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Autore: evil 65    21/09/2019    14 recensioni
Due anni sono passati dalla guerra contro Thanos.
Peter Parker e Carol Danvers sono ormai diventati buoni amici, alternando la loro vita da supereroi a rari momenti di vita quotidiana in cui si limitano ad apprezzare l’uno la compagnia dell’altra, come farebbero con qualsiasi altro membro degli Avengers.
Tuttavia, Peter vuole di più…anche se sa che non dovrebbe.
A peggiorare le cose, un misterioso serial killer dotato di poteri fugge da un carcere di massima sicurezza, cominciando a seminare morte e distruzione in tutta New York…
( Sequel della one-shot " You Got Something For Me, Peter Parker ? " )
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Lemon, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ed ecco un nuovissimo capitolo!
Di solito postavo il martedì, ma ora che ho finito di scrivere Avengers : The King Of Terror ho deciso di spostare il giorno al sabato.
In questo aggiornamento avrete modo di assistere alla prima missione che Peter e Carol hanno fatto assieme.
Vi auguro una buona lettura e spero che troverete il tempo per lasciare una recensione!
 


Carnage
 
Un anno fa
 
Carol stava aspettando sulla cima di un monta-carichi portuale, nei pressi della baia di New York, quando una sagoma snella e scolpita atterrò davanti a lei con un impeccabile salto carpiato, grazie al quale avrebbe potuto aggiudicarsi il massimo dei punti alle olimpiadi.
Spiderman, alias Peter Parker, sorrise dietro la maschera e le porse la mano.
<< Ciao, Carol! È passato un po’ >> le disse con tono allegro.
La donna annuì formale, ma tenne la mano lungo il fianco.
<< Hai detto di avere informazioni importanti da condividere con me >> disse freddamente.
Peter si accigliò dietro la maschera, ma cercò di non darlo a vedere. Dopotutto, sapeva che Carol aveva un passato militare, era quel tipo di persona che preferiva evitare qualunque tipo di confidenza durante le missioni.
Abbassò il braccio e prese un respiro profondo.
<< Sì >> rispose il vigilante, con tono professionale. << È per questo che ti ho chiesto di incontrarci qui. Guarda laggiù. Li vedi quei camion? >>
Indicò la parte bassa dell’area portuale, più specificatamente un grosso magazzino che spiccava sul limite dei moli. Affianco ad esso, la supereroina riuscì a intravedere un totale di cinque grossi veicoli da trasporto.
<< Sono della Hammer Refrigerator >> rispose con un cenno del capo. << E allora? >>
<< Sono dei Maggia >> rivelò Peter, sorprendendo la donna.
Carol conosceva bene quel nome: I Maggia, una delle famiglie mafiose più longeve e influenti di tutta New York, attiva fin dagli anni 50 e guidata dallo spietato boss Silvio Manfredi.
<< Li stanno usando per caricare le armi che per anni hanno tenuto di scorta in diverse location segrete >> continuò l’arrampica-muri. << Le mie fonti mi hanno detto che da un momento all’altro scoppierà una guerra, perché tutte le gang si stanno contendendo il posto che un tempo era occupato da Wilson Fisk. E dicono che, quando succederà…in città scorreranno fiumi di sangue >>.
Puntò nuovamente lo sguardo in direzione dei camion.
<< Grazie a quelle armi, I Maggia hanno intenzione di diventare l’ultima grande Famiglia di New York >> terminò cupamente.
Carol annuì comprensiva.<< Il che significa che dobbiamo trovarle e distruggerle prima che arrivino nelle loro mani >>
<< È proprio per questo che sono venuto preparato >> disse Peter, porgendole uno strano marchingegno grande quanto una moneta, la cui forma ricordava vagamente quella di un ragno. << È un rilevatore, un prototipo di mia invenzione. Con questo possiamo rintracciare i camion ovunque vadano e recuperare le armi prima dei Maggia >>.
La donna sorrise, apparentemente impressionata dalla mente acuta del ragazzo.
