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Autore: Yu_Kanda    30/07/2009    5 recensioni
Un ufficiale Giapponese, Yuu Kanda, viene inviato in Germania prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale per coadiuvare l'alleato Tedesco nelle indagini su alcune fughe di notizie.
Assegnato suo malgrado alle SS del Reich, si trova ad eseguire compiti che non condivide.
Durante una di queste missioni incontra Lavi, del quale fa arrestare un familiare, scatenando una reazione a catena.
[World War II, YAOI, Kanda/Lavi]
[Fanfiction Classificata 2° e Vincitrice del "Premio Fantasia" allo "Zodiac Contest" indetto da redseapearl sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D.Gray-man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi e Kanda sarebbero assieme da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!

ATTENZIONE! Razzismo e violenza! Ci tengo a precisare che non approvo né incoraggio in alcun modo il razzismo. Per restare fedele al periodo storico scelto mi devo adeguare al modo di pensare del tempo, e quindi usare termini, ideologie e comportamenti propri delle fazioni coinvolte nella Seconda Guerra Mondiale. Se i riferimenti al Nazismo e alla sua ideologia vi offendono, non leggete. Voglio che sia chiaro che io non approvo in nessun modo le azioni dei Nazisti e che non sono razzista, sto semplicemente usando il periodo storico come sfondo.


PUBBLICATA PER IL LAVIYU FESTIVAL, 6 Giugno - 10 Agosto 2009



FROM DOOMSDAY TO DOOMSDAY

Chapter 1 – Bruciare i Libri



Kanda percorse in fretta il corridoio che conduceva all'ufficio del Generale Tiedoll, chiedendosi cos'altro potesse essere successo da farlo chiamare con tutta quell'urgenza.

Da quando quella maledettissima guerra era cominciata (1), aveva avuto un gran brutto presentimento riguardo le implicazioni che essa portava con sé. Quindi dal momento in cui il Giappone aveva espresso l'intenzione di entrare a far parte della fottuta Alleanza (2), e lui era stato scelto come vittima sacrificale per accontentare i futuri alleati Tedeschi, non aveva avuto un attimo di pace; ogni giorno un problema diverso, una ribellione in un punto diverso, spie e collaborazionisti da debellare...

Credeva che il suo compito fosse unicamente di collaborare con gli alti ufficiali Tedeschi per arginare la fuga di informazioni che ultimamente affliggeva entrambi i loro eserciti, ma si era ben presto reso conto di essere quasi allo stesso livello di un ostaggio, e la cosa gli piaceva molto poco.

Anzitutto era stato praticamente costretto ad indossare un'uniforme Tedesca invece della sua, con la giustificazione di 'non mettere a disagio la popolazione', secondariamente era stato assegnato in tutto e per tutto al corpo speciale delle Schutzstaffel (3) con poteri esecutivi e tutti i relativi doveri.

Non che essere in forza alle tanto temute SS lo turbasse più di tanto, solo trovava estremamente seccante di doversi occupare di compiti che non riguardavano minimamente la sua nazione.

Bussò alla porta del Generale Tiedoll. Questi era un uomo assai bizzarro per come la vedeva lui, troppo alla mano e dal cuore tenero per essere un Generale del Reich.

Non si era quindi stupito più di tanto quando gli erano state riferite le voci secondo cui l'uomo aveva origini Francesi.

La sempre cordiale voce di Tiedoll lo invitò ad entrare, e Kanda aprì lentamente la porta, presentandosi a rapporto formalmente, come si conveniva con qualcuno di così alto rango.
 
- Ah, Yuu-kun, sei tu. Ti aspettavo, siediti. - l'uomo gli fece un cenno con la mano, indicando la sedia davanti alla massiccia scrivania.

Il modo di fare del Generale irritava l'ufficiale Giapponese ogni giorno di più, ma era un suo superiore e non poteva minacciarlo come avrebbe fatto con una qualsiasi altra persona.

