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Autore: ellephedre    01/10/2019    0 recensioni
Amore è quando inizi a sudare ed agitarti perché il ragazzo che ti piace sta salendo per le scale della scuola, tu stai scendendo e non sai se cambiare strada o tirare dritto e provare a sorridere, sperando che si accorga di te, pregando che si accorga di te.
O forse amore è continuare a tornare da un ragazzo che ti sta antipatico, che ti stuzzica e ti prende in giro, ma ti parla come se fossi una persona adulta invece di una bambina.
Lui non ti fa i complimenti, non ti riempie di attenzioni, ma a volte senti che con uno sguardo sfuggente ti ha dato così tanto di se stesso che hai voglia di fare due passi in avanti per parlargli da vicino, per chiedergli chi è, che cosa desidera, per cosa soffre, cosa vuole diventare da grande.
È una connessione folle, assurda.
È amore? Se lo è questo, non lo era quello di prima?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Ci siamo baciati sette volte!»
Se sei riuscita a contarle, non eri coinvolta.»
Ho voglia di uccidere Claudine. «Sei una guastafeste!» Sto cercando di raccontare alle mie amiche quanto sia andata bene con Teo, ma qualunque cosa dica, per Claudine con lui c'è sempre un problema.
«Ho contato i baci dopo, okay? Non facevo che pensare e ripensare a quanto fosse stato bello il nostro pomeriggio!»
Clò ha capito di avermi esasperata e non ribatte.
Ancora prima che Mari parli, so che sta per mediare tra noi. « Sei riuscita a contare i baci perché ti eri stampata in testa i momenti del vostro incontro, vero?»
«Già.» Sbatto il sedere sulla prima sedia che trovo, in fondo alla classe, dove ci siamo sistemate per la nostra chiacchierata. Manca poco che incroci le braccia tanto sono irritata.
Claudine ha voglia di farsi perdonare. «Okay. Sono contenta per te.»
«Non è vero. Perché non riesci a credere che io sia felice?»
Clò si mangia le labbra e non parla.
Quello che resta della mia contentezza sguscia via come acqua piovana dentro un tombino. «Pensi che mi stia illudendo?»
«Dovresti rivedere l'altro tizio prima di impegnarti tanto con Teo.»
«Sono già impegnata con Teo, è il mio ragazzo.»
Claudine non riesce più a stare zitta. «Non ti sei chiesta perché ti abbia cercata poco in estate, Là? Prima eravate 'amore' di qui, 'amore' di là. Chattavate tutto il giorno fino a che non sono arrivate le vacanze estive.»
«Non era così già in primavera! È normale.»
Per Clò è come se non avessi parlato. «D'improvviso, appena non vi vedete più, lui ti scrive solo il giusto indispensabile.  Te ne saresti accorta se non fossi stata presa da un altro. Ti saresti fatta venire dei sospetti.»
Mi sale un nodo alla gola. «Che cosa stai dicendo?»
«Niente di preciso. Ma meriti più di un ragazzo che si dimentica di te appena vi allontanate di qualche chilometro.»
«L'hanno spedito in Trentino!»
«E chissà cos'ha fatto là tutto solo.»
Tremo di rabbia. «Se non parli male di lui non sei contenta!» Mi alzo e me ne vado verso il mio banco, facendo stridere la sedia mentre la sposto per piantarmici sopra.
Mari mi raggiunge dopo qualche secondo, chinandosi verso di me. «Sai com'è fatta.»
«Non mi importa! Che amica è una che mi critica per tutto?»
«Esagera, ma è preoccupata per te.»
«Non voglio la sua preoccupazione. Perché non può ascoltarmi e basta, come te?»
Marilena è d'accordo su questo. «Claudine ce l'ha con Teo da sempre e magari un giorno ci dirà il motivo. Ma adesso... stai un po' da sola per smaltire il nervoso, poi però non tenerle il broncio per sempre, okay?»
Tu prenderai mai posizione, tanto per cambiare?
i sento ingiusta all'idea di parlare così a Mari. Sbuffo forte, per mandare via il mostro verde che si è impossessato di me.
So che la ragione per cui sono arrabbiata è che le parole di Claudine hanno colto nel segno da qualche parte dentro di me.
