Private lessons? No, thanks.
Capitolo 4
SOS: brusco risveglio e biblioteca!
“Sana!”,
sentì qualcuno urlare a pochi centimetri dal mio orecchio, ma non mi curai
molto di chi fosse. Girai la testa dall’altro lato, coprendola con il cuscino.
“Svegliati
Sana!”, ripeté la voce.
Mugugnai
qualcosa in segno di protesta e cercai di riprendere sonno. All’improvviso
sentii qualcosa di gelido bagnarmi da capo a piedi. Mi alzai di scatto
trovandomi con il viso a pochi centimetri da quello di mia madre.
Mia
madre, spaventata dall’intensità della mia voce iniziò ad urlare insieme a me.
“Cosa
sta succedendo qui sopra?”, gridò Rei dalle scale nel tentativo di sovrastare
le nostre urla. Entrò correndo in camera e non essendosi accorto dell’acqua che
ormai ricopriva l’intero pavimento, scivolò in un tonfo vicino ai piedi del mio
letto.
“Smettetela
di urlare!”, esclamò a gran voce.
Io e
mia madre ci zittimmo all’istante e restammo qualche secondo in silenzio a
fissarci negli occhi, poi iniziammo a ridere di gusto, e Rei con noi.
“Avresti
dovuto vedere la faccia di Rei mentre cadeva!”, commentò mia madre piegandosi
in due dalle risate.
“Si,
senza dubbio esilarante!”, confermai io. “E poi com’era spaventato!”, aggiunsi
ripensando alle scene di pochi attimi fa.
“Certo,
ridete pure voi, intanto sono io quello che si è fatto male!”, si lamentò Rei
massaggiandosi il sedere.
Sorrisi:
che strana famiglia!
Mia
madre scosse il capo, poi si fece seria e mi puntò l’indice contro.
“Signorina,
ieri mi sono dimenticata di chiederti con chi hai passato il pomeriggio!”, affermò
esigendo una risposta.
“Con nessuno!”,
dissi io, sperando che mi avrebbe creduta.
“E come
mai sento odore di ragazzo?”, chiese come se fosse un interrogatorio.
La
guardai perplessa, cercando di sembrare ingenua.
“Non
so!”, commentai alzando le spalle.
“Sana,
se sei fidanzata ti prego di dirmelo!”, mi comunicò con sguardo comprensivo.
A quelle
parole vidi Rei iniziare a respirare freneticamente, probabilmente aveva perso
qualche battito.
“Fidanzata?
Che cosa? Credo di non aver capito bene! Non mi starai mica dicendo di essere
fidanzata? Fidanzata? Che cosa? Credo di non aver capito bene! Non mi starai
mica dicendo di essere fidanzata? Fidanzata? Che cosa?”, iniziò ad urlare Rei,
ma fu bruscamente interrotto da mia madre.
“Ehi,
non ti si sarà mica incagliato il disco?”, tuonò per zittirlo, ma lui non si
fece intimorire dalla possente voce che lei aveva usato.
“Non è
possibile!”, ricominciò a lamentarsi facendo avanti e dietro per la stanza,
attento a non scivolare nuovamente. “Dico io, Sana è ancora una bambina! È così
ingenua e fragile! Chi è questo maledetto disgraziato farabutto che vuole
approfittarsi di lei? Chi? Voglio nome, cognome ed indirizzo!”, esordì
dirigendosi verso di me con il dito puntato contro il mio viso.
“Suvvia
Rei, non farla così tragica! E poi si tratterà di Akito Hayama, vero?”, disse
mia madre con un tono troppo tranquillo e ovvio.
Sbiancai
e con me anche Rei. Con un salto cercò di buttarsi su di me, ma cadde nuovamente
per terra. Causa? Il famoso pavimento bagnato.
“Rei,
stai attento!”, lo canzonò mia madre.
Si alzò
nuovamente e con passo incerto si avvicinò a noi due. Mi lanciò uno sguardo
omicida, spaventandomi e non poco.
“Non
sono fidanzata!”, dichiarai alla svelta nel tentativo di tranquillizzarlo.
Un sorriso
di felicità, pura e vera felicità, s’impossessò del suo viso. Evidentemente la
notizia aveva avuto un buon effetto su di lui. Sorrise, poi si voltò verso mi
madre.
