Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Hermes    18/09/2019    0 recensioni
Diciassette anni di giorni da spiegare e mettere a fuoco.
Un’autopsia al tempo fra la nebbia di San Francisco e la polvere del deserto, per arrivare nel presente che potrebbe essere solo una possibilità nel futuro.
Il mondo è costruito sulle nostre scelte.
[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

It's gonna be a long, long road
Gonna be a million paths to sow
Gonna be trouble on the way, yeah
Gonna get your fair share of the pain
And there's gonna be laughter and joy
Gonna be friends that you're gonna destroy
And there's gonna be family that don't exist
And there's gonna be people that
you wished you'd never missed - just like...yeah
Richard Ashcroft ~ The miracle

La radio a cubo blaterava ‘Take on Me’ mentre Linds di primo mattino e a digiuno di sonno sembrava una gazzella.
Avevo dato fondo a tutto ciò che avevo ancora in cucina per preparare una colazione sostanziosa quella mattina.
Non che il topo mostrasse segni funesti ma ero preoccupata di quanto sangue aveva perso la sera prima e contavo sulla sua fame per re-immettere energia nel suo organismo.
Mi sembrava anche che Linds fosse un po’ più tranquillo ora che sapevo.
Non conoscevo tutto, certo, ma era pure sempre un inizio no?
“Sei ancora deciso a dare le dimissioni dal Lambda?” borbotto senza guardarlo, accendendo il fornello sotto la padella per le uova strapazzate.
Sento alcuni sportelli aprirsi e chiudersi mentre il topo prepara l’isola per due ed ignora di proposito la mia domanda.
“Linds?”
Quando alzo gli occhi e volto il capo con un principio di irritazione lo trovo seduto ad uno degli sgabelli a guardarmi.
“Lo sai, Michelle sono questi i momenti nel quale non riesco a comprendere cosa pensi.” inizia calmissimo “Sarebbe interessante se partissi dall’inizio del tuo ragionamento.”
Eh?!
Un angolo della bocca di Linds si piega, sornione.
“Michelle?”
Cosa?!
“Stanno bruciando le uova.”
Volto la testa di scatto.
“Colpa tua!”
“A-ha.”
Lo odio il topastro!
È solo dopo aver salvato il cibo ed essermi seduta al suo fianco che Linds, fra una forchettata e l’altra ricomincia a parlare.
“Ho ancora un paio di progetti importanti da portare alla fine, sto dando gli ultimi esami per laurearmi – sì di nuovo, Michelle – e se tengo conto di tutto sarò fuori dalla Base al massimo per la fine dell’anno.”
Annuisco, pensierosa.
Non sono sicura che sia davvero quello che vuole.
“Certo che è quello che voglio.” esclama di punto in bianco.
Per poco non mi soffoco con il cibo e il topo mi versa del succo di arancia, paziente “Non voglio far felice nessun’altro al di fuori di me stesso e sono davvero stufo di laboratorio perpetuo e sabbia nelle mutande.”
Mi è uscita una pernacchia mentre evito di strozzarmi, ed il succo mi brucia la gola.
“Vabbè dovrò trovare un sostituto a Claudia se decido di tornare in California ma non credo che sarà poi quella grande sfida. E poi non sono nemmeno tanto sicuro di aver bisogno così spesso di shakerarmi la grigia materia.”
Ma come ci riesce…come cavolo fa?!
Ormai sta blaterando con la seria intenzione di farmi crepare qui, con il succo ormai nel naso, ho le lacrime agli occhi.
“Vero che non c’è bisogno della Heimlich, Michelle? Mi sembri un tantino in difficoltà!”
Lo ammazzo…
Inghiotto di forza “Vero che mi lasci fare colazione, Linds?” gracchio.
“Perché? Che ho detto mai?” replica tutto innocente.
Scappa, topastro!
~
Un’altra notte, un altro pullman.
