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Autore: Redferne    19/09/2019    7 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 64

 

 

 

 

 

CRISI (PRIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pick – up stava procedendo a tutta velocità. Nero e buio come la notte che lo circondava, insieme agli altri quattro compagni corazzati e motorizzati di bravata e di brigate. E come la strada che stava percorrendo. Talmente stretta da apparire come un solco lasciato da un proiettile acuminato ed appartenente ad un'arma di grosso calibro. Composto da un numero di sigla a triplice cifra, come minimo.

Una pallottola che dopo esser stata sparata avesse continuato la sua corsa, sospinta da una forza teleguidata o telecinetica che l'avesse costretta a circumnavigare più e più volte il perimetro della massicciata in una serie di cerchi concentrici, per poi schiantarsi alla base. E riprendere quindi la sua cavalcata folle, fino a realizzare un'altra strada. Pianeggiante, questa volta.

Fino a dare vita a tutte le strade di questo mondo, partendo proprio da quella scavata lungo la cima che stavano attraversando.

Una munizione. Non a cartuccia, però. Che quelle sono buone solo di spargere una rosa di frammenti e pallettoni tutt'intorno. Più che perfetti sul ravvicinato, quanto bastava per ridurre ad un mosaico o in poltiglia tutto quello con qui entrano in contatto. Ma estrememente imprecisi quanto disastrosi quando si trattava di colpire sulla lunga distanza. Magari qualcuno ormai in fuga e lontano.

Meglio, ma infinitamente meglio quelli con la punta acuminata che dopo esser fuoriusciti dal loro bossolo roteano su sé stessi vorticosamente e devastano il bersaglio, trapassandolo da parte a parte con la loro capacità perforatrice. Per poi accanirsi su quello successivo, a patto di disporre ancora di sufficiente potenza e spinta.

Scavata da un proiettile. Oppure tracciata con uno stiletto, o con un punteruolo. Conficcati a forza sulla sommità del cocuzzolo e poi fatti scendere seguendo un'immaginaria traiettoria a spirale. Un bello sfregio non ancora presente nella realtà e sopra al corpo della vittima, ma già ben chiaro nella mente e nelle idee di chi lo sta eseguendo, che già gode al solo pensiero dell'ennesima opera d'arte a cui sta dando vita.

Condita da urla, richieste e suppliche di venire risparmiati.

Il creatore, l'artefice, si diverte a distruggere quel che ha creato.

Ci si interroga tanto sul senso della vita, e delle cose che ci circondano, cercando a tutte e a tutto un senso più recondito, più profondo. Quando in realtà la risposta é semplice, così semplice...a patto di saperla, di volerla e poterla accettare. E fare ciò...non é certo da tutti.

La verità, la sola ed unica verità, si rivela spontaneamente a coloro che dispongono del coraggio, del fegato di accettarla.

Dio, o chi per esso...é un giocatore privo di scrupoli e di remore. Ma soprattutto di serietà.

E' un essere ALIENO. Non lo modera nessun amore per le sue creature.

Per uno così...maledire una persona condannandola all'eterna dannazione e a vagare senza pace per il mondo può equivalere a generare un essere immortale e indistruttibile, impossibile da fermare.

Stà tutto nella testa e nella prontezza di spirito del condannato destinato a ricevere tale anatema.

Se rientra, se sa rientrare nel giusto ordine di idee...comprende una cosa fondamentale. E cioé che invece di non avere più scampo, o possibilità...non ha PIU' ALCUN LIMITE.

Nulla può più frenarlo. Nulla lo trattiene, ormai. Può far tutto quel che desidera, ogni cosa che vuole.

Dio dà la possibilità di creare un coltellino da burro. E poi dà la possibilità a chiunque lo possegga di imburrarcisi una fetta di pane, spalmandola di margarina fino a farcela annegare dentro. Oppure di tagliare la gola propria o altrui con un unico movimento secco e a strappo, e da un orecchio all'altro. Prendendoci dentro faringe, tonsille corde vocali, vene cave e carotidi.

Non necessariamente nel macabro ordinamento appena descritto.

A conti fatti...meglio tagliare sempre e solo QUELLA DEGLI ALTRI, dovendo e potendo scegliere. O se proprio ci si ritrova costretti.

E solo una questione di punti di vista, nient'altro. Dipende solo da come la si prende. Da come la si vuol prendere.

Per natura ogni cosa si presta a una duplice natura.

In questo assurdo giuochetto di parole, in questo scioglilingua idiota e apparentemente senza costrutto si nasconde l'essenza dell'esistenza stessa.

Per ogni cosa si hanno due possibilità. Non resta che scegliere che porta più vantaggi per sé stessi. Fosse anche a scapito di tutti gli altri. Dopotutto...

Se nemmeno il capo supremo, Il Dio terribile ed insieme misericordioso, si fa così tanti problemi a riguardo...perché mai dovrebbe farseli chi sta sotto di lui?

Per quale motivo?

Dio é un cucciolo capriccioso e malvagio nell'animo, a cui é stato donato un potere immenso.

Un moccioso che gioca nello stanzone dei bottoni con i tasti che comandano l'armamento ed il lancio delle testate nucleari. E che pigia pulsanti a caso e a casaccio.

E non vi é niente di peggio della crudeltà inconsapevole da parte di un bambino irresponsabile, che non sa minimamente quel che fa.

E che nemmeno comprende per appieno la potenza e la pericolosità di quel che ha tra le zampe.

Un moccioso che rompe i giocattoli che gli hanno appena regalato e comprato. Così, per gusto e per sfizio. Per poi farsene ricomprare di nuovi. Per poi romperli ancora.

E ancora. E ancora. E ancora. E poi ancora. E un'altra volta ancora.

E nel suo caso...si parla di un moccioso che ha la facoltà di costruire e ricostruirsi i giocattoli a propria volontà e piacimento, tutte le volte che desidera e lo aggrada.

E se é vero che ci ha creato a sua immagine e somiglianza...allora abbiamo tutti quanti la possibilità di comportarci uguale. E di fare esattamente come fa lui.

In fin dei conti la sua unica colpa é di essere un pessimo genitore. Perché un bambino non può assolutamente pensare di mettere su famiglia.

Non può giocare a fare l'adulto. Meglio che se ne rimanga coi suoi fetidi balocchi, seduto a terra in un angolo della stanza.

Ha fatto un solo sbaglio. Ma gravissimo.

Un padre ed una madre incompetenti non faranno altro che causare l'infelicità di coloro che decidono di mettere al mondo, una volta che li coglie la malaugurata idea di avere prole.

Dietro un figlio scemo ci sono due genitori deficienti, inutile negarlo.

E lui, che pare ci guardi da lassù...dagli angoli più remoti delle galassie e del cosmo tutto...

Lui che ci guarda seduto sul suo trono dell'eternità, re che dorme indifferente e rapito da tutto quel che ha generato, senza soffermarsi mai su di un dettaglio in particolare perché sono troppe, DAVVERO TROPPE, le cose ha cui ha dato vita, e tutte in così poco tempo ed in una volta sola...

Lui che é PADRE E MADRE insieme...non ha davvero attenuanti.

Ha voluto dare vita a questo DISASTRO che ha il coraggio di chiamare UNIVERSO?

Bene. Che se lo goda, allora. Ed in prima fila.

Se l'é MERITATO.

IN PIENO.

Un risultato fallimentare, ecco cos'é questo mondo.

Era nato come paradiso ed é diventato il peggiore degli inferni. Perché, semplicemente...era DESTINATO a diventare così.

Era insito nella sua stessa natura. Inutile stupirsene. Ma almeno...

Almeno era stata data a tutti la supenda opportunità di spaccare e fare a pezzi tutto quello che non gli aggradava. Che non rientrava in ciò che costituiva quella che era la loro opinione di mondo perfetto.

Non sarà poi molto, ma...ci si può accontentare. E ce lo si può far bastare.

Basta volerlo, accettarlo.

Rientrare nell'ordine di idee.

Per caso siete all'ascolto, gente?

Bene. Per chi ha LA FORTUNA ed insieme LA DISGRAZIA di esserlo...ora arriveranno per lui UNA PAIO DI DRITTE.

Ora, nell'interesse di tutti...verranno svelate DUE INFORMAZIONI UTILI.