<< Molto bene, partirò da questo e seguirò i camion. Grazie per la soffiata >> gli disse con una rapida pacca sulla spalla.
Le lenti dell’arrampica-muri si spalancarono per la sorpresa.
<< Aspetta, cosa? >> domandò incredulo. << Carol, è una cosa che ho scoperto io. Verrò con te! >>
<< Mi dispiace, Peter, ma la mia risposta è definitiva >> rispose freddamente la bionda. << Apprezzo l’informazione, ma combattere i maggiori vertici della criminalità organizzata va oltre le tue attuali competenze. Me ne occuperò da sola >>
<< Lo so che stai facendo >> ribattè il vigilante, mentre andava sul bordo dell’edificio per guardare i camion allontanarsi. << Ma non sono più un ragazzino come pensi. Sono una persona responsabile di se stessa. E sono molto bravo in quello che faccio… >>
Si voltò per discutere con la donna, ma Carol era già sparita, volando all’inseguimento dei veicoli.
Peter scosse la testa.
<< No, stavolta no >> disse con determinazione.
 

Carol seguì il primo camion attraversò la città, fino a un’area industriale in stato di abbandono, poi si appostò in cima a un albero davanti al cancello.
Il tir si fermò di fronte al casotto e, mentre il cancello scattava e si apriva, una guardia salutò l’uomo alla guida.
Il camion entrò e fece il giro dell’impianto di stoccaggio fino a un piccolo edificio in fondo. Uscirono di corsa quattro uomini.
Uno aprì il portellone del rimorchio, mentre un altro tirò fuori una chiave dal borsone e si occupò della porta dell’edificio.
Carol stava per attaccarli, quando Spiderman atterrò accanto a lei.
<< Ti avevo detto di non venire >> sibilò la donna.
L’adolescente simulò un’espressione sorpresa. << Ah, sì? Hai detto così? Cavolo, io avevo capito che mi avessi detto di venire a darti una mano. Non avevo sentito il “non”. Solo di venire…ops >>
Carol ringhiò, ma l’altro non diede alcun segno di averlo notato.
<< Insomma, già che sono qui…tiriamo fuori un Capitan Marvel e Spiderman uniti per la vittoria? >>
 
 
Gli scagnozzi dei Maggia entrarono nel piccolo edificio e trovarono una trentina di casse di legno accatastate quattro a quattro le une sulle altre. L’uomo che aveva aperto le fissò, la bocca spalancata per lo sgomento.
<< Peseranno almeno una tonnellata! >>
<< Nessun problema, ragazzi >>
I quattro si girarono e si trovarono davanti la figura di Capitan Marvel, appoggiata con le braccia incrociate vicino alla porta.
<< Saremo ben contenti di togliervele di mezzo >> disse un’altra voce.
Quando alzarono lo sguardo, i delinquenti videro Spiderman comodamente seduto su una delle casse, il costume rosso e cromato che risplendeva nell’oscurità.
<< È quel dannato insetto! >> esclamò uno dei criminali.
Peter gli saltò addosso. Lo prese per il busto con le gambe e si mise a roteare, sbalzandolo dall’altro lato della stanza.
<< Quando imparerà la gente? I ragni sono aracnidi, non insetti! >> si lamentò il ragazzo.
I tre compari rimasero impietriti, mentre il quarto iniziava a rialzarsi.
Peter fece un salto a mezz’aria, atterrando accanto a lui e colpendolo una seconda volta.
<< No, no >> gli disse con tono canzonatorio. << Stavolta resti giù >>
Il criminale decise di restare fermo, quindi Peter si voltò e vide Carol che con perfetta efficienza metteva k.o altri due membri della banda.
Il vigilante afferrò l’ultimo delinquente con una ragnatela, scaraventandolo a terra e togliendogli il respiro.
<< A te la scelta, amico >> disse con una scrollata di spalle. << O ti meno io…o posso lasciare che lo faccia lei >>
Indicò la figura della compagna, mentre questa illuminava i pugni di un intenso bagliore dorato.