Questa volta era stato Santa Barbara-San Francisco, su una corriera della Amtrack nuova di pacca con tanto di sedili profumati che l’avevano fatto starnutire per tutte le dieci ore di viaggio, non compreso la discografia di Elvis a manetta messa su dal conducente, fan sfegatato.
Kurt si era trascinato quindi con il suo borsone fino a casa, sperando in un sonnellino ed un po’ di pace, magari una tazza di cornflakes ed un succo d’arancia.
La speranza gli rimase almeno finché la blindata di casa non si aprì obbediente.
Cosa cavolo…?
Sua madre stava cercando di uccidere suo padre od il sole di traverso gli stava giocando qualche scherzo?
No no, era tutto vero.
I due erano nel bel mezzo di un serissimo incontro di lotta greco-romana nel quale la mamma la faceva da padrone.
In più si stavano beccando a voce in un botta e risposta di assoluto no-sense e sorridevano.
A quel punto Kurt fece l’unica cosa sensata, chiuse la blindata e decise per la colazione.
Il movimento aveva attirato lo sguardo di suo padre.
Ma belle, ricomponiti che abbiamo visite, dai!”
“Se cerchi di imbonirmi topo io-…!” sua madre aveva alzato gli occhi grigio-argento ed era rimasta immobile a guardarlo per un dieci secondi prima di scattare come lui in pista.
Non aveva quasi avuto il tempo di prepararsi che lei era lì a stringerlo come se potesse fare puff! e svanire.
“Kurt!!! Come ti è venuto in mente! Una telefonata- potevi dirmi che eri vivo!” stava borbottando a mitraglietta stringendolo all’altezza della vita con tutta la forza che aveva, il capo corvino un po’ spettinato.
Mom?” Kurt era rimasto sorpreso.
“Non farmi mai più una roba del genere, porco cane!”
“Sto bene, mom, davvero…” aveva iniziato remissivo.
“Sei in punizione…a vita!” le ultime due parole le erano uscite stridule, mentre Michelle strofinava via una lacrima dall’angolo degli occhi sulla sua maglietta.
Mom…” a quel punto l’aveva abbracciata con un principio di magone, sarebbe morto prima di far stare male sua madre.
Michelle aveva incastrato la testa sotto al suo mento, cercando in tutti i modi di non piangere.
L’adolescente aveva fissato lo sguardo scuro su Linds, seduto a pochi passi con un sorriso.
Un sorriso.
“Che ci fai qui?” quelle quattro parole le aveva dette a denti stretti.
La mamma si era irrigidita.
“Probabilmente quello che ci fai tu, Kurt.”
Linds non aveva cambiato tono, pacifico e calmo.
C’era ancora una scintilla che brillava nel suo sguardo ed il ragazzo rimase a fissarla infastidito ed incuriosito insieme.
Sotto le sue mani sentiva la spina dorsale di sua madre, rigida e tesa.
“Vieni Kurt, andiamo a cercare un minimarket per rimpinguare le scorte o rimarremo a digiuno…” Linds aveva mosso un paio di passi verso di loro e la porta d’ingresso ed il volto di Michelle fece capolino, scrutando l’avanzata del topo con profondo sospetto ed un sottile fondo di panico.
“Non si muove da qui, è in punizione!”
“Tranquilla, non ho intenzione di rapirlo o farlo fuggire via…voglio solo-”
Non sono fuggito via.
Kurt…
Perdio ragazzo, lo so perfettamente bene che non sei fuggito da me, accidenti!” Linds si era spalmato una mano in faccia, già stufo “Voglio solo fare una passeggiata per il minimarket insieme, ti dispiace scendere dalla tua torre d’avorio la mezz’ora necessaria?!”
Silenzio per mezzo secondo.
“Linds…” Michelle si era voltata con occhi argentei ardenti e fuori dalle orbite “Tu sapevi dove…”
“Forse.”
TOPO!
“Papà, spesa.” si era intromesso Kurt al volo e Linds balzò al suo fianco, aprendo la blindata mentre il figlio lasciava un bacio sulla guancia della madre sull’orlo di una invettiva “Andiamo e torniamo, mamma.”