Punto primo. Anche NEL PEGGIORE DEGLI INFERNI...LE COSE INIZIANO A MIGLIORARE, DOPO UN PAIO DI MILLENNI DELLA MEDESIMA, FETIDA QUANTO MALEODORANTE ZUPPA.

Punto secondo...LEVARSI SEMPRE LE PROPRIE SODDISFAZIONI.

SEMPRE. O ALMENO...OGNI QUALVOLTA SE NE ABBIA L' OPPORTUNITA'. OGNI VOLTA CHE SI PUO'.

Questo é quanto, signori.

Questa é la BEFFA SUPREMA. LO SCHERZO DEL COSMO E DELL' INTERO CREATO.

Il terribile, atroce scherzo che STA DIETRO A TUTTO. AD OGNI COSA.

Il tutto altro non é che un gioco. Un gioco schifoso dove tutti partecipano e partono alla pari. Sia creatore che creature.

Si gioca tutti insieme. Senza avere l'assillo di vincere o perdere. Devastare per il puro piacere di farlo. Ma, ovviamente, la cosa va commistionata.

Commistionata rispettando l'ordine di grandezza, e l'ordine naturale delle cose. La gerarchia terrestre e celeste.

Ad ognuno il suo. I mammiferi si sfogano sui loro simili. E Dio...

Il buon, dannato Dio si può sfogare direttamente sulla casa che ha progettato e realizzato per loro. E che li ospita solo perché non hanno altro o migliore posto dove poter andare.

Le strade. I sentieri. Tracciate con la pistola o il coltello di Dio. E le inondazioni, i tifoni, le tempeste e gli uragani...sono il suo PHON. La sua LAVATRICE. Il suo ASPIRAPOLVERE.

Che scemenze.

Un Dio non ricorre ad armi o a elettrodomestici. Non ne ha bisogno.

Un vero Dio ottiene le cose che vuole usando la punta del suo dito. E la rude forza del pugno. Proprio come colui che era l'artefice di tali, astrusi pensieri. Mentre era impegnato, col resto della sua masnada di degni compari, ad attraversare quei percorsi sulla cui origine aveva preso chissà perché e chissà come a farsi così tante domande.

Sentieri resi bui e misteriosi dalla notte fonda e dall'ora tarda. Anzi, tardissima.

Così chiari e noti in pieno giorno, ed allo stesso tempo così arcani quando il sole calava dietro alle vette per il suo riposo quotidiano.

Una lingua scura e sottile adagiata sulla fiancata della montagna. Quasi disegnata, dipinta tra la roccia, la terra e gli alberi, con questi ultimi che si protendevano in avanti come nel disperato tentativo di reclamare e recuperare la porzione di terreno che era stata così brutalmente strappata e sottratta al loro dominio.

Non poteva fare a meno di guardarli, mentre la carovana di pick – ups viaggiava a tutta birra con la sua in testa al convoglio.

Cicatrici.

Una cicatrice. Anche quella sparuta striscia di asfalto in mezzo al nulla lo era. Era come se lo fosse.

Anche se seguiva un andamento regolare, elegante. Dal ritmo e dall'andatura quasi sinusoidale, curva dopo curva. Svolta dopo svolta, tornante dopo tornante.

Tutto il contrario delle sue. Di quelle che costellavano e si affastellavano sul suo corpo possente, disposte in un modo totalmente bizzaro e tutt'altro che omogeneo. E che erano completi e spontanei frutti del capriccio sia del caso che del destino.

Ma le cose non stavano affatto così.

Sotto sotto...erano fatte della STESSA PASTA. Della MEDESIMA NATURA.

Questa era la loro vera composizione ed essenza, per chi sa andare e volgere lo sguardo oltre la mera apparenza delle cose.

Non appena si comincia a grattare la scorza, la superficie del caos che sembra governarci...si scopre immediatamente un senso più profondo.

Ma bisogna possedere la coscienza di volerlo fare. E procurarsi un bell' ELEMETTO DA SPELEOLOGO. Perché quello che si porta ad esposizione...NON SEMPRE PUO' PIACERE.

Se ci si sporge per voler OSSERVARE DA VICINO L' ABISSO...ANCHE L' ABISSO CI GUARDERA'. E CI GUARDERA' BEN DENTRO, FINO IN FONDO.

Almeno QUANTO NOI GUARDIAMO LUI. SE NON DI PIU'.

La verità...la verità NON E' AFFATTO ALLA PORTATA DI TUTTI, come si diceva in precedenza.

Nossignore. Solo i PIU' FORTI possono affrontarla SENZA IMPAZZIRE O DAR FUORI DI MATTO.

I più decidono di POTERNE FARE A MENO. Ma la verità...

La verità é che NON SI PUO' FARE A MENO DELLA VERITA'.

Rifiutala...ed essa VERRA' A CERCARTI. Fino a che NON TI TROVERA'.

TI STANERA', nonostante tutti i tuoi sforzi per cercare di sfuggirle. E allora...

E allora, quado sarà giunto il momento...DOVRAI FARE I CONTI CON LEI.

Ed il conto...SARA' SALATO. Ma soprattutto...NON SI PAGHERA' COI SOLDI.

Soldi, carta, penna ed inchiostro servono PER LE RATE. E per le CAMBIALI. Non sono buone giusto che per quelle.

I patti e i debiti antichi...si suggellano e si riscattano CON CIO' CHE SCORRE NELLE VENE E NEL PROFONDO DEL CUORE.

COL PROPRIO SANGUE. E CON LA PROPRIA ANIMA.

Protese la zampa anteriore destra fuori dal finestrino aperto, con il cristallo elettrico totalmente abbassato fino a scomparire dentro la portiera.

Sfiorò con le proprie dita le foglie e le fitte fronde, che presero a scorrergli tra le falangi come acqua sorgiva appena sbucata tra le profondità di una grotta situata nella parte più profonda del ventre di una cava realizzata artificialmente. Magari con l'intento di scovare minerali nobili o preziosi.

Ma lui non sapeva che farsene. Né dell'acqua né dell'oro o dell'argento o del rame o del bronzo o dei diamanti o rubini o chissà cos'altro. Tutto quello che può venire in mente quando si và alla ricerca di materiali pregiati.

Quelle cose...non avevano alcun valore nel suo mondo.

Nel suo mondo contavano solo LA CARNE, IL SANGUE E LE OSSA.

Con quelli si comunicava e ci si scambiava informazioni. E desideri. E sogni. Ed aspirazioni. E la volontà combattiva e assassina, che era ciò che davvero contava.

L'unica cosa che contasse veramente, da come la vedeva. E chi le possedeva in maggiore misura...finiva invariabilmente col primeggiare.

Le frasche si piegavano al suo passaggio, proprio come se fossero fatte di forma liquida. Solamente i rami, e solo tra quelli più grossi, nodosi e robusti riuscivano ad opporre una blanda quanto scarsa resistenza. Ma giusto per qualche istante e basta. Poi anche loro, pure loro erano costretti a cedere e a soccombere davanti alla sua avanzata.

Sentiva il tutto, sentiva ogni cosa insinuarsi tra le unghie, fino nel punto in cui si sfoderavano fino a diventare taglienti e acuminati artigli, pronti a sfregiare o a penetrare dentro a qualcosa o a qualcuno, fino a fuoriuscire dalla parte opposta.

Dagli artigli in su. Fino alle due file consecutive di nocche. E al palmo, al dorso per poi percorrerli fino a raggiungere la giuntura e l'attaccatura del polso. Prendendo, tirando dentro e coinvolgendo tutto quel che vi stava in mezzo. Pelo, fibre molli e il tessuto spugnoso che racchiudevano e celavano dalla contaminazione degli agenti esterni. E che in cambio li faceva fremere e muovere, visto che conteneva il midollo da cui partivano gli impulsi nervosi preposti a tal scopo.

Poteva essere piacevole. Persino inebriante.

Avrebbe potuto esserlo, se solo avesse voluto. Se solo gliene fosse importato veramente qualcosa.

Ma non voleva. E non gli importava.

PROCEDERE.

Quello, contava. Nient'altro che quello.

Andare avanti, sempre avnti. Senza fermarsi mai.

Quella era l'unica sensazione che riusciva a percepire. L'unica che voleva sentire.

E quegli arbusti...gliela stavano dando. E ALLA GRANDE, anche.

