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Autore: Vale3    08/05/2005    2 recensioni
Freddo, buio, ombra…Ira, odio, sofferenza… Può, un’anima devastata, tornare alla luce? Può provare di nuovo quel calore che scioglie il cuore e rimargina le ferite più profonde? Gli è concesso assaporare almeno l’ombra di un affetto che lo ha sempre condannato?…Ma si sa, il destino non perdona e il passato non si può cambiare… lo si deve solo affrontare, radunando le proprie forze, e combattendo fino alla fine!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V e r s u s

V e r s u s

Capitolo VI

 

 

 

 

 

Vuoto attorno a lui.

Non aveva la minima coscienza di chi fosse, di dove fosse, di cosa fosse successo.

Le sue orecchie, al momento, non percepivano nulla all’infuori di         quel martellante silenzio e quel suono ripetitivo, quale il suo debole respiro.

Prese lentamente coscienza di sé.

Non riusciva a muoversi, a parlare, poté solo aprire adagio gli occhi.

All’inizio la luce lo accecò sfumandosi alla chiusura serrata delle sue palpebre. Li aprì nuovamente, cercando di abituarsi al forte chiarore.

Era tutto bianco attorno a lui.

Sulle prime non mise a fuoco nulla, tutto era un unico, immenso, gioco di luce.

Tirò un respiro, fece un po’ più di rumore, e all’improvviso avvertì una dolce stretta sul braccio sinistro.

Voltò lo sguardo in quella direzione, e vide solo un’ombra più scura che si stagliava sulla luce, permettendogli di guardare senza troppa fatica.

L’ombra si muoveva febbrilmente avanti e indietro; accorgendosi di questi lenti movimenti, si accorse anche del fazzoletto bagnato che gli inumidiva la fronte, come se avesse la febbre.

Ad un tratto sentì una voce: molto lontana mentre il suono delle parole, faceva l’eco nelle sue orecchie.

    “Harry” sentì pronunciare con voce preoccupata e velata.

Tutto sembrava ridicolo alla sua mente, ancora in quello stato; lo divenne un po’ meno, quando riuscì a distinguere, anche se non bene per la mancanza degli occhiali, la figura del professor Lupin.

Rimase imbambolato a guardarlo, mentre una grande  confusione cominciava ad annebbiargli la mente.

    “Cos’è successo?” chiese con voce tanto flebile, da non sembrare neppure sua.

Remus si limitò a guardarlo severo e preoccupato al tempo stesso.

Non parlò. Non disse niente. Lo fissò solamente.

Harry, davvero non ricordava nulla, e quel comportamento lo confondeva solo di più.

    “Cos’è successo?” domandò nuovamente, questa volta, cercò di puntellarsi sul letto, per poter prendere gli occhiali e cercare di mettere a fuoco la situazione, ma appena ci provò, sentì un forte dolore ai polsi, che gli immobilizzava entrambe le braccia.

Ricadde sul cuscino lasciandosi sfuggire un gemito ben udibile.

    “Stai giù” disse la voce Remus da molto lontano.

Quel dolore gli aveva offuscato i sensi, udiva il suono della sua voce, in modo ovattato, come se ci fossero stati chilometri tra di loro.

Harry lo guardò, con le lacrime agli occhi per il dolore, cercando una spiegazione logica a tutto quello.

Remus lo guardò di nuovo, poi finalmente parlò.

    “Tu…” cominciò. “ Tu…è successo…è successa una cosa orribile…non credevo che potessi arrivare a farlo, Harry…non lo pensavo, avevo fiducia, avevo fiducia in te che non lo avresti fatto, che non ci avresti nemmeno pensato…”.

Harry non capì una parola di quello che Remus stava dicendo. Alla sua mente apparivano tutte come parole insensate, prive di un significato logico, quello che lui voleva sapere era come si trovava in quel letto, di quello che aveva tutta l’aria di essere un ospedale.

    “…non sai, non sai cosa ho provato, Harry, quando ti ho visto.. mio Dio, è stato orribile…” riprese Remus scoppiando a piangere davanti ad un Harry completamente sbalordito, non ricordava nulla.

    “Remus” provò a dire con voce ferma, come per rassicurarlo. “Vorrei solo sapere perché mi trovo qui…cosa mi è successo…” .