<< Ma che resti tra noi, a lei piace far male ai cattivi, per me invece è soltanto un hobby. Non devo per forza infierire, possiamo fare un patto >> continuò l’adolescente.
Il delinquente sgranò gli occhi per la paura.
Dietro la maschera, Peter gli fece un sorrisetto smagliante.
<< Bravo ragazzo. Basta che ci dici dove i Maggia hanno nascosto il resto delle armi >> disse tirando l’uomo più vicino a sé. << Me lo dici? >>
<< Non lo so >> rispose il malvivente, sudando copiosamente. << Giuro su Dio. Io sono un camionista, i Maggia non mi rivelano mai niente! >>
Peter si voltò verso Carol. << Che dici? Pollice in su o pollice in giù?>>
La donna non rispose e si avvicinò all’uomo, afferrandolo per il colletto.
<< Mi stai mentendo? >> ringhiò freddamente.
<< No, oddio, no! >> fece il criminale, pisciandosi addosso. << No, non potrei mai. Mi uccideresti. Sto dicendo la verità ! >>
Dallo sguardo che la bionda gli diede, si capiva che non gli credeva.
<< Forse dovresti ucciderlo lo stesso >> commentò Spiderman, come se stesse valutando i pro e i contro di una simile azione. << Sai, tanto per ridere >>
“ Che cosa?” pensò Carol, con una punta di rabbia.
Prima che potesse rimproverare il vigilante, tuttavia, l’uomo urlò : << Non so niente dei nascondigli, lo giuro! Ma so dov’è diretto il prossimo carico di armi >>
Guardò un aguzzino e poi l’altro.
<< Vi basta? >> chiese con timore.
I due supereroi si scrutarono l’un l’altro in quella che sembrò una sorta di conversazione silenziosa. Poi, annuirono all’unisono.
E fu così che il  malvivente raccontò loro tutto quello che sapeva, e non era molto. Mentre si girava verso Spiderman, Carol gli tirò un pugno e lo mise a dormire.
La donna si voltò in direzione del compagno.
<< Ecco lo stile Spiderman! >> disse questi, con fare orgoglioso.
La bionda si ritrovò a ghignare.
<< Troppe chiacchiere >> commentò lei, facendo subito crollare le spalle dell’arrampica-muri. << Ma a parte questo…ottimo lavoro. Penso che facciamo una bella squadra >>
E per qualche ragione, immaginò che il sorriso formatosi dietro la maschera di Peter, in quel preciso istante, avrebbe potuto illuminare tutta la stanza.
 
                                                                                                                                                * * * 
 
Presente
 
George Stacy aveva mantenuto l’ufficio del commissario del Dipartimento di Polizia di New York più spoglio possibile.
Sulla sua scrivania c’erano due foto incorniciate di sua figlia Gwen. Una la ritraeva da sola, in un’altra era con lui, nell’ultima posava accanto alla madre e risaliva a molti anni prima, a tempi migliori…prima di Thanos.
Alla parete erano appesi attestati e foto che lo immortalavano intento a ricevere premi di vario genere da un sindaco a un altro.
Il suo predecessore aveva attaccato delle litografie che ritraevano generiche vedute di New York negli anni 30, e Stacey le avrebbe anche tolte se al loro posto non avessero lasciato dei vuoti vistosamente scoloriti, così aveva evitato.
Il tappeto, ormai liscio da decenni, era appartenuto al predecessore del predecessore del predecessore.
Quando aveva accettato l’incarico, Stacy si era convinto che se avesse reso più familiare quell’ufficio avrebbe finito col passare ventiquattr’ore al giorno, sabati e domeniche compresi, in quella prigione di sei metri per otto.
D’altro canto, se l’avesse mantenuto spartano al limite del disagio, avrebbe avuto una ragione di più per tornare a casa la sera dalla moglie e dalla figlia e cercare di conservare così almeno la parvenza di una vita.
Il piano era buono…il risultato deludente. A parte Gwen, la sua famiglia si era da tempo sparpagliata ai quattro venti. Sai che vita.
