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Autore: BlackVanilla    03/10/2019    1 recensioni
* ATTENZION SEQUEL - E' CONSIGLIATA LA LETTURA DI HEART AND LIFE * Dopo Heart and Life, Gwennie ritorna più desiderosa che mai di guarire dal suo terribile virus...riuscirà Law ad aiutarla? Come andrà a finire tra i due? La loro storia avrà un futuro o incontrerà troppi ostacoli da affrontare? Lo sapremo solo leggendo!!! Un racconto ambientato nella magica Wano accompagnerà i lettori che vorranno gentilmente seguirla!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il chirurgo della morte si alzò dalla cassa di legno sulla quale era stato seduto mentre aveva interrogato Basil Hawkins in merito ad un paio di punti che avevano suscitato la sua curiosità.
Osservò quello che fino a poco prima era stato il suo carceriere: giaceva seduto a terra, la schiena appoggiata alla parete mentre un taglio netto aveva separato il suo busto dalle gambe...anche le mani erano abbandonate lontano dalle braccia.
Ghignò pensando alla piccola discussione che aveva avuto con lui, tempo addietro, su cosa era in grado di fare ognuno di loro con i rispettivi poteri… bene, Hawkins aveva avuto modo di sperimentare le potenzialità del frutto Ope Ope in prima persona.
“Non è stato bello sapere della faccenda del Do-In in quel modo, eh? Scommetto che la ragazza sarà già morta adesso...eri talmente furioso con lei che lo sarebbe riuscito a vedere anche un cieco...le hai dato il colpo di grazia, Trafalgar!”, sputò velenoso il Mago con quel briciolo di forza che gli rimaneva.
Law emise un suono dalla gola, sembrò una specie di ruggito rabbioso, poi si girò fulmineo e assestò un micidiale fendente il quale impedì all’headliner di aggiungere anche solo un’altra sillaba al suo monologo.
Girando sui tacchi il dottore fece per uscire dalla cella, quando una figura scura comparve alla sua sinistra.
“Se liberami fa parte del tuo complotto...così sia, ne approfitto volentieri”, esclamò camminando verso l’uscita.
L’uomo misterioso rimase in silenzio.
Il medico continuò deciso per la sua strada quando, con la coda dell’occhio, vide un certo oggetto appoggiato su uno dei numerosi tavoli che reggevano impietosi i vari strumenti di tortura usati solitamente dagli scagnozzi di Kaido.
Si trattava del chakram di Gwennie, completo di cintura nella di cuoio e dei suoi bracciali, nei quali spiccavano ancora i famosi aghi avvelenati che la ragazza aveva da poco imparato ad usare.
Il chirurgo afferrò gli oggetti e strinse la mascella: non solo quando Hawkins l’aveva liberata la ragazza aveva avuto un peggioramento di salute, ma adesso si trovava ad essere anche completamente disarmata.
 
 
La notte calò su Wano.
Ai margini della capitale, in una modesta baracca disabitata, aveva trovato rifugio Gwennie.
La ragazza giaceva su di un vecchio futon che aveva trovato arrotolato in quella che doveva essere stata la camera da letto del proprietario dell’abitazione.
Era riuscita a fermare l’epistassi con molta fatica, ne erano la prova lampante i vari pezzi di stoffa insanguinati che giacevano sul logoro tatami che fungeva da pavimento.
Si sentiva fiacca e le girava la testa, imputò il tutto alla notevole perdita di sangue che aveva subito, mentre cercava di raggruppare le forze necessarie per uscire di lì e raggiungere i pirati Heart, ovunque i corsari si trovassero. 
Dovevano portare in salvo Law, questo era il suo pensiero fisso.
Si alzò reprimendo un forte capogiro.
Un vago senso di nausea le salì in gola, costringendola ad uscire dalla baracca il più rapidamente possibile per poi rigettare il misero contenuto del suo stomaco dietro ad un cespuglio spinoso.
Si pulì la bocca con il dorso della mano mentre il respiro affannoso iniziò pian piano a regolarizzarsi.
Passò una mano sul viso, percependo immediatamente un anomalo calore...aveva la febbre, e anche piuttosto alta.
Sospirò.
Un rumore alla sua sinistra la distrasse: un piccolo tanuki era spuntato fuori dalla boscaglia e la osservava con aria interrogativa, successivamente riprese il suo cammino fino a che non arrivò a destinazione, ovvero la riva di un piccolo ruscello che scorreva non molto lontano da lì.
Gwennie pensò che non sarebbe stato male fare un bagno veloce, molto probabilmente l’acqua fresca avrebbe potuto aiutarla ad abbassare la febbre, almeno di un poco.
Raggiunse la riva imitando il piccolo animale, scelse un posto dove l’erba fosse meno rigogliosa per abbandonare momentaneamente il suo komon, poi entrò nell’acqua.
Era fredda e la fece rabbrividire con violenza. 
Chiuse gli occhi abituandosi pian piano a quella temperatura.
I suoi pensieri corsero a Law...allo sguardo freddo e carico di delusione che le aveva rivolto poco prima che Hawkins la liberasse.
Si morse il labbro mentre delle lacrime iniziarono a pungerle imperiosamente gli occhi.
 
