Capitolo 12 – Turquoise&Crimson
Non so
esattamente quanto tempo sono rimasta immobile, ferma. Quanti secondi
esattamente sono trascorsi tra l’essermi accorta dell’arrivo dei miei amici e
l’aver parlato. Non lo so, forse pochissimo, o forse tantissimo. Quale che sia
stato il tempo preciso, ho sentito ogni secondo ed ogni momento cadenzato
leggero dal respiro di Draco contro la mia schiena. Respiri sempre più veloci,
e poi lenti e tranquilli.
Lui si è
calmato, io no.
Assolutamente,
anzi va sempre peggio.
Quando
cavolo ho iniziato a chiamare Malfoy, Draco?
È quel
nervoso malcelato a farmi staccare bruscamente da lui, insicurezza alla mancanza di appoggio, e a farmi aprire finalmente
bocca.
“Si può
sapere che diamine ci fate qui?” chiedo nervosa, le braccia conserte in petto.
Tutti e
quattro sbattono gli occhi, riprendendosi anche loro dallo shock. Brillano in
modo innaturale i loro occhi di scintille azzurre.
“Sono
sotto Confundus…” sussurro a mezza bocca, voltandomi verso Malfoy “Il tuo
incantesimo funziona… puoi stare tranquillo…”.
Lui mi
guarda dritto negli occhi, un’espressione confusa che sparisce immediatamente,
traducendosi in uno sguardo quasi offeso: “Lo so perfettamente, Granger…”
bisbiglia anche lui “Non sono poi del tutto arrugginito a compiere incantesimi,
contrariamente a quanto pensi Miss So-tutto-io…”.
“E
allora che diamine stai a fare qui??!” chiedo
irritata. Già ora devo affrontare sta situazione del tutto imprevista, ci manca
anche lui che sghignazza ad ogni piè sospinto, fiero di aver condotto
Lui mi
guarda con odio puro, prima di allontanarsi dicendo: “Veditela tu, allora, con
i tuoi amichetti… una cosa, ovviamente che sia chiara… se la tua lingua disgustosamente lunga, dovesse iniziare
a dilungarsi sulla nostra, assolutamente non voluta e non richiesta, frequentazione… bè, insomma, fattela
passare come idea…”.
“Ci
mancherebbe…” borbotto sarcastica, inarcando un sopracciglio “Non credo ancora
di essere così idiota… e poi non è tantomeno una qualifica meritevole di
attenzione ed invidia… né tantomeno uno dei classici spunti alla conversazione…anzi, credo che la chiudano
definitivamente con una persona dotata di buon senso…”.
“Divertente
come un enfisema, Granger…” mormora lui, allontanandosi “Fai alla svelta… tra
poco, ci dovrebbero essere le foto dello staff…”.
Annuisco,
mentre si allontana, fendendo elegantemente la folla, una sola domanda nel
cervello. Chissà che cavolo voleva…
Ma che
cavolo me ne frega? Ho problemi più seri, al momento!
Torno a
guardare i miei amici, che sono rimasti in silenzio ad assistere al mio
parlottato scambio di gentilezze con
Malfoy, anche se ovviamente non sanno che si tratta del principe delle serpi.
Incrocio di nuovo le braccia, inarcando un sopracciglio e battendo un piede per
terra, nella mia nota imitazione perfetta della Mc Granitt, che ha sempre
suscitato timore reverenziale in tutti i Grifondoro.
Infatti,
al ricordo i quattro si riscuotono, e finalmente si degnano di aprire la bocca.
“Che grande pezzo di figo!” la prima ovviamente a parlare è Ginny, seguendo con
sguardo affamato la traiettoria di Malfoy. Se sapesse di chi si tratta… Harry
la guarda di sbieco, tossicchiando leggermente e richiamando la sua attenzione
sul trascurabile dato che lui sarebbe
perlomeno presente al momento.
Ma
Ginny, completamente indifferente, mi chiede con la bava alla bocca di chi si
tratta.
Con un
sorriso a mezza bocca, replico, guardando Harry dritto negli occhi: “Si tratta
del mio capo… che io adoro enormemente…
ma è molto timido e riservato… quindi comprenderai che non si vorrà far vedere…”.
Harry
sgrana gli occhi, in fondo è l’unico che dovrebbe sapere che lavoro per Malfoy.
E infatti la cosa che mi si conferma mentalmente allo
sguardo che Harry lancia alle bolle che circondano la sala, evidentemente
comprendendo dell’esistenza di un Incantesimo di Confundus, e alla completa
inerzia degli altri.
Sospiro
di sollievo, almeno questo lo sa solo lui, ci mancava solo dover anche spiegare
perché ho accettato di lavorare per Malfoy. Alle volte, quella domanda ritorna
nella mia mente, risuona enorme e mi rimbalza contro, e sembra davvero
gigantesca … e io, come sempre, non so rispondere. Alla fine dei fatti, la
necessità ha fatto molto, ma non tutto.
