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Autore: Shimba97    25/09/2019    8 recensioni
La vita in Inghilterra trascorreva tranquilla dopo l’Apocalisse non avvenuta; uragani, incendi autostradali e motociclisti demoniaci erano ormai un lontano, ma neanche tanto ricordo.
Nessuno si ricordava di quei due giorni concitati e paradossali che avevano quasi causato lo sterminio dell’intero genere umano, a parte una manciata di persone che si contavano sulle dita delle mani…
- Ehi angelo, senti. Se questa libreria è frutto di un miracolo, puoi spiegarmi questo libro?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Delle sofferenze di Crowley e dei ricordi di Aziraphale

Di mosse affrettate

 

 

Dopo quell’imbarazzante e disastrosa parentesi a casa del suo migliore amico, Aziraphale aveva deciso di riaprire la libreria, in modo da tenersi occupato per quelle poche ore che lo separavano dalla chiusura.

Aveva avuto l’amaro in bocca per tutto il tempo, avvertendo il senso di colpa farsi via via sempre più insistente, risalendo dallo stomaco, fino alla gola, impedendogli di pensare liberamente.

Non era mai stato un tipo svogliato, l’angelo, eppure quella giornata aveva rovesciato un’intera pila di libri antichi sul pavimento ed aveva alzato la voce con un cliente molto pressante riguardo la vendita di un tomo molto raro, proprio il The Bay Psalm Book1, a suo parere incedibile; lo aveva senza molte remore spedito a quel paese fuori dal suo negozio.

Alle 19 in punto affisse il “Chiuso” dietro il vetro, lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo; non ne voleva più sentire per quella giornata, di nulla.

Si preparò al suo tanto agognato tè, mettendo su la teiera e nel frattempo riordinò quel poco scompiglio che si era creato. Prese dei libri, impilati uno sopra l’altro, in equilibrio precario, per spostarli in fondo alla stanza, nella sezione “Storia e Cultura”, ma inciampò su qualcosa, cadendo rovinosamente al suolo con un tonfo secco.

- AAAAAH! – i libri volarono non molto lontani, ognuno in una posizione diversa. Si massaggiò il fondoschiena dolorante – ma porca…- si voltò, guardando su cosa era inciampato, smettendo di respirare. Cosa ci faceva lì? Quella scatola non l’apriva da molto, molto tempo. Si rialzò piano, raccogliendo i libri e poggiandoli sul bancone, lasciandosi andare ad un sospiro, voltando lo sguardo: forse era arrivato il momento di rivangare il passato.

 

 

Il demone aveva camminato per molto, senza una méta.

Aveva provato a calmare i nervi col giardinaggio, ma sembrava che nemmeno le sue piante volessero dargli un aiuto, ignorando bellamente le sue minacce. Stupidi vegetali, li chiuderò in cantina, altro che fotosintesi!

Aveva bevuto qualche bottiglia di vino, lungo la strada, infischiandosene che fossero appena le 17 del pomeriggio di quella giornata grigia.

Si poggiò alla ringhiera del Westminster Bridge, osservando il Tamigi, con la sua acqua scura e il London Eye che dominava la vista e perfino tutta Londra.

Forse era stato troppo duro con Aziraphale. Lo aveva ferito cacciandolo in quel modo, ma gli sembrava la cosa giusta da fare in quel momento. Bevve un altro sorso, sbuffando. Si sentiva in colpa. E lui non lo era mai, a meno che la vittima del suo brutto carattere non fosse niente popò di meno che il suo angelo.

Prese l’ultimo sorso di vino, buttando la bottiglia nel cestino pubblico accanto a lui, riprendendo a camminare. Si era terribilmente rammollito e la colpa era soltanto sua.

 

 

 

Con la tazza fumante accanto a lui poggiò l’antica scatola sulla scrivania, accarezzandola delicato, togliendo il coperchio e mettendolo accanto a sé.