Mi rivolgo all'amica che non mi giudica. «Ho fatto come mi hai detto tu, Mari. L'ho rivisto ed è stato come se... come se non fosse cambiato nulla tra noi. Lui era dolce come sempre. Era un po' diverso per via di tutto quello che gli è successo, ma... mi ama come prima, me l'ha fatto sentire. Se per me alla fine non è stato un problema stare separati durante l'estate, perché deve esserlo per Claudine?»
Mari annuisce. «Fatica a fidarsi delle relazioni e tiene a te.»
Cerco di crederci e perdonarla, ma ancora non ce la faccio. «Per oggi non voglio più parlarle.»
«Tanto sta per finire l'intervallo...»
Il mormorio di Mari è stato più chiaro di quello che intendeva.
«Cosa?» domando.
Colta sul fatto, lei distoglie rapidamente gli occhi dalla lavagna. «Niente. Dopo la scuola potrai raccontarmi meglio del tuo appuntamento con Teo, va bene?»
«Okay...»
Forse sto iniziando a erodere anche la sua pazienza.
Torniamo. Se ricordate, Marilena Russo è diventata mia amica quando il prof Giunti mi ha cambiato di posto, dopo aver deciso che facevo troppo casino in fondo all'aula.
Prima di quel fatidico giorno io e Claudine osservavamo i capelli ricci di Mari dai banchi dell'ultima fila, ridendo dei vestiti assurdi che indossava. Maglioni coloratissimi, pantaloni larghi che le rendevano tozze le gambe...
La povera Mari non ha un gran gusto per la moda: è un po' in carne e tende a scegliere magliette sformate che pensa le nascondano la pancia; in realtà gli indumenti larghi la fanno apparire più grossa. Non è enorme come crede e la nostra vicinanza le ha dato il coraggio di mettere vestiti della sua taglia. Grazie a noi porta anche le lenti a contatto. Fino all'anno scorso indossava gli occhiali in pianta stabile, aderendo ancora di più all'immagine della perfetta secchiona.
Avete presente Anne Hathaway in The Princess Diaries? Ecco, l'aspetto è più o meno quello, anche se Mari non ha una bocca così larga, né le sopracciglia così spesse.
 il tipo di ragazza che alza la mano per prima quando il professore fa una domanda alla classe e non ne sbaglia una le volte che viene interrogata.
Durante le lezioni, a metà mattina, la vedevo mezza addormentata sul banco. All'intervallo Mari si faceva veri e propri pisolini. Per lei io e Clò avevamo coniato il nomignolo 'Bella addormentata', ritenendola tutt'altro che avvenente. Ora mi pento di quell'ironia cattiva.
Quando Giunti mi ha spostato accanto a lei, mi sono disperata: le mie giornate a scuola sarebbero state infinite senza le chiacchierate che facevo con Clò sui fogli del quaderno. Per non parlare del fatto che accanto alla cervellona della classe mi sarei sentita più scema di quanto non fossi già. Lei non mi avrebbe fatto copiare, né mi avrebbe suggerito all'orecchio. Almeno Claudine era solidale quando mi trovavo in difficoltà. Poi non mi dava la risposta giusta, ma almeno ci provava. Senza di lei al mio fianco mi sentivo già monca.
Per i primi giorni io e Mari abbiamo interagito il minimo indispensabile.
«Ciao.»
«Chiudi la finestra?»
«Scusa.» Per la mia giacca che finiva sulla sua cartella.
Un lunedì è capitato che mi dimenticassi a casa il libro di latino. Vedendomi sperduta, col banco vuoto, Mari si è fatta sentire alle mie spalle.
«Ehm...»
Mi sono voltata a guardarla.
Lei ha messo tra i nostri due banchi la sua copia. «Possiamo guardarlo insieme.»
In quel momento mi sono resa conto di averla giudicata antipatica ingiustamente. Stava sulle sue, ma non significava che non fosse disponibile.
«Grazie!»
Al cambio d'ora ho tentato di rimediare all'atteggiamento freddo che avevo tenuto con lei fino ad allora. «Sono negata per un sacco di materie. Non giudicarmi troppo male, okay?»
Lei aveva alzato le spalle. «Capita di non riuscire bene a scuola. Se hai bisogno di una mano, ti aiuto.»
