Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    24/09/2019    2 recensioni
la mia prima Jonsa con tutto il cuore...
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[dal testo] scese da cavallo continuando a cercare tra la piccola folla che si stava radunando attorno a loro…
ancora niente…ma dove poteva essere, a chi poteva chiedere…
cautamente, senza smettere di studiare ogni singola persona, si girò ancora una volta, 
e li, sul parapetto che si stagliava di fronte a lei, infine lo vide!
[...]erano loro due, il centro del mondo erano loro due,
ad ogni passo Jon realizzava davvero chi aveva di fronte,
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riparto dalla 6x4 per ricostruire il loro percorso insieme, interpretando il non detto che traspare incontrollabile dall'alchimia del loro rapporto.
primissima fanfic, spero piaccia!
La ff si conclude con Winds of Winter, seguiranno altre 2 ff che andranno a percorrere gli eventi della settima e dell'ottava stagione.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Precisazione: questo capitolo l’ho avuto in mente da quando ho letto la OneShot “l’inverno del terrore” di Pervinca13 (a seguito vi lascio il link, se amate la ship Jonsa ve ne consiglio la lettura), questa OneShot suggerisce un incontro tra 2 personaggi che ho trovato davvero molto realistico e che mi sarebbe piaciuto vedere nella serieTv, la storia di Pervinca13 ha una sua logica di narrazione differente essendo una OneShot, ma visto che questo capitolo parte da una situazione nata dal suo racconto mi è sembrato giusto e doveroso citarla.

Eccovi il link della sua Oneshot:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3695912&i=1

 

Buona lettura!

 

 

6x9.3 Missing Moment 9.1

 

Una coltre di nubi grigiastre ovattava la pallida luce del giorno; Grande Inverno era come avvolta da un drappo invisibile che la collocava al di fuori del tempo e dello spazio, in uno stato di attesa, carico di rimorso e rabbia. Agli uomini del nord, presenti in quel momento all’interno delle mura, tra morti e feriti e frecce e lance e sangue e terra, quella sembrava tutto furche vittoria.

Jon si era allontanato dal corpo esanime di Ramsay, ancora steso, ormai svenuto a causa delle percosse subite; dopo aver recuperato Lungo Artigio si accostò a due uomini dando loro ordine di portare Lord Bolton nelle segrete, dopo di ché si voltò in direzione di Sansa con l’intento di andarle incontro quando vide Ditocorto anticiparlo apprestandosi verso la sorella, ancora immobile nello scrutare il suo sposo.

No…

Le ampie falcate decise di Jon accorciarono le distanze: “Lord Baelish” si approcciò lui, traendo in inganno Ditocorto convinto di ricevere un ringraziamento per il fortuito intervento dei suoi uomini; Petyr Baelish deviò infatti la sua attenzione da Sansa a Jon e una nota di malcontento gli attraversò il volto quando questi si rivolse invece alla sorella: “ti scorto nelle tue stanze Sansa” disse infatti Jon intento a sfilarsi i guanti imbrattati. Preoccupato dal silenzio della sorella si portò difronte a lei interrompendo così quel contatto visivo che la ragazza si ostinava a mantenere nei confronti di Ramsay, quasi a rigettargli addosso tutta la sofferenza e le angherie subite.
“Sansa” sussurrò lui alzandole il mento con l’indice, delicatamente, cercando i suoi occhi che lo incontrarono determinati.
“sto bene” disse lei liberando un sospiro e portando la sua mano su quella del fratello quasi a rassicurarlo, 
“ma devo andare a cercare Rickon”, Jon sussultò a quelle parole

Come…hai visto tutto.

“dovrà riposare nelle cripte di Grande Inverno” concluse lei scrutando gli occhi di Jon in attesa di una conferma che giunse silente dal suo interlocutore grazie ad un cenno del capo, incapaci entrambi di aggiungere una sola parola mentre il dolore iniziava a stringere i loro cuori come una morsa di ferro; Jon avrebbe voluto mandare qualcun altro a cercare il corpo del fratello, ma sapeva che Sansa VOLEVA occuparsene, così la lasciò andare scortata da due uomini che l'avrebbero aiutata a riportare a casa più giovane degli Stark.