Guardò quelle lettere ingiallite, ognuna con un simbolo, un indirizzo, una storia.

Erano un viaggio nel passato che lo riportava indietro nel tempo, lasciandogli una sensazione di dolce malinconia.

Prese uno di quei fogli accuratamente piegato e rilegato, rabbrividendo appena.

Tutto d’un tratto si ritrovò catapultato nel passato, rivedendosi in quello studio, con foglio e calamaio, l’atmosfera soffusa data da una candela accesa, tremante e con il cuore in gola per l’emozione.

Accarezzò leggero le parole scritte con quella calligrafia inconfondibile e confusionaria, quasi dispersiva, tremando appena. Gli mancava, terribilmente.

Come amico, come confidente. Era stato un uomo straordinariamente colto e brillante, molto eccentrico e stravagante, che lo aveva semplicemente conquistato con le sue parole.

Se ne era innamorato, negarlo sarebbe stato stupido e incosciente, ma il suo cuore, così come la sua testa, erano sempre appartenuti a lui.

Rimase a leggere per qualche ora, finendo con l’addormentarsi, stretto in quel calore romantico.

 

 

Le 20. Crowley se lo appuntò, sistemandosi gli occhiali sul naso, accigliato. Perché gli umani avevano il vizio di urlare, quando parlavano al cellulare? Non ci teneva a sentire parlare dei loro insulsi problemi, facilmente risolvibili, se avessero avuto meno orgoglio e più coraggio per affrontarli. Almeno aveva rimediato l’orario.

Era finito a passeggiare tra le vie della città, svogliato e di cattivo umore. Si era appellato a tutta la pazienza che aveva per non incenerire un ragazzo in bicicletta, sicuramente un corriere, che gli era finito addosso.

Basta, decise. Sarebbe andato a trovarlo, non per chiedergli scusa ovviamente, perché se lo era meritato, ma per accettarsi che non si fosse offeso, certo. Non sentiva la necessità di vederlo, proprio no.

Pochi minuti dopo si ritrovò davanti la libreria. Fece una smorfia, leggermente alterato dall’alcool, sistemandosi i capelli. Entrò dall’ingresso, sentendo la campanella suonare, ma non vide il solito viso sbucare dal bancone. Cominciò a cercarlo con lo sguardo, togliendosi gli occhiali neri e riponendoli in tasca, trovandolo poco dopo addormentato sulla sua scrivania.

Sospirò, avvicinandosi piano, cercando di non sorridere alla scena che gli si era presentata davanti: l’angelo era poggiato sul suo braccio destro, con la bocca socchiusa e lo sguardo rilassato. Sarebbe stato tutto molto tenero se una grande chiazza di bava sulla sua manica non avesse rovinato tutto. Si prese qualche secondo per osservarlo: i suoi capelli chiari si stavano allungando, ma stranamente non li aveva ancora tagliati; sperava che non lo facesse, perché gli donavano; il viso rilassato, con quelle sue piccole rughe, che si accentuavano quando sorrideva, erano distese. Distolse lo sguardo dal suo viso per concentrarsi sulla mano stretta intorno ad un foglio. Guardò con interesse quelle lettere, avvicinandosi appena per sbirciare. Si trovò ad irrigidirsi, serrando la mascella. Cosa significava tutto quello?

Lo lasciò cadere senza cura, voltandosi ed accomodandosi sulla poltrona di fronte a lui. Si toccò la tasca, estraendo i suoi ormai vecchi amici, il blocchetto di cuoio ed una matita.

 

 

 

Aziraphale si ridestò appena, muovendo la bocca secca per cercare di svegliarsi. Aprì appena gli occhi, cacciando un urlo ed indietreggiando con la sedia, che si impigliò sul tappeto, facendolo cadere rovinosamente a terra – Ouch che male! -

- Buon risveglio, angelo – ghignò divertito Crowley, accavallando le gambe.