Ricordo di aver riso. «Mi passeresti i compiti?»
Senza battere ciglio, lei aveva tirato fuori un quaderno. «Ti servono quelli di matematica?»
Avevo guardato il piccolo raccoglitore a occhi sgranati. Sotto il sole brillava come una pepita d'oro. «Veramente?»
«Non lo so, dimmelo tu. Ti serve?»
Lo avevo afferrato prima che potesse riprenderselo. «Certo! Non ti dispiace se copio tutto?»
«Uhm, non so quanto ti convenga. Se la prof ti chiama a fare gli esercizi alla lavagna, poi non saprai spiegare i passaggi e capirà che hai copiato.»
Il ragionamento non faceva una grinza. «Allora li guardo e cerco di capire.»
«Come vuoi, ma mi sa che è tardi.»
La Regazzoni aveva fatto il suo ingresso in aula, quasi cogliendomi sul fatto. Ero diventata di un bianco cadaverico, tanto che la prof aveva strizzato gli occhi, incerta sul mio stato di salute.
«Biondi, tutto a posto? Hai un calo di pressione?»
«Ehm, sì. Non sto benissimo.» Magari così non mi avrebbe interrogato.
«Per l'amor del cielo, vai a prenderti una cioccolata o qualcos'altro con lo zucchero. Russo, accompagnala prima che svenga in corridoio.»
«Certo, prof.»
Fuori dall'aula eravamo scoppiate a ridere in tandem.
Mi ero ricreduta completamente su Mari: era divertente!
«Perché hai reagito così?»
«Cercavo di nascondere il tuo quaderno!»
«Non avrebbe capito che era mio!»
Doveva sapere una cosa su di me. «Io mi vergogno per tutto. Sulla mia faccia si vede subito quando mi sento in colpa.»
Mari non mi aveva presa in giro. In viso le era comparsa una consapevolezza che al tempo non avevo compreso. «È una qualità.»
«Non saper nascondere quello che provo?»
«Sì. Dice che sei onesta.»
L'onestà è importante per Marilena. Vive una situazione difficile a casa, con due genitori divorziati da poco. I suoi litigano spesso, anche ora che vivono lontani. È tutto ciò che so su di loro. Mari non ne parla quasi mai e si sfoga a stento. Lei non si confida, lei ascolta. Penso che sia abituata così perché ha due fratelli minori – una sorella che va in terza media e un fratellino che frequenta ancora l'ultimo anno delle elementari.
Magari anche io vengo vista come una specie di sorella minore – una ragazzina da sostenere e ascoltare. Vorrei essere di sostegno a Mari almeno quanto lei lo è per me, ma forse lei non ne ha bisogno. Si interessa tanto dei miei drammi non solo perché è buona, ma perché la distraggono dai suoi.
All'uscita da scuola Claudine si unisce a noi, impettita e indispettita. «Se non vuoi che commenti la tua vita amorosa, non dirò più una parola.»
Sono sul piede di guerra almeno quanto lei. «A me sta bene così.»
«Perfetto. Ciao.» Se ne va verso casa sdegnata, dandoci le spalle.
Mari osserva il mio broncio, ridacchiando.
«Che c'è? Guarda che sono seria!»
«Per domani avrete già fatto pace.»
Non mi interessa.
«Vedrai che Clò arriverà con un nuovo colore di capelli. L'hai ferita.»
Mi si stringe un pochino il petto. «Lei ha ferito me!»
«La esasperi, Là. Al tuo posto avrebbe preso una decisione da tempo.»
In quelle parole c'è una critica personale che non appartiene a Claudine. «Io sto cercando di decidere» piagnucolo.
«Lo so. È che tutto l'entusiasmo che mostri per Teo sembra forzato. Comunque i sentimenti funzionano anche in questo modo: qualche volta bisogna indirizzarli. Se ti concentri su quanto ami una persona, finisci per amarla davvero. Per questo non sono così d'accordo sull'idea di rivedere l'altro ragazzo... A meno che tu non ne abbia ancora voglia.»
Abbasso gli occhi sul marciapiede.
Mari si insospettisce. «Ma quelle volte che l'hai rivisto in queste settimane... tra voi c'è stato davvero solo un salutino rapido?»
