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Autore: JLuna_Diviner    18/09/2019    0 recensioni
Non sono d'accordo con tutte quelle persone che in seguito mi hanno biasimato o mi hanno additata come folle.
Credo che la mia vita iniziò solamente in quel momento, quando mi addormentai accanto a quel giovane dai capelli biondi...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Arrivati alla vecchia cittadina il passo era rallentato notevolmente, per colpa dei vari detriti e rovi che occupavano le strade che una volta dovevano essere affollate e piena di vita. Ora si sentivano solo il canto dei vari uccelli che avevano trovato un nido nelle case abbandonate, e occasionalmente altri animali della foresta che scappavano al nostro passaggio.

Il percorso doveva essere molto difficile anche per Adrien, che più di una volta si era fermato, come se soffrisse di un gran mal di testa. O meglio, come se avesse qualcosa nella testa che lo bloccava.
- Sicuro che ce la fai? Se stai male possiamo tornare un'altra volta lo sai... - toccandogli la spalla avevo cercato di dissuaderlo da questa sua idea, dopotutto doveva essere molto stanco dopo la camminata. La ero io che ero sana come un pesce, non immaginavo lui che invece sembrava uscito da una battaglia qualche giorno prima.

Non ricevendo nessuna risposta mi piazzai davanti a lui per richiamare la sua attenzione; ma quando vidi di nuovo quelle pupille sottili che guardavano nel vuoto feci qualche passo indietro, allontanandomi e aspettando che tornasse in sè.

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"Perchè non vuoi capire? E' una buonissima occasione questa!" pensò Adrien. Non stava parlando con la ragazza al suo fianco, ma direttamente con qualcuno nella sua testa.

"NON TI HO MANTENUTO IN VITA TUTTO QUESTO TEMPO PER MANDARE ALL'ARIA IL NOSTRO PIANO RAGAZZO" la voce nella testa di Adrien risuonava sempre più forte, il kwami della distruzione era molto irritato dal fatto che il suo portatore stesse accompagnando una ragazzina a vedere il grimorio, sapientemente nascosto da loro anni prima.

"Cerca di ascoltarmi invece che gridare! Ho avuto una fantastica idea invece! Daremo a lei il Miracuolous della coccinella e le faremo credere di essere una portatrice! Non sa quasi nulla di quello che è successo anni fa, ho anche letto il suo libro di storia; i fatti veri non sono stati mai scritti, la gente pensa che dopo la mia sconfitta ci sia un nuovo ChatNoir. E' l'occasione perfetta per nascondere gli orecchini in un posto sicuro mentre noi cerchiamo un modo per togliere il sigillo che sta bloccando i tuoi poteri!

"SE PER CASO SCOPRISSE LA VERITA' COSA DICIAMO? AH SCUSA MARINE, TI ABBIAMO MENTITO E ORA DACCI IL MIRACULOUS DELLA COCCINELLA CHE VOGLIAMO USARLO NOI???!! " le continue risposte saccenti di Plagg fecero desiderare ad Adrien di averlo davanti per strozzarlo. Ma non poteva pensare nulla del genere che il kwami leggeva immediatamente i suoi pensieri, rincominciando con gli insulti.

"si chiama Marinette." precisò Adrien, aggiungendo anche "comunque è la nostra unica occasione. Lo sai anche tu quanto sia pericoloso farsi vedere in giro con due Miraculous, qualcuno potrebbe riconoscermi, o peggio, un altro portatore potrebbe cercare di fermarmi. E lo sai anche tu che non sarei in grado di fermarli" .
Finalmente senza sentire risposta il ragazzo tornò in sè, e vide la ragazza che lo guardava leggermente preoccupata da lontano.

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- Forza Marinette, mi sono ricordato la strada - disse sorridendo mentre riprendeva a camminare.
- S-si... - dissi mentre cominciavo a seguirlo. A volte mi spaventava un pò il suo comportamento ma avevo paura a chiedere che cosa gli succedesse.
Continuammo a camminare fino ad una casa diroccata con un grande giardino davanti; doveva essere una bellissima casa anni fa. Superato il cancello e aperto la porta con qualche spallata ci avviamo verso la cantina, all'interno non sembra messa così male come l'esterno.

Scendendo da una scaletta di legno che non ispirava molta sicurezza, ci avviamo verso la fine della grande stanza, dove una tenda copriva quello che sembrava un corridoio scavato nella roccia. Attraverso uno stretto passaggio, un lungo percorso che sembrava volerci portare al cuore della terra si estendeva sempre più in profondità. E forse stava facendo proprio quello.
Dopo soli pochi metri l’oscurità più assoluta ci avvolse. Io non vedevo più niente, ma Adrien continuava a camminare davanti a me, con passo spedito, come se avesse avuto in mano una torcia. Per un secondo mi domandai se con i suoi occhi vedesse al buio.

Lo seguivo lentamente, arrancavo con le braccia stese davanti a me come un sonnambulo, affidandomi solamente all’udito per avvertire la sua presenza.
- Adrien , dove stiamo andando? - domandai perplessa dopo molto tempo. Attraverso quella totale oscurità avevo cominciato anche a perdere la nozione del tempo.
Sentii che mi rispose qualcosa ma, distolta l’attenzione da dove posavo i piedi, scivolai a terra e il tonfo dovuto alla mia caduta coprì quasi completamente le sue parole.

Qualcosa di caldo e viscido mi colò lungo la fronte. Al buio non capii subito cosa fosse ma, quando alzai una mano per sfiorarmi, una leggera fitta di dolore mi attraversò la testa. Si era riaperta la ferita che mi ero fatta il giorno prima.
- Adrien - lo chiamai con un filo di voce, - sto sanguinando.