~

Suo padre era stato sincero.
Dopo la capatina minimarket uscendo dal negozio con due sacchetti di carta ricolmi, il vecchio aveva cercato una panchina e lì si era seduto, rifiutando di muoversi.
Era già da cinque minuti che erano fermi, all’ombra di una aiuola e Linds lo aveva indotto a conversare.
“Ho sbagliato in tutti questi anni a tenermi fuori dalla tua vita e da quella di Michelle. Non sono abituato a rendere conto a nessuno delle mie azioni.”
È incredibile come riesce a far sembrare la mancanza di comunicazione una scusa valida!
“Papà ci ho pensato in queste settimane.” ammise Kurt, passandosi una mano fra i capelli “E forse siamo più simili di quanto mi piacerebbe ammettere.”
L’uomo biondo voltò appena il capo nella sua direzione ma rimase in silenzio, gli occhiali da sole che nascondevano l’espressione.
“La mamma ha davvero sofferto quando ha deciso di lasciarti e negli anni seguenti credo che emotivamente abbia concentrato tutto il suo affetto su di me. Non penso che accetterò mai quello che le hai fatto, non lo capisco.” il ragazzo scrollò le spalle e tornò in silenzio.
Non si aspettava risposte dal vecchio, aveva smesso di volerne da un po’.
“Sei stato fortunato Kurt…” la voce di Linds era arrivata con una strana nota di fondo “Ad avere una madre come Michelle, intendo. Io sono stato lasciato appena nato sulla soglia di un orfanotrofio.”
Quindi il biondo ridacchiò, sfilandosi le lenti ed incontrando lo sguardo del figlio “Non è una scusa al mio comportamento. A volte il genio supremo si trasforma in idiozia e sono stato volutamente molto idiota negli ultimi diciassette anni.”
“Volutamente…”
“Michelle aveva ragione stamattina, quando te ne sei andato avevo già una vaga idea di dov’eri.”
Dad…
“No Kurt, fammi finire.” Linds lo vide annuire quindi continuò “Sto cercando davvero di essere sincero nei tuoi confronti.
Non ti volevo, non allora e nemmeno più tardi.
Ma belle invece sì, non lo diceva ma glielo si leggeva in faccia.
Ho continuato a pensarla così per anni, protetto dalle quattro mura della Base mentre tu crescevi.
Ti ho visto crescere a pezzi, come una serie di diapositive mal assortite, sempre più simile a lei.”
Linds aveva lo sguardo basso sulle sue dita incrociate in grembo e Kurt prese un respiro corto.
Il ritratto a matita gli passò a mente, vivo fra il bianco ed il nero.
“A Las Vegas hai detto che mi sono ‘divertito’ sulla pelle di tua madre: non sono mai stato veramente capace di ammettere cosa provo per Michelle ma so che eri e sei lontano anni-luce dalla verità delle cose.”
“Nemmeno con Creane?” frustò l’adolescente, pentendosi subito dopo.
Linds lo guardò stupito, poi sorrise “Gli strizzacervelli aiutano Kurt ma non è che siano onnipotenti. No, non ci sono mai riuscito.”
“Sei schizoide.”
“Ed aspergico.” aggiunse Linds, annuendo.
Kurt tornò a guardare la strada, immerso nei suoi pensieri.
“Hai detto che sapevi dov’ero…mi hai seguito o cosa?”
Il vecchio scosse il capo “Non sei mai stato loquace ma dopo averti visto passare un pomeriggio intero sopra volumi universitari di psicologia e riviste dell’FBI senza emorragie cerebrali un dubbio mi è venuto.”
“Okay.”
Linds lo fissò poi lasciò cadere l’argomento, ben sapendo che era solo una pausa momentanea.
Stai parlando con il figlio di Michelle, non è finita, topastro.
“Quanto tempo rimani ancora?”
“L’idea iniziale era di smontare le tende appena fossi tornato tu.”
“Iniziale…”
“Sì.”
Non gli faceva piacere, e Kurt non aveva bisogno di dirlo.
C’era una piega grama nelle sue labbra che Linds decise di ignorare a piè pari perché, in fondo, erano tutti adulti lì e bisognava raggiungere un compromesso prima o poi.
“Ho intenzione di lasciare il Lambda Dep. per fine di quest’anno. Ne ho già parlato con ma be- Michelle.”
“Perché?”
“Chiamala crisi di mezz’età se ti fa piacere, l’ha detto anche tua madre.” un sorriso pieno sulle labbra di suo padre, senza ironia “Il Lambda non è la parte più importante della mia vita…non fraintendermi, ho vissuto glorie e dolori professionali là dentro ma…”
Kurt lo guardava muto, in attesa che finalmente il vecchio si decidesse ad ammetterlo, una buona volta.
“…qui a San Francisco almeno è ventilato e fresco!!!” esclamò infine il topo, infilandosi gli occhiali da sole.
Idiota io che ci ho creduto…
“Papà senti…”
“Quando hai intenzione di dirlo a tua madre?”
“Eh…?!” Di che parla?
“Del fatto che hai intenzione di andare al college prima e poi iscriverti nel programma dell’FBI.” suo padre non aveva fatto una piega mentre lo diceva.
Alla faccia del non sapere niente!
“Quando sarà il momento giusto.” la sua voce suonò sorda e caustica.
“Bene, fa solo attenzione agli individui che ti circondano.” detto quello l’uomo biondo si alzò, stirandosi in unico movimento felino “Andiamo, ormai tua madre dovrebbe aver sbollito…almeno spero.”

