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Autore: Ellariastory    22/09/2019    1 recensioni
Abbiamo tutto
In questa nuova realtà.
Una vita
Tra mura che non possiamo superare
O qualcosa di simile.
Genere: Angst, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ricordati sempre di chiudere a chiave, quando esci di casa

 


Il rumore del terriccio sotto le scarpe produce un suono flebile, ma secco. Ricorda quasi qualcosa che si rompe, che si sbriciola ad ogni passo. Ogni spostamento in avanti corrisponde ad un nuovo 'crack', ad una frattura invisibile che però resterà li, sepolta sotto il peso di un'impronta che sbiadirà poi, con il tempo.

Eppure, nonostante la frattura, mettere un piede avanti all'altro è quasi meccanico. E' ciò che ci insegnano a fare da sempre. Avanti. Bisogna continuare ad andare, continuare a camminare. Non c'è tempo per voltarsi indietro, non esiste la possibilità di percorrere un percorso da capo. Veniamo programmati per questo, abituati che qualcosa di diverso sia solo tremendamente sbagliato.

E allora, nuovamente, un piede davanti all'altro.

Un passo.

Due passi.

Mentre la terra scricchiola sotto le nostre scarpe, mentre il rumore e i sassi fanno male non solo alle orecchie, ma anche al cuore, continuiamo ad andare.

Tre passi.

Quattro.

Non c'è tempo per le soste. Ogni secondo perso è un secondo che non riavremo più indietro. E quando la tua vita è strettamente legata al tempo, non puoi permetterti di perderlo. Ogni secondo ha il suo scopo e il suo fine, ogni istante è destinato a qualcosa. Vivi perché devi e non perché vuoi.

Cinque passi.

Sei.

Poi sette.

All'improvviso, quando meno ce lo aspettiamo, ci ritroviamo a dover scegliere quale strada imboccare. Ci sembrano tutte uguali, eppure così diverse. Ma, ancora una volta, il tempo scarseggia. Sentiamo i passi di chi ci è dietro farsi sempre più vicini e non possiamo lasciare che ci raggiungano. Dobbiamo essere più veloci di loro, dobbiamo scappare, ma dobbiamo anche valutare bene rischi che ancora ignoriamo.

E allora, ancora, continuiamo a camminare. Continuiamo anche se le gambe fanno male, se i piedi sanguinano e le scarpe iniziano ad essere strette. Stringiamo i denti, e proprio come ci hanno insegnato, continuiamo a mettere un piede davanti all'altro.

Speriamo, ma in un mondo ormai alla deriva, anche sperare è un privilegio che non ci si può sempre permettere di avere.

Otto.

Nove.

La cosa assurda è che a volte si può camminare ininterrottamente, ma senza arrivare da nessuna parte. A volte esiste la percezione del movimento, dello spostamento fisico, ma la realtà non muta. Sono quei sentieri tortuosi dai quali è sempre difficile uscire, perché familiari, sicuri. E' difficile lasciare strade che si conoscono per imboccarne di nuove. E' difficile perché il dolore che si conosce spaventa meno di quello che potrebbe arrivare per colpa di un nuovo passo falso. 

Ma quando è il mondo stesso a finire, quando la realtà cambia e non ti lascia altra scelta, la disperazione subentra e ci regala una forza che non pensavamo di avere. E allora possiamo scegliere. Scegliere se fermarci e lasciare che tutto quello per cui abbiamo lottato sia stato vano o, ancora, continuare a camminare. Questa volta lontano. Lontano da chi ha sempre avuto il profumo di casa, da braccia e sorrisi accoglienti che sono sempre stati tutto.

Lontano fa paura. Ma è solo li che si può correre per sperare di essere salvati.

E allora, si va.

Dieci passi.

Dieci passi e una nuova vita è li, nascosta tra i resti di quella che una volta era la casa di qualcun altro. Detriti e macerie che adesso nascondono lo stesso dolore di un libro mal ridotto, abbandonato in uno di quegli scatoloni che ogni domenica si portavano in chiesa per essere regalati a chi ne avrebbe avuto più bisogno.

Mentre avanza per quella strada, anche gli occhi di Cecilia si muovono allo stesso modo. Attenti e cauti. Studiano dove poggiare le suole delle scarpe per evitare di fare troppo rumore. Per evitare quei 'crack' che farebbero eco al vuoto che sente dentro. Un vuoto che pesa come lo zaino che porta in spalla.

Le gambe adesso fanno male, i muscoli tirano e i crampi allo stomaco sembrano volerle ricordare che è passato forse troppo tempo dall'ultima volta che si è fermata a mangiare. Ma adesso che il cibo è razionato, non può permettersi di cedere ai primi morsi della fame. La sua priorità è infatti quella di trovare scorte di cibo e acqua. E, si, anche delle medicine.

Quasi a fare da eco a quella consapevolezza c'è un colpo di tosse che le attraversa il petto e che per qualche secondo le toglie il respiro. Cecilia è infatti costretta a fermarsi, poggiando la mano contro la porta scorrevole che stava per aprire. Si prende qualche secondo, mentre arriva il secondo colpo di tosse e poi il terzo. Per fortuna finisce li, non come l'ultima volta che si è ritrovata a terra, quasi senza fiato.

Entra svelta all'interno di quel vecchio supermercato e nuovamente blocca le porte dall'interno. Le chiude con un vecchio lucchetto che ha trovato tra gli scaffali ancora ben riforniti. Tenere fuori gli estranei è infatti la priorità. Lei, piccola e apparentemente così minuta, è un bersaglio troppo facile in un mondo in cui non esistono più regole.

E' però ignara di essersi appena condannata da sola. Di aver commesso forse l'errore più sciocco in assoluto. Non ha tenuto il nemico fuori, lo ha chiuso dentro insieme a lei.

E' infatti quel tipo di panico che la invade quando sente un rumore. Quando avverte uno spostamento e un viso che compare all'improvviso. Un estraneo.

Vorrebbe urlare, ma la voce le muore in gola ancora prima che possa emettere qualsiasi suono. La mano però reagisce prontamente e afferra il coltello che tiene incastrato nella cintura dei pantaloni. Sa usarlo e non ha paura di farlo.

Se solo riuscisse ad apparire più minacciosa, forse, sarebbe più credibile. « Non... » e adesso cerca di mantenere almeno il contatto visivo con lo sconosciuto. « ...Ho chiuso a chiave. Non puoi uscire. Resta dove sei » almeno finchè non capisce come dargli le spalle per aprire senza farsi uccidere, magari.

Di nuovo, solo un passo alla volta.

   
 
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