La lussuosissima Lincoln nuova di zecca entrò nel cancello di villa Legan, e percorso rapidamente il viale, si fermò davanti alla scalinata d’ingresso della villa.
L’autista scese dal posto di guida e aprì la portiera posteriore dell’automobile. Ne scese una bambina bionda con lunghi capelli sciolti sulle spalle e un largo cappello in testa, che dimostrava circa dodici o tredici anni di età. Portava con sé una piccola valigia che sembrava fatta di cartone.
-Grazie signor Crusher.-
-Non c’è di che Candy. Vieni con me, la signora Legan ti aspetta.-
La visione della villa sembrò levare il fiato alla bambina, non aveva mai visto una casa così grande. Le sembrò quasi un castello delle favole, quelle favole che Miss Pony e Suor Maria le leggevano quand’era più piccola.
Candy seguì l’autista, un uomo fra i trenta e i quaranta, lungo le scale che portavano all’ingresso della villa. Una volta varcata la porta di casa la bambina rimase di stucco: non avrebbe mai pensato che una casa potesse essere tanto lussuosa.
Seguì il signor Crusher lungo una scalinata e poi attraverso un corridoio finché l’uomo si fermò davanti ad una porta e bussò.
-Avanti.- disse una voce di donna da dentro la stanza. Crusher aprì la porta e dalla stanza uscì una musica.
-Buongiorno signora Legan. Ho portato qui la bambina.-
La signora Legan, una donna di circa quarant’anni, di bell’aspetto e vestita elegantemente spense la radio alla sua destra e squadrò la piccola Candy con aria altezzosa.
-Buongiorno signora Legan.- disse la bambina accennando un inchino
-Io sono Candice White, molto lieta di conoscerla.-
La signora Legan non rispose, non subito almeno.
Candy non sapeva che pensare.
-E così tu sei Candy…- decisamente non aveva l’aria accomodante.
-Cosa ti hanno spiegato alla Casa di Pony Candy?-
-Miss Pony mi ha detto che dovrò lavorare in questa casa signora, e in cambio avrò… vi… vi…-
-Vitto, alloggio e un’adeguata educazione Candy. Questo ti ha detto Miss Pony.-
-Sì signora, mi ha detto proprio questo.-
In quel momento entrò nella stanza un’altra bambina.
-Ciao mamma! Ho finito di studiare, posso andare a giocare in giardino?-
-Candy, ti presento mia figlia Elisa. Elisa, questa è Candy, la bambina di cui ti abbiamo parlato.-
-Ah sì, l’orfanella.-
Nonostante l’atteggiamento altezzoso di Elisa, Candy la salutò con cordialità.
-Ciao Elisa! Sono contenta di conoscerti.-
-Ma… come ti permetti?-
-Quando ti rivolgi a mia figlia devi chiamarla “signorina Elisa”. Cerca di tenerlo bene a mente Candy!-
Candy si mortificò. Nessuno l’aveva mai trattata così.
-Mi scusi… signorina… starò più attenta in futuro.-
-Lo spero per te orfanella!-
-Elisa, porta Candy con te in giardino. Lei sarà la tua cameriera personale, falle conoscere la casa.-
La ragazzina squadrò Candy con uno sguardo accigliato, sembrava non ispirargli simpatia.
-Vieni con me.- le disse poi facendo cenno di uscire dalla stanza.
-Vai pure con mia figlia Candy. Lei ti farà vedere la casa mentre le cameriere porteranno la tua valigia nella tua stanza.-
-Va bene signora Legan.-
Candy seguì Elisa reprimendo a stento le lacrime.
Uscite in giardino Candy e Elisa incontrarono un altro ragazzo, un po’ più grande di loro. Non doveva avere comunque più di quattordici anni.
-Neal hai visto? Questa è l’orfanella!- Elisa parlava di Candy come se lei fosse un cagnolino che non capisse le sue parole.
-Come ti chiami orfanella?-
Candy stava quasi per scoppiare a piangere ma si fece forza.
-Vuoi rispondere? Mio fratello ti ha fatto una domanda!-
-Mi chiamo Candy… signore.-
Neal squadrò la bambina da capo a piedi, poi sogghignò.
-Vieni Candy, ti facciamo vedere una cosa.-
I due fratelli si misero a correre intorno al perimetro della casa e Candy li seguì.
Sul retro della villa c’era un piccolo stagno pieno di piante acquatiche e di canne di bambù.
-Ti piace Candy? L’estate noi ci facciamo spesso il bagno qui dentro.- disse Neal con aria quasi accomodante.
-Avanti!- la invitò Elisa –Vieni a vedere meglio.-
Candy si fece avanti in mezzo allo spazio fra i due fratelli Legan, e in men che non si dica si trovò a mollo dentro lo stagno: Neal l’aveva spintonata.
Le risate dei due ragazzini in piedi davanti a lei le fecero montare dentro un sentimento prima di sconforto e poi di sempre crescente rabbia.
-Non puoi dire che non siamo buoni padroni Candy!- sghignazzò Neal
-Permettiamo ai nostri servi di fare il bagno nella nostra stessa acqua!-
Candy lasciò che le lacrime le scorressero lungo il viso, ma allo stesso tempo diede sfogo alla sua rabbia.
-Questo non lo sopporto!-
In men che non si dica saltò addosso all’arrogante ragazzino e lo stese a terra riempiendolo di schiaffi in faccia.
Elisa chiamò aiuto frignando e alcuni servitori della villa accorsero separando i due ragazzini.