A Giada, una delle mie
amicizie più longeve. Ti dedico
la storia che segue, so che ci tieni
e dovevo trovare un modo per ringraziarti.
Occasioni
sprecate.
Non si è mai considerato un lettore incallito. Può dire
di aver letto qualche grande classico, qualche libro tratto da un film, ma…
niente di più.
Non si è mai considerato un lettore incallito, né per la letteratura magica, né
per quella babbana. E sebbene non si sia mai identificato in un “topo da Biblioteca”,
o in un qualsiasi figura metaforica che possa essere affibbiata ad una persona
dedita ad un hobby quale lettura, deve dire che quel libro gli ha smosso qualcosa
nel cuore.
Potrebbe aver avuto inizio quando ha iniziato ad associare frasi, intere
pagine, o addirittura interi capitoli a lei.
O forse ha avuto inizio da prima ancora che lui se ne potesse accorgere.
Ha avuto inizio dal primo momento in cui l’ha vista, sicuramente—— c’è qualcosa
in lei, qualcosa che gli fa venire voglia di essere una persona migliore,
qualcosa che gli fa venire voglia di prendere tutti i libri mai scritti e tutte
le canzoni mai cantate per dedicarle a lei. Ed ha una giustificazione per tutto
ciò, per essere così perso, e non può dire di non essere un inguaribile
romantico, perché lo è, e lo sa da sempre. È un Tassorosso
come tanti altri: ha i sogni molto più grandi del cuore, troppo grandi da
tenere in un cassetto, e per questo li lascia vagare liberi. Ed il cuore ha
spazio per sognare continuamente, per sfogare tutto quel che prova, per
liberare la sua essenza e renderlo quel che è: un inguaribile romantico.
Esatto; inguaribile romantico, quasi come se il romanticismo fosse una
terribile malattia impossibile da curare. E forse lo è, forse è una malattia dalla
quale non guarirà mai, ma sente di diventare sempre più un caso clinico quando
la guarda. Anche solo quando la scorge da lontano, anche solo quando sente la
sua voce, o la sua risata riecheggiare tra i corridoi di Hogwarts.
È così bella. A volte non riesce a capire se sia vera, o solo frutto della sua immaginazione.
E vorrebbe dire di vederci un angelo in lei, ma mentirebbe: ha le fattezze di
un angelo, ma solo Tosca sa quanto quella ragazza abbia un diavolo nascosto
sotto quell’aspetto così etereo e delicato.
Di cosa è fatta, lei?
Non lo sa, non ancora, ma di una cosa è sicuro: è fatta di quello che ama.*
Ed è per questo che, solo dopo averla intercettata a camminare da sola con
qualche tomo tra le braccia ed una mela rossa, le si avvicina. Le sfiora i
capelli, quelli legati da un fiocco rosa che scioglie in un effimero istante.
“Ti è caduto questo.” Mormora, con un sorriso innocente, sebbene sappia di aver
utilizzato la scusa peggiore del mondo per avvicinarla.
“Certo. Mi è caduto. Così—— di punto in bianco. Giusto?” Il sorriso che lei
rivolge a lui è sicuramente meno innocente del suo, ma non per questo meno bello.
Anzi, a detta sua è perfetto, talmente perfetto da essere indeciso sulla
prossima mossa. Sarebbe giusto rovinare un sorriso così bello solo per soddisfare
un proprio capriccio? Potrebbe. Ma oltre ad essere un inguaribile romantico è,
prima di tutto, innamorato di lei. Ed ha intenzione di accontentarsi di quel
poco che il mondo ha da offrirgli, chinando il capo per poterle lasciarle un bacio
sulla guancia. Quanto desidererebbe sentire le sue labbra, e non solo quella
porzione di pelle! Quanto desidererebbe un bacio vero da lei!
Ma è impossibile, perché se lei è fatta di quel che ama, lui è fatto di occasioni
sprecate. “Giusto.”
*l’ultima parte di questa
one-shot è un chiaro rifacimento ad una delle celebri citazioni di Ernest
Hemingway, tratta da “Island in the Stream”.
Il passo originale:
“Ma di cosa sei fatta, tu?”
“Di quello che ami” disse lei. “Più l’acciaio.”