«Maledette viti!»
Ormai era da diversi minuti che il principe dei saiyan, al pieno del suo
calo di nervi, cercava in tutti i modi di fissare delle viti al pannello di
controllo della gravity room, ed ormai da diversi minuti, lo stesso
principe dei saiyan si ritrovava a piegarle, ritrovandosi a non controllare
la sua forza a causa del nervosismo.
La verità era che non riusciva a concentrarsi né su sé stesso, né
effettivamente su ciò che lo circondava, perché la visita di quella strega
di Chichi lo aveva preoccupato e non poco. Ed offrirsi di aiutare Bulma in
laboratorio non era stata, a quanto pareva, la migliore delle decisioni,
perché il lavoro che stava facendo lo stava rendendo ulteriormente nervoso
ed irritato.
«Ma di cosa stracazzo sono fatte?!» si lamentò per l’ennesima volta «Di
cartone?!»
Radish e Bulma ci avevano provato ad offrirgli aiuto, o ad indurlo a
lasciar stare e lasciare il lavoro a loro, ma niente, Vegeta non voleva
sentire ragioni: lui era il principe dei saiyan, e come tale non aveva
bisogno di aiuti di nessun tipo da parte di nessuno. Neanche se l’aiuto
fosse stato sistemare delle maledettissime viti.
Così i più grandi, esasperati dal comportamento del minore, avevano deciso
di sedersi, Bulma accendendosi una sigaretta, Radish osservando il suo ex
collega alle prese con un arnese del quale non conosceva probabilmente
neanche la composizione.
Accidenti, avrebbe voluto aiutarlo, in fondo Vegeta era sempre stato come
una sorta di fratello minore, per lui-nonostante il più piccolo non avesse
mai accennato neanche lontanamente al fatto di considerarlo tale-, ma in
quel momento si sentiva totalmente impotente. Soprattutto perché non sapeva
esattamente cosa l’ex moglie di Kaharoth volesse dal suo fratello
biologico. Aveva provato a scucire informazioni a Bulma, ma la turchina si
era categoricamente rifiutata di parlargliene, affermando anche che lui non
si sapesse tenere proprio niente in bocca, neanche i fagioli.
Radish non aveva capito che cosa volesse dire la donna con
quell’affermazione, ma di certo era arrivato alla conclusione che da lei
non avrebbe ovviamente saputo niente.
Così si era limitato ad osservare la scena in silenzio, parzialmente
divertito nonostante tutto: in fondo, Vegeta era dannatamente spassoso,
tutte le volte che si vantava di saper far tutto e poi fatalmente falliva.
«Sei sicuro di non volere una mano?» gli chiese di nuovo Bulma, speranzosa
che questa volta accettasse, e stanca di star a guardare mentre gli altri
facevano male il suo lavoro «Sul serio, Vegeta. Non stai bene, forse
dovresti-»
«Invece ti sbagli!» la interruppe lui, seccato «Io sto più che bene! Sto
benissimo! Magnificamente! Sono felice come una pasqua!»
La turchina sospirò «Ti prego...»
«No, sono io a pregarti!» il tono di voce di Vegeta si sarebbe potuto
paragonare a quello di una gallina starnazzante in preda ad una crisi
nervosa «Ti prego di lasciarmi lavorare in pace senza scocciarmi! Maledetta
donna ingrata! E io che mi sto anche spaccando la schiena per darti una
mano!»
«Non mi stai dando una mano, però.» ammise candidamente lei «Mi stai solo
rallentando. Seriamente, ti stai tormentando! Perché non ti sfoghi, una
volta ogni tanto? Non ti farebbe poi così male, sai?»
«Odio dovertelo dire, amico, ma ha ragione.» si intromise Radish, che fino
a quel momento era rimasto in silenzio quasi religioso «Ti stai logorando
per colpa di quell’oca, è evidente. Ma ti stai logorando inutilmente ,
perché non hai niente di cui preoccuparti.»
Inutile dire che Bulma arrossì come un peperone, a quelle parole: oh, no,
Radish si sbagliava di grosso. Vegeta aveva tutte le buone ragioni per
essere preoccupato... anzi, molto probabilmente sarebbe finito con lo
sbatterci la testa. E non era una bella cosa, per niente: nonostante non
facesse altro che ostentare quella facciata tanto dura ed insensibile, lei
Vegeta aveva potuto conoscerlo, in quell’arco di tempo nel quale avevano
condiviso lo stesso tetto, ed era una persona molto sensibile; e poi,
quella che aveva con Goku era probabilmente la sua prima vera
relazione-anzi, la sua prima relazione e basta. Era molto inesperto, forse
anche molto innamorato, e ne sarebbe uscito distrutto.