Kanda soppresse un commento tagliente all'uso così informale del proprio nome, limitandosi a serrare la mascella, e si sedette dove gli era stato indicato.

- La pregherei di non usare il mio nome con tanta leggerezza. - disse semplicemente, ravviandosi distrattamente i lunghi capelli corvini.

- Oh, perché mai Yuu-kun, tutti i miei soldati sono come figli per me, lo sai. - si lamentò Tiedoll in modo vergognoso, guardandolo con le lacrime agli occhi.

- CHE. - sfuggì dalle labbra di Kanda senza che potesse impedirselo. - Perché mi avete convocato con tanta urgenza? - chiese quindi in tono piatto.

- Ho ricevuto degli ordini dal comando, direttamente dall'ufficio del Cancelliere. E non sono piacevoli. - rivelò l'uomo scuotendo il capo tristemente.

- Cosa è piacevole in una guerra? - ribatté Kanda in tono sarcastico. - Dunque? - aggiunse rivolgendo al Generale uno sguardo impaziente.

- C'è da fare un po' di pulizia tra i simpatizzanti ebrei. - disse infine Tiedoll, sospirando.

- Che novità. - sentenziò il giovane ufficiale in tono crudo.

- Questa volta Hitler vuole dare un chiaro esempio a tutti coloro che diffondono scritti offensivi per il Reich; il tuo compito consiste nel radunare quanti più libri possibile contenenti quei testi sovversivi, e bruciarli poi nella piazza principale sotto gli occhi di tutti.

- Fantastico. - Kanda si portò una mano al viso. - Chi sarà il mio interprete questa volta? Le mie conoscenze della lingua Tedesca sono tuttora molto limitate.

- Farò in modo che ci sia qualcuno in grado di comprendere i tuoi ordini, sta tranquillo. - lo rassicurò Tiedoll con fare paterno, cosa che Kanda detestava più di ogni altra, dopo il suo insistente chiamarlo per nome. Come l'uomo avesse imparato la sua lingua era un mistero, ma riusciva benissimo ad usarla per irritarlo, e questo era un dato di fatto.

- Molto bene, è tutto? - chiese, spazientito; non vedeva l'ora di congedarsi, per prepararsi mentalmente alla terribile seccatura che l'aspettava di lì a poco.

- Per ora sì, puoi andare. Ti manderò un attendente entro un paio d'ore. Inizia dalla Biblioteca Centrale, poi perquisisci tutti i luoghi in questa lista. - il Generale gli porse un foglio, che Kanda lesse con finto interesse.

- Sarà fatto. - rispose, alzandosi. Quindi salutò sull'attenti, e Tiedoll annuì sorridendo.

- Aspetto il tuo rapporto domani in serata. - il giovane fece cenno affermativo col capo e lasciò la stanza.



"Chissà quale imbecille mi toccherà questa volta," si domandava Kanda contrariato oltre ogni dire, mentre si dirigeva di nuovo al suo ufficio.

"Nonostante mi abbiano aggregato alla Sicherheitsdienst,
(4) mi ritrovo a svolgere questi compiti insulsi di propaganda."

Al giovane ufficiale sfuggivano le ragioni per cui venisse chiamato in causa sempre lui per risolvere queste cose riguardanti l'ala intellettuale che si opponeva al regime. Poi un pensiero lo fulminò.

"E se fosse... Se la fuga di notizie venisse proprio da lì? Forse sospettano che ci sia qualcosa di grosso dietro, e sperano che io gli tolga le castagne dal fuoco."

- CHE. - sbuffò, scurendosi ancora di più in volto.

"Mi stanno solo usando..." Aggiunse mentalmente.

Questo pensiero peggiorò notevolmente l'umore di Kanda, che si richiuse alle spalle con violenza la porta dell'ufficio.



