Duello a Beacon City
Due eserciti. Due titani. Un solo vincitore.
04/02/2078 D.C.
Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma
Contea di Cimarron/Fort Boise/Gate1
Ore 00:44
36°41’43.5”N 102°22’41.2”O
-ATTENZIONE!!!-
Quando un mutatore ti carica sai già che probabilmente morirai. Quando tanti mutatori ti vengono contro, sai che non avrai scampo.
Sotto il controllo di Woden sei di questi giganti assaltarono la barricata sud e altrettanti colpirono lungo tutto il resto del nostro perimetro. I ghoul infetti che si trovavano davanti venero schiacciati come insetti al loro passaggio. Le potenti armi di Spectrum riuscirono ad ucciderne solo due, mentre gli altri quattro attraversarono la cupola energetica del RAD-SHIELD e come se fossero fatte di carta pesta sfondarono le mura difensive.
Tredici soldati che non erano riusciti a spostarsi in tempo vennero investiti o schiacciati dai titani, che invece di fermarsi e continuare a martoriare le nostre difese, proseguirono la loro avanzata tra gli edifici della base.
-Vogliono conquistare il bunker?!- Chiese Lopez.
-No! Vogliono distruggere il RAD-SHIELD!- Gli rispose Doc.
-A TUTTE LE UNITÀ MOBILI! INSEGUITE I MUTATORI NELLA BASE! BLOCCATELI PRIMA CHE ARRIVINO ALLA PIAZZA!- Ordinò Baker alla radio. -Vai anche tu Red! Qui ci pensiamo noi!-
-SI SIGNORE!-
Ubbidendo al colonello iniziai a correre come una lepre verso la piazza d’armi. Con me c’erano anche gli ultimi arcangeli, MechaNick, Isaac e una jeep con una calibro 50. Inseguire i mutatori non fu affatto difficile. La scia di distruzione che quei cosi si lasciavano alle spalle era molto chiara e la loro velocità non superava le venticinque miglia orarie. In compenso, nessuno dei soldati all’interno della base era ancora riuscito a fermarli o a rallentarli. Le armi leggere erano poco efficaci contro i mutatori, mentre le armi pesanti per ovvie ragioni non erano l’ideale contro bersagli mobili e in rapido movimento. Per quanto grandi essi potessero essere.
Nonostante tutto uno dei quattro mutatori venne quasi subito abbattuto dalla squadra Lynx. Con i loro fucili antimateria i tiratori scelti piantarono una decina di proiettili perforanti ed esplosivi.
Man mano che andavamo avanti i mutatori cominciavano a perdere colpi. La loro tattica di correre sempre dritti per la stessa via invece di dividersi e confonderci giocò a nostro vantaggio. Mentre io con l’Ares e Isaac con le sue mitragliatrici colpivamo quei mostri alle gambe per rallentarli, gli APC e i carri armati tentavano in tutti i modi di bloccare la loro avanzata.
Il mutatore in testa venne preso in pieno da una cannonata criogenica. Caduto a terra il suo torace, contenente il nucleo, si ruppe in mille pezzi.
Il terzo inciampò su un APC comparso all’improvviso ad un incrocio. Il mezzo si rovesciò ma almeno il pilota e i suoi altri occupanti ne uscirono abbastanza illesi. Il mutatore invece atterrò di faccia sull'asfalto. Non ebbe neppure il tempo di rendersene conto che un corazzato in fondo alla strada da cui l’APC era uscito, gli sparò due granate anticarro nel fianco. A finirlo ci pensai io, passandogli vicino e colpendolo con una raffica di Ares a bruciapelo dritta sul nucleo ormai ridotto ad un grosso tuorlo d’uovo mezzo bucato.
Il quarto invece riuscì ad arrivare a destinazione. I difensori della piazza d’armi si erano sicuramente già preparati al suo arrivo, ma se altri mutatori avevano sfondato le difese a nord, ovest o est rischiavano di essere sopraffatti.
-REGGETEVI RAGAZZI!!!-
Prima che io potessi armare il BFG nel braccio e usare l’ultimo colpo a mia disposizione per salvare il RAD-SHIELD, Isaac portò il V1 alla massima velocità, sfrecciò sopra la mia testa, e come solo un diavolo di kamikaze come lui poteva fare, speronò il mutatore alla nuca con la prua del vertibird.
Anche l’ultimo mutatore cadde a terra, e come gli altri venne freddato da due sentinelle robotiche e un assaultron a guardia della piazza.
Isaac invece se la cavò con qualche graffio alla carlinga. Il pilota effettuò una larga virata e si posizionò ai margini della piazza, dove la battaglia per difendere il RAD-SHIELD era ancora in pieno svolgimento.
Tre mutatori erano riusciti a fare breccia. Uno da est e due da ovest. Il loro obbiettivo era chiaramente il macchinario il cui potere impediva agli infetti di entrare in città. A proteggerlo c’erano solo due APC, un carrarmato, una decina di robot e una trentina di soldati. E ovviamente le torrette difensive posizionate in torno ad esso. Quella in cima alla cupola del P2 era invece un pezzo forte della collezione privata del Dr Spectrum. Un cannone gauss da nove metri che dopo aver inquadrato il mutatore proveniente da est, sparò un proiettile elettromagnetico così potente da polverizzare tutto ciò che il mutante aveva sopra la cinta e scavare un bel foro nell'asfalto della piazza. Le gambe del mutatore fecero ancora tre passi prima di cadere a terra e iniziare a sciogliersi.
Liberato il campo ad est, io e gli altri ci concentrammo sui nemici venuti da ovest. I difensori della piazza se la cavarono bene inizialmente, ma senza un po di aiuto non avrebbero resistito a lungo.
Preceduta dagli Arcangeli, continuai a correre verso i due mutatori e a colpirli con l’Ares. Sarà stata una mia impressione, ma quest’ultimi erano più veloci e cattivi degli ultimi tre. Dai gomiti e dalle dita gli erano perfino spuntate delle lunghe e affilate scaglie. Quando quello più indietro se ne staccò una per colpire uno degli ultimi vertibird intervenuti per fermare i mutatori, ci fu chiaro cosa avesse colpito V4 e V5.
-V16 colpito! Hanno colpitoV16!-
-Rilassatevi. Stiamo bene.- Affermò il pilota. -Quella cosa però ci a trapassato la stiva da parte a parte. Uno dei miei si è cagato addosso. Ah ah.-
-Usano i pezzi del corpo come munizioni!-
-Attenti! Sta per tornare a colpire!- Disse Corvo Rosso.
Al secondo colpo il bastardo tento di colpire me. Ma non gli andò tanto bene. Schivata la sua “lancia” puntai l’Ares e premetti il grilletto fino a che il nucleo nella testa del mutatore esplose spruzzando acido come una fontana.
L’ultimo mutatore venne abbattuto da … tutti. Sentinelle, Mr Gutsy, assaultron, vertibird e soldati spedirono quel sacco di pus tossico all’altro mondo con abbastanza potenza di fuoco da sterminare un plotone di armature atomiche.
Prima di dare il via libera, mi ci avvicinai per constatare la morte. L’enorme massa corporea aveva iniziato a decomporsi, ma proprio quando iniziai a sperare che quell’incubo fosse finito ricevetti una brutta notizia.
-Sorvegliante ce n’è uno sulla cupola! Ripeto! Uno si è arrampicato sulla cupola!- Disse una delle operatrici del quartier generale alla radio.
Guardando la cima della cupola, vidi un altro mutatore attaccare il grande cannone gauss di Spectrum. La torretta non riuscì a ruotare in tempo, e il mutatore si avvinghiò alla lunga canna come una piovra. Cigolando e arrancando i motori della torretta cedettero alla forte pressione del mutatore, e dopo averla strappata dalla sua base la bestia la scagliò contro i soldati sottostanti.
-VIAAA!!!- Urlò qualcuno.
Sei soldati persero la vita in quello stesso momento, quando la torretta piombò su di loro. Sei rimasero feriti. Io per poco non venni colpita dal razzo che una sentinella robotica aveva sparato finendo anch’essa schiacciata sotto la pesante arma.
-Fermiamolo!- Disse Amelia sparando contro il mutatore con la sua mitragliatrice a canne rotanti.
Il mutatore rispose subito al fuoco con una di quelle sue lance. La scaglia prese in pieno il V1 di Isaac. Anche se il vertibird non esplose, il velivolo iniziò subito a perdere quota.
-Ha preso il convertitore! Perdiamo quota!- Ci informò Isaac. -Provò ad atterrare! TENETEVI!-
Per un attimo il mondo intorno a me si fermò. Gli ultimi vertibird ad aver effettuato atterraggi di emergenza erano praticamente esplosi tutti. Le vite di tre miei amici stavano appese ad un filo.
Miracolosamente Isaac riuscì a far scendere il V1 molto più lentamente di quanto mi aspettassi. Il velivolo atterrò comunque pesantemente vicino all'entrata del P2. Le sospensioni di un carrello si ruppero, un’elica grattò il cemento della cupola e lo scafo impattò duramente il suolo.
Subito mi precipitai a soccorrere i miei amici. Il mutatore non stette fermo a guardare. Con grande agilità spiccò un balzo dalla cima della cupola e atterrò tra me e il V1. L’impatto non spaccò l’asfalto della piazza, ma le vibrazioni le avvertì pure io.
