. Considerato quel che avrei dovuto fare di lui, secondo Ignavus, ebbi da pensare. Ero arrivato con l'idea di occuparmene il prima possibile, così come mi era stato consigliato. Ma Ignavus non era un lupo. -
   - Le aveva chiesto di ucciderlo? -
   - Uccidere Hagrid? E chi mai vorrebbe una cosa del genere? Soprattutto all'epoca, quando contava meno di Peeves. No. Hagrid era un omicida e me ne sarei servito per arrivare a Silente. -
   - Cosa? - Cornelius fermò Megan, impedendole di scrivere. - Hagrid non hai mai fatto del male a nessuno. Questa è una calunnia. -
   - Questa è la verità della Scuola - continuò placidamente Greyback. - Ad Hagrid venne data la colpa della morte di una studentessa. Venne espulso per questo, anche se la sua acromantula non aveva niente a che fare con l'incidente. Fu Silente a permettergli di restare. Così, divenne Guardiacaccia e amico del professore più celebre dei nostri tempi. -
   - Voleva usarlo per arrivare a Silente. - Megan, attenta, cominciava a scorgere un quadro nello strano racconto del licantropo. Una serie di eventi apparentemente insignificanti stavano cominciando a legarsi, tra loro e con la storia conosciuta. Ancora, però, era solo una sensazione, un brivido d'intuito giornalistico. - Ma perché? Per fare cosa? -
   - Questa è la domanda - disse Greyback, azzannando l'aria. - Hagrid era un passaggio. Avrei dovuto fare pressione attraverso di lui, attaccandomi al lassismo di Silente nel permettergli di restare. -
   - E come? -
   - Uccidendo. Ignavus non me lo aveva detto, non serviva: ero un bambino di undici anni. Ero un giovane licantropo. Sarebbe successo, prima o poi. La luna non si può oscurare. E non gli sarebbe importato minimamente del mio destino: il caos che avrei portato allo scoperto sarebbe stata la sua ricompensa. Però, non aveva previsto Hagrid. -
   - Mi sembra un piano folle - commentò Cornelius.
   - Come Ignavus. Folle, certo, ma intelligente. Scaltro. E più meticoloso di quanto possiate immaginare. Però Hagrid mi protesse durante la prima luna piena, poi durante la seconda e la terza. Rischiando la sua vita e il suo posto alla Scuola, mi permise di avere un luogo sicuro in cui passare le notti peggiori. E, senza volerlo, mi fornì ugualmente ciò di cui avevo bisogno per soddisfare Ignavus. -
   - Di cosa stiamo parlando? -
   - Di quello che Silente fece durante la guerra con Grindelwald. Tutti ricordano solo il grande mago che sconfisse il Signore Oscuro. Pochi sanno della relazione sentimentale che correva fra i due e di chi fu la mano che realmente uccise Ariana. Quasi nessuno sa del suo coinvolgimento con campi di prigionia, dove quelli come mio padre vennero rinchiusi e brutalizzati. - Greyback strinse i pugni. Si sentirono le cartilagini scrocchiare per la tensione, il fiato farsi pesante e gli occhi, quei profondi occhi ferini, riempirsi di rabbia e umiliazione. - Quasi nessuno, fino ad oggi. Scrivete.

 

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