Perfetto. Più che perfetto.

Nulla poteva fermarlo. Nulla poteva contrastarlo.

L'unica fonte di luce la costutiva la luna, completamente piena. Unico astro in un cielo color pece senza stelle.

Non che non ci fossero. Tutt'altro. Ma il suo riflesso pallido era più potente del consueto. Talmente forte da oscurare e celare qualunque altra cosa.

Proprio vero. E quella non era che l'ennesima, incontestabile riprova.

Dipende tutto dalla forza di volontà. E che ne ha di più...PRIMEGGIA.

VINCE. Su tutto e su tutti.

Uno solo può trionfare su tanti. Su di un intero esercito. Talmente ampio e vasto da riempire un intero cosmo. Da occupare l'intero universo conosciuto e sconosciuto, addirittura. Fino ai suoi limiti più lontanti ed estremi.

Non poteva vederla. La fitta vegetazione montana, fatta eccezione per l'asfalto che stavano aggredendo a suon di stridore di freni e pneumatici e di cui occupavano all'incirca mezza porzione e forse più, copriva tutto. Ma a giudicare dai suoi raggi lattiginosi disposti a circolo, e che trafiggevano il verde e il marrone della foresta interrompendone la trama e la continuità, doveva trovarsi al massimo della sua esposizione e fulgore.

Quello era il massimo dell'illuminazione, per quella sera e per quella fetta di territorio. E bastava a malapena a definire e delineare le forme e i contorni. Perché per il resto...

Per il resto non si vedeva un accidente di niente. Come sempre, ogni volta che decidevano di entrare in azione. E sempre col favore delle tenebre, guarda caso.

La paura ed il terrore governano la mente degli individui. E una volta che si impara a farseli propri, padroneggiandoli ed utilizzandoli sapientemente a proprio vantaggio...é facile rivolgerli contro chiunque altro. Per soggiogarlo, e tenerlo sotto scacco.

E niente come la notte più buia e fonda era in grado di generare timore nelle menti dei deboli.

Le tenebre evocavano mostri e fantasmi.

Non ci si può fare nulla. E' un timore ancestrale, risalente alle epoche più remote.

Ai tempi antichi, dove si mangiava o si finiva mangiati. Oppure...si continuva a mangiare fino a che non si finiva inevitabilmente mangiati.

Così funzionava, per alcuni.

Il timore, il sospetto lacerante che qualunque cosa tu faccia o comunque ti muova...ci possa essere sempre UNA ZANNA IN AGGUATO DIETRO ALLE TUE SPALLE. PRONTA AD AFFONDARE DENTRO DI TE.

SENZA ALCUNA PIETA'.

Per cui...non si doveva mai abbassare la guardia. Anche se...

Anche se, alle volte, NEPPURE QUELLO BASTAVA.

Certe persone nascono col destino già segnato.

I deboli...non hanno altra scelta che MORIRE.

Non serve la resa. Gli smidollati non sono buoni nemmeno come schiavi. O giocattoli.

I deboli vanno uccisi. Eliminati. Non c'é alcun posto, per loro. Non si può correre il rischio che inquinino o avvelenino la razza o la specie, spargendo il seme della loro codardia e vigliaccheria.

I deboli SI AMMAZZANO. E poi li sparge per i campi incolti, dopo averne sezionato e fatto a pezzi i miserabili resti.

Male che vada...FARANNO DA CONCIME. Almeno SERVIRANNO A QUALCOSA.

Si coltiveranno senz'altro delle OTTIME PATATE, nel punto dove i paurosi sono stati buttati A MARCIRE SOTTO AL SOLE BELLO COCENTE. A fare DA ALLOGGIO E NIDO CALDO PER INSETTI, VERMI, LOMBRICHI E LARVE, con l'unico scopo di farli PROSPERARE ed INGRASSARE.

E questo, ciò che gli spetta. Perché se avessero un minimo, un solo briciolo di coraggio...

Se avessero un poco di fegato avrebbero il buon senso di FARLA FINITA PER PROPRIO CONTO.

Si dovrebbero AMMAZZARE DA SOLI, CON LE PROPRIE ZAMPE, comprendendo appieno la propria inadeguatezza a continuare a vivere in un mondo come questo. E invece...

Invece peccato che fossero troppo INETTI e PAVIDI per capirlo. Per RINUNCIARE SPONTANEAMENTE a continuare la propria INUTILE ESISTENZA.

Non lo accettavano. Non si volevano rassegnare.

MAI.

Meno male che vi erano anche quelli come lui.

I FORTI.

Il punto più evoluto della SELEZIONE NATURALE. Il gradino più alto DELLA SCALA ALIMENTARE.

Che sopraggiungevano al momento opportuno per ricordare agli esseri INFERIORI il loro posto nell'ordine delle cose.

Il loro ruolo nel GRANDE CERCHIO.

I forti SBRANANO. DIVORANO. Mentre i deboli...FANNO DA HUMUS.

Questo é il vero, grande, autentico CERCHIO DELLA VITA.

Un cerchio che contrariamente alla sua denominazione ed a quanto si pensi parte, si fonda e si basa SULLA MORTE.

NON SULLA VITA.

No. TUTTO IL CONTRARIO, se mai.

La morte PURA. La morte PERFETTA.

Perché vivere NON E' UN DIRITTO.

E' UN DONO. Anzi...

E' UN PREMIO. Ed in quanto tale...

VA MERITATO.

Solo I PIU' FORTI meritano di riceverlo. E loro...

Loro LO ERANO. Senza dubbio.

Loro erano forti. Tutti loro lo erano.

Lui...ZED, era forte.

E chiunque si trovava con lui, e lo seguiva. Chiunque lo aveva deciso di propria iniziativa o si era ritrovato reclutato, pure suo malgrado.

Anche loro erano forti. DOVEVANO ESSERLO. Altrimenti...

Altrimenti avrebbe provveduto lui stesso a GIUSTIZIARLI. A CANCELLARLI DALLA FACCIA DELLA TERRA.

Non c'era posto per i deboli, nel suo branco. Così come non c'era posto nel mondo.

Quella era LA LEGGE, lì dentro. LA SUA LEGGE.

E nessuno, NESSUNO poteva scamparla.

Per chiunque lo avesse scelto o si fosse ritrovato ad averlo come LEADER...avrebbe dovuto ACCETTARE e SEGUIRE le sue IDEE DA LEADER.

Se non avessero cominciato a farlo loro...NESSUN ALTRO LO AVREBBE MAI FATTO.

Ed il suo gruppo era fondato a SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA.

E ad immagine e somiglianza di COME AVREBBE DOVUTO ESSERE IL MONDO, UN GIORNO.

Il mondo PROSSIMO VENTURO.

Il mondo DEL FUTURO.

IL SUO MONDO. QUELLO CHE AVEVA BEN CHIARO IN MENTE.

Distolse lo sguardo dal panorama in corsa del finestrino e tornò a fissare dritto davanti a sé. Rimanendo come assorto, a bearsi di quelle considerazioni. Proprio come aveva fatto, fino a pochi secondi prima, con le frasche ed i legni.

Le considerava cosa buona e giusta. Sacrosanta.

Poi, esattamente come la sensazione fisica provata in precedenza...anche quelle gli vennero decisamente a noia.

E lì lasciò quindi sfilare. Se li lasciò scorrere di dosso, come l'acqua. Proprio come le componenti ed i frammenti di bosco con cui era entrato in contatto mediante l'allungo della propria mano.

Ricomparve il vuoto, dentro di lui.

Il vuoto pieno. Pressoché ASSOLUTO.

Quello che i monaci, i cenobiti, i saggi e gli asceti sottoponendosi a pratiche estenuanti, a meditazioni senza fine e a mortificazioni corporee di ogni sorta, nel tentativo di raggiungerlo...nel suo caso costituiva LA CONDIZIONE STABILE E PERMANENTE.

Lo otteneva senza il benché minimo sforzo. Gli riusciva facile. Per lui era una cosa naturale come il RESPIRARE.

Da sempre era così, per lui. DALLA NASCITA.

Non si lasciava coinvolgere. Mai.

Sia la sua mente che il suo spirito non trattenevano nulla. Vagavano sempre. Erano liberi.

Poiché NIENTE gli era affine.

Non ne aveva bisogno. Non aveva bisogno di niente e di nessuno.

