Serie TV > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: ClodiaSpirit_    18/09/2019    1 recensioni
- Si alzò in piedi, insieme all’onda del pubblico coinvolto dall’esibizione, applaudendo.                                                                                                                                     
[...]  Nonostante quello sguardo fosse lontano, Alec poté indovinare che erano diversi rispetto a quelli che aveva visto tante volte. -
Alec è un ragazzo intelligente, giovane, eppure gli manca qualcosa di fondamentale: vivere.
Ma cosa succede quando Alec comincia a fuggire e a rintanarsi a Panshanger Park, durante uno spettacolo dato dal circo? E soprattutto, chi è l'acrobata che si cela e cerca dietro tutti quei volti?
Cosa succede quando due mondi opposti ma simili per esperienze di vita si incontrano?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ragazzouoli, più veloce della luce (neanche fossi Flash in persona),
ecco  il dodicesimo capitolo.
As I said, spero di postarvene almeno un altro prima che,
il ciclo universitario mi divori l'anima.
Scherzi a parte, godetevelo tutto perché è davvero una bella chicca,
ho rivisto alcune cose, ma ne vado soddisfatta.
Il prossimo aggiornamento potrebbe anche
slittare, ma intanto non vi lascio col fiato sospeso.
Enjoy.
Clodia's







La mattina seguente, Isabelle camminò per la casa, passando per il tavolo e trovandoci appollaiato una figura simile al fratello, intenta a fare colazione. La tazza colma di cereali e la mano che girava il cucchiaio senza prenderne nemmeno una cucchiata.
« Buongiorno Alec » gli diede un buffetto sulla spalla, un bacio e il ragazzo quasi sobbalzò. Biascicò qualcosa, che poi riformulò subito dopo.
« Buongiorno Izzy » sospirò, mentre il cucchiaio finalmente si muoveva e veniva portato alla bocca.
Isabelle si sistemò la sua vestaglia bianca e rossa e andò a prendere la sua tazza in cucina, il latte e qualche briosche. Si sistemò alla sedia, uscì i suoi occhiali dalla tasca e lesse l'etichetta del latte ad alta voce.
« Latte parzialmente scremato, » recitò, portandosi un dito sul mento « ma ciò non ha importanza, » continuò, adocchiando lo sguardo del fratello fisso su uno dei cereali appena sprofondato nel liquido perlato « perché se non dovesse piacere, prima dovrebbe essere provato almeno - il latte -» enfatizzò, beccandosi un occhiata in cagnesco dell'altro, ora all'ascolto « altrimenti come si potrebbe dire che non piace? » alzò il largo contenitore, lo svitò e se lo versò. Portò un pezzo di briosche alla bocca e noncurante della maleducazione e aggiunse. « Così come il latte, anche nella vita ciò ha un suo perché. Non dici che non ti piace il latte, se non lo hai mai bevuto, assaggiato. Non dici che qualcosa non potrebbe funzionare, se non ci provi nemmeno » sottolineò, scoccando un occhiolino ad Alec.
Alec si ritrovò completamente in stato di totale ammirazione, ma anche di totale offesa, sentendosi il centro a cui Isabelle stava mirando.
« Non c'è che dire, geniale e diretta come sempre, Izzy » rispose seccamente, mentre mandava giù un altro boccone.
Isabelle sorseggiò il suo latte, aggiungendo il caffè caldo, che solo ora adocchiava sul tavolo.
« Non sono la sola ad esserlo, Alec, siamo o no fratelli? » chiese testarda.
« Sì, » annuì, i capelli completamente ognuno per i fatti loro « Ma non sicuro tanto quanto te. Lo sai. Tra l'altro sarebbe la mia prima, primissima volta » corresse.
« E qual è il problema, scusa? » Isabelle diede un altro morso alla sua colazione.
Alec sembrò titubante al riguardo. Aveva inviato il messaggio che aveva promesso di inviare a Magnus, la sera precedente, ma non aveva ricevuto risposta. Si era limitato a un semplice "dobbiamo parlare, domani, se trovi del tempo", veloce e rapido. Non aveva aggiunto però la sua tensione, mentre digitava.