This song believes you're a miracle
Don't believe in the cynical
And if you can hear it too, you better move along
Yes, the time you feel it slip away
Man, you better get a plan today
Karma coming to get you down
You better jump out of the way yeah
Richard Ashcroft ~ The miracle

~ 10 mesi dopo
“Linds!!! Muoviti, siamo in ritardo!” esclamo verso il piano superiore mentre mi infilo i tacchi e controllo che il mio vestito blu non abbia macchie visibili dell’ultima ora.
“Sto cercando la cravatta perfetta con la Jag!” mi ritorna la voce di Linds “Non mettermi fretta!”
Oddio topo…
“LAGDEN! Se non ti presenti qui entro i prossimi venti secondi ti vengo a stanare! Mi hai sentito!?”
“Forte e chiaro!!! Volo da te!”
Gocciolone di rito mentre attendo che il topo la pianti di divertirsi con la mia ansia.
Ho solo una parola per questi ultimi sette mesi: delirio.
A metà novembre Linds aveva fatto su armi e bagagli ed era tornato a San Francisco stabilmente, iniziando una serie di lezioni guest in otto dipartimenti diversi della San Francisco State University portando il panico più totale negli studenti come da mia previsione.
I primi tempi si era preso la stanza degli ospiti ma la camera era piccola e senza armadio.
Fra tutte le sue cose stipate lì dentro era già tanto riuscire a non urtare contro qualcosa.
Inoltre il topo era deciso a cercarsi un alloggio solo per sé, e l’idea mi irritava.
Alla fine dopo una lotta ero riuscita a convincerlo a tornare nella nostra stanza, almeno per dormire e riconvertire la camera degli ospiti nel suo studio.
Intanto la sottoscritta ci dorme solo nei weekend…
Dite che era un pretesto?
No.
Come faccio ad esserne così sicura?
Beh…accidenti sì, era un pretesto! Contenti?!
I primi mesi di convivenza erano passati abbastanza tranquilli.
Kurt aveva scoperto il perfetto, urlato, mondo psichedelico e hard-rock dei Led Zeppelin ed altre vecchie glorie grazie al topo che li sparava a volume da manicomio quando preparava le pointlist delle lezioni.
Eh sì, perché c’era da sopportarci altroché, povero lui.
Quando ci trovavamo nella stessa stanza tempo due minuti ed iniziavamo a punzecchiarci come dei marmocchi.
Kurt aveva la sua routine ma sembrava reggere bene la presenza di Linds e quando proprio non ci sopportava si chiudeva nella sua stanza o prendeva in prestito la Jaguar per farsi un giro o diceva – parole testuali – “Avrei bisogno circa un due orette di pace e tranquillità…devo indicarvi la strada dell’uscita o avete bisogno di una mappa per la vostra camera da letto?”
La prima volta che era uscito con quella trovata per poco a Linds non era andato di traverso il boccone ed a quel punto si era mosso intorno a lui con passettini più silenziosi e squittii quasi delicati.
Vi giuro è stata una serata imbarazzante ma da pagare il biglietto…ah la pace!
Eppure…
Io che cercavo di attirare la sua attenzione e lui che di risposta mi tirava le trecce immaginarie.
Eravamo sempre stati attratti l’uno dall’altro e più di quindici anni non avevano cambiato le cose.
E se ce n’era il bisogno litigavamo davvero ora, discutevamo senza che Linds cercasse di ritrarsi dal discorso.