Dopo solo cinque minuti che il suo attendente temporaneo lo aveva raggiunto, Kanda già desiderava di ucciderlo. Una dannatissima recluta, che tra l'altro sapeva il giapponese tanto quanto lui il tedesco! Imprecò sottovoce, mentre si dirigevano alla Biblioteca Centrale per portare a termine quanto gli era stato ordinato.

Nessuno fece resistenza al prelievo dei libri, perché ignoravano quale sarebbe stato il loro destino, si disse Kanda, altrimenti...

Bè, sarebbe stato assai più problematico. Visitarono anche ogni posto il cui nome era nella lista di Tiedoll, sequestrando una quantità incredibile di volumi; quasi avevano riempito tutti e sei i camion che componevano il loro convoglio.

Tuttavia il gestore dell'ultimo negozio di libri gli creò qualche problema, dannato vecchiaccio con le occhiaie! Anzitutto faceva troppe domande cui lui non era minimamente intenzionato a rispondere, secondariamente si opponeva al sequestro dei suoi amatissimi libri con una cocciutaggine che sconfinava nel ridicolo. E conosceva la sua lingua per giunta! Lo capiva e gli rispondeva a tono!

- Ascoltami bene vecchio, non ho né tempo né voglia di discutere con te. - esclamò Kanda esasperato dalle insistenze dell'anziano libraio. - Eseguo solo degli ordini e non posso fare eccezioni. Ora fatti da parte, volente o nolente noi prenderemo quei libri. - concluse quindi facendo cenno ai suoi soldati di procedere.

- Non lo permetto! - ringhiò minaccioso il vecchio, e con somma sorpresa di tutti i presenti si scagliò su Kanda.

Il Comandante delle SS non ne sembrò affatto sorpreso, e rimase immobile con un ghigno sul volto.

Due delle sue Schutzstaffel gli furono davanti in un istante facendogli da scudo, e con perizia bloccarono l'assalto dell'uomo riducendolo all'impotenza.

- CHE. - fu il solo commento di Kanda, mentre si girava per lasciare quel posto, seguito dai soldati con i libri e dai due che lo avevano protetto.

Il vecchio li inseguì fuori del negozio, cercando di strappare i numerosi volumi dalle mani degli uomini del Reich.

- Arrestatelo. - ordinò Kanda in tono gelido, continuando a camminare senza nemmeno voltarsi indietro a verificare gli eventi.

- Che succede? - udirono gridare all'improvviso, e Kanda si voltò di scatto scorgendo un giovane correre loro incontro trafelato. Aveva incolti e vistosi capelli rossi e un'aria spaurita.

Gli stessi due soldati si pararono nuovamente davanti al loro Comandante impugnando le pistole, e il ragazzo fissò l'ufficiale Tedesco come se fosse una visione mentre si avvicinava al gruppetto di militari senza rallentare la corsa.

L'ufficiale in questione lo guardò, le lunghe ciocche corvine che gli incorniciavano il volto perfetto, gli occhi gelidi e impassibili che lo scrutavano senza tradire alcuna emozione, le labbra sottili appena incurvate in un ghigno compiaciuto, e il vento... il vento che faceva ondeggiare il resto della sua lunga chioma, legata appena sotto la nuca in una coda bassa. Quegli occhi... No, non poteva essere Tedesco, che ci faceva a capo di un plotone di SS?

- CHE.

La sua visione emise un suono di disprezzo, e si voltò verso il soldato dietro di sé con aria seccata.

- Che sta dicendo? - domandò all'uomo, che doveva essere il suo attendente.

- Oh, chiede che accade, Signore. - rispose prontamente questi.

- Digli che stiamo portando via un sovversivo e di stare alla larga. - ribatté l'ufficiale, ma il nuovo arrivato lo anticipò.

- Arrestate mio nonno? Perché mai? - esclamò preoccupato, fermandosi ansimante di fronte a Kanda.