« Non è quello, è solo... » ispirò lentamente, mentre si portava una mano per massaggiarsi una delle tempie. « Non so se andrà in porto, voglio dire, mi piace Iz, mi piace. Tanto. » sorrise poco, mentre sentiva ancora la bella sensazione impressa di quell'ultimo incontro « Ma se non provasse lo stesso o se per qualche ragione, dovessi rovinare tutto? » fu timoroso nel dirlo, lo sussurrò.
La sorella annuì, la sua lunga cascata nera che di solito le scendeva sulle spalle, era raccolta in coda quasi della stessa lunghezza e il viso era tranquillo e in ascolto del fratello in bisogno.
« Hai agito di impulso, no? »
Alec annuì, portandola a continuare « Non ha rifiutato,nessuno di voi due lo ha fatto, » mostrò un sorriso pieno, mentre delle piccole borse si formavano sotto gli occhi grandi e attraenti « è chiaro Alec. In più ti piace, cosa c'è di sbagliato in questo? »
« Niente, assolutamente niente... »
Il rumore di un messaggio non mancò ad arrivare. Era il suo, Alec guardò velocemente la sorella, la quale lo incitò battendo la mano sul tavolo, trepidante.
Nel messaggio, Magnus gli confermava che quel pomeriggio sarebbe riusciti ad avere qualche ora di pausa, ma non di più.
Alec stava sorridendo senza nemmeno aver letto ancora metà di ciò che c'era scritto.
« Che dice, che dice? » squittì incalzandolo, Isabelle.
« Devo... devo andare al tendone, uhm, sì, » controllò l'orario sul piccolo schermo e calcolò più o meno la tempistica.
Le prove iniziavano la mattina, staccavano per pranzo e se tutto andava bene, per il tardo pomeriggio si finiva, in casi eccezionali. « Dio, Izzy devo essere fuori per le quattro... »
« Che succede? » lo guardò perplessa mentre finiva con gli ultimi sorsi il suo caffelatte.
« Non voglio lasciarti qui sola, » dichiarò guardandola dritto negli occhi « avevo deciso, se Magnus non mi avesse risposto, sarei rimasto con te. Stai già così poco ed è già la seconda volta che sono fuori casa » era amareggiato. E anche in quel momento, pensò che se avesse potuto combinare entrambe le due persone a cui teneva, una di famiglia, di sangue e l'altra, che si era insinuata nei suoi pensieri, le avrebbe prese entrambe con sé.
Isabelle aggrottò la fronte e scrollò le spalle.
« Ma ti ha risposto e i tuoi piani sono cambiati. »
« Vorrei poter restare » mormorò, visibilmente dispiaciuto.
« Alec, fratellone, non succederà niente, non preoccuparti. Sono una donna, so cavarmela, sono furbizia e ingegno, » sorrise ammaliante, mentre la sua mano si poggiava su quella libera di Alec, il palmo aperto, pronto per accogliere la sua mano altrettanto fine ma di poco più piccola « E poi abbiamo ancora tre giorni, da passare insieme. Non dimenticarlo. »
Il ragazzo annuì, in cuor suo sapeva che era pur sempre una giornata, però gli costava mandar giù che avrebbe perso anche quella per poter stare con lei.
« So che sei in grado di cavartela, » pronunciò consapevole lui, mordendosi il labbro, la sua sorellina era ormai una donna adulta, una bella donna sicura di sé « ci sei sempre riuscita con o senza l'aiuto di nessuno. »
« Neanche tu te la sei cavata male, Alec. Sei sopravvissuto a questo, » Isabelle indicò le pareti della casa, la situazione che si portava sulle spalle da solo, da quando se ne era andata « non importa come, ma sei forte e determinato quanto me e adesso devi solo correre ancora un po', » disse, un leggero luccichio le riempì gli occhi « correre per te. »
« Ti voglio bene Iz » sussurrò Alec.
« Anche io, fratellone »
Ricevuto un altro sorriso dalla sorella, Alec si precipitò a finire la sua colazione e subito, deposti la tazza e il cucchiaio nel lavabo, si guardò nel lungo specchio posizionato prima del soggiorno.