Sì, non era una bugia. «Giuro, non più di due parole.» Ho tralasciato qualche dettaglio però. «Solo che poi pensavo a quei due secondi tutto il giorno.»
«Oh.»
Sono pessima! «Capisci perché non devo più rivederlo?!»
«Lontano dagli occhi, lontano dal cuore?»
«Esatto! Adesso, dopo aver riabbracciato come si deve Teo, mi sentirei ancora di più una traditrice! A proposito, secondo te Claudine parlava di questo? Di Teo che magari in estate si era interessato a un'altra ragazza?»
«Erano solo sue idee. Adesso non metterti a controllare il telefono di Teo o a cercare indizi dappertutto.» È dura mentre lo dice, come se questo comportamento fosse per lei abominevole. «Se proprio hai dei dubbi, chiediglielo direttamente. Capirai se mente guardandolo in faccia.»
Mi sta salendo l'ansia. «Allora anche tu pensi che ci sia stata un'altra ragazza?»
Mari è più seria del solito mentre si gira verso di me. «Potresti criticarlo, dopo quello hai sentito tu per queste settimane?»
Ammutolisco.
Lei si pente della sua durezza, ma non di quello che ha detto. «È tornato da te, Lara. Se mai si è distratto – ed è un'ipotesi del cavolo – ha preso una decisione. Hai detto tu che ieri ti sei sentita amata come prima. Devi essere giusta con lui. Continui a criticarti da sola per quello che stai provando, ma intanto i tuoi sentimenti per Teo sono sinceri e non lo hai mai tradito. Non hai fatto nulla di male. Saresti gelosa se lui avesse pensato ad un'altra ragazza come tu pensi a quel tipo?»
Mi vergogno di quello che mi esce di bocca. «Sì...»
«Allora tienilo a mente la prossima volta che rivedi la tua cotta estiva. Devi fare una scelta. Andava bene essere indecisi finché non c'era il tuo ragazzo... Voglio dire, mica siete sposati, non gli devi il tuo amore per l'eternità. Ti stava trascurando e per questo tu hai iniziato a guardare un altro. Non c'era niente di male se magari capivi di non amare più Teo, ma ora che ti senti innamorata come prima... Non so, non mi sembra più corretto tenere il piede in due scarpe.»
Ha ragione. Ha ragionissima, ma più di quello che mi sta dicendo, mi colpisce che forse l'abbia sempre pensata a questo modo sul mio atteggiamento. Ha solo avuto pazienza evitando di dirmelo? La pensava come Claudine, che però a differenza sua parlava.
Entrambe le mie amiche mi ritengono frivola e immatura.
La fiamma negli occhi di Mari si è spenta. «Ascolta... mi sono immedesimata troppo. Tu sei tu, okay? Non riesci a essere cattiva nemmeno volendo.»
«Ma lo sono se non decido chi amare. Così è un amore a metà.»
«Io parlo dall'alto del mio non saperne nulla. Non ho mai avuto un ragazzo, Là. Per me è facile dire 'se stai con lui, ama lui e nessun altro'.»
«Dovrebbe essere così.»
«Sì, però... oddio, non so più che consiglio darti.»
La abbraccio. «Mi metto in situazioni impossibili. Tu ci provi, ma io sono una casinista.»
Mari è timida mentre mi fa una confessione. «Ti vogliamo tutti bene, sai? Io, Claudine... Teo sicuramente e forse anche l'altro ragazzo. Tu sei così limpida che attiri le persone; ti ruotiamo tutti intorno. A volte può sembrare che io tifi per Teo, ma è solo perché lo conosco e so quanto tiene a farti felice. L'altro tipo...»
Le dico il suo nome, sussurrandolo.
Mari sbatte le palpebre, sorpresa e onorata. «Lui... non so come sia fatto. La gente può essere dura, Lara, specie quando cresce. A quanto mi hai detto questo ragazzo ne ha già passate tante. Non voglio vederti soffrire.»
Ho solo una cosa da dirle. «Ti voglio bene anche io.»
Mari si imbarazza un po' e vuole staccarsi dal mio abbraccio. «Cercherò di non rimproverarti più.»
«Ma se non lo fai mai!» Ormai mi sento leggera. «Ogni tanto mi serve. Io... cercherò di prendere una decisione il prima possibile, così tu e Clò tornerete a pensare bene di me.»