Il resto, che cosa l’ha fatto? Io non lo so, è la prima… la sola, forse… domanda della mia vita a
cui non riesco a rispondere. E so che per loro, sembrerebbe ancora più enorme
di quanto già non sia. Per loro anche la necessità non giustificherebbe quello
che sto facendo, e l’Hermione di Hogwarts avrebbe detto lo stesso, preferendo
la strada dell’accattonaggio a questo. Credo che allora avrei anche preferito
diventare la segretaria personale delle gemelle Patil
e segnare sulla mia agenda ogni possibile probabilità di sconto nei negozi
dell’intera City londinese, pur di non lavorare per Malfoy.
Eppure,
ora le cose stanno così.
E, in
una quasi tiepida morsa sulla bocca dello stomaco, mi va bene così… quasi… ma ancora, se penso a che parole
usare per spiegare questo, non ne trovo. Volano via
nel cielo della mia mente come pipistrelli neri, annebbiando la luce sottile e
perlacea della luna.
Io,
questa risposta non la ho. E ciò mi lacera dentro, dal primo giorno che ho
messo piede qui.
Ma non
ho bisogno di alcuno che lo sottolinei e salga in cattedra a giudicarmi.
Oramai, allo stadio attuale delle cose, non accetto alcun genere di consiglio
sulla mia vita. Non dopo la storia di Dean, non dopo le bugie sul mio lavoro,
non dopo aver arrancato per mesi da sola. E non dopo la storia di questi due
idioti che ho di fronte e che solo ora mi rendo conto, non ho ancora guardato
in faccia.
Con
orgoglio, sollevo il mento con espressione insofferente, guardandoli dall’alto
in basso, come mi può essere tipico in tanti momenti. Ron sbianca nel
guardarmi, evidentemente se la ricorda ancora quella mia particolare
espressione; vedo persino oltre la pelle sottile della fronte splendere
l’allarme rosso Granger sul piede di
guerra. Altrettanto ovviamente, le sue orecchie diventano rosse.
Non è
cambiato per niente. E, se un giorno non ci fosse stato sesso ed amore tra me e
lui, questo lo commenterei con un sorriso sollevato.
Invece
no, mi dà insofferenza fino alla punta dei piedi, scariche elettriche che
corrono lungo i miei arti, caricandomi di rabbia e fastidio. Una risacca di
ricordi e sofferenza che si infrange sul mio cuore fragile e malconcio da ere
innumerabili ormai.
Perché
questa è la prima volta che lo rivedo da anni.
E fa
ancora un male cane.
Perché
contrariamente a quel piccolo gesto dettato da un’abitudine radicata, avere paura di me ed arrossire, tra noi
non c’è più niente di uguale a prima. In questo silenzio rotto da mille voci e
note musicali, ma che è più pesante ed indigesto di
qualsiasi cosa abbia mai provato prima, scorre il tempo che è appassito, giorno
per giorno, separandoci. Io sto per difendere un mondo che non mi apparteneva e
che forse ancora non mi appartiene, ma che adesso è la sola cosa che ho.
E lui… e
lui, a guardarlo meglio, non è più nemmeno lui. Perché, in realtà, nonostante
abbia affogato la mia testa in narcotici pensieri, alla fine l’avevo guardato
attentamente tanto da stamparmi ogni suo dettaglio nella mente.
La
faccia che ha fatto appena mi ha visto, sicuramente incuriosito dal mio
abbigliamento.
L’espressione
corrucciata che ha assunto quando parlavo con Malfoy.
La
smorfia alla gomitata che gli ha rifilato Lavanda nello sterno.
E poi il
suo aspetto che prosciuga il fiume di rabbia che mi scorreva dentro, rendendolo
un rigagnolo maleodorante e sporco.
Il suo aspetto
che mi stringe il cuore, e che mi suggerisce quanto sia sempre stato debole
Ronald Bilius Weasley.
Mi
stringo nelle spalle, debolmente, una foschia che prende la mia vista,
rendendola annebbiata. Il mio Ron
effettivamente non c’è più.
Come se
fosse morto.
Si è
lasciato plagiare da Lavanda fino a diventare la perfetta copia di un Ken dai
capelli rossi.
Abbigliamento
curato ed ovviamente turchese, sopracciglia perfettamente depilate e scolpite,
mani fresche di manicure.
Peggio
di Seth, sospiro. E non mi viene per niente da ridere.
Del
ragazzo che ho amato tanti anni fa, non c’è traccia. E lei, Lavanda, sembra
esserne perfettamente conscia, come se avesse compiuto un prodigio da mostrare
quasi in una fiera di stato. Gli tiene il braccio possessivamente attorno alla
vita, una mano a sfiorare nemmeno tanto delicatamente il fondoschiena. Scrollo
il capo tra me e me, lei ovviamente mi guarda con fastidio e posso immaginare
che l’idea di venire qui non è stata sua. Mi squadra
dalla testa ai piedi, analizzando il mio abbigliamento e non trattenendo
un’espressione di sorpresa.