Bastava ed avanzava a sé stesso, da quando si era affacciato a quella condanna senza appello che i più avevano il coraggio e la faccia tosta di appellare ESISTENZA.

Da quando era comparso su quel pianeta.

Era completamente, invariabilemente SOLO. E solamente con sé stesso condivideva i suoi sogni, i suoi desideri, le sue aspirazioni, i suoi progetti e le sue ambizioni. E le sue ossessioni.

Gli altri erano solo STRUMENTI. ACCESSORI. Niente di più.

Atti solo ad venire impiegati per raggiungere un determinato scopo. Tutto qui.

Voleva costruire una società, una Terra interà a sua immagine e somiglianza?

Poteva farlo. Poteva farcela BENISSIMO.

Perché lui era UNICO.

Nelle sue vene, anche se non sembrava...scorreva il sangue DEL PIU' FORTE GUERRIERO E COMBATTENTE DEL MONDO.

O meglio...di colui CHE LO ERA, una volta.

Giusto un attimo prima CHE ARRIVASSE LUI.

Perché quel tizio, quel GROSSISSIMO IMBECILLE...con quel sangue NON AVEVA SAPUTO COMBINARCI PRESSOCHE' NULLA.

Non ne aveva avuto IL CORAGGIO.

Ma lui, a differenza sua...ce l'aveva il coraggio, invece. Ce l'aveva ECCOME.

Ce ne aveva DA VENDERE.

Il suo...il LORO sangue era quello dei MONARCHI.

Dei RE.

Degli IMPERATORI.

Chi lo possedeva...era destinato AL COMANDO.

A GOVERNARE. A ORDINARE. A SOGGIOGARE. A SOTTOMETTERE.

E chiunque lo ascoltasse...AD OBBEDIRE, senza nemmeno provare a replicare. E nemmeno a poter pensare di opporsi.

E lui...era L' ULTIMO RIMASTO. L' UNICO. IL SOLO.

L'unico ad averlo ancora. L'unico ancora in circolazione, con quel sangue.

E lo AVREBBE SFRUTTATO A DOVERE.

LUI, almeno.

Il tempo era giunto. Il cielo aveva scelto. LO AVEVA SCELTO.

Abbandonò anche quella fantasia, alfine.

Lo aveva scocciato pure quella.

Ma la mente e lo spirito, anche quelli come i suoi che danno l'impressione di poter vagare in eterno...non possono farlo in continuazione, senza sosta alcuna. Nemmeno i suoi.

Presto o tardi, si sarebbero dovuti soffermare su qualcosa. QUALCOSA D' ALTRO. Per poi scaricarlo nuovamente. Di dosso e dalle spalle, come un carico o un peso molesti. Alla stregua di una mosca fastidiosa.

Lasciò spaziare la propria vista, gettando le pupille a destra e a manca nel tentativo di rimediare qualcosa su cui concentrare la propria attenzione per il successivo mezzo minuto, o giù di lì.

Non rimase deluso a lungo, trovando da subito ciò che cercava.

Si mise ad osservare con estrema calma il leopardo che si trovava al suo fianco, al posto di guida.

Il suo vice, il suo braccio destro. Che teneva le mani entrambe sul volante, in canonica posizione delle ventidue e dieci. E che scostava quella più vicina a dove si trovava lui giusto per afferrare il pomello della leva del cambio, dare giù di frizione ed alzare o abbassare la marcia a seconda delle necessità.

All'apparenza...dava l'idea di essere totalmente assorto da quel che stava facendo. Pareva che la conduzione del veicolo lo stesse assorbendo per intero, isolandolo da tutto il resto e da quanto stava accadendo attorno a lui. Compagno di abitacolo compreso.

Ma c'era qualcosa di strano. Di molto strano. Di primo acchito stava effettuando i gesti consueti di tutte le volte che lo scarrozzava in giro. Ma le movenze gli risultavano più secche e nervose del consueto. E di quanto si ricordava.

No, non era lo stesso Crusher di sempre. Anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.

Ma a lui non gliela si faceva di certo.

C'era decisamente qualcosa che non andava, nel suo sottoposto. E a causarlo non dovevano essere certo le condizioni precarie e proibitive in cui lo stava di fatto costringendo a procedere e ad avanzare, insieme al resto della compagine.

Si, perché luce della luna a parte...per il resto stavano viaggiando immersi NEL NERO PIU' COMPLETO.

In un autentico MARE DI PECE. Spessa, densa e scura.

Sembrava di annaspare dentro ad un BARATTOLO DI INCHIOSTRO. Ad un CALAMAIO DA TAVOLO. Di quelli che si infilano in un foro ai lati e dove successivamente si intinge la penna per chi ancora se la sente di affidarsi ai metodi da scribacchino di una volta.

Ordini del GRANDE CAPO, del resto. E i suoi ordini NON SI DISCUTEVANO, in nessun caso.

Quando ci si muoveva di sera...lo si doveva fare rigorosamente a FARI SPENTI.

Era concesso accenderli solo un attimo prima di arrivare a destinazione. O quando si giungeva in prossimità del bersaglio.

Era una cosa necessaria, di importanza pressoché vitale. Serviva per FARE SCENA. Per FARE COLPO AGLI OCCHI DI TUTTI.

Di chiunque fosse lì presente al momento in cui decidevano di mettersi all'opera. In cui decidevano di PASSARE ALL' ATTACCO.

Così facendo finivano per somigliare ad un vero e proprio branco di PREDATORI in procinto di balzare addosso alla preda. Per poterla così bloccare, infilandogli i propri rasoi naturali piantati dentro la sommità delle dita dentro alla loro morbida e tenera carne, facendosi rapidamente strada attraverso la loro pelliccia setosa e vellutata. Per poi piantagli le zanne in gola, spezzandogli di netto la trachea e schiacciando e comprimendo le vene ed arterie principali, azzerando così i flussi di ossigeno e di sangue verso il cervello. Il tutto con la vittima che, docile docile e completamente immobile, alzava gli occhi velati di pianto verso l'azzurro infinito che già si apriva ad accogliere la sua anima. Ed il tutto mentre recitava dentro di sé una preghiera sommessa con le carni che, in preda agli ultimi spasmi, già gli si stavano prendendo a squarciarsi riversando tessuti in forma solida e liquida a base di fibre ed emoglobina...

Gli abbaglianti spianati di colpo erano l'equivalente dei loro OCCHI, solo in formato gigante.

Abbagliavano. Confondevano. Spaventavano. Ipnotizzavano.

Avevano un effetto quasi...MESMERIZZANTE.

Puro MAGNETISMO ANIMALE realizzato con l'ausilio della MECCANICA.

In natura, come col resto degli individui...sono GLI ESEMPI, che contano. Più di qualunque alra cosa. Specialmente con I PIU' DEBOLI.

Gli insegnano a LASCIAR PERDERE. A NON REAGIRE. Perché tanto...NON NE VALE LA PENA, in qualunque caso.

Che senso ha combattere BATTAGLIE CHE NON SI POSSONO VINCERE?

E' da STUPIDI. Da VERI STUPIDI.

MORTE AGLI SCONFITTI.

Questa, dovrebbe essere l'unica vera regola.

Questa E', l'unica vera regola. Da sempre.

Sono PIU' FORTE DI TE. Ed in quanto tale...POSSO FARTI TUTTO QUELLO CHE VOGLIO, PER TUTTO IL TEMPO CHE VOGLIO.

La violenza da sola non é abbastanza. Se non genera TERRORE, allora risulterà INUTILE.

Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile. Inutile.

Non serve.

Non basta uccidere un avversario, o chiunque cerchi di contrastare il proprio potere. Occorre farlo nella maniera più CRUENTA e CRUDELE POSSIBILE.

Usando tutte le soluzioni PIU' PERVERSE che possano venire in mente. Ed ESCOGITANDONE DI NUOVE, in base alla situazione che si viene a creare. E a come il corpo dell'impudente che si ha di fronte reagisce, mentre lo si DISTRUGGE E SI FA A PEZZI.

Le SMORFIE, i PIANTI, le URLA, i RANTOLI, i SOSPIRI, i GEMITI, i GORGOGLII...

Ogni SINTOMO, ogni DETTAGLIO DELL' AGONIA altro non é che UN SEGNALE.