«Penseremo bene di te in ogni caso. Alla fine, tu sei più coraggiosa sia di me che di lei. Se ti capiterà di sbagliare, è solo perché ti sei messa in gioco.»
Resto ammirata da ogni cosa che le esce di bocca. «Tu devi fare la psicologa da grande.»
«Per ascoltare tutto il giorno gente che mi parla di problemi che non riesce a risolvere? Mai e poi mai.»
Rido.
 
Nel tratto finale verso casa sono sola e cerco di decidere cosa fare. Ho fame, ma mi è arrivata una notifica sul cellulare: è pronto il libro che ho ordinato alla biblioteca comunale. È il terzo capitolo di una saga young adult che sto amando. Una lei avventurosa, un co-protagonista maschile fighissimo, un mondo pieno di misteri... smanio di leggere il seguito da giorni. Ma per raggiungere la sede di Villa Litta devo passare per il parco e nelle vicinanze c'è... Lui. O meglio, l'officina in cui ogni tanto lavora.
Pesto i piedi per terra. È ora di smettere di fare la banderuola: se non voglio averlo in testa, non devo rivederlo, tutto qui. Andrò a prendere il libro facendo un giro lungo, per evitare di passargli vicino.
Soddisfatta della mia decisione, aderisco al mio proposito anche se lo stomaco mi brontola. Cammino volentieri per il parco, dirigendomi verso la villa ottocentesca che fa da sede alla biblioteca di quartiere. Potrebbe fare da scenografia a un libro di Jane Austen tanto è bella. Ha sale ampie, una scalinata alta... quante volte, scendendo per quei gradini, mi sono immaginata con un lungo abito, mentre di sotto mi aspettava il mio Mister Darcy?
Il problema è che Darcy non aveva la faccia di Teo. Come avrebbe potuto essere altrimenti, se l'anno scorso Lui ha iniziato a lavorare in biblioteca?
Quest'anno per fortuna non c'è di sicuro, ormai il suo stage sarà terminato.
Sta frequentando l'ultimo anno dello scientifico adesso. Starà passando il suo tempo a studiare per la maturità - o forse già per l'esame di ammissione a medicina.
Oltrepasso l'ingresso, spingendo la porta, e mi ritrovo nelle sale silenziose della biblioteca.
Per prendere il mio libro basterebbe andare al banco, ma non riesco a resistere e mi faccio un giretto tra gli scaffali. Magari è arrivata qualche altra novità: io mi lascio attirare dalle copertine per poi leggere la trama.
Vado verso la sezione dedicata ai romanzi d'amore. Mari e Clò mi prendono in giro, ma a me non importa: dopo tanti libri in cui le relazioni romantiche non vengono esplorate abbastanza per i miei gusti, mi ci sto appassionando.
Mi fermo davanti allo scaffale principale.
Sento come una brezza sulla schiena, che mi fa rizzare i peletti sul retro del collo.
«Sei passata al lato oscuro?»
Col brivido che mi attraversa il corpo si potrebbe ricongelare il circolo polare artico - se la vampata che mi arriva fino alla punta delle orecchie non lo avesse già fatto sciogliere tutto.
Questa voce non dovrebbe essere qui. Lui non dovrebbe essere qui.
Resto girata. «I-il lato oscuro?»
«Sogni già abbastanza, senza leggere storie romantiche.» Una pausa. «Non mi guardi più?»
Balbetto un paio di sillabe che non diventano suoni.
«Biondina.»
Oddiodiodio!
Me lo ritrovo davanti, un metro e ottantamila centimetri di camicia bianca ben stirata aperta sul collo, spalle larghe, capelli neri corti, occhi blu notte e un mezzo sorriso che non sa se ridere di me o essere felice di rivedermi.
«Ciao» mormoro.
«Ciao.»
È lui, il mio Lui.
Alan Hughes.
Il suo nome sembra appartenere al protagonista di qualche romanzo inglese, ma Alan è totalmente italiano e totalmente reale.
Totalmente Lui - il mio insegnante di ripetizioni e un sogno proibito che non potrò mai dimenticare finché mi riappare davanti.
Mentre lo guardo, spariscono il mio buon senso, i consigli di Mari... persino Teo.
Resta lui, solo Lui.
   
 
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