Ovvio,
indosso centinaia di migliaia di sterline. Non posso crederci di stare
ringraziando mentalmente Summer e la sua varicella.
Decisamente
meglio questo che l’abbigliamento da cameriera. Dio, la parrucca turchina… me
ne ero scordata. Mi sarei nascosta dietro una pianta se li avessi visti, in
quel caso.
È forse
il mio ruolo che mi fa recuperare un po’ della mia forza e della mia tenacia,
stasera la padrona qua sono io, e Malfoy è lontano abbastanza da non potermi
contraddire.
“Sono
felice di rivedervi…” commento con una smorfia, guardando con disgusto i due
coniugi Mattel, per poi tornare ai futuri coniugi Potter “… ma sapete com’è? Quando si è babbana, si fanno anche cose tipo… faticare per guadagnarsi il pane senza magia…e attualmente ero
dedita a questa pratica anacronistica…”.
“Quindi,
alla fine, è qui che lavori?” mi chiede Ron, forse in un impeto di coraggio e
con un tono accusatorio che non mi piace affatto. Lo guardo di sbieco, non
degnandolo di risposta, manco avesse parlato un insetto stercorario della
Cornovaglia. Un essere orribile, puzzolente e dedito a lauti pasti a base di
letame…insomma, nel caso non sappiate che sia, credo di aver reso perfettamente
l’idea.
“Eh,
Herm?? Quindi… fai la cameriera??!!”
ripete con insistenza Ginny, superando con il suo piglio severo persino il
volume della musica, tanto per persino Seth dall’altra parte della stanza si
gira incuriosito nella nostra direzione. Sorrido a lui, cercando di sembrare
tranquillizzante, quando invece il cameriera sputato fuori da Ginny mi fa
sentire ancora più cretina di quando già non mi senta.
È solo
una frase quella che mi si forma nel cervello, una steppa bruciata della mia
calma di poco fa.
Non hanno nessun diritto di parlarmi
così.
“Che io
sappia l’Inquisizione spagnola l’hanno abolita nel 1834…” biascico
nervosamente, le guance che mi bruciano e le mani strette a pugno “Quindi, non
ho intenzione di rispondere a questo interrogatorio… in fondo, ma solamente in fondo,
si tratta della mia di vita, non della vostra…”.
“Ma
Herm…” inizia subito Ginny, ma l’interrompo subito, la voce che scende di un
tono: “Ginny, sei la mia migliore amica e tutto il resto… ti voglio bene, e
questo lo sai…ma questa è la mia vita, ho deciso io come viverla… e sì, faccio
la cameriera, ma al momento va bene così… lo so, magari per te, o meglio per
voi, può sembrare una qualifica non proprio esaltante per il Capo degli Auror. Ma ora io non sono questo…”, la mia voce si abbassa ancora mentre aggiungo
con una patina di tristezza: “… e probabilmente non lo sarò più…”.
Tutti e
quattro sobbalzano e mi guardano preoccupati ed intimoriti, so che nelle loro
menti qualcosa irrimediabilmente si è incrinato a queste mie ultime parole.
Immaginare Hermione Granger e il Capo degli Auror come due persone distinte,
per loro, deve essere stato oggettivamente difficile. Specie per Ron, che ha
vissuto con me. Specie per Harry, che era il mio referente lavorativo
privilegiato. E infatti sono loro due a guardarmi nel
modo più scioccato e, al contempo, triste. Sì, triste… perché un enorme fossato
si sta scavando tra me e loro due, e nessuno può fare niente per impedirlo.
Come rovi acuminati, i giorni che stanno passando in questa maniera così
peculiare e strana per me, mi feriscono le mani e mi fermano mentre cerco di
arrivare a loro. Si avviluppano attorno alle mie membra, facendomi sanguinare,
eppure… io non sento dolore. Forse per rassegnazione… o per stanchezza… o
magari è solo fatalismo.
La
verità è che il giorno stesso in cui io ho accettato di lavorare qui, ho
scritto sulla pietra la sequela ordinata di passi che stavo facendo
nell’allontanarmi da loro. Perché lavoravo per Malfoy, certo. Ma soprattutto
perché finalmente ho accettato un modo che mi facesse ritornare a vivere. Un
modo per sentirmi utile. Un modo per riprendere quella esistenza che avevo
condotto per inerzia, trascinandomi lungo le giornate con svogliatezza e
stanchezza, appoggiandomi come un’ameba sulle spalle di Dean e sospirando
instancabilmente il dissidio di essere stata strappata dalla mia vera vita.
Essere di nuovo babbana, era non essere più io, non essere più me stessa.
Perché io sono la magia.
Se non
posso fare magie, io non servo a nulla. Questo mi dicevo.