“Signora,
ma come può pensare certe cose! Sana non è fidanzata!”, ripeté come se per lui
si trattasse di un bisogno naturale. “Per fortuna è una ragazzina
giudiziosa e responsabile, e diciamo
pure che questo Hayama non mi sembra un tipo molto affidabile! Potrebbe essere
uno di quei brutti marmocchi mascalzoni che si prendono gioco delle brave persone
come te!”, fece una pausa per riprendere fiato, inorridendo al solo pensiero di
ciò che aveva appena affermato.
“Per un
attimo avrei giurato di aver avuto un infarto!”, disse riferendosi a me “Ma poi
ti ho osservata ed ho capito che tu non potresti mai avere un ragazzo!”, commentò
rasserenato dalla conclusione che aveva tratto.
“E perché
mai?”, domandai non riuscendo a capire se la sua fosse una battuta.
“Perché
io non lo permetterei, logico!”, spiegò aggiustandosi gli occhiali da sole sul
naso.
Sbuffai:
sempre il solito protettivo e all’antica!
Mia madre
mi squadrò intensamente perforando ogni singola cellula del mio corpo con il
suo sguardo inquisitore.
“Va
bene, ti credo, ma solo per questa volta! Adesso vai a prepararti che sono già
le sette!”, annunciò portando via con sé anche Rei.
“E stai
attenta ai ragazzini che ti gironzolano intorno!”, mi ricordò quest’ultimo
uscendo dalla stanza.
Feci
mente locale: erano le sette. Le sette? Mi aveva svegliata alle sette? Sospirai
afflitta, poi iniziai a preparami ed uscii di casa alle otto meno venti, con
l’ormai famosa giustifica. Presi anche un pezzo di torta al cioccolato che
quella mattina aveva casualmente preparato la signora Patricia. Con estrema
puntualità alle otto meno cinque mi trovai davanti al cancello principale del
liceo. Intravidi l’incorruttibile “sono
solo al mondo” o “entra solo adesso che so di averti rovinato la giornata” e
feci rotta verso di lui.
“Buongiorno!”,
salutai. Non appena mi vide mi regalò, e che regalo, un sorriso a trentadue
denti.
“Ma che
bello rivederti, signorina!”, disse lui allegramente.
“È un
piacere anche per me!”, scherzai in modo sarcastico. “Ecco la giustifica e
siccome le sto pure simpatica le ho portato un pezzo di torta, contento?”,
continuai ironica, ma lui parve non accorgersi del mio tono di voce.
“Ma
grazie, sei proprio gentile!”, commentò addentando la fetta che avevo poggiato
su un piattino di plastica.
“L’hai
fatta tu? È ottima!”
“No,
l’ha fatta la signora Pat… diciamo che non importa!”, dissi non volendo dargli
troppe spiegazioni.
“Beh,
allora posso dirti che ho assaggiato di meglio!”, borbottò spontaneamente.
E
adesso si lamentava pure? Mi costrinsi a sorridere per evitare reazioni
insensate, poi intrecciai le mani tra loro per tenerle occupate.
“Io
entro!”, dissi per dileguarmi prima di rompergli il naso.
“Non
puoi farmi compagnia per un altro po’ di tempo?”, chiese supplicandomi con gli
occhi.
Ma
allora un po’ di solitudine la provava pure lui!
“E va
bene!”, acconsentii.
Rimasi
altri cinque minuti a parlare del più e del meno, poi, prima che potesse
raccontarmi per la seconda volta tutta la sua infelice vita e la serie di
sfortunati eventi che si erano susseguiti negli anni, dal suo arruolamento al
tradimento della moglie e al figlio illegittimo che aveva, riuscii a
convincerlo a lasciarmi andare, usando la scusa del dover andare in bagno. E
aveva pure un figlio: che amarezza!
Entrai
in classe, dove trovai già tutti i miei compagni di classe: solo io arrivavo in
ritardo? Osservai meglio, in fin dei conti mancava solo Hayama, quindi non ero
propriamente l’unica ritardataria.
“Sana,
come mai oggi sei arrivata in anticipo?”, chiese Fuka avvicinandosi.
“E tu
come mai fai scommesse assurde su di me?”, domandai accigliata.
Lei
spalancò la bocca, evidentemente non sapeva che io sapevo. Abbassò lo sguardo
mortificata.