Studiò i suoi capelli, formavano delle piccole saette andanti in direzioni diverse, mentre soffermandosi sul busto, la maglia del pigiama gli andava tremendamente larga sopra, tantoché dovette alzarsi una delle spalline di cotone, che ricadeva pesantemente lungo una delle spalle.
« Dio, ho proprio bisogno di una doccia » esclamò, guardandosi meglio.
« Oh, quello è sicuro, » abbozzò la sorella girandosi di un fianco sulla sedia dov'era seduta « e soprattutto, hai bisogno di buttare quel sacco che ti ritrovi come pigiama »
Alec tastò la sua maglia color glicine, leggermente scolorita. Ci dormiva da tempo ormai, quando avanzavano le stagioni più fredde dell'anno. Non aveva mai pensato di cambiarlo, più che altro non avea fatto caso alla sua usura nel tempo.
« Ci dormo da una vita ormai... » mormorò.
La ragazza sembrò meditabonda, mentre piano si alzava e studiava la figura del fratello, entrando di poco anche lei, nel riflesso dello specchio.
« Te ne serve uno nuovo, allora » consigliò.
« È solo un pigiama, Iz » Alec sbuffò sonoramente
« Sì, ma non è il caso di prendertene uno nuovo? » si imbronciò, le mani sui fianchi. L'indice della ragazza indicò le sue spalle, poi, l'addome « Sei dimagrito un po'... niente a cui non si possa risolvere » sorrise, riprendendosi la sorella. Si mosse di lato e prendendo la borsa lasciata sul divano da quando era arrivata, ne uscì fuori un piccolo porta tutto « Per prima cosa, » fu abbastanza chiara, ma anche dolce, le chiavi di casa tra l'indice il pollice, continuò « usciremo e andremo a fare la spesa, perché con quello che di poco c'è in dispensa, soffriremo la fame, poi, » Alec si girò a guardarla attento, le sue guance si imporporarono, dato che l'ultima volta che aveva fatto la spesa risaliva ad almeno due settimane fa « andremo a comprarti qualcosa di nuovo, incluso il pigiama »
Alec roteò gli occhi, ma la sorella lo ammonì.
« Niente obiezioni, hai bisogno di entrambe le cose. E poi, » aggiunse scrollando le spalle, « dobbiamo uscire un po' da questa casa, no? »




La giornata volò, con i due fratelli intenti a scegliere cosa portare a casa, passando da qualche mercatino nelle vicinanze, scegliendo cosa cucinare, cosa potesse andar bene con la fisicità di Alec.
Ogni tanto si fermavano su qualche panchina, per una sosta, osservando la grande statua di cervo al centro della cittadina.
Riornarono a casa stremati, nonostante avesse guidato Isabelle, la sua energia iperattiva non si era ancora arrestata del tutto, nemmeno quando le venne in testa di preparare un dolce, i cui ingredienti erano appena stati comprati e sistemati.
Dopo aver sistemato le cose avevano pranzato, tutte e due in compagnia solo delle chiacchiere riguardanti la giornata di spese che avevano appena passato. Andarono avanti, lavando le posate, i piatti, mentre Isabelle organizzava invece il resto della giornata. Una cosa era chiara, avrebbe riaccolto il fratello per la sera, con qualcosa di dolce, solo che non sapeva nemmeno lei con che tipo di leccornia.
Si salutarono - o meglio - Alec la abbracciò forte, mentre lei, tranquillamente gli diede in mano il piccolo involucro che si era dimenticato.
« Per favore, cambiati prima di andare, » sospirò « quella felpa è logora »
Alec ridacchiò, rapidamente corse in camera, si sfilò la parte superiore, cambiandola con una camicia semplice, bianca bordata leggermente ai polsini, ma nuova. Forse sua sorella in fondo aveva ragione, aveva bisogno di dedicarsi un po' a se stesso, di lasciare la questione dei suoi fuori e aprirsi ad altre possibilità.
Alla svelta, si precipitò alla porta e si lasciò dietro la ragazza che lo salutava.
« Buona fortuna! » gli gridò.