In cuor suo la ragazza sperò che il principe non avesse notato la sua
reazione alle parole dell’altro saiyan, ma Vegeta era fin troppo intuitivo
per non accorgersi di una cosa del genere, e si ritrovò ben presto con le
spalle al muro.
«Tu sai qualcosa.» aveva infatti detto il ragazzo, rivolgendosi a lei, con
un tono freddo e secco «Chichi te l’ha detto, quello che vuole. Vero?»
La turchina non seppe come rispondere. Se gli avesse detto ciò che aveva
saputo da Chichi, molto probabilmente il principe sarebbe andato da
quest’ultima e l’avrebbe fatta saltare in aria. Insieme a tutto il resto
del pianeta, intendiamoci.
Ma, allo stesso tempo, non reputava giusto che Vegeta non venisse a
conoscenza di una cosa tanto importante. In fondo, era il compagno di Goku,
e sarebbe dovuto essere il terzo, subito dopo quest’ultimo e Gohan, a
sapere di quella notizia tanto buona quanto problematica. E invece, la
prima a venire conoscenza della gravidanza di Chichi era stata lei, ed ora
si pentiva amaramente di aver accettato quell’appuntamento.
«Parla.» fece di nuovo Vegeta, indispettito «O giuro che la distruggo,
questa maledetta gravity room.»
Bulma sospirò e, dopo aver fatto cenno a Radish di lasciarli soli, decise
di alzarsi dalla sedia e puntandoglisi di fronte, pronta ad affrontarlo
faccia a faccia.
«Chichi è incinta.»
Lo disse senza mezzi termini, senza girarci intorno, perché sapeva che
farlo sarebbe stato del tutto inutile, ed avrebbe contribuito soltanto a
far imbestialire ancora di più il povero principe dei saiyan, il cui viso
iniziò a cambiare colore, mentre i suoi occhi si ingrandivano in maniera
spropositata, e dalla sua bocca iniziavano ad uscire dei ringhi sommessi.
Non disse nulla, Vegeta. E non disse nulla semplicemente perché non sapeva
cosa dire: era ovvio che l’ex moglie dell’imbecille non fosse incinta del
suo attuale fidanzatino, com’era altrettanto ovvio che tra lei e Kaharoth
fosse di nuovo successo qualcosa.
Non era arrabbiato, non sapeva neanche lui cosa provasse in quel momento:
aveva sentito il suo cuore spaccarsi in due. Quello stesso cuore che fino a
poco tempo prima non sapeva neanche di avere, e che quel completo idiota
prima se l’era preso, prendendosene cura come fosse la cosa più preziosa
del mondo, ed ora lo aveva rotto come un vecchio coccio impolverato.
Sentiva un peso enorme all’altezza dello stomaco, il corpo che,
inevitabilmente, aveva iniziato a tremare in modo incontrollabile, e dei
brividi percorrergli per intero la spina dorsale.
Non disse nulla, Vegeta. Si limitò a spostare delicatamente la turchina,
sorpassandola ed uscendo di corsa dalla gravity room, diretto proprio dai
principali colpevoli di quell’orrenda sensazione. Voleva sapere di più, ma
non voleva di certo saperlo da Bulma. Voleva sentirsi dire tutto da quello
scimmione idiota che, in quel momento, se ne stava tranquillamente in
corridoio con la sua ex moglie.
*
«Sono incinta!»
A quelle parole, Goku non aveva ben compreso il motivo per il quale Chichi
gliele stesse dicendo: sperava forse di ingelosirlo soltanto perché
aspettava un bambino da parte della sua nuova fiamma? Forse credeva che lui
si sarebbe arrabbiato? Che avrebbe fatto una scenata e l’avrebbe pregata in
ginocchio di tornare insieme?
Ma poi, dopo averci pensato per qualche istante, Goku realizzò: no, Chichi
non aspettava affatto un bambino da parte della sua nuova fiamma. Chichi
aspettava un bambino da lui.
Come fosse possibile qualcosa del genere rimaneva un mistero. Lui e la sua
ex moglie non avevano certo avuto altri momenti insieme, dopo la loro
separazione. Si erano parlati di rado e soltanto al telefono.
Ma, a quanto pareva, quell’ultima notte passata insieme più di un mese e
mezzo prima aveva dato i suoi frutti. E lui non credeva di essere pronto a
coglierli.