“Non mi và a genio.” aveva borbottato, seduto all’isola dopo che Hugo era tornato a casa.
“È un mio amico, topo. Se ti dà fastidio che venga a cena qui ogni tanto allora è meglio se esci.”
“No.”
“No cosa?”
“Non vi lascio da soli.”
Avevo smesso di riordinare per fissarlo, quindi domandai guardinga “Sei geloso o cosa?”
“Sono irritato, ma belle.”
“Sei geloso.” finalizzai, ricominciando ad asciugare il piatto fondo che avevo in mano.
“…”
“…”
“Potrebbe essere.”
“Ti informo che io e Hugo ci abbiamo provato ad avere una relazione seria ma abbiamo scoperto che non eravamo compatibili. Siamo buoni amici e credimi, ci basta.”
“Davvero?”
“Yep.” sorrido al capo biondo, mi fa tenerezza e vorrei…

“Allora? Sei pronta o no?” Linds è sceso dalla scaletta finalmente ed sta infilandosi in tasca il cellulare e le chiavi della Jag, osservandomi curioso.
Annuisco e gli mando un sorriso che il topo ricambia con un ghignetto.
“Quel vestito è carino, sai? Ha la zip dietro, si sfila dalla testa o c’è una fila interminabile di bottoncini?” domanda sarcastico.
“Non vedo come questa info ti serva, Linds. Se proprio ci tieni a scoprirlo escogita qualche piano…magari avrai fortuna.” replico un po’ disperata ed un po’ divertita…
Contaci.
Facepalm mentre chiudiamo il loft e ci avviamo fuori mano nella mano.
Oggi Kurt riceverà il diploma.
Il mio piccolo miracolo diventa grande e so che anche il topo in fondo – magari non troppo in fondo – gli vuole bene.
Ci sono ombre nella vita, sì.
Le nuvole passano prima o poi.

The future's bright
Looking good
The wheels are turning now
My words are understood
Richard Ashcroft ~ Future's bright