E l’ho
pensato per due anni.
Vedevo
me stessa come una bambola di pezza, poggiata su una libreria impolverata, da
una bambina diventata donna. Ero come… un ricordo, ecco. Bello, semmai, e anche
divertente. Ma sempre come una stella di fumo che si dirada alla luce di un
mattino pigro.
Ero… inutile.
I miei
amici erano sempre tali, ma erano lontani,
perché la loro quotidianità non era più la mia. Ed anche Dean era terribilmente
lontano…
Per
questo, io non mi ero innamorata di lui. Dean apparteneva a quel mondo, da cui
ero stata cacciata.
Dean,
senza volerlo chiaramente, mi faceva sentire inutile.
Il
giorno in cui ci siamo lasciati, il giorno in cui ho accettato questo lavoro… e
non c’entra Malfoy, perché poteva essere qualsiasi tipo di lavoro, purché fosse
più dell’occupazione di una mezza giornata in modo da proiettarmi davvero nel
mondo dei babbani… io ho ricominciato a vivere. E a sentirmi utile.
Il posto
nel mondo, è la coscienza che ciò che fai serve a qualcosa o a qualcuno.
Preoccuparmi
per il Tourquoise Party, essere attenta che tutto andasse bene al Petite peste, fare il mio lavoro al meglio possibile… e
poi intenerirmi per Serenity, ridere con April e Seth, arrabbiarmi con Summer e
Malfoy… mi avevano ridato una dimensione. Un tempo e uno spazio mio, solo e
soltanto mio.
E che non
aveva nulla a che fare con la magia.
E con
loro, fa male ammetterlo ma è così.
Posso
ora dire loro che sono preoccupata che gli ospiti non si divertano? O che
facciano una foto a Malfoy? O che Serenity peggiori improvvisamente? No, è la
secca risposta. Loro mi risponderebbero scrollando le spalle, perché hanno
problemi diversi. E questi per loro sono piccoli e stupidi. Piccoli e stupidi,
come i babbani. Perché, dentro,
questo è quello che pensano.
E ora,
con i loro visi sconvolti, con la domanda tacita che leggo sulle loro fronti,
sul perché io preferisca questo
piuttosto che essere il Capo degli Auror, loro continuano a portare quei due
aggettivi attaccati a questa situazione.
Solo che
faticosamente, ora, si rendono conto di dover attaccare anche a me le parole piccola e stupida.
Cosa
perfettamente leggibile in faccia, mentre Harry mi dice, la voce assolutamente
sgomenta: “E’ per la vicenda di Malfoy, vero?”.
“Cosa è,
la vicenda di Malfoy?” chiede arrogante Ron, guardando Harry in cagnesco. Se
sapesse che Malfoy è persino in questa stanza adesso…
“Nulla
che ti riguardi…” mormoro tagliente, orgogliosa di non
dover spiattellare tutta la storia, poi proseguo soddisfatta dalla faccia
piccata di Ronald: “… e comunque, Egregio Ministro, la risposta è sì…”.
“Non ci
credo che stai facendo tutto questo per… lui…”. La voce di Harry accentua con
disgusto l’ultima parola, il suo volto che si gira ostinato da una parte all’altra della sala quasi lo stesse cercando nella folla
sterminata di persone che ci circondano e che ballano allegre. E persino nel
buio illuminato a tratti dai fasci di luce azzurra,
vedo i suoi occhi fiammeggiare e, solo per un attimo, sto per dargli ragione,
riavverto l’odio atavico per Malfoy nelle sue iridi e quella molla più forte
del sangue che mi spingeva a volerlo vedere soffrire in modo lancinante ogni
volta che lo incontravo. Ma, strano a dirsi, mi si spacca dentro qualcosa a
ripensare così di Malfoy, e mi provoca nausea al cuore, l’immagine di lui che
culla piano Serenity nella mia testa che stride con quell’odio. Che ormai non è
più mio.
“Non lo
faccio per lui…” sussurro piano, il volto basso e le lacrime che mi offuscano
la vista, mentre ancora mi sento miglia e miglia da loro. Non condivido più
nemmeno i loro sentimenti.
Cosa resta allora?
Sollevo
di nuovo il viso: “… lo faccio solo per me… e semmai un giorno tornerò, gli
assassini di Narcissa e Lucius Malfoy saranno i primi a fare i conti con me…”.
“Auror,
come te… stai parlando forse anche di tuoi amici, lo sai?” mi chiede Harry
furibondo, le mani che si stringono convulsamente, un’espressione cattiva.
Ginny ammutolita li preme un mano sull’avambraccio,
guardandomi scioccata ed inorridita. Ron tace e Lavanda ovviamente annoiata,
guarda i ballerini nella sala, forse smaniosa di unirsi a loro.