Una miriade di emozioni lo colsero, nel momento in cui realizzò di essere
padre non di uno, ma ormai di due figli, perché era sicuro che la donna non
avrebbe mai ricorso ad una pratica come l’aborto, aveva sempre detto che
andava contro i suoi principi. Come avrebbe fatto a rivelare quella verità
a Vegeta? Come avrebbe fatto a rivelarla a Gohan, che ci aveva messo così
tanto a metabolizzare la situazione nella quale la loro famiglia era
caduta? Cos’avrebbe dovuto fare con questo secondogenito?
Avrebbero dovuto continuare ad essere separati? Sarebbe cresciuto bene,
questo bambino, con due genitori che, purtroppo, non stavano più assieme?
Si sentì morire, il super saiyan della leggenda. Si sentì morire, e non
sapeva se il dolore al petto che stava tornando dipendesse dal suo
sconosciuto malore oppure da quella rivelazione così scioccante.
«Beh?» lo incalzò Chichi, dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio «Che
ti prende? Hai perso l’uso della parola?»
«I-io...» lui indietreggiò di qualche centimetro «Io non so che dire...
C-Chichi, tu sei sicura che-»
«Io e David non siamo mai andati a letto insieme.» lo interruppe lei «È
tuo. Non ci sono dubbi su questo.»
Questa proprio non ci voleva.
«Allora? Cosa vogliamo fare?»
«Chichi, io... io non lo so.» rispose, tremante «Tu... che vuoi fare?»
Purtroppo, il saiyan aveva paura della risposta che avrebbe seguito quella
domanda. Ma non si poteva più sottrarre. Era stanco di fuggire dalle
proprie responsabilità... con Gohan non aveva fatto un buon lavoro, come
padre, e stava cercando di rimediare. Voleva evitare in ogni modo di
commettere lo stesso errore col bambino che sarebbe arrivato.
Vide la sua ex moglie sospirare, per poi guardarlo decisa dritto negli
occhi «Dobbiamo tornare insieme, Goku. Io non voglio che mio figlio nasca
con due figure separate l’una dall’altra... non gli farebbe bene, questo lo
sappiamo entrambi.»
Non potevano sapere di certo che, appoggiato ad una parete, proprio
all’ingresso del corridoio, il principe dei saiyan in persona stava
ascoltando le loro conversazioni.
Si sentiva messo da parte, ferito, dannatamente arrabbiato, ma in cuor suo
sapeva che, in fondo, il discorso dell’oca non fosse poi tanto insensato.
Ma non aveva neanche troppo senso: stando sulla Terra aveva imparato
qualcosa sui comportamenti dei suoi abitanti, ed aveva sentito che
tantissime coppie con anche più di un figlio si ritrovavano a separarsi, ed
i mocciosi imparavano a metabolizzare la cosa e a conviverci, talvolta
senza alcun problema.
Ma, conoscendo una come Chichi, probabilmente non avrebbe mai permesso che
il proprio figlio crescesse con un padre assente ed irresponsabile.
Kaharoth stesso gli aveva confessato che si sentiva in colpa per come aveva
cresciuto Gohan, ed ora stava cercando di rimediare. Ma come avrebbe fatto,
se ora si ritrovava con un nuovo marmocchio in arrivo?
Lo conosceva ormai, nonostante si ostinasse ad ostentare l’esatto
contrario, e sapeva quale sarebbe stata la risposta alla frase appena
pronunciata dalla sua ex moglie.
Sospirò, Vegeta. Sospirò perché, nonostante tutto, stava cercando in tutti
i modi di mantenere la calma. Ma non ci riusciva, e non ci riusciva perché
sapeva che quella non era la soluzione giusta. Che tornare insieme a una
donna di cui non gli importava niente non era la soluzione giusta.
«Hai ragione.»
‘Hai ragione’.
Quelle parole fecero male. Forse ancora più male di quanto gli avessero
fatto i pugni ed i calci di Zarbon su Namecc. Forse ancora più male delle
mosse di Rekoom. Più male di qualsiasi altro duello che avesse mai
affrontato.
Kaharoth, quello che teneva tanto ad i sentimenti, alle emozioni, a tutto
ciò che rappresentava quella stupidissima cosa dannatamente terrestre che
tutti chiamavano ‘amore’, aveva appena dato ragione alla propria ex moglie.
E le aveva dato ragione su un argomento sul quale lui stesso non sarebbe
mai più voluto tornare.
Goku aveva appena ceduto, seppur con un forte peso sul petto, e Vegeta non
ce l’aveva più fatta.
Stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani, aveva
ceduto anche lui.
«Quindi è così.» incalzò, uscendo dal proprio nascondiglio, ringhiando
impercettibilmente ed avvicinandosi ai due «Cos’è? Sei tornato a essere il
fedele cagnolino di quest’oca?»