Dunque era Giapponese, si disse Lavi. Avrebbe dovuto capirlo al volo, di certo non poteva essere Italiano. Piuttosto ovvio ora il motivo per cui era al comando, ma non altrettanto il perché indossava un'uniforme Tedesca anziché quella del suo esercito.

Kanda lo squadrò da capo a piedi.

"Quindi è il nipote di quest'uomo, nessuna meraviglia che mi capisca anche lui," si disse.

- Si è rifiutato di consegnare i libri e mi ha aggredito, sono entrambe ragioni valide per il suo arresto. - lo informò prontamente Kanda, fissando con freddezza il volto sbalordito del giovane dai capelli rossi.

- Lavi! Non interferire o sarai preso anche tu. Vogliono bruciare i libri in Opernplatz! (5) - lo esortò il vecchio libraio in una lingua che nessuno dei presenti comprese a parte lui.

- Cosa ha detto? Dimmelo subito o sarà peggio per te. - ordinò Kanda, al limite della sua pazienza.

- Che non devo interferire... - mentì parzialmente Lavi, confuso dalle parole del suo mentore.

- Saggio consiglio. Ora fatti da parte. - gli intimò l'ufficiale, e Lavi li guardò allontanarsi portando via il suo maestro e tutore.

Il gruppo caricò libri e libraio nelle camionette del Reich, e partì di gran carriera, ma Lavi sapeva dov'erano diretti per il gran finale, li avrebbe raggiunti là. Doveva parlare ancora con quell'uomo, convincerlo che il suo vecchio non voleva fare niente di male...

Se lo imprigionavano non l'avrebbe mai più rivisto vivo, ne era certo.

Prese una scorciatoia per la piazza in questione, camminando più veloce che poteva.



Kanda osservava gli studenti Tedeschi ammassare pubblicazioni di ogni sorta in vari mucchi al centro della piazza, mentre i suoi uomini facevano altrettanto con ciò che avevano sequestrato quel giorno.


- CHE. - emise di nuovo un suono seccato augurandosi che facessero in fretta, così da concludere una volta per tutte quell'insulso compito, quando vide uno degli studenti lasciare il gruppo più vicino e dirigere verso di lui: era il giovane dai capelli rossi che aveva incontrato solo qualche ora prima, il nipote del libraio, ma gli sfuggiva il suo nome.

- Non sono pericoloso, voglio solo parlare. - precisò Lavi sollevando le mani davanti a sé in segno di resa, prima che l'altro giovane chiamasse la sua guardia personale. Vide che questi sollevava un sopracciglio con fare seccato.

- E di cosa, sentiamo. - ritorse Kanda in tono minaccioso.

- Mio nonno. Non è pericoloso, è solo uno studioso e uno storico, per quello tiene così tanto ai libri, e non intendeva farvi del male, davvero! - l'espressione di Lavi rasentava la supplica. - Voleva solo allontanarvi dai suoi preziosi libri... Non siamo sovversivi né collaborazionisti, e non siamo nemmeno Ebrei. Per favore, fatelo liberare! - esclamò con enfasi, e nella foga afferrò le maniche dell'uniforme dell'ufficiale Giapponese, fissando il suo unico occhio verde smeraldo in quelli scuri di lui.

Kanda si chiese come avesse perso l'altro, mentre, colto di sorpresa dalla determinazione sul volto di Lavi, pensava a cosa rispondere.

- Non dovete credergli, Herr (6) Kanda. Mente. - la voce del suo attendente interruppe quelle considerazioni, e Kanda si voltò verso di lui con aria interrogativa. - Porta un nome Ebreo, non può non esserlo. E' solo uno schifoso bugiardo, e merita di essere punito come tale! - concluse il soldato.

- Oddio no, non è vero! - Lavi trasecolò, non aveva considerato quel particolare.

Lasciò la presa su Kanda, indietreggiando di un passo, sentendosi perduto.