Remus lo fissò.

    “No cosa ti è successo, ma cosa ti sei fatto…come è possibile, che non ricordi nulla? Harry, hai tentato di ucciderti!” finì, prima di ricominciare a singhiozzare.

Harry rimase a bocca aperta, lo sguardo gli si velò, sbiadito e sfuocato dalla freddezza dei ricordi che prendevano velocemente forma nella sua testa, passandogli davanti agli occhi, procurandoli un senso di forti vertigini.

L’album, la stanza…la stanza…il sangue…rosso…

Tutto vorticò, e la sua mente vacillò.

    “Remus, io…mi dispiace” disse semplicemente, abbassando lo sguardo, offuscato dalle lacrime che faceva di tutto per non far scendere.

Remus si bloccò. Poi lo afferrò bruscamente per le spalle.

    “No Harry! Non dirlo…è colpa mia, non dovevo…” disse, ma la voce morì in gola.

    Cosa Remus? Cosa non dovevi?” chiese con voce flebile.

    “Non dovevo lasciarti a casa da solo…è stato uno sbaglio, ti stavi riprendendo…ho rovinato tutto, ti chiedo perdono Harry, se inconsapevolmente ho contribuito alla tua sofferenza…” finì scotendo il capo con gli occhi bassi sul letto.

Harry non disse nulla. Remus alzò lo sguardo.

   “Lo so che non dovrei, ma ti prego di raccontarmi cosa è successo” disse. La sua non era una richiesta, era più una preghiera.

Harry sospirò e ingoiò a vuoto. Poi infine parlò molto lentamente.

    “Io…non so cosa mi sia successo…oh, voglio dire, cosa ho fatto…è successo tutto molto in fretta…non ricordo quasi nulla, solo immagini, brevi visioni scollegate…” s’interruppe con lo sguardo nel vuoto, come a ricordare. “ Era poco dopo che tu te n’eri andato…volevo tanto rivedere l’album delle fotografie, mi era piaciuto moltissimo…quindi sono salito a cercarlo, sperando di trovarlo nella tua camera, come tu mi avevi detto…ma poi è successa una cosa, che non doveva succedere…ho aperto la camera sbagliata…la porta a sinistra…” .

    “No…come ho potuto lasciarla aperta, che stupido sono stato!” esclamò Remus guardando Harry con occhi spalancati e una mano sulla bocca.

Harry scosse il capo e  continuò.

    “No Remus, questa volta è colpa mia…la mia curiosità è sempre stata la mia rovina…e questa volta l’ho fatta grossa, dovevo uscire, dovevo uscire appena mi ero accorto di essere in un luogo in cui non dovevo neanche pensare di essere…è stato l’errore più grosso della mia vita…” disse. “Non so cosa dire, sono io che devo chiederti perdono, Remus, perché non ho il diritto di farti soffrire così, soprattutto per quello che stai passando da una vita intera…”.

Remus scosse la testa e gli mise dolcemente una mano sulla bocca.

    “No, no…” mormorò guardando Harry con occhi vacui.

Harry rimase in silenzio, indeciso, poi un forte capogiro lo costrinse a scivolare ancora più giù e sprofondare nel cuscino, cercando di alleviarlo.

    Sssssh” bisbigliò Remus facendolo completamente stendere a letto. “Devi riposare, devi riprenderti…” disse, rimboccando la coperta leggera che copriva il ragazzo.

Lo guardò per un momento, poi si avviò lentamente verso l’uscita della stanza; ma all’improvviso si bloccò, un attimo incerto sul da farsi, poi si voltò, si avvicinò nuovamente ad Harry e gli diede un leggero bacio sulla fronte, proprio sulla cicatrice. Dopodiché, uscì velocemente dalla camera.

 

Harry si ritrovò di nuovo solo con i suoi pensieri, che in quel periodo gli facevano gran brutti scherzi. Con l’uscita di Remus dalla stanza, la luce e il vuoto erano tornati ad invadere il suo mondo. Come se l’ultima speranza se ne fosse andata con quell’uomo, che aveva così presto abbandonato la camera.

