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Autore: Nao Yoshikawa    01/10/2019    9 recensioni
Crowley e Azraphel si erano trovati a metà strada fra il buio e la luce, nel confine dove entrambi potevano coesistere. E poi era successo. Era successo che la luna si era innamorata del calore del sole e che il giorno aveva ceduto alla bellezza della notte. Nel momento in cui entrambi lo aveva realizzato, avevano anche capito che un grave peccato era stato commesso. Aleggiava sulle loro teste la disperazione, ma la consapevolezza non era bastata. Sapevano che prima o poi sarebbero stati separati.
Cap 2:
Come faceva la luce ad esistere nel buio? Demoni ed angeli erano rispettivamente cattivi e buoni, senza eccezioni. Ma Azraphel sapeva che come in Crowley esisteva uno spiraglio di luce, in lui esisteva una punta di oscurità. L’aveva capito nel momento in cui si erano incontrati. Forse loro erano l’eccezione. Forse erano la frase sbagliata scritta nella storia del mondo, che qualcuno avrebbe poi cercato di cancellare.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due fazioni nemiche sin dall’inizio dei tempi, messe a dura prova dall’amore impossibile. Azraphel, che aveva letto molti libri, avrebbe detto che una storia del genere fosse molto simile a Romeo e Giulietta, con la differenze che qui nessuno sarebbe dovuto morire, un’altra volta. Gabriel, Blezebù, gli angeli e i demoni erano scomparsi e loro erano tornati su un normale piano d’esistenza, dove non pioveva più, né dove la terra tremava.
«Ah, quei…! Ah! Se ne sono andati! Hai sentito quello che vogliono fare? Vogliono punire quei due. Questo non è giusto!»
«Lo so che non è giusto! Ti senti in colpa?»
«Ma che razza di domanda è questa? Certo che mi sento in colpa. Non volevi parlare con Dio? Beh, allora, fallo!» esclamò Crowley nervoso.
Azraphel scostò lo sguardo.
«Io non so come fare, in realtà», ammise. «Siamo quasi completamente umani, non so se funzionerà.»
«Tu provaci, oppure… oppure giuro che ci parlo io, in qualche modo», alzò lo sguardo al cielo. «Sì, esatto mio caro Dio. Ti ho già sfidato una volta, non ho paura di farlo un’altra volta. Che cosa vuoi ancora? Andrà avanti all’infinito questa tortura? Forse abbiamo sofferto abbastanza!»
Azraphel chiuse gli occhi, avvilito. Avrebbe voluto dirgli di tacere e non peggiorare la situazione, ma dopotutto sarebbe stato inutile.
Perché in fondo neanche io capisco. Perché questo dolore?
Tutto ciò era proprio necessario?
Erano andati tutti via, tutti tranne uno. L’Arcangelo Jehudiel portava una corona d’oro sulla testa e aveva lo sguardo più dolce rispetto agli altri suoi colleghi angeli. Gli era stato ordinato di rimanere a controllare i traditori affinché non facessero nulla di strano. Ed effettivamente li stava controllando, ed osservando molto bene, il dolore nei loro occhi, ma anche la determinazione ferrea, anche esasperante. Angeli e demoni erano lungi dall’essere perfetti. Difatti sbagliavano di grosso se pensavano di poter fermare l’Amore. Quando esisteva un cerchio fatto di dolore e sofferenza, l’unica cosa da fare era rompere tale cerchio. Si avvicinò ai due, facendo sì che potessero vederlo.
«Deum laudantibus praemia retribuo»
Impauriti, si misero sull’attenti, anche se ad Azraphel non parve che l’Arcangelo fosse ostile.
«Tu… tu sei Jehudiel, non è vero?»
«Che importa chi è? Lui è come loro», disse Crowley, non fidandosi. «Che cosa vuoi? Vuoi ucciderci?»
«Santo cielo, no. Io sono un angelo.»
«Già. E sono angeli anche quelli che mi hanno maledetto», fece notare Azraphel. «Perché noi? Davvero è così sbagliato?»
C’erano domande a cui neanche un Arcangelo avrebbe saputo rispondere. Crowley e Azraphel erano stati l’imprevisto nella storia del mondo, l’inaspettato, l’eclissi. E ciò aveva scatenato una reazione a catena.
«Io non credo sia sbagliato. Penso che questo facesse parte del suo piano, in qualche modo»
«Oh, certo, gran bel piano! Maledirci e farci morire ogni volta? E ora che succede? Noi verremo cancellati, ma Gabriel cadrà e Belzebù sarà bruciata come una traditrice. E lo hanno fatto per aiutare noi. Questo non  è giusto», disse Crowley. «Dio non ci ascolta. Non ascolta me o quelli come me. Ha forse dimenticato che anche noi demoni un tempo eravamo degli angeli, proprio come voi? Alla base siamo uguali, dannazione!»
A Jehudiel venne da sorridere alle parole del demone. In fin dei conti un demone non era che un angelo con le ali nere e una parte più oscura, ma in principio erano stati la stessa identica cosa.
«Non posso negare che tu abbia ragione, demone Crowley. Il mio cuore sanguina nel vedere tutto ciò. Vi vedo, so che fareste di tutto per salvare loro, ma anche per salvare voi stessi.»
Azraphel strinse la mano di Crowley, serio.
«Noi vogliamo solo che tutto questo finisca.»
«Lo so. Come esistono demoni che hanno un lato buono, esistono angeli che fanno cose che non dovrebbero. Tu, Gabriel, e adesso anche io. Ma dopotutto… io rappresento l’amore misericordioso di Dio, sarebbe un controsenso, se adesso non vi aiutassi.»
«Tu? Oh, no. Abbiamo già messo troppa gente nei guai!» tentò di farlo resistere Azraphel.
«Pensavo volessi parlare direttamente con Dio, no?» gli domandò con un sorriso affabile. Inizialmente Crowley pensò che si trattasse di una trappola ben congeniata, ma gli ci volle poco per capire che non c’era menzogna nelle parole di Jehudiel. Non tutti i demoni erano cattivi e ribelli, non tutti gli angeli erano buoni e amorevoli. Di questo oramai ne aveva la prova concreta.
«Beh? Lo hai sentito, no? Se vuole aiutarci di sua spontanea volontà, chi sono io per dirgli di no? Va bene, arcangelo. Aiutaci. Ti prego.»
 