“Lo so
perfettamente e non mi interessa…” la mia voce mi sembra quella di un’altra
persona. Mai è stata così dura e lapidaria nel parlare con Harry… mai… la mia
voce si addolciva senza che lo volessi, anche quando lo rimproveravo per i
compiti non fatti oppure per la sua imprudenza. Guardavo i suoi occhi e mi si
stringeva il cuore, e la mia voce calava di tono e diventava più soffusa e
calda, meno fredda e arrabbiata. Qualsiasi cosa avesse fatto, io lo perdonavo
sempre. Ma ora… no… perché stavolta lui mi
ha tradito… davvero… e stavolta mi ha portato via la sola cosa che, nonostante
tutto, quando ero nulla, polvere che reclamava l’universo da cui era bandita,
mi aiutava a non perdermi nel vento…
Soggiungo
velenosa: “Forse per alcuni sarà anche un bene che io non ritorni mai… perché
se dovessi farlo, quella sarebbe davvero la prima cosa che farei…”.
“Non ci
credo che stai dicendo cose del genere…” commenta alla
fine Harry, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi con aria rassegnata
“Non sembri più tu… ma alla fine, la vita è tua… e se vuoi rovinartela, sei
liberissima di farlo…”.
Trattenendo le lacrime alla durezza delle sue parole,
annuisco con un: “Infatti… lieta che tu l’abbia capito…”, i miei occhi vagano
anche sugli altri, escludendo ovviamente Lavanda che tutto sta facendo tranne
che badare a me, e bisbiglio leggermente, tentando di tenere la mia voce ferma
e immobile: “E la cosa vale anche per voi…”.
Fa male…
un male atroce… i loro visi che mi guardano come se fossi un’estranea. E mi
sento sola, terribilmente.
Ma la
mia forza è sempre stata questa, andare contro tutto e
tutti pur di seguire le mie idee e i miei pensieri.
E questa
non sarà sicuramente l’ultima volta.
Soffrirò,
starò male, piangerò sulle cose perdute, ma almeno i conti con me stessa
torneranno sempre. Per una persona come me, affamata di coerenza, verità e
giustizia, questa è sempre la cosa più importante. Scrollate le spalle, andrò
avanti lo stesso.
Anche se
stavolta sarà maledettamente difficile, anche se stavolta sarò più sola delle
altre volte… e ripensandoci, quasi vorrei tornare indietro, chiedere davvero
che ci fanno qui, che cosa hanno fatto in questi mesi, quante volte hanno riso
senza di me e hanno pianto lacrime fuggevoli e rapide. Perché stare con sé
stessi non è poi mai una grande compagnia.
E so che
mi mancheranno come l’aria, in questo momento che ora ha solo l’aria e il
sapore dell’addio.
O
dell’arrivederci.
Ma di un
qualcosa così logorante e straziante che darei di tutto per non viverlo… ma lo
vivrò, e purtroppo so già che non dipende da me.
Perché
Harry è già andato via, prendendo a spallate la folla e aprendosi un varco.
Perché Ron ovviamente l’ha seguito con una sollevata Lavanda. L’unica che resta
di fronte a me, come sempre, è Ginny. Si stringe nelle spalle e si mordicchia
incerta il labbro inferiore, lei che è sempre stata la più forte di tutti noi.
Tra i due aneliti che la spingono in direzioni opposte, per ora sceglie me.
E le
sono eternamente grata.
Mi si
avvicina e mi abbraccia di slancio, il mio cuore che si fa piccolo
piccolo mentre mi dice: “Spero che tu sia
felice, Herm… non volevo intromettermi…davvero… siamo solo venuti per vedere
come stavi, e per dirti che forse esisteva una possibilità di lavoro anche
senza magia, al Ministero…”. Non ribatto, perché chiederle di che cosa si
tratti sarebbe molto incoerente al momento, nonostante sia molto curiosa. Ma
alla fine non mi interessa… un’altra mia precipua caratteristica è che se
decido una cosa, quella è.
Si
stacca da me con un sorriso triste, per poi dirmi: “Non ti capisco fino in
fondo…e lo sai… ma mi sforzerò… so che alla fine lo farà anche Harry… se questo
ti rende serena, segui il tuo cuore… io ti appoggerò sempre…”.
“Grazie
Ginny…” riesco a mormorare, una lacrima solitaria che mi scende dagli occhi,
imbevendosi di mascara.
Lei
sospira e sorride, per poi dirmi con un occhiolino: “Non piangere… altrimenti,
tutti gli ospiti penseranno che sei una pessima padrona di
casa…”.
Rido
leggermente, asciugandomi gli occhi, sospirando: “Magari fossi io la padrona di
casa…”.
“In
effetti, le decorazioni non mi sembravano molto da te…”.
“Troppo
raffinate?” chiedo con un sorriso, inarcando un sopracciglio.
“No,
credo che le decorazioni in generale
non siano da te…” ride lei, trascinandomi nella sua allegria e costringendomi a
ridere a mia volta “Hermione Jane Granger… e le feste… sono due assiomi ben
distinti…”, la sua risata si spegne repentina assieme alla mia, mentre
soggiunge triste: “… ma alla fine sembra che tutto sia destinato a cambiare…”.