Era un novembre già freddo, in cui la nebbia cominciava piano a farsi fitta e il respiro veniva a riempirsi dei primi brividi autunnali. Se Alec non avesse portato con se il suo giubbotto più pensare, probabilmente il vento gli sarebbe entrato dentro le ossa. L'autobus che lo aveva lasciato, contava pochi passeggeri, quindi fece tutta l'andata praticamente in solitaria, guardando dai finestrini e abbandonandosi ai pensieri e ai soliti giochi della sua testa.
Al tendone attraversò l'entrata, sbarrata con un cartello che diceva più o meno così:

« L'ENTRATA E' RISERVATA SOLO ALLA COMPAGNIA CIRCENSE E NON OLTRE.
Si invitano gli spettatori a ritornare all'orario serale
» con tanto di orari e indicazioni dei prezzi dei biglietti.

Alec ipotizzò che quella trovata fosse recente, dato che il cartello era verniciato di fresco e qualche lettera in bianco e nero si era mischiata creando una leggere sfumatura venata di rosa.
Entrò, facendo attenzione a non dare nell'occhio. Il giubbotto gli servì anche a questo, lo alzò sul viso, mentre procedeva ai lati del tendone, stringendosi tra questo e lo spazio che aveva davanti. Da lì, vedeva benissimo il modo in cui era tenuto in piedi, fissato con dei cordoni, terminanti in ganci metallici fissati, insieme a dei piccoli paletti, conficcati dentro il terreno.
Proseguì così a zig zag e sempre coprendosi, arrivò allo spazio delle roulotte.
Un viso piuttosto familiare gli si presentò davanti, un ragazzo con dei lunghi capelli stava bevendo dell'acqua, bagnandosi la faccia e il collo, appiccicati dal sudore.
Mentre avanzava, quello si girò e fece giusto in tempo per vederlo.
L'espressione consapevole e la mano che prendeva un asciugamano e si aiutava la fronte: Dustin.
Di lì a poco si unì, un'altra persona, una ragazza dalla pelle scura, i capelli raccolti in due cignòn simili a due pon-pon sopra la sua testa. Indossava un fascia seno e dei pantaloni da tuta rosati.
« Alec, ehi » fu Dustin a parlare, si sporse in avanti e gli strinse la mano. Alec rispose al saluto, anche se in modo impacciato « Sei un po' in ritardo oggi, huh? » domandò. Da vicino quei capelli sembravano tanti rami intricati, solo ricoperti di peluria.
« Meglio tardi che mai » abbozzò Alec.
Candice che affiancava il suo collega, lo guardò incuriosita, mentre si scaldava prima di entrare ad allenarsi.
« Come sei riuscito a passare senza farti vedere? » stavolta fu lei a parlare, il braccio che si fletteva, per essere stirato.
« Oh beh, » Alec si grattò la testa « ho fatto del mio meglio per non dare nell'occhio, credo, » era sicuro, adocchiò come la ragazza avesse cambiato gamba, mentre la sua faccia si contorceva leggermente « di aver capito da dove non prendere »
« Ci credo, altrimenti il capo, non avrebbe esitato a farti fuori » ridacchiò Dustin, che venne ricompensato beccandosi una gomitata da Candice appena si alzò per sistemarsi in un’altra posizione. Candice lo guardò truce e Alec si limitò a nascondere il sorriso confuso affiorato in quel preciso momento.
« Ahia! Che c'è? » Dustin si strofinò il fianco, appena colpito. Una smorfia che simulava il lamento gli si dipinse sulla faccia, mentre si massaggiava con la mano la zona dolorante..
« Succede, che faresti bene a startene zitto certe volte! » lo riprese Candice, sussurrando in modo ammonitorio.
« Si da il caso, che potresti evitare di colpirmi ogni volta che hai bisogno di sfogare la tua frustrazione femminile, Candice » scandì tutte le lettere del nome della ragazza, la quale roteò gli occhi e ispirò per calmarsi.
« Mi dispiace che tu non capisca neanche che non si tratta di quello stavolta, » alzò in aria le braccia, ributtandole sui fianchi irritata « Idiota! »
Dustin le stava per rispondere, abbastanza seccato, si sporse in avanti, il sospiro stancante che gli usciva dalla bocca..