“Lascia
stare!”, continuai io. “Acqua passata!”, esclamai sorridendole.
“Buongiorno
Sana!”, mi salutarono Aya e Tsuyoshi, appiccati già di primo mattino.
“Sogno
o son desta, la mia amica è qui e ci resta!?”, disse Aya sogghignando.
Aveva
fatto pure la rima!
“Molto
divertente, davvero molto divertente!”, commentai io mentre il pasticcino e
Fuka se la ridevano allegramente.
“Dai, è
una notizia che fa clamore!”, spiegò Tsuyoshi alzando le mani.
“Certo,
non è da tutti essere puntuali!”, borbottai.
“Del
resto c’è chi può e chi non può!”.
Mi
voltai, avendo già capito a chi appartenesse la voce: Akito Hayama.
“Le tue
frecciatine non mi fanno né caldo né freddo!”, confessai neutra meglio della
Svizzera.
Lui si
avvicinò al mio viso. Sentii le gambe farsi leggermente più deboli e le guance
andare a fuoco.
“Buono
a sapersi!”, sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio.
Deglutii
e lui si allontanò andandosi a sedere al suo banco.
La
professoressa entrò in classe, le lezioni iniziarono e per una mattinata potei
veramente passare inosservata. Durante l’intervallo salii sul terrazzo. Era una
bella giornata: il sole brillava alto nel cielo azzurro, imbiancato di tanto in
tanto da qualche nuvola. Un leggero soffio di vento mi scompigliò i capelli,
facendo ricadere alcuni ciuffi davanti ai miei occhi. Li scostai, cercando di
rimetterli al loro posto.
“Sana,
che ci fai qui?”, mi chiese Akito avvicinandosi alla ringhiera dov’ero
appoggiata.
“Potrei
farti la stessa domanda!”, commentai io.
“Ti
stavo cercando!”, ammise lui chinando il capo, ormai a pochi centimetri da me.
“Beh,
eccomi qui! Mi hai trovata!”, dissi dandogli le spalle.
“Dovevi
dirmi qualcosa?”, domandai dopo qualche minuto di assoluto silenzio.
“No!”,
mormorò lui.
“E
allora?”, chiesi scettica.
“Allora
mi andava di stare con te!”, sussurrò vicino al mio orecchio, ancora fermo
dietro di me.
Mi
paralizzai all’istante e le mie guance diventarono rosse. Sbattei le palpebre
più volte nella speranza di non avere un collasso. Fortunatamente non poteva
vedermi in faccia.
“Cerchi
di incantarmi con le tue fantastiche doti da attore?”, lo provocai alzando lo
sguardo e voltandomi lievemente verso di lui, accorgendomi della breve, troppo
breve, distanza che ci separava. Lui sorrise sghembo.
“Mi fa
piacere vedere che non ti sono indifferente!”, bisbigliò compiaciuto di sé
stesso notando le reazioni che avevo avuto e che ancora erano evidenti. E meno
male che volevo fargliela pagare!
“Oh, si
che lo sei!”, controbattei incrociando i nostri occhi, sperando di sembrare
convincente.
“No che
non lo sono!”, replicò lui in tono beffardo.
“Buttati
dalla finestra Hayama!”, esclami io per zittirlo.
“E se
davvero lo facessi? Tu me lo impediresti o mi lasceresti fare?, chiese
provocandomi con gli occhi.
Il mio
cuore perse un battito ed iniziai a respirare affannosamente. Strinsi forte la
ringhiera per calmarmi e lentamente riuscii a recuperare un po’ di lucidità.
Decisi di cogliere al volo l’opportunità che mi era stata data, in fin dei
conti non dovevo essere solo io quella a soffrire a causa degli strani effetti
che lui aveva su di me.
“Tu cosa
credi, Hayama?”, lo provocai io in un sussurro ad una spanna dalle sue labbra.
Cercai
di sembrare sicura ma in realtà tremavo come una foglia.
Lo vidi
indietreggiare di poco e frasi lievemente rosso sulle guancie: non si aspettava
una reazione del genere.
“Io non
credo!”, balbettò incerto con un filo di voce.
“E fai
male, perché così non vedrai mai!”, sbottai squadrandolo da capo a piedi con un
ghigno disegnato sul viso.