Amon era completamente indifferente mentre Astaroth gli girava attorno, come uno squalo pronto ad addentare la propria preda. Il suo superiore era sempre stato un po’ troppo eccentrico ed impulsivo, questa cosa gli si sarebbe rivoltata contro.
«Mi stai facendo perdere la pazienza, Amon!» sbottò il demone dagli occhi scarlatti. «Questa tua supponenza verrà punita. Tu brucerai.»
«Continua pure ad insistere con questa storia. Io non morirò.»
«Ah, no? E questo chi lo dice, il futuro che leggi? Non avresti dovuto immischiarti in faccende che non ti riguardavano. Per colpa tua la maledizione che abbiamo lanciato si è spezzata. Quei due dovevano dannare in eterno!»
Amon alzò gli occhi al cielo, stanco.
«Per l’ultima volta, io non ho fatto niente. Mi sono limitato a mostrare ad Azraphel il passato, la sua volontà ha fatto il resto. A quanto pare l’Amore può essere anche più forte di me o di te.»
«Non dire assurdità, stolto. Tu e Belzebù siete fra i demoni più potenti e adesso ci toccherà farvi fuori. Beh, poco male, vorrà dire che prenderò io il suo posto. Le armate demoniache non hanno bisogno di un traditore come leader.»
Amon distolse lo sguardo. Non era così che sarebbe andata. Certo, era una delle possibilità, uno dei possibili futuri, ma non il loro. Astaroth poteva illudersi quanto voleva. Ed effettivamente il demone dagli occhi rossi si accorse che Amon aveva assunto un’espressione strana.
«Beh? Perché fai quella faccia? Che succede nel futuro? Sono io quello a morire? Coraggio, parla»
Il suo sottoposto lo guardò, per la prima volta lasciandosi andare ad un sorriso, non di felicità, quanto più sarcastico.
«Ma Astaroth, non è mai un bene rivelare troppo del futuro. Me lo ripeti sempre.»
Astaroth fu colto da uno scatto d’ira che  probabilmente lo avrebbe portato a colpire con violenza Amon, se solo Ligur e Hastur non fossero arrivati in quel momento, tenendo con loro Belzebù, la quale non si era disturbata troppo di dimenarsi, non era da lei fare scenate.
«Capo, siamo qui», disse il secondo.
«Finalmente!» sbottò lui, guardandola divertito. Lui e Belzebù erano molto simili in forza ed abilità, eppure lei era sempre avuto un ruolo un po’ più di riguardo, cosa che non gli faceva proprio piacere. «Mentirei se dicessi che non ho bramato questo momento. Chi l’avrebbe mai detto che proprio tu ci avresti tradito?»
Si era fatto vicino e Belzebù aveva cercato di scostarsi.
«Se pensi che potrai eliminarmi così facilmente, ti sbagli di grosso.»
«Vuoi forse dirmi che credi che quell’Arcangelo ti salverà? No, oramai è troppo tardi. Tu la causa della sua caduta, lui la causa della tua dipartita prematura, ahimè. Ma non preoccuparti, prenderò io il tuo posto. Attendiamo solo che ci portino l’acqua santa… e allora smetterai di soffrire. E per quanto riguarda te», guardò Amon. «Penserò a qualcosa che possa farti passare quell’arroganza che hai.»
Amon lo osservò annoiato, senza dire una parola. Di fatto Astaroth non poteva ucciderlo. Lui serviva, conosceva ogni cosa, non era conveniente per nessuno eliminarlo. Sollevò lo sguardo verso Belzebù. Non disse una parola, ma con i soli occhi avrebbe voluto dirle: “Non è detto che andrai via così. È solo una delle possibilità”.
 