« Starei cercando Magnus » li interruppe non curante, sovrastando le loro voci. Entrambi i due ragazzi si guardarono, sembrava che avessero ripristinato l'aria serena di poco prima.
« Dovrebbe finire l'allenamento tra qualche minuto » rispose Candice, mostrandogli un sorriso rassicurante, allargò le gambe e si piegò a toccarsi un piede con le mani.
« Sì, » aggiunse Dustin « nel frattempo se ti va, puoi aspettarlo più avanti, » indicò lo spazio verde davanti le roulotte che si espandeva di poco più in fondo, era segnato da una striscia di cipressi più o meno alti « lì non ci disturba mai nessuno e sei anche meno visibile. » si arrotolò le maniche della maglia e Alec notò i brividi di freddo sulla pelle « Tranquillo, ci penserò io a dirglielo »
Alec annuì in segno di ringraziamento e notando che scosse leggermente il corpo, come per riscaldarsi, non ci pensò oltre e si tolse il suo giubbotto.
« Tienilo tu, appena dovrò ritornare me lo ridarai » la sua mano glielo offrì, leggera e gentile. Dustin lo guardò stupito, ma si allargò in quei denti avorio e squadrati.
« Grazie Alec, » era grato « ultimamente fa più freddo qui e ho lasciato il mio prima di partire. Di solito uso una vecchia coperta, » aggiunse « ma è scomodo portasela dietro »
« A me non serve, » mentì un po', ma pensò che non sarebbe successo niente se non lo avesse tenuto per un paio d'ore « è solo parte della mia copertura »
Dustin non perse tempo e se lo provò immediatamente, gli calzava bene, le mani gli scivolarono sull’apertura, la quale era leggermente stretta davanti.
« Andrà bene, non lo avrei chiuso, comunque » se lo sistemò meglio dietro « Grazie ancora »
Scambiandosi un'ultima occhiata, Alec si diresse su consiglio più avanti, si sedette sull'erba, dove una schiera di alberi si stagliava dietro di lui, come una protezione. Mentre il lago, prendeva la sua visuale frontale.


**



Magnus arrivò correndo, il fiatone che non era ancora rallentato. Subito dopo essere uscito da una lavata di capo di Sanders, si era ritrovato il suo amico, pronto a dirgli che una certa persona gli aveva fatto una certa visita. In poche parole, Dustin aveva evitato di pronunciare nome e cognome davanti il capo del circo, per evitare possibili problemi.
Adesso, si ritrovava a correre, verso la distesa degli alberi, preso da una strana e irrefrenabile voglia di urlare. Non capiva se però avrebbe urlato per ciò che era appena successo nel tendone o per quello a cui stava andando incontro. Tutto ciò che aveva addosso erano una maglia felpata a maniche lunghe e dei jeans scuri, mentre a piedi nudi, si affiancavano l'uno all'altro nella corsa sull'erba.
Vide la sagoma di Alec farsi sempre più vivida, finché non lo ebbe davanti a sè.
« Ehi » soffiò fuori affaticato.
La prima cosa che notò, furono i suoi occhi, i quali sembravano più chiari, a discapito del tempo grigio.
« Magnus, ciao » mormorò.
Dopo aver corso, si sedette piano, incrociando le gambe, poggiando il peso sulle braccia, le mani che ignoravano piano il terreno umido.
Ci fu silenzio, non imbarazzante, solo di studio. Era come se non sapesse cosa dire, quando in realtà ci aveva pensato bene per tutta la notte, aveva più o meno capito da dove iniziare, ma ora che lo aveva vicino, era leggermente diverso, perché era reale.
« Magnus » si schiarì la voce, l'acqua che si increspava davanti al suo sguardo « Se c'è una cosa che voglio dirti è... dio, è dura, » chiuse gli occhi, gli uscì un sorriso spontaneo « è giusto sapere cosa dover dire prima e poi non riuscire a spiegarlo? »
« Non so, ma non mi capita quasi mai, » rispose, arricciando il naso, serio « ed è questa la cosa strana » deglutì.
Lo guardò e si rese conto di quanto fosse bello quel giorno. Non che non lo fosse tutti gli altri, ma aveva questa particolare luce, sprigionava qualcosa di simile alla calma.
Alec si inumidì le labbra.