Annuisco
con il capo, non riuscendo a dire altro. Le parole mi si sono impastate in
bocca, un sapore così sgradito e dolceamaro da lasciarmi stordita. Un sapore
che sa solo di rimpianto e di ricordi perlacei, che splendono baluginanti nel
buio della mia mente. Quando ogni cosa è conclusa, quando tutto sembra essere
finito, ti resta sempre un minimo istinto di sopravvivenza quasi… e non
vorresti aver detto quello che hai detto, fatto quello che hai fatto, pensato
quello che hai pensato. Ti dici che non interessa nulla, basta che tutto torni
come prima, basta poter tornare indietro, basta questo… e, nonostante tra le
dita, vedi il tempo passato che ti scivola come sabbia scura, davvero tenti di riafferrarlo.
Ma se
liberi certe parole e certi pensieri, essi non ritorneranno mai indietro.
Anelata
la libertà per millenni, non si faranno mai più catturare da te.
Mentre
abbraccio ancora Ginny e la vedo andare via tra la folla, una pesante
sensazione di freddo tra le membra, mi chiedo davvero lo scotto di ogni mia
azione nel corso degli anni. Forse, se talvolta fossi stata zitta, se avessi
fatto buon viso a cattivo gioco, forse…
Ora
sarei più felice.
Non
lavorerei qui, per dirne una. Non è una tragedia, alla fine, ma averlo evitato
sarebbe stato meglio.
Starei
ancora con Dean e, che lo amassi o no, ora questo mi sembrerebbe un miracolo…
Dio, quanto ancora mi manca… alla fine, due anni uno non li scorda così, ed è
uno stillicidio continuo di ricordi, gesti, sensazioni, particolari che, senza
nemmeno accorgermene, sono diventati miei ma che in origine erano suoi… anche
se, qualora fossi stata diversa, forse ora starei ancora con Ron, altro che
Dean.
Non ci
sarebbe stata Lavanda accanto a lui, a toccargli il sedere con prepotenza… ma
io, forse a ridere e a scherzare come non ho più fatto in vita mia… sarebbe
bastato chiudere gli occhi alla sua scappatella, fare finta di nulla, oppure
perdonarlo… e magari quella storia sarebbe finita com’era nata, e lui sarebbe
rimasto con me.
Sarei
ancora una strega, lo stimato ed integerrimo capo degli Auror, e io e Draco
Lucius Malfoy saremmo ancora due illustri sconosciuti.
Sospiro,
e Ron non sarebbe quella sottospecie di caricatura di Men’s
Health che ho appena visto…
Chissà
come sarebbero andate le cose, allora… forse la parte migliore, alla fine, è che
io non lo saprò mai.
Senza
nemmeno accorgermene, ho attraversato la sala piena, intenta a ballare in modo
convulso, almeno qualcuno si diverte stasera… bah, alla fine non era una
clausola espressa che io mi divertissi, anzi… mi sembra che vada tutto bene,
quindi posso eclissarmi per qualche istante. In fondo, Malfoy non lo vedo, Seth
sta ballando come un pazzo con April, Lorna e Corinne sono a loro posto… e
Gail, bè, sembra perlomeno intenta a servire un cliente. Preferisco non sapere
che sta pensando quel pover’uomo.
Devo
solo prendere un po’ d’aria e mi sentirò meglio, effettivamente fa troppo caldo
qui…
Attraverso
la sala a lunghi passi, fino alla terrazza, la cui porta finestra è coperta da
una tenda leggera di tulle azzurro, mossa come una medusa dal vento di questa
sera fresca di inizio estate. L’impatto con l’aria fresca mi fa rinsavire
subito, come acqua ghiacciata sul viso, e chiudendomi alla fine la porta alle
spalle, faccio qualche passo incerto, prima di appoggiarmi con sollievo alla
ringhiera. Chiudo gli occhi, la carezza del vento sulla pelle, concentrando
ogni fibra del mio essere per trattenere il pianto che mi sta già venendo fuori
a singhiozzi. Mi mordo il labbro inferiore con ferocia, come facevo durante gli
addestramenti contro il Cruciatus, anche se quel
dolore mi sembra persino piacevole al confronto con questo. Sento il petto
squarciato, come se avessi una ferita che mi dilania la carne viva e
vulnerabile, lasciandola esposta alla caduta di migliaia di cristalli di sale
che l’infettano e imputridiscono costantemente.
Respiro
ancora, cercando di calmarmi, ma la mia operazione si rivela perfettamente
inutile alle parole che giungono alle mie orecchie dopo nemmeno cinque secondi
scarsi. Il travaso di bile riprende esattamente dove l’avevo lasciato.