Arrivatagli praticamente davanti misi alla prova la resistenza della mia pelle colpendolo con una serie di pugni da esperta del corpo a corpo. Per quanto potente fosse l’acido, le secrezioni non riuscirono a liquefare il mio rivestimento o i miei abiti. Buon segno. Peccato che i miei pugni riuscirono solo a trattenere il mostro. La sua pelle era morbida e allo stesso tempo resistente, mentre la sua cassa toracica rendeva il suo nucleo più inaccessibile di un diamante in una cassa forte.
-Possibile che più ne uccidiamo e più forti diventino?- Mi chiesi.
Al trentottesimo jab però, il bestione bloccò il mio pugno con una delle sue enormi mani. Dopo di che fece lo stesso con l’altra mano, e ancora prima che potessi accorgermene, mi ritrovai bloccata.
Il mutatore iniziò subito a spingermi contro il RAD-SHIELD, posizionato a trenta metri dietro le mie spalle e protetto da un discreto numero di difensori, che però non avevano campo libero dato che la sottoscritta si trovava proprio in mezzo.
Nonostante il mutatore fosse più forte del carrarmato che poco prima mi aveva letteralmente investita, riuscii a fermarlo.
-E adesso caccola radioattiva?- Gli chiesi nascondendo i cigoli dei miei servomotori sotto sforzo.
Per un nanosecondo pensai che il mutatore si fosse arrabbiato, o almeno era quello che i suoi tre occhi luminescenti mi suggerirono. Poi, aprendo la sua testa come il coperchio di un cestino, spalancò le sue enormi fauci sprigionando la puzza più rivoltante che il mio analizzatore di particelle avesse mai registrato.
Non appena quella cosa provò a mordermi la faccia tirai indietro la testa di scatto. Una. Due. Tre volte. Eravamo in pieno stallo, solo che il bestione poteva contare sulla sua forza e le sue abilità, mentre io sui miei compagni, che però non potevano sparare senza colpirmi.
-Abbassa la testa Red!- Mi ordinò Nick.
-COME?!- Gli chiesi schivando nuovamente le fauci del mostro.
-ABBASSA LA TESTA!-
Ubbidendo al super meccanico abbassai di colpo la testa, mettendola però alla portata del mutatore. Prima che il mostro me la mangiasse, una bella raffica di proiettili sparati appena dietro le mie spalle mi passò sopra la testa e andò conficcarsi nei bulbi oculari del mutatore.
-ORA LASCIALO ANDARE!-
Appena mi fu chiaro cosa Nick volesse fare, scattai a destra liberando il mutatore. Il colosso piombò in avanti con tutto il suo peso, ed essendo stato temporaneamente privato della vista, non fece caso al carrarmato avvicinatosi per dargli il colpo di grazia. Ci vollero quattro granate anticarro per sventrare il fianco del mostro e colpirlo al nucleo. La perdita di lucentezza e lo scioglimento dei suoi tessuti bastò a confermare la morte.
-Qualcuno informi il colonnello che abbiamo fermato i mutatori.- Ordinai.
-Si signora!- Mi rispose un caporale munito di radio da marconista.
-Tutto a posto voi altri?- Chiesi ad Isaac vedendolo uscire con Tony e Amelia dal V1.
Il pilota mi rispose con un cenno della testa affermativo.
Mentre in lontananza gli spari e le cannonate dei nostri compagni continuavano a farsi sentire, nella piazza gli incendi della nostra breve schermaglia illuminavano la zona mostrando a tutti il caos che quei mostri avevano portato in casa nostra.
-Beh almeno gli abbiamo fermati in tempo.- Disse Nick atterrando vicino a me.
-Così sembra fratello.- Ammisi amaramente guardando i corpi dei nostri caduti mentre quelli ancora in vita iniziavano a portarli via.
-AAAH!!!- Urlò un geniere.
Una trentina di forme gialle bioluminescenti arrivarono correndo come saette da tutte le parti. Una soldatessa vene subito attaccata. Istintivamente attivai il V.A.T.S., ma al posto dell’Ares impugnai la Fiamma dell’Ovest. Era troppo pericoloso usare l’Ares con tutti i soldati nella piazza.
La prima cosa che mi saltò all’occhio fu il nome con cui il V.A.T.S. aveva identificato quegli orrori. Mannari infetti. Non erano semplici randagi infettati. Ma cybercani della polizia mutati dal sangue dei mutatori e trasformati in pure e autentiche belve da guerra. Grossi quasi quanto degli orsi e veloci come ghepardi. A tutti erano ricresciuti gli arti mancanti, mentre le loro vecchie protesi robotiche, ormai divenute piccole e grottesche, furono messe da parte e lasciate a pendere come delle zampette deformi. Ciò che però mi disgustava di più era la loro origine. Quei cosi erano usciti come dei vermi dalle carcasse dei mutatori morti. Più o meno quattro per ogni carcassa. Il loro unico punto debole era la resistenza della loro pelle. Invece di essere robusti e pesanti come i mutatori, i loro corpi erano poco più resistenti di quelli dei ghoul infetti.
I primi sei colpi andarono tutti a segno. Come sempre. Anche se due di quei cosi rimasero soltanto menomati. Poi però altri tre dei nostri furono attaccati e subito sbranati dai mostri.
Le nostre armi sembrarono abbastanza potenti da tenergli testa, fino a quando io e Nick non fummo attaccati alle spalle dai mannari usciti dall’ultimo mutatore ucciso. Due mi saltarono addosso, mentre un si gettò su Nick. La prima cosa che feci fu liberare il mio amico dalle grinfie del suo assalitore, sparando tre colpi senza l’utilizzo del V.A.T.S.. Assicuratami che Nick fosse fuori pericolo mi occupai dei miei assalitori.
O meglio, loro si occuparono di me. Mentre uno si era arrampicato sulla mia schiena per poi saltarmi sul braccio e tentare di strapparmi la pistola dalla mano, l’altro si era messo a strattonarmi la caviglia destra cercando di farmi cadere. Il mannaro ci riuscì, solo che le mie chiappe gli piombarono dirette addosso, riducendolo ad una poltiglia mezza frantumata.
Quell’altro approfittò della mia caduta per saltarmi alla faccia e azzannarmela. Mettendo le braccia a croce riuscii a fermarlo, ma la sua forza mi mise comunque in difficoltà. Strano che delle creature così poco resistenti agli attacchi fossero anche così forti.
A soccorrermi ci pensò MechaNick. Il super meccanico tirò un pugno talmente forte da spedire la testa del mutante canino ai confini della piazza. Dal collo della creatura sgorgò qualcosa come un fiume di acido che entrandomi in bocca mi fece rimpiangere di avere un analizzatore di sostanze.
Rialzatami vidi che finalmente anche gli altri mannari stavano per esaurissi. L’ultimo, uno a cui le zampe posteriori erano state amputate, venne schiacciato dai cingoli del carro armato rimasto operativo. Per l’ennesima volta la battaglia sembrò vinta. E per l’ennesima volta la buona sorte ci voltò le spalle quando una raffica di proiettili da 5,56mm colpì in più punti il RAD-SHIELD.
A sparare fu un soldato infetto con il suo R91. Il nostro commilitone era stato ridotto quasi in poltiglia, ma il suo organismo riuscì a resistere alla corrosione dell’acido quel tanto da permettergli di strisciare verso la sua arma, puntarla e svuotare il caricatore.
Dopo che un marine ebbe messo fine alle sue sofferenze con un fucile antisommossa, io e Nick ci avvicinammo al RAD-SHIELD per constatarne i danni. A prima vista non sembrava esserci nulla di grave. Qualche graffio alla blindatura e delle luci di posizione saltate. Ma il Dr Spectrum, ancora intento a macellare carne di ghoul infetti al Gate1, la pensava diversamente.
-Red? Che tu sappia hanno colpito il RAD-SHIELD?- Mi chiese lo scienziato come se l’argomento della domanda fosse il meteo.
-Si, ma sta ancora andando. Giusto?-
-Potresti avvicinare la mano alla punta dell’antenna rotante e poi guardare se qualcosa la macchia.-
Anche se un po scettica allungai la mano fino a sfiorare l’oggetto che per mesi aveva girato su se stesso proiettando in cielo la nostra difesa primaria dalle radiazioni. Guardandomi poi la mano da vicino, vidi che delle piccole gocce bluastre prossime all’evaporazione erano cadute su di essa.
-Doc. C’è una strana perdita. Che significa?-
-La perdita proviene dal catalizzatore. Di questo passo il gas allo stato liquido si esaurirà in tre ore. E lo stesso vale per il diametro dello scudo anti radiazioni.-
-Non puoi ripararlo?-
-Per farlo dovrei spegnerlo e disattivare la cupola. Sarebbe la nostra fine. Ora è solo questione di tempo.-
-Colonnello ha qualche idea?- Chiesi immaginando che Baker fosse all’ascolto.
-Solo una.- Poi la sua voce risuonò agli altoparlanti della base. -A tutto il personale. Iniziare l’evacuazione della superficie. Tutte le unità non indispensabili devono raggiungere il P2 e procedere con i rientri nel bunker. Muoversi!-
Avete presente quando in una notte fredda e nebbiosa tornate a casa con la sensazione di essere inseguiti, ma che una volta rientrati non sarete mai veramente al sicuro? Era la stessa cosa che noi stavamo provando arretrando metro dopo metro verso il P2.