 
Setsuko, una famosa juuyo della capitale dall’esotica bellezza, osservò il suo accompagnatore di quella sera e sentì una fitta di preoccupazione stringerle spiacevolmente lo stomaco.
Era abituata ad avere a che fare con uomini ai quali piaceva bere ed ubriacarsi, ma quello era decisamente un caso particolare: il tizio che l’aveva pagata per trascorrere con lui la serata e la successiva notte, aveva bevuto più di quanto avesse mai visto chiunque altro fare in tutta la sua carriera.
“Voglio altro sake”, esclamò all’improvviso dopo aver deposto il bicchiere ormai vuoto sul tavolino.
La donna afferrò lesta la bottiglia e fece il gesto di versare, ma il contenitore risultò essere ormai vuoto.
“E’ finito”, comunicò cauta.
“Voglio altro sake”, ripeté l’uomo passandosi una mano sulla testa completamente rasata.
Setsuko fece un cenno al cameriere, il quale fece un piccolo inchino prima di recarsi nel retro del locale, dove era collocato il magazzino.
“Dov’è il mio sake?”, domandò imperioso l’accompagnatore della juuyo.
Lei deglutì forzatamente aggiustando con nervosismo il magnifico kimono color scarlatto che indossava quella sera: era infatti uno dei suoi preferiti dato che quel particolare colore sembrava avere il potere di far risaltare la strepitosa lucentezza della sua nera chioma.
“Non agitarti, mio caro. Arriverà subito”, sorrise nel modo più naturale che in quel momento le riuscisse.
Lui calò pesantemente un pugno sul tavolo, poi la afferrò malamente per il braccio costringendola ad avvicinare il viso al proprio.
“Non dirmi mai cosa devo fare. Chiaro?”, sibilò guardandola dritta negli occhi scuri.
Lei boccheggiò, incapace di trovare la voce, i voluminosi orecchini dorati che portava dondolarono vistosamente a causa dello strattone che aveva ricevuto.
In quel momento fece la sua comparsa il proprietario del locale, il signor Tai, il quale si inchinò profondamente prima di comunicare dispiaciuto al suo ospite che le scorte di sake erano terminate.
“Vuoi dire che non c’è più sake?”, domandò il cliente osservando con eccessiva attenzione le unghie delle proprie mani.
“Sono desolato, ma è terminato”, confermò chinando il capo.
“Jonnmaru-sama, possiamo andare in un altro locale, non credi?”, Setsuko posò le sottili dita sul braccio del suo accompagnatore.
L’uomo la ignorò completamente, preferì invece alzarsi in piedi in modo da potersi avvicinare al proprietario del locale.
“Non c’è problema…farò come ha detto la signorina qui presente. Andremo semplicemente in un altro locale”, comunicò con tono atono mentre prendeva distrattamente in mano un paio di hashi che giacevano su di un tavolino poco distante.
“Grazie. Sono certo grato per la sua comprensione...e sono certo che…”, Tai fu malamente interrotto dal suo ospite, il quale gli mostrò una foto che aveva pescato dalle pieghe del suo prezioso kimono.
Gli domandò se avesse già visto la ragazza ritratta.
“Io...sì, mi sembra sia la cameriera di Sangoro dal soba speciale. Non conosco il suo nome, ma avevano una bancarella qui vicino. Adesso sono entrambi ricercati se non sbaglio…”.
Jonnmaru sorrise soddisfatto mentre riponeva la foto al sicuro.
Fece roteare tra le dita le bacchette di legno sfoggiando una grande abilità, sapeva di avere addosso lo sguardo di tutti i clienti presenti nel locale.
Era esattamente il tipo di attenzione che desiderava.
Sempre sorridendo chiese alla sua accompagnatrice di raccogliere le sue cose, poi rivolse lo sguardo verso il signor Tai, il quale fissava con preoccupazione quello strano personaggio che aveva malauguratamente scelto la sua locanda per passare la serata. 
Quello che successe dopo fu veloce quanto macabro, nessuno si accorse del movimento fulmineo dell’uomo mentre conficcò con forza le hashi nel collo del signor Tai.
Spruzzi di sangue si alzarono imperiosi.
I clienti inorriditi poterono solo assistere all’agonia del povero proprietario mentre cercava inutilmente un aiuto che, anche se fosse arrivato, sarebbe stato del tutto inutile.
La juuyo si portò le mani alla bocca, completamente incapace di emettere anche il più flebile suono.
Jonnmaru sputò con disprezzo sul corpo dell’uomo il quale era appena spirato dopo essersi pesantemente accasciato a terra.
“Se io voglio ancora sake, tu devi portarmi sake”, concluse a voce bassa.
Cinse con un braccio la vita della terrorizzata Setsuko e si avviò con lentezza verso l’uscita.
 
Carissimi,
eccomi con il capitolo.
Attendo vostre eventuali recensioni!!!
Un abbraccio
BV
 
   
 
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