Crollò a sedere sulla sedia, un modello economico nuovo e comodissimo che aveva pagato di tasca propria per dare un miglior supporto alla schiena malandata.
Ruotò su se stesso per guardare fuori dai vetri sporchi della finestra che incorniciava lo skyline di New York. Davanti a un bellissimo panorama, da quell’altezza e attraverso una superficie opaca, poteva illudersi che ci fosse un tempo in cui la metropoli era stata fonte di speranza e non solo di disperazione. E se mai c’era stato, era finito con l’attacco Chitauri avvenuto nel 2012. La fasciatura si era allentata e rivelava ora la ferita infetta sotto di essa.
Perfino i cosiddetti “ supereroi” – lui li chiamava ancora vigilanti – si erano dimostrati incapaci di guarirla.
Un bussare alla porta dell’ufficio lo distolse da quei pensieri.
<< Dio, sto diventando vecchio >> borbottò con una punta di rassegnazione.
Nel mentre, una giovane donna dai corti capelli neri e dalle fattezze asiatiche entrò all’interno della stanza. Si chiamava Amanda Young, ed era uno dei detective più fidati di Stacy, nonché prima in linea di successione per il posto di Commissario – o, almeno, questo era il pensiero comune della maggior parte dei poliziotti.
<< Commissario, abbiamo una situazione che richiede il suo intervento diretto >> disse la donna, con uno sguardo freddo e tagliente.  << È brutta, capo…molto brutta >>
Con sua sorpresa, Stacy riuscì a percepire un certo grado di disagio in quel tono inflessibile.
Young sembrava…turbata. E in tutti i suoi anni di servizio non ricordava di averle mai visto mostrare il minimo segno di debolezza.
Sì, la situazione doveva essere davvero grave.
<< Fammi prendere la giacca >> le rispose con un rapido cenno del capo.
“ Ed ecco che se ne vanno i miei piani per la serata del bingo”.
 
                                                                                                                                                * * *  

La casa di mattoni a due piani sorgeva in un giardino fitto di alberi, arretrata rispetto alla strada.
Peter si fermò sotto alcuni rami, osservandola con attenzione attraverso le lenti della maschera.
Si sforzò con tutto se stesso di arrestare il timore che provava dentro. Anche se non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, la trasmissione di quello psicopatico lo aveva turbato non poco.
<< Mi raccomando, tieni gli occhi aperti >> gli ordinò Carol attraverso il comunicatore, mentre la sua forma illuminava entrava dalla porta principale.
Peter rispose con un rapido “ ricevuto”, prima di balzare sul tetto dell’abitazione.
Passarono in macchina alcuni vicini, lanciarono brevi occhiate alla casa, per poi distogliere lo sguardo.
Lentamente, il vigilante si spostò sul fianco della casa, muovendosi con cautela, accendendo gli infrarossi incorporati nella maschera.
Si fermò due volte ad ascoltare. Guardando da una delle finestre posteriori riusciva a vedere la luce proveniente dalla parte anteriore del giardino che delineava la sagoma dei mobili. Nell'aria c'era un profumo intenso di gelsomini. Nella parte posteriore della casa si allungava per quasi tutta la lunghezza una veranda, sulla porta della quale era incisa la testa di un leone.
Senza perdere tempo, l’adolescente sbloccò la finestra al secondo piano ed entrò senza fare rumore.
Provò ad accendere una luce, ma la casa rimase immersa nell’oscurità. Probabilmente il serial killer aveva fatto saltare la corrente.
Il vigilante controllò ogni stanza, dai bagni alle camere dal letto, ma dei proprietari non sembrava esserci alcun segno.
Scese al piano terra, entrò nella cucina buia e cominciò a guardarsi attorno.
Nell'oscurità si vedevano le due fiammelle blu per l'accensione automatica dei fornelli a gas, mentre nell’aria aleggiava un profumo di cera per mobili e di mele.
Scattò un termostato e il condizionatore si accese.
