V e r s u s
Capitolo VI
Vuoto attorno a
lui.
Non aveva la
minima coscienza di chi fosse, di dove fosse, di cosa
fosse successo.
Le sue
orecchie, al momento, non percepivano nulla all’infuori di quel martellante silenzio e quel suono
ripetitivo, quale il suo debole respiro.
Prese
lentamente coscienza di sé.
Non riusciva a muoversi, a parlare, poté solo aprire adagio gli
occhi.
All’inizio la
luce lo accecò sfumandosi alla chiusura serrata delle sue palpebre. Li aprì
nuovamente, cercando di abituarsi al forte chiarore.
Era tutto bianco
attorno a lui.
Sulle prime non
mise a fuoco nulla, tutto era un unico, immenso, gioco
di luce.
Tirò un
respiro, fece un po’ più di rumore, e all’improvviso avvertì una dolce stretta
sul braccio sinistro.
Voltò lo
sguardo in quella direzione, e vide solo un’ombra più scura che si stagliava
sulla luce, permettendogli di guardare senza troppa fatica.
L’ombra si
muoveva febbrilmente avanti e indietro; accorgendosi di questi lenti movimenti,
si accorse anche del fazzoletto bagnato che gli inumidiva la fronte, come se
avesse la febbre.
Ad un tratto
sentì una voce: molto lontana mentre il suono delle parole, faceva l’eco nelle
sue orecchie.
“Harry” sentì pronunciare con voce
preoccupata e velata.
Tutto sembrava
ridicolo alla sua mente, ancora in quello stato; lo divenne un po’ meno, quando
riuscì a distinguere, anche se non bene per la mancanza degli occhiali, la
figura del professor Lupin.
Rimase
imbambolato a guardarlo, mentre una grande confusione cominciava ad annebbiargli la
mente.
“Cos’è successo?”
chiese con voce tanto flebile, da non sembrare neppure sua.
Remus si limitò
a guardarlo severo e preoccupato al tempo stesso.
Non parlò. Non
disse niente. Lo fissò solamente.
Harry, davvero
non ricordava nulla, e quel comportamento lo confondeva solo di più.
“Cos’è successo?”
domandò nuovamente, questa volta, cercò di puntellarsi sul letto, per poter prendere
gli occhiali e cercare di mettere a fuoco la situazione, ma appena ci provò,
sentì un forte dolore ai polsi, che gli immobilizzava entrambe le braccia.
Ricadde sul
cuscino lasciandosi sfuggire un gemito ben udibile.
“Stai giù” disse la voce Remus da molto
lontano.
Quel dolore gli
aveva offuscato i sensi, udiva il suono della sua voce, in modo ovattato, come
se ci fossero stati chilometri tra di loro.
Harry lo
guardò, con le lacrime agli occhi per il dolore, cercando una spiegazione
logica a tutto quello.
Remus lo guardò di nuovo, poi finalmente parlò.
“Tu…” cominciò. “ Tu…è successo…è successa
una cosa orribile…non credevo che potessi arrivare a
farlo, Harry…non lo pensavo, avevo fiducia, avevo fiducia in te che non lo
avresti fatto, che non ci avresti nemmeno pensato…”.
Harry non capì
una parola di quello che Remus stava dicendo. Alla sua mente apparivano tutte
come parole insensate, prive di un significato logico, quello che lui voleva
sapere era come si trovava in quel letto, di quello che aveva tutta l’aria di
essere un ospedale.
“…non sai, non sai cosa ho provato, Harry,
quando ti ho visto.. mio Dio, è stato orribile…”
riprese Remus scoppiando a piangere davanti ad un Harry completamente
sbalordito, non ricordava nulla.
“Remus” provò a dire con voce ferma, come
per rassicurarlo. “Vorrei solo sapere perché mi trovo qui…cosa mi è successo…” .
Remus lo fissò.
“No cosa ti è successo, ma cosa ti sei
fatto…come è possibile, che non ricordi nulla? Harry, hai tentato di ucciderti!” finì, prima di ricominciare a
singhiozzare.