- Il vecchio ti ha chiamato Lavi. E' una parola Ebrea. - insistette il soldato Tedesco, in tono accusatorio. - Chi ti avrebbe battezzato con un nome Ebreo se non uno di loro?

- Lo ammetto, Lavi ha un significato nella lingua Ebraica, ma non è il mio vero nome. - si difese il giovane. - Bookman, mio nonno, è uno studioso, come cercavo di spiegare, e pensava che sarebbe stato più facile per me raccogliere informazioni sul loro modo di vivere con un nome Ebreo... - Lavi si accorse che si stava mettendo nei guai sempre di più ad ogni parola che pronunciava.

- Sentito? Spiavano gli Ebrei, non possono essere dei loro. - il tono di Kanda era quasi divertito, l'ingenuità di quel ragazzo appariva disarmante; era certo che non stesse mentendo, chiunque avrebbe cercato una scusa migliore.

- Herr Kanda? - il soldato credette di non aver inteso bene le parole del suo Comandante.

- Se spiano gli Ebrei non ci riguarda. Che leggano i loro scritti è discutibile, ma bisogna conoscere il proprio nemico per affrontarlo, no? - l'inflessione dell'ufficiale Giapponese continuava ad essere sarcastica, cosa che a Lavi lasciava presagire una conclusione catastrofica.

Sospirò rassegnato, aspettandosi di essere imprigionato con il suo mentore.

- Cosa ne facciamo allora, Comandante? - chiese confuso l'attendente.

- E' innocuo. - stabilì Kanda, lasciando strabiliato il suo sottoposto. - Puoi andare. - disse poi rivolto a Lavi.

- E mio nonno? Se lo deportano... Senza di lui resterò solo... - mormorò Lavi, guardando Kanda con aria disperata.

- Tuo nonno sarà interrogato domani, puoi venire al comando se credi. Ma ti consiglio di non farlo. - gli voltò le spalle tornando a prestare attenzione ai movimenti nella piazza. - Cercherò di ottenerne il rilascio, ma non posso prometterti nulla. Ora vattene, prima che cambi idea. - aggiunse in tono brusco, ma la voce tradiva un velo di interesse, anche se Lavi non lo colse.

L'attendente lo fissò sgomento. Aveva appena sentito il suo terribile Comandante senza cuore dire che si sarebbe preoccupato di qualcuno? Impossibile. Di sicuro l'aveva detto per togliersi di torno quel seccatore, sì, ecco, doveva essere così.

Lavi annuì sorridendo con gratitudine, ma non se ne andò. Rimase tra gli studenti ad osservare, mentre uno dei soldati gettava benzina sui cumuli di tomi sparsi tutt'attorno nella piazza e dopo di ciò porgeva a Kanda una torcia accesa.

Sperò che Bookman non stesse a sua volta guardando, quando l'ufficiale Giapponese gettò la torcia contro il mucchio più grande con freddezza e noncuranza, per poi ordinare ai suoi uomini di procedere con i rimanenti.

Era la sera del 10 Maggio 1933, il giorno in cui fu dato fuoco alle cataste di libri per distruggere la memoria della gente, e le fiamme delle pire nel centro della piazza di Berlino illuminarono il cielo a giorno, levandosi alte nell'aria tiepida.

Kanda voltò le spalle al rogo e si diresse ad una delle jeep per fare ritorno al Quartier Generale.




Note:

1) Kanda si riferisce all'invasione della Cina da parte del Giappone, avvenuta nel settembre del 1931.

2) Kanda fa riferimento all'alleanza denominata "Asse" di cui il Giappone entrerà a far parte a pieno titolo solo nel 1936, mentre la Seconda Guerra Mondiale scoppierà nel 1939.

3) Schutzstaffel: il nome per esteso delle SS.

4) Sicherheitsdienst: La divisione di intelligence delle SS, la polizia segreta del Reich.

5) Opernplatz: la piazza principale di Berlino.

6) Herr: "Signor" in tedesco.



   
 
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