Peter sussultò e avvertì un brivido di paura. Tuttavia, si calmò quasi subito.
Conosceva bene la paura, ne aveva provata molta durante la battaglia contro Thanos, ormai poteva controllarla. 
Scuotendo la testa da quei pensieri, continuò ad analizzare la stanza con fare metodico.
Sulla parete accanto ai fornelli erano appesi due imparaticci incorniciati. Su uno era scritto: « I baci sono effimeri, un buon pranzo no».
Sull'altro: « È sempre in cucina che agli amici piace stare, per sentire battere il cuore della casa, per trarne conforto».
<< Eccoti qui >> arrivò una voce familiare alle sue spalle, facendolo sussultare.
Carol, il cui volto era parzialmente coperto dalla maschera incorporata nella tuta, si limitò a sorridere.
<< Non spaventarmi in questo modo >> sibilò Peter a bassa voce, mentre le lanciava un’occhiataccia.
La donna scrollò le spalle e cominciò a guardarsi intorno. Il vigilante rilasciò un sonoro sospiro e procedette a fare lo stesso.
Individuò l'orologio della cucina, che segnava le undici e mezzo. L’annuncio dell’omicidio era avvenuto circa venti minuti fa.
Deglutendo, il ragazzo continuò a setacciare l’area…e si bloccò.
<< Trovato nulla? >> chiese Carol, notando che l’adolescente si era improvvisamente fermato.
Il vigilante sembrò esitare.
<< No, niente di niente…A parte questo >> disse indicando un punto ben preciso della cucina.
Carol si accostò rapidamente a lui, seguendolo con lo sguardo.
Trattenne un sussulto, mentre i suoi occhi si posarono su una serie di lettere scritte a caratteri cubitali lungo la parete della stanza…apparentemente con il sangue. L’associazione le arrivò rapida e spontanea, soprattutto perché il materiale utilizzato per creare la scritta era rosso e molto più caldo di qualunque tipo di vernice – almeno secondo i sistemi interni della tuta. 
Essa recitava : “Uno ad uno, sentiranno la chiamata, poi questa città malvagia mi seguirà nella caduta. Firmato, il vostro amichevole Carnage di quartiere!
“ Bhe, non è per nulla inquietante” pensò ironicamente.
Al contempo, seguendo la visione a infrarossi, notò che una copiosa quantità di quel liquido non ancora identificato stava colando da una delle credenze.
<< Aspetta un secondo… >> borbottò a bassa voce, avvicinandosi lentamente al mobile.
Spiderman si tese dietro di lei, mentre allungava una mano, apriva l’armadietto e…
<< Oddio! >> esclamò il vigilante, facendo alcuni passi indietro.
Anche Carol fu costretta a ritrarsi, mentre il braccio di Claridge penzolava al di fuori dello scomparto, rivelando il corpo senza vita del giudice.
Aveva gli occhi sbarrati, la bocca spalancata in un grido silenzioso e il corpo interamente coperto di sangue. Sopra di lui spiccava il cadavere di una donna poco più giovane, le cui condizioni erano pressappoco le stesse dell’uomo. Con tutta probabilità, si trattava della moglie.
<< Maledizione >> sibilò Carol, stringendo ambe le mani in pugni serrati.
Si voltò, percependo il suono di qualcosa che si rompeva alle sue spalle.
Peter si era appoggiato all’unico comodino presente nella stanza, facendo cadere un bicchiere nel processo.
Aveva le spalle abbassate e respirava affannosamente.
<< Stai bene? >> chiese Carol con preoccupazione, avvicinandosi rapidamente a lui e mettendogli una mano sulla schiena.
Dopo qualche attimo di silenzio, l’adolescente si drizzò di scatto.
<< Sì, io…sto bene. Dammi solo un secondo >> borbottò a bassa voce, mentre la donna lo abbracciava teneramente.
Inizialmente teso, Peter si lasciò avvolgere dal calore rassicurante del suo corpo, appoggiando la fronte sulla spalla della supereroina.