Nel momento in cui aveva visto proprio Vegeta apparirgli di fronte, il
saiyan dai capelli a palma credette che l’infarto fosse vicino.
Non se l’aspettava. Non si aspettava neanche lontanamente che proprio il
principe dei saiyan, preso dalla più totale paranoia, si mettesse ad
origliare quella conversazione. E non si aspettava neanche che, negli occhi
di quello stesso principe dei saiyan, ci fosse tanta tristezza.
Ebbe un tuffo al cuore, Goku. A quello stesso cuore che, in quel momento,
stava dolendo come mai prima di allora.
E si sentì dannatamente idiota.
Idiota per aver appena dimostrato quanto potesse essere moralista, ma
quanto allo stesso tempo potesse anche essere dannatamente insensibile. E
questa volta, era stato insensibile nei confronti dell’unica persona che
aveva saputo stargli vicino nei momenti più difficili.
«A-ascolta, Vegeta... io...»
«No.» lo interruppe lui bruscamente «No, non ti ascolto. D’altronde, perché
dovrei? Hai appena dimostrato di essere un completo cretino. Di nuovo. E
stavolta non sto scherzando, Kaharoth. Per niente.»
«No, aspetta. Stammi a sent-»
«Ancora?! No!» il principe alzò ulteriormente la voce, che inevitabilmente
andò a rimbombare per tutto il corridoio, costringendo chiunque fosse nelle
proprie stanze ad uscire per vedere che cosa stesse succedendo «Guardami in
faccia! Ti sembro un giocattolino da usare finché non torna la reginetta a
riprenderti?! Perché è così che mi stai trattando, imbecille! Ti sembro
forse un ripiego?!»
«Ma veramente io-»
«Fammi parlare!»
«Stai parlando soltanto tu!»
Chichi, così come anche il resto dei presenti esclusa Bulma, non stava
capendo assolutamente nulla dei loro discorsi. Stavano urlando, tanto che
probabilmente persino le persone delle case accanto riuscivano a sentire
cosa si stessero dicendo. E Vegeta era letteralmente su tutte le furie,
mentre Goku... beh, Goku pareva disperato: stava cercando in tutti i modi
di spiegargli la situazione, ma il principe dei saiyan non voleva sentire
ragioni, era assolutamente irremovibile, come se non avesse alcun interesse
ad ascoltare le parole del proprio compagno.
«Perché, tu pretenderesti anche di parlare?!» rideva, probabilmente per
evitare di piangere o urlare ulteriormente «Accidenti, non posso credere
che il tuo cervello arrivi a questi livelli di piccolezza! Pensavo fossi
uno un po’ più ragionevole, sul serio! Invece sei soltanto un imbecille! Ma
se ti aspetti che io ti perdoni per l’ennesima volta allora ti sbagli! Non
sono il tuo zerbino, defic-»
«Ma insomma, lo vuoi capire che sono innamorato di te?!»
Aveva urlato, Goku.
Aveva urlato con tutto il fiato che aveva nei polmoni, soltanto per poter
dire quell’ultima frase.
Quell’ultima frase che, a discapito delle aspettative di tutti, lasciò sia
Chichi che lo stesso Vegeta di stucco. La prima rischiò seriamente di
svenire, mentre l’altro non si mosse di un solo millimetro, e la sua rabbia
sembrò solamente aumentare.
Bulma avrebbe voluto tanto mettersi in mezzo. Avrebbe voluto cercare di
farli ragionare, avrebbe voluto cacciar via l’intrusa che aveva causato
quella discussione.
Ma non fece in tempo. E non fece in tempo perché la risposta del principe
arrivò troppo repentino perché lei potesse anche solo aprir bocca.
«No.» nella voce di Vegeta si poteva udire un forte accenno di sarcasmo
«L’amore non funziona così.»
«E che diavolo ne sai tu, dell’amore?!»
~
Ed eccoci qua.
Siamo arrivati.
E io, come tutti penso, da questo punto in poi, sto odiando Goku come mai
prima d’ora, amici miei. Lo sto odiando con tutta me stessa, e purtroppo
non posso farne a meno.
Lo ha davvero detto. Ha davvero detto una cosa del genere a Vegeta, davanti
a tutti e senza nessuna vergogna.
Beh, stasera c’è Temptation Island VIP, ragazzi, e dato che siamo in tema,
godetevi Temptation Island Dragon Ball edition, perché questo è stato il
falò di confronto definitivo tra Goku e Vegeta.
E a questo punto vi chiederei: voi da che parte state?
Alla prossima!
-JAY