UN CHIARO SEGNALE INDICATORE. Su cosa fare, su dove e come procedere. Su dove andare, e dove fa più male eseguire un certo tipo di tecniche e di mosse.

I punti migliori dove PESTARE, SPEZZARE, TRITURARE, TAGLIARE, LACERARE e STRAPPARE. Per riuscire così ad ottenere il massimo del dolore e della sofferenza.

L'orgnismo stesso invia dei MESSAGGI. Pronti per essere recepiti solamente da chi é in grado di RICONOSCERLI. E per coloro che si dimostrano capaci...

Per coloro che riescono a farlo il corpo stesso diventa il migliore e più efficace strumento di TORTURA. Sia per chi la esegue che per chi la subisce.

Si possono infliggere indicibili supplizi, indipendentemente dagli attrezzi uilizzati. Bastano anche le mani nude. Quel che conta davvero é usare gli occhi, le orecchie e il cervello.

Mentre si infilzano, si torcono e si fracassa quello appartenente a chi ci sta di fronte.

E' la CRUDELTA', ed il TERRORE da essa generata e ad essa associata, a far nascere le LEGGENDE.

Insieme alle ENTRATE AD EFFETTO. Non vi poteva essere alcun dubbio, a tal riguardo.

Per questo era proibito usare le luci, quando ci si decideva di muoversi dal momento in cui il sole calava in poi. Ed il divieto veniva mantenuto per tutto il tempo in cui la nana gialla se ne rimaneva dalla parte opposta dell'emisfero.

Dopotutto, nonostante le apparenze, non si correva alcun pericolo. In quanto contenente il leader della banda, la macchina di testa del convoglio era sempre la loro. Erano entrambi appartenenti alla categoria dei felini, ed ovviamente predatori.

Non tra i più corpulenti, magari. Anche se nel loro caso si difendevano assai bene, anche se per ragioni diametralmente opposte.

Discretamente grossi. E feroci, anche se quest'ultimo termine si preferiva non utilizzarlo più, in quanto potenzialmente offensivo. Almeno tanto quanto lo era dare del TENERO ad un CONIGLIO.

Predatori. E felini. Potevano vedere benissimo al buio, anche senza l'ausilio di proiettori o generatori di luminosità artificiale o ausiliario.

Inoltre, i loro pick – up erano tutti quanti corazzati. Totalmente inattaccabili dall'esterno.

Il rivestimento rinforzato che ricopriva le loro carrozzerie costituiva la migliore delle garanzie.

Non avrebbero avuto problemi di sorta. I problemi, se mai, li avrebbero avuti gli imbecilli che avessero avuto la disgraziata idea di incrociare il loro passaggio. Di transitare nello stesso istante e nella medesima strada che decidevano di usare.

Peggio per loro. Che si arrangiassero. Che CREPASSERO PURE, si sperava.

Zed e la sua squadra, dal canto loro, ogni volta che scendevano sul sentiero di caccia o di guerra non avevano certo intenzione di rallentare, fermarsi, cambiare o svoltare. Men che meno di LASCIARE PRIGIONIERI.

Dovevano subire lo stesso trattamento e la stessa sorte di tutti gli idioti che si mettevano in testa di fronteggiarli con la forza dei pugni o delle armi.

Lo stesso FUNESTO DESTINO.

Dunque...no.

Non era quello. Non doveva essere quello, il motivo della sua evidente preoccupazione.

Il suo braccio destro ci era abituato. Non era certo la prima volta, e non aveva nessun tipo di difficoltà a farlo.

Aveva sempre obbedito senza fiatare. Come su tutto quanto il resto. Eppure...

Eppure aveva lo stesso qualcosa. Per il semplice fatto che, tra le altre cose che cartterizzavano e spiccavano nel bel mezzo del suo bizzarro compèortamento, vi era che stava facendo di tutto tranne che NON FIATARE.

Proprio così. Oltre ad essere visibilmente NERVOSO...

Oltre a dimenarsi e ad agitarsi senza sosta mentre era alle prese col volante, imprecava e borbottava pure a mezze fauci.

Si, doveva avere decisamente qualcosa.

Beh...che si decidesse a parlare, dannazione a lui. Altrimenti gli avrebbe cavato di fuori la risposta e le motivazioni a quella risposta, di qualunque tipo e genere essa fosse. Ed indipendentemente dalle motivazioni che l'avevano generata.

Gliel'avrebbe tirata fuori A MODO SUO, ovviamente.

DI VIVA FORZA. E poi...

E poi lo avrebbe UCCISO. Con le sue stesse zampe.

Così. Solo per lo sforzo. Solo per averlo costretto ad arrivare ad usare le maniere brutte, coem mezzo per ottenere quel che voleva sapere.

Perché i suoi ordini, da sempre...NON SI DISCUTONO.

MAI.

Si ESEGUONO, e basta.

ANCORA PRIMA CHE LI DEBBA EMETTERE.

Gli avrebbe afferrato il testone e lo avrebbe girato leggermente da un versante, per poi torcerlo violentemente e tutto ad un tratto dal lato opposto, con uno strattone secco. Fino ad inversarglielo totalmente all'indietro.

Sarebbe andato all'altro mondo con la cima delle sue chiappe e la sua coda maculata come ultima visione, da portarsi come souvenir di questa terra. Da rimirare e trastullarcisi durante il lungo viaggio verso l'oltretomba che avrebbe atteso la sua anima subito dopo.

Sempre ammesso che ne avesse avuta ancora una. Sempre ammesso che ne avesse avuta MAI una.

E poi ne avrebbe lanciato fuori la grossa e fredda carcassa dal finestrino, dopo averne spezzate le ossa e slogate le articolazioni in modo da farcelo passare meglio ed in un colpo solo.

Erano lavori da fare fino a che il corpo non perdeva ancora tepore.

Una volta che sarebbe entrato in azione il RIGOR MORTIS...non sarebbe stato più possibile farlo.

Zed, con la forza della sua presa, ci sarebbe riuscito ugualmnete. Ma a quel punto la manovra gli sarebbe senz'altro costato il doppio o addirittura il triplo, in termini di tempo e fatica.

E lui...non aveva proprio voglia di faticare, in quel momento. E nemmeno di perdere tempo inutilmente.

E comunque, fatica e tempo sprecati a parte...lo avrebbe fatto, se non si muoveva a parlare.

Oh, si. Se quel grosso e grasso fesso fosse arrivati al punto di fargli definitivamente perdere la pazienza e i lumi, col suo sciocco quanto ostinato e febbrile mutismo...

Lo avrebbe fatto per davvero, quel su cui stava rimuginando già da un pò. Sul serio.

A qualunque costo.

Anche al costo di dover essere costretto a rimanersene senza guidatore nel bel mezzo di una spedizione.

Persino IN QUEL PRECISO MOMENTO. Mentre se ne stavano andando a tutta velocità su di un terreno difficile, in pendenza e pieno di svolte a gomito. E persino senza alcun genere di illuminazione per orientarsi meglio sul percorso.

A costo di finirci addirittura FUORI STRADA, da quel percorso. E di precipitare lungo gli strapiombi. A costo di far fare anche agli altri LA STESSA, MEDESIMA FINE.

Perché lui stava davanti. E dove lui andava...loro lo seguivano.

A costo di fare un incidente. A costo di qualunque cosa.

CHE CREPASSERO PURE TUTTI QUANTI, per quel che gli interessava. Tanto...

Tanto lui SI SAREBBE SALVATO DI SICURO.

Lui sarebbe sopravvissuto a QUALUNQUE COSA.

Perché il suo fisico era IMMORTALE. Completamente INDISTRUTTIBILE.

ETERNO.

Nulla poteva scalfirlo.

Decise comunque di volerlo mettere alla prova. Per un ULTIMA quanto UNICA volta.

E da quel che avrebbe detto sarebbe dipesa la CONTINUAZIONE DELLA SUA STESSA ESISTENZA.

LA CONTINUAZIONE DELLA SUA STESSA, FUTILE E SQUALLIDA ESISTENZA SUL MONDO CHE STAVANO PERCORRENDO ED ATTRAVERSANDO.

“Crusher.” gli disse.

Il leopardo roteò lievemente la coda dell'occhio sano e lo guardò. Cercando al contempo di continuare a tenerne la pupilla fissa sulla strada davanti a loro, visto che per il resto della sua vita non gli rimaneva soltanto che quella, e doveva farsela bastare.