Nel buio, lo sentii fare tre passi nella mia direzione prima di accucciarsi per terra accanto a me. Allungai un braccio, cercandolo, mentre lui mi cingeva leggermente per rimettermi in piedi.
- Dove ti fa male? - domandò con voce calda e tranquilla.
- La testa, la parte destra soprattutto - risposi semplicemente.

Adrien non lasciò la stretta rassicurante ma sollevò il braccio sinistro. Lo sentii cercare il mio volto. Prima mi sfiorò il mento, la guancia e infine la testa, dove trovò la piccola lacerazione.
- E’ solo un taglio - mi assicurò. - Non è niente.
- Ma continua a sanguinare! - protestai.
- Stai ferma, ora provo una cosa - mi ordinò allora lui.

Smisi anche di respirare. La mano di Adrien si chiuse a coppa sulla mia ferita e la sentii scaldarsi sempre di più. Sentivo un meraviglioso tepore avvolgermi la testa.
Mi accorsi che ora c’era una luce, piccola, fievole ma c’era. E usciva dalla mia testa.
Il suo freddo colore verde gli illuminava il viso facendogli risplendere la pelle chiara. I suoi capelli biondi, a causa dell’umidità della grotta, si erano riempiti di goccioline d’acqua e sotto quella luce sembravano ricoperti di minuscoli diamanti.

Fu in quel momento, credo, che cominciai a innamorarmi di lui.

La luce scomparve insieme alla mia ferita.
- Cos’hai fatto? Eri tu a emettere quella luce? Chiesi sbaloridita
- Sì, una specie di magia di cura che mi hanno insegnato nella mia... accademia - mi spiegò aiutandomi per continuare il percorso.
- Grazie - gli dissi sinceramente. Rimasi senza parole, non riuscivo a dire altro. Poco dopo arrivammo a destinazione.
- Guarda - Adrien mi lasciò per un attimo per accendere una torcia già posizionata alla fine della caverna e richiamò la mia attenzione verso una valigia, dalla quale estrasse un vecchio libro dalla copertina rossa e i decori d'oro.

- Questo libro è chiamato il Grimorio. Contiene le informazioni su tutti i portatori di Miraculous e dei loro kwami. Penso che tu sappia cosa sono, li avrai sicuramente già visti- disse tenendo il libro tra le mani, facendomi vedere solo alcune pagine.
- Io...si, ne ho sentito parlare - dissi titubante. - Ma cosa vuoi dire con questo? Che tu sei uno dei portatori? -
Adrien sorrise. Ancora una brutta sensazione allo stomaco.

- Sfortunatamente no, mi sono allenato per molti anni per diventarne uno ma sono stato scartato alla fine.-
Prima che potessi dire qualcosa per consolarlo mi fermò  e continuò a parlare: - Questa non è una cosa che dico a tutti, quindi te lo chiedo sinceramente. Io collaboro con l'accademia che mi ha allenato per molti anni, e giro il mondo per trovare persone adatte a diventare portatori. -

Mi scappò dalle labbra un versetto, e mi portai le mani alla bocca per trattenermi, pensavo di aver capito cosa stava succedendo.
Adrien sorrise ancora e continuò: -Ho capito che tu sei molto speciale dal primo momento che ti ho visto e quindi - si interruppe per posare il libro e tirare fuori una piccola scatolina nera - Questo è il Miraculous della coccinella, vuoi aiutarmi nella mia missione per mantenere la pace nel mondo? -
Boccheggiai per qualche secondo, ero rimasta senza parole dalla sua richiesta.

Adrien si avvicinò e mise una mano sulla spalla. - Tranquilla non devi rispondermi ora, pensaci su e mi dirai tutto domani. Ora vieni che ti riaccompagno verso casa - disse mentre rimetteva via tutte le cose.
Spense la torcia, e , prendendomi per mano cominciammo a fare la strada del ritorno.

- Come mai non mi hai detto subito chi eri? - riuscii a chiedere ad un certo punto, mentre eravamo tornati alla cantina

- Se te lo avessi detto questo avrebbe compromesso le mie ricerche. - disse lui tranquillamente  - Dovevo assicurarmi che fossi una persona affidabile che sa mantenere un segreto prima di chiederti una cosa così importante. Viaggio sempre da solo, e se, ad esempio, avessi detto ad altri dove mi trovavo dovevo ripartire per forza. -
Cominciai a chiedere molte cose, spesso a cui evitava di dare una risposta: - Come riconosci una portatore tra le persone che incontri? Che miraculous mi vuoi dare? Dove si trova l'accademia di cui parli? Come pensi che diventerò un'eroina?

Usciti dalla casa mi guardò negli occhi e disse: - Marinette, puoi fare grandi cose se solo lo vuoi. Ho visto lo spirito di una portatrice in te. Il miraculous lo scoprirai solo quando avrai deciso ovviamente, e diventerai una delle più grandi portatrici, dopotutto hai me -

Continuammo la passeggiata parlando del più e del meno, sembrava non volesse svelarmi più di tanto sul compito che voleva assegnarmi e di quello che mi aveva mostrato.

Lo salutai alla nostra caverna, e corsi verso casa mentre cominciava a piovere.


Adrien al riparo dalla pioggia decise di risvegliare Tikki, il kwami della coccinella che non appena tornò libera, cercò di volare via il più veloce possibile, incontrando poco più in là una barriera invisibile che non le permetteva di andare più lontano.

Sentì la voce di Plagg uscire dal suo portatore: "Ti sono mancato Tikki? Vieni qui che ti devo parlare..."

Il piccolo kwami rosso si era voltato con riluttanza verso il ragazzo, che aveva di nuovo gli occhi felini e un sorriso spaventoso.
  
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