“Granger, che c’è? Batti la fiacca?” mi dice Malfoy con la
sua solita voce delicata ed affabile. Lo squadro con aria truce, è appoggiato con la schiena alla balaustra, e mi fissa con un sorriso di
scherno. Ovvio, deve avermi visto parlare con i miei amici, per lui deve essere
stato come Natale, San Patrizio e Guy Fawkes arrotolati in una serie di pochi minuti. Quanto non
lo sopporto, vorrei ucciderlo davvero con le mie mani, scommetto che mi ha
seguito apposta. Oddio, la mia mente mi soggiunge timida che la sua posa è
evidentemente di una persona che ci stava qui prima di me e che non ho sentito
nessuno riaprire la porta, ma me ne frego!! Ci manca
solo che anche il mio cervello si metta a fare l’avvocato del diavolo! E Malfoy
con quel personaggio c’ha molto in comune; un paio di corna, un forcone e odore
di uova marce, e siamo a posto!
Non mi dò pena di rispondere, cavolo una pausa me la posso
prendere da questa vita di schiavismo appresso a lui! Ma nemmeno lui insiste, e
ciò mi sorprende parecchio, lo guardo con la coda dell’occhio, mentre si volta
e continua a guardare fisso lo scenario di Londra illuminata dalle luci
artificiali di quella notte chiara e trasparente. Una notte buia, le stelle che
splendono luminose, e la luna che invece non c’è. Forse non è ancora sorta.
Un brivido.
Ancora…
mi stringo nelle spalle, eppure non è che faccia freddissimo, ma sto
praticamente tremando.
“Granger,
se ti ammali, io la malattia non te la pago…” mi soffia contro, anche se
stranamente non mi sembra malevolo come sempre, ma quasi… gentile… bah, chi lo capisce è bravo… deve davvero servirgli una
cameriera, altrimenti non si preoccuperebbe mai per la mia salute… odio
ammetterlo, ma credo che alla fine seguirò persino il suo consiglio. Forse sarà
meglio rientrare, ho un gelo dannato… i denti mi battono furiosamente in bocca,
e mi strofino le mani sulle braccia, cercando di riscaldarmi. Ma che diamine,
d’accordo che il vestito è leggero, ma tutto sto freddo…?!
A Malfoy le mie manovre ovviamente non sfuggono, e mi guarda
incuriosito, inarcando un sopracciglio in chiara espressione di disappunto, per
poi dirmi con voce insofferente: “Cavolo, Granger… non è dicembre… vattene
dentro, no?”, poi guarda casualmente in basso e ribatte, sghignazzando: “… ma
forse non è freddo, è per… loro,
no?”. Indica con
il capo in basso, dove si intravedono ancora nel buio di questa notte le sagome
dei miei amici.
Le
parole di Malfoy mi feriscono mortalmente.
È un
attimo, come un cascata gelida che mi cade addosso.
Sgrano
gli occhi, autenticamente terrorizzata, risentendo sensazioni che ormai non
sentivo da anni. Guardo il cielo con terrore, lo scruto attentamente, mentre il
dolore aumenta ad ogni minuto sempre di più. Lancinante mi fa gemere ed
iniziare a piangere, le lacrime che scorrono veloci sul mio viso ghiacciato di
sudore. Malfoy mi guarda, senza capire, ma non osa ancora fare un passo nella
mia direzione.
È inutile che cerchi… la luna non c’è.
È una
notte di luna nuova.
Continuo
a tremare sotto lo sguardo esterrefatto di Malfoy, mentre la vista inizia ad
annebbiarsi, come era prevedibile. Piangendo mi porto la mano sul ventre, le
ginocchia che mi cedono e mi fanno cadere per terra.
Nella
notte scura, il sangue che tinge il mio vestito e la mia mano sembra nero.
Come ho
potuto…dimenticare… il novilunio?
I
capelli zuppi mi ricadono a ciocche dalla mia acconciatura elaborata, finendomi
in faccia, mentre continuo ad osservare immobile il sangue che continua a
scorrere per terra. Forse Malfoy ora s’è n’è accorto, non lo so.
Sento
l’eco di un “Granger?” nelle mie orecchie, ma viene coperto da un ronzio
indistinto. E non so se è stato Malfoy o… lui…
Quando
sento un dito innaturalmente lungo e freddo sollevarmi il mento, e mi ritrovo
gli occhi rossi di Voldemort addosso, capisco che è ricominciata ed è tutta
colpa mia.
La mia
maledizione…
Piango
senza ritegno, mentre Voldemort mi squadra, leccandosi le labbra con la lingua
da serpente.
“Ti sono
mancato, eh, Mezzosangue?”.