La guardò mentre si voltava e si avviava verso il portale d’ingresso: “Eliminate qualunque effige dell’uomo scuoiato” ordinò ferma, “al mio rientro non ho intenzione di assistere all’affronto dei suoi vessilli sulle mura di casa Stark!”, così dicendo varcò il grande arco di granito dell’ingresso avvolta nel suo mantello.

Maestro Wolkan, colui che aveva susseguito Maestro Luwin al servizio di Grande Inverno, si fece coraggio e si accostò a Jon: “Mio signore, sono il maestro della cittadella al servizio di questo castello, mi chiamo Wolkan, per servirti mio signore” disse con un leggero inchino.
“Maestro Wolkan, ti presento Ser Davos Seaworth” disse Jon facendo avvicinare con un gesto Davos, “il mio consigliere di fiducia, ti prego di consultarti con lui sull’organizzazione del castello e il soccorso ai feriti, mandate richieste a città dell’Inverno se ci fosse bisogno di qualunque aiuto possibile, io devo togliermi di dosso tutto questo sangue” disse avviandosi verso quella che un tempo era la sua vecchia stanza, sperando di trovarvi qualcosa con cui ripulirsi alla bell’e meglio.

Finalmente solo, ripercorse quei corridoi accarezzando con la mano le mura di granito; non gli sembrava vero, sembrava tutto un sogno confuso, Grande Inverno era nuovamente in loro possesso e a Jon sembrò d’un tratto di ridestarsi da un torpore durato mille e mille anni.
Aveva amato Grande Inverno in passato anche se non sempre i suoi ricordi si potevano dire completamente felici e spensierati, ma adesso, adesso la sentiva veramente sua e di Sansa ed era come se ogni pietra della fortezza lo riconoscesse e lo avvolgesse scaldandogli l’animo.
Arrivò alla porta della stanza che un tempo era stata camera sua, la aprì e ne varcò la soglia mentre un brivido lo percorse dietro la nuca: era intatta, sicuramente era stata poco utilizzata: più piccola di quella dei suoi fratelli, sempre all’interno della torretta ma la più distante rispetto alla stanza padronale; Jon ne osservò silenziosamente ogni angolo, per poi avvicinarsi al bacile che trovò sulla sinistra riempiendolo d'acqua dalla brocca sottostante immergendovi una pezza per umettarsi il viso e detergersi da sangue e terra; si slegò i capelli e vi passò le mani inumidite per districarsi i ricci ed eliminare i grumi da cui erano ricoperti fino a quando l’acqua del bacile non fu totalmente torbida.

Si asciugò viso e capelli, tornando poi a legarli come era d’uso portarli suo padre.
Mani sui fianchi prese un profondo respiro, alzando il viso ad occhi chiusi e scrocchiandosi il collo lateralmente, concentrandosi sulle particella d'aria fredda che gli entravano balsamiche nelle narici; rimase così per un po’ ascoltando il ritmo dei propri respiri, quando aprì gli occhi incontrando il suo letto ricoperto da pellicce, si ritrovò quasi tentato di buttarcisi sopra e dormire per una settimana intera, ma un pensiero rinchiuso nelle segrete aveva la precedenza su tutto.

Adagiò Lungo Artiglio tra le pellicce per non sentirla al proprio fianco nel momento in cui l’avrebbe affrontato: Ramsay avrebbe fatto di tutto per assicurarsi una morte veloce e lui non voleva cadere in tentazione; varcò la soglia della stanza richiudendosi la porta alle spalle prima di avere il tempo di cambiare idea e con passo deciso si mosse in direzione delle segrete.