Dopo che l’Orda era riuscita a scavalcare le mura e ad entrare nel forte, i Fat-Man e tutte le altre armi pesanti erano diventate troppo pericolose. Ogni istante passato lo scudo del RAD-SHIELD si restringeva di un metro, costringendoci in uno spazio sempre più ristretto e ad ammassare le unità in eccesso sui montacarichi del bunker. Nonostante gli infetti massacrati oltre le mura fossero più della metà, quelli che erano riusciti ad entrare erano ancora troppo numerosi per essere sconfitti. E come se ciò non fosse già abbastanza gli infetti si erano anche infurbiti. Invece di stare attaccati alla barriera del RAD-SHIELD e farsi decimare lentamente, gli infetti avevano lasciato una distanza di trenta metri tra loro e la barriera, usando gli edifici come scudi e la nebbia radioattiva per nascondersi. Così facendo le serpi di Woden divennero impossibili da individuare.
Oltre a un buon numero di mezzi, robot e deathclaw molti combattenti avevano anche perso la vita cercando di arrestare l’avanzata nemica con delle eroiche resistenze. Lootah. Grant. E perfino Green, il mio vice.
Gli ultimi tre vertibird rimasti in volo si erano dovuti allontanare per sfuggire alle lance radioattive dei mutatori. Woden se n’era tenuti da parte qualcuno.
Mentre i montacarichi risalivano, gli ultimi rimasti in superficie avevano barricato l’entrata con tutto quello che avevano recuperato. Incluso l’ultimo carro in funzione, il V1, il cannone gauss e le macerie della mia vecchia guardiola distrutta da una cannonata.
In quel momento il problema maggiore erano gli ultimi mutatori di Woden. Due di quei colossi avevano assorbito le armi dei caduti e riempito i loro corpi di munizioni. Quello nascosto da qualche parte ad ovest era diventato un riccio coperto di bocche da fuoco spara tutto, mentre il suo gemello rintanato pressapoco nei pressi del distributore di benzina aveva assorbito le torrette di due corazzati. Oh si. In qualche modo i mutatori erano divenuti capaci di recuperare i mezzi ed usarne la tecnologia. Secondo Doc l’aver ucciso tutti quei mutatori ed infetti aveva permesso a Woden di concentrarsi meglio sulle sue ultime Russell e guidarle meglio in battaglia. Ma neppure Doc era riuscito a capire come dei primitivi organismi mutanti erano riusciti a creare una tale simbiosi con i meccanismi elettronici in un tempo così breve.
Fatto
sta che mentre il montacarichi stava risalendo e il RAD-SHIELD cedeva un’altra fetta di terreno al nemico, noi altri tenevamo gli occhi aperti da tutte le parti.-Io, Red, Isaac, O'Reilly, Gordon, Jansen, Colombo, Santos … ehm … Kennedy, Lopez … Karugh e Naalnish. Tutti gli altri sotto tera.-
-Con tutto il rispetto signore io vorrei restare.- Affermò Nick.
-Vale anche per me.- Aggiunse Bud.
-Non ve l’ho chiesto.-
-Ma signore …-
-È un ordine!- Gli rispose il colonnello con tono autoritario ma senza distogliere gli occhi dal mirino del suo fucile gauss.
Nessuno insistette. Poi una cannonata proveniente da sudest ruppe il silenzio. Il proiettile andò a colpire le mura della cupola a destra del Blocco. Non ci furono perdite.
-Ci sta stuzzicando.- Ne dedusse Reed.
-Anson sta giù, e di a Zoe di stare ferma.- Disse Amelia ad Anson.
L'ex meteorologo aveva passato la sera a filmare gli scontri incurante della sua vita. Se fossimo sopravvissuti quelle pellicole le avremmo viste per anni. Zoe invece lo aveva protetto sparando con una mitraglietta da 10mm e sotto l’effetto di qualche sostanza. Alla fine però si era fatta beccare ad una gamba, e sempre sotto l’effetto delle droghe aveva iniziato a sfilarsi le fasciature.
-Zoe ferma! Le devi lasciare dove sono.-
-Se riescono ad arrivare fin qui, potranno arrivare anche al corridoio?- Domandò Russell finendo di fasciarsi la mano ustionata.
-Il Blocco è un’intera sezione di lega metallica a tenuta stagna ideata per resistere anche ad una fusione nucleare.- Gli ricordò Wright. -Per entrare dovrebbero alzarla, ma il solo modo per farlo è attivare i comandi di apertura da dentro.-
-Abbiamo un altro problema. Il gas non sì è ancora esaurito, ma nel catalizzatore hanno cominciato a formarsi delle bolle.- Ci informò Doc con voce rauca.
Una scheggia aveva perforato la sua armatura apophis e graffiato una delle sue batterie. Un centimetro più in la e sarebbe morto. Per muoversi si era dovuto affidare ad un geniere ferito.
-E quindi?- Chiese Nick.
-Guardatevi in giro.-
Seguendo il consiglio di Doc ci accorgemmo che nello scudo antiradiazioni stavano iniziando a formarsi qui e la dei vuoti. Attraverso quei fori delle piccole nuvole di nebbia presero a colare verso il basso e a coprire il suolo con il loro manto giallastro. Quella roba era davvero raccapricciante.
-Non va bene.- Affermò Tony. -Non va affatto bene cazzo!-
-Mettetevi le protezioni.- Ordinò Baker.
Le maschere antigas e i caschi delle armature atomiche erano la migliore opzione per sopravvivere all’interno della nube tossica. Secondo Doc non doveva essere corrosiva, in tempi brevi, ma le particelle di cui era composta potevano essere delle cellule infettive aerobiche che a contatto con gli alveoli polmonari avrebbero infettato il malcapitato dall’interno.
-Quando arriverà, dovrete mettere al riparo la bombola di gas.- Ci ricordò Doc. -Quando avrete rattoppato il RAD-SHIELD, sarà la vostra ultima speranza di eliminare gli infetti in un colpo solo.-
-Sempre se saremmo ancora vivi.- Pensai.
-STANNO SUPERANDO LA BARRIERA!- Urlò la Sullivan puntando la sua carabina a sudovest.
-Le brecce si formano anche a terra.- Disse Bud indicando un bel vuoto nella cupola a terra.
Il vuoto durò pochi secondi, durante i quali però una trentina di infetti riuscì a passare. Tra quei mostri c’era anche qualche predone riportato in vita e usato come tutte le marionette di Woden. Solo che quello sparava con un fucile d’assalto cinese.
-Non lasciateli avanzare di un altro passo.- Ordinò Baker aprendo il fuoco.
Lo scontro era ricominciato più presto del previsto. Quando altre tre brecce si aprirono pensai che in breve saremmo stati sommersi dai ghoul, ma gli assalti di quelle piccole unità avevano un punto debole. I loro numeri non riuscivano più a battere la nostra potenza di fuoco.
-Hey gli stiamo facendo il culo!- Affermò un’indiana esaltata.
Un proiettile al plasma arrivò proprio sotto alla donna. La detonazione del gas bollente liquefò lei e altri due dei nostri, compresi due degli ultimi Mr Gutsy rimasti.
-Mutatore a ore undici!- Affermò Russell sparando un razzo.
Wright e altri due soldati usarono gli ultimi tre Fat-Man sul bestione.
-Abbattilo Red!- Mi incitò Nick lanciandomi pericolosamente una Mini-Nuke alla quale il meccanico aveva tolto gli alettoni per la stabilizzazione. -Fagli una delle tue Four-Seam Fastball!-
Non mi servirono le informazioni sul baseball salvate in memoria per ricordarmi come si effettuava il lanciò più veloce del gioco. Presa la posizione corretta e impugnata la bomba facendo attenzione a non schiacciarla, effettuai il lancio più … potente della mia vita.
La bomba però mancò il mutatore. Colpa della sua forma ovale. Nick me ne passò subito un’altra. Questa andò dritta sull’inguine del mostro. L’esplosione non gli distrusse i gioielli di famiglia. Non li aveva. E non distrusse neppure la sua corazza. Lo fece solo imbestialire ulteriormente.
-Sicura di avergliela tirata forte?- Mi chiese Trinity sparandogli con la sua pistola da Nuka-Girl.
-Ma l’hai vista?! Gli ho lanciato la più potente bomba lanciata come una palla da baseball nella storia delle bombe lanciate come delle palle da baseball. Roba da World Series!-
Eppure il mutatore era ancora in piedi. Quello schifoso rispose alla mia Mini-Nuke con non una, non due, non tre, ma quattro cannonate sparate contemporaneamente contro di noi. Tutto fumo e niente arrosto. I proiettili, sempre al plasma, finirono tutti contro il Blocco. L’enorme porta di metallo non ne risentì, e neppure noi. Anche se a qualcuno parve di aver appena sfiorato il sole.
-Mettiamo fuori gioco il loro battitore! Vai Naalnish!- Ordinò Baker.
-Si colonnello!-
Sfondate le mura del vecchio centro comunicazioni, Karugh, Naalnish e un altro deathclaw ancora in buone condizioni, arrivarono sul campo di battaglia ruggendo minacciosamente. I tre si erano rintanati nella struttura ormai obsoleta aspettando il momento più opportuno per entrare in azione.