« Quello che so è questo, » riprese « so che mi piace ascoltarti, Magnus, so che mi piace farlo perché so che mi ascolterai. Mi piace parlare con te, starti vicino, mi sembra tutti così naturale, » affermò, mentre si voltava a guardarlo finalmente, le mani poggiate sulle ginocchia piegate in avanti « mi piace anche solo sentire la tua voce e il modo in cui vedi determinate cose, perché penso, » spiegò
« che non sia distante dal modo in cui le veda io. E se così non fosse, » continuò, sincero « allora credo mi piaccia anche quello Ed è così nuova questa sensazione, quello che sento, così nuova che non voglio rovinarla ancora prima che inizi, perché è una delle cose più belle che abbia mai avuto. » dichiarò.
Magnus si sentì sobbalzare, diede la colpa al freddo per i brividi che gli salivano lungo le braccia, ma in realtà pensò che Alec stesse arrivando alla fine. E se era anche nettamente superiore a quello che gli stava già dicendo, si sentiva già pronto a dirgli quello che provava lui.
« Era la tua prima volta? » fu diretto.
Alec sembrò pensarci su, anche se sapeva già cosa rispondere.
« Sì » rispose secco « E’ così evidente?»
Magnus rise questa volta, il volto che si girava di lato di scatto.
« Alec, » disse all'improvviso, « devi sapere una che ho avuto altre relazioni prima » era consapevole di cosa stesse tirando fuori dal cappello.
Alec inclinò la testa, lo sguardo attento « So com'è quando ... quando tutto è nuovo, quando si vive tutto inconsapevolmente. Tu hai mai avuto rapporti con qualcuno ?» fu sfacciato questa volta, erano lì per un motivo d'altra parte, entrambi su quell'erba adesso lucida.
L’altro si morse le labbra e rimandò indietro il tempo.
« Ai tempi in cui frequentavo l'università, ebbi questa... questa strana relazione al primo anno con una ragazza del mio corso-»
« Che era...?» .
« Arte, il mio corso era arte comprendeva: reperti, storia antica, beni di valore, » spiegò beccandosi un occhiata affascinata dall'altro « Comunque sia, iniziammo a frequentaci per un po' ma non ho... non ho mai provato niente oltre alla semplice amicizia, per quanto mi sforzassi, una volta fu lei a baciarmi » Magnus lo ascoltava con interesse, un po’ per la storia, un po' per le dita di Alec affusolate che cercavano le sue « E c’era il vuoto, non sentivo niente » terminò.
« Quindi, sei... » Magnus sembrò pesare quella parola dentro la sua testa e ripensò a quella volta in cui Alec gli aveva detto di non avere nessun pregiudizio « Insomma, ti piacciono gli uomini? » uscì fuori.
Alec mise su un sorriso piccolo e velato, trasparente. Ricordava, anche se non aveva avuto tanto, quel dettaglio che veniva fuori dai bordi dopo la sua adolescenza, ricordava quel frammento anche se non aveva avuto molte altre occasioni per arricchire il suo bagaglio personale.
« Dopo quel primo anno, non seppi più niente di quella ragazza, credo si legò a qualcuno che davvero potesse darle ciò che meritava,» disse tristemente « passato quello... sapevo che non era comune che io mi trovassi il più della metà del tempo a guardare i ragazzi, piuttosto che le ragazze, » fu semplice come togliersi uno strato di pelle e trovarne sotto un intatto « Lo capì a ventun'anni. E non ci volle un maestro per capire che ai miei non interessava o semplicemente trattavano la cosa se la intuivano, con totale indifferenza » deglutì e Magnus prese la sua mano e la carezzò con il pollice, Alec si sentì avvampare leggermente « Non loro, ma mia sorella per me era un libro aperto e c'era arrivata forse anche prima di me » concluse.
Era così liberatorio aprirsi e uscire dalle proprie corazze.