- Santo cielo, Crowley! Mi hai terrorizzato! Come sei entrato? –

- Dalla porta, è ovvio –

- E come ho fatto a non sentirti? –

- Dormivi. E sbavavi pure, per essere precisi –

L’angelo avvampò, alzandosi impettito, massaggiandosi il fondoschiena, per la seconda volta in poche ore – Potevi svegliarmi! –

- E perché mai, stavi solo riposando. Ed io non sono così malvagio da svegliare un povero angelo che si addormenta mentre legge delle lettere

Se fosse stato possibile, il rossore delle gote del biondo si fece più forte, mandandolo a fuoco – Non... non dovevi leggere –

- Ma l’ho fatto – si alzò dalla sedia con un unico slancio, avvicinandosi a lui – Vuoi punirmi per questo? –

- Oh cielo… io non punisco! – alzò la sedia da terra, rimettendola all’impiedi – e non credo che tu abbia fatto qualcosa di così… terribile da essere punito –

- Perché non me ne hai parlato? – allo sguardo confuso dell’angelo continuò – di quello. Hai avuto una relazione –

- Oh.. è stato molto tempo fa –

- Poteva essere stata nel Medioevo, ma scoprire che risale quasi al 1900.. mi lascia, come dire, sorpreso –

- E’.. complicato – cercò di dire l’angelo, riordinando le lettere, che rimise dentro la scatola.

- Cosa c’è di complicato, angelo? – si avvicinò a lui, guardandolo in viso – che ti eri invaghito di un uomo? –

- Non ero invaghito – disse basso, sostenendo il suo sguardo.

A quel punto qualcosa in Crowley si lineò, sentendo quasi quel fastidioso crack all’altezza del petto – tu.. ti eri innamorato? –

Aziraphale non rispose, ma il suo silenzio fu abbastanza esaustivo per zittire Crowley.

- Capisco – il demone si sentiva a disagio, ma quella domanda gli premeva sulla punta della lingua – lui ricambiava? –

- Sì – il modo in cui lo disse fece scattare qualcosa dentro il demone.

- Ci sei andato a letto, Aziraphale? –

Quella domanda sorprese l’angelo, sia per il modo in cui era stata detta, quasi con sofferenza, sia perché Crowley aveva usato il suo nome; raramente lo diceva.

- Sì –

Quella crepa che il demone aveva sentito divenne profonda, provando, forse per la prima volta in tutta la sua esistenza, la sindrome del cuore spezzato.

Non poteva credere che si fosse concesso al primo uomo che lo aveva preso a cuore; il suo angelo.

Allora tutti quei discorsi sul sesso, sulla sua vita sregolata, piena di eccessi, erano stati una paternale scritta, priva di significato.

Tutto l’imbarazzo che provava quando si divertiva a stuzzicarlo descrivendogli le sue posizioni preferite, era falso.

Le battute, le frasi ambigue, i libri blasfemi, ogni cosa, era una copertura, per proteggere la sua immagine pudica.

Rabbia. È quello che provò a quella rivelazione. Lo aveva tenuto allo oscuro di tutto, lui, il suo migliore amico.

Aziraphale notò la tempesta interiore di Crowley, poggiandogli una mano sulla spalla – non puoi biasimarmi, caro. Noi non ci vedevamo mai, al massimo qualche volta a secolo. Tu eri in Italia in quel periodo, col tuo amico Gabriele2; vivevamo due vite separate, da conoscenti –

- E poi? Nel 1941 ti ho salvato la vita angelo, a te ed ai tuoi stupidi libri, rischiando la vita, entrando in una Chiesa. Neanche allora ti è venuto in mente di dirmelo? –

L’angelo in quel momento aveva capito tante cose, più importanti di quello.