Ricevuto il via libera dal colonnello, i deathclaw ebbero l'opportunità di affrontare un avversario degno di essere chiamato così. Come dei veri predatori i deathclaw corsero a quattro zampe verso l’obbiettivo. Naalnish e l’altro deathclaw, più piccoli e agili di Karugh, corsero di lato per distrarre l’avversario, mentre Karugh, dopo averlo raggiunto ed essergli balzato sopra, lo fece cadere sull’asfalto. Quando hai delle torrette al posto delle braccia e una lucertola troppo cresciuta sulla pancia rialzarti può rivelarsi arduo. Karugh ne approfittò per piantargli gli artigli nel torace e aprirglielo come il guscio di un crostaceo. Scoperto il nucleo, gli altri due deathclaw usarono i loro artigli per triturare e sminuzzare il nucleo del batterio gigante. Sei affondi e il gigante morì.
Nello stesso momento il Blocco si alzò e la Botola si aprì.
-Su forza! Tutti quelli che devono andare alzino il culo e ATTENTI!- Urlò il colonnello.
Woden caricò Karugh da dietro e placcandolo alla zampa destra lo fece ribaltare su se stesso. Woden era poco più alto della metà di Karugh, ma la sua forza bastò a farlo cadere.
Avendo sulla traiettoria i deathclaw nessuno di noi poté aprire il fuoco. Questo permise a Woden di colpire gli altri due senza essere attaccato.
Il mutatore agguantò Naalnish per il corno sinistro, e dopo averlo usato per colpire mortalmente l’altro deathclaw, con la mano libera sferrò dei potenti pugni al volto di Naalnish. Dopo il quarto pugno il corno si spezzò e Naalnish cadde a terra. Forse era solo svenuto. Oppure era già morto.
Liberatosi la strada, Woden riprese a correre senza alcun freno verso la nostra barricata. Non servì alcun ordine di Baker. Tutti ricominciarono a sparare, ma neppure l’Ares con i suoi devastanti proiettili ad energia fu in grado di fermarlo.
Abbassando il busto e coprendosi la testa con le braccia, Woden colpì il carrarmato in testa alla barricata come un rinoceronte imbottito di buffout. Il corazzato venne sbalzato all’indietro, schiacciando tre soldati e lasciando un bel varco nella nostra ultima difesa. Escluso il Blocco.
In risposta a quell’assalto tutti noi scaricammo i caricatori sul colosso giallastro. Ma neanche a distanza ravvicinata le nostre pallottole riuscirono a penetrare la sua dura pelle. In confronto a come era prima dell’assalto in massa dei ghoul infetti, in quel momento era più grosso e corazzato.
-AFFOGATE NEL VOSTRO SANGUE INSETTI!!!- Urlò Woden aprendo il fuoco.
Woden iniziò ad agitare le braccia come un burattino indemoniato, e dalle fessure nei suoi avambracci uscirono decine di quelle lame radioattive che i mutatori avevano creato per corazzare i loro corpi o colpire i nemici lontani.
Le lame ci colpirono come uno sciame di vespe. Quelle piccole bastarde erano più affilate che dure. Quando una di queste tranciò di netto il cavo di alimentazione dell'Ares separandolo dal mio nucleo, altri dieci dei nostri erano morti trafitti e pochi altri fortunati erano feriti o con le corazze protettive a pezzi. Dovevo fermare Woden.
Infischiandomene delle lame che per tutto il tempo mi avevano colpita, senza però danneggiarmi, mi rialzai da terra e scattai in avanti per agguantare le braccia del mutatore alfa.
-Preso!- Dissi dopo avergli bloccato le braccia.
-Tu dici?- Mi chiese il bastardo ghignando.
Lentamente le mie braccia cominciarono a cedere alla forza del mostro. Woden era più forte di me.
-NON RIUSCIRÒ A TENERLO ANCORA A LUNGO! MUOVETEVI!!!-
Chi riusciva ancora a muoversi corse dentro la cupola sparando gli ultimi colpi o aiutando chi invece non ce la poteva più fare. Solo tre tentarono ancora di aiutarmi. Bud e Nick si spostarono sulla destra e colpirono con le plasma gatling il tallone sinistro di Woden. E lo stesso fece il colonnello con il fucile gauss alla caviglia destra del mutatore. Solo che il colonnello aprì il fuoco con la canna del fucile già piantata nella dura carne di Woden.
-MISERABILE UMANO!- Urlò Woden colpendo Baker con un potente calcio.
-FIGLIO DI PUTTANA!!!- Gli urlai un attimo prima di tirargli una testata secca sul suo “naso”.
L’impatto fu abbastanza forte da costringere Woden a cedere e a darmi il tempo di armare il BFG. Il mutatore però riconobbe l’arma e temendo il peggio fuggì zoppicando verso la pista di decollo ancor prima che l’arma fosse pronta. Nel farlo urtò l’asta della bandiera facendola cadere a terra.
-BASTARDO!- Gli urlai adirata.
-Muovetevi ad entrare!- Ripeté Baker. -L’ultimo treno sta per partire.-
-Signore deve rientrare! Non vede che è ferito?!- Gli chiese Wright anch’egli ferito e col fiatone.
Tutti erano feriti e provati. Tra me e la soglia del Blocco c’erano cadaveri, sangue, bossoli e lame radioattive piantate ovunque. Solo la mia dura pelle e poche altre corazze erano riuscite a fermarle.
-Sto bene tenetene! Tu piuttosto cosa fai qui?! Vai! Devi guidare gli altri se noi non ce la facciamo!-
-IO HO DECISO! RESTO QUI!- Affermò Nick con tono autoritario.
-No Nick! Non posso andarmene senza di te!- Disse Trinity trascinando un marine ferito alla Botola appena apertasi.
-Mi dispiace piccola. Ma ci sono momenti in cui si fugge per se stessi, e momenti in cui si muore per coloro che si ama!-
Trinity rimase meravigliata da quelle parole. Lo si vedeva anche attraverso la gomma della maschera antigas.
-Non dire cazzate Nick!- Gli rispose Bud cercando di spingerlo sopra il montacarichi della Botola.
-Nick! O alzi il culo, o qui ci muori!- Gli spiegò Isaac a grandi linee spostando i rifornimenti che i nostri ci avevano mandato su con il montacarichi della Botola.
Il meccanico però restò fermò dov’era. Nessuno sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
-Stiamo chiudendo!- Ci informò un MP appena oltre la soglia del Blocco.
-Rodriguez vai!- Gli ordinò il colonnello un’ultima volta. -Tua madre non me lo perdonerà mai se muori adesso.-
Il Blocco stava già per chiudersi. E il montacarichi della Botola aveva iniziato a scendere.
-Comprendo il suo peso signore. Ma non posso … HEY RED! CHE FAI?!-
Senza che Nick se ne accorgesse, mi ero avvicinata alle sue spalle per agguantarlo da dietro. Dopo avergli piegato la presa d’aria del jetpack con le dita, lo lasciai sulla Botola stando attenta che non cadesse sopra a Trinity e agli altri combattenti che vi avevano trovato posto.
-No Red! Non posso lasciarti!- Protestò Nick cercando invano di arrampicarsi su per la tromba.
-Se non ce la farò dovrai essere tu a proteggerli MechaNick.- Gli dissi mentre la Botola era arrivata quasi a chiudersi. -E mi raccomando. Si il padre migliore del mondo … Nick Rodriguez.-
La Botola e il Blocco si chiusero del tutto subito dopo. Isaac, Baker, Tariq, Gordon, Lopez, Naalnish, Karugh ed io eravamo gli ultimi rimasti a guardia del P2. Tutti gli altri, o erano già morti per proteggere tutti noi, o stavano barricando le stanze e i corridoi del bunker in attesa di notizie. Buone o cattive.
Il RAD-SHIELD stava arrivando al capolinea, e lo stesso valeva per Baker. Incespicando e senza cercare riparo, il colonnello zoppicò fino all’asta abbattuta della nostra bandiera. Non quella della vecchia America, ma quella ad una stella che noi avevamo issato poco prima della battaglia.
-Accidenti. Quell’infame ce l’ha buttata a terra.-
Il colonnello si era appena preso un calcio da un colosso mutante. Anche se dentro ad un’armatura atomica, per lui doveva essere stato come farsi investire da un camion. Solo delle cure immediate lo avrebbero potuto salvare. Eppure non era rientrato nel bunker per farsi curare. Stava cercando di rialzare l’asta della bandiera caduta. Le lesioni subite però gli impedivano di chinarsi a raccoglierla.
Avvicinatami per aiutarlo, presi l’asta da terra con una mano e stando attenta a non piegarla ulteriormente la ripiantai nel suo blocco di cemento.
-Ecco. Così dovrebbe andare.- Dissi vedendo la bandiera tornare a sventolare.
Baker all’ora andò a sedersi a terra con la schiena appoggiata al cannone gauss. Seguendo il suo esempio, mi sedetti al suo fianco. La grossa canna dell’arma era un buon appoggio.
-Non è andata tanto male.- Disse il colonnello con voce sempre più rauca.
-Abbiamo compiuto l’impossibile signore.- Mi complimentai.
Contemporaneamente il RAD-SHIELD smise di funzionare.
-Ah ah. Impossibile. Un aggettivo che ormai si addice ad ogni tua impresa.-
Baker si portò le mani al casco e lo sganciò dal telaio. Posato a terra, il veterano mostrò la faccia grondante sangue. Non mi servì lo scanner biometrico per capire che non gli restava più molto tempo. Oramai neppure un Auto-Doc sarebbe riuscito a sistemare le ossa rotte e le ferite da taglio.
-Hai visto che stelle?- Mi chiese Baker alzando la testa al cielo.