« Alec prima di continuare, devi sapere un’altra cosa, » ammise, la presa delle mani che si allentava e oscillava ora in avanti « io non ho avuto solo esperienze maschili, maggiormente quelle. Quello che sto cercando di dire, è che sono attratto tanto dagli uomini quanto dalle donne, » osservò lo sguardo di Alec, chiaramente sorpreso, ma comunque composto « ho avuto un po' di relazioni e ad alcuni non andava bene » era nervoso, ma sapeva che era se stesso che parlava, non qualcun'altro « ma sono sempre stato io, all'età di quattordici anni, sapevo che l'attrazione non si divideva solo per genere. Io ho sempre conosciuto la persona, prima della sua sessualità, » Alec annuì piano, mentre i suoi occhi si posavano sulle mani dell'altro, intente a staccare qualche filo d'erba « ho sempre scelto istintivamente, di fidarmi di chi avevo davanti. E non se la persona in questione portasse un pantalone o una gonna, non ha mai avuto importanza per me. E voglio che tu lo sappia, » i suoi occhi si agganciarono a quelle pozze verdi, che cercavano di trasmettere tutto, fuorché la negazione o la paura « ero un ragazzino, ma sapevo già che non avrei rinnegato ciò che ero. Come potevo? » scosse la testa, la quale ricadde in basso pesantemente « I miei genitori, dio li ringrazi, non mi hanno ostacolato in questo, mi hanno sempre incoraggiato a essere chi sono adesso. Alexander, voglio che tu sappia che non voglio costringerti a fare niente che tu non voglia, » chiarì, osservando il lago di un blu anemico davanti a sé, l’acqua che piano si increspava su un letto verde e marrone « è nuova questa parte di te, è affascinante magari, la troverai diversa, ma è radicata. E non perché lo abbia scelto tu, ma perché ci sei nato. E affronterai anche altri aspetti oltre a questo...»
« So che sono questo e non posso voltarmi e fingere di essere una parte, un pezzo di chissà quale vita che non mi corrisponde... » gesticolò, le dita che si indicavano « Non credo che sarà facile, ma non ho mai pensato lo fosse. Non mi sento costretto in niente, nessuno mi ha imposto di venire oggi o gli scorsi giorni » le sue mani questa volta si spostarono e presero le sue « nessuno » mormorò.
« Lo stesso vale per me, » gli angoli della bocca si alzarono in un sorriso complice « non facevo altro che aspettare che arrivassi, » confessò « era come se ogni volta che ti trovavo lì, in quel tendone, » deglutì visibilmente, abbassando il tono di voce « il mio peso si alleggeriva man mano, ero altrove e potevo permettermi di farlo, di stare tra le nuvole. Il che non è da me, non è mai stato da me. Mi sono sempre affidato all'istinto, non ho mai rimuginato tanto su ciò che volevo. »
Magnus si fermò, stava studiando il viso dell'altro, le grandi sopracciglia, le ciglia nere e visibili date lo sguardo basso, i capelli stranamente più pettinati.
« Eri il motivo, » aggiunse il moro « per cui scappavo qui, perché pensavo sarebbe andato bene per distaccarmi da tutto. Ma poi mi sono abituato, mi sono abituato ad andare via, a non vedermi più rinchiuso. Mi sono trovato qui tante di quelle volte, che ormai non penso tornerei più indietro a dov'ero prima, un posto brutto, squallido. E quel posto, ero diventato io. »
« Alec, » Magnus incontrò finalmente l'altro, utilizzò il nome breve - non capì nemmeno lui il perché - il quale aveva leggermente gli occhi lucidi, ma senza tristezza « non vorrei dire niente di troppo affrettato, non voglio farlo, ma non posso evitarmelo. Io, » pronunciò quelle parole in modo così soffice e leggero, come una carezza posata su qualcuno « io penso di essermi innamorato di te »
Magnus si ritrovò così vicino a sentirsi bucare dentro il petto, che forse avvertì la sensazione del cuore che pompava il sangue, come se riuscisse a capire il meccanismo che portava l'organo e sbattere contro la gabbia toracica.
Alec invece, sorrideva, avvertiva il formicolio ai piedi e distese le gambe, intorpidite. Mentre si sistemava, non osava aver staccato per un attimo i suoi occhi dalle loro mani unite.
« Alexander, » il suo nome risuonò enfatico, come se stesse caricando già di prime responsabilità ancora sconosciute, l’altro « potresti dire qualcosa? »
« Sì » rispose, avvicinandosi piano al viso dell'altro.