- Ho pensato che non fosse più rilevante che tu lo sapessi –

Il demone sospirò, deluso dal suo comportamento. Da un lato poteva quasi percepire il suo imbarazzo nel parlarne, anche dopo il loro patto durato 11 anni, l’Apocalisse scampata e lo scambio di corpi per scampare alle punizioni delle rispettive fazioni, ma il Crowley umano si rifiutava di crederci. Doveva sapere adesso.

- Chi era? –

- Come? –

- Lui, chi era? – lo vide distogliere lo sguardo – Oscar? –

L’angelo si voltò di scatto, con gli occhi sgranati – come.. come fai a saperlo? –

- Era scritto fuori – alluse alle lettere – quindi, vuoi dirmelo tu o devo andare a controllare io stesso in quello scatolo ammuffito? –

- Non ci provare! – si parò davanti, poggiando le mani sulla scrivania.

- Dimmelo! –

- Oscar, Oscar Wilde, dannazione Crowley! – soffiò nervoso, avvampando, rigido come se fosse stato appena colto con le mani dentro la marmellata.

Crowley assottigliò le sue pupille da rettile, sconvolto. Oscar Wilde, lo scrittore famoso in tutto il mondo per le sue opere ed i suoi eccessi, che lo avevano portato ad una morte prematura.

Il suo amico Gabriel e lui non erano stati molto diversi: entrambi esteti, amanti del piacere in tutte le sue forme e con vite libertine: avevano messo da parte la moralità per qualcosa di più travolgente: il piacere.

Doveva aspettarselo Crowley, in qualche modo. Se lo sentiva, infondo. Un uomo così colto, generoso, di bell’aspetto, agli occhi degli altri definito adorabile, non poteva essere stato per più di 6 millenni legato solo ai suoi libri.

- Crowley..?-

Il demone distolse lo sguardo dal fiume di pensieri per dedicarsi a lui – Mh? –

- Io.. ho chiesto che ci fai qui –

- Nulla, ho pensato solo di controllare che non ti fossi offeso – fece spallucce.

Lo vide rilassarsi, accennando un sorriso – no, non mi sono offeso.. avevi ragione, non dovevo entrare come un ladro in casa tua –

- Già, non dovevi proprio –

Le guance dell’angelo si colorarono di un rosa delicato, che illuminarono il suo viso

- Non succederà più caro – tossì appena – vuoi.. del tè? –

- Basta che non è quella schifezza dell’altra volta –

- Oh cielo, caro! – borbottò – non sprecherò ancora quelle bustine per un.. bongustaio di vino! –

- Oh angelo, così mi commuovi – disse in modo teatrale – quindi accetto del buon vino, magari molto, molto invecchiato – si beccò un lungo sospiro rassegnato.

- E sia –

 

 

- E tutto quello scotch! Non capivo che cosa dovesse fare! Pensavo si fosse dato al fai da te, capisci?! – scoppiò a ridere l’angelo, rosso in viso.

- Al fai da te? Ma sei serio angelo? Si intuiva! – prese un altro sorso – e con le corde che hai pensato? Che volesse crearsi un’altalena? -

Anche Aziraphale aveva rinunciato al tè, alla fine.

- Oh.. no di certo, non sono così rimbambito! – posò il suo terzo bicchiere vuoto sul tavolo, o era il quarto? – ma non quello! –

- Beh, era quello invece! Piaciuto? – domandò sornione il rosso, sdraiandosi sul divano rosso.

Avvampò – n-non direi piaciuto, ma.. accettato, va bene? –

- Lo hai letto tutto d’un fiato, ammettilo –

- …. –

- Lo immaginavo –

- Sei tu che me l’hai regalato! –

- Potevi anche non leggerlo, non ti ho mica costretto! – si difese, sedendosi velocemente, stringendo la spalliera del divano – come gira.. – si tenne la testa, ridestandosi poco dopo – ad ogni modo angioletto, ti va di vederlo? –

- Eh..? Cosa? –

- Come cosa, il film! – esclamò con ovvietà, alzandosi – dove tieni la televisione? –

- Eh..? non la posseggo –

- COME FAI A NON POSSEDERLA! SIAMO NEL XXI SECOLO, PER SATANA! –

- Shhhh non urlare! – si alzò, sistemandosi il papillon – non ne vedo, io conduco una vita.. –

- Noiosa! –

- Incentrata sulla cultura – lo corresse.