Tra lo sterminare intere legioni demoniache e hackerare un bombardiere nello spazio, non mi ero mai fermata ad ammirare gli astri del cielo. Colpa dei mesi passati sotto la coltre di nubi radioattive.
Certo avevo ammirato la Terra devastata dalle bombe durante il mio viaggetto nel vuoto cosmico, ma guardare le stelle, stando con i piedi a terra, dopo tutto quel tempo nelle tenebre, era indescrivibile. Uno spazio infinito di luci in cui altre civiltà come la nostra stavano vivendo la loro storia. Peccato che noi fossimo bloccati sul nostro pianeta a pagare per le nostre colpe.
-Scommetto che la su, da qualche parte, ci siano i mondi di cui Doc ci ha parlato. Chi sa se tra questi ce né uno in cui tutti noi viviamo in pace?-
-Credo di si signore. Magari un giorno anche il nostro sarà simile.- Gli rispose Isaac sedendosi con noi.
-Sapete cosa penso?- Mi chiese Baker tossendo delle gocce di sangue. -La guerra. La guerra non cambia mai. Uomini come Woden l’hanno sempre sfruttata per far rimanere il mondo quello che era, fino a fare il colpo grosso e ridurlo a ciò che è adesso. E altrettanti faranno lo stesso in futuro per farlo rimanere quello che è adesso.-
Baker dovette fare una pausa per fare un profondo respiro.
-Ma …-
A quel punto Baker disse qualcosa che io e Isaac, non avremmo mai dimenticato.
-È stato un onore farvi da comandante.-
Un attimo dopo Baker smise di respirare. Io ancora non riuscivo a crederci.
-Colonnello Baker? Roland?- Chiesi alla salma senza vita del Mastino di Anchorage.
-È andato Red.- Confermò Isaac quando anche gli altri ci raggiunsero.
Morto un altro dei più grandi combattenti che io avessi mai conosciuto, mi sentii smarrita. Lo stesso valeva per la guardia del Gate1, il pilota bruciato dalle radiazioni, il soldato rimasto senza compagni, il deathclaw dal cuore puro, l’enorme fratello e il padre che aveva perso il figlio.
-Isaac. Come sta il V1?-
-Di certo non può più volare. I lanciarazzi sono scarichi e le mitragliatrici si sono guastate quando ho investito il mutatore. Dentro c’è ancora qualche Mini-Nuke, ma abbiamo perso tutti i lanciatori. Trinity mi ha dato questa però.- Disse il ghoul mostrandomi la pistola da Nuka-Girl.
-Bene. Vai dentro e aspetta che ti dia il segnale. Poi miri agli occhi e lo accechi. Hai afferrato?-
-Si signora.- Mi rispose il ghoul ritrovando la grinta. -Ah. Quasi dimenticavo. Ci è arrivata anche una bombola di gas per il RAD-SHIELD. Vuoi che lo ricarichi?-
-No. É ancora rotto e non possiamo ripararlo con Woden ancora nei dintorni. Portalo dietro il V1 e richiudi le corazze protettive. Lopez e Gordon. Date un’occhiata a questo cannone e ditemi se può ancora sparare. Il suo accumulatore potrebbe avere ancora abbastanza carica. Poi collegate una delle nostre radio portatili al suo processore e trovate anche voi un riparo. Signor Madani, potreste coprirli mentre lavorano?-
-Certamente Rocket. Ehm, quelle Mini-Nuke ti servono o posso usarle per estrema necessità?-
-D’accordo. Prima però spostate il colonnello e gli altri caduti nel V1. Se l’aria si fa troppo calda riparatevi tutti li.-
-Capito.- Mi rispose Lopez.
-Naalnish. Tu e tuo fratello dovrete occuparvi dei ghoul. Woden di sicuro non ci risparmierà i suoi schiavi. Potete ancora combattere.-
-Siamo nati per combattere. Prima che una sola di quelle marionette ti tocchi, saremmo già morti.-
Prima di mettermi in posizione diedi qualche nozione tecnica a Lopez sul cablaggio. Affinché il mio piano avesse la ben che minima possibilità di successo, il cannone gauss di Doc doveva essere controllabile da lontano.
Quando il lavoro fu ultimato però, una voce familiare mi chiamò da sud. Nel cuore della nebbia.
-Spiiirit? Sorvegliante? Rooocket? Dov’è la mia rossa preferita?-
Trattenendo a stento la belva nel mio nucleo, dissi ai due deathclaw di attendere e mi incamminai verso sud a passo lento. Oltre il manto giallastro della nebbia intravedevo già la sua enorme figura.
Arrivata a metà strada tra lui e la cupola mi fermai.
-Eccoti finalmente. Cominciavo a pensare che non avrei più avuto un minuto per parlare.- Disse il mutatore uscendo completamente allo scoperto.
-Hai già avuto la tua occasione per parlare. Sei stato tu a rifiutare la nostra offerta.- Gli ricordai.
-Non rimpiango la mia scelta. E non chiederò scusa a nessuno di coloro che ho sacrificato o ucciso.-
-Non mi aspettavo il contrario da un folle bastardo come te.-
Woden però non se la prese. Anzi, mi sorrise.
-Perché combatterci Rocket. Guardaci. Siamo dei. Esseri destinati a qualcosa di superiore.-
-Tu confondi tecnologia e mutazioni con potere e immortalità. Non hai ancora capito che la tua è una folle utopia.-
-Folle utopia? Tu credi?-
Woden alzò le mani in alto, e abbassandole di colpo spinse via la nebbia. Non quella vicina a lui, ma proprio tutta quella accumulatasi nella piazza darmi e nelle strade adiacenti.
Con quella mossa da illusionista, non solo il mutatore mi dimostrò di essere in grado di controllare la nebbia tossica, ma portò allo scoperto l’oceano di infetti. Beacon City ne era invasa.
Quelle figure bruciate dalle radiazioni e coperte dalle secrezioni dei mutatori avevano invaso le strade e i vicoli come gli uccelli del film “L’invasione piumata”. Con loro c’erano anche cinque mutatori colossali. Il mutatore riccio, coperto di armi. Tre che ancora non si erano fusi con altre armi. E uno che invece di irrobustire la sua pelle aveva pensato di ricoprirsi con le corazze di vari blindati esplosi in battaglia.
-Guarda di cosa sono capace. Posso muovere i venti. Guidare i miei figli. E ridare la vita.-
Woden puntò la mano in avanti. Sotto di essa si formò un piccolo vortice di nebbia e poco a poco si generò un corpo. All’inizio pensai a un piccolo pupazzo ottenuto tramite … beh, a dire il vero non ero ancora riuscita a spiegarmi quel fenomeno. Fatto sta che usando lo stesso processo della solidificazione della pelle e delle lame dei mutatori, Woden generò il corpo di un bambino. Sugli otto anni. Con occhi, naso, bocca e dita, ma privo di dettagli come capelli, iridi e altro. Un piccolo mutatore.
Terminato il processo di creazione, il bambino iniziò a muoversi verso di me allungando le mani. Non era come un neonato ai primi passi. Era solo un po impacciato e traballante.
-Ma… ? Ma… ? Mama… ?- Mi chiamò il bambino sorridendo.
Non fu il bambino a farmi rabbrividire, ma la sua coscienza. Quella povera creatura era viva. Che Woden potesse controllare la nebbia fino a farla condensare per creare una forma solida era ancora credibile. Ma che potesse anche darle vita andava contro ogni spiegazione scientifica.
-Le radiazioni che hanno ucciso il vecchio mondo, possono dare la vita ad uno nuovo. Un mondo popolato da creature perfette e guidate da esseri superiori.-
Nel frattempo il bambino artificiale aveva iniziato a liquefarsi. Prima la sua caviglia si sciolse, facendolo cadere a terra. Poi toccò alle dita della mano sinistra, fino ad arrivare alla spalla. Un secondo prima che la testa facesse la stessa fine, il bambino mi guardò sperando che lo salvassi.
-Ma … m?-
-Ovviamente ci vorranno degli anni e un sacco di cavie prima di giungere a dei risultati soddisfacenti.-
-Cavie? Risultati?!- Chiesi guardando sconcertata la pozza verdastra tra noi due.
-La tua empatia è un grande ostacolo per il raggiungimento del tuo vero potenziale. Ma non temere. Col mio aiuto, diverrai la dea che siederà al mio fianco.-
-Si può sapere di cosa stai farneticando?!- Gli chiesi ormai sul punto di esplodere.
-Tanto ceca, quanto potente. Unendo i miei poteri con i tuoi, potremmo creare la civiltà più potente che l’universo abbia mai visto. Megalopoli immense. Eserciti di soldati privi di paura e rimorso. Razzi che porteranno i nostri semi su nuovi mondi da colonizzare.-
Non c’era alcun dubbio ormai. Woden pensava in grande. Prima di vedere il mutatore con le torrette dei carri al posto delle braccia, non avrei mai pensato che i suoi mutanti avrebbero potuto diventare qualcosa di superiore ad un esercito di mostri senza cervello.
-Diventa la mia regina Rocket. Con il tuo aiuto, mutanti e macchine si eleveranno alle stelle. Uniti e invincibili.-
Anche se non lo diedi a vedere, rimasi stupita che Woden mi volesse come sua consorte. Dopo tutto quello che avevo fatto, voleva ancora offrirmi una scelta. Sempre se quella si potesse definire scelta.
-Come? Non te l’hanno già detto Trevor. I Fondatori non si inchinano ai tiranni.- Gli risposi estraendo la Fiamma dell’Ovest dalla fondina.