Harry rimase a
bocca aperta, lo sguardo gli si velò, sbiadito e sfuocato dalla freddezza dei
ricordi che prendevano velocemente forma nella sua testa, passandogli davanti
agli occhi, procurandoli un senso di forti vertigini.
L’album, la
stanza…la stanza…il sangue…rosso…
Tutto vorticò,
e la sua mente vacillò.
“Remus, io…mi dispiace” disse
semplicemente, abbassando lo sguardo, offuscato dalle lacrime che faceva di
tutto per non far scendere.
Remus si
bloccò. Poi lo afferrò bruscamente per le spalle.
“No Harry! Non dirlo…è colpa mia, non dovevo…” disse, ma la voce morì in gola.
“Cosa Remus? Cosa non dovevi?” chiese con voce flebile.
“Non dovevo lasciarti a casa da solo…è
stato uno sbaglio, ti stavi riprendendo…ho rovinato tutto, ti chiedo perdono
Harry, se inconsapevolmente ho contribuito alla tua sofferenza…” finì scotendo
il capo con gli occhi bassi sul letto.
Harry non disse
nulla. Remus alzò lo sguardo.
“Lo so che non dovrei, ma ti prego di
raccontarmi cosa è successo” disse. La sua non era una
richiesta, era più una preghiera.
Harry sospirò e
ingoiò a vuoto. Poi infine parlò molto lentamente.
“Io…non so cosa mi sia successo…oh, voglio
dire, cosa ho fatto…è successo tutto molto in fretta…non ricordo quasi nulla,
solo immagini, brevi visioni scollegate…” s’interruppe con lo sguardo nel
vuoto, come a ricordare. “ Era poco dopo che tu te n’eri andato…volevo tanto
rivedere l’album delle fotografie, mi era piaciuto moltissimo…quindi sono
salito a cercarlo, sperando di trovarlo nella tua camera, come tu mi avevi detto…ma poi è successa una cosa, che non doveva
succedere…ho aperto la camera sbagliata…la porta a sinistra…” .
“No…come ho potuto lasciarla aperta, che
stupido sono stato!” esclamò Remus guardando Harry con occhi spalancati e una
mano sulla bocca.
Harry scosse il
capo e continuò.
“No Remus, questa volta è colpa mia…la mia
curiosità è sempre stata la mia rovina…e questa volta l’ho fatta grossa, dovevo
uscire, dovevo uscire appena mi ero accorto di essere in un luogo in cui non
dovevo neanche pensare di essere…è stato l’errore più
grosso della mia vita…” disse. “Non so cosa dire, sono io che devo chiederti
perdono, Remus, perché non ho il diritto di farti soffrire così, soprattutto
per quello che stai passando da una vita intera…”.
Remus scosse la
testa e gli mise dolcemente una mano sulla bocca.
“No, no…” mormorò guardando Harry con occhi
vacui.
Harry rimase in silenzio, indeciso, poi un forte capogiro lo costrinse
a scivolare ancora più giù e sprofondare nel cuscino, cercando di alleviarlo.
“Sssssh”
bisbigliò Remus facendolo completamente stendere a letto. “Devi riposare, devi
riprenderti…” disse, rimboccando la coperta leggera che copriva il ragazzo.
Lo guardò per
un momento, poi si avviò lentamente verso l’uscita della stanza; ma
all’improvviso si bloccò, un attimo incerto sul da farsi, poi si voltò, si
avvicinò nuovamente ad Harry e gli diede un leggero
bacio sulla fronte, proprio sulla cicatrice. Dopodiché, uscì velocemente dalla
camera.
Harry si
ritrovò di nuovo solo con i suoi pensieri, che in quel periodo gli facevano
gran brutti scherzi. Con l’uscita di Remus dalla stanza, la luce e il vuoto
erano tornati ad invadere il suo mondo. Come se l’ultima
speranza se ne fosse andata con quell’uomo, che aveva così presto abbandonato
la camera.
Si ritrovò a fissare il soffitto, senza un motivo. Tutto in quel periodo non aveva un
motivo…a cominciare dalla morte di Sirius…che strano, parlarne e pronunciare
quel nome, non procurava tanto dolore, forse perché, in verità, voleva cercare
di non provare dolore al suono di quel nome che portava alla mente un sacco di immagini di tempi che non sarebbero mai più tornati.
