4. Champagne
Ti guardavo indossare un sorriso, falso come le parole con ogni sera cui adorni i miei polsi. Non sai con quanto sollievo accolgo il buio tra noi quando con l’ultimo gesto ancora umano che ti è rimasto allunghi la mano e spegni la lampada sul comodino. Non sai con quanta pietà poi rimango a misurare la marea inquieta dei tuoi respiri. Mi chiedo quando questa voragine abbia spaccato a metà i nostri giorni. Quando l’inverno sia sceso sulle nostre notti.
I nostri ospiti non lo vedono il palcoscenico su cui scivoliamo lievi come nebbia. Non sentono l’odore del sipario pesante di polvere che da troppo tempo freme per calare sull’oscenità di questo ultimo atto. E io ti guardavo. I sogni del ragazzo che sei stato ridotti a placche di ruggine sotto la camicia di lino. Ti vedevo stringere la mano dei tuoi colleghi, ubriacarli con il miele della tua voce. Così sicura. Così fragile. Ti dimenticavo in un docile sorso di champagne.