Poi, si staccò lentamente e prese un paio di respiri calmanti.
<< Ce la faccio >> disse con determinazione, ricevendo un piccolo cenno da parte della compagna.
La donna tornò a fissare i cadaveri.
In base a quello che vedeva, l'assassino aveva tagliato la gola a Claridge, probabilmente mentre questi dormiva accanto alla moglie. Poi aveva ucciso anche lei.
A quel punto, il giudice era sceso dal materasso con la gola tagliata e aveva cercato di proteggerla, perdendo una gran quantità di sangue e morendo nel processo. Infine, il killer aveva trasportato entrambi i corpi fino alla cucina, bloccandoli dentro la credenza.
Ma allora…perché non avevano trovato altro sangue sparso per la casa? Questo Carnage era come una sorta di vampiro?
<< Mani in alto! >> urlò una voce alle spalle della coppia, mentre una luce abbagliante illuminava gli interni della cucina.
Carol si voltò, prendendo un rapido sguardo alla persona che aveva appena  messo piede nella casa.
Si trattava di un uomo apparentemente sulla cinquantina, poco più alto di lei, dai corti capelli bianchi e vestito con un cappotto blu. Tratto a parte era sicuramente il distintivo da poliziotto che spiccava sulla cintura dei pantaloni.
<< Commissario, dovremmo davvero smetterla di incontrarci in questo modo >> disse Spiderman affianco a lei, con le braccia alzate in modo beffardo.
Sentì un’imprecazione, mentre George Stacy abbassava la pistola.
<< Ah, sei solo tu >> borbottò amaramente l’uomo, mentre lanciava una breve occhiata in direzione di Carol. << Perché la vostra presenza qui non mi sorprende? >>
Il vigilante si limitò a scrollare le spalle.
<< Sa come si dice. Quando il lavoro chiama… >>
<< Bhe, io starei cercando di fare il mio >> lo interruppe freddamente il poliziotto, prima di indicarlo con un’espressione dura in volto.<< Questa è una scena del crimine, gradirei che ve ne andaste prima che finiate con il contaminarla >>
Peter inarcò un sopracciglio.
<< Sarà anche una scena del crimine, ma in quando Vendicatori abbiamo il diritto… >>
<< Ovviamente >> disse Carol con un sorriso accomodante, mentre posava la mano destra sulla spalla del compagno.
Questi la fissò, probabilmente sul punto di contestarla. Una rapida occhiata della donna, tuttavia, fu sufficiente a zittirlo.
Sospirò rassegnato, mentre il Commissario annuiva soddisfatto.
Senza perdere tempo, Carol cominciò a trascinare Peter fuori dalla casa.
<< Non mi sembra che tu gli stia molto simpatico >> commentò con un piccolo ghigno, ricevendo uno sguardo impassibile ad opera dell’arrampica-muri.
<< Cosa te lo fa dire? >> borbottò questi, con tono beffardo.
Certo, ormai si era quasi abituato al modo con cui la polizia lo trattava, non ere nulla di nuovo. Ma in cuor suo sperava ancora che, magari in un giorno non troppo lontano, anche loro avrebbero cominciato ad apprezzare quello che stava cercando di portare avanti a New York.
Detto questo, la loro piccola indagine aveva comunque dato i suoi frutti. Sperava solo che le foto fatte con la telecamera intera della tuta avessero una buona risoluzione.
 
                                                                                                                                            * * * 
 
La Sala Riunioni dei Vendicatori era avvolta nel silenzio più totale.
Ad occuparla erano Carol Danvers, Peter Parker, Bruce Banner, Sam Wilson, Bucky Burnes, Scott  e Hope Lang, capitanati da James Rhodes.
T’Challa era dovuto tornare a Wakanda per motivi relativi alla nazione, mentre Strange era ancora impegnato con i suoi doveri di Stregone Supremo.
Dopo che tutti ebbero preso posto a sedere, Rhodey chiuse gli occhi e contò mentalmente fino a tre.