Rimase
in silenzio, palesemente spiazzato: e da quando rimaneva senza parole?
Hayama
1 – Kurata 1. Almeno adesso eravamo pari!
Abbassò
lo sguardo e poi sorrise tristemente.
“Hai
ragione!”, mormorò ancora fissando i suoi piedi. “Magari potresti insegnarmelo
tu!”, ammiccò cercando di riparare alla piccola sconfitta appena subita.
Piegai
le labbra in un sorriso beffardo: non gliel’avrei data vinta.
“Certo,
io sono un’ottima insegnante!”, dissi alzando il sopracciglio destro.
Lui
scosse il capo, poi spostò lo sguardo sui miei occhi.
“Lo sai
che sei assurda?”, domandò ironico.
“Certo,
me lo dicono tutti!”, risposi facendo spallucce e sorridendo.
Si
mordicchiò il labbro inferiore, divertito dalla situazione.
“Adoro
le cose assurde!”, bisbigliò.
Mi
paralizzai all’istante: cos’è che aveva detto?
Tentai
di rimanere tranquilla almeno all’apparenza, anche perché ormai il mio corpo
era praticamente andato in subbuglio e non riuscivo più a riprenderne il
controllo. Con immenso coraggio provai a non distogliere lo sguardo dai suoi
occhi.
“E
allora adori anche me!”, constatai, ma la mia voce mi apparve maledettamente
dubbiosa e non ferma come avrei voluto. Maledizione!
Lui si
avvicinò nuovamente alle mie labbra.
“Dobbiamo
andare!”, bisbigliai abbassando la testa.
“Si!”,
confermò lui.
Mi
prese per mano e insieme tornammo in classe, lasciò la stretta soltanto quando
dovemmo sederci ai rispettivi posti. La professoressa di storia entrò poco dopo
e così ripresero le lezioni. Durante le tre ore consecutive non feci altro che
annoiarmi e disegnare fulmini e saette dedicati tutti ad Hayama sui bordi del
libro che avevo poggiato sul banco per fare scena. Ad un tratto vidi un
bigliettino rimbalzare sul mio diario e poi finire nel mio astuccio aperto. Lo
presi cercando di sembrare il più disinteressata possibile, anche se dovevo
ammetterlo, la curiosità mi stava divorando. Poche parole scritte con una
calligrafia un po’ disordinata ma chiara risaltavano nere sul bianco della
carta. “Oggi alle tre in biblioteca, non mancare”. Il messaggio non era neppure
firmato, d’altronde non ce n’era bisogno. Tuttavia quello non sembrava un
invito, ed io di certo non avevo intenzione di farmi dare ordini da un tipo
come lui. Mi alzai e buttai il pezzettino di carta nel cestino, poi tornai a
far finta di seguire la spiegazione. Finite le lezioni mi apprestai ad uscire
di classe, ma Hayama mi trattenne per un braccio e mi trascinò nei pressi nel
suo banco.
“Si può
sapere perché ti comporti così?”, domandò dopo che tutti se ne fossero andati.
“Così
come?”, chiesi non avendo capito a quale dei miei atteggiamenti si stesse riferendo.
“Kurata
quello insopportabile dovrei essere io!”, disse facendosi sempre più vicino.
“Si dia
il caso che tu non abbia l’esclusiva!”, replicai.
Lui
fece qualche passo indietro, si voltò verso la porta e poi nuovamente verso di
me.
“Si può
sapere cosa devo fare con te?”, chiese con uno sguardo che avrei potuto
definire persino dolce.
Mi
incantai fissando i suoi occhi: erano come una calamita per i miei. Non
riuscivo a staccarli, anzi, sarebbe stato più corretto dire che non riuscivo a
farne a meno. Aveva usato anche un tono di voce particolare. Non sarcastico o
beffardo come era suo solito, ma allegro, felice, tenero. Mi immobilizzai a
fissarlo non riuscendo a fare altro. Le mie labbra erano leggermente aperte
mentre gli occhi del tutto sgranati. Lui si accorse della mia espressione e
sorrise sghembo.
“Kurata,
hai la faccia da pesce lesso!”, mi comunicò prima di scoppiare a ridere.
Ecco,
adesso mi sarei dovuta rimangiare tutto: lui era e rimaneva insopportabile. Hayama
2- Kurata 1.