-Peccato. Dovrò crearmela la mia regina.- Continuò Woden generando una lama verdastra nella sua mano. -Ora fatti ammazzare così potrò pensare ai tuoi amichetti.-
Non mi servì altro. Scattando in avanti gli svuotai il caricatore puntando la pistola alla sua faccia. Solo il proiettile che colpì l’occhio sinistro penetrò nei tessuti. Gli altri rimbalzarono sulla pelle.
-SOCCOMBI!- Urlò Woden correndomi in contro.
Entrambi eravamo nettamente differenti l’uno dall’altra. Lui un mutante peso supermassimo con i poteri delle radiazioni. Io un’unita robotica da battaglia peso medio già provata dai recenti scontri. Tutto ciò che potevo fare era schivare e colpire. E proprio così feci. Invece di scontrarmi direttamente con lui, scivolai a destra tenendo la testa all’indietro.
Schivata la sua lama radioattiva, presi posizione con i piedi e lo colpii da dietro con dei colpi rapidi di pugilato. Woden allora si voltò di scatto cercando di colpirmi al volto con una gomitata e la sua lama. Continuando a stare attenta ai suoi potenti attacchi, colpì ripetutamente la sua pellaccia. Era come dare pugni ad un masso coperto di gomma viscida.
Il mio avversario era del tutto privo di stile. Tra i suoi movimenti vedevo soltanto le basi del combattimento col coltello impartitegli probabilmente anni prima in accademia. Io invece avevo in memoria le mosse e gli stili di combattimento dei più grandi pugili e maestri di arti marziali. Incluso quello dei Dragoni Cremisi.
Eppure i miei colpi non gli facevano niente. Anche se con l’aikido riuscivo a fermare i suoi potenti attacchi, e ad irritarlo, la situazione non cambiava. Le poche ferite che riuscivo ad infliggergli si rimarginavano più in fretta di quelle di un normale mutatore. Al contrario, io non potevo ripararmi da sola. E quando Woden anticipò una delle mie mosse, venni presa in pieno alla guancia sinistra.
Caduta a terra scivolai per almeno quattro metri sull’asfalto grattandomi per bene la schiena. Cercando di riprendermi dal camion che investendomi la testa, mi aveva quasi fatto schizzare il microfono dell’orecchio dritto in mezzo ai microprocessori secondari e portato via una mezza faccia, mi accorsi appena in tempo del nuovo imminente attacco. Woden mi piombò addosso puntando la sua lama alla mia testa.
Rotolando a sinistra mi spostai appena in tempo per schivare la pugnalata che in caso contrario mi avrebbe inchiodata la testa al terreno.
-La tua empatia per i più deboli sarà la tua rovina!- Disse il mutatore abbandonando la lama nell’asfalto per generarne una nuova.
-Hai rotto con la tua parlantina cazzone mutato!- Gli risposi cambiando caricatore alla Fiamma.
Prima che potessi puntare la pistola però, Woden mi fu di nuovo addosso. Tenendomi per i polsi avvicinò la sua brutta faccia alla mia quel tanto che bastasse a farmi assaporare il dolce aroma del suo alito da bagno chimico.
-I deboli sono un peso Rocket! Non capisci?! I forti sono predestinati a sopprimerli! Noi possiamo essere i padroni dell’Eden che verrà. Cosa rispondi mia regina?-
L’unica cosa che mi uscì dalla bocca fu un getto di gas criogenico preso in prestito dal mio sistema di raffreddamento interno. L’alitata ghiacciò all’istante la faccia di Woden. Il mutatore mi lasciò andare i polsi per togliesi il ghiaccio dal muso, dandomi così il tempo di fuggire verso la cupola.
-TRUCIDATELI!!!- Ordinò il mutatore in preda all’esasperazione.
Ubbidendo a Woden, l’Orda riprese ad avanzare. Con il loro padrone concentrato su di me, gli infetti avevano perso agilità, ma ciò non gli avrebbe impedito di sopraffarci.
-MASSACRATELI RAGAZZI!-
I due deathclaw partirono subito alla carica e in un lampo furono sugli infetti. Anche se in netta minoranza, Naalnish e Karugh avrebbero trattenuto la morsa dell’Orda fino alla conclusione del mio piano. O almeno fino a quando i mutatori più lontani non li avrebbero raggiunti.
Nel frattempo Woden non era rimasto fermo. Toltosi il ghiaccio aveva preso a corrermi dietro.
-Bravo Trevor. Seguimi come un bravo cagnolino.- Dissi tra me e me.
La mia trappola era pronta. Se Woden mi avesse continuato a seguire fin dove lo volevo, avrei potuto ucciderlo definitivamente, fermare il suo esercito e mettere fine a quella maledetta guerra.
Il piano in effetti stava riuscendo. Woden mi stava seguendo, e gli altri erano in posizione. C’era solo un imprevisto nel mio grande piano fatto all’ultimo momento in perfetto stile Rocket.
A soli cinque secondi dalla nostra separazione, Woden stava già correndo più veloce di me. Quando più o meno fui nei pressi della barricata ormai demolita, le sue grandi mani mi si avvinghiarono attorno al torace. Un attimo dopo venni scagliata contro il Blocco da un intero convoglio di camion in piena corsa. O almeno quella fu la potenza che Woden esercito su di me usandomi come paraurti.
I danni erano ingenti. Perdite pari al quaranta percento della cute sintetica. Fratture multiple alle corazze. Interi microcircuiti in corto. Due lenti del visore sinistro in frantumi. Una bella perdita nel sistema di refrigerazione. E un guasto al sistema di caricamento del BFG. L’arma si sarebbe armata più lentamente.
Stavo ancora quantificando il numero dei danni quando Woden mi girò bruscamente per guardarmi in faccia.
-Depositi con tonnellate di cibo. Energia illimitata. Armerie traboccanti piombo e acciaio temprato. Tecnologie in grado di piegare la materia. E le armi più devastanti create dagli umani. Tu non meriti questo potere!- Affermò Woden stringendomi le mani attorno alla gola.
-Nessuno di noi lo merita. Non siamo ancora pronti per usarlo!- Gli risposi afferrandogli i polsi per allentare la sua presa. -E tu non fai eccezione!-
Woden mi portò il suo brutto muso ad un palmo dalla faccia. I suoi occhi ardevano come l’inferno. Inconsciamente Woden mi rilevò anche la posizione del suo nucleo. In fondo alla sua gola riuscii ad intravvedere una strana sacca molto più luminosa rispetto agli altri tessuti. Forse avevo fatto centro.
-Ti sbagli. Io sono stato scelto.- Mi rispose Woden parlandomi nella mente.
Woden aveva capacità telepatiche. La cosa però non mi sconvolse più di tanto. Il mio stupore per Woden e le sue abilità si era esaurito già dopo che… beh la lista era lunga.
-Non sei l’unica ad avere un amico proveniente da un altro mondo.-
Ecco. Questo mi stupì. Woden sapeva di Jeremy.
-Esseri simili a me, ma provenienti da altri mondi, mi hanno sussurrato all’orecchio fin dal giorno della Grande Guerra. Quando il loro conflitto giungerà alle nostre porte, li aiuterò a vincerlo, e in cambio io, Lord Woden l’Immortale, otterrò il posto che mi spetta alla tavola ancestrale degli dei! Peccato che tu non sarai più viva per vedermi.-
Sarà stata la perdita di potenza nei microprocessori secondari tre e sei, o il fatto che ultimamente l’impensabile e l’assurdo andavano a braccetto con la realtà, ma le farneticazioni di Woden mi apparvero molto meno folli del normale. Se io avevo ricevuto la visita di un angelo custode, poteva anche darsi che Woden avesse ricevuto quella di un demone tentatore. O forse anche più di uno.
-Prima di morire. Posso farti una domanda?-
-Del tipo?-
-COS’È QUELLO?!- Chiesi indicando il vertibird di Isaac.
Appena Woden voltò la testa a sinistra per guardare, i suoi occhi vennero vaporizzati dal potente fascio laser della pistola di Trinity. Isaac aveva preso bene la mira dalle feritoie del V1, colpendo con un solo colpo entrambi gli occhi del mutatore.
Accecato e disorientato, Woden mi lasciò nuovamente andare. La partita non era ancora finita.
Con dei rapidi movimenti gli passai di lato e arrivatagli alle spalle corsi verso la piazza d’armi dove Naalnish e Karugh stavano ancora combattendo l’intera marea di infetti.
Woden cerco di starmi dietro, ma senza aver prima rigenerato i suoi bulbi oculari gli risultò difficile stare anche solo in piedi.
Arrivata a distanza di “sicurezza” attesi che Woden si avvicinasse con il BFG già in carica. E quando fu dove lo volevo, mandai un piccolo segnale alla radio che Lopez e Gordon avevano collegato alla centralina del cannone gauss.
L’arma però non sparò. Allora riprovai con un secondo segnale. Un terzo. Un quarto. Ma non accadde nulla.
-Cazzo.- Dissi più confusa che rassegnata.
-Ah ah ah. Ti stai chiedendo perché il tuo giocattolino non spara?- Mi chiese Woden togliendosi le mani dalla faccia rimarginata. -WRAH!-
Ruggendo il mutatore mi lanciò contro una grossa lama radioattiva generata mentre ero distratta. La lama mi colpì al ginocchio destro, tranciandomi di netto la gamba. Senza appoggio e provando una sensazione di svenimento, caddi all’indietro. Ero ancora viva e cosciente.