Che stupido che era
stato…solo ora ci pensava…
Ma
dopotutto, aveva solo un vago ricordo di quello che era accaduto…
Si stupì.
Rimase stupito
del fatto di aver reagito così; una belva feroce ferita a morte nel cuore, si
era impadronita della sua mente, prendendo il controllo delle azioni…eppure,
quello che lo faceva veramente preoccupare, era la
convinzione avuta quando aveva preso in mano quel coltello…
I suoi pensieri
furono interrotti dal cigolio della maniglia della porta che si abbassava
piano.
Harry voltò la
testa verso la porta, che si aprì facendo un gran rumore.
Subito,
un’infermiera entrò con passo sostenuto. Era una donna di mezz’età, robusta e
molto alta.
Si avvicinò al
letto di Harry e rimase a fissarlo per qualche secondo, prima di posare sul
letto la sua bacchetta.
“Allora?” chiese un po’
curiosa, con una strana voce profonda, adatta letteralmente alla sua
stazza.
Harry si limitò
a fissarla.
“Come andiamo
Potter? Ti senti meglio vedo…sei già sveglio” continuò
guardandolo con un sopracciglio inarcato, iniziando a srotolargli le fasciature
alle braccia.
“Non ricordo quasi nulla…” cominciò Harry.
L’infermiera
scosse la testa.
“E’ l’effetto della pozione soporifera che
ti abbiamo somministrato…è un buon metodo non ricordare…anzi, un ottimo
metodo…” disse un po’ compiaciuta.
“Non è vero” disse automaticamente Harry.
L’infermiera si
bloccò.
“Cosa?” chiese ad
occhi spalancati.
“ Non è vero, non ricordare non è
affatto…un buon metodo…” disse con sguardo che andava ben oltre la persona che
aveva davanti; sguardo pronto a catturare ogni minima traccia di passato nella
sua mente e nel suo cuore.
“Non ricordare significa non essere
consapevoli, significa essere privi delle basi e dei momenti che ti hanno fatto
diventare ciò che sei…non ricordare non deve essere usato come
antidolorifico…forse come ho fatto io…ricordare significa vivere ed essere
consci dei momenti belli della nostra vita, ma anche quelli brutti…ma per
questo non ci dobbiamo abbattere, ricordare anche i momenti brutti, non può che
essere un’altra solida base per un altro nostro punto di forza, che può tornare
a nostro favore in futuro…voglio dire...è sbagliato credere che non ricordare
sia la cosa migliore, perché ci rende vuoti… anche se a volte è efficace per
dimenticare il dolore, i ricordi che fanno male…e questo, io l’ho capito troppo
tardi…” s’interruppe, vedendo che l’infermiera senza aprire
bocca, con un colpo di bacchetta, aveva fatto comparire intorno alle sue
braccia garze pulite e fresche.
La donna lo
guardò per un attimo, ed Harry poté notare un’ombra di tristezza e comprensione
velare i suoi piccoli occhi; senza dire nulla, si avviò, verso la porta, solo
alla fine si voltò.
“Sei davvero una bella persona, Harry
Potter” disse e uscì.
***
Ehm… In primo luogo mi devo scusare con tutti voi per la
banalità di questa storia^^
Non credevo che un paio di mesi dopo aver scritto qualcosa,
l’effetto di rileggerlo sia così ^O^
Mah… a questo punto diventa un qualcosa senza tante pretese
(anche se infondo ci tengo ^///^). Continuo a pubblicarla perché non voglio
gettare al vento il tempo che ci ho impiegato dietro, anche se questo non
garantisce qualità^^
Cercherò di fare meglio una prossima volta.
Spero che comunque (in qualche
strano modo^^) possa esservi piaciuto.
Davvero, a questo punto, le critiche e i pomodori (o
carciofi, fate voi) sono più che accette, magari così mi aiutate a capire cosa
non funziona.
Inoltre, cosa più importante di tutte, ringrazio ancora una
volta chi ha recensito. Grazie shin_88
e koraen ^___^
Alla prossima
volta^^