“S – si, capo?” Gli chiese, esitante.

Sembrava sorpreso. Di non essere riuscito ad ingannarlo sui suoi veri pensieri e non essere passato inosservato come avrebbe tanto voluto fare.

“Crusher...mi sembri uno che ha appena fatto tappa al gabinetto. E che dopo essersi svuotato si é voltato all'indietro, a guardare dentro la tazza del water. Giusto per pura curiosità. Ma poi ha scoperto che oltre ad esserci quello che ha appena scaricato...nella pozza d'acqua ci sono anche LE BUDELLA, GLI INTESTINI E GLI ORGANI CHE FINO AD UN ATTIMO PRIMA CONTENEVANO TUTTO QUELLO CHE HA APPENA SCARICATO.”

Il leopardo lo fissò con aria smarrita.

“C – cosa?!” Esclamò all'improvviso, allarmato. “M – ma no, n – non é niente, capo. S – stà tranquillo.”

“No.” Intervenne Zed. “Io NON STO TRANQUILLO. MA PROPRIO PER NULLA. Perché quello che hai tu...NON E' VERO CHE NON E' NIENTE. Dimmi COSA TI RODE, Crusher. ADESSO. ORA.”

“I – io...io...vedi, capo...”

“Coraggio...” lo esortò la pantera. “...io sono sempre disposto ad accetare i buoni consigli o propositi, se li ritengo tali. Tanto...l'istante dopo posso sempre AMMAZZARE QUELLO CHE LI HA PRONUNCIATI, se decido che non mi soddisfano.”

“Ecco, capo...per l'appunto” spiegò l'altro felino. “A q - questo p – proposito...so di per certo che tu...c – che t – tu non SOPPORTI LE CRITICHE.”

“E' vero.” ammise il suo comandante. “Questo te lo concedo. Ma saprai senz'altro che non sopporto neanche I SILENZI. Anzi...a dirla tutta LI ODIO ANCORA DI PIU'.Perché nei silenzi ne si possono nascondere BEN PIU' DI UNA, di critica. E comunque saranno sempre IN MISURA MAGGIORE di quelle che uno potrebbe esprimere con la sola voce.”

“La MENTE, Crusher.” aggiunse. “La mente VIAGGIA, AGISCE ED ELABORA MOLTO IN FRETTA, DELLA LINGUA. E PUO' CONTENERE MOLTE MA MOLTE PIU' INFORMAZIONI.”

“E...e se poi non ti piace quello che ti dico, capo?”

“Non mi importa.” sentenziò il colosso. “Tu dillo e basta. Tanto...lo sai già che POTREI UCCIDERTI, se solo lo volessi. Ti ucciderei IN OGNI CASO. Che differenza fa, dunque? COSA HAI DA PERDERE?”

“Io...”

“Prima ti ho detto delle differenze tra mente e lingua, Crusher. Ora ne ho pensata un'altra. E direi che la differenza in questione rappresenta senza alcun dubbio quella FONDAMENTALE. La vuoi sapere? Tanto te la dirò lo stesso, non mi interessa. Quel che risponderai sarà pressoché ININFLUENTE, a riguardo. E' giusto, guistissimo, che tu almeno sappia a COSA STAI ANDANDO INCONTRO. A quello che STAI RISCHIANDO, a fare così.”

“E...e quale sarebbe, capo?”

“Sarebbe che, dovendo scegliere...meglio FARSI STACCARE DI NETTO LA LINGUA PER UNA PAROLA SBAGLIATA, CHE L' INTERA TESTA. Perché se tu adesso non ti decidi a rispondere una buona volta,e a dirmi cosa ti frulla dentro...LO SCOPRIRO' DA SOLO. TI SCOPERCHIERO' IL CRANIO E LO CHIEDERO' DIRETTAMENTE AL TUO CERVELLO, DOPO AVERTELO TIRATO FUORI. E POI USERO' LA PELLE DELLA TUA FACCIA PER PULIRE IL CRUSCOTTO, DOPO AVERTELA TIRATA VIA DAL TESCHIO CON LE DITA.”

“Avanti.” gli intimò. “Cosa scegli, dunque?”

“Ehm...v – vedi, c – capo...” farfugliò confusamente il suo vice, “...i – il fatto é...il fatto é c – che sono confuso. P – PARECCHIO CONFUSO, per dirla tutta.”

Zed lo guardava e se ne rimaneva ad udire le sue giustificazioni, in assoluto silenzio. Ma anche quel silenzio, nel suo specifico caso, valeva più di mille quanto inutili parole.

Nella fattispecie...indicava una domanda ben precisa.

 

Confuso? Vedi di spiegarti MEGLIO. Ma soprattutto...

Di spiegarti BENE.

Ne va della TUA VITA.

SAPPILO.

 

E difatti il leopardo né intuì al volo in senso, rispondendo senza alcun bisogno che la richiesta venisse formulata.

Con uno come il suo capo bisogna imparare ad essere LESTI.

Veloci sia di pensiero che di parola. Come di azione. In caso contrario...

In caso contrario si faceva presto, molto presto a CAMBIARE VERSANTE.

A passare dal lato dei POTENZIALI COMPLICI a quello delle POTENZIALI VITTIME.

Urgeva SPICCIARSI.

“E – ecco...” proseguì. “...V – visto che poco fa...si, visto che poco fa hai parlato di TESTA. E prima ancora di VISCERI...giusto per ritirare in ballo l'argomento...quello che hai fatto prima é stato...é stato STRANO, capo. MOLTO STRANO. Così l'ho trovato. Non ti sei comportato come tuo solito. P – perché...perché a quel tizio, a quella volpe...perché a qulla volpe NON HAI STACCATO DI NETTO LA TESTA PER POI TIRARGLI FUORI LE BUDELLA DAL BUCO DEL COLLO? N – non...non ti sei affatto COMPORTATO COME TUO SOLITO, capo. E...e non solo. Anche gli altri due...la femmina di daino ed il nanerottolo. Li hai risparmiati. P – per...per quale motivo NON LI HAI TRUCIDATI COME SEMPRE? Eppure...eppure SEMBRAVA FATTA. Anzi...ERA GIA' BELL' E CHE FATTA. Eri lanciato, non ti stava fermando più nessuno. Ma allora...perché hai deciso all'improvviso di fare così? Per quale motivo? Hai...hai forse cambiato idea? C – cosa...cosa te l'ha fatta cambiare, così di colpo? N – non...NON E' DA TE, capo. NON E' AFFATTO DA TE. I – io...io NON CAPISCO. T – ti giuro che NON TI CAPISCO PROPRIO.”

Zed scosse la testa. E parve...

Parve persino SORRIDERE, a quel mucchio di considerazioni. Che in altro luogo ed in altro momento avrebbero potuto apparire persino come INOPPORTUNE.

E Crusher DOVEVA SAPERLO, tutto ciò. Doveva saperlo FIN TROPPO BENE. Per il semplice fatto che aveva già visto cosa era capitato in passato a chi si era permesso di lanciarsi in commenti giudicati PER NIENTE APPROPRIATI dalla pantera mezza sfigurata.

Si rannicchiò su se stesso e sul volante, nonostante stesse occupando il ruolo di assoluto responsabile del veicolo che stava conducendo e traghettando verso nuova destinazione. Così come dell'incolumità di chi conteneva al suo interno. Lui compreso.

Ma se la reazione da parte del suo comandante fosse stata quella che ben immaginava, che STAVA BEN IMMAGINANDO ECHE GLI PASSAVA PER L' ANTICAMERA ANTERIORE E SUPERIORE DEL PROPRIO ENCEFALO...non ci sarebbe stato proprio NULLA DI CUI PREOCCUPARSI, di lì a breve.

Ma proprio PIU' NULLA DI CUI DOVERSI PREOCCUPARE.

Nulla avrebbe avuto la benché più minima importanza. ALMENO PER LUI.

Si era rattrappito, aspettando una probabile conseguenza per ciò che aveva appena detto e fatto.

La PIU' CHE PROBABILE conseguenza, per le sue azioni sconsiderate. Che altro non avrebbe potuto essere che...

Altro non poteva essere che una PUNIZIONE. Che però...NON ARRIVO'.