-Lascia che ti mostri l’ultimo dei miei trucchi.-
Woden alzò le mani al cielo, e l’imponente lastra metallica alle sue spalle, iniziò a muoversi. Il Blocco si stava alzando. Woden lo stava controllando.
-Stai combattendo contro un dio Rocket. Non puoi sconfiggermi.-
Era la fine. L’Orda aveva vinto. Woden aveva vinto. Con il BFG non ancora pronto e il gauss disattivato ero rimasta senza idee.
-Hey Rocket.- Mi chiamò Madani tramite la radio del V1. -Lo sistemo io Woden. Tu finisci di caricare la tua arma e mira al cuore di quello sciacallo.-
Prima che potessi capire cosa avesse intenzione di fare, il portello sinistro del V1 si aprì e Madani ne uscì con una Mini-Nuke in mano e sulle spalle uno zaino militare che probabilmente conteneva le altre rimaste. L’uomo si avvicinò a Woden che ancora non l’aveva notato. Solo quando Madani gli fu sotto al naso se ne accorse.
Woden però non lo colpì subito. Era rimasto perplesso da quell’uomo che senza alcuna paura gli si era messo davanti come a fronteggiarlo da solo. Ci fu anche un breve attimo di silenzio durante il quale i due si guardarono negli occhi. Alla fine Woden parve quasi di ricordare chi fosse quell’uomo dalla pelle olivastra, la barbetta e lo sguardo minaccioso.
-Ricorda mio figlio! AHHH!!!- Urlò Madani un istante prima di scaraventare la Mini-Nuke a terra.
La detonazione nella Mini-Nuke, unita a quella delle altre nello zaino, spazzò la zona dalle macerie. Per poco il V1 non finì col rovesciarsi sul RAD-SHIELD. Per fortuna avevo detto ad Isaac di spostarlo e richiudere le corazze del cassone. Woden però non era ancora morto. Era rimasto senza un piede e mezza gamba, ma era ancora vivo. Ghignando e ruggendo il mutatore cominciò a strisciare verso di me piantando gli artigli delle mani nell'asfalto ad ogni bracciata.
Fu solo allora che vidi un barlume di speranza.
Scalciando con la gamba ancora integra e spingendo con la mano sinistra cercai di guadagnare più spazio tra me e lui. Il BFG non era ancora pronto, ma ad aiutarmi ci pensarono Lopez e Gordon.
I due cercarono di rallentare il mutatore sparandogli con le loro armi. E ci riuscirono. Woden si fermò un istante e gli scagliò contro una raffica delle sue lame ossee. Gordon venne preso in pieno mentre Lopez ne prese una dritta nel femore. Con Isaac bloccato nel V1 e i due deathclaw intenti a fermare da soli gli infetti, ero rimasta da sola.
Woden fece appello a tutte le sue energie e in un lampo prese a strisciare tre volte più velocemente verso di me aprendo a dismisura le sue fauci e spruzzando acido da tutti i pori. Allora io puntai il BFG contro di lui, sperando di spaventarlo. Ma non ebbi successo.
Woden stava per essermi addosso quando mancava solo un due percento di caricamento per sparare. Il mio ultimo tentativo fu aprire comunque il fuoco sperando di raggiungere il prima possibile il cento percento.
Avevo perso ogni speranza quando Woden mi agguantò la gamba intatta. In quell’istante i suoi occhi splendettero come stelle, e il suo ruggito emanò alti livelli di radiazioni e vampate di calore. Io però non mi feci intimorire e sbattendomene totalmente del suo terrificante aspetto mi piegai in avanti e gli piantai il BFG in bocca. E finalmente l’arma fece fuoco.
Il proiettile mozzò la testa del mutatore da parte a parte. Mentre il corpo venne percorso dalle potenti scariche elettriche emanate dalla sfera d’energia, questa sfrecciò nell’aria fino a raggiungere lo stipite sinistro del Blocco. L’esplosione avvenne nello spazio interno alle mura. Precisamente nel cassone dove le catene di sostegno della grande lastra metallica venivano fatte muovere dai potenti reattori per tirare su e giù il Blocco. Il calore del plasma, unito all’alta pressione generatasi in quel piccolo spazio, portarono gli anelli delle catene al punto di fusione.
La lastra sarebbe dovuta cadere e chiudere il passaggio, ma il blocco di emergenza riuscì a fermarla. Normalmente avrei maledetto quel piccolo marchingegno il cui intervento aveva impedito la chiusura totale della cupola. Invece dedicai la mia attenzione al corpo di Woden.
Le convulsioni causate dalle scariche elettriche si erano già attenute e la presa della sua manona attorno alla mia gamba diminuì. La sua testa era a metà. La metà sopra lo squarcio pendeva da un lato come un cappello tenuto a malapena attaccato da un sottile lembo di pelle. La lingua dondolava dalla bocca completamente aperta come un verme uscito dal suo buco. E i suoi occhi, quelli nella parte di testa dondolante, erano fissi e sbarrati come Woden gli aveva lasciati poco prima di essere freddato. Gli schizzi continui di acido che uscivano dall’esofago invece erano stomachevoli.
Stavo per mettermi ad urlare di gioia quando il sottile strato di pelle, che teneva ancora attaccata la parte alta della testa al resto del corpo, si flette da solo e rimise la parte mozzata al suo posto.
-Fel folfo ragffina.- Disse il mostro con la bocca non ancora rimarginata e gli occhi sbarrati. -Ma avresti dovuto colpire tutti i miei nuclei.-
Woden iniziò a splendere come un albero di natale. Non so quanti nuclei avesse di preciso. Fatto sta che per ucciderlo avrei dovuto colpirli tutti contemporaneamente. Nulla di troppo complicato, se il BFG non fosse rimasto a corto di munizioni.
Il mio avversario però non lo sapeva, e per prevenire altri attacchi mi amputò il braccio all’altezza della spalla con un fendente di artiglio. Non fu doloroso. Ma il calo di tensione fu più forte di quello alla gamba. Per poco non svenni completamente.
Credevo che Woden avrebbe continuato a farmi a pezzi. Invece quella carogna mi piantò un’altra delle sue lame radioattive nella pancia. Inchiodandomi così all’asfalto e impedendomi di rialzarmi.
-AHHH!- Gemetti sentendomi attraversare dalle scariche elettriche dei corto circuiti.
-Ti avrei dato tutto. Un trono. Un impero. Dei figli.- Disse Woden strisciandomi sopra per arrivare a guardarmi in faccia. -E tu mi hai rifiutato.-
Sembrava quasi dispiaciuto.
-Quale parte di: va a fare in culo mostro di merda, non hai capito?- Gli chiesi rifiutandolo nuovamente.
Il mutatore si infuriò ulteriormente e ruggendo si alzò con le braccia sulla lama piantata nel mio stomaco e la spinse più a fondo facendomi urlare ancora. I cortocircuiti erano come aghi per me.
-E allora guardami mentre uccido i tuoi amici. Quando avrò finito con loro, penserò anche a te!-
Dopo avermi abbandonata li d'ovvero, Woden tornò a strisciare verso l’entrata del bunker senza smettere di perdere fluidi dalle gambe. Ridotta in pezzi e senza armi o munizioni, me ne stetti li aspettando la fine. Naalnish e Karugh erano allo stremo. L’Orda stava per sopraffarli e riunirsi con il suo padrone. Isaac era rimasto bloccato nel V1, mentre Lopez e Gordon, feriti e impossibilitati a muoversi, si erano messi a sparare gli ultimi colpi sugli infetti incombenti su di loro.
Il destino dei Fondatori e di Beacon City, era ora nelle mani degli ultimi difensori barricati nelle viscere del P2. Ma visti i risultati dell’assedio, era probabile che alla fine Woden sarebbe riuscito nel suo intento.
L’unica cosa che mi restava da fare, era compatirmi e pensare a tutte le persone che avevo deluso.
-Rocket. È il momento.- Disse Naalnish stanco e provato. -Puoi ancora compiere il tuo destino.-
Voltando la testa feci appena in tempo a vederlo morire. Mentre una decina di infetti lo teneva a terra, un mutatore colossale affondò i suoi artigli nella schiena di Naalnish. Gli occhi del deathclaw si chiusero subito dopo.
Non trovai neppure le parole per maledire quei vermi giallastri. L’unico che riuscì a fare qualcosa fu Karugh che disperato corse verso gli assalitori del fratello scaraventando tutta la sua ira sugli infetti che ancora lo schiacciavano e placcando il mutatore colossale. Ma anche lui era al limite. Strappato il nucleo del mutatore con le sue ultime forze, si accasciò sopra al cadavere di Naalnish per proteggerlo dalle grinfie dell’Orda. Poi anche lui venne sommerso dagli infetti, mentre tre mutatori colossali cominciarono a farsi l’argo per dargli il colpo di grazia.
-Dannazione!- Dissi a me stessa coprendomi gli occhi con la mano che mi era rimasta. -Perché non ci sei riuscita? Perché non hai fatto abbastanza? Se solo ti fossi tenuta da parte una cazzo di arma.-
Improvvisamente l’avambraccio destro si aprì in due, facendo uscire una pistola da 10mm con il metallo annerito e agganciata all’esoscheletro interno. La riconobbi subito. Era la mia cara vecchia pistola da Sorvegliante. Quel furbone di Doc doveva averla inserita nell’armatura di Eva durante la mia convalescenza come ultima risorsa. Stavo quasi per mettermi a ridere pensando a quanto poco efficace fosse quell’arma contro un mostro come Woden, quando il mio microprocessore primario venne folgorato dalla più illuminante di tutte le idee.
