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Autore: Miryel    28/09/2019    46 recensioni
La carezza tra i capelli è meno reale di quanto possa credere, eppure è lì tra le sue braccia, nell'unica gabbia in cui mai riuscirebbe a stare. Trattiene il magone, lo manda giù e fa male all'anima. Chiude gli occhi, e spera solo che la vita torni presto ad appartenergli, perché ha ancora troppe cose da sanare; una tra queste, la voglia di rimanere esattamente dov'è, senza scivolare via da quello che è tornato ad appartenergli. L’unica certezza in un mare di incertezze. L’unico sollievo in un mondo di paure.
[ Tony Stark x Peter Parker - What If? - Post Endgame - word count: 991 ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie ' It Wasn't Easy To be Happy for You'
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[ Tony Stark x Peter Parker - What If? - Post Endgame - word count: 991 ]


«Are You Still There?»

 

«But oh how it feels so real Lying here with no one near
Only you and you can hear me When I say softly, slowly
Hold me closer, tiny dancer»
Elton John - Tiny Dancer
 

•••



 
 
 


 

 


















 

 




    «Com'è morire, Peter?»

   Morire, dice? Non è facile spiegargli che la morte è un po’ come una grossa bolla d'aria che si svuota e si accascia – sibilando, con la stessa lentezza dolorosa di una ferita che si scuce e taglia in due l'anima; poi sanguina. È arduo spiegare che morire è come una calda notte d'estate che porta afa e non dona respiro, né sonno, né un sorriso. È difficile ammettere che morire è come addormentarsi, con la differenza che ne sei troppo consapevole, un istante prima di non esistere più. Morire significa perdere se stessi, e non poterci fare nulla. Morire significa scoprire che la vita, dopotutto, non è servita a niente. A niente di niente.

   «Non me lo ricordo», mente, perché se Tony lo vuole sapere, è solo perché teme che abbia sofferto. Peter lo sa, e non glielo dice. Non gli racconta cos'è la morte, perché alla sua giovane età è un concetto distante, che non va nemmeno ipotizzato, pensato, meditato, bramato o negato. Ma Peter non è più giovane. Non come lo era un tempo. Ha perso la sua innocenza, in quel suo annullare inconsapevolmente se stesso, in quei cinque, lunghi, opprimenti, dolorosissimi anni. Ora che è tornato, ha perso qualcosa in cui credere; non vive più la vita al massimo, perché teme la morte, siccome sa che non è un concetto astratto, ma reale, palpabile, inevitabile. Sa anche che non è nulla, comunque e che ha paura di qualcosa che giunge, ti prende per mano, ti porta via e quello che eri perde il suo senso. Vivere ancora per cosa, allora? Vivere per chi?

   «Perché non sei morto davvero», dice Tony, ma non ci crede, e Peter lo sa. Sono bugie, che racconta a se stesso. Fandonie, menzogne che celano il terrore di perderlo ancora, stavolta per sempre. Peter allora si accascia su di lui e si lascia scivolare tra le sue braccia. Posa un orecchio sul suo petto, e chiude gli occhi. Non vuole assecondare quella menzogna ma, allo stesso tempo, vorrebbe dirgli che ha bisogno di lui più quanto abbisogna dell'aria nei polmoni e del sangue nelle vene; e di un'anima attaccata al petto per non perdersi nell'apatia. Vorrebbe dirgli che sa di non essere niente, ma che lui, Tony, è il suo tutto. Vorrebbe dirgli che tornare dalla morte e trovarlo lì ad accoglierlo, è stata la cosa più dolce che potesse desiderare; l'unico appiglio a cui aggrapparsi. L'unica ragione per non cedere ai ricatti di una vita che sembra vuota, ma che non lo è davvero. L’unico motivo per cui andare avanti e non lasciarsi scivolare giù, nel baratro oscuro, melmoso – solo perché la vita non ha più lo stesso senso di prima, dopo la morte. Chiude gli occhi, quando labbra calde gli baciano la fronte e una mano leggera gli carezza la testa. Peter vorrebbe restare per sempre intrappolato nel suo petto. Peter ne ha bisogno, o non avrà più un motivo per combattere l’ombra di ciò che è stato. Di ciò che non è stato. Vorrebbe dimenticare la morte e tutto il resto, solo che è spento; è diviso. Metà è qui, tra le braccia di Tony e l'altra ancora su Titano, ad aspettare che qualcuno lo salvi.

    «Non me lo vuoi dire», dice Tony. Non è una domanda, quella, ma una cupa consapevolezza. 

   «Non posso spiegarti qualcosa che non puoi capire», azzarda Peter, e lo sa che quella frase è una fiamma che parte dall'estremità di una miccia, pronta ad esplodere – ma lo dice. Perché è così. Spiegare la morte senza averla vissuta, è come raccontare l'amore a chi non lo ha mai provato. 

    «Non posso capire?»