Né lei, ne l'altra cosa descritta subito prima.

Né reazione, né punizione. Ma soltanto...

Una CURVA. Come quelle in sequenza che stavano attraversando in quell'istante.

Il bordo del labbro del nero felino si era piegato verso l'insù, in chiaro quanto inequivocabile segno di compiacimento.

Stava decisamente sorridendo. Anche se non si capiva se a scatenargli quell'inaspettato gesto di ilarità fossero state le sciocchezze che aveva appena sentito fuoriuscire dal suo sottoposto. O magari si stava semplicemente divertendo dell'attimo di panico che aveva seminato con le sue terribili minacce.

TUTTE REALI, tra l'altro. Tutto quello che aveva descritto, con minuzia di particolari...diceva sempre di averlo FATTO SUL SERIO.

Di aver SEMPRE FATTO TUTTO QUEL CHE RACCONTAVA. E ANCHE DI PIU'. E DI PEGGIO.

Perché lui...MANTENEVA SEMPRE QUEL CHE ANNUNCIAVA.

E vedendolo, anche solo di sfuggita...c'era PROPRIO DA CREDERGLI.

E SULLA PAROLA, per giunta.

Questo per chi aveva avuto la grazia di non assistere MAI DI PERSONA, alle sue nefandezze.

Figuriamoci per chi, come i suoi compari...quelle orrbili malefatte le aveva viste proprio COMPIERSI DAVANTI AI SUOI OCCHI SGRANATI. E proprio per mano di chi le aveva promesse.

Ma, almeno per quell'occasione...Zed decise di non far seguire i fatti alle parole. Si limitò solo a gustarsi l'effetto che avevano fatto.

Stava ASSAPORANDO LA SUA PAURA.

GOCCIA DOPO GUSTOSA GOCCIA. STILLA DOPO STILLA.

Propio come il sangue che aveva ingollato dal suo ultimo e più recente avversario, dopo averglielo spremuto ed estratto direttamente dalle sue membra martoriate.

L'avversario che, per qulache strano qunato misterioso motivo, questa volta aveva deciso di RISPARMIARE.

“Uh, Uh, Uh...”

Ridacchiò brevemente.

“Uh uh uh uh.Crusher...” disse, senza smettere di ridere. “Povero, piccolo, miserabile INSETTO che non sei altro. Parli come se quel che hai detto contasse qualcosa. O avesse la benché minima rilevanza. Credi sul serio che io sia tenuto a dire a voi quel che penso per davvero. O che io sia obbligato a giustificare in qualche modo quel che decido, oppure di farvi partecipi. Non mi importa NULLA, di voi. E nemmenò di ciò che provate o dell'idea che vi fate del sottoscritto e delle sue azioni. Siete MENO CHE FANGO, per me. Non contate ASSOLUTAMENTE NIENTE. Per quanto ne so non siete nati nemmeno da un padre e da una madre. Siete SGUSCIATI FUORI DALLA FREDDA E UMIDA TERRA COME I LOMBRICHI, per ciò che mi riguarda. Come tutto il resto degli altri mammiferi viventi. E se lo dico io...SARA' SENZ' ALTRO COSI'.”

“Crusher.” aggiunse. “Tu...LO SAI TU COSA SEI VERAMENTE, giusto?”

“S – si, c – capo.” rispose il leopardo.

“E allora dillo. Voglio sentirlo forte e chiaro. Lo sai che MI PIACE, sentirtelo dire.”

“I – io...” disse il suo vice, chinando il capo, “...io SONO UN MISERABILE SORCIO CHE ROVISTA IN MEZZO AL PATTUME. CHE SI INFILA TRA I RIFIUTI E LA SPAZZATURA DELLA PEGGIOR DISCARICA DI QUESTO MONDO.”

“Eccellente, Crusher. Ma adesso ho deciso che NON MI BASTA PIU'. Da oggi...da oggi sei UN LURIDO VERME CHE NUOTA E SGUAZZA IN UNA VASCA RIPIENA DEL LETAME PIU' FETIDO E NAUSEABONDO. INSIEME A TUTTE QUANTE LE ALTRE LARVE.”

“I – io...”

“RIPETI, Crusher. ESATTAMENTE COME TI HO DETTO. E NON SBAGLIARE. NON TI AZZARDARE ASSOLUTAMENTE A FARLO, bada a te.”

“Io...io SONO UN LURIDO VERME CHE NUOTA E SGUAZZA IN UNA VASCA RIPIENA DEL LETAME PIU' FETIDO E NAUSEABONDO. Insieme...INSIEME A TUTTE QUANTE LE ALTRE LARVE.”

“Bravo, Crusher” commentò Zed, pienamente soddisfatto di quella risposta. E della TREMENDA UMILIAZIONE che ne era conseguita. “Sapevo di poter contare su di te.”

“Tienilo bene a mente.” gli spiegò. “SEMPRE. E non dimenticarlo MAI. Voi, tutti quanti voi...STRISCIATE, al mio cospetto. STRISCIATE, al mio confronto. IO VOLO. SOLO IO, e nessun altro.”

“S – si, capo.”

“Ottimo. Ed ora, visto che ci tieni tanto, ti darò una risposta. Non gli ho uccisi per il semplice fatto che MI SAREI GUASTATO META' DEL DIVERTIMENTO. Lo sai cosa può esserci di peggio di UNA CRISI NATA DALLA DISPERAZIONE PIU' NERA, SENZA ALCUNA SPERANZA? E' molto semplice. La crisi che nasce da una disperazione ALIMENTATA DA UNA FALSA SPERANZA. Ci si illude che la volta dopo sarà quella buona per ricominciare. E si abbandona sin da subito il tentativo in corso alle prime difficoltà che appaiono, gettandosi a capofitto in quello successivo. Senza rendersi conto che non sta avvenendo ALCUN TIPO DI RISALITA. Proprio NESSUNO. Non si fa altro che continuare ad agitarsi e a dibattersi senza sosta e senza pace, sprofondando sempre di più. Ed é proprio qui che sta l'inganno, LA TERRIBILE BEFFA DEL DESTINO. E' un vero e proprio scherzo, ma ci si rende conto solo ci si rimane INVISCHIATI. E di norma, a quel punto...risulta troppo tardi per LIBERARSENE e VENIRSENE FUORI. Si vuole raggiungere a tutti i costi IL FONDO DEL POZZO, convinti che una volta che si é arrivati al termine della dicesa non si potrà andare PIU' IN GIU' DI COSI. Convinti che tanto vale arrivarci il prima possibile, perché così...prima ci si giunge, prima si potrà ricominciare ad ARRAMPICARSI e TORNARE IN DIREZIONE DELL' USCITA. Ma una volta arrivati ALLA FINE...solo allora ci si accorge che il pozzo in cui ti hanno fatto precipitare é COLLEGATO DIRETTAMENTE AL PIU' PROFONDO DEGLI INFERNI. E l' Inferno, Crusher...NON HA NESSUN STRAMALEDETTISSIMO TIPO DI FONDO.”

“Quei tre credono di averla scampata.” continuò. “Di essere riusciti a farla franca solo perché hanno avuto tre giorni di tregua. Tanto peggio per loro. A me non costa nulla lascirglielo credere. Non può cambiare assolutamente niente in soli tre, miseri giorni. La sorte che li attende non cambierà. Non PUO' cambiare. Non in così poco tempo. Il loro destino é segnato, e lo sanno fin troppo bene. Ma si rifiutano di accettarlo. Hanno solo ottenuto di PROLUNGARE INUTILMENTE LA LORO AGONIA. IO ho deciso di farlo. Non faranno altro che maledire il momento in cui mi hanno incontrato. E maledire sé stessi e la loro incapacità, perché non riusciranno a trovare una soluzione. Non troveranno MAI il modo di fermarmi. Stanno solo ritardando L' INEVITABILE.”

“M – ma capo...e se quello decide di SCAPPARE, nei prossimi tre giorni? Ci...ci hai pensato?”

“NON SCAPPERA'” lo rassicurò il suo comandante. “Non lo farà. Rimarrà qui fino all'ultimo. Fino alla fine. LA SUA FINE. Puoi starne più che certo. E' TROPPO STUPIDO, per non farlo.”

“S – si, c – capo. O – ok. P -però...”

“Però?”