Si ritrovò a fissare il soffitto, senza un motivo. Tutto in quel periodo non aveva un motivo…a cominciare dalla morte di Sirius…che strano, parlarne e pronunciare quel nome, non procurava tanto dolore, forse perché, in verità, voleva cercare di non provare dolore al suono di quel nome che portava alla mente un sacco di immagini di tempi che non sarebbero mai più tornati.

Che stupido che era stato…solo ora ci pensava…

Ma dopotutto, aveva solo un vago ricordo di quello che era accaduto…

Si stupì.

Rimase stupito del fatto di aver reagito così; una belva feroce ferita a morte nel cuore, si era impadronita della sua mente, prendendo il controllo delle azioni…eppure, quello che lo faceva veramente preoccupare, era la convinzione avuta quando aveva preso in mano quel coltello…

I suoi pensieri furono interrotti dal cigolio della maniglia della porta che si abbassava piano.

Harry voltò la testa verso la porta, che si aprì facendo un gran rumore.

Subito, un’infermiera entrò con passo sostenuto. Era una donna di mezz’età, robusta e molto alta.

Si avvicinò al letto di Harry e rimase a fissarlo per qualche secondo, prima di posare sul letto la sua bacchetta.

    “Allora?” chiese un po’ curiosa, con una strana voce profonda, adatta letteralmente alla sua stazza.

Harry si limitò a fissarla.

    “Come andiamo Potter? Ti senti meglio vedo…sei già sveglio” continuò guardandolo con un sopracciglio inarcato, iniziando a srotolargli le fasciature alle braccia.

    “Non ricordo quasi nulla…” cominciò Harry.

L’infermiera scosse la testa.

    “E’ l’effetto della pozione soporifera che ti abbiamo somministrato…è un buon metodo non ricordare…anzi, un ottimo metodo…” disse un po’ compiaciuta.

    “Non è vero” disse automaticamente Harry.

L’infermiera si bloccò.

    Cosa?” chiese ad occhi spalancati.

    “ Non è vero, non ricordare non è affatto…un buon metodo…” disse con sguardo che andava ben oltre la persona che aveva davanti; sguardo pronto a catturare ogni minima traccia di passato nella sua mente e nel suo cuore.

    “Non ricordare significa non essere consapevoli, significa essere privi delle basi e dei momenti che ti hanno fatto diventare ciò che sei…non ricordare non deve essere usato come antidolorifico…forse come ho fatto io…ricordare significa vivere ed essere consci dei momenti belli della nostra vita, ma anche quelli brutti…ma per questo non ci dobbiamo abbattere, ricordare anche i momenti brutti, non può che essere un’altra solida base per un altro nostro punto di forza, che può tornare a nostro favore in futuro…voglio dire...è sbagliato credere che non ricordare sia la cosa migliore, perché ci rende vuoti… anche se a volte è efficace per dimenticare il dolore, i ricordi che fanno male…e questo, io l’ho capito troppo tardi…” s’interruppe, vedendo che l’infermiera senza aprire bocca, con un colpo di bacchetta, aveva fatto comparire intorno alle sue braccia garze pulite e fresche.

La donna lo guardò per un attimo, ed Harry poté notare un’ombra di tristezza e comprensione velare i suoi piccoli occhi; senza dire nulla, si avviò, verso la porta, solo alla fine si voltò.

    “Sei davvero una bella persona, Harry Potter” disse e uscì.

 

***

 

Ehm… In primo luogo mi devo scusare con tutti voi per la banalità di questa storia^^

Non credevo che un paio di mesi dopo aver scritto qualcosa, l’effetto di rileggerlo sia così ^O^

 

Mah… a questo punto diventa un qualcosa senza tante pretese (anche se infondo ci tengo ^///^). Continuo a pubblicarla perché non voglio gettare al vento il tempo che ci ho impiegato dietro, anche se questo non garantisce qualità^^

 

Cercherò di fare meglio una prossima volta.

Spero che comunque (in qualche strano modo^^) possa esservi piaciuto.

Davvero, a questo punto, le critiche e i pomodori (o carciofi, fate voi) sono più che accette, magari così mi aiutate a capire cosa non funziona.

 

Inoltre, cosa più importante di tutte, ringrazio ancora una volta chi ha recensito. Grazie shin_88 e koraen ^___^

 

Alla prossima volta^^

 

 

 

 

  
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