   «No», risponde, e non lo guarda. Rimane così, con la guancia premuta contro il suo petto, ad ascoltare il battito del suo cuore. Il ritmo solido e reale di un tempo che ha ricominciato a scorrere. Ogni secondo fa male; ogni secondo è peggio che morire di nuovo. «Non puoi. Nemmeno io posso. Nessuno può.» Lui può, ma non vuole dargli quel dispiacere di saperlo così presto, cosa si prova davvero.

   Di nuovo la quiete. L'orologio appeso al muro ticchetta; scandisce il momento e sancisce il silenzio, per minuti, ore, giorni interi. Peter non ha più la cognizione del tempo, da quando è tornato, eppure è convinto che ogni secondo sia un granello di sabbia prezioso che scorre in una clessidra allegorica e troppo fragile; Qualcosa che gli ricorda, inesorabilmente, che è sfuggito una volta alla falce del giudizio finale, e che la morte non ha ancora finito, con lui. Che a quella non si sfugge in eterno. Tony sospira; sembra stringerlo di più, e ogni istante che passa Peter si sente come se gli stesse scivolando via dalle braccia. Gli brucia il cuore, e non vuole morire di nuovo. Non ora che ha trovato il suo posto nel mondo, nel cuore dell'uomo che ama e dal quale è tornato.

   «Peter?», lo chiama Tony e rimane in silenzio per minuti interi, quando poi non riceve risposta. Un altro bacio sulla fronte, caldo come le fiamme dell'inferno, cerca la sua presenza; quella che Peter non gli può confermare. «Ci sei? Sei qui con me?»

   Peter non risponde subito. Spalanca gli occhi e non lo guarda. La carezza tra i capelli è meno reale di quanto possa credere, eppure è lì tra le sue braccia, nell'unica gabbia in cui mai riuscirebbe a stare. Trattiene il magone, lo manda giù e fa male all'anima. Chiude gli occhi, e spera solo che la vita torni presto ad appartenergli, perché ha ancora troppe cose da sanare; una tra queste, la voglia di rimanere esattamente dov'è, senza scivolare via da quello che è tornato ad appartenergli. L’unica certezza in un mare di incertezze. L’unico sollievo in un mondo di paure.

   «Sì, Tony.»  È cullato dal petto dell'altro, che si alza e si abbassa sotto la sua guancia bollente; rassicurato dal suono del suo cuore, ma con la mente ancora troppo lontana, affusolata e spenta, per poter replicare con sincerità. Ma c'è ancora, malgrado tutto è lì e quasi sorride. «Sono ancora qui.»



 

Fine
___________________



 – WELCOME BACK, SPIDER-MAN ♥ –




 

______________________Angolo Autore:

Salve a tutt*
Manco da un po’ e dopo aver messo in pausa la long comics (sì, è in pausa fino a tempo da definirsi, alias: quando mi tornerà la voglia di scriverla, sigh), ho deciso di scrivere questa shot. Ho una mezza idea di iniziare una sorta di raccolta nuova, complementare a quella canonica, dove scriverei una serie di What If? ambientati dopo End Game e, vedremo, magari riesco a quagliare qualcosa…
 
About this thing: Questa storia trattasi di un What If?, che aveva già iniziato a scrivere prima della visione di End Game ma che, ovviamente, non risultando canonica, ho deciso di accantonare quando poi è successo quello che è successo,  e questa breve scena non sarebbe mai potuta accadere. Ho deciso dunque di riprenderla in mano e di scrivere, comunque, il mio What If? personalissimi. 
Tornare dalla morte, anche se per Peter è durato giusto un istante, è un concetto che mi ha tartassato la testa per tutto l’anno che ha diviso Infinity War e l’attesa di End Game. Mi sono spesso chiesta come avrebbero affrontato il ritorno, e nella mia personale visione della cosa, il concetto di morte è sicuramente qualcosa di psicologico, filosofico e spirituale. Così, una persona come Peter, come avrebbe mai potuto prendere la cosa? La morte è definitiva, ma dal momento in cui questa definitività viene meno, cosa succede alla mente di un adolescente? Un adolescente come Peter? Succede che non ci si riconosce più e si ha bisogno di un'ancora alla quale aggrapparsi. Un punto fermo e, sebbene questa shot può sembrare tutt’altro che felice, sappiate che è un nuovo inizio. Una risalita dal baratro, perché la morte non è un concetto semplice e riprendere in mano la vita, dopo averla persa e aver scoperto che può finire così facilmente, non deve essere semplice.
 
Dopo tutta questa paturnia – scusate la logorrea e, augurandomi di tornare a pubblicare molto presto, magari con un nuovo What If?, vi invito a lasciarmi un commentino se vi va, è sempre apprezzato ♥ 
Mi mancavano i miei due stronzi preferiti ♥
Un abbraccio a tutti, 
Miry ♥
 
 

 

   
 
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