<< Ok. Ora…qualcuno di voi può spiegarmi cosa diavolo è successo ieri sera? >>  chiese con tono rassegnato, come se il solo parlare dell’argomento gli avrebbe procurato un malore da un momento all’altro. E, considerando il numero di telefonate che aveva ricevuto nell’ultima ora a causa di tali eventi…bhe, si considerava già fortunato a non aver percepito il minimo segno di un aneurisma celebrale.
<< Non c’è molto da dire >> ammise Carol, con una scrollata di spalle. << Mi trovavo a Times Square e ho assistito in diretta al messaggio di questo Carnage, mentre minacciava di uccidere Claridge >>
<< Carnage…sembra il nome di un serial killer cinematografico anni 80 >> commentò Scott, ricevendo in cambio uno scappellotto da parte della moglie.
Ignorando le buffonate dell’Avenger, Carol riprese a parlare.
<< Io e Spiderman siamo stati i primi a giungere sul luogo. Questo è quello che abbiamo trovato >> disse accendendo il proiettore della sala.
Pochi secondi dopo, sul telone bianco che fungeva da schermo si palesarono diverse immagini raffiguranti lo scenario a cui Peter e Carol avevano assistito una volta entrati nella casa del giudice, completo di panoramica dei corpi delle vittime e l’immancabile scritta dipinta col sangue lungo la parete della cucina.
<< Gesù >> sussurrò Hulk, incapace di distogliere gli occhi da quella visione raccapricciante.
Scott si portò un pugno davanti alla bocca, nel tentativo di trattenere conati di vomito.
<< Inoltre, ci è stato riferito che il cadavere di una giornalista scomparsa due giorni fa è stato recuperato nel giardino di casa >> continuò Carol, suscitando un cipiglio sprezzante ad opera di Sam.
<< Questo qui è proprio malato >> borbottò l’uomo, prima di notare l’espressione molto pallida di un certo arrampica-muri. << Tutto bene, ragazzo? >>
L’adolescente sussultò, facendo affondare il cuore di tutti gli Avengers. In fondo potevano capire la sua reazione, vedere uno scempio del genere a soli diciotto anni…era un qualcosa che non avrebbero mai augurato a nessuno.
<< Sì, solo…sto ancora cercando di levarmi dalla testa quell’immagine >> rispose Peter, con un debole sorriso.
Carol lo fissò tristemente. Avrebbe tanto voluto risparmiargli questo incontro, ma sapeva che la sua presenza qui era fondamentale,  tra tutti loro era sicuramente il supereroe più attivo di New York.
Nel mentre, Bruce aveva cominciato ad analizzare il resto dell’immagine.
<< Uno ad uno, sentiranno la chiamata, poi questa città malvagia mi seguirà nella caduta >> lesse ad alta voce, attirando l’attenzione dei compagni.
<< Grande, quindi è anche un poeta >> commentò Hope, mentre Carol stringeva ambe le palpebre degli occhi.
<< No, è un assassino. Tutto qui >> ribattè freddamente.
Sam le lanciò uno sguardo non impressionato.
<< È molto peggio di così e lo sappiamo entrambi. Voglio dire, Cristo, ha massacrato quelle persone lì fuori solo per consegnare un messaggio! >>
Wasp annuì in accordo. << E non dimentichiamoci della giornalista trovata nel giardino. Perché diavolo l’avrà uccisa? >>
<< Voleva il furgone delle trasmissioni della troupe televisiva >> si intromise Bucky, che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
Gli altri lo fissarono stranamente, così decise di elaborare : << Con piccoli aggiustamenti, ora sarà capace di trasmettere in diretta ogni volta che desidera >>.
Rhodey sospirò stancamente.
<< Quindi, ricapitolando…abbiamo per le mani un umano dotati di super poteri con tendenze omicide, un debole per la teatralità e un sistema personale di trasmissione? >>
<< È il Freddy Krueger Show tutto da capo >> borbottò Scott, sperando con tutto se stesso che la moglie non lo avesse sentito.
Affianco a lui, Bucky si strinse nelle spalle.