Feci
una smorfia, poi mi diressi verso l’uscita dell’aula.
“Aspetta!”,
mi disse tornando immediatamente serio. Che soffrisse di personalità multipla?
Mi fermai a pochi metri dal suo banco, avevo la testa bassa e gli occhi puntati
sui miei piedi.
“Scusa.”,
sussurrò.
Sorpresa
alzai lo sguardo ed incrociai il suo: era sincero. Sorrisi flebilmente,
mordicchiandomi il labbro inferiore.
“Allora,
andiamo a studiare?”, mi chiese.
“Adesso?”,
domandai sperando in una risposta negativa.
“Adesso!”,
confermò, invece, lui. “La tregua vale tutti i gironi, vero?”, aggiunse, anche
se la sua non era propriamente una domanda.
“E va
bene!”, dissi sospirando.
In fin
dei conti non potevo certo prendere un altro due al compito!
Uscimmo
dall’istituto e comprammo due panini, poi mangiandoli ci dirigemmo verso la
biblioteca.
“Prima
le signore!”, disse aprendo la porta per farmi entrare e facendo uno di quei
gesti da gentiluomo di altri tempi.
Sorrisi
e varcai la soglia seguita dal mio professore personale. Al solo pensiero di
lui come il mio professore le mie guance divennero rosse. Girai la testa verso
uno dei tanti scaffali per evitare che si accorgesse del mio momento
d’imbarazzo ed euforia.
“Cos’hai
Kurata?”, mi chiese.
“Niente!”,
risposi io borbottando.
“Sarà!”,
esclamò lui con un sorriso sghembo sulle labbra.
Prendemmo
posto all’ultimo tavolo, quello più isolato e tranquillo ed iniziammo a
studiare. Il pomeriggio trascorse lento e noioso tra spiegazioni e
incomprensioni. Di tre cose che Akito mi aveva spigato non ne avevo capito
neppure una. Ripassammo velocemente le nozioni apprese il girono prima,
scoprendo con mia grande sorpresa che le avevo ricordate tutte ed anche in modo
brillante. Ciò mi sollevò un po’ il morale, permettendomi di riaffrontare
nuovamente gli argomenti di quel giorno.
“Akito!”,
dissi ad un tratto interrompendo il suo disastroso esempio. “Secondo te ce la
farò?”
“A fare
cosa?”, chiese lui spiazzato strabuzzando gli occhi.
“A fare
il test!”, bisbigliai io quasi afflitta.
Lui
sorrise comprensivo, poi prese la mia mano e la strinse.
“Certo
che ce la farai! Ne sono più che sicuro!”, disse, rassicurandomi.
Non
ebbi il coraggio di contraddirlo o di chiedergli una conferma di ciò che avesse
detto perché mi era sembrato vero, davvero. Sorrisi stringendo anch’io la sua
mano.
“Grazie!”,
mugugnai prima di abbracciarlo e poggiare la mia testa sul suo petto.
Lui
all’inizio rimase disorientato, poi avendo realizzato la situazione,
contraccambiò il mio gesto stringendomi forte a lui e poggiando il viso sui
miei capelli.
“Ti
accompagno a casa!”, annunciò dopo un tempo interminabile. “Sono già le otto e
mezza!”, spiegò alzandosi.
Ritrasse
la sua mano nella tasca dei jeans e con l’altra raccolse le sue cose e le mise
nello zaino. Rimasi ferma a fissarlo per qualche secondo, poi, prima che lui se
ne accorgesse, feci lo stesso. Uscimmo dalla biblioteca e ci dirigemmo verso
casa mia. Durante il tragitto ripetemmo alcune delle cose che avevo avuto modo
di apprendere nel pomeriggio e fortunatamente non tutto era stato vano.
“Spero
che tua madre non si arrabbi per l’orario! Prometto che non succederà più! La
prossima volta finiremo prima!”, disse
quando arrivammo davanti al cancello.
“Non
preoccuparti, capirà! Soprattutto quando le dirò che ho studiato fisica!”,
dissi ridacchiando al solo pensiero di mia madre che veniva a conoscenza del
mio pomeriggio di intenso studio: non ci avrebbe creduto molto facilmente!