“Però, q – quando i – il...quando il piccoletto si é messo a...a p – parlare c – con te...non so, mi é sembrato c – che...mi é quasi sembrato che tu avessi...”

“Crusher.” intervenne la pantera, zittendolo. “Stai forse per dirmi che AVEVO PAURA, per caso?”

“N – NO!!” Saltò su il vice. “C – CERTO C- CHE NO!! E'...E' S – SOLO C- CHE...”

“Per certi versi hai PERFETTAMENTE RAGIONE.” Lo interruppe nuovamente Zed. “Le cose stanno proprio come hai detto tu. HO AVUTO PAURA. Paura di AMMAZZARLO TROPPO PRESTO, e ciò...NON RIENTRA NEI MIEI PIANI.”

“S – si, m – ma...”

“Hai guardato quella volpe, Crusher?” Gli fece il colosso. “L'hai guardata bene? Quell'imbecille in casacca da sceriffo...SI CREDEVA UN EROE. E devi sapere...che gli eroi SONO SEMPRE DIVERTENTI. Specie quando puoi SMONTARE E DISTRUGGERE TUTTO QUELLO IN CUI CREDONO, O QUELLO IN CUI HANNO SEMPRE CREDUTO DI CREDERE. Ed il massimo del godimento arriva quando riesci a farlo PEZZO PER PEZZO, INSIEME AL SUO CORPO. UNA PARTE ALLA VOLTA, ARTO DOPO ARTO. ORGANO DOPO ORGANO. FINO A NON LASCIARE ALTRO CHE DUE O TRE CELLULE FUNZIONANTI.”

“Quel tizio...” prese a spiegare, “...quel tizio aveva LA MORTE NEGLI OCCHI. La cercava, la desiderava. La anelava ed aspirava a raggiungerla con tutte le sue forze. Non potevo lasciargli o dargli LA SODDISFAZIONE di averla. Se davvero voleva MORIRE AD OGNI COSTO...ho fatto APPOSTA, a NON VOLERLO ACCONTENTARE. Non ha avuto quel che voleva, e che cercava. NON DAL SOTTOSCRITTO, questo é certo. Sono SEMPRE STATO IO A DECIDERE DI FARLO, fino ad adesso. Così E' SEMPRE STATO, e COSI' SEMPRE SARA'. SI MUORE E SI UCCIDE SOLAMENTE QUANDO LO DECIDO IO. La MORTE GLORIOSA, in battaglia...la morte gloriosa NON LA SI REGALA. Va CONQUISTATA, prima. A suon di PATIMENTI. Ora...ora quella volpe SA COSA L' ASPETTA, la prossima volta. E quindi...AVRO' ANCORA PIU' GUSTO, a farlo. Si dà il tempo ad un avversario di GUARIRE, per poi RIDURLO ANCORA PEGGIO ALLA VOLTA SUCCESSIVA. Quando si TORTURA...ad un giorno di SUPPLIZI ne deve sempre seguire UNO DI RIPOSO. Solo così la sofferenza la si può portare a LIVELLI DAVVERO ESTREMI.”

“Che POVERO IDIOTA.” commentò sprezzante. “Nient'altro che un povero, miserabile, AUTENTICO idiota. Chissa cosa vuole dimostrare. Chissà cosa pensa di dimostare, certa gente. Non le sopporto, quel genere di persone. Non le sopporto proprio. Mi ricordano in tutto e per tutto QUELL' EMERITO PEZZO DI RIMBAMBITO DEL MIO VECCHIO.”

“C – capisco...” fece il leopardo, rincuorato dal fatto che con tutta probabilità l'aveva scampata. ALMENO PER QUELLA VOLTA.

Tuttavia...qualcosa ancora NON LO CONVINCEVA. Non lo convinceva ANCORA DEL TUTTO.

“M – ma...” si lasciò scappare.

“...Ma?” Chiese Zed.

“Ancora una cosa, capo” gli fece il felino dal manto maculato. “S – se n – non é un problema...se non t – ti dispiace non é che puoi...n – non é che puoi spiegare anche a me di che diavolo si tratta, quella faccenda dell' EDITTO DEI TRE GIORNI?”

“Una SCEMENZA, ecco che cos'é.” Tagliò corto il mammifero quasi interamente sfregiato. “Un'invenzione del PEZZO DI RIMBAMBITO che ho tirato in ballo poco fa.”

“V – vuoi d – dire c – che...”

“Esatto. Un' idea DEL MIO VECCHIO. Una vera scemenza. Ma é proprio questo, a renderla DIVERTENTE. Il fatto che é una SCEMENZA BELLA E BUONA. Quasi quanto coloro che si reputano EROI. In fin dei conti...il principio E' IL MEDESIMO. E' proprio il fatto di PRENDERSI COSI' TANTO SUL SERIO, a renderli RIDICOLI.”

“Però é davvero un bel pezzo.” dovette ammettere la pantera. “Era davvero da un bel pezzo che NON LO SENTIVO PIU' NOMINARE DA ANIMA VIVA.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

SOONO TOORNAAATOOOO!!

Allora, ragazzi? Come state? Vi sono mancato?

Spero almeno un pochino.

Che dire...finite le vacanze, anche per quest'anno.

E si ritorna al quotidiano tran – tran e viavai.

Lavoro, scuola per i bambini, scadenze, impegni...e LA MIA STORIA.

Che ormai prosegue imperterrita, e dritta per la sua strada.

Da più di TRE ANNI.

Non durante questo periodo le storie da leggere siano mancate, eh.

Tra graditi ritorni (quello di Sir Joseph Conrard su tutti) ed autori che si cimentano con nuove storie...il materiale non é certo mancato.

Più ci penso e più mi rendo conto che é veramente INCREDIBILE.

Che un film continui a mietere un simile succeso nonostante sia passato tutto questo tempo.

A costo di essere noioso...ZOOTROPOLIS ha qualcosa di MAGICO. Non mi stancherò mai di ripeterlo.

Il film é resta stupendo. Ma per quanto riguarda il nostro fandom...quello DIPENDE ESCLUSIVAMENTE DA VOI.

Quindi...COMPLIMENTI A TUTTI QUANTI, RAGAZZI.

CONTINUATE, E CONTINUIAMO COSI'.

Ma veniamo al capitolo.

Metto le mani avanti: avrebbe dovuto durare almeno il doppio di così.

Ma avevo paura di rincarare troppo la dose. Di mettere troppa carne al fuoco.

Quindi...direi che per adesso va più che benone.

In tal modo abbiamo potuto entrare nella testa di uno come Zed, e scoprire un po' di più della sua psicologia. Per renderci conto così...che NON C' E' PROPRIO LIMITE AL PEGGIO, purtroppo.

Se pensavamo di aver visto tutto...scopriamo che in realtà NON HA FATTO ANCORA NULLA.

Uno così...PUO' SPINGERSI ANCORA OLTRE.

Ma é tempo di lasciarlo. E DA SUBITO, anche.

Dal prossimo...si torna ad Haunted Creek, dai nostri eroi. Nel punto e nel momento preciso in cui li avevamo lasciati, completamente pesti e disperati.

Il titolo, del resto, lascia ben poco spazio all'immaginazione.

Il TORNADO ZED é appena passato. Ed ora si esce dal rifugio, giusto per guardare le macerie che ha lasciato in giro e cercare di iniziare a rimettere insieme i cocci.

Comunque...la mia idea, per questo nuovo inizio, é di dare vita ad episodi più corti e spezzettati. Ma che comunque rimagano lo stesso piacevoli da leggere di per sé, in modo da non frammentare troppo la vicenda.

Si può dividere quanto e come si vuole. L'importante...é di NON PERDERE IL FILO LOGICO.

E veniamo al consueto angolo dei ringraziamenti (che sono parecchi).

Un grazie di cuore hera85, DANYDHALIA, Devilangel476, EnZo89 (a lui anche un grazie per la recensione al capitolo 62, che la volta scorsa mi ero scordato) e Sir Joseph Conrard per le recensioni all'ultimo episodio. A zamy88 per la recensione al capitolo 59 ed infine a Plando per le recensioni al capitolo 62 ed ai primi due capitoli (hai deciso di dare il via alla retrospettiva sul mio racconto. Quanti ricordi...).

Bene, credo di aver messo tutti.

Grazie ancora di cuore, e...alla prossima!!

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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