Taddadà, ecco a voi un nuovo capitoletto… come
vedete, è rimasto in sospeso in un punto assolutamente tragico… infatti il titolo che ho dato a questo capitolo, significa
proprio “Turchese&Cremisi” ed è preso dal titolo
di un album del gruppo Vast…insomma, giusto per
specificare che non è un accostamento mio originale, ma che con la mia storia
ci stava a pennello, come avete visto!!… Che sarà successo? Ebbene la risposta
l’avrete nel prossimo capitolo!! In realtà, forse
potreste sapere che è successo, perché l’ho accennato… vi lascio alle vostre
deduzioni!!! J
Il prossimo capitolo sarà davvero importante, ve lo
anticipo da ora… in quanto accadrà qualcosa che tutti stavate aspettando…
chissà che cosa???!!! Anche in questo sono una tomba,
quindi resto zitta!! Potrebbe essere qualsiasi cosa… lallalà,
come mi piace essere perfida!!!
Prima dei ringraziamenti, ci tengo a fare un ANNUNCIO
MOLTO IMPORTANTE!!!
Qualche giorno fa una delle mie fedeli lettrici, Cygnus Malfoy, ha creato un forum su questa storia, cosa
che ovviamente mi ha fatto un enorme piacere e mi ha inorgoglito parecchio…!! Il suo indirizzo è http: // havealittlefairytale.forumcommunity.net ; siamo ancora agli inizi, ma ce la metteremo tutta;
ovviamente tutti i lettori di questa storia, compresi coloro che non hanno mai
recensito, sono invitati, anche solo per dirmi che ne pensano della storia
oppure per formulare ipotesi sullo svolgimento della stessa, o ancora solo per
chiacchierare un pochino!! Sarebbe anche gradito un aiuto nella gestione dello
stesso, soprattutto per l’aspetto grafico! Mettete la mano sul vostro cuore…
informatico!! :-)
Chiedo scusa di aver usufruito di questo spazio per
parlarne, ma non sapevo come altro fare!!
Passo ai ringraziamenti:
Giuly 94 : ciao
carissima!! Grazie dei tuoi complimenti!! Riguardo al
motivo per cui Draco ci ha “provato” con la nostra streghetta,
credo che la motivazione sia una somma di cose; Hermione, a mio dire, lo
diverte con le sue reazioni assurde quindi ci ha provato gusto a provocarla un
pochino, ma per come me lo sono immaginato io, lui nasconde gli interessi più
puri dietro delle cose estremamente utilitaristiche. Quindi credo che, anche se
ci godeva non poco a stuzzicare Hermione, si sarà detto che lo faceva per vedere
se svolgeva al meglio il suo lavoro anche con un cliente molesto!! La canzone di Sagi è la mia preferita al momento…!! Quindi dovevo inserirla per forza… i nostri maghetti dovevano essere presenti!!
Anche se come avrai letto, spero, questa volta, non è stato proprio un incontro
idilliaco!! Un Bacio!!!
Nefene: la mia cara Chiara!! Non ti
ho più trovato su msn, quindi spero che il tuo esame
sia andato bene!! J Seth è un personaggio vitale in questa storia e nei
prossimi capitoli, lo vedrai ancora di più, specie nel prossimo… eheheh!!! Come avrai letto,
Hermione fa un passo avanti ed uno indietro, ammette che è legata a Draco e poi
lo nega… così sta più tranquilla!! Ma ben presto finirà di scappare!! Davvero ti sono venuta in mente per un concorso di
racconti? Me felice!!! J ne sono molto onorata…!!! Vorrà
dire che mi dirai meglio i particolari!! Anche se ho qualche problema con le
storie originali… eheheh!!! Un
Bacio!!
Baby_san: grazie dei complimenti, ne sono davvero felice!! Il pensiero di Draco è sempre abbastanza cervellotico, ma
un giorno saprete anche lui che ne pensa di tutto quello che sta succedendo!! Un bacio!!
Fra fri 95: wow, wow e
super wow!!!!!grazie dei tuoi complimenti… !! il primo
bacio, dici??? Chissà… J Hermione è facile da affrontare, perché davvero è
simile a me per come l’ho concepita!! Quindi parlo di
me e il gioco è fatto!! Un bacio!!
Seven: ciao
carissima!!addirittura un capolavoro?? Me onorata!! Hermione effettivamente si scava spesso la fossa da sola
e ci si getta allegramente dentro…! Nonostante tutto, è un periodo molto
difficile per lei, quindi è normale che senta la mancanza di una persona
importante come la mamma!! Chissà a chi stava pensando
Draco??!! Ma ovviamente non lo avrebbe mai detto!! Seth è il mio eroe, anche perché è un personaggio solo
mio, quindi gli voglio proprio bene!!! Per un giorno l’ho
pubblicata a luglio! Spero che tu lo possa leggere!!! Un
bacio!!
Cygnus Malfoy: ovviamente un bacio enorme alla mia
amministratrice preferita!!! Grazie dei complimenti!! E
grazie del duro lavoro che stai facendo con il forum!!
:-D
Un bacio anche a Liven che
mi ha lasciato un commento via mail!!
A prestissimo…
Cassie chan!!