C’erano poche cose che Gabriel temeva. Tra queste, c’era sicuramente l’ira del suo Signore, la paura di cadere, e adesso si era insinuata anche la paura di perdere chi amava. Se qualche centinaio di anni prima gli avessero detto che avrebbe rischiato per aiutare l’amore tra un demone e un angelo (tra Crowley e Azraphel in particolare), si sarebbe fatto una risata. Ma il destino  aveva davvero un modo ironico di agire.
La caduta era per coloro che si erano ribellati. A quel punto le ali si tingevano di nero e si provava un dolore inenarrabile. Gabriel non voleva soffrire. Il cielo sopra la sua testa era grigio, in tempesta, esattamente come quel giorno, il giorno della maledizione. Sentì il vento gelido tagliargli il viso e poco dopo la volta si illuminò, come un fulmine che non preannunciava niente di buono. Dio non doveva essere affatto di buon umore. Anzi, no. Non lo era per niente.
«Lei dov’è?» sussurrò. Michael non gli chiese neanche chi, sapeva bene a chi si stesse riferendo.
«Quel demone verrà giustiziato con l’acqua santa»
«Piuttosto eliminatemi del tutto, ma lasciate stare lei.»
Aveva parlato d’istinto.
Per Dio, sarebbe stato disposto davvero a fare una cosa del genere, per un demone.
No, non per un demone, ma per lei, era diverso.
«Quello che vogliono fare nella fazione opposta non ci riguarda. Piuttosto, mi preoccuperei per te, perché la tua caduta oramai è imminente.»
Un fulmine, lo sentì così vicino che quasi tremò. Forse avrebbe capito, almeno in piccola parte, cosa dovevano aver provato Azraphel e Crowley.
Azraphel… non mi perdonerò mai per star pensando una cosa del genere, per starti supplicando. Ma questa sarà la prima e unica cosa che ti chiederò.
Se puoi salvami.
O almeno salva lei.
 