<< Bhe, se non altro sappiamo che non è affatto timido. Rintracciarlo potrebbe essere meno difficile di quel che pensiamo >> offrì con tono paziente.
Sam lo fissò incredulo.
<< Quindi cosa, rimaniamo qui seduti e aspettiamo che si faccia sentire di nuovo? Potrebbero volerci giorni >>
<< Non credo, no >> borbottò improvvisamente Peter, attirando l’attenzione del gruppo.
Deglutendo a fatica, l’adolescente posò il proprio cellulare al centro del tavolo.
<< Penso che dovreste dare un’occhiata a questo >> disse mentre indicava lo schermo del dispositivo.
Perplessi, i vari supereroi si porsero in avanti per osservare meglio. Ciò che videro, non appena i loro occhi si posarono sulla superficie del cellulare, avrebbe perseguitato i loro sogni per la notte avvenire.
La figura ghignante di Carnage spiccava al centro dello schermo, circondato da un totale di cinque corpi umani nudi e insanguinati, appesi per i piedi come maiali pronti al macello.
Basandosi sull’orario indicato lungo la parte bassa del video, Carol capì che la trasmissione stava avvenendo in tempo reale.
<< Buoooongiornoooo New York! >> esclamò la creatura, con quella sua inconfondibile voce acuta e graffiante. << Sembra che i cari Vendicatori non siano stati capaci di impedire l'avverarsi della mia profezia la notte scorsa. Ma non buttatevi giù, ragazzi, alcune cose sono scritte nel destino! Ah ah ah ah ah ah! >>
Dopo essere scoppiato in una risata agghiacciante, indicò i cadaveri alle sue spalle.
<< E come potete vedere, ho approfittato di questa bellissima giornata per liberare alcune anime incomprese... Che gran festa abbiamo fatto, ve lo assicuro! Oh, l'orrore! >> continuò, mentre i vari Avengers riuscivano a stento a trattenere la propria collera.
“ Quelle erano persone, bastardo!” pensò furiosamente Peter.
Al contempo, il serial killer cominciò a picchiettarsi la mascella, come se stesse contemplando qualcosa.
 << E ehi, devo dire che mi piace il mio nuovo nome... Carnage. Buffo che mia madre non ci abbia mai pensato>> borbottò a se stesso, prima di scrollare le spalle.
Volse nuovamente la propria attenzione nei confronti dello schermo.
<< Quindi, scommetto che vi starete tutti chiedendo cosa potrà fare il vecchio Carnage che sia all'altezza dello show della notte scorsa? Che ne dite di un'altra partita mortale? >> disse con quel suo intramontabile ghigno, per poi indicare la telecamera con fare drammatico. <<  Sindaco James Erbert, la mano del destino punta verso di te! Morirai alle nove di questa sera! E per quanto riguarda il resto del programma…bhe, sarà una sorpresa, ma vi prometto che vi farà morire dal ridere! >>
Detto questo, una delle lenti si restrinse a mò di occhiolino.
<< E ora vi lasciamo alla vostra solita e spaventosamente noiosa giornata. Aufiderzen! >> salutò la creatura, mentre la trasmissione s’interrompeva all’istante.
Il silenzio tornò a regnare all’interno della stanza.
Nessuno dei Vendicatori sembrava intenzionato a commentare il discorso a cui avevano appena assistito. Questo, almeno, fino a quando Scott non ebbe il coraggio di aprire bocca.
<< Bhe…cazzo >>.
 
 
Yep, nel prossimo capitolo ne succederanno di tutti i colori. Credetemi, ho realizzato una delle sequenze più intense e dinamiche che abbia mai scritto, sinceramente non pensavo che ce l’avrei fatta.
Nel caso ve lo steste chiedendo, Amanda Young e George Stacy sono personaggi molto importanti nella continuity di Spiderman. Lo stesso vale per i Maggia, acerrimi rivali di Wilson Fisk ( Kingpin ) per il controllo della criminalità organizzata di New York.
  
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