Deviando tutta l’energia rimastami nel braccio destro sferrai un colpo secco alla lancia radioattiva con cui Woden mi aveva bloccata, spezzandola in due e spaccandomi quasi il braccio.
Poi fregandomene totalmente dei danni interni flessi il busto per mettermi seduta e soprattutto per sfilarmi dal pezzo di lancia rimasto inchiodato nell’asfalto.
Esaminata l’area davanti a me puntai il mio bersaglio allungando in avanti il braccio. Dovevo solo assicurarmi che Woden si fermasse nel punto giusto.
-HEY!!! BARILE DI MERDA RADIOATTIVA!!!- Urlai per farmi sentire.
Ebbi successo. Woden si fermò proprio sulla soglia dell’entrata. Voltandosi il mutatore mi fissò irritato e carico di rabbia.
-Vai a farti smaltire.-
Presi la mira. Senza usa il V.A.T.S.. Feci fuoco. Un solo colpo. Non servì altro. L’ogiva di piombo sfrecciò nell’aria. E colpì il bersaglio. Ma non Woden. Bensì il freno d'emergenza del Blocco.
Il proiettile lacerò il tubo del sistema pneumatico. Woden ebbe solo il tempo di vedere l’olio schizzare giù lungo la guida metallica del Blocco. Poi il freno perse la sua presa, e quello dall’altro lato, non potendo più resistere schizzò via come una scheggia. Fu così che duecento tonnellate di lega metallica anti radiazioni piombarono sul mutatore.
-NAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!-
SBAM.
Lo schianto del blocco fece tremare la terra. Woden venne schiacciato con una tale forza da polverizzare il suo corpo in migliaia di piccole briciole gocciolanti.
Era fatta. Woden era morto.
Alle otto del mattino Wright diede il via libera alla ricognizione. Tutti i superstiti della battaglia, più dei soldati in sostituzione ai caduti, si erano preparati per scoprire cosa fosse successo. Secondo i sensori meteorologici ancora funzionanti del Dr Spectrum, la tossicità dell’aria in superficie era diminuita. E le ultime due telecamere rimaste mostravano dei piccoli scorci di strade libere.
Le catene erano andate. Per risollevare il Blocco ci volle un’intera squadra di muletti pesanti presi in prestito dai magazzini. Quando la porta cominciò ad alzarsi tutti si accorsero subito di due cose. Le flebili nuvolette di nebbia tossica che passarono oltre la soglia e l’immensa chiazza di melma che ricopriva il pavimento nei pressi della porta.
Nick non si soffermò a studiare quella strana pozza e per primo varcò la soglia. Seguito poi dal resto della squadra Vault e da tutti gli altri. Fatta eccezione per Doc, che essendo ancora in riparazione si era fatto supportare dal Dr Watson. Pur di essere presente alla prima ricognizione, il cerebrobot gli aveva fedelmente offerto i suoi sensori e il suo proiettore di ologrammi.
La piazza d’armi era ridotta ad un campo di morte. Ovunque l’occhio guardasse c’erano cadaveri di ghoul e predoni mezzi sciolti o roghi ancora accesi.
Dopo la morte di Woden, il suo intero esercito di infetti era collassato. Una sorta di shock sinaptico collettivo aveva colpito tutti i nuclei dei batteri collegati telepaticamente a Woden. Gli infetti erano stati privati dei batteri parassiti dei quali ormai erano divenuti dipendenti per sopravvivere e i mutatori, essendo loro stessi i batteri mutati, si erano liquefatti come il loro alfa.
La Battaglia per l’Oklahoma era stata vinta.
Tutti i presenti erano rimasti senza parole. Dopo la ritirata nel P2 in molti si erano già dati per vinti. Neppure il Dr Spectrum aveva sperato di poter rivedere il sole sorgere quello stesso giorno. E in effetti mancava poco all’alba.
-Movimento a ore dodici!- Affermò qualcuno.
Un tenue strato di nebbia a non più di venti metri da loro si stava diradando. La nebbia lasciò il posto ad un altro gruppo di umani. Nolan e i suoi erano entrati per scoprire cosa fosse accaduto.
Inutile dire che entrambi gli schiarimenti alzarono le rispettive bocche da fuoco. Gli ex membri dell’Orda però erano nettamente in svantaggio. Sia Nolan che il tenente Marshall, recuperato dal carrarmato che mi aveva investito e che poi avevo rovesciato, restarono calmi. Entrambi sapevano che il gruppo di sbandati e feriti con loro non avrebbe resistito un minuto contro i Fondatori.
I miei compagni invece gli fecero capire subito che erano ancora pronti a combattere. Fino alla fine. Nolan iniziò a temere il peggio quando qualcosa alle spalle dei Fondatori lo lasciò a bocca aperta.
Vedendo poi la stessa reazione sulle facce degli altri superstiti, Nick, Trinity, Doc, Bud, Tony, Amelia e tutti gli altri si voltarono a vedere quale fosse la causa di tutto quello stupore.
-Oh oh oh, cavolo si!- Esultò Nick felice ed emozionato.
Sulla cima della cupola svettava la nostra bandiera. Appoggiata alla sua asta, piantata nel supporto del vecchio cannone gauss, c’ero io. Con il corpo a pezzi, un braccio in meno, una gamba a metà, la faccia mezza spellata, i vestiti lacerati, cappello incluso, e un rattoppo alla pancia prossimo a cedere, mi stagliavo sullo sfondo sempre più illuminato dalla luce del sole sorgente.
Al mio fianco, Karugh. Coperto di tagli, ustioni e con il suo solito sguardo intimidatorio.
Più sotto, seduti sulla sporgenza di cemento sopra all’entrata e coperti di bende, sedevano Lopez e Gordon. Con loro c’era anche Isaac, ma non essendo ferito il pilota ghoul riuscì a stare in piedi, dando prova a tutti di essere ancora in grado di combattere.
Non c’era più alcun dubbio. I Fondatori avevano vinto la Battaglia per l’Oklahoma. C’era solo un’ultima domanda da porsi. Cosa avrebbero fatto Nolan e i suoi?
Trai disertori dell’Orda c’era chi ancora ci vedeva come una minaccia. Poi quelli che invece volevano svignarsela e quelli tentati di chiederci aiuto. Ma dubitavo che la mia gente avrebbe accolto a braccia aperte un gruppo di traditori, drogati, gangster, cannibali e schiavisti che fino a qualche ora prima volevano ucciderci tutti. Anche se tra di loro c’era qualche stinco di santo.
Una nuova battaglia stava per avere luogo. I nostri erano pronti a finirla in un lampo, mentre i predoni erano indecisi. Ancora una volta dovetti intervenire.
-Come sempre è stato, e sempre sarà, spetta a voi scegliere.-
Le mie parole però non ebbero molto effetto. I predoni erano troppo spaventati per fidarsi della mia benevolenza. Ma alla fine uno di loro decise di fare il primo passo. Decise di fare la cosa giusta.
Nolan fece cadere a terra il suo fucile laser, si sfilò la corazza da combattimento con i simboli dell’Orda e voltandosi verso Marshall gli appoggiò una mano sulla 9mm puntata contro di noi.
-Torniamo a casa.- Gli disse Nolan con aria pacifica.
A quel punto Nolan si voltò e facendosi strada tra gli altri predoni si incamminò verso il Gate1, libero e in pace con se stesso. Marshall allora fece lo stesso. Poi un altro predone fece cadere a terra la sua lancia e li seguì. E altri tre, sei, dodici, venti, trenta predoni presero l’esempio. Alla fine di loro restarono solo delle armi e dei mucchi di stracci e corazze i cui minacciosi teschi atomici disegnati in giallo avevano appena perso ogni significato.
Quando l’ultimo intruso svanì oltre la coltre di nebbia residua che avvolgeva la piazza, dalla folla sottostante si elevarono grida di gioia e felicità. Beacon City era salva.
I morti e le cose da ricostruire erano molte. Ma finalmente avevamo il nostro futuro. E come iniziare la nostra nuova vita se non con un discorso patriottico.
-FONDATORI!- Annunciai a gran voce dal tetto della cupola. -Oggi! Quattro febbraio del duemilasettantotto! Noi Fondatori abbiamo vinto, e l’Orda è caduta!-
Dopo un breve coro di urla riattivai il RAD-SHIELD. La macchina era stata impostata per far espandere gradualmente la sua cupola invece che generarla subito ad ampiezza massima. Espandendosi la cupola allontanò ogni traccia di radiazioni e tossine dalla base. I roghi non si estinsero, ma l’aria tornò perfettamente respirabile e le tossine spinte oltre le mura finirono con l’essere portate via dai venti del deserto.
Una mia piccola aggiunta fatta un’ora prima con dei rottami di ferro trasformò lo splendente catalizzatore rotante nella lampada di un vero faro. A quell’altezza e con quella semisfera agganciata dietro, la sua luce si sarebbe riflessa fino all’orizzonte, guidando così tutti coloro che un giorno sarebbero giunti alle nostre porte in cerca di aiuto. O di guai.
Tra la folla sottostante vidi l’ologramma del Dr Spectrum sorridere. La sua profezia si era compiuta.
-Questa è Beacon City! E noi, siamo i Fondatori!-