« Cosa vorrebbe dire "sì", per l'amore del cielo, Alex- »
« Sì, lo so. So di essermi innamorato anch'io di te. » disse tutto d'un fiato. Magnus si sentì così pieno di informazioni, che non resistette più. L'altro era troppo vicino e lui voleva troppo sentirlo, sentire che tutto quello non se lo stava immaginando. Che lui era lì e c'era una persona come Alec ad accoglierlo.
Si toccarono, le loro bocche si toccarono, con tutto il disordine, il fare inesperto di Alec, che provocarono un risolino in Magnus, le cui mani erano ormai avvinghiate al collo dell'altro.
« Aspetta, » si staccò rapidamente, lo sguardo di Alec un'icona interrogativa « riguardo a ciò che ti ho detto prima, » esitò « non hai niente da dire, insomma, è pur sempre qualcosa da elaborare » si sbrigò a dire.
Le mani di Alec gli circondarono il viso, la barba che stava crescendo sul mento. Scosse il capo.
« Non hai smesso certo per così poco di piacermi
» lo vedeva sorridere ampiamente.



**



Si distesero piano, i ciuffi d'erba che si muovevano, i piedi rivolti verso il fiume, i corpi ruotati di fianco. Una delle loro mani era un intreccio di dita e di pelle. Magnus teneva la testa poggiata sulla maglia di Alec, mentre sentiva la brezza aumentare leggermente e il sole offuscare le nuvole, non lasciando intendere esattamente il tempo.
Respirò a fondo, Alec sapeva di tante cose che gli erano state insegnate con l'esperienza ma che, adesso, avendole di nuovo di fronte sembravano nuove, diverse. Come se dovesse resettare tutto con il suo arrivo. Sapeva che avrebbe dovuto procedere con cautela, ma il suo cuore stranamente non era della sua stessa idea. Se si fermava a contare le esperienze, Magnus poteva anche procedere con i piedi di piombo, se invece le azzerava allora avrebbe potuto darsi delle tempistiche tutte sue. I piedi scalzi sentivano la brezza e si mossero leggermente. Alec era intento a guardarlo, incerto se parlare o no. Per la prima volta in vita sua si sentiva nel posto giusto al momento giusto.
« Magnus, » sussurrò piano « Non dovresti ritornare dentro?»
Magnus sembrò bofonchiare qualcosa che si impastò con la sua voce brontolante. Alec rise.
« C'è ancora tempo » si lamentò, il viso che si rispecchiava negli occhi da cerbiatto di Alec « Ancora un altro po' »
« Isabelle starà dando di matto » ridacchiò immaginando la sorella alle prese con il telefono, inviando messaggi, provando a chiamare, a cercarlo in ogni modo. E lui da fratello più grande, disteso com'era, lo aveva silenziato. Il circense si mise più comodo, in modo da poterlo guardare meglio. « Aveva in mente di prepararmi qualcosa di dolce per questa sera e starà aspettando che le faccia il resoconto di tutto » spiegò.
« Deve essere davvero deliziosa, » commentò, « tua sorella »
Alec annuì brevemente, mentre si beava del sole che adesso aveva fatto per poco capolino in mezzo ai nuvoloni di una giornata intera, sarebbe rimasto lì, se solo avesse potuto. « Magnus » ripeté più piano, come se intonasse una ninna nanna « quindi ecco, » esitò per un istante, l'altro lo guardò attentamente, il volto sereno ma che si fece subito serio « pensi che io possa avere qualche ruolo diverso, ...adesso?»
Magnus sentì la sua testa svuotarsi all'improvviso. Alec aveva tutto il diritto di chiedergli quello.
Il ragazzo sorrise, gli occhi magnetici che si facevano sempre più vicini.
« Sì, Alec, » annuì « voglio provarci, se tu... se tu vuoi » ammise.
Alec si ritrovò a sfiorare piano il suo braccio e Magnus sentì il suo tocco delicato lungo la pelle.
I suoi capelli neri erano così disordinati, Magnus immortalato in mezzo al verde, la maglia nera che si alzava di poco sull'orlo.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: ClodiaSpirit_