- Quindi noiosa.. vabbè rimedio io – schioccò le dita, facendo materializzare un televisore al plasma, sopra un tavolino con le rotelle – così puoi portartelo in giro –

- Oh.. Grazie – gli sorrise, con gli occhi lucidi dati dall’alcool in corpo.

- Aspetta a ringraziarmi.. – sventolò tra le dita un cd – Il bello inizia adesso –

 

 

 

Si erano accomodati sul divano, abbastanza lontani da non toccarsi, ma vicini da sentire l’uno il calore dell’altro; con la luce spenta avevano avviato il DVD materializzato dal demone, facendolo partire.

Aziraphale era teso; se n’era accorto Crowley, che da più di dieci minuti, invece di guardare il film, studiava ogni movimento dell’angelo, scoprendolo quasi a disagio.

- Angelo? –

- Si caro? – si era voltato verso di lui, cercando di scorgere il suo viso grazie al poco chiarore che mandava lo schermo.

- Tutto okay? –

- Certo! Perché me lo chiedi? – sorrise nervoso, con un tono di voce più acuto.

- Sembri nervoso – lo scrutò, osservandolo girarsi verso lo schermo e sgranare gli occhi, tornando a guardarlo subito – non.. non sono nervoso –

Il demone guardò nella sua direzione, spuntandogli un sorrisino mellifluo – oh guarda qui Angelo, le attività ludiche! –

- Crowley smettila! Blocca il film! – si lamentò, terribilmente imbarazzato, iniziando a muoversi e voltare il capo in giro, cercando qualcosa con lo sguardo.

- Cerchi questo? – agitò il telecomando in aria, scansando un gesto veloce dell’angelo, che cadde in avanti.

- Oh dannato demone, dammelo! –

- Prova a prenderlo, se hai il coraggio! – esclamò divertito, saltellando sul divano, evitando ogni attacco celestiale.

- CROWLEY! –

- Scordatelo angelo, non mi fai paura! – sorrise sornione, un attimo prima di venire scavalcato con una mossa molto agile da Aziraphale, che finì per sovrastarlo. A quel punto sia il sorriso del demone, che le proteste dell’angelo scomparirono, finendo per ascoltare solo il rumore dei loro respiri.

Anche se non potevano vedersi, entrambi avevano gli occhi sgranati, per quella situazione imbarazzante e compromettente in cui si erano andati a cacciare.

Crowley perse un battito in quel frangente, accorgendosi di avere aspettato quel momento da tutta la sua esistenza; non poteva farsi scappare un’occasione del genere, non ora che le labbra del suo angelo preferito erano a pochi centimetri di distanza dalle sue.

Allungò il viso verso di lui, sfiorando le labbra con le sue.

Adesso poteva essere suo.

 

 

1: fu il primo libro stampato in America, nel 1640. Contiene tutti i salmi tradotti in inglese; attualmente è il libro più costoso mai venduto al mondo.
2: Ovviamente Gabriele D’Annunzio, poeta del ‘900 conosciuto per le sue opere e per la sua vita molto movimentata.



Note dell'autrice:
Salve!
Ed anche oggi la felicità slitta a domani. Sono finita nel vortice dell'angst ed è difficile uscirne, tutto questo grazie a Nao, vero amica? A parte tutto, spero che il capitolo sia di vostro gradimento e che non mi tiriate i pomodori per dove l'ho fatto finire. Sono sicura che al prossimo aggiornamento riceverò tante di quelle parolacce che potrò scrivere un libro.
Bando alle ciance, al prossimo mercoledì!
R.

 

   
 
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