«Jehudiel? Non è che non mi fidi di te, ma dove stiamo andando?!»
Azraphel stava cercando di andare dietro all’Arcangelo. Perché ad un certo punto si stavano ritrovando a farsi spazio tra gli alberi? Non era il momento di una bella gita nel bosco.
«Scusate, mi serviva un posto tranquillo per invocarlo», disse lui indisturbato.
«Invocare chi?» sbuffò Crowley, stanco.
«Metatron»
«Chi?!»
«Metatron, Crowley», gli spiegò Azraphel. «Uno degli angeli più importanti. È un po’ il portavoce di Dio…»
«Credevo avremmo parlato con quest’ultimo in persona!»
«Nessuno può parlare con Dio in persona, ma magari questa volta farà un’eccezione», sospirò l’Arcangelo. Dopotutto, di fatto, Azraphel e Crowley erano già un’incredibile eccezione. A quel punto era necessario tentare, rischiare il tutto per tutto, per cercare di fermare l’ennesima ingiustizia. Fece segno ai due di fermarsi ed entrambi lo sentirono pronunciare delle parole sottovoce, pareva quasi un inquietante formula magica, anche se in realtà non era niente di maligno. Il vento in quel punto smise di soffiare e nacque una lucente energia bianca, tanto forte da costringere Crowley in particolare a chiudere gli occhi.
«Ma cosa…?»
«Deum laudantibus praemia retribuo. Sono l’Arcangelo Jehudiel. Parlo con Metratron?»
Di fatto non era apparso nessuno, era possibile solo percepire un’energia calda, rassicurante, ma anche distante.
«Sono l’angelo Metratron, il portavoce del nostro Signore. Perché sono stato invocato?»
Jehudiel guardò Azraphel.
«Qualsiasi cosa tu debba dire, dilla»
Lui guardò Crowley, che gli fece segno di andare. Cosa doveva esattamente dire? Come rivolgersi a quel Dio che millenni prima l’aveva maledetto? Colui che avrebbe dovuto essere misericordioso e che li aveva maledetti?
«Speravo di parlare direttamente con Dio.»
«Parlare con me è come parlare con Lui»
«Sì, d’accordo», sospirò. «Io sono… ero, l’angelo che è stato maledetto per aver amato un demone. Questo ha portato a delle conseguenze, non solo per me. Mio Dio… nessuno dovrebbe soffrire per aver amato. Sarebbe più logico punire per aver odiato.»
La sua voce tremava. Per rabbia, dolore, per tutto.
«Azraphel…calmo…», gli ricordò Crowley. Ma poteva capire il suo tormento, meglio di chiunque altro.
«C’è chi ci ha aiutato. Loro non possono essere puniti. E d’altronde, noi non vogliamo cancellato, né nuovamente maledetti. Digli di fermare tutto. Lui può farlo. Se c’è da sacrificare qualcosa, sacrificherò qualsiasi cosa!»
«Ma cosa dici, stupido!», gridò Crowley, ma Jehudiel gli fece segno di tacere.
«Amo Crowley più di quanto ami me stesso. Non voglio morire, né voglio separarmi da lui. Ma se con la mia morte potessi salvarlo, e anche Gabriel, che non merita la caduta, lo farei volentieri. Senza rimpianti.»
Quello stupido. Come gli saltava in mente una cosa del genere?
Come osi? Al massimo sono io quello che dovrebbe morire. Principalmente perché sono egoista e senza di te non potrei vivere.
Non potrei proprio, oramai.
Azraphel attese che Metatron parlasse.. A quel punto sentì qualcosa, lì, dove si trovava il cuore. Ma non fu una sensazione spiacevole, tutto il contrario. Si sentì stanco. E chiuse gli occhi. Tutto divenne buio.
 
 
 
Nota dell’autrice
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che, come sempre, ci sono stata un po’ a buttarlo giù. Il prossimo, che sarà il finale, è già pronto, ed è tipo il doppio di questo, ma non potevo dividerlo. Onestamente non vedo l’ora di pubblicarlo, perché ne sono stranamente soddisfatta. Lo so, il finale di questo non è molto rassicurante, ma portate pazienza. Intanto vi voglio ringraziare per essere arrivati fin qui, sono troppo triste perché la storia è ad un passo dalla conclusione, ma non voglio lasciarmi andare alla malinconia…… A presto!
 
 
 
   
 
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