 

I passi sordi di Jon rimbombavano come tuoni nel buio dei sotterranei dove si trovavano le fredde prigioni di Grande Inverno, i suoi occhi erano privi da qualunque luminosità mentre avanzava passo dopo passo verso la cella occupata da Ramsay Bolton.
“e io che pensavo si trattasse della mia amorevole consorte giunta a leccarmi le ferite! A cosa devo la tua visita Bastardo, la tua dolce sorella non regge la vista del sangue forse? Non sembrava così impressionabile quando si contorceva nel mio letto…”
“taci cane” sibilò a denti stretti Jon con la furia nelle iridi mentre si specchiava nel ghigno sadico del suo interlocutore “non pagherai mai abbastanza per quello che hai fatto a Sansa, se non ti ho ammazzato prima in cortile è stato solo perché lei potesse avere il piacere di farlo e vendicarsi di tutto quello che ha dovuto subire”.
“Subire?” Ramsay proruppe in una risata di scherno “se solo tu avesti sentito i suoi gemiti”
“Non osare! Non osare parlare di lei in questo modo, non con me!”
Ma Jon aveva mostrato il fianco e Ramsay continuò senza sosta: “Avresti dovuto vederla Bastardo, con le guance arrossate su quella pelle d’alabastro e i capelli guizzanti come fiamme, tutti in disordine, tutta per me!"
L’impeto di Jon lo mosse verso la cella, sbattendone la grata, fiondandolo all’interno per afferrare Bolton per il farsetto e assestargli un fulmineo pugno allo stomaco; Ramsay crollò a terra.
“Non la toccherai mai più maledetto” gli promise Jon adirato respirando affannosamente con l’intento di riprendere il controllo.
Il ghigno ancora sul volto mentre rantolava a terra, quasi godesse di quelle percosse: “vorresti farlo tu giusto? Già, chiunque vorrebbe farlo, così posata e glaciale, quando passava per il cortile tutti si voltavano a guardarla, bella come una mattina d’inverno” Ramsay si tirò su con i gomiti per guardare meglio in faccia Jon che tentava invano di resistere all’istinto di massacrarlo di botte: "eppure posso assicurarti che dentro è calda come un pomeriggio d’estate!”, occhi crudeli e meschini infiammarono di rimando quelli basalto di Jon che persa ogni disciplina e ogni controllo si avventò verso Ramsay prendendolo a pugni in pieno viso.

Non devo ammazzarlo
Si ricordò all’improvviso.
Un ultimo calcio allo stomaco, e poi uno più in basso, talmente forte da farlo svenire per un bel po’ di tempo.
Jon rabbioso gli sputò addosso prima di richiudersi la grata della cella alle spalle e avviarsi verso l'esterno.

Cosa pensavo di ottenere da lui...
Risalito verso il cortile si accasciò con la spalla a contatto con le fredde mura dell’arco che lo sovrastava, chiudendo gli occhi per ricalibrare il respiro si chiese quale fosse stato il motivo che lo aveva spinto a cercare nuovamente un confronto con quel sadico quando si era già scontrato con la perversione arrogante della sua mente malata sul campo di battaglia.

Ho fatto solo il suo gioco ancora una volta.
Jon aprì gli occhi stanchi, dando uno sguardo al cortile dove le mura ora erano adornate dei vessilli Stark; tutti gli armamenti Bolton erano radunati in un mucchio, mentre gli stendardi ardevano in un falò lateralmente al cortile; c’era chi medicava e chi veniva medicato, chi dava direttive e chi eseguiva, chi ancora si concedeva una bevuta.

Thormund Veleno dei Giganti si avvicinò a lui: “sei tornato da quello?” diretto come sempre,
“Aye” rispose semplicemente Jon, scostandosi dal muro e avviandosi con l’amico verso il centro del cortile, “e ti è servito?” chiese il Bruto.
“Non ne sono sicuro” ammise Jon perplesso bloccandosi subito dopo quando intravide i due uomini che aveva mandato con Sansa varcare l’ingresso della fortezza.

   
 
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