Lui
sorrise con me, poi si avvicinò lentamente al mio viso, fissandomi negli occhi
e mi lasciò un leggero bacio sulla fronte. Il mio cuore prese a battere
freneticamente senza un vero motivo, mentre sentivo le mie gambe farsi sempre
più deboli. Non mi piaceva l’effetto che quel ragazzo aveva su di me.
“Buonanotte
Sana!”, disse ancora vicino al mio volto.
“Buonanotte
Akito!”, sussurrai frastornata.
Lui si
allontanò leggermente, poi si voltò e andò via.
Deglutii
sbattendo più volte le palpebre: e adesso?
Angolo autrice
Allora, ecco il quarto capitolo! Spero vi piaccia!
Per quanto riguarda la lunghezza, beh, questo avevo già
progettato di metterlo intero perchè non troppo
lungo, il dubbio era sul quinto, che però posterò
intero! L'ho chiesto in anticipo perchè in questi giorni sono un
pò impegnata e l'ho già dovuto preparare!!XD
Vabbè, non credo che queste ciance vi interessino molto!
Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate, è importante, anche
perchè vi ricordo che questa è la mia prima long-fic,
quindi commentate!!!
Grazie a tutti coloro che leggono la storia, in particolare
aki96, beky, cicia123456, DenaDena, dolcementeprincess, giulia0209 e turnright_.
Ed ora passiamo a ringraziare le persone che hanno recensito!!^_^
ryanforever: beh, mi dispiace ma ti toccherà aspettare ancora un pò! Ti dico che già nel prossimo andrà relativamente meglio, o peggio, dipende dai punti di vista!XD Spero che il capitolo ti piaccia e ti ringrazio per tutti i commenti che lasci!! Troppo buona!^_^ 1baci8...
delichan123: eh si, fortunatamente ho ancora qualche idea per Sana e Aki!! Poi vedrai presto, ho pronti già altri due capitoli e per il settimo non manca molto! Vabbè, inutile annoiarti con queste cose! Spero che il capitolo sia di tuo gradimento!^_^1baci8...
Ili91: eh si, Sana se la prende per nulla! Io avrei fatto i salti di gioia!!!XD Però dai, mi piace vederla anche così! Comunque, per la scomemssa con Fuka, diciamo che mi serviva come presupposto per una possibile amicizia con Akito! Ok, adesso non voglio anticipare nulla, quindi mi tappo la bocca! Ho già detto troppo! Fammi sapere cosa pensi del capitolo! 1baci8...
Bluegin: wow, la mia autostima è salita alle stelle!! Grazie per i complimenti, davvero, è bellissimo riceverli!!!XD Comunque per la scommessa avevo pensato anche io a cose ben più pesanti, però poi ho preferito mettere questa, per evitare troppi casini... e poi l'ho detto e lo ripeto: mi piace vedere Sana che si fa problemi per nulla!!XD *me molto cattiva!!* Riguardo all'insicurezza... ci sto lavorando... diciamo che è da poco che scrivo e soprattutto è da poco che faccio leggere ciò che scrivo!! Vabbè, smetto di blaterare... Ancora grazie!!! 1baci8...
Heric e Sana per sempre: contentissima che ti sia piaciuto! *me sorridere con la faccia da ebete quando leggere queste cose XD* Speriamo sia lo stesso anche per questo!!!^_^1baci8...
Saku_chan: so che è poco realistico, però non volevo esagerare! Mi sa che ho esagerato al contrario!XD Vabbè, dai, diciamo che Akito per questa volta si è comportato da bravo ragazzo, ogni tanto capita anche a lui! Spero che questo chap ti sia piaciuto! 1baci8...
trixina: e logicamente il quinto capitolo sarà tutto intero!^_^ Vabbè dai, il prof rimarrà sempre il suo incubo personale, sempre dopo Hayama s'intende!!!XD Per qualcosa di più ti toccherà aspettare ancora un pò diciamo che l'attesa non sarà tanto lunga, alla fine sono pur sempre dieci giorni!!!XD A parte questo dimmi cosa ne pensi di questo capitolo *non è un obbligo tranquilla, solo mi piacerebbe avere la tua opinione!!!^_^* 1baci8... o meglio besos!!
Ok, mi pare di aver fatto tutto! Ah, l'ultima cosa, molto importante, davvero molto importante:
COMMENTATE!!!! 1baci8...
...bontina....