~

Ultimo giorno di scuola.
Sono arrivato alla Washington High un po’ prima per recuperare alcune cose che avevo lasciato nei laboratori e nel club di programmazione informatica.
Ero tornato in biblioteca a restituire un paio di volumi e quindi ero passato alla pista di atletica per dargli un’occhiata prima di chiudere definitivamente con le superiori.
In realtà quest’anno mi sono ritirato dalla squadra subito, il coach non aveva fatto in tempo ad aprire il suo ufficio a Settembre che gli avevo lanciato divisa e dimissioni.
Il prof era andato su tutte le furie ma alla fine aveva accettato, a patto che allenassi la squadra.
Il club ha comunque vinto un paio di gare quest’anno anche senza di me.
Intanto avevo iniziato a frequentare lo judo e correre nel weekend, con sorpresa di mia madre.
E studiavo.
Giorno, notte, alba e tramonto.
Fermo restando che quei rintronati dei miei genitori non avessero in programma qualcuna delle loro idee imbecilli.
Sopportali Kurt!!! You can do it!
All’inizio mi era costato ammetterlo ma quei due erano fatti e finiti.
Rami di una stessa pianta che si saldano insieme
Finiamo questo riassunto stillicida.
Ci sono arrivato, porco cane!
Mi hanno accettato.
Intendo alla University of Virginia.
Vi giuro che sto contando i giorni e friggendo come un bombolone nell’olio bollente.
In uno dei bagni dell’Aula Magna infilo la tunica ed il cappello, sono entrambi di un rosso acceso che fa male agli occhi.
Raggiungo gli studenti e il mio posto in attesa fra i miei compagni di anno, eccitati come degli scolaretti.
Valedictoriano nerd come pochi, Jimmy da il meglio di se nel discorso che ha provato migliaia di volte in casa di Lizzie mentre studiavamo per gli esami.
Non l’ho vista ma immagino ci sia anche lei oggi.
È il momento che la mia mano tocca il diploma, il flash del fotografo mentre sorrido.
Occhi neri e grigi che si incontrano, un thumbs up.

Ho diciotto anni.
Sono una possibilità perpetua in un mondo astratto.
Schrödinger’s cat.
Il tempo, passato e futuro, irremissibile.
Sento i passi che la gente non ha mai fatto.
Mi chiamo Kurt Lagden.

Everywhere I look I can see the faith
Reflecting back at me
And now I'm in this fate
I'm shaking all the hands
I'm doing all the plan
I guess I'm in control
Oh look how high I go
Look how high I go
Richard Ashcroft ~ Future's bright

~~~

Canzoni del capitolo:
- Richard Ashcroft ~ The miracle;
- Richard Ashcroft ~ Future's bright.

Note del capitolo:
- Take on me è una hit degli anni '80 del gruppo A-Ha, potete ascoltarla qui;
- La Heimlich è una manovra di pronto soccorso mediante la quale è possibile salvare un individuo dal soffocamento da un corpo estraneo nelle vie respiratorie, è stata introdotta negli anni Settanta;
- Corriera Amtrak...Santa Barbara-San Francisco questo viaggio puè essere fatto ed è totalmente possibile, sono più o meno otto / nove ore di strada in pullman;
- Schizoide per definizione è sinonimo di un disturbo della personalità manifestante in chiusura in sé stessi o senso di lontananza, elusività o freddezza. La persona tende all'isolamento oppure ha relazioni comunicative formali o superficiali, non appare interessata a un legame profondo con altre persone e, all'esame clinico, mostra una tendenza pervasiva a vivere emotivamente in un “mondo proprio” rigidamente separato del mondo esterno delle relazioni sociali, e la sua stessa idea del sé è affetta da incertezze. In alcuni casi manifesta "freddezza" all'esterno con atteggiamenti di rifiuto, disagio, indifferenza o disprezzo (rivolto magari a personalità non affini a sé), o comunque altre modalità di chiusura, elusività, blocco emotivo o distacco.

Undoing Time qui finisce, miei cari.
Se siete rimasti a leggere, i miei ossequi...avete stamina! xD
Hermes scribana chiude i battenti; Non ho davvero più tempo per scrivere ed è ora di ammetterlo! LoL
Disseminati per questo capitolo ci sono una miriade di riferimenti e citazioni, aggiunti per mio divertimento personale...chissà se li avete visti?

Kudos ai pochi che hanno recensito questa storia ed a chi l'ha seguita per qualsiasi motivo l'abbiate fatto.
Rimango sempre qui per eventuali commenti od errori da correggere...se volete scrivere due parole io son qui!
Per il resto ho mantenuto la mia promessa: l'estate finisce ed io